Pizza pizza professò! Ecco la foto storica della

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Pizza pizza professò! Ecco la foto storica della
CON IL PDL
ANNO LXI N.27
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
I Monti-boys pensavano
a un altro bluff:
il riccometro. Ma lʼinganno
è stato scoperto
e gli è andata male
Francesco Signoretta
Sarebbe stato un provvedimentopropaganda con un atroce trucco.
La scelta del nome, riccometro, era
lì per far credere che sotto torchio
sarebbero finiti i Paperon deʼ Paperoni, specie quelli che si tuffavano in
una piscina di monete dʼoro e dichiaravano di non avere un accidenti di
euro. In questo modo, i Monti-boys
avrebbero buttato un poʼ di fumo
negli occhi dellʼopinione pubblica,
alla “vedete? siamo noi che difendiamo chi è in difficoltà”. In realtà, invece, era un provvedimento che
nascondeva una patrimoniale tesa a
colpire non i ricchi, quelli veri, ma le
famiglie che con sacrificio avevano
messo da parte qualcosa. Già, perché il governo-Dracula aveva adocchiato anche quei risparmi, da
succhiare il più presto possibile. Il
Pdl ha capito lʼinganno e ha detto
“no”, quel riccometro non sʼha da
fare. E il Consiglio dei ministri, convocato per dare lʼok al provvedimento, ne ha dovuto prendere atto.
Il governo tecnico intendeva bruciare
le tappe per dare ai contribuenti un
nuovo Isee, sulla cui base restringere lʼaccesso alle prestazioni sociali
e ai servizi di pubblica utilità per chi
oggi gode di condizioni agevolate.
Lʼennesima stangata, una patrimoniale mascherata, con cui ufficialmente si intendevano stanare i finti
poveri che usufruiscono di trattamenti sociali senza averne diritto
ma, come detto, avrebbe colpito
fasce di cittadini tuttʼaltro che ricche.
Monti e i suoi laudatores incassano
un altro flop. E non poteva essere altrimenti, perché un governo dimissionario non può dare segnale verde
a una legge tanto importante. Ma
anche unʼennesima brutta figura.
Per questo a Palazzo Chigi hanno
tentato il bluff facendo sapere che la
riunione del Consiglio era andata a
vuoto perché mancavano alcuni ministri. In realtà i ministri mancavano
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d’Italia
Pizza pizza professò! Ecco
la foto storica della sobrietà
perduta da Mario Monti
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sabato 2/2/2013
Botta e risposta tra Ingroia
e Vendola: battaglia
fratricida nella sinistra
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Tremonti: «Sogno Monti,
Fini e Casini
sotto il 10 per cento»
TAORMINA PAG.2
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Maradona vince la battaglia
col fisco? No, lʼAgenzia
delle Entrate smentisce
PAG.4
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perché il governo si era reso conto
che non era possibile fare nulla. Il
fuoco di sbarramento lo aveva aperto
il Forum delle famiglie, ma era stata la
Corte costituzionale ad aprire un varco
importante quando aveva bacchettato
il governo che non aveva chiesto il
parere di Regioni, Province e Comuni.
Non si può fare, aveva argomentato la
Consulta. E la Regione Lombardia,
appena interpellata, aveva dato segnale rosso. Maurizio Lupi ha spiegato
che lʼesecutivo tecnico stava aggiungendo nuove iniquità a quelle già esistenti. Il meccanismo, infatti, rischiava
di peggiorare la situazione, perché
non si accompagnava al coefficiente
familiare e non delineava un meccani-
smo in grado di calcolare «i costi per
accedere ai servizi». Col Welfare non
si fa cassa, fanno osservare al Pdl. E
ricordano che il governo di centrodestra, in momenti di vacche magre,
seppe recuperare 38 miliardi di euro
per destinarli agli ammortizzatori sociali. Quando cʼè la crisi si colpiscono i
ricchi, non si spara nel mucchio.
Luca Maurelli
si sentono più tali, dallʼaltro conservano con orgoglio il ricordo di
quella storia comune fatta di grandi
leader, come Enrico Beringuer, a
fronte dei quali i Bersani e i Renzi di
oggi non possono che impallidire.
«I vecchi partiti non sono in grado
di offrire una visione nuova negli interessi dei cittadini come noi della
società civile. Il Pdl è stato fondato
nel 1994, non è vecchio ma neanche nuovo, il Pd è stato fondato nel
1921», ha detto in riferimento al
Partito comunista dʼItalia, nato per
lʼappunto a Livorno il 21 gennaio
1921. Dario Franceschini è tra i
primi a rispondergli: «Ora Monti la
smetta. Dire che il Pd è nato nel
1921 offende prima di tutto la sua
intelligenza. Anche alla propaganda cʼè un limite». Polemica a
parte, viene da chiedersi che senso
abbia offendere il Pd, se non per
provare a scopiazzare la retorica
anticomunista del Cavaliere, che
ormai la utilizza con meno frequenza. Vale la pena di segnalare,
però, il commento che ha fatto oggi
Gad Lerner, che un pezzettino di
verità la coglie: «Mi chiedo perché il
senatore a vita Mario Monti, lʼingrato, non la rivolga direttamente a
Napolitano». In effetti, oggi al Colle,
il principale sponsor del professore
non avrà gradito. E forse troverà il
modo di farglielo sapere.
