“Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”

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“Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”
ASSOCIAZIONE FAMIGLIA DI NAZARETH
Incontri di testimonianza in attesa della Pasqua di
Resurrezione
“Perché cercate tra i morti
Colui che è vivo?”
*La carta riciclata è quando le parole che c'erano prima si sono staccate e torna bianco
*I giochi non si perdono, loro si nascondono a volte per così tanto tempo che quando li trovi sei già
diventato grande
*Una volta la mia ombra si è staccata ed è entrata dentro a quella di un albero
*Le ombre di notte restano attaccate a noi, anche quando dormiamo nel letto, ma siccome fa buio
non si vedono più
*Dentro l'aria ci vanno le farfalle che a volte lasciano i colori delle ali nell'aria così fanno gli
arcobaleni
*Anche l'acqua dei ravioli fa il vapore delle nuvole
*Papà sai perché i sassi del fiume rotolano giù e non ritornano su?Perché non ne hanno voglia!
Cari bambini voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa,..grazie per la vostra
festosa presenza e la gioia espressa con i canti. Oggi siamo pieni di giubilo e questo è importante.
Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama; se lasciamo che l'amore di Cristo
cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità
autentica...Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiàtelo,allora,
come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il
bene.. (Benedetto XVI – 24 marzo 2012 - Messico)
Rit..Quale gioia mi dissero andremo alla casa del Signore ora ai piedi o Gerusalemme si
fermano davanti a te Ora Gerusalemme è ricostruita come città salda forte e unita RIT Là sono
posti i seggi della sua giustizia i seggi della casa di Davide
RIT Domandate pace per
Gerusalemme sia pace a chi ti ama pace alle tue mura RIT Su di te sia pace chiederò il tuo bene per
la casa di Dio chiederò la gioia RIT
(Matteo 28, 1-10)Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra
Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal
cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito
bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle
donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto;
venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E' risuscitato dai morti, e
ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e
gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo:
«Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete;
andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». (Marco 16, 10-13) Maria di
Magdala andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed
era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in
cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero
credere. (Giovanni 20, 2-18) Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù
amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì
allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma
l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra,
ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per
terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano
infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. I discepoli intanto se ne
tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si
chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi,
dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno
portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che
stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa,
pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai
posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico:
«Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre;
ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di
Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
Continuiamo a cercare il crocefisso, non ci sono santi. Pensiamo davvero che Dio ami essere
imbalsamato. Ci crediamo e finiamo con l’adeguare la nostra vita e la nostra pastorale alla tragica
logica dell’imbalsamazione. Come se Dio amasse essere venerato come una mummia. O in un
mausoleo. È pia e devota la fede delle donne che, il giorno dopo il sabato, vanno a completare ciò
che non sono riuscite a fare quel tragico venerdì. Cercano il loro Maestro, drammaticamente
travolto dagli eventi. Lo cercano con disperazione e rassegnazione. Vogliono restituire una
parvenza di dignità a quell’uomo che hanno amato e seguito. Che le ha amate e istruite.
Illuse. Dio è già altrove. Risorto. La paura delle donne e il loro silenzio assomiglia troppo al mio e
a quello delle nostre stanche comunità cristiane, che preferiscono venerare un crocefisso che
annunciare un vivente. La paura di non essere creduti o derisi blocca loro e noi.
Loro, donne in un mondo di maschi, persone inadatte ad annunciare una notizia così importante.
Noi, fragili, incoerenti, incapaci. Eppure scelti dal Nazareno per essere suoi testimoni là dove
viviamo, con le parole con cui lo Spirito ci riempie il cuore e la bocca.
Pietro e Giovanni corrono nel silenzio della città ancora immersa nel sonno. I mercanti tirano fuori
le mercanzie per la giornata dopo il sabato di riposo. Il sole si sta alzando e inonda di luce la pietra
che riveste le abitazioni di Gerusalemme. Tra gli stretti vicoli della città, calpestando il selciato
appena rifatto dal grande re Erode, il fiato corto, i due escono dalla città. Corrono lasciando al loro
fianco la cava di pietra in disuso riutilizzata dai romani. I pali verticali, come alberi rinsecchiti,
svettano in alto, aspettando nuovi condannati. Il sangue rappreso tinge di rosso il legno scuro.
