newsletter 18-2015

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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
IMMOBILISMO
Ormai è chiaro. Lo sdrucciolevole crinale che separa i due versanti è composto soltanto
dalla nostra capacità di ascoltarci. O anche solo di incuriosirci. Intelligenza sociale, sì certo.
Ma anche qualcosa in più. La predisposizione – non dico a cambiare la propria idea – ma
almeno a comprendere quella degli altri. A maggior ragione, se di persone che reputiamo
autorevoli. Ricordo una stupenda considerazione di Karl Popper, che in passato usai
qualche volta anche per provare a dirimere questioni piuttosto delicate:
“Io posso avere torto e tu puoi avere ragione, ma per mezzo di uno
sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità”. Karl Popper (1902-1994)
Potente come poche altre, no? Se non ricordo male, mi ci imbattei
quando ancora studiavo alle superiori, nel libro “Il mito della cornice”.
Mamma mia, saranno passati vent’anni, o forse addirittura qualcuno di
più! Da allora non è più andata via. Ed è tutto lì dentro, in fondo, il
segreto della pace, l’elisir dell’armonia, la frontiera della reciprocità. Torto e ragione.
Sforzo comune. Avvicinamento. Verità. Sembrerebbe tutto così facile, eppure…
Quante volte ogni giorno incrociamo sulla nostra strada individui che proprio non vogliono
sentirne parlare di.. avvicinarsi. Le stellette che ostentano sulle mostrine della giacca, il
titolo onorifico sui loro biglietti da visita, il rango sociale propagato dai loro organigrammi…
e tutti quei simulacri di gerarchia posticcia che impediscono di avvicinarsi. E che, anzi,
impongono sempre di farlo fare alla controparte, il primo passo!
Anche se la considerano intelligente, matura, responsabile. E allora il primo passo finiremo
per farlo noi. Noi intelligenti, maturi e responsabili. Perché così, vedendo che ci muoviamo,
saranno poi loro ad accennare una mossa verso di noi, incamminandosi nella nostra
direzione. E invece… no! Avendo visto il nostro primo passo, ne pretenderanno un altro. E
un altro ancora. Finché noi saremo soltanto un’inutile e frivola appendice della loro
volontà.
E allora eccolo, quel crinale. Fermo e imperturbabile da millenni. A sancire chi è disposto a
muoversi e chi no. Chi ad ascoltare e chi a proclamare. Chi ad obbedire e chi a comandare.
Chi a interrogarsi e chi ad esclamarsi. No, non funziona più così. La pazienza è esaurita,
ormai. Sono le due metà del mondo. E appaiono nuovamente inconciliabili. Chi,
credendoci, cerca la verità come dice Popper. E chi, irridendola, si approfitta degli altri. E
allora no, mi spiace. Fate come volete, ma con chi non si muove le comunicazioni le
interromperò anch’io. Fate come volete, ma lasciate che anch’io faccia come voglio. Fate
come volete.
Lavorate pure fino alle otto di sera e scambiatevi mail alle due del
mattino. Ma non storcete il naso perché ho dato un calcio al mio posto
fisso per tracciare un orizzonte finalmente compatibile con i miei valori.
Nutritevi fino alla nausea dei prodotti preconfezionati del
supermercato. Ma non liquidate con una scrollata di spalle chi sostiene
la filiera corta e acquista solo prodotti locali. Assumete liberamente farmaci e imbottitevi di
psicotropi fino a smarrire ogni contatto con la realtà.
Ma non screditate chi pratica yoga, meditazione o, più in generale, sceglie di affidarsi ai
rimedi omeopatici. Pagate pure le rate del mutuo per possedere una casa di duecento
metri quadri in cui non abitate mai perché siete in ufficio. Ma non stupitevi di chi si fa
bastare un quarto di quello spazio per dedicare i soldi risparmiati, magari, alla
contemplazione di un filo d’erba.
Vaccinate con disinvoltura i vostri figli,
riempiendo i loro piccoli corpi di ogni possibile
poltiglia chimica. Ma non permettetevi di
screditare chi, argomentando la rischiosità di
questa opzione, sceglie di non farlo.
Credete alla sottocultura mainstream che vi propinano i mezzi di distrazione di massa. Ma
toglietevi quello sguardo da trote lesse quando v’imbattete in qualcuno che, non
possedendo la TV, si documenta solo su canali alternativi. Vestitevi sempre all’ultima moda
ostentando trionfalmente il vostro effimero appeal. Ma non stupitevi se vengo ai vostri
sfavillanti incontri indossando la stessa felpa che possiedo da anni.
Votate i funamboli dialettici che vomitano le loro imbalsamate ovvietà, in cui dipingono un
mondo che non c’è più e vi esonerano da ogni scelta. Ma non osate balbettare una mezza
sillaba di fronte a chi non ha messo la croce su una scheda elettorale solo perché ha scelto
di votare ogni singolo giorno.
Fatevi rubare il tempo dalla Tecnologia e prostratevi alla possibilità di avere tutto, di
possedere cento identità diverse e di andare dovunque. Ma non azzardatevi a dirmi “non
ho tempo”. Perché, come tutte le cose, anche il tempo ha un prezzo. E la verità è che, a
girare quel cartellino, a qualcuno tremano forse le dita.
(da Low Living High Thinking – aprile 2015)
L
L’UNICA GRANDE OPERA NECESSARIA:
L’ IDROVIA PADOVA – MARE
BASTA ALLUVIONI!!!