Il Prof ironizza sul Pci, fa arrabbiare il Pd
e colleziona unʼaltra gaffe con Napolitano…
«Per uno nato nel ʼ43 dare del vecchio a uno nato nel ʼ21 non è molto
elegante», è la battuta più fine che
circola su Twitter. Nel mirino cʼè
Mario Monti, da qualche giorno protagonista di battute estemporanee
che avrebbero la pretesa o di far
sorridere o di fargli guadagnare
voti. Sul primo obiettivo, sorvoliamo, sul secondo, anche. Intanto
però il suo tentativo di dare del
“vecchio partito” al Pd, assimilandolo al glorioso Pci archiviato dalla
storia e da Occhetto, al momento
ha avuto lʼeffetto di impermalosire
gli ex comunisti. Che da un lato non
Il centrodestra può farcela. Il Pdl: abbiamo
ancora molte carte da giocare, vedrete...
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Gigi Sigona
I sondaggi, di qualsiasi peso
e misura, danno il centrodestra in aumento. Basta aprire
i siti dei maggiori quotidiani
on line o quelli specializzati
per rendersene conto, cifre su
cifre, analisi su analisi, da
Swg ad altri importanti istituti
di ricerca. «Questa campagna elettorale darà a mio avviso
delle
sorprese
e
attraverso le nostre proposte
la partita si è riaperta. Ho parlato al telefono con Berlu-
sconi che domenica lancerà
una proposta che sicuramente farà discutere gli elettori. Se verrà apprezzata dal
nostro elettorato, sarà un ulteriore passo verso la vittoria
del centrodestra». Altero Matteoli, intervenendo a Firenze
a un'iniziativa elettorale, si è
mostrato fiducioso nel cambio
di passo: «Quella che sembrava una sconfitta certa per
il centrodestra – ha aggiunto
– oggi non lo è più. Nella nostra campagna non abbiamo
strumentalizzato
neanche
una vicenda gravissima come
quella del Monte dei Paschi
anche se continueremo a sottolineare cosa vuol dire una
banca che è sostanzialmente
diretta da un partito». Soddisfatto di come sta andando
avanti la rimonta è anche
Maurizio Gasparri, presidente
dei senatori del Pdl: «Bisogna
concentrare il voto su Berlusconi per battere la sinistra»,
ha detto nel corso della “Telefonata” di Maurizio Belpietro,
su Canale 5. Alla domanda su
perché non abbia fatto la
scelta di altri ex An di lasciare
il Pdl, Gasparri ha risposto di
«non aver personalmente
aderito a Fratelli d'Italia proprio per non disperdere le
forze». Il recupero è nei fatti,
non si può continuare con l'inganno dei tecnici al governo:
«Triste record regalatoci da
Monti: disoccupazione a 11,2
per cento. Il livello più alto dal
1999 e si peggiora di mese in
mese, mentre a Berlino la
Merkel, proprio alla presenza
di Monti, celebrava un altro
calo della disoccupazione tedesca. Il tasso di disoccupazione italiano è invece il
doppio della Germania. Questo dovrà far riflettere gli elettori. Alla prova dei fatti le
politiche di Monti sono costate tre punti di disoccupazione».
Un tetto dopo 23 anni: la Polverini
consegna 28 case Ater a Colleferro
Guglielmo Federici
Ventotto famiglie possono sorridere dopo
tanti anni. La presidente dimissionaria della
Regione Lazio Renata Polverini ha consegnato a Colleferro, in provincia di Roma, 28
appartamenti dell'Ater ad altrettanti nuclei
familiari. Le chiavi, attese da ben 23 anni,
sono state date insieme al sindaco della
città, Mario Cacciotti. Ricordiamo che le palazzine hanno avuto una storia molto travagliata. I lavori sono iniziati nel 1988, ma la
società di costruzione è fallita. Questo ha
bloccato i cantieri. L'iter giudiziario si è concluso solo nel 2008, e la giunta Polverini ha
poi stanziato nuovi fondi nel maggio 2010.
Gli alloggi sono di vari tagli: ci sono 4 ap-
partamenti da 62 metri quadrati, 8 da 70, e
infine 16 da 85 metri quadrati, che sono stati
dati a famiglie da più di tre componenti. «Era
un intervento fermo da 15 anni ma grazie
alla regione possiamo consegnare questi 28
appartamenti, credo sia un fatto importante
e unico - ha commentato il sindaco Cacciotti». La vicinanza tra Renata Polverini e la
vicenda che si è felicemente conclusa è antica: «La mia presenza qui segna l'affetto
che mi lega al sindaco Cacciotti, all'amministrazione e a tutta la città, che ho seguito da
sindacalista perché ci sono insediamenti industriali importanti che negli ultimi anni
hanno vissuto momenti di difficoltà», ha dichiarato consegnando le chiavi attese da
anni. «È un momento importante per 28 fa-
Tremonti:
«Sogno Monti,
Fini e Casini
sotto il 10%...»
Giovanna Taormina
Un sogno, un unico desiderio:
«L'importante è che Monti, Casini
e Fini non arrivino al 10%». Giulio
Tremonti non è il solo a deriderare
a prefigurare un simile scenario...
