Amicizia, servizio e tolleranza nel Centenario del Rotary International
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Amicizia, servizio e tolleranza nel Centenario del Rotary International
Amicizia, servizio e tolleranza nel Centenario del Rotary International 1) La “global freedom”: oltre il colonialismo? Celebriamo il centenario di un’Associazione che oggi si affaccia a una “global vision” con 32.000 Club e oltre 1.200.000 soci in 166 Paesi. I Rotaract sono 7.000 Club con 176.000 rotaractiani gli Interact oltre 9.000, con 222.000 interactiani. (1) E’ stato straordinario un tale sviluppo, dopo gli inizi a Chicago, il 23 febbraio 1905, dall’incontro di quattro amici che cercavano di rendersi utili tra di loro e si resero conto che per essere veramente “utili tra di loro” bisognava essere “utili alla comunità” di cui si sentivano parte. La storia del Rotary International va in parallelo con la storia di un secolo che ha cambiato il mondo. L’America ora persegue una “global freedom”, una “libertà globale”; l’ Europa è alla ricerca delle sue radici comuni in una Costituzione; l’Italia immersa nel Mediterraneo si inserisce nella cultura europea e cerca di gettare ponti al di là dell’Atlantico nella corrente di una “mission” americana, di un “American dream” che è ancora in atto. Preoccupati del “nuovo ordine transatlantico” che si sta profilando, i nostri storici hanno capito che c’è una continuità ideale dalla dottrina di Monroe del 1823 ad oggi e soprattutto che abbiamo ignorato la linfa vitale culturale e spirituale che è alla base della Costituzione americana che precede la Costituzione francese dei diritti dell’uomo. (2) E’ cambiata la storia e siamo cambiati noi, tutti noi, e non poteva essere diversamente, ma restano alcuni punti fermi che ci indicano quale cammino sia ancora da fare. Hanno già segnato le svolte di una serie di tappe all’insegna dell’amicizia, della tolleranza e del servizio. Sono le parole di Paul Harris al termine del libro che scrisse nel 1935, This Rotarian Age, il secondo dopo quello autobiografico del 1928, The Founder of Rotary, e prima del conclusivo del 1945, un’autobiografia analitica che è un testamento, due anni prima di morire, il 27 gennaio 1947, a 78 anni, My Road to Rotary.(3) “Questo è un mondo che cambia; noi dobbiamo essere preparati a cambiare con esso. La storia del Rotary dovrà essere scritta sempre di nuovo”(4). E’ un vero e proprio Work in progress con tutto ciò che comporta la retroazione, il feedback di un organismo che mentre cresce si autoregola intorno ad alcuni principi cardine che restano. This Rotarian Age prende il titolo da un’espressione di Gilbert Chesterton (5)che lamentava che si erano persi i valori dell’età vittoriana. Era l’età del colonialismo anglosassone dell’Impero britannico o, per usare un’espressione allora in voga, del “fardello dell’uomo bianco”, “ the white man’s burden”, del compito di una missione civilizzatrice. Ci si affacciava invece a una “democrazia pluralista” americana, che Alexis de Tocqueville considerava, secondo la tradizione liberale europea, una democrazia di massa. Ci si avviava a considerare l’individuo “perso” nella società della “folla solitaria”(6), come ora avviene per la “solitudine dell’uomo globale”(7). 2) Paul Harris e i 3 pilastri del Rotary: friendship, usefulness, tolerance. ”Un uomo normale”. L’individualismo di Paul Harris, nella giovane democrazia pluralista americana, non è quello “possessivo” delle teorie utilitariste e razionaliste e nemmeno dell’organicismo socialista. Paul Harris considera la sua come “l’età dell’incontro” tra persone, popoli e culture. In questo libro, This Rotarian Age, Paul Harris fa i conti a 360 gradi con una vera e propria “New Age”. C’è una domanda di fronte alla quale noi rotariani ci sentiamo di solito imbarazzati, perché non sappiamo da dove cominciare a rispondere:”Che cos’è il Rotary?” Paul Harris rispondeva nell’ottobre del 1945, da Chicago, nel Prologo a “La mia strada verso il Rotary, che ” E’ più semplice enumerare tutto ciò che il Rotary fa, piuttosto che dire che cos’è”. Si ferma, alla maniera americana, alle conseguenze con tre “Se”, tre “If” alla Kipling nella sua Lettera al figlio:”Se il Rotary ci ha incoraggiato a considerare la vita e gli altri con maggior benevolenza, se il Rotary ci ha insegnato ad essere più tolleranti e a vedere sempre il meglio in ognuno, se il Rotary ci ha permesso di creare contatti interessanti e utili con altri che a loro volta stanno cercando di catturare e trasmettere la gioia e la bellezza della vita, allora il Rotary ci ha dato tutto ciò che possiamo attenderci”. ( 8) Al termine della attenta e minuziosa rassegna del viaggio, altrove chiamato “Peregrinations”, peregrinazioni, veri e propri pellegrinaggi di incontri, come dirà negli appunti di viaggio, di una vita che lo ha condotto al Rotary, non si sottrae a una risposta più diretta, anche in riferimento agli ideali che ha appreso nella famiglia del nonno paterno, Howard e Pamela Harris, a cui era stato affidato bambino col fratello Cecil dal padre Gorge che non era in grado di reggere la sua famiglia. C’è il ricordo nostalgico della vita di campagna, della Country, come culla in cui si formano i caratteri per affrontare le durezze dei compiti della vita della grande città, della City, ma c’ è anche la riconoscenza per gli ideali del nonno, la tolleranza e il rispetto degli altri in una rete di rapporti amichevoli, a Wallingford nel Vermont, una piccola comunità democratica dalle radici evangeliche. “Fra dieci anni, in occasione delle Convention del Rotary, i cieli saranno pieni di aeroplani provenienti da tutte le città del mondo. ( L’anno fu il 1947 ). Da quegli incontri di uomini uniti nel comune ideale del servire può solo venire del bene. Il Rotary è una forza di integrazione in un mondo in cui prevalgono anche troppo le forze di disintegrazione. Il Rotary è il microcosmo di un mondo in pace, un modello che le nazioni dovrebbero seguire”(9). “L’amicizia è stata la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary e la tolleranza è ciò che lo tiene unito. In ogni Rotary Club c’è abbastanza energia atomica da farlo scoppiare in mille pezzi, se non fosse per lo spirito di tolleranza; la stessa tolleranza che ha segnato la vita di mio nonno e da cui poi è scaturita la mia fede”(10). “Questo è il giorno del Rotary. Per la prima volta nella vita del movimento, le grandi potenze della terra sono ora interessate a promuovere la comprensione internazionale e la buona volontà tra i popoli. Questa è l’essenza del Rotary. Che il Signore voglia far sì che le grandi potenze siano tolleranti le une verso le altre e ricordino che abbiamo vissuto fino ad oggi in un mondo di predatori. Uscendo dall’era della giungla, non possiamo in tutta coscienza puntare il dito del disprezzo l’uno contro l’altro. Lo spirito di tolleranza che ha consentito al Rotary di formare un’associazione internazionale di uomini d’affari e professionisti renderà possibile ogni cosa” (11). Chi fosse Paul Harris ce lo dice con rispetto affettuoso Angus S. Mitchell, il primo Presidente Internazionale dopo la sua morte: “ Sì, il fondatore del Rotary era un uomo semplice, ma con un grande ideale: pace e amore per il prossimo nel mondo. Per realizzare il suo ideale egli viaggiava molto, ovunque egli andasse incontrava persone ed intrecciava amicizie. Era un uomo del tutto normale, cordiale, equilibrato, competente, gentile con l’assoluta convinzione che proprio queste normali qualità avrebbero fatto miracoli tra gli uomini e le nazioni” (12). E’ importante che questo riconoscimento sia venuto da un Australiano di Melbourne, dall’altra parte del globo. Ci aiuta a capire, quanto vaste, profonde e umane fossero le sue radici culturali. 