BASTA INQUINAMENTO!!!
Con il completamento dell’Idrovia avremo:
•
•
•
•
L'opportunità di salvaguardare dalle alluvioni le grandi
aree del Padovano, del Veneziano e del Mirese;
Grandi vantaggi per l’ambiente con il trasporto delle merci
su chiatte fluviali (meno camion = meno inquinamento) e
con la creazione di un grande corridoio ecologico;
Una straordinaria riserva d’acqua per l’irrigazione nei
periodi di siccità;
Un efficace contrasto all’erosione della Laguna di Venezia.
L’IDROVIA NON È UN FIUME MA UN CANALE CHIUSO CHE
SCORRE IN LAGUNA SOLO IN CASO DI PIENE CONTEMPORANEE DEI FIUMI
BACCHIGLIONE E BRENTA.
INCONTRI CON I CITTADINI E GLI AMMINISTRATORI
Serate di confronto sull’idrovia Padova Mare
QUESTI I PROSSIMI INCONTRI:
7 MAGGIO – ORE 21.00 – Piove di Sacco (PD)
Sala Auditorium “Papa Giovanni Paolo II°” Via Ortazzi, 9
15 MAGGIO - ORE 21.00 – Ponte San Nicolò (PD)
Centro Civico “M. Rigoni Stern” Piazza Liberazione, 1
I PRECEDENTI INCONTRI SI SONO SVOLTI A:
Caselle di Selvazzano il 10 aprile
-
e a Strà il 17 aprile
PROGRAMMA delle SERATE:
- Lo stato attuale del progetto e del suo iter;
- Le nostre richieste per la sicurezza idraulica e l’idrovia;
- Discussione: interventi degli amministratori e dei cittadini;
- Conclusioni ed azioni future;
Presentazione – con l’Autore Emanuele Martino – del volume “Il progetto d’acqua
nello spazio urbano”.
ORGANIZZAZIONE:
Legambiente Veneto con i circoli di Venezia, Padova, SaonaraVigonovo “La Sarmazza”,
Selvazzano, Piove di Sacco – CIA Confederazione Italiana Agricoltori Veneto - Acque Urbane Ponte San
Nicolò – Comitato
spontaneo alluvionati Montegrotto
Terme - C.S.T. Comitato Salvaguardia del
Territorio Selvazzano e Rubano, Comitato
Intercomunale Brenta Sicuro.
UN MILIARDO E MEZZO DI PERSONE VIVE CON MENO DI 1,25
DOLLARI AL GIORNO
Un nuovo studio dell’Overseas Development Institute (ODI) inglese riporta che un
miliardo e mezzo di persone al mondo vive con meno di 1,25 dollari al giorno, un
numero già più alto di quello che era stato stimato dalla Banca Mondiale.
«Un quarto di persone in più rispetto a quanto
stimato» affermano i ricercatori. Ma pare che i numeri
siano comunque ancora sottostimati e c’è chi pensa
che a essere costretti a vivere con meno di 2 dollari al
giorno siano 2,5 miliardi di persone sul pianeta.
Le classi sociali più povere (i senza casa o chi vive in
situazioni di guerra e di grande pericolo cui i ricercatori
non hanno avuto accesso) non rientrano nel calcolo.
Elizabeth Stuart, la prima firmataria del rapporto, ha
dichiarato al sito web World Socialist che la non totale aderenza alla realtà dei dati su
povertà e mortalità infantile e materna è già di per sé un elemento significativo. Se si
definisse povertà vivere al di sotto dei 5 dollari al giorno, allora quattro miliardi di persone
nel mondo, cioè due terzi della popolazione planetaria, vi ricadrebbe. Eppure, come
commenta la giornalista Zaida Green, i multimiliardari intramontabili continuano a guidare
auto di superlusso, ad avere lo yacht e un numero record di appartamenti costosissimi.
La Banca Mondiale ha fatto la sua scelta e cioè di praticare continuamente iniezioni di
enormi quantità di denaro nei forzieri dell’aristocrazia finanziaria mentre il grosso
dell’umanità lotta per la sopravvivenza tra povertà, austerità e guerre.
In marzo la rivista statunitense di economia e finanza Forbes ha riportato che il
patrimonio netto dei miliardari nel mondo ha raggiunto nel 2015 un nuovo record: 7,05
trilioni di dollari. Dal 2000 il loro “benessere” è aumentato di otto volte. La rivista ha
raccontato che malgrado la caduta dei prezzi del petrolio e la debolezza dell’euro, l’indice
della ricchezza in mano a pochi nel mondo continua ad aumentare. La quantità di ricchezza
controllata dall’1% della popolazione è maggiore di quanto posseduto dal 99%, stando ai
dati Oxfam.
Nei giorni scorsi il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso il suo World Economic
Outlook, secondo cui non si farà più ritorno, per un periodo indefinito, agli indici di crescita
economica registrati prima della crisi finanziaria del 2008. Cioè, chiariamoci e
definitivamente, la crescita di prima NON TORNERA’ MAI PIÙ. Malgrado le multinazionali
abbiano un sacco di soldi, gli investimenti privati sono crollati e il rapporto dice
chiaramente come governi, banche centrali e decisori politici pensino, in generale, soltanto
all’arricchimento della elite finanziaria globale, a spese delle forze del mondo produttivo e
delle popolazioni.
