03a04 sommario editoriale - Federazione Ginnastica d`Italia

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03a04 sommario editoriale - Federazione Ginnastica d`Italia
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One world one dream
GLI ENIGMI DELLA FEMMINILE
«P
opolo di Pekino! La legge
è questa: Turandot la Pura
sposa sarà di chi, di sangue
regio, spieghi i tre enigmi ch’ella proporrà». Così inizia la Turandot, l’incompiuta di Puccini. E incompiuta è stata
pure la missione della squadra femminile. Su un medley del maestro di Lucca Michela Francia aveva costruito il
nuovo esercizio al corpo libero della
Ferrari: un inizio strumentale (“E lucean le stelle”), poi una parte centrale sulla Madama Butterfly, infine il
“Nessun Dorma”, con il vocalizzo del
soprano Daniela Dessi e del tenore Fabio Armiliato. Purtroppo all’alba di ferragosto (in Italia erano le 5.15) Vanessa non vincerà, almeno nel modo in
cui auspicava Calaf nella celebre aria.
La sera prima, nella sua fredda stanza,
la principessa azzurra aveva deciso il
suo destino. “Enrico, io ho voglia di tentare” – dice a Casella tra la prima e la
seconda rotazione dell’All-around. “Se
lo metti in piedi in prova per me va bene” – gli risponde il DTN. «Svanì per
sempre il sogno mio d’amore...L’ora è
fuggita...», sono mute le parole dalla
Tosca, nell’incipit del brano, e ora sembrano profetiche, poi il via sulla prima
diagonale e voilà, tsukhara avvitato!
Barcolla un po’ ma ci sta. “Gli ho detto proprio così – conferma Casella - se
lo fai durante il riscaldamento presentiamo il programma completo. Anche se
sapevo che l’avrebbe pagato dopo”. Infatti, parte la seconda striscia e in fondo lo tsukhara finisce con le mani a terra. Addio rimonta e primo enigma insoluto: tendinite o no, perché siamo
arrivati a tre minuti prima del clou per
scegliere la strategia di gara? Vany, con
59.550 recupera otto posizioni rispetto al 19° del Concorso I, ma dopo l’antidoping scoppia in lacrime davanti alle telecamere. Calo di tensione o frustrazione, per non essere arrivata in
tempo all’appuntamento più impor-
Vanessa Ferrari al corpo libero.
(foto F. Mezzelani - GMT)
Italia
BERGAMELLI
FERRARI
GIOVANNINI
BENOLLI
MACRI’
PAROLARI
59.075 (9)
13.900
14.825
15.100
15.075
14.075
57.375 (12)
14.050
14.475
14.475
13.550
14.375
58.200 (9)
14.375
14-775
13.900
13.850
15.175
56.625 (10)
14.650
13.575
13.600
13.800
14.575
TOT.
231.275
28.250
58.300
57.050
57.000
44.425
58.200
CL
10ª
21ª
34ª
35ª
23ª
tante della sua vita? Secondo enigma.
La Liukin, la Johnson e la Yang, intanto, salutano dall’alto del podio, con
punteggi oltre il 62.00 mai raggiunti
neppure dalla migliore Ferrari. Ridimensionamento? Non scherziamo.
Con quello tsukhara avvitato, tentato
e trovato in precarie condizioni psicofisiche, il cannibale azzurro ha dimostrato il carattere della campionessa e
ha vinto la sua personale medaglia. Al
suo fianco c’è un cigno, col quale divide la stanza, che contende la palma
dell’eleganza alla diva Nastia: Lia Parolari finisce al 14° posto, a mezzo
punto dalla compagna, con un giro
pulito che raggiunge punte di eccellenza alle parallele e alla trave. Dopo
superpotenze come Usa, Cina, Russia
e Romania solo l’Italia può vantare due
all-arounder di questo livello. Ne consegue il terzo enigma. La squadra campione d’Europa, quarta ai mondiali non
entra tra le otto. Va bene! il 10° posto
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Lia Parolari alla trave.
(foto F. Mezzelani - GMT)
Federica Macrì alle parallele.
(foto F. Mezzelani - GMT)
(231.275) è il record olimpico della Sezione, ma i due punti dal Giappone in
qualifica non si possono solo imputare alle cadute di Vanessa a parallele e
trave. In quanto abbiamo sempre sostenuto la qualità di un gruppo che da
Stoccarda in poi era riduttivo definire
Ferrari dipendente. Il recupero miracoloso della Macrì, fino all’incidente di
gennaio un pilastro dell’Italdonne, non
ha dato i frutti sperati, con un 13.550
che non entra alle parallele e un
13.800 al corpo libero, ben lontano
dagli standard di Federica. Con i ma e
con i se non si fa la storia, tuttavia non
è neppure giusto far passare il messaggio che nel nostro Paese non esiste ricambio. Le alternative c’erano e sia la
Federazione che il Coni avevano attuato tutte le procedure burocratiche affinché, fino all’ultimo, si potesse scegliere. Rimane, dunque, il mistero di
una partecipazione grigia. Un mistero
chiuso in sé, che lascia l’amaro di non
aver visto concretizzato l’ottimo lavoro del quadriennio. E mentre svanisce,
prima ancora di cominciare, sui capitomboli di una prova podio da incubo, l’ambizione di conquistare Pechino, nel Regno di Mezzo s’impone la fi-
Carlotta Giovannini al volteggio
(foto F. Mezzelani - GMT)
gura della devota Liu, la nostra Giovannini. Unica ginnasta italiana di sempre, tra l’altro debuttante, a disputare
una finale di specialità ai Giochi Olimpici. La stella di Imola ruba così la scena ai protagonisti della Turandot e prima chiude 34ª nelle quattro rotazioni
d’esordio, poi si toglie lo sfizio, da argento continentale, di sfidare il mondo sui 25 metri del volteggio. Rondata flic salto teso con doppio avvitamento; rondata flic con mezzo giro, ribaltata e salto avanti con un avvitamento e mezzo. Il risultato è un 6° posto
(14.550) che vale molto più di quanto non dica. Carlotta è un personaggio che piace ai tifosi e alla stampa per
il suo entusiasmo, pari soltanto alla sua
potenza esplosiva. Una risorsa, anche
in termini d’immagine, che deve essere valorizzata, per l’allegria che infonde ad un ambiente forse troppo contrito. La Benolli, visto il suo 15.075,
non le è da meno, ma ancora problemi fisici (!) hanno impedito all’oro di
Debrecen, bronzo a Clermont Ferrand
lo scorso aprile, di presentare il secondo salto. Chiudiamo con un applauso,
che dovrebbe diventare una standing
ovation, alla capitana. La Bergamelli è
la ginnasta italiana che può vantare,
al momento, più presenze a cinque
cerchi: Sydney, Atene, Pechino. Un primato che giustifica la sua calma, è il
caso di dire olimpica, in frangenti dove il nervosismo strisciava latente. Con
i suoi occhi dolci e lo sguardo serafico
era la risposta personificata a quei giornalisti che parlavano di ginnastica logorante e di ciclo finito. Monica sicuramente a Londra non ci sarà, se non
altro in pedana, ma da compagne appena maggiorenni una come lei esige
che almeno ci si provi.
(D.C.)