Così l'ex ministro dell'economia si
è espresso alla presentazione
delle liste del suo movimento 3L,
a Milano. Ancora più giù l'affondo:
«Gli italiani devono votare per chi
vogliono: scelgano Ingroia, Grillo
e anche Vendola, basta che non
votino per Monti. Sogno che il suo
partito tedesco non arrivi al 10%,
così che possa restare fuori dal
Parlamento». Parlando, poi, del
suo movimento ha incalzato: «Andiamoci piano a definirci lista civile, se no sembriamo la lista
Monti», ha detto celiando ma non
troppo. «Noi siamo più normali e
meno gasati», scherza. «Questo è
un movimento nato in pochi mesi dice il leader di 3L - eppure ci presentiamo in tutta Italia. Al nord
siamo con la Lega, mentre al centro e al sud siamo riusciti a formare delle liste nostre». L'ex
ministro tiene poi a precisare che i
candidati di 3L non vengono dal
mondo della politica: «Nel partito
ci sono tanti giovani in giacca a
vento e maglione».
miglie, molte delle quali sono numerose. Mi
auguro che da qui a qualche giorno in questo piazzale vedremo giocare dei bambini».
Rievocando l'iter complesso della vicenda,
la Polverini si sente ora soddisfatta: «Come
in tutte le vicende di questo Paese la burocrazia, molto spesso questioni giudiziarie e
qualche volta, come in questo caso, i fallimenti delle aziende costruttrici rendono l'iter
sempre troppo lungo. Consegnare 28 appartamenti credo sia un segnale di attenzione concreta - ha detto ancora -. Ho fatto
quello che dovevo fare, nulla di più. Bisogna
portare il proprio impegno nei problemi concreti delle persone e la casa é uno dei bisogni primari a cui dobbiamo dare una
risposta».
Allarme sisma in Garfagnana: “frutto
avvelenato” della sentenza dell'Aquila
Sandro Forte
Migliaia di persone hanno dormito nelle
loro auto nei centri della Garfagnana colpiti dal terremoto del 25 gennaio e dove
l'altra notte si era prospettata la possibilità di nuove scosse. Molti altri hanno trovato alloggio in strutture sportive o
scuole, che erano state predisposte
dopo l'allarme di giovedì sera. Era stato
l'invio di uno studio dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) alla
Protezione civile, che lo aveva trasmesso a sua volta alle Regioni, a suggerire alla Provincia di Lucca di
contattare i sindaci perché informassero
i cittadini delle possibili nuove scosse. Il
presidente dell'ente, Stefano Gresta, ha
però precisato di non aver dato né una
previsione né tantomeno un allarme relativo. Ma ciò che è accaduto giovedì
notte in Garfagnana è anche «il frutto avvelenato della sentenza de L'Aquila»
sulla commissione Grandi rischi. Lo ha
detto chiaro e tondo il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ribadendo
che non si è trattato né di "eccessivo allarmismo" né, tantomeno, di uno "scaricabarile" tra istituzioni che non volevano
assumersi le proprie responsabilità. E'
innegabile che L'Aquila ha cambiato il
modo di agire e di pensare. «Il frutto avvelenato di quella vicenda – ha detto Gabrielli – sta nell'atteggiamento che da
allora in avanti verrà tenuto. E, nel caso
dell'Ingv, la preoccupazione che ogni informazione possa essere utilizzata come
una sottovalutazione fa sì che, se si
deve dire A, si dice A+. Si mettono le
Lupi: «Se vinciamo
in Lombardia, possiamo
vincere le politiche»
Redazione
mani avanti e noi dobbiamo fare i conti
con questa situazione». Come è noto,
secondo le motivazioni della sentenza
che ha portato alla condanna a sei anni
di reclusione, per omicidio colposo plurimo e lesioni gravi, dei componenti della
commissione Grandi rischi che si riunì a
L'Aquila il 31 marzo del 2009, cinque
giorni prima del sisma, i sette scienziati
lasciarono il loro "sapere" chiuso in un
cassetto e si prestarono a una "operazione mediatica" - voluta dall'allora capo
del dipartimento della Protezione civile
Guido Bertolaso - che "disinnescò" in
una parte della popolazione "la paura del
terremoto" e indusse 28 delle 309 vittime
della tragedia del 6 aprile 2009 «ad abbandonare le misure di precauzione individuali seguite per tradizione familiare
in occasione di significative scosse di
terremoto, con tragiche conseguenze».
Ottimismo da viale Monza a Milano dove i
candidati milanesi e i capilista lombardi alle
elezioni regionali e politiche del Pdl sono
stati presentati alla stampa nella sede del
partito. L'appuntamento è stata l'occasione
anche per lanciare segnali positivi sul risultato atteso dalla urne e che si sta materializzando
sondaggio
dopo
sondaggio.
«Abbiamo recuperato quasi 10 punti in poco
tempo», ha detto il coordinatore lombardo
del Pdl Mario Mantovani, citando dati rilevati
a livello nazionale. «La partita è assolutamente aperta - ha aggiunto il vice presidente
della Camera, Maurizio Lupi - e possiamo
vincere non solo il Senato ma proprio le elezioni, se vinciamo in Lombardia». Alla presentazione dei candidati ha portato a
sorpresa un saluto anche il segretario della
Lega Roberto Maroni che è comune candidato alla presidenza della Regione Lombardia. Poco prima Mantovani aveva spiegato
che «cedere alla Lega il candidato presidente della Lombardia ha costituito per noi
un sacrificio di presenza in una regione simbolo, ma lo abbiamo fatto perché abbiamo a
cuore una visione complessiva del Paese:
senza la Lega - ha concluso - non avremmo
potuto vincere e oggi con questa coalizione
siamo pronti a battere la sinistra».