Ad inibire studi che mostrino la faccia sconvolgente della povertà sono gli abissali livelli di
disuguaglianza, lo spreco di risorse in infrastrutture, l’erosione degli standard di vita di
lavoratori e giovani. Perché non c’è l’interesse a che tutto ciò si sappia. Lo studio ODI
sottolinea anche come oltre 100 paesi non abbiano un sistema funzionante di egistrazione
delle nascite o delle morti, non calcolino con accuratezza i dati sulla mortalità infantile e
materna. Ventisei nazioni non raccolgono i dati sulla mortalità infantile dal 2009.
Le stime della povertà sono poi ulteriormente inficiate dal disaccordo che c’è sulla
definizione stessa di povertà. Alcune organizzazioni non governative hanno fissato la loro
soglia. In Thailandia la soglia ufficiale è di 1,75 dollari al giorno,mentre comunità urbane
l’hanno fissata a 4,74: ovviamente questo porta a percentuali di povertò che variano
dall’1,81% al 41,64%. Le guerre e altri conflitti violenti hanno un effetto devastante,
creano zone impenetrabili dove accade di tutto.
I soldi spesi per le guerre potrebbero servire ad alleviare la miseria. Gli Stati Uniti hanno
speso 496 miliardi di dollari per la difesa l’anno scorso; secondo la United Nations Food
and Agriculture organization «il mondo avrebbe bisogno di 30 miliardi di dollari all’anno
per eradicare la fame». Diciamo quindi "grazie" al sistema capitalistico, il cui solo
obiettivo è di arricchire l’oligarchia finanziaria che domina la società a spese
della stragrande maggioranza dell’umanità.
(da Il Cambiamento – aprile 2015)
Queste sono notizie poco rassicuranti: nuovi OGM autorizzati al commercio nell'UE..e noi
che pensiamo di liberarcene!! La lotta è proprio dura…
Poi un Comunicato Stampa della Commissione Europea da leggere bene per capire
che infine... ci hanno ingabbiati! Autorizzano nuovi OGM (vedi sopra) e poi dicono di
lasciare gli Stati membri "liberi" di decidere… ma attenzione: non per motivi di salute e di
ambiente… eh no! Perchè a questo ci pensa già l'Efsa... non vi preoccupate!!
E più ce ne sono e maggiormente difficile è poi ottenere l'autorizzazione
per non volerli! Tante cose dette da Franco Trinca e dalla sua associazione pian
piano si rivelano…
OGM, LA COMMISSIONE UE ACCELERA:
OK IN BLOCCO A 19 NUOVI PRODOTTI
Politica delle "mani libere" dopo la proposta sui divieti
d'uso nazionali.
Bruxelles accelera le "pratiche" OGM: la Commissione
europea ha infatti dato l'autorizzazione finale, in blocco, per
19 nuovi prodotti OGM da commercializzare nel mercato Ue,
nonostante non abbiano mai ottenuto la maggioranza
qualificata da parte degli Stati membri.
In 10 casi si tratta di nuove autorizzazioni, 7 sono rinnovi di autorizzazioni esistenti e altri
due casi riguardano il via libera a varietà OGM di garofani, non per uso alimentare quindi.
La Commissione ha il potere di adottare essa stessa le proposte di autorizzazione quando
non vi sia una maggioranza qualificata contraria da parte degli Stati membri. Fra i 19 OGM
che saranno autorizzati, vi sono sette varietà di cotone (una delle quali comprende anche
un olio di cotone), cinque di soia, tre di mais e due di colza.
Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, aveva promesso di cambiare la
procedura, per renderla più democratica, visto che oggi, in pratica, i nuovi prodotti OGM
sono approvati non dalla maggioranza dei paesi, ma da una "minoranza di blocco" che non
ne permette la bocciatura. Ma invece di rispettare la promessa di Juncker, cambiando
questo anomalo meccanismo di voto usato nelle decisioni esecutive e applicando la
normale procedura della co-decisione legislativa (se c'è la maggioranza qualificata
favorevole si approva, se non c'è si boccia la proposta), la Commissione è ricorsa a un
"escamotage".
L'Esecutivo comunitario ha proposto infatti una modifica delle norme sull'autorizzazione
degli OGM che prospetta per gli Stati membri la possibilità (per ora solo teorica, visto che
le modifiche potrebbero essere bocciate dal Consiglio Ue e dal Parlamento europeo) di
decidere dei "divieti d'uso" nazionali. Messa sul tavolo questa proposta, la Commissione
considera ora di avere le "mani libere" per poter approvare tutti i prodotti OGM senza più
preoccuparsi del fatto che la maggioranza (seppure non qualificata) degli Stati membri sia
contraria. Ai paesi che dovessero protestare per la "forzatura" (che comunque è legittima,
secondo le attuali regole UE), Bruxelles potrà rispondere che non si impone loro nulla,
perché avranno la possibilità di chiedere l'opt-out.
Inoltre, con l'approvazione in blocco di tutti i dossier, che erano rimasti bloccati a volte per
anni, è evidente anche l'intenzione della Commissione di tacitare i malumori dei paesi
esportatori di OGM, che non vedono di buon occhio le nuove norme sui divieti nazionali.
L'ultima approvazione di un nuovo prodotto OGM nell'UE risale al novembre 2013. I
prodotti OGM importati in Europa sono quasi esclusivamente mangimi per animali. L'UE
importa ogni anno 32 milioni di tonnellate di soia per i mangimi dei propri allevamenti, e il
90% di questa soia (proveniente soprattutto da Brasile, Argentina e Usa) è geneticamente
modificata.
