Pizza pizza professò! Ecco la foto storica della
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Pizza pizza professò! Ecco la foto storica della
CON IL PDL ANNO LXI N.27 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 I Monti-boys pensavano a un altro bluff: il riccometro. Ma lʼinganno è stato scoperto e gli è andata male Francesco Signoretta Sarebbe stato un provvedimentopropaganda con un atroce trucco. La scelta del nome, riccometro, era lì per far credere che sotto torchio sarebbero finiti i Paperon deʼ Paperoni, specie quelli che si tuffavano in una piscina di monete dʼoro e dichiaravano di non avere un accidenti di euro. In questo modo, i Monti-boys avrebbero buttato un poʼ di fumo negli occhi dellʼopinione pubblica, alla “vedete? siamo noi che difendiamo chi è in difficoltà”. In realtà, invece, era un provvedimento che nascondeva una patrimoniale tesa a colpire non i ricchi, quelli veri, ma le famiglie che con sacrificio avevano messo da parte qualcosa. Già, perché il governo-Dracula aveva adocchiato anche quei risparmi, da succhiare il più presto possibile. Il Pdl ha capito lʼinganno e ha detto “no”, quel riccometro non sʼha da fare. E il Consiglio dei ministri, convocato per dare lʼok al provvedimento, ne ha dovuto prendere atto. Il governo tecnico intendeva bruciare le tappe per dare ai contribuenti un nuovo Isee, sulla cui base restringere lʼaccesso alle prestazioni sociali e ai servizi di pubblica utilità per chi oggi gode di condizioni agevolate. Lʼennesima stangata, una patrimoniale mascherata, con cui ufficialmente si intendevano stanare i finti poveri che usufruiscono di trattamenti sociali senza averne diritto ma, come detto, avrebbe colpito fasce di cittadini tuttʼaltro che ricche. Monti e i suoi laudatores incassano un altro flop. E non poteva essere altrimenti, perché un governo dimissionario non può dare segnale verde a una legge tanto importante. Ma anche unʼennesima brutta figura. Per questo a Palazzo Chigi hanno tentato il bluff facendo sapere che la riunione del Consiglio era andata a vuoto perché mancavano alcuni ministri. In realtà i ministri mancavano WWW.SECOLODITALIA.IT d’Italia Pizza pizza professò! Ecco la foto storica della sobrietà perduta da Mario Monti ➼ sabato 2/2/2013 Botta e risposta tra Ingroia e Vendola: battaglia fratricida nella sinistra PAG.3 ➼ Tremonti: «Sogno Monti, Fini e Casini sotto il 10 per cento» TAORMINA PAG.2 ➼ ➼ ➼ Maradona vince la battaglia col fisco? No, lʼAgenzia delle Entrate smentisce PAG.4 ➼ perché il governo si era reso conto che non era possibile fare nulla. Il fuoco di sbarramento lo aveva aperto il Forum delle famiglie, ma era stata la Corte costituzionale ad aprire un varco importante quando aveva bacchettato il governo che non aveva chiesto il parere di Regioni, Province e Comuni. Non si può fare, aveva argomentato la Consulta. E la Regione Lombardia, appena interpellata, aveva dato segnale rosso. Maurizio Lupi ha spiegato che lʼesecutivo tecnico stava aggiungendo nuove iniquità a quelle già esistenti. Il meccanismo, infatti, rischiava di peggiorare la situazione, perché non si accompagnava al coefficiente familiare e non delineava un meccani- smo in grado di calcolare «i costi per accedere ai servizi». Col Welfare non si fa cassa, fanno osservare al Pdl. E ricordano che il governo di centrodestra, in momenti di vacche magre, seppe recuperare 38 miliardi di euro per destinarli agli ammortizzatori sociali. Quando cʼè la crisi si colpiscono i ricchi, non si spara nel mucchio. Luca Maurelli si sentono più tali, dallʼaltro conservano con orgoglio il ricordo di quella storia comune fatta di grandi leader, come Enrico Beringuer, a fronte dei quali i Bersani e i Renzi di oggi non possono che impallidire. «I vecchi partiti non sono in grado di offrire una visione nuova negli interessi dei cittadini come noi della società civile. Il Pdl è stato fondato nel 1994, non è vecchio ma neanche nuovo, il Pd è stato fondato nel 1921», ha detto in riferimento al Partito comunista dʼItalia, nato per lʼappunto a Livorno il 21 gennaio 1921. Dario Franceschini è tra i primi a rispondergli: «Ora Monti la smetta. Dire che il Pd è nato nel 1921 offende prima di tutto la sua intelligenza. Anche alla propaganda cʼè un limite». Polemica a parte, viene da chiedersi che senso abbia offendere il Pd, se non per provare a scopiazzare la retorica anticomunista del Cavaliere, che ormai la utilizza con meno frequenza. Vale la pena di segnalare, però, il commento che ha fatto oggi Gad Lerner, che un pezzettino di verità la coglie: «Mi chiedo perché il senatore a vita Mario Monti, lʼingrato, non la rivolga direttamente a Napolitano». In effetti, oggi al Colle, il principale sponsor del professore non avrà gradito. E forse troverà il modo di farglielo sapere. Il Prof ironizza sul Pci, fa arrabbiare il Pd e colleziona unʼaltra gaffe con Napolitano… «Per uno nato nel ʼ43 dare del vecchio a uno nato nel ʼ21 non è molto elegante», è la battuta più fine che circola su Twitter. Nel mirino cʼè Mario Monti, da qualche giorno protagonista di battute estemporanee che avrebbero la pretesa o di far sorridere o di fargli guadagnare voti. Sul primo obiettivo, sorvoliamo, sul secondo, anche. Intanto però il suo tentativo di dare del “vecchio partito” al Pd, assimilandolo al glorioso Pci archiviato dalla storia e da Occhetto, al momento ha avuto lʼeffetto di impermalosire gli ex comunisti. Che da un lato non Il centrodestra può farcela. Il Pdl: abbiamo ancora molte carte da giocare, vedrete... 