elettori. Così, in una conferenza
stampa nella quale si annunciava l'adesione a Rivoluzione Civile di un gruppo
di dissidenti di Sel, il leader degli Arancioni partiva all'attacco: «Noi siamo
coerenti. Abbiamo detto sin dall'inizio
quali sono le nostre scelte e i nostri
obiettivi. E ognuno si deve assumere la
responsabilità di ciò che fa. Vendola
doveva tirarsi subito fuori dalla coalizione di centrosinistra che farà un accordo post-voto con Monti, e non dopo,
usando la coalizione come fosse un
taxi». Il leader di Sel non tarda a replicare, e ospite a Coffee break su La7, in
riferimento alle polemiche con Ingroia,
rispolverando ad hoc etica propagandi-
stica e vecchie categorie del pensiero
polititologico, scomodando addirittura richiami a dannosi «riverberi stalinisti» per
lamentare la ricerca di «nemici tra quelli
che ti sono più vicini». «Io ho l'ambizione
di costruire una scena pubblica senza
nemici ma con avversari», ha tuonato retoricamente Vendola, aggiungendo il suo
secco – e risentito – no «agli insulti, alla
diffamazione e alla contumelia». Poi,
dopo voli pindarici nell'aulica dimensione
della dissertazione oratoria, anche Vendola è atterrato su più prosaici terreni
polemici, chiudendo l'affondo contro Ingroia in videochat, sul sito del Quotidiano Nazionale: «Non so cosa sia quel
movimento, una lista che ingloba Idv,
Pdci, Prc e Verdi. Non so quale sia il collante, il minimo comune denominatore
che li tiene insieme». E commentando
prospettive e operato di Rivoluzione Civile ha stigmatizzato ottimista: «Non
temo la concorrenza». Agli elettori l'ardua sentenza...
Botta e risposta tra Ingroia e Vendola: in scena
l'ultima battaglia fratricida nella sinistra
Redazione
A sinistra si consuma l'ultima guerra
fratricida: dopo il glamour mediatico
con cui Bersani e Renzi hanno impacchettato ad arte la frattura interna al Pd,
amplificata dalle primarie, i fratelli coltelli di turno oggi sono il leader di Sel
Nichi Vendola e il numero uno di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, appena
uscito malconcio dalla diatriba a distanza con la collega Ilda Bocassini. E
nel tentativo di esorcizzare il rischio di
cannibalizzazione di voti e immagine, i
due Caino e Abele della politica progressista finiscono per alienarsi l'appoggio di militanti interni e di possibili
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Università, il calo non è omogeneo:
le facoltà scientifiche tengono
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Vittorio Cecchi Gori
condannato a 6 anni
per il crac della Safin
Desiree Ragazzi
Le minori risorse delle famiglie
e le difficoltà sempre maggiori
nel trovare lavoro, spingono i
giovani che vogliono continuare
gli studi universitari a cercare
un corso di laurea che poi sia
spendibile sul mercato. L'allarme sul crollo delle iscrizioni
universitarie lanciato dal Consiglio universitario nazionale per
Datagiovani «è reale» e deve
far riflettere sulle scelte operate
nel passato dai giovani e sul sistema dell'orientamento agli
studi universitari: otto matricole
su dieci “scomparse” si iscrivevano infatti a lauree in ambito
sociale o umanistico trovano
poca spendibilità nel mercato
del lavoro. Ma l'area scientifica
tiene, e alcune lauree aumentano il loro “appeal”, come l'ingegneria industriale, le scienze
agroalimentari e l'ingegneria civile e ambientale. Datagiovani
ha fotografato la distribuzione
delle immatricolazioni all'università a nove anni di distanza
(dall'anno accademico 20032004 al 2011-2012) per area di
studi e corso di laurea, secondo
i dati dell'anagrafe studenti del
ministero. La metà degli studenti “scomparsi” è nelle lauree
sociali e oltre il 30% in quelle
umanistiche. Nell'area sociale
la flessione è stata di quasi
Redazione
29mila studenti (-21%) e di oltre
18mila in quella umanistica (28%).
Giurisprudenza
e
scienze della comunicazione
sono le due facoltà che perdono in termini assoluti il maggior numero di iscritti con 7.500
iscritti in meno a giurisprudenza
e 6.700 nella comunicazione.
Ma il record per la flessione in
termini percentuali è rappresentato dalle scienze figurative,
musicali e dello spettacolo (57%) e le scienze dei beni culturali (-51%), oltre che dalle
professioni sanitarie della riabilitazione (-54%). Nel panorama
di emorragia di iscrizioni all'università negli ultimi anni, va rilevato, secondo Datagiovani,
come il calo di iscrizioni nell'area scientifica vada considerata quasi una tenuta del
sistema. Anzi, in vari corsi di
laurea la crescita è evidente:
l'ingegneria industriale ha registrato un +31% (4.300 iscritti in
più), e aumenti importanti si
sono realizzati anche nelle
scienze agroalimentari (+26%)
e in quelle civili e ambientali
(+21%). Anche nell'ambito sociale e umanistico qualche progresso in realtà c'è stato:
aumentano infatti nel 2011, rispetto al 2003, le immatricolazioni nelle scienze economiche
(+9%) e rimangono sostanzialmente stabili quelle nelle lingue
e culture moderne (+1%).
