Aspetti dell`incastellamento rupestre nel Canal di

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Aspetti dell`incastellamento rupestre nel Canal di
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ASPETTI DELL’INCASTELLAMENTO RUPESTRE
NEL CANAL DI BRENTA
di Fabrizio Bassani
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Il Canal di Brenta è la parte terminale, compresa fra il borgo di
Primolano e Bassano del Grappa, del solco vallivo del fiume Brenta. Si
tratta di un territorio fortemente caratterizzato, sia dal punto di vista geografico che storico. Un corridoio angusto, incassato fra le montagne dei
Sette Comuni e il massiccio del Grappa, che da sempre rappresenta la
più naturale via dì transito fra l’area alpina e la pianura che gravita su
Padova. Questa specificità rende perfettamente conto dell’importanza
strategica - sotto il profilo economico e militare - del territorio.
Il controllo del Canale è una necessità geopolitica per chiunque vanti interessi nella regione. A tale esigenza è riconducibile la grande quantità di
opere militari delle più disparate tipologie che, fin dall’antichità, vengono
apprestate, configurando un vero e proprio incastellamento rupestre. Le
rovine di questi manufatti, grotte murate e difficilmente accessibili o ruderi su rupi in posizioni dominanti, da secoli si elevano sui fondovalle e
costituiscono motivo di rara suggestione nonché di interesse storico-geografico.
Da un’analisi, anche superficiale, ci si rende conto che l’incastellamento
documentabile è avvenuto in diverse fasi, corrispondenti a differenti assetti dei territorio. La prima fase è riconducibile al periodo tardo antico (
sec. IlI e IV ). I resti di strutture murarie individuabili su quello che da
sempre, nella toponomastica locale, è ricordato come “Colle della
Rocchetta”, a quota 700 circa, sopra l’abitato di San Nazario, sono probabilmente da mettere in relazione a questa prima fase. Frammisti a blocchi di pietra squadrata, fra l’altro, si notano numerosissimi frammenti di
embrici labiati. Un sito del tutto analogo è sulla cima del rilievo noto
come “Rocchetta alta” presso Cismon del Grappa. Anche qui, a quota
420 circa, una spianata con fondazioni murarie domina l’abitato. Tutto
lascia ritenere di trovarsi di fronte a quelli che in origine erano presidi
militari o stazioni di vedetta atte a controliare la via di transito nella valle
sottostante, la cui esistenza, proprio nei tempi del basso impero, è documentata dai ritrovamenti.
Non solo. Le due Rocchette risultano efficaci, in misura ancora più rilevante, nel controllo delle direttrici che dal fondovalle salgono verso i
pascoli sommitali del massiccio del Grappa. L’altitudine relativamente
elevata e il fatto di trovarsi a ridosso delle naturali vie di penetrazione
verso le quote d’alpeggio, le rendono particolarmente funzionali allo scopo. Siamo nei periodo in cui l’economia pastorale, legata alla
transumanza e allo sfruttamento dei pascoli in quota, diventa sempre più
importante per l’area patavina, di fronte alla grave crisi del sistema di organizzazione economica della pianura. Con le Rocchette di San Nazario
e di Cismon - è questa l’affascinante ipotesi - siamo di fronte alla prima
fase d’incastellamento, legata al controllo economico del territorio e, in
particolare, al controllo delle vie della transumanza.
La fase d’incastellamento più importante, comunque, è situabile nel X
secolo ed è in relazione con l’ultima grande scorreria barbarica: quella
(*) - Gruppo Grotte Giara Modon, Valstagna
Fig. 1 - Il ponte sul Brenta visto dal Cogol del
Crepo de Lora.