Per quanto riguarda gli alimenti, invece, la presenza di prodotti OGM sul mercato europeo
è pressocché nulla, a causa dell'obbligo UE di indicare in etichetta la presenza di materiale
proveniente o derivato da OGM, se è superiore allo 0,9% del totale in ogni ingrediente.
Vista l'avversione generalizzata dai consumatori, le grande distribuzione ha praticamente
escluso dal commercio i prodotti con questo tipo di etichetta.
(da Askanews.it – aprile 2015)
NON SIAMO CONDANNATI A MANGIARE OGM: SPETTA A NOI
CONSUMATORI LA DECISIONE FINALE.
«L’offensiva contro l’agricoltura di qualità è ormai così sfacciata e radicale. Con queste
decisioni sugli OGM da un lato e le negoziazioni sul Ttip dall’altro, non resta – al cittadino –
che condurre una resistenza altrettanto radicale. Politicamente, smettiamo di concedere
fiducia a chi non sembra avere altro riferimento se non le multinazionali che ogni giorno
minano la nostra salute e il nostro pianeta con il loro modo di trattare il cibo come merce.
Privatamente attrezziamoci per riuscire a scegliere il nostro cibo, per conoscere
esattamente cosa mangiamo, per prenderci cura di noi stessi e degli altri, dal momento
che chi ci rappresenta non ha nessuna intenzione di farlo.
I produttori di cibo di qualità sono tanti e sono sempre più facilmente raggiungibili.
Affidiamoci a loro. E pretendiamo, su tutto il cibo in commercio, etichette che raccontino
con chiarezza le origini geografiche e agricole di ogni singolo ingrediente. Non è vero che
ormai siamo condannati a mangiare OGM: se i cittadini non li acquistano chi li produce non
avrà alcun interesse a coltivarli».
Con queste parole Cinzia Scaffidi, vicepresidente di Slow Food Italia, commenta la
decisione della Commissione Europea che autorizza l’immissione sul mercato dell’Unione di
19 (di cui 10 a uso alimentare) nuovi prodotti biotech (tre tipi di mais, cinque di soia, due
di colza, sette di cotone e due fiori ornamentali recisi). Questo provvedimento, apre le
porte a una nuova ondata di prodotti Gm, e non tiene conto dei voleri dei cittadini sempre
meno propensi ad accettare questa tecnologia applicata in alimentazione. La cosa che poi
fa riflettere è la fretta con cui questo provvedimento è stato assunto.
Infatti «Questi prodotti biotech sono stati sottoposti al voto degli Stati membri, che non
hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per una decisione favorevole o
contraria» (Ansa) e quindi è intervenuto direttamente lo stesso l’esecutivo, che pochi
giorni fa aveva promesso di cambiare le regole sull’autorizzazione all’ingresso di nuovi
prodotti OGM sul mercato se questi non avevano il consenso della maggioranza dei Paesi.
«La strategia UE che sembra delinearsi non è quella che concede maggiore autonomia agli
Stati membri, ma - al contrario - cerca di metterli sotto pressione varando provvedimenti
pro OGM a raffica creando oggettive difficoltà nel legiferare nei tempi necessari» conclude
Slow Food.
(da Slow Food – aprile 2015)
CON LA PARITÀ DI GENERE SI POTREBBERO SFAMARE 150 MILIONI DI
PERSONE IN PIÙ e OXFAM LANCIA LA PROPRIA CAMPAGNA : «IN UN
MONDO IN CUI REGNA L’ABBONDANZA, 805 MILIONI DI PERSONE NON
HANNO ABBASTANZA CIBO»
SE DONNE E UOMINI AVESSERO GLI STESSI DIRITTI, IL MONDO
AVREBBE MENO FAME
Ancora oggi una persona
donne per la maggior
Paradossalmente, il 98%
agricoltura e allevamento
su nove nel mondo soffre la fame. Sono 805 milioni di persone,
parte, che il mondo più fortunato non deve abbandonare.
di chi fa ancora i conti con una cronica carenza di cibo vive di
nei paesi in via di sviluppo.
Moltissime sono donne, costrette a lottare ogni giorno per sfamare la propria famiglia. Se
avessero stessi diritti e stesse opportunità degli uomini, si potrebbero sfamare 150 milioni
di persone in più e ridurre la fame del 19%. Per loro OXFAM lancia la Campagna di
raccolta fondi SFIDO LA FAME, grazie alla quale dal 26 aprile al 10 maggio sarà possibile
donare un aiuto (di € 2, 5 o 10) con un SMS solidale o chiamata da fisso al 45509.
«La fame può essere sconfitta. I dati mostrano che
sono stati fatti molti progressi negli ultimi 20 anni, ma in
un mondo in cui regna l’abbondanza, 805 milioni di
persone che non hanno abbastanza cibo ogni giorno,
sono 805 milioni di troppo – dice Maurizia Iachino,
presidente di Oxfam Italia – Le donne rappresentano i
2/3 degli agricoltori più poveri al mondo.
Nell’anno di Expo2015, a cui Oxfam parteciperà con
eventi dedicati ai temi del diritto al cibo e della giusta
alimentazione, rinnoviamo con forza ancora maggiore il
nostro sostegno al diritto delle donne ad avere accesso alle risorse, alla terra, al credito,
alla formazione. Con la campagna SFIDO LA FAME quest’anno siamo al loro fianco in
Paesi come Ecuador, Haiti e Sudan. Colmare il divario tra uomini e donne in termini di
opportunità e di accesso alle risorse diviene sempre più urgente e potrebbe salvare dalla
fame fino a 150 milioni di persone».