Il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori è stato condannato
a sei anni per il crac da 24 milioni di
euro della Safin Cinematografica,
società del gruppo fallita nel febbraio 2008. Per Cecchi Gori il pm
aveva richiesto una condanna a
sette anni. Inflitti cinque anni di reclusione a Luigi Barone, collaboratore di Cecchi Gori, e tre anni a
Edoardo De Memme, liquidatore
della società. Quattro anni e sei
mesi per Giorgio Ghini, ex presidente del collegio sindacale della
Safin. Tre anni e mezzo a Micocci e
Mattioli, ex componenti del collegio
sindacale della Safin. Assolto l'altro
liquidatore, Ettore Parlato. La prima
sezione ha inoltre stabilito la confisca del capitale sociale delle società “Cecchi Gori, cinema e
spettacolo” e New Fair Film. I reati
contestati, a seconda delle singole
posizioni, sono quelle di bancarotta
per distrazione o dissipazione e
omesso controllo sulla gestione
della società. In particolare, per l'accusa, il dissesto sarebbe avvenuto
attraverso lo spostamento dei beni,
specie quote azionarie di alcune
multisale romane, dalla Safin ad
altre società del gruppo.
Napoli e di suoi tesserati stranieri
– oltre al fuoriclasse argentino,
anche i brasiliani Careca e Alemao – per compensi pagati a società estere per lo sfruttamento
dei diritti di immagine. «Maradona – ha detto l'avvocato Pisani
– è finalmente libero dall'incubo
del fisco e dalle strumentalizzazioni a suo carico e ha dato mandato di agire in giudizio nei
confronti dell'Agenzia delle entrate e dell'Agente di riscossione
per chiedere il risarcimento dei
danni personali, all'immagine,
patrimoniale e da perdita di
chance subiti in questi anni di
persecuzione con cartelle pazze:
risarcimento per una somma
quanto meno equivalente alla
stessa pretesa ingiustamente
addebitatagli, e cioè quaranta
milioni di euro». Ma l'Agenzia
delle entrate smentendo le dichiarazioni del legale di Maradona ha precisato che «la
Commissione tributaria centrale
non ha annullato, né dichiarato
estinto, né modificato il debito».
E ha sottolineato che è stata
anche «rigettata» la richiesta di
adesione al giudizio sul Napoli
avanzata dal calciatore. L'Agenzia ha anche precisato che «il
debito tributario di Maradona è
stato ormai confermato da innumerevoli sentenze della giustizia
tributaria». Non solo, le Entrate
hanno anche annunciato che valuteranno di «avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela
della propria immagine per la reiterata diffusione di notizie inesatte». Ma il legale del calciatore
ha confermato la sua tesi: «Per
ora – ha scritto l'avvocato – secondo l'ultima sentenza dei giudici tributari, anche Maradona è
libero dall'accertamento fiscale
definitivamente annullato, oltre
che oggetto di condono. Smentisco categoricamente il tentativo
da parte dell'Agenzia di interpretare diversamente il contenuto
del dispositivo della sentenza e di
cercare di nascondere la verità».
Maradona vince la sua battaglia col fisco.
Ma l'Agenzia delle Entrate smentisce
Redazione
Diego Armando Maradona ha
definitivamente vinto la sua battaglia con il fisco italiano. Anzi no.
Dopo una guerra giudiziaria durata oltre vent'anni, il Fisco pretendeva da “Pibe de Oro” circa
40 milioni di euro – ieri è arrivato
l'annuncio dell'avvocato Angelo
Pisani: «Maradona ora può tornare in Italia da uomo libero». La
Commissione tributaria centrale,
ha riferito il legale, ha confermato
la nullità, anche per Maradona,
degli accertamenti fiscali eseguiti
sul finire degli anni Ottanta a carico della Società Sportiva Calcio
Hillary Clinton consegna a Kerry
la “road map” dei temi caldi
Russia, la leader
delle tre Pussy Riot
finisce in ospedale
Bruna Conte
L'avvicendamento da Hillary Clinton a
John Kerry si è ufficializzato anche col
passaggio delle consegne: fondamentale
la “road map” delle zone nevralgiche e
dei temi più caldi da monitorare, che il
segretario di Stato uscente ha trasferito
nelle mani del suo successore. Una dettagliata agenda delle priorità con cui affrontare i problemi più urgenti
attualmente sullo scacchiere mondiale:
dalla crisi in Siria al nucleare iraniano,
dall'Africa del Nord all'Afghanistan, passando per la Corea del Nord. E allora, a
proposito della Siria, parlando alla
stampa internazionale la Clinton ha spiegato come dopo 22 mesi di conflitto e almeno 60.000 morti, «le peggiori
previsioni su ciò che potrebbe accadere,
sia dentro sia fuori la Siria, fanno parte
ora del regno del possibile». Del resto –
come ha precisato l'ex membro della
Casa Bianca – la situazione è ulteriormente aggravata dal ruolo di appoggio
esterno garantito a Damasco da Iran e
Russia. E se sul fronte del programma
nucleare iraniano la Clinton si è detta favorevole al proseguimento della strategia
americana che prevede l'imposizione di
sanzioni economiche sempre più rigide
contro Teheran, per cercare di portarla al
tavolo dei negoziati, sulla minaccia rilanciata di Pyongyang di effettuare un nuovo
test nucleare in segno di sfida agli Usa,
l'ex segretario di Stato ha usato toni più
pressanti, definendo il dossier inerente
alla scottante questione, «prioritario e veramente preoccupante». Sulle aree ne-
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Franco Bianchini
vralgiche di Mali e Nord Africa, infine, la
Clinton ha ribadito come e quanto Washington abbia preso coscienza, specie
dopo l'attacco contro il consolato Usa di
Bengasi in Libia, l'11 settembre 2012,
della forza degli islamisti armati nell'Africa del Nord e sub-sahariana, in particolare di Al-Qaeda nel Maghreb
Islamico. Per quel che concerne il Mali,
invece, dove gli americani appoggiano
l'azione Francese, ma si rifiutano di intervenire militarmente, il segretario di
Stato uscente ha accolto con favore la
«formazione di una coalizione internazionale». Sull'altro punto urgente all'ordine del giorno da segnalare alla nuova
agenda di Kerry, infine, il ritiro militare
degli Stati Uniti dall'Afghanistan alla fine
del 2014: uno degli argomenti spinosi del
secondo mandato del presidente
Obama.