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degli Ungari. A partire dall’anno 899, orde di questo popolo varcano le
Alpi e mettono a ferro e a fuoco la Pianura Padana fino a Pavia. L’imperatore Berengario I cerca di arginarli, ma con esiti non sempre favorevoli. Di fronte alla difficoltà di proteggere il territorio, Berengario delega la
prerogativa imperiale della difesa concedendo ai vescovi la facoltà di erigere fortezze e di arruolare milizie. L’area veneta è interessata dal maggior fervore edificatorio “ante mille”. Torri, chiuse, serragli, fortificazioni
di ogni tipo sorgono come funghi. Anche il Canal di Brenta ne è interessato. Con il famoso diploma dei 915, Berengario concede a Sibicone, vescovo diPadova, la giurisdizione sui Canale, con la possibilità di erigervi
fortificazioni per controllare le vie di transito. In questo contesto - è stato
ipotizzato - vengono apprestate a difesa alcune grotte che si aprono in
posizioni dominanti e di difficile accesso. Ne sono conosciute almeno tre:
il Covolo di Butistone presso Cismon del Grappa, il Cogol Sputafuoco e
il Cogol del Crepo de Lora, entrambe a monte dell’abitato di Valstagna.
Sul Covolo di Butistone è stato scritto molto e si rimanda, perciò, alla
bibliografia. Importante è notare, tuttavia, come la letteratura
storiografica sostanzialmente concordi nel collocarne l’origine nella fase
d’incastellamento “ante mille” precedentemente citata. Sugli altri due siti,
invece, non esiste alcuno studio e vale la pena di soffermarsi più accuratamente.
L’abitato di Valstagna è in parte dominato dalla grande costa rocciosa
del rilievo di “Lora alta”. Dal ponte, all’ingresso del paese, si nota facilmente come una profonda incisione la percorra in senso prevalentemente
verticale. Si tratta del cosidetto “Crepo de Lora”, un canalone
NOTE CATASTALI
COGOL DEL CREPO DE LORA
Denominazione: Cogol del Crepo de Lora.
Regione: Veneto. Provincia: Vicenza. ComuneValstagna
Località: Valstagna.
Riferimento topografico: carta I.G.M. 1:25.000,
foglio 37, quadr 4 tav SE ed 1971
Quota: 280 m. s. I. m.
Latitudine: 45° 51' 22.3". Longitudine: 0° 47'
43.3".
Rilevato il 14 maggio 1978 da E. Lazzarotto e da
E. Dalla Zuanna del G.G.G. M.
Fig. 2 - Rovine nel Cogol del Crepo de Lora.
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che stranamente, a metà circa, presenta uno spostamento orizzontale di
una decina di metri, legato alla presenza di una faglia ben individuabile.
Proprio in corrispondenza del tratto orizzontale è presente una cavità di
modeste dimensioni, indicata come “Cogol del Crepo de Lora”. L’itinerario per raggiungerla non è semplice, occorre salire sino all’anfiteatro
superiore di Lora alta e calarsi lungo il canalone, in corda doppia per un
centinaio di metri, alla cengia dove si trova la cavità. Per scendere si
sfrutta, sempre in corda doppia, l’ulteriore prosecuzione del canalone
sino alla base della parete.
Ciò che colpisce è la presenza, nel Cogol, di rovine d’antiche strutture
murarie. Poca cosa s’intende: un muro di sassi cementati con due feritoie
fortemente strombate e pochi altri resti sull’orlo del precipizio. La loro
funzionalità militare è evidente. Dal Cogol il campo di dominio visivo è
assai limitato, ma permette un eccezionale controllo del ponte sul Brenta
d’accesso al paese e della via che, inerpicandosi nella direzione della val
Frenzela, penetra verso l’altopiano dei Sette Comuni.
Il Cogol Sputafuoco si apre su una parete opposta rispetto alla val
Frenzela, in una posizione sempre di difficile accesso. Ci appare alto su
Valstagna, occluso da un’antica muraglia. Il suo campo visivo permette
di spaziare, oltre che sull’abitato sottostante, anche in direzione della
strada che, dall’altra parte del Brenta, sale verso il Trentino. Gli unici
documenti, che sembrano riferirsi a questi due siti, sono relativamente
recenti e fanno riferimento all’organizzazione difensiva del territorio ai
tempi della Repubblica Veneta. Il Bonato nella sua “Storia dei Sette
Comuni e contrade annesse” scrive: “....... d’ordine del Monfrone parecchia artiglieria si fecero allora viaggiare con l’opera de’ nostri paesani
da Asiago a Enego per indi calarle a Primolano, ove si teneva
NOTE CATASTALI
COGOL SPUTAFUOCO
Denominazione: Cogol Sputafuoco
Regione: Veneto. Provincia: Vicenza. Comune:
Valstagna
Località: Valstagna.