Oxfam Italia utilizzerà i fondi raccolti dalla campagna SFIDO LA FAME per dare
opportunità alle donne più povere e vulnerabili di avere piena autonomia decisionale ed
economica, permettendo loro di condurre una vita più dignitosa producendo reddito per
sfamarsi e provvedere ai bisogni delle proprie famiglie.
Con un contributo di:
• 2 euro sarà possibile fornire a una donna i semi necessari che le permetteranno di
garantire cibo ai suoi figli per un’intera stagione;
• 5 euro sarà possibile garantire a una donna 10 piante resistenti alla siccità, per
diversificare i raccolti e sconfiggere la malnutrizione infantile;
• 10 euro sarà possibile garantire a una donna un allevamento familiare di galline
per la produzione di uova.
Con i proventi della campagna si potranno sostenere 40.000 donne attraverso progetti di
cooperazione finalizzati a migliorare la produzione di cibo, l’accesso alle risorse e al
credito, rafforzandone la capacità di creare e commercializzare prodotti agricoli e
artigianali in Ecuador, Sudan e Haiti. (clicca QUI per le modalità di donazione)
(segnalato da BioInsieme – aprile 2015)
WORLD FAIR TRADE WEEK: INIZIA IL CONTO ALLA ROVESCIA
Mancano 30 giorni alla “World Fair Trade Week” a Milano, il “contraltare” di
Expo2015 sui temi del diritto al cibo e della sovranità alimentare.
Milano diventa capitale mondiale del Fair Trade: 300 delegati da tutto il mondo,
240 espositori, oltre 100 ricercatori.
“Dal 23 al 31 maggio Milano diventerà
capitale mondiale del Fair Trade
e accoglierà gli attori del Commercio
Equo e Solidale da tutto il mondo per
la World Fair Trade Week 2015 afferma Rudi
Dalvai, Presidente
di WFTO - Organizzazione Mondiale
del Fair Trade - un'occasione unica
per Milano e il movimento globale del
Fair Trade che attraverso il Manifesto
Milano
World
Fair
Trade
di
Week afferma
un
modello
di
produzione e distribuzione, quello del
commercio equo e solidale, che 'nutre'
il pianeta in modo equo da oltre 40
anni”.
A promuovere l'evento mondiale sono WFTO -Organizzazione mondiale del Fair
Trade- e il suo corrispondente italiano AGICES-Equo Garantito - Assemblea generale del
Commercio Equo e Solidale - che in collaborazione con il Comune di Milano,
trasformeranno la città nell’hub internazionale del Commercio Equo e Solidale. l focus della
settimana -piena di eventi e appuntamenti- consisterà nel rendere evidente il senso
profondo ed innovativo del Commercio Equo e Solidale, grazie soprattutto alla presenza in
città di centinaia di agricoltori, produttori e piccole imprese da tutto il mondo.
Saranno loro a testimoniare l’esistenza di imprese ed organizzazioni che vincolano la
propria attività produttiva e commerciale al perseguimento di una giustizia economica che
rispetta persone e ambiente,
contribuendo
alla riduzione
di
povertà, esclusione
sociale e dissesto ambientale. “In Italia sono decine le organizzazioni di Commercio Equo e
Solidale, attive da decenni sul territorio con più di 400 punti vendita - spiega Alessandro
Franceschini, presidente di Agices-Equo Garantito, Assemblea Italiana del Commercio Equo
e Solidale - Tutte si stanno preparando alla World Fair Trade Week 2015, con l’intento di
portare a Milano i valori, i saperi e i sapori di un modello commerciale che da sempre ha
messo al centro le persone e le organizzazioni nel Sud come nel Nord del mondo.
Il Fair Trade sarà un valido contraltare sui temi del diritto al cibo e della sovranità
alimentare, raccontato in prima persona dai produttori che dall’Asia, dall’America Latina……
(… continua QUI la lettura dell’articolo…)
(da Terra Nuova – aprile 2015)
Ca'Sana - Cibo Arte Cultura
Via SS. Fabiano e Sebastiano 13
35143 PADOVA
Web: www.casanapadova.org/
e-mail: [email protected]
Fono: 049-720146
Osteria Volante e i GAS
Martedì 5 maggio ore 19.30
Martedì 5 maggio ospiteremo i ragazzi dell’associazione Osteria Volante che
danno appuntamento ai soci, e a tutti gli interessati, per un incontro sul tema dei
GAS-Gruppi di Acquisto Solidale.
Si inizia alle 19.30 con un aperitivo a km 0; si prosegue poi con il dibattito/tavola
rotonda a cui parteciperanno Franco Zecchinato, presidente della Cooperativa El
Tamiso di Padova, che riporterà la sua esperienza pratica relativa alla questione
ambientale e alle esigenze dei produttori, ed alcuni esponenti dei GAS del
Padovano.
(segnalato da Cà Sana – aprile 2015)
LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE PALESTINESE IN
VETRINA ALL’EXPO 2015
Nelle colonie israeliane si schiavizza il lavoro minorile palestinese. Invece di
stigmatizzare Israele per le sue politiche di sfruttamento della terra, dell’acqua, di
donne, uomini e bambini palestinesi, l’Italia invece offrirà una vetrina alle aziende
israeliane a Expo2015.