Emicranie e affaticamento: Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, la leader delle tre Pussy Riot
condannate a due anni per una dissacratoria
preghiera punk anti-Putin nella cattedrale di
Mosca, è finita in ospedale. Per accertamenti,
ha spiegato genericamente il marito Piotr Verzilov. «Non è ammalata, è stata ricoverata su richiesta sua e del suo avvocato per degli esami
medici in un ospedale per detenuti», ha precisato Marina Khanieva, portavoce del servizio
carcerario della Repubblica di Mordovia, dove
è detenuta la giovane. Ma la prima a dare la notizia, parlando alla tv indipendente “Dozhd", è
stata Iekaterina Samutsevich, l'unica delle tre
accusate ad avere ottenuto la sospensione condizionale della pena: "«Nadezhda soffriva di mal
di testa sin dalla prima udienza del processo e
questo potrebbe essere sintomo di una grave
malattia», ha spiegato. Anche il suo avvocato,
Irina Krunova, ha confermato: «Si è lamentata
a più riprese di mal di testa dalla primavera del
2012, quando era ancora in detenzione provvisoria. In prigione questi mal di testa sono diventati più forti». Un medico che l'aveva visitata
a dicembre aveva affermato che era necessario fare esami supplementari, compresa una risonanza magnetica e una encelografia.
Messico, si scava tra le macerie del grattacielo.
Ma le speranze sono ridotte al lumicino
Liliana Giobbi
Non si smette di scavare a Città
del Messico, tra le macerie della
Torre Pemex – il grattacielo
quartier generale dell'omonima
compagnia petrolifera statale del
Paese – nella speranza di trovare superstiti rimasti intrappolati nell'edificio a causa
dell'esplosione che ha provocato
almeno 25 morti e oltre cento feriti. Speranza che però è ridotta
al lumicino. Ai piedi del grattacielo di 211 metri le telecamere
tv riprendono scene di tensione,
caos e panico, mentre le squadre dei soccorsi rimuovono le
macerie e gli inquirenti esaminano il sito alla ricerca di possibili indizi che permettano di
stabilire le cause della tragedia.
L'origine dell'esplosione non è
ancora chiara: l'ipotesi del sabotaggio è stata scartata e Luis Felipe Puente – coordinatore della
Protezione Civile – ritiene che si
sia trattato di una fuga di gas.
Secondo la stessa Pemex, invece, la sciagura potrebbe essere stata provocata da un
problema nell'erogazione dell'elettricità. L'esplosione, che ha
distrutto almeno due piani del
grattacielo di oltre cinquanta
piani, segue un incendio a un im-
pianto di gas della Pemex vicino
a Reynosa (nord) che lo scorso
settembre ha ucciso trenta persone. «Lavoreremo a pieno
ritmo per capire esattamente
cosa è successo ed eventuali responsabili dovranno rispondere
delle loro azioni davanti alla giustizia», ha detto alla stampa il
presidente del Messico, Enrique
Pena Nieto, prima di visitare i superstiti ricoverati in ospedale. Da
parte sua, la Pemex ha reso
noto che l'esplosione non interromperà le attività del gruppo. La
Torre Pemex, di 54 piani, può
ospitare fino a undicimila persone. Il grattacielo – costruito in
cemento, acciaio e alluminio – è
circondato da edifici che ospitano numerosi uffici, un grande
centro commerciale e una delle
sedi della centrale elettrica messicana.
Genova, il Pdl contro
le barriere architettoniche
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Redazione
La Giunta di centrosinistra
che amministra Genova si è
sempre mostrata sensibile al
tema dell'abbattimento delle
barriere architettoniche, ma
con quali risultati? Se lo
chiede Stefano Balleari, consigliere comunale del Pdl, che
in proposito ha presentato
una mozione con particolare
riferimento ai semafori sonori
per gli ipovedenti, di cui sollecita una veloce realizzazione.
«Sia nella amministrazione
Pericu, che in quella della
Vincenzi – ricorda Balleari – è
stata avviata una concreta
campagna per lʼabbattimento
delle barriere architettoniche
sul territorio cittadino e nei
luoghi più frequentati dal pubblico. Le barriere architettoniche limitano la mobilità di oltre
3 milioni di persone e precisamente, secondo una ricerca
dellʼUnione Europea del
2003, circa il 20% della popolazione del nostro continente
sarebbe coinvolta in modo più
o meno diretto nelle limitazioni derivanti dalla presenza
di barriere». Ma cosa si in-
tende per "barriera"? «Una
condizione che rende difficile
o impossibile il raggiungimento di un obiettivo. Per alcuni – continua Balleari – le
barriere rappresentano un limite alla vita quotidiana, un
ostacolo non aggirabile, che
impedisce loro di compiere
anche le azioni più comuni.