2 Gigi Sigona I sondaggi, di qualsiasi peso e misura, danno il centrodestra in aumento. Basta aprire i siti dei maggiori quotidiani on line o quelli specializzati per rendersene conto, cifre su cifre, analisi su analisi, da Swg ad altri importanti istituti di ricerca. «Questa campagna elettorale darà a mio avviso delle sorprese e attraverso le nostre proposte la partita si è riaperta. Ho parlato al telefono con Berlu- sconi che domenica lancerà una proposta che sicuramente farà discutere gli elettori. Se verrà apprezzata dal nostro elettorato, sarà un ulteriore passo verso la vittoria del centrodestra». Altero Matteoli, intervenendo a Firenze a un'iniziativa elettorale, si è mostrato fiducioso nel cambio di passo: «Quella che sembrava una sconfitta certa per il centrodestra – ha aggiunto – oggi non lo è più. Nella nostra campagna non abbiamo strumentalizzato neanche una vicenda gravissima come quella del Monte dei Paschi anche se continueremo a sottolineare cosa vuol dire una banca che è sostanzialmente diretta da un partito». Soddisfatto di come sta andando avanti la rimonta è anche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: «Bisogna concentrare il voto su Berlusconi per battere la sinistra», ha detto nel corso della “Telefonata” di Maurizio Belpietro, su Canale 5. Alla domanda su perché non abbia fatto la scelta di altri ex An di lasciare il Pdl, Gasparri ha risposto di «non aver personalmente aderito a Fratelli d'Italia proprio per non disperdere le forze». Il recupero è nei fatti, non si può continuare con l'inganno dei tecnici al governo: «Triste record regalatoci da Monti: disoccupazione a 11,2 per cento. Il livello più alto dal 1999 e si peggiora di mese in mese, mentre a Berlino la Merkel, proprio alla presenza di Monti, celebrava un altro calo della disoccupazione tedesca. Il tasso di disoccupazione italiano è invece il doppio della Germania. Questo dovrà far riflettere gli elettori. Alla prova dei fatti le politiche di Monti sono costate tre punti di disoccupazione». Un tetto dopo 23 anni: la Polverini consegna 28 case Ater a Colleferro Guglielmo Federici Ventotto famiglie possono sorridere dopo tanti anni. La presidente dimissionaria della Regione Lazio Renata Polverini ha consegnato a Colleferro, in provincia di Roma, 28 appartamenti dell'Ater ad altrettanti nuclei familiari. Le chiavi, attese da ben 23 anni, sono state date insieme al sindaco della città, Mario Cacciotti. Ricordiamo che le palazzine hanno avuto una storia molto travagliata. I lavori sono iniziati nel 1988, ma la società di costruzione è fallita. Questo ha bloccato i cantieri. L'iter giudiziario si è concluso solo nel 2008, e la giunta Polverini ha poi stanziato nuovi fondi nel maggio 2010. Gli alloggi sono di vari tagli: ci sono 4 ap- partamenti da 62 metri quadrati, 8 da 70, e infine 16 da 85 metri quadrati, che sono stati dati a famiglie da più di tre componenti. «Era un intervento fermo da 15 anni ma grazie alla regione possiamo consegnare questi 28 appartamenti, credo sia un fatto importante e unico - ha commentato il sindaco Cacciotti». La vicinanza tra Renata Polverini e la vicenda che si è felicemente conclusa è antica: «La mia presenza qui segna l'affetto che mi lega al sindaco Cacciotti, all'amministrazione e a tutta la città, che ho seguito da sindacalista perché ci sono insediamenti industriali importanti che negli ultimi anni hanno vissuto momenti di difficoltà», ha dichiarato consegnando le chiavi attese da anni. «È un momento importante per 28 fa- Tremonti: «Sogno Monti, Fini e Casini sotto il 10%...» Giovanna Taormina Un sogno, un unico desiderio: «L'importante è che Monti, Casini e Fini non arrivino al 10%». Giulio Tremonti non è il solo a deriderare a prefigurare un simile scenario... Così l'ex ministro dell'economia si è espresso alla presentazione delle liste del suo movimento 3L, a Milano. Ancora più giù l'affondo: «Gli italiani devono votare per chi vogliono: scelgano Ingroia, Grillo e anche Vendola, basta che non votino per Monti. Sogno che il suo partito tedesco non arrivi al 10%, così che possa restare fuori dal Parlamento». Parlando, poi, del suo movimento ha incalzato: «Andiamoci piano a definirci lista civile, se no sembriamo la lista Monti», ha detto celiando ma non troppo. «Noi siamo più normali e meno gasati», scherza. «Questo è un movimento nato in pochi mesi dice il leader di 3L - eppure ci presentiamo in tutta Italia. Al