Corrono, ancora, il fiato manca, la tunica impaccia la corsa. Pietro, meno giovane, si attarda;
scendono rapidamente oltre la cava. I soldati romani di guardia sono spariti, la tomba di Giuseppe
di Arimatea è aperta, la pesante pietra che ne bloccava l’ingresso ribaltata. Giovanni aspetta, le
tempie pulsano, ansima. Ripensa al volto sconvolto di Maria che, dieci minuti prima, lo aveva tirato
giù dal letto parlando del furto del corpo Gesù. Arriva Pietro. Giovanni lo guarda lungamente, poi
abbassano la testa ed entrano. Nulla. Gesù è scomparso. Nulla, solo il lenzuolo, come sgonfiato,
afflosciato e la mentoniera al proprio posto, come se Gesù si fosse dissolto. Nulla, Gesù è
scomparso.
Io vorrei tanto parlare con Te di quel Figlio che amavi. Io vorrei tanto ascoltare da Te quello che
pensavi .quando hai udito che non saresti più stata tua e questo Figlio che non aspettavi non era per
Te.RIT. Ave Maria, ave Maria, ave Maria, ave Maria.Io vorrei tanto sapere da Te se quand'era bambino
Tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui.e quante volte anche Tu di nascosto piangevi
Madre, quando sentivi che presto l'avrebbero ucciso, per noi.RIT. Ave..Io ti ringrazio per questo
silenzio che resta tra noi io benedico il coraggio di vivere sola con Lui ora capisco che fin da quei giorni
pensavi a noi per ogni Figlio dell'uomo che muore ti prego così...RIT. Ave...
Tutto è iniziato da quella corsa. A noi, discepoli affannati nella corsa, sempre in ritardo rispetto alla
forza dirompente di Dio, resta solo la sfida della fede.Dobbiamo allontanarci dal sepolcro, non
vegliarlo. Andarcene altrove, là dove il Signore ci aspetta. È risorto, il Nazareno. Non rianimato,
né reincarnato (ma dai!), splendidamente risorto. Nemmeno sappiamo bene cosa significhi essere
risorti, nessuno è mai risorto come lui. Lazzaro è tornato in vita, ma morirà, di nuovo. Gesù no. È
vivo. Splendido. Non un fantasma, non un ectoplasma. È proprio lui: si fa riconoscere attraverso dei
segni, mangia con i suoi sbalorditi discepoli.Gesù è risorto, cercatori di Dio. Che ce ne accorgiamo
o meno, che lo crediamo o meno.È risorto. E tutto cambia, ogni cosa assume una luce diversa.
Allora il Nazareno non è solo un grande uomo, un rabbi, un profeta. È di più. Raccontatelo, che
Gesù è vivo: pochi lo sanno. Anche i cristiani sembrano esserselo dimenticato. Eppure è tutta in
quella tomba la nostra fede.
Le tue mani son piene di fiori dove li portavi fratello mio?Li portavo alla tomba di Cristo ma l'ho trovata vuota sorella
mia.RIT. A -- llelu -- ia, Alleluia, A -- llelu -- ia, Alleluia.// I Tuoi occhi riflettono gioia dimmi cosa hai visto fratello mio?
Ho veduto morire la morte ecco cosa ho visto sorella mia. RIT. Alleluia,...// Hai portato una mano all'orecchio
dimmi cosa ascolti, fratello mio? Sento squilli di trombe suonare sento cori d'angeli sorella mia.RIT. Alleluia,...
Stai cantando un'allegra canzone dimmi perché canti fratello mio? Perché so che la vita non muore ecco perché canto
sorella mia. RIT. Alleluia,
E se ancora dubitate fatevi un giro a Gerusalemme, in uno dei posti più brutti della cristianità, una
basilica sporca e caotica in cui prevalgono le grida dei devoti. In quella basilica è conservata una
tomba, quella tomba, straordinariamente vuota. Quella tomba vuota, ultimo drammatico regalo fatto
a Gesù da parte del discepolo Giuseppe di Arimatea, ricco e potente, che non aveva potuto salvare
dalla morte il suo Maestro, è rimasta lì, vuota, a Gerusalemme, muta testimone della resurrezione.