Una doppia illegalità. Nelle colonie israeliane costruite in Cisgiordania, occupata in
violazione del diritto internazionale, si sfrutta anche il lavoro minorile palestinese. È quanto
è emerso dal nuovo rapporto di Human Rights Watch, la nota organizzazione
internazionale impegnata per i diritti umani.
Il quindicenne Saleh, che ha lasciato la scuola alla
seconda media, porta un serbatoio di 15 litri di
pesticidi sulle spalle. Spruzza le piante per
mezz’ora alla volta, poi riempie di nuovo il
serbatoio. Ripete questo ciclo 15 volte durante la
sua giornata lavorativa.
La maggior parte dei bambini intervistati afferma
di lavorare con i pesticidi. Non sanno molto delle
sostanze chimiche che trattano, ma degli effetti sì.
Soffrono di “giramenti di testa, nausea, irritazioni
agli occhi ed eruzioni cutanee”.
I ragazzi che lavorano nei vigneti dove si usa il pesticida Alzodef, vietato in Europa dal
2008, si riconoscono dalle desquamazioni dell’epidermide. I bambini palestinesi lavorano
6-7 giorni alla settimana, per 8 ore al giorno, anche nelle serre a temperature che si
avvicinano ai 50 gradi. Portano carichi pesanti e usano macchine pericolose.
Secondo uno studio del 2014 sugli infortuni tra i minori palestinesi che lavorano, il
79% aveva subito un infortunio sul lavoro nei precedenti 12 mesi. E tutto questo per una
paga di meno della metà di quella minima garantita dalla legge israeliana, e senza
assicurazione sanitaria e altri benefit, assicurando così maggiori guadagni alle aziende
agricole delle colonie.
Il rapporto di HRW si incentra sulla Valle del Giordano, noto come il granaio della
Palestina, dove le grandi estensioni di piantagioni e coltivazioni delle colonie contrastano
con i campi aridi dei palestinesi, evidenziando l’iniqua distribuzione delle risorse idriche. I
palestinesi che ci vivono, scesi da circa 300.000 nel 1967 agli 80.000 di oggi, hanno
accesso solo al 6% dell’area. Il restante 94% è riservato ai 9.500 coloni e alle loro
piantagioni, oppure chiuso in zone militari.L’87% della Valle del Giordano si trova in
un’Area C che, secondo gli accordi di Oslo, è sotto il controllo totale di Israele.
I palestinesi che ci vivono devono ottenere permessi dalle autorità militari israeliane per
qualsiasi costruzione che siano case, stalle, strade, pozzi o cisterne, ma anche per
coltivare la terra o pascolare il bestiame. I permessi approvati sono una rarità.
Guadagnarsi da vivere dall’agricoltura, senza terra e senza acqua e con una serie di checkpoint tra i campi e i mercati, diventa impossibile. I minori sono costretti a lavorare per
aiutare le famiglie e non hanno altra scelta che l’agricoltura delle colonie.
In alcuni casi, i bambini finiscono addirittura per lavorare le terre che sono state confiscate
alle proprie famiglie. Altri hanno raccontato di genitori malati, morti o in prigione – sono
6.000 i prigionieri politici palestinesi attualmente nelle carceri israeliane. Ai bambini tocca,
quindi, provvedere per la famiglia e lasciano la scuola per farlo.
Queste condizioni sono in violazione delle convenzioni sui diritti dell’infanzia nonché della
stessa legge israeliana, che si estende ai lavoratori nelle colonie e secondo la quale è
vietato ai minori l’uso di sostanze chimiche, di lavorare con carichi pesanti e a temperature
alte. Sarebbe anche obbligatorio per i datori di lavoro fornire assicurazioni sanitarie e
remunerare i periodi di malattia. Nessuna di queste leggi invece viene applicata per i
bambini palestinesi. Le ispezioni sulle condizioni di lavoro nelle colonie sono superficiali se
non addirittura inesistenti… continua QUI la lettura dell’articolo
(da Bocche scucite - Voci dai territori occupati – aprile 2015)
Il Comitato Provinciale 2 Sì Acqua Bene
Comune di Padova
vi invita a partecipare alla Manifestazione
“NO GRANDI NAVI - NO GRANDI OPERE
- BASTA MAFIA E CORRUZIONE”
SABATO 9 MAGGIO ALLE ORE 15.30
VIENI ANCHE TU
IN CAMPO SANTA MARGHERITA - CORTEO FINO A CAMPO
SANT’ANGELO CON DIBATTITO, SPETTACOLI E CONCERTO
scarica QUI il Volantino completo e
QUI tutte le notizie sulla manifestazione
"DAI SEMI ANTICHI LA RISPOSTA A SICCITÀ E INTOLLERANZE
ALIMENTARI"
Una ricerca promossa da università di Firenze, Regione Marche, Navdanya
International e Firab per trovare varietà resistenti al cambiamento climatico.
Anche l'Aiab propone l'uso di varietà come il farro Monococco, il grano del Faraone
e il Gentil Rosso.
Farro Monococco
Da una parte il cambiamento climatico, con l'aumento dei
periodi di siccità e le bombe d'acqua. Dall'altra la crescita
delle intolleranze alimentari che spinge un numero
crescente di persone a selezionare con maggior cura quello
che mette nel piatto.