nord siamo con la Lega, mentre al centro e al sud siamo riusciti a formare delle liste nostre». L'ex ministro tiene poi a precisare che i candidati di 3L non vengono dal mondo della politica: «Nel partito ci sono tanti giovani in giacca a vento e maglione». miglie, molte delle quali sono numerose. Mi auguro che da qui a qualche giorno in questo piazzale vedremo giocare dei bambini». Rievocando l'iter complesso della vicenda, la Polverini si sente ora soddisfatta: «Come in tutte le vicende di questo Paese la burocrazia, molto spesso questioni giudiziarie e qualche volta, come in questo caso, i fallimenti delle aziende costruttrici rendono l'iter sempre troppo lungo. Consegnare 28 appartamenti credo sia un segnale di attenzione concreta - ha detto ancora -. Ho fatto quello che dovevo fare, nulla di più. Bisogna portare il proprio impegno nei problemi concreti delle persone e la casa é uno dei bisogni primari a cui dobbiamo dare una risposta». Allarme sisma in Garfagnana: “frutto avvelenato” della sentenza dell'Aquila Sandro Forte Migliaia di persone hanno dormito nelle loro auto nei centri della Garfagnana colpiti dal terremoto del 25 gennaio e dove l'altra notte si era prospettata la possibilità di nuove scosse. Molti altri hanno trovato alloggio in strutture sportive o scuole, che erano state predisposte dopo l'allarme di giovedì sera. Era stato l'invio di uno studio dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) alla Protezione civile, che lo aveva trasmesso a sua volta alle Regioni, a suggerire alla Provincia di Lucca di contattare i sindaci perché informassero i cittadini delle possibili nuove scosse. Il presidente dell'ente, Stefano Gresta, ha però precisato di non aver dato né una previsione né tantomeno un allarme relativo. Ma ciò che è accaduto giovedì notte in Garfagnana è anche «il frutto avvelenato della sentenza de L'Aquila» sulla commissione Grandi rischi. Lo ha detto chiaro e tondo il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ribadendo che non si è trattato né di "eccessivo allarmismo" né, tantomeno, di uno "scaricabarile" tra istituzioni che non volevano assumersi le proprie responsabilità. E' innegabile che L'Aquila ha cambiato il modo di agire e di pensare. «Il frutto avvelenato di quella vicenda – ha detto Gabrielli – sta nell'atteggiamento che da allora in avanti verrà tenuto. E, nel caso dell'Ingv, la preoccupazione che ogni informazione possa essere utilizzata come una sottovalutazione fa sì che, se si deve dire A, si dice A+. Si mettono le Lupi: «Se vinciamo in Lombardia, possiamo vincere le politiche» Redazione mani avanti e noi dobbiamo fare i conti con questa situazione». Come è noto, secondo le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna a sei anni di reclusione, per omicidio colposo plurimo e lesioni gravi, dei componenti della commissione Grandi rischi che si riunì a L'Aquila il 31 marzo del 2009, cinque giorni prima del sisma, i sette scienziati lasciarono il loro "sapere" chiuso in un cassetto e si prestarono a una "operazione mediatica" - voluta dall'allora capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso - che "disinnescò" in una parte della popolazione "la paura del terremoto" e indusse 28 delle 309 vittime della tragedia del 6 aprile 2009 «ad abbandonare le misure di precauzione individuali seguite per tradizione familiare in occasione di significative scosse di terremoto, con tragiche conseguenze». Ottimismo da viale Monza a Milano dove i candidati milanesi e i capilista lombardi alle elezioni regionali e politiche del Pdl sono stati presentati alla stampa nella sede del partito. L'appuntamento è stata l'occasione anche per lanciare segnali positivi sul risultato atteso dalla urne e che si sta materializzando sondaggio dopo sondaggio. «Abbiamo recuperato quasi 10 punti in poco tempo», ha detto il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani, citando dati rilevati a livello nazionale. «La partita è assolutamente aperta - ha aggiunto il vice presidente della Camera, Maurizio Lupi - e possiamo vincere non solo il Senato ma proprio le elezioni, se vinciamo in Lombardia». Alla presentazione dei candidati ha portato a sorpresa un saluto anche il segretario della Lega Roberto Maroni che è comune candidato alla presidenza della Regione Lombardia. Poco prima Mantovani aveva spiegato che «cedere alla Lega il candidato presidente della Lombardia ha costituito per noi un sacrificio di presenza in una regione simbolo, ma lo abbiamo fatto perché abbiamo a cuore una visione complessiva del Paese: senza la Lega - ha concluso - non avremmo potuto vincere e oggi con questa coalizione siamo pronti a battere la sinistra». elettori. Così, in una conferenza stampa nella quale si annunciava l'adesione a Rivoluzione Civile di un gruppo di dissidenti di Sel, il leader degli Arancioni partiva all'attacco: «Noi siamo coerenti. Abbiamo detto sin dall'inizio quali sono le nostre scelte e i nostri obiettivi. E ognuno si