Adriano, l’imperatore, l’aveva fatta riempire di terra, ed era diventata, insieme alla cava in disuso, il
terrapieno che sosteneva – ironia della sorte – il tempio pagano di Giove. Aelia Capitolina, era stata
ribattezzata la ribelle Gerusalemme, e, col nuovo assetto urbano da città romana, l’imperatore
voleva spazzare via ogni memoria dei giudei e delle loro incomprensibili dispute. Tre secoli dopo la
tomba fu riportata alla luce dalla devota regina Elena, madre del primo imperatore cristiano
Costantino. La tomba è ancora lì: vi hanno costruito sopra un’immensa basilica, è stata oggetto di
pellegrinaggio per un millennio e mezzo, tentarono di distruggerla, pezzo per pezzo, a causa della
furia di un sultano che – evidentemente – non conosceva il Corano.
Ora è ricoperta di marmi, la tomba, divisa e contesa (fragilità degli uomini) tra mille confessioni
cristiane che ne rivendicano la proprietà. Poco importa. È lì, quella tomba, esattamente lì dove la
trovarono Pietro e Giovanni. Da millenni, migliaia di uomini e donne hanno sfidato la morte per
andare a vedere quella tomba vuota. Splendidamente vuota. Buffo: di solito le persone fanno viaggi
per venerare un mausoleo che custodisce le spoglie di qualche grande politico, o cantante, o uomo
spirituale. I cristiani vanno a vedere una tomba vuota. Egli è risorto. Tutta la nostra fede è basata
sull’assenza di un cadavere. La morte è stata sconfitta. Il Dio nudo, appeso, osteso, evidente, il Dio
sconfitto e straziato, il Dio deposto sulla fredda pietra non è più qui, è risorto. E questo la dice
lunga su quanto siamo anche noi un po’ fuori di testa! Perché quella tomba vuota ci dice che la
morte non ha vinto,E non vince. Mai. (P.Curtaz – Ti racconto la Parola)
Salmo Responsoriale: salmo 118
Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia.
[2]Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia.
[3]Lo dica la casa di Aronne: eterna è la sua misericordia.
[4]Lo dica chi teme Dio:eterna è la sua misericordia.
[5]Nell'angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
[6]Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l'uomo?
[7]Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici.
[8]E' meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo.
[9]E' meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.
[10]Tutti i popoli mi hanno circondato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
[11]Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
[12]Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel nome del
Signore li ho sconfitti.
[13]Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato mio aiuto.
[14]Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.
[15]Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie,
[16]la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie.
[17]Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore.
[18]Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte.
[19]Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
[20]E' questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti.
[21]Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza.
[22]La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo;
[23]ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi.
Luca 24, 13-35
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia
da Gerusalemme, di nome Emmaus, [14]e conversavano di tutto quello che era accaduto. [15]Mentre
discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. [16]Ma i loro occhi
erano incapaci di riconoscerlo. [17]Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; [18]uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo
sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». [19]Domandò:
«Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in
parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; [20]come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato
per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. [21]Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele;
con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. [22]Ma alcune donne, delle
nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro [23]e non avendo trovato il suo corpo, son
venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. [24]Alcuni dei
nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
[25]Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26]Non bisognava che
il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». [27]E cominciando da Mosè e da
tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28]Quando furon vicini al villaggio
dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29]Ma essi insistettero: «Resta con noi
perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. [30]Quando fu a tavola
con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31]Allora si aprirono loro gli occhi
e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. [32]Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il
cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». [33]E
partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che
erano con loro, [34]i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». [35]Essi poi
riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane
La nuova evangelizzazione, per essere realmente tale, suppone che la comunità evangelizzante sia,
prima di tutto, rigenerata nel proprio rapporto vitale con Cristo; ogni cammino d’evangelizzazione
ha inizio non con l’elaborazione di piani pastorali o progetti accademici delle facoltà teologiche, e
neppure attraverso un’auspicabile copertura del territorio da parte dei media. Certo questi
strumenti, per quanto di loro competenza, concorrono all’opera evangelizzatrice in modo eccellente
ma non costituiscono, ancora, il fondamento dell’evangelizzazione. Sono infatti i discepoli, intesi
personalmente e comunitariamente, che vengono prima degli uffici pastorali, prima delle
facoltà teologiche, prima della rete mediatica; solo in un secondo momento, tali strumenti
diventano preziosi e, sul piano umano, oggi, insostituibili per sostenere una reale missione
evangelizzatrice; si tratta di strumenti a servizio di una comunità testimoniale di cui devono
veicolare la tensione missionaria, esprimendola con i loro linguaggi e i loro approcci specifici.