Nello specifico quelle architettoniche dividono e discriminano non solo le persone con
disabilità, ma anche i soggetti
con ridotta capacità di movi-
mento, come gli anziani
con difficoltà deambulatoria, le persone obese, i genitori con i passeggini e,
più in generale, chiunque si
trovi in una situazione di disagio motorio anche soltanto momentaneo. Tenuto
conto delle diverse classificazioni dei soggetti disabili
– sottolinea l'esponente del
Pdl – nel caso diretto ai cittadini ciechi o ipovedenti
lʼinstallazione di semafori
sonori rappresenta un abbattimento delle barriere.
Già nella Giunta Vincenzi,
nel 2010, un obbiettivo dellʼallora assessore alle Manutenzioni,
Elisabetta
Corda, era quello di installare i semafori sonori. Ad
oggi ci sono già 25 segnalazioni da parte dellʼUci
(Unione Cechi Italiana) di
attraversamenti a rischio sul
territoriogenovese, attraversamenti che dovrebbero essere provvisti di semafori
sonori». Ma queste segnalazioni, pur essendo state
comunicate agli uffici competenti, non hanno ottenuto
finora alcun esito.
Bitonto: bocciato il sindaco ecologista
Redazione
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. La notizia è ghiotta: Mike è rimasto
senza bike. Il primo cittadino di Bitonto (Bari),
Michele (Mike) Abbaticchio, che ha connotato
fortemente la sua campagna elettorale in
senso ecologista per mezzo della bicicletta,
veicolo “pulito” per eccellenza, ha registrato
ben due flop proprio nellʼambito ciclistico. Il
primo è il Premio Comune Biciclone, che potrebbe sembrare un punto di merito per lʼattuale amministrazione di centrosinistra, se non
nascondesse una palese menzogna. «Il questionario, che Legambiente ha consegnato al
nostro Comune, affinché venisse compilato in
ogni suo punto, riguardava lʼattività svolta durante lʼanno 2011, quando ancora Abbaticchio
e compagni dovevano salire le scale di Palazzo Gentile», commenta il consigliere comunale Domenico Damascelli, capogruppo
del Pdl. E, aggravante non da poco, per ottenere tale riconoscimento sono state indicate
iniziative in realtà mai realizzate, come un ser-
vizio di bike sharing e, in alcuni punti della
città, presunti controlli elettronici ai varchi di
Ztl e isole pedonali con dissuasori automatici
a scomparsa. Niente di tutto ciò ha visto la
luce. «Ora, per di più, giunge unʼaltra brutta
nuova, che noi, certo, accogliamo con rammarico, ma pure con tante perplessità – continuano Damascelli e Carmela Rossiello del
gruppo consiliare del Pdl – Lʼamministrazione
bitontina è rimasta senza finanziamenti per il
progetto – che avrebbe consentito di dotarsi
di prototipi di bicicletta a pedalata assistita ad
alto rendimento e ad emissioni zero sviluppato
da Ducati Energia–Ebike0. Zero, appunto,
come i danari che non arriveranno». Davvero
strano, questo, per unʼamministrazione che
sʼera presentata come esperta nel reperire i
fondi esterni. «Così, la mobilità nella città resta
insostenibile e le casse del Comune si rimpinguano solo con i fondi interni, quelli dei cittadini, cioè lʼImu su prima e seconda casa, ad
aliquote dolorosamente massime: il sangue
dei cittadini», conclude Damascelli.
Cappellacci: i talassemici
sardi chiedono giustizia
Redazione
«Desidero richiamare lʼattenzione
sulla situazione in cui si trovano i talassemici sardi e, più in generale, tutti
i “soggetti danneggiati da trasfusioni
di sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti”, ovvero
tutti coloro che, a seguito di trasfusioni
necessarie e vitali per la loro stessa
esistenza in vita, hanno contratto, tra
gli anni ʻ70 e ʼ90, patologie infettive
croniche ed irreversibili come epatiti e
Aids, compromettendo inevitabilmente le loro già precarie condizioni
di salute». Inizia così la lettera inviata
al presidente Monti e al ministro Balduzzi dal presidente della Giunta di
centrodestra che governa la Sardegna, Ugo Cappellacci, in accordo con
lʼassessore De Francisci, per sollecitare un intervento sulla questione relativa ai sardi danneggiati da
trasfusione di sangue o somministrazione di emoderivati infetti. «Storicamente – prosegue il presidente nella
missiva - la talassemia o anemia mediterranea è una patologia fortemente
radicata in Sardegna e colpisce nellʼisola circa 1000 persone, 600 delle
quali, purtroppo, sono vittime dei cosiddetti “danni da trasfusione”. Ad essere rivendicato dalla moltitudine dei
soggetti affetti da tale patologia non è
il diritto ad usufruire delll'“indennizzo”
con funzione assistenziale previsto
espressamente dalla legge n.
210/1992, bensì il diritto a che siano
definite le azioni giudiziarie pendenti,
intentate da anni nei confronti del ministero della Salute, per vedere riconosciuti i loro diritti. Solo gli emofiliaci
sono stati risarciti nel 2003. Per gli altri
malati, ma soprattutto per i talassemici sardi, le azioni promosse si trascinano ormai da anni e avrebbero
potuto trovare soluzione in specifici
accordi transattivi con il ministero, attraverso la presentazione delle singole istanze di partecipazione entro il
termine perentorio del 19 gennaio
2009. Ad oggi tali transazioni non
sono state ancora concluse con grave
nocumento per i malati e per le proprie famiglie».