deve assumere la responsabilità di ciò che fa. Vendola doveva tirarsi subito fuori dalla coalizione di centrosinistra che farà un accordo post-voto con Monti, e non dopo, usando la coalizione come fosse un taxi». Il leader di Sel non tarda a replicare, e ospite a Coffee break su La7, in riferimento alle polemiche con Ingroia, rispolverando ad hoc etica propagandi- stica e vecchie categorie del pensiero polititologico, scomodando addirittura richiami a dannosi «riverberi stalinisti» per lamentare la ricerca di «nemici tra quelli che ti sono più vicini». «Io ho l'ambizione di costruire una scena pubblica senza nemici ma con avversari», ha tuonato retoricamente Vendola, aggiungendo il suo secco – e risentito – no «agli insulti, alla diffamazione e alla contumelia». Poi, dopo voli pindarici nell'aulica dimensione della dissertazione oratoria, anche Vendola è atterrato su più prosaici terreni polemici, chiudendo l'affondo contro Ingroia in videochat, sul sito del Quotidiano Nazionale: «Non so cosa sia quel movimento, una lista che ingloba Idv, Pdci, Prc e Verdi. Non so quale sia il collante, il minimo comune denominatore che li tiene insieme». E commentando prospettive e operato di Rivoluzione Civile ha stigmatizzato ottimista: «Non temo la concorrenza». Agli elettori l'ardua sentenza... Botta e risposta tra Ingroia e Vendola: in scena l'ultima battaglia fratricida nella sinistra Redazione A sinistra si consuma l'ultima guerra fratricida: dopo il glamour mediatico con cui Bersani e Renzi hanno impacchettato ad arte la frattura interna al Pd, amplificata dalle primarie, i fratelli coltelli di turno oggi sono il leader di Sel Nichi Vendola e il numero uno di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, appena uscito malconcio dalla diatriba a distanza con la collega Ilda Bocassini. E nel tentativo di esorcizzare il rischio di cannibalizzazione di voti e immagine, i due Caino e Abele della politica progressista finiscono per alienarsi l'appoggio di militanti interni e di possibili 3 Università, il calo non è omogeneo: le facoltà scientifiche tengono 4 Vittorio Cecchi Gori condannato a 6 anni per il crac della Safin Desiree Ragazzi Le minori risorse delle famiglie e le difficoltà sempre maggiori nel trovare lavoro, spingono i giovani che vogliono continuare gli studi universitari a cercare un corso di laurea che poi sia spendibile sul mercato. L'allarme sul crollo delle iscrizioni universitarie lanciato dal Consiglio universitario nazionale per Datagiovani «è reale» e deve far riflettere sulle scelte operate nel passato dai giovani e sul sistema dell'orientamento agli studi universitari: otto matricole su dieci “scomparse” si iscrivevano infatti a lauree in ambito sociale o umanistico trovano poca spendibilità nel mercato del lavoro. Ma l'area scientifica tiene, e alcune lauree aumentano il loro “appeal”, come l'ingegneria industriale, le scienze agroalimentari e l'ingegneria civile e ambientale. Datagiovani ha fotografato la distribuzione delle immatricolazioni all'università a nove anni di distanza (dall'anno accademico 20032004 al 2011-2012) per area di studi e corso di laurea, secondo i dati dell'anagrafe studenti del ministero. La metà degli studenti “scomparsi” è nelle lauree sociali e oltre il 30% in quelle umanistiche. Nell'area sociale la flessione è stata di quasi Redazione 29mila studenti (-21%) e di oltre 18mila in quella umanistica (28%). Giurisprudenza e scienze della comunicazione sono le due facoltà che perdono in termini assoluti il maggior numero di iscritti con 7.500 iscritti in meno a giurisprudenza e 6.700 nella comunicazione. Ma il record per la flessione in termini percentuali è rappresentato dalle scienze figurative, musicali e dello spettacolo (57%) e le scienze dei beni culturali (-51%), oltre che dalle professioni sanitarie della riabilitazione (-54%). Nel panorama di emorragia di iscrizioni all'università negli ultimi anni, va rilevato, secondo Datagiovani, come il calo di iscrizioni nell'area scientifica vada considerata quasi una tenuta del sistema. Anzi, in vari corsi di laurea la crescita è evidente: l'ingegneria industriale ha registrato un +31% (4.300 iscritti in più), e aumenti importanti si sono realizzati anche nelle scienze agroalimentari (+26%) e in quelle civili e ambientali (+21%). Anche nell'ambito sociale e umanistico qualche progresso in realtà c'è stato: aumentano infatti nel 2011, rispetto al 2003, le immatricolazioni nelle scienze economiche (+9%) e rimangono sostanzialmente stabili quelle nelle lingue e culture moderne (+1%). Il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori è stato condannato a sei anni per il crac da 24 milioni di euro della Safin Cinematografica, società del gruppo fallita nel febbraio 2008. Per Cecchi Gori il pm aveva richiesto una condanna a sette anni. Inflitti cinque anni di reclusione a Luigi Barone, collaboratore di Cecchi Gori, e tre anni a Edoardo De Memme, liquidatore della società. Quattro anni