Una risposta a questa duplice pressione può venire dalla
ricchezza del patrimonio genetico agricolo che, nonostante le
perdite subite negli ultimi decenni (delle 10mila specie
vegetali utilizzate per produrre cibo e mangimi oggi ne usiamo
solo 12 per fornire l'80% del cibo di origine vegetale) è ancora disponibile.
Per scoprirne le potenzialità è stato presentato, nella tappa aretina del Treno Verde di
Legambiente e Ferrovie, il progetto LIFE SEMENte parTEcipata, promosso dal
dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell'ambiente dell'Università di
Firenze, da Navdanya International, da Firab (Fondazione Italiana per la ricerca in
agricoltura biologica e biodinamica), dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Marche.
Il progetto mira a ottenere varietà capaci di resistere meglio al cambiamento climatico
utilizzando un pool genetico in costante evoluzione, quindi in grado di fronteggiare con più
efficacia gli estremi meteo che si vanno intensificando. Inoltre molti dei semi antichi
richiedono minori input energetici e aiutano a mantenere la fertilità del suolo, stabilizzando
le produzioni nel tempo.
"La selezione delle sementi", spiega Mariagrazia Mammuccini, vicepresidente di Navdanya
International, "sarà fatta assieme agli agricoltori che potranno poi mantenere e
riprodurre autonomamente i semi, diventando così custodi attivi della biodiversità. Queste
innovazioni incideranno positivamente sul reddito degli agricoltori perché i costi
diminuiranno e aumenterà il valore dei prodotti ottenuti da una filiera integrata locale".
Pani preparati con metodo bio e con farina proveniente da grani antichi (con caratteristiche
nutrizionali che possono essere più adatte anche a persone con vari tipi di intolleranze)
sono stati valutati anche dai consumatori in un test organolettico organizzato da Aiab
(Associazione italiana agricoltura biologica) sul Treno Verde, durante la tappa a Perugia.
Sono realizzati con farro Monococco, grano del Faraone (Khorasan) e con i frumenti teneri
più utilizzati in Umbria prima dell'industrializzazione dell'agricoltura: Abbondanza, Gentil
Rosso, Verna, Biancola, S. Pastore.
(da Repubblica.it Ambiente – aprile 2015)
API DIVENTANO "DIPENDENTI" DAL NETTARE COI PESTICIDI:
DIPENDENZA SIMILE A QUELLA DELL'UOMO CON LA NICOTINA
I pesticidi hanno sulle api un effetto simile alla nicotina
sugli uomini: possono creare dipendenza.
E' l'allarme lanciato da alcuni scienziati della Newcastle
University che in uno studio pubblicato su Nature
affermano che le api hanno una preferenza per
soluzioni dolci cui è stata aggiunta una dose di
pesticidi, elemento che potrebbe suggerire lo sviluppo
di una sorta di dipendenza da queste sostanze
chimiche.
I ricercatori hanno osservato che l'ape da miele (Apis mellifera) e il bombo (Bombus
terrestri) non evitano il nettare in cui c'è una rilevante concentrazione di tre dei pesticidi
del gruppo dei neonicotinoidi più diffusi (Imidacloprid, Clothianidin e Thiamethoxam). Anzi,
entrambe le specie sembrano addirittura preferire le soluzioni cui è stato mescolato
Imidacloprid e Thiamethoxam rispetto a quelle senza.
Un altro studio, pubblicato sempre su Nature, dell'Università svedese di Lund, ha tra
l'altro fornito una delle prove più convincenti della pericolosità dei neonicotinoidi per api e
bombi. Gli scienziati svedesi hanno portato a termine quello che ritengono il primo
esperimento sul "mondo reale" degli effetti di questo gruppo di pesticidi sulle api e hanno
scoperto che le popolazioni selvatiche si sono dimezzate nei campi trattati con queste
sostanze chimiche.
L'impatto sulle api selvatiche è definito "drammatico" dalla professoressa che ha guidato lo
studio, Maj Rundlöf, intervistata dal Guardian, mentre lo studio non ha evidenziato
conseguenze sulle api da miele. La Rundlöf, coordinatrice del progetto della Lund
University, sintetizza in questo video i risultati dello studio focalizzandosi sull'influenza
del neonicotinoide clothianidin su parecchie specie di api.
(da ANSA.it Ambiente Energia – aprile 2015)
TERRA VIVA. LA NOSTRA TERRA, I
NOSTRI BENI COMUNI, IL NOSTRO
FUTURO
Sabato 2 maggio, nell’ambito delle giornate inaugurali di Cascina Triulza, il Padiglione
della Società Civile all’interno di Expo Milano 2015 presenteremo, insieme a Fondazione
Triulza e Navdanya International il Manifesto “Terra Viva”.
Come avevamo anticipato in
questo post, questo documento
vuole essere un contributo di
analisi e denuncia, ma soprattutto
di proposta su come superare il
paradigma dell’economia lineare in
favore di una circolarità da
recuperare non solo nella gestione
dell’ambiente e dell’agricoltura,
ma anche nelle scelte economiche
e sociali. Il Manifesto è stato elaborato da un panel di esperti guidati da Vandana Shiva
con il contributo di ricercatori da tutto il mondo.