Riferimento topografico: carta l.G.M. 1:25.000,
foglio 37, quadr 4 tav SE ed 1971
Quota: 230 m. s. I. m.
Latitudine: 45° 51' 44.8". Longitudine: 0° 47'
38.4".
Rilevato il 12 gennaio 1985 da M. Piacentini del
G.G.G.M.
Fig. 4 a des. - L’abitato di Valstagna visto dal
Cogol Sputafuoco.
Fig. 3 a sin. - Struttura muraria nel Cogol
Sputafuoco.
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una specie di campo di riscontro alle fortezze del Covolo e della Scala.
Altre poi a forza di buoi vennero trainate a Foza, e di qua rotolate alla
valle di Valstagna onde armarne il Covaletto, che è una grotta incavata
nel sasso a ridosso della villa; luogo acconcio per battere con essa la
strada in su la sinistra del Brenta...”. L’episodio si riferisce alle opere di
armamento delle difese del Canale, nel 1512, in occasione della Guerra
Cambraica. Il “Covaletto”, con il suo ampio campo di tiro, potrebbe verosimilmente essere identificato con il Cogol Sputafuoco. Marcantonio
Pagliana, ispettore ai confini della Serenissima, nel 1625 così relaziona:
“.......in Vaistagna è luogo capace e idoneo per difendere la valle che cala
dai Sette Comuni e anco per difendere il passo della val di Brenta; onde
io stimo bene che in Valstagna si facesse piazza d’arme.....
Fig. 5 - Vista del Cogol Sputafuoco
Fig. 6 - Cogol Sputafuoco.
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Fig. 7 a sin. - Il covolo del Butistone.
Fig. 8 a des. - L’abitato di Valstagna.
Fig. 10 - Frammenti di embrice rinvenuti alla
Rocchetta di San Nazario.
Fig. 9 - Strutture murarie alla Rocchetta di San
Nazario.
essendo il passo di Valstagna tutta la difesa della val di Brenta, e
il più importante di tutte quelle montagne...”.
Emerge da queste fonti come il “passo di Valstagna” risulti essere di
estrema importanza per il controllo, non solo del transito lungo la “Strada Imperiale” verso il Tirolo, ma altresì del grande corridoio di commercio del legname che, attraverso la via Frenzela, sale verso i Sette
Comuni. I cogoli di Valstagna si ergevano a garanzia della sicurezza di
questo punto di raccordo strategico. L’incastellamento antico nel Canal
di Brenta, evidentemente, era motivato dalla necessità di un controllo
non solo dei transiti militari, ma soprattutto di quelli economici e, in
questo senso, sviluppava una sua funzionalità anche lungo le direttrici
che dai fondovalle salivano verso le aree sommitali del Grappa e dei Sette Comuni.
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BIBLIOGRAFIA
BRENTARI O. - “ Storia di Bassano e del suo territorio “. Bassano,
1884.
BONATO M. - “ Storia dei Sette Comuni e contrade annesse dalla loro
ongine sino alla caduta della Veneta Repubblica “. Padova, 1857-1863.
SIGNORI F. - “ Valstagna e la destra del Brenta “. Cittadella. 1981.
DE BON A. - “ Romanità nei territorio vicentino “. Vicenza, 1938.
GEROLA G. - Bollettino del museo di Bassano IV. 1907.
FASOLl G. - “ Le incursioni ungare in Europa nel sec. X “. Firenze,
1945.
WASSERMANN P. - “ Notizie e fonti sul Covolo di Butistone “.
Cismon d. G., 1992.
GLERIA E. - “ Cavità antropizzate dei Veneto “. Speleologia Veneta,
dicembre 1990.
AA. VV. - “ Carta archeologica del Veneto I “. Ed. Panini, Modena
1988.
PAGLIANA M. - Relazione al capitano di Vicenza del 1625. Una copia
manoscritta è conservata presso la biblioteca -archivio di Bassano del
Grappa.