e sei mesi per Giorgio Ghini, ex presidente del collegio sindacale della Safin. Tre anni e mezzo a Micocci e Mattioli, ex componenti del collegio sindacale della Safin. Assolto l'altro liquidatore, Ettore Parlato. La prima sezione ha inoltre stabilito la confisca del capitale sociale delle società “Cecchi Gori, cinema e spettacolo” e New Fair Film. I reati contestati, a seconda delle singole posizioni, sono quelle di bancarotta per distrazione o dissipazione e omesso controllo sulla gestione della società. In particolare, per l'accusa, il dissesto sarebbe avvenuto attraverso lo spostamento dei beni, specie quote azionarie di alcune multisale romane, dalla Safin ad altre società del gruppo. Napoli e di suoi tesserati stranieri – oltre al fuoriclasse argentino, anche i brasiliani Careca e Alemao – per compensi pagati a società estere per lo sfruttamento dei diritti di immagine. «Maradona – ha detto l'avvocato Pisani – è finalmente libero dall'incubo del fisco e dalle strumentalizzazioni a suo carico e ha dato mandato di agire in giudizio nei confronti dell'Agenzia delle entrate e dell'Agente di riscossione per chiedere il risarcimento dei danni personali, all'immagine, patrimoniale e da perdita di chance subiti in questi anni di persecuzione con cartelle pazze: risarcimento per una somma quanto meno equivalente alla stessa pretesa ingiustamente addebitatagli, e cioè quaranta milioni di euro». Ma l'Agenzia delle entrate smentendo le dichiarazioni del legale di Maradona ha precisato che «la Commissione tributaria centrale non ha annullato, né dichiarato estinto, né modificato il debito». E ha sottolineato che è stata anche «rigettata» la richiesta di adesione al giudizio sul Napoli avanzata dal calciatore. L'Agenzia ha anche precisato che «il debito tributario di Maradona è stato ormai confermato da innumerevoli sentenze della giustizia tributaria». Non solo, le Entrate hanno anche annunciato che valuteranno di «avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela della propria immagine per la reiterata diffusione di notizie inesatte». Ma il legale del calciatore ha confermato la sua tesi: «Per ora – ha scritto l'avvocato – secondo l'ultima sentenza dei giudici tributari, anche Maradona è libero dall'accertamento fiscale definitivamente annullato, oltre che oggetto di condono. Smentisco categoricamente il tentativo da parte dell'Agenzia di interpretare diversamente il contenuto del dispositivo della sentenza e di cercare di nascondere la verità». Maradona vince la sua battaglia col fisco. Ma l'Agenzia delle Entrate smentisce Redazione Diego Armando Maradona ha definitivamente vinto la sua battaglia con il fisco italiano. Anzi no. Dopo una guerra giudiziaria durata oltre vent'anni, il Fisco pretendeva da “Pibe de Oro” circa 40 milioni di euro – ieri è arrivato l'annuncio dell'avvocato Angelo Pisani: «Maradona ora può tornare in Italia da uomo libero». La Commissione tributaria centrale, ha riferito il legale, ha confermato la nullità, anche per Maradona, degli accertamenti fiscali eseguiti sul finire degli anni Ottanta a carico della Società Sportiva Calcio Hillary Clinton consegna a Kerry la “road map” dei temi caldi Russia, la leader delle tre Pussy Riot finisce in ospedale Bruna Conte L'avvicendamento da Hillary Clinton a John Kerry si è ufficializzato anche col passaggio delle consegne: fondamentale la “road map” delle zone nevralgiche e dei temi più caldi da monitorare, che il segretario di Stato uscente ha trasferito nelle mani del suo successore. Una dettagliata agenda delle priorità con cui affrontare i problemi più urgenti attualmente sullo scacchiere mondiale: dalla crisi in Siria al nucleare iraniano, dall'Africa del Nord all'Afghanistan, passando per la Corea del Nord. E allora, a proposito della Siria, parlando alla stampa internazionale la Clinton ha spiegato come dopo 22 mesi di conflitto e almeno 60.000 morti, «le peggiori previsioni su ciò che potrebbe accadere, sia dentro sia fuori la Siria, fanno parte ora del regno del possibile». Del resto – come ha precisato l'ex membro della Casa Bianca – la situazione è ulteriormente aggravata dal ruolo di appoggio esterno garantito a Damasco da Iran e Russia. E se sul fronte del programma nucleare iraniano la Clinton si è detta favorevole al proseguimento della strategia americana che prevede l'imposizione di sanzioni economiche sempre più rigide contro Teheran, per cercare di portarla al tavolo dei negoziati, sulla minaccia rilanciata di Pyongyang di effettuare un nuovo test nucleare in segno di sfida agli Usa, l'ex segretario di Stato ha usato toni più pressanti, definendo il dossier inerente alla scottante questione, «prioritario e veramente preoccupante». Sulle aree ne- 5 Franco Bianchini vralgiche di Mali e Nord Africa, infine, la Clinton ha ribadito come e quanto Washington abbia preso coscienza, specie dopo l'attacco contro il consolato Usa di Bengasi in Libia, l'11 settembre 2012, della forza degli islamisti