Casa dolce casa: in un film il dramma
dell'occupazione selvaggia
Priscilla Del Ninno
Il diritto alla casa nell'era dell'Imu,
dell'occupazione selvaggia, della
crisi immobiliare: dalla realtà
della cronaca alla verità teatrale
e, ora, il debutto sul grande
schermo grazie alla pellicola tragicomica con cui l'attore Rolando
Ravello esordisce nella regia. Si
tratta di Tutti contro tutti, in sala a
partire dal 28 febbraio, commedia che vanta un cast composto
dallo stesso Ravello, Kasia
Smutniak, Marco Giallini, Stefano Altieri, Lorenza Indovina,
Ivano De Matteo, che punta i ri-
flettori su uno dei problemi più
gravi tra i tanti che affliggono gli
italiani – e quello della casa è in
testa a tutte le classifiche di crisi
economiche e difficoltà familiari –
specie dopo la stangata comminata con l'Imu dal governo Monti
ai danni dei proprietari di un immobile, una patrimoniale camuffata imposta senza le opportune
differenziazioni fiscali. Casa
dolce casa, insomma, un bene
caro da mantenere e un lusso da
difendere: cosa succederebbe –
si chiede dunque Ravello nel suo
Tutti contro tutti – se tornando a
casa, un modesto appartamento
di periferia, una famiglia come
tante, trovasse l'abitazione occupata, la serratura cambiata e
sconosciuti abusivamente all'interno? È la surreale situazione –
ma poi neanche tanto considerando che la cronaca spesso racconta del “furto delle case” come
di una pratica diffusa nei palazzoni popolari delle nostre città –
con cui si trovano a fare i conti i
protagonisti del film, al rientro domestico dopo i festeggiamenti
della prima comunione del figlio.
Da quel momento inizierà una
personalissima battaglia ingaggiata dai legittimi proprietari con-
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tro gli occupanti per la riacquisizione di un diritto fondamentale –
ciclicamente messo in discussione da tasse e odiose gabelle –
una guerra senza esclusione di
colpi che inizia con l'occupazione
del pianerottolo. Lo scontro tra
nuovi poveri è solo all'inizio...
Lettere
Napoli perde persino il chioschetto “Chiquitos"
A Napoli si è distrutto il noto chioschetto “Chiquitos" in seguito a un
incendio che subito si è ritenuto doloso, mentre da un'attenta analisi
non lo è. Nessuno però ha riflettuto sul fatto che la politica fiscale di
Monti ha messo talmente in ginocchio il commercio, specialmente
quello piccolo di bottega o artigianale, che diventa impossibile mantenerlo in sicurezza e garantire ogni intercambiabilità, sempre per
una questione di costi.
Bruno Russo
La trasmissione "Mistero" e le anime dei defunti
Con sempre maggiore frequenza la trasmissione “Mistero" sta
ospitando sensitivi, medium, “ghostbuster” e operatori dellʼocculto. In ogni puntata viene ipotizzato che le anime dei defunti abbiano facoltà di sostare nei luoghi dove sono trapassate.
Mediante lʼausilio di apparecchiature elettroniche, ai telespettatori vengono fornite inconfutabili prove dellʼesistenza delle anime
vaganti. Ma io non ci credo.
Gianni Toffali
Il giudizio di Berlusconi su Mussolini era articolato
Da De Felice in poi, quel giudizio articolato di Berlusconi sul fascismo e su Mussolini si è affacciato perfino nella storiografia più di sinistra, in base alla constatazione che il regime del Duce godette a
lungo di un reale consenso popolare, fino al punto di indurre, al suo
culmine e cioè in occasione della “conquista dellʼImpero”, i comunisti di Togliatti ad inviare ai “fratelli in camicia nera” una calorosa lettera aperta in cui si rimarcavano i tratti comuni delle rispettive
ideologie.
Giuseppe Sagliocco
Il taglio dei corsi di laurea “inutili"
Iscritti e corsi di laurea in netto calo colpa del taglio dei fondi e delle
rette che continuano a salire in un periodo in cui le famiglie fanno fatica a campare. Ci andava un ridimensionamento, non si poteva continuare a tenere in piedi corsi insignificanti frequentati da meno di 10
persone. Sarebbe interessante capire in quali facoltà si sono maggiormente concentrati i cali.
Elso Noro
Il globalismo comincia a fare davvero paura
Il termine globale, che sembra alludere ad una circostanza sinistra (e
ricorda molto le cause relative alla scomparsa dei dinosauri sulla
terra), mi procura un senso di orrore e di impotenza.Globali, sono gli
interessi di pochi, a scapito di tutti gli altri.
Gianni Tirelli
Il problema delle candidature nella Lega
Oggi su "Repubblica" ho letto della lista Lega con la candidatura di
Bernardini al Senato, e che nel caso di un risultato posisitivo in Regione potrebbe salire l'ex leghista Mambelli, che oltre essere amico
di Baldini ricopre anche il ruolo di vicepresidente nell'associazione
Libertà e Futuro di cui il presidente è Daniele Baldini che risulta essere nel Fli con un ruolo dirigenziale.
Mariachiara
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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7 agosto 1990 n. 250