Prima di tutto, però, viene la comunità testimoniante che, in nessun modo, può essere surrogata
o data per presupposta...Richiamo, a questo punto, la pagina dei due discepoli di Emmaus, perché
in essa troviamo qualcosa che caratterizza la chiesa di ogni tempo, quindi, anche la nostra; è
un’immagine estremamente significativa e, proprio per questo, va considerata fino in fondo, in tutte
le sue implicanze teologiche, spirituali, pastorali e giuridiche. I due pellegrini - Cleopa e il
compagno di strada - stanno camminando con Gesù risorto e sono tristi perché, per loro, è ancora
morto; a un determinato momento, pretendono, addirittura, di spiegare proprio a Lui che cosa era
successo - nei giorni precedenti, in Gerusalemme - a quel Gesù, profeta potente in parole e opere,
di fronte a Dio e al popolo. Pare di intravedere, in questo goffo tentativo, l’immagine di certa
teologia, più volenterosa che illuminata, tutta dedita all’ardua e improbabile impresa di salvare,
attraverso le proprie categorie, Gesù Cristo e la Sua Parola. Ma in questa immagine, siamo
rappresentati anche noi, ogni qual volta, con i nostri piani pastorali, con i nostri progetti e dibattiti,
avulsi da una vera fede, pretendiamo di spiegare a Gesù Cristo chi Egli è. Cleopa, il suo compagno
di cammino - e dopo di loro i discepoli di ogni tempo - alla fine esprimono tutta la loro desolazione
e sfiducia, nei confronti di Gesù e del suo operato; le parole dei due e l’uso del tempo imperfetto
risultano inequivocabili: “…noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele; con tutto ciò sono
passati tre giorni…” (Lc 24, 21). Quando la fede viene meno, o non è più in grado di sostenere e
fecondare la vita dei discepoli, allora ogni discorso teologico, ogni piano pastorale o copertura
mediatica appaiono insufficienti. E noi, ci troviamo nella stessa condizione dei due discepoli di
Emmaus, incapaci d’andar oltre le loro logiche, i loro stati d’animo, scoprendosi prigionieri delle
loro paure..Ma l’evangelista Luca, ci insegna ancora che spezzare il pane con Gesù - l’eucaristia è il gesto irrinunciabile e specifico del realismo cristiano, attraverso cui i discepoli potranno andare
oltre le loro soggezioni, suggestioni e paure. In altre parole, l’eucaristia ci consegna - nel mistero Gesù vivo e vero; quindi l’eucaristia dev’essere, anche per noi, evento privilegiato del realismo
cristiano, luogo e momento in cui siamo chiamati ad andare oltre le nostre risorgenti incredulità
prospettiva nuova, per cui si giunge ad un amore capace di verità e ad una verità sorretta
dall’amore. “…Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione,, lo spezzò e lo
diede loro. Ed ecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista” (S.E.
Francesco Moraglia – Patriarca Venezia – 25 marzo 2012)
Una parola tradotta male...Noi nel Vangelo di Matteo leggiamo “neppure un passero cadrà a terra
senza che il Padre lo voglia”, ma l'originale invece dice “senza che il Padre lo sappia”. Nulla
accade all'insaputa di Dio, ma molte cose accadono contro il volere di Dio. Ogni odio è contro il
volere di Dio, che sa, è presente, è accanto. Altri sono quelli che piantano, che drizzano le croci,,
che liberamente abbattono uomini e speranze: Dio sa e soffre insieme e vive accanto, lì con una
parola, l'unica, anzi un vagito di parola, appena un seme, ma che è l'unica soluzione:
RISURREZIONE (E.Ronchi – Dieci cammelli inginocchiati)
PACE SIA, PACE A VOI
RIT. “Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà sulla terra com’è nei cieli. “Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà gioia nei nostri occhi, nei cuori. “Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà luce
limpida nei pensieri. “Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà una casa per tutti. “Pace a voi”:
sia il tuo dono visibile.“Pace a voi”:la tua eredità.“Pace a voi”: come un canto all'unisono che sale
dalle nostre città.RIT. “Pace sia, pace a voi”…“Pace a voi”: sia un'impronta nei secoli. “Pace
avoi”: segno d'unità.“Pace a voi”: sia l'abbraccio tra i popoli, la tua promessa all'umanità RIT. “Pace
sia, pace a voi