armati nell'Africa del Nord e sub-sahariana, in particolare di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico. Per quel che concerne il Mali, invece, dove gli americani appoggiano l'azione Francese, ma si rifiutano di intervenire militarmente, il segretario di Stato uscente ha accolto con favore la «formazione di una coalizione internazionale». Sull'altro punto urgente all'ordine del giorno da segnalare alla nuova agenda di Kerry, infine, il ritiro militare degli Stati Uniti dall'Afghanistan alla fine del 2014: uno degli argomenti spinosi del secondo mandato del presidente Obama. Emicranie e affaticamento: Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, la leader delle tre Pussy Riot condannate a due anni per una dissacratoria preghiera punk anti-Putin nella cattedrale di Mosca, è finita in ospedale. Per accertamenti, ha spiegato genericamente il marito Piotr Verzilov. «Non è ammalata, è stata ricoverata su richiesta sua e del suo avvocato per degli esami medici in un ospedale per detenuti», ha precisato Marina Khanieva, portavoce del servizio carcerario della Repubblica di Mordovia, dove è detenuta la giovane. Ma la prima a dare la notizia, parlando alla tv indipendente “Dozhd", è stata Iekaterina Samutsevich, l'unica delle tre accusate ad avere ottenuto la sospensione condizionale della pena: "«Nadezhda soffriva di mal di testa sin dalla prima udienza del processo e questo potrebbe essere sintomo di una grave malattia», ha spiegato. Anche il suo avvocato, Irina Krunova, ha confermato: «Si è lamentata a più riprese di mal di testa dalla primavera del 2012, quando era ancora in detenzione provvisoria. In prigione questi mal di testa sono diventati più forti». Un medico che l'aveva visitata a dicembre aveva affermato che era necessario fare esami supplementari, compresa una risonanza magnetica e una encelografia. Messico, si scava tra le macerie del grattacielo. Ma le speranze sono ridotte al lumicino Liliana Giobbi Non si smette di scavare a Città del Messico, tra le macerie della Torre Pemex – il grattacielo quartier generale dell'omonima compagnia petrolifera statale del Paese – nella speranza di trovare superstiti rimasti intrappolati nell'edificio a causa dell'esplosione che ha provocato almeno 25 morti e oltre cento feriti. Speranza che però è ridotta al lumicino. Ai piedi del grattacielo di 211 metri le telecamere tv riprendono scene di tensione, caos e panico, mentre le squadre dei soccorsi rimuovono le macerie e gli inquirenti esaminano il sito alla ricerca di possibili indizi che permettano di stabilire le cause della tragedia. L'origine dell'esplosione non è ancora chiara: l'ipotesi del sabotaggio è stata scartata e Luis Felipe Puente – coordinatore della Protezione Civile – ritiene che si sia trattato di una fuga di gas. Secondo la stessa Pemex, invece, la sciagura potrebbe essere stata provocata da un problema nell'erogazione dell'elettricità. L'esplosione, che ha distrutto almeno due piani del grattacielo di oltre cinquanta piani, segue un incendio a un im- pianto di gas della Pemex vicino a Reynosa (nord) che lo scorso settembre ha ucciso trenta persone. «Lavoreremo a pieno ritmo per capire esattamente cosa è successo ed eventuali responsabili dovranno rispondere delle loro azioni davanti alla giustizia», ha detto alla stampa il presidente del Messico, Enrique Pena Nieto, prima di visitare i superstiti ricoverati in ospedale. Da parte sua, la Pemex ha reso noto che l'esplosione non interromperà le attività del gruppo. La Torre Pemex, di 54 piani, può ospitare fino a undicimila persone. Il grattacielo – costruito in cemento, acciaio e alluminio – è circondato da edifici che ospitano numerosi uffici, un grande centro commerciale e una delle sedi della centrale elettrica messicana. Genova, il Pdl contro le barriere architettoniche 6 Redazione La Giunta di centrosinistra che amministra Genova si è sempre mostrata sensibile al tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche, ma con quali risultati? Se lo chiede Stefano Balleari, consigliere comunale del Pdl, che in proposito ha presentato una mozione con particolare riferimento ai semafori sonori per gli ipovedenti, di cui sollecita una veloce realizzazione. «Sia nella amministrazione Pericu, che in quella della Vincenzi – ricorda Balleari – è stata avviata una concreta campagna per lʼabbattimento delle barriere architettoniche sul territorio cittadino e nei luoghi più frequentati dal pubblico. Le barriere architettoniche limitano la mobilità di oltre 3 milioni di persone e precisamente, secondo una ricerca dellʼUnione Europea del 2003, circa il 20% della popolazione del nostro continente sarebbe coinvolta in modo più o meno diretto nelle limitazioni derivanti dalla presenza di barriere». Ma cosa si in- tende per "barriera"? «Una condizione che rende difficile o impossibile il raggiungimento di un obiettivo. Per alcuni – continua Balleari – le barriere rappresentano un limite alla vita quotidiana, un