SABATO 2 MAGGIO - ORE 11.00-13.30
AUDITORIUM di CASCINA TRIULZA
TERRA VIVA
La nostra terra, i nostri beni comuni, il nostro futuro
Una nuova visione per una cittadinanza planetaria
Introduce Sabina Siniscalchi, Vicepresidente Vicario Fondazione Triulza
Intervengono:
• Vandana Shiva, Navdanya International;
• Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera;
• Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con
delega a Expo Milano 2015;
• Ugo Biggeri, Presidente di Banca Etica ed Etica Sgr;
• Hilal Elver*, Special Rapporteur dell'ONU per il Diritto al Cibo.
(da BancaNote Blog di Banca Etica – aprile 2015)
DOMENICA 10 MAGGIO TORNA IL BIO IN PRÀ!
Anche quest'anno l'edizione primaverile de El Biologico in
piassa si svolgerà in Prato della Valle: sarà
El Biologico in Prà.
L'Osteria di Fuori Porta sarà presente con il suo punto ristoro
durante tutta la giornata, con alcune specialità dolci e salate
della nostra cucina: cereali in insalata, polpettoni di seitan,
torte salate, succhi di frutta, fette di torta, ... sempre con un
occhio di riguardo per chi ha intolleranze o preferisce evitare
alimenti di origine animale, latticini e glutine.
Potrete mangiare in Prato, sedendovi sulle tavole che saranno
presenti davanti al nostro stand, oppure prendere per asporto
quello che preferite! Amici!... Ci vediamo in Prato!!!
scaricate QUI il volantino
(da Osteria di Fuori Porta – aprile 2015)
CIBO EXPOSTO
Nel bene (Luciferico) e nel male (Arimanico) l’EXPO dominerà per sei mesi la
comunicazione non solo italiana. Esaltazione e denigrazione del cibo si rincorreranno veloci
come è sempre avvenuto quando si parla di cibo, perché nulla è più influenzato dalle
diverse interpretazioni del mondo, dalla cultura, alla superstizione, dalla scienza alla fede.
Per noi occidentali benestanti, abituati allo spreco sovrabbondante, il cibo può essere
metafora della pacata critica di un’umanità che ha come massima ansia il bruciore di
stomaco, anziché noi stessi sull’orlo dell’abisso.
E’ l’inconsistente mediocrità delle nostre certezze che contengono ancora superstizioni e
credenze antiche, passate indenni attraverso i secoli. Il cibo è la rappresentazione più forte
della realtà, qui ed ora, esposta sul piatto, servita, fotografata, comunicata, desiderata,
come la ricchezza realizzata, il reale potere esposto nella vita quotidiana. Il cibo “exposto”
si deteriora rapidamente, si ossida, cambia colore e aspetto, a meno che non sia trattato,
con sostanze innominabili che gli tolgono l’aria.
Le componenti zuccherine (amidi e carboidrati) fermentano, trasformandosi in alcoli e
idrocarburi. Le componenti grasse irrancidiscono e sono la principale causa della limitata
conservabilità degli alimenti, per cui, oltre ai conservanti aggiunti, si opera togliendo le
componenti grasse dai cibi, in modo che enzimi, batteri e funghi non possano agire. Le
componenti proteiche imputridiscono “nella carne”, anche in assenza di ossigeno, a causa
di enzimi e microrganismi che degradano le proteine in amminoacidi. In seguito a tali
trasformazioni si formano composti che emettono cattivo odore come il solfuro d’idrogeno
(dalla cisterna), l’ammoniaca e le ammine (cadaverina dalla lisina, putrescina dall’ornitina
e arginina), l’indolo e lo scatolo dal triptofano.
Queste trasformazioni sono le principali responsabili del cattivo odore e del cambiamento
di colore che assume la carne anche dopo pochi giorni di conservazione in frigorifero
(putrefazione controllata) necessaria per rendere questo cibo mangiabile dall’uomo, non
attrezzato per sbranare carne viva e con uno stomaco non sufficientemente acido, visto
che la natura lo esclude da un tale cibo. Il mitico cibo degli dei (Isacco sacrificato a Dio),
sostituito dal capro espiatorio, alla fine diventa cibo per l’uomo, che si è fatto dio.
Attualmente gli allevamenti di bovini e altri animali incidono sul clima più di qualsiasi altra
industria determinando una ingiustizia che sottrae cibo a chi non ha protezione, per
concentrarlo negli allevamenti intensivi. Chi si lamenta perché arrivano i migranti, che
fuggono dalla fame e dalla guerra, dovrebbe fare mente locale sul piatto del giorno che
contiene l’ingiustizia, la malattia e la morte.
Esporre il cibo potrebbe essere utile per imparare, però dovremmo percepire la realtà per
quello che è realmente, liberandoci da superstizioni e falsi miti: un cadavere in
putrefazione anche se coperto, trattato e cotto è un cadavere e come tale rende chi lo
mangia meno di un uomo. Un essere pericoloso, costoso per l’umanità, non in grado di
accendere la scintilla spirituale che è in lui.
(Editoriale di Filippo Zaccaria da La Biolca– aprile 2015)
… per chi non ha approfittato del lungo fine settimana, queste sono le ultime da
leggere:
La vigna che tiene il terreno
e
Expo è ancora Exboh, mille giorni dopo
da Altreconomia – aprile 2015
Dieci segreti per imparare
da Internazionale – aprile 2015
L'Olio di palma causa il diabete?
da Greenme.it – aprile 2015
Polimeri eco-compatibili? Impariamo dalla Natura
da Il Cambiamento – aprile 2015
Di che olio stiamo parlando?
da OlioOfficina – aprile 2015
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Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza
da Storia XXI secolo – aprile 2015