ostacolo non aggirabile, che impedisce loro di compiere anche le azioni più comuni. Nello specifico quelle architettoniche dividono e discriminano non solo le persone con disabilità, ma anche i soggetti con ridotta capacità di movi- mento, come gli anziani con difficoltà deambulatoria, le persone obese, i genitori con i passeggini e, più in generale, chiunque si trovi in una situazione di disagio motorio anche soltanto momentaneo. Tenuto conto delle diverse classificazioni dei soggetti disabili – sottolinea l'esponente del Pdl – nel caso diretto ai cittadini ciechi o ipovedenti lʼinstallazione di semafori sonori rappresenta un abbattimento delle barriere. Già nella Giunta Vincenzi, nel 2010, un obbiettivo dellʼallora assessore alle Manutenzioni, Elisabetta Corda, era quello di installare i semafori sonori. Ad oggi ci sono già 25 segnalazioni da parte dellʼUci (Unione Cechi Italiana) di attraversamenti a rischio sul territoriogenovese, attraversamenti che dovrebbero essere provvisti di semafori sonori». Ma queste segnalazioni, pur essendo state comunicate agli uffici competenti, non hanno ottenuto finora alcun esito. Bitonto: bocciato il sindaco ecologista Redazione Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. La notizia è ghiotta: Mike è rimasto senza bike. Il primo cittadino di Bitonto (Bari), Michele (Mike) Abbaticchio, che ha connotato fortemente la sua campagna elettorale in senso ecologista per mezzo della bicicletta, veicolo “pulito” per eccellenza, ha registrato ben due flop proprio nellʼambito ciclistico. Il primo è il Premio Comune Biciclone, che potrebbe sembrare un punto di merito per lʼattuale amministrazione di centrosinistra, se non nascondesse una palese menzogna. «Il questionario, che Legambiente ha consegnato al nostro Comune, affinché venisse compilato in ogni suo punto, riguardava lʼattività svolta durante lʼanno 2011, quando ancora Abbaticchio e compagni dovevano salire le scale di Palazzo Gentile», commenta il consigliere comunale Domenico Damascelli, capogruppo del Pdl. E, aggravante non da poco, per ottenere tale riconoscimento sono state indicate iniziative in realtà mai realizzate, come un ser- vizio di bike sharing e, in alcuni punti della città, presunti controlli elettronici ai varchi di Ztl e isole pedonali con dissuasori automatici a scomparsa. Niente di tutto ciò ha visto la luce. «Ora, per di più, giunge unʼaltra brutta nuova, che noi, certo, accogliamo con rammarico, ma pure con tante perplessità – continuano Damascelli e Carmela Rossiello del gruppo consiliare del Pdl – Lʼamministrazione bitontina è rimasta senza finanziamenti per il progetto – che avrebbe consentito di dotarsi di prototipi di bicicletta a pedalata assistita ad alto rendimento e ad emissioni zero sviluppato da Ducati Energia–Ebike0. Zero, appunto, come i danari che non arriveranno». Davvero strano, questo, per unʼamministrazione che sʼera presentata come esperta nel reperire i fondi esterni. «Così, la mobilità nella città resta insostenibile e le casse del Comune si rimpinguano solo con i fondi interni, quelli dei cittadini, cioè lʼImu su prima e seconda casa, ad aliquote dolorosamente massime: il sangue dei cittadini», conclude Damascelli. Cappellacci: i talassemici sardi chiedono giustizia Redazione «Desidero richiamare lʼattenzione sulla situazione in cui si trovano i talassemici sardi e, più in generale, tutti i “soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti”, ovvero tutti coloro che, a seguito di trasfusioni necessarie e vitali per la loro stessa esistenza in vita, hanno contratto, tra gli anni ʻ70 e ʼ90, patologie infettive croniche ed irreversibili come epatiti e Aids, compromettendo inevitabilmente le loro già precarie condizioni di salute». Inizia così la lettera inviata al presidente Monti e al ministro Balduzzi dal presidente della Giunta di centrodestra che governa la Sardegna, Ugo Cappellacci, in accordo con lʼassessore De Francisci, per sollecitare un intervento sulla questione relativa ai sardi danneggiati da trasfusione di sangue o somministrazione di emoderivati infetti. «Storicamente – prosegue il presidente nella missiva - la talassemia o anemia mediterranea è una patologia fortemente radicata in Sardegna e colpisce nellʼisola circa 1000 persone, 600 delle quali, purtroppo, sono vittime dei cosiddetti “danni da trasfusione”. Ad essere rivendicato dalla moltitudine dei soggetti affetti da tale patologia non è il diritto ad usufruire delll'“indennizzo” con funzione assistenziale previsto espressamente dalla legge n. 210/1992, bensì il diritto a che siano definite le azioni giudiziarie pendenti, intentate da anni nei confronti del ministero della Salute, per vedere riconosciuti i loro diritti. Solo gli emofiliaci sono stati risarciti nel 2003. Per gli altri malati, ma soprattutto per i talassemici sardi, le azioni promosse si trascinano ormai da anni e avrebbero potuto trovare soluzione in specifici accordi transattivi con il ministero, attraverso la presentazione delle singole istanze di partecipazione entro il termine perentorio del 19 gennaio 2009. Ad oggi tali transazioni non sono state ancora concluse con grave nocumento per i malati e per le proprie famiglie». Casa dolce casa: in un film il dramma dell'occupazione selvaggia Priscilla Del Ninno Il diritto alla casa nell'era dell'Imu, dell'occupazione selvaggia, della crisi immobiliare: dalla realtà della cronaca alla verità teatrale e, ora, il debutto sul grande schermo grazie alla pellicola tragicomica con cui l'attore Rolando Ravello esordisce nella regia. Si tratta di Tutti contro tutti, in sala a partire dal 28 febbraio, commedia che vanta un cast composto dallo stesso Ravello, Kasia Smutniak, Marco Giallini, Stefano Altieri, Lorenza Indovina, Ivano De Matteo, che punta i ri- flettori su uno dei problemi più gravi tra i tanti che affliggono gli italiani – e quello della casa è in testa a tutte le classifiche di crisi economiche e difficoltà familiari – specie dopo la stangata comminata con l'Imu dal governo Monti ai danni dei proprietari di un immobile, una patrimoniale camuffata imposta senza le opportune differenziazioni fiscali. Casa dolce casa, insomma, un bene caro da mantenere e un lusso da difendere: cosa succederebbe – si chiede dunque Ravello nel suo Tutti contro tutti – se tornando a casa, un modesto appartamento di periferia, una famiglia come tante, trovasse l'abitazione occupata, la serratura cambiata e sconosciuti abusivamente all'interno? È la surreale situazione – ma poi neanche tanto considerando che la cronaca spesso racconta del “furto delle case” come di una pratica diffusa nei palazzoni popolari delle nostre città – con cui si trovano a fare i conti i protagonisti del film, al rientro domestico dopo i festeggiamenti della prima comunione del figlio. Da quel momento inizierà una personalissima battaglia ingaggiata dai legittimi proprietari con- 7 tro gli occupanti per la riacquisizione di un diritto fondamentale – ciclicamente messo in discussione da tasse e odiose gabelle – una guerra senza esclusione di colpi che inizia con l'occupazione del pianerottolo. Lo scontro tra nuovi poveri è solo all'inizio... Lettere Napoli perde persino il chioschetto “Chiquitos" A Napoli si è distrutto il noto chioschetto “Chiquitos" in seguito a un incendio che subito si è ritenuto doloso, mentre da un'attenta analisi non lo è. Nessuno però ha riflettuto sul fatto che la politica fiscale di Monti ha messo talmente in ginocchio il commercio, specialmente quello piccolo di bottega o artigianale, che diventa impossibile mantenerlo in sicurezza e garantire ogni intercambiabilità, sempre per una questione di costi. Bruno Russo La trasmissione "Mistero" e le anime dei defunti Con sempre maggiore frequenza la trasmissione “Mistero" sta ospitando sensitivi, medium, “ghostbuster” e operatori dellʼocculto. In ogni puntata viene ipotizzato che le anime dei defunti abbiano facoltà di sostare nei luoghi dove sono trapassate. Mediante lʼausilio di apparecchiature elettroniche, ai telespettatori vengono fornite inconfutabili prove dellʼesistenza delle anime vaganti. Ma io non ci credo. Gianni Toffali Il giudizio di Berlusconi su Mussolini era articolato Da De Felice in poi, quel giudizio articolato di Berlusconi sul fascismo e su Mussolini si è affacciato perfino nella storiografia più di sinistra, in base alla constatazione che il regime del Duce godette a lungo di un reale consenso popolare, fino al punto di indurre, al suo culmine e cioè in occasione della “conquista dellʼImpero”, i comunisti di Togliatti ad inviare ai “fratelli in camicia nera” una calorosa lettera aperta in cui si rimarcavano i tratti comuni delle rispettive ideologie. Giuseppe Sagliocco Il taglio dei corsi di laurea “inutili" Iscritti e corsi di laurea in netto calo colpa del taglio dei fondi e delle rette che continuano a salire in un periodo in cui le famiglie fanno fatica a campare. Ci andava un ridimensionamento, non si poteva continuare a tenere in piedi corsi insignificanti frequentati da meno di 10 persone. Sarebbe interessante capire in quali facoltà si sono maggiormente concentrati i cali. Elso Noro Il globalismo comincia a fare davvero paura Il termine globale, che sembra alludere ad una circostanza sinistra (e ricorda molto le cause relative alla scomparsa dei dinosauri sulla terra), mi procura un senso di orrore e di impotenza.Globali, sono gli interessi di pochi, a scapito di tutti gli altri. Gianni Tirelli Il problema delle candidature nella Lega Oggi su "Repubblica" ho letto della lista Lega con la candidatura di Bernardini al Senato, e che nel caso di un risultato posisitivo in Regione potrebbe salire l'ex leghista Mambelli, che oltre essere amico di Baldini ricopre anche il ruolo di vicepresidente nell'associazione Libertà e Futuro di cui il presidente è Daniele Baldini che risulta essere nel Fli con un ruolo dirigenziale. 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