3) Paul Harris e la cultura imprenditoriale americana: “imprenditorialità creativa” e professionalità. Noi europei finora abbiamo sottovalutato questa cultura. La riteniamo pragmatica, rivolta alla pratica, all’azione, che guarda ai risultati, al successo. Oggi, la domanda dei pragmatisti ( e dei decostruzionisti americani che si rifanno alla Genealogia della morale di Nietzsche ) è: Quale “uso” dobbiamo fare di questa cultura? ”. Dagli scritti di Paul Harris trapelano citazioni “vissute” e meditate sul banco dell’esperienza personale di scritti di molti autori, in particolare dal Walt Withman di Foglie d’erba, la Bibbia della poesia americana, per il suo amore della natura e per il suo slancio nell’affrontare la vita. C’è una consonanza intima con P.Harris per il primato dell’uomo comune sul politico, per la fratellanza coi deboli, il distacco dalle ricchezze, la nazione come “razza di razze” (13). Soprattutto è presente Ralph Emerson(14) per il suo “trascendentalismo evangelico”. “Selfreliance”(1841), Fiducia in se stessi, ha avuto una grande influenza sulla cultura americana che Paul Harris far propria. E’ una risposta democratica al nichilismo europeo. Bastino queste due citazioni del suo liberalismo religioso: “E’ stato detto che è l’età della prima persona singolare” e “Niente infine è sacro quanto l’integrità della vostra mente”. Per Emerson l’umanità è una sola e ciascuno di noi è indispensabile alla costruzione di una fraternità nel rispetto delle singole vocazioni. C’è un’espressione di Emerson che Paul Harris sottolinea: “Chi ha mille amici non ne ha nessuno”. Il rapporto umano deve essere sempre personale per restare umano. Questa visione che Paul Harris conserva nel sottofondo ha aiutato il Rotary ad incontrarsi con molte altre e diverse visioni della vita. Ci accorgiamo soltanto oggi che la cultura americana è stata segnata a fondo da Ralph Emerson col suo “evangelismo”. Parte dall’esaltazione della capacità creatrice dell’uomo, ma giunge a conclusioni opposte rispetto al nichilismo di Nietzsche, che ha dominato quella europea e che da un individualismo superomistico giunge alla dispersione della propria identità nell’uomo-massa. Della cultura marxiana, in sede rotariana possiamo accettare l’analisi dell’alienazione sociale, sia essa dell’uomomassa nella metropoli o dell’uomo disperso nella società globale, ma non il dispotismo di stato che si fonda sulla metafisica dell’odio di classe. In Emerson non c’è traccia di “culto della personalità” che fonda i totalitarismi di ogni tipo, società, classe, nazione, storia, ma un continuo richiamo alle responsabilità individuali nella vita comunitaria. La visione di Emerson si inserisce in maniera positiva e stringente in quello che Joseph Schumpeter (15) ha considerato il compito del capitalismo come “distruzione creativa”. “Creative destruction” può essere reso anche con “creativa distruzione” se si vuole accentuare l’aspetto positivo di ogni innovazione. E’ il segreto della cultura americana, dalla catena di montaggio di Ford al software di Bill Gate. L’imprenditore “creativo” porta a innovazioni che distruggono un passato, ma creano un nuovo futuro. Lo si può verificare nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle e che accompagna la storia dell’impegno professionale nel Rotary. La catena di montaggio di Ford consente a ciascuno di avere una macchina, per i suoi viaggi e per il suo lavoro, ma a spese di altri mezzi di trasporto e di lavoro che diventano obsoleti. E’ la marcia delle innovazioni tecnologiche. La rivoluzione informatica porta alla robotica e alla globalizzazione delle comunicazioni, ma anche alla necessità di superare barriere sociali, economiche e politiche che sembravano insormontabili. Sono salti enormi di “cultura professionale”. E’ l’etica inesorabile dei pionieri dentro la quale il Rotary coscientemente si inserisce come “università delle professioni”, “educazione permanente nei suoi incontri”, presidio del rispetto di una umanità comune che è in noi. E’ la base per un incontro tra persone, popoli e culture diverse come viene prefigurato idealmente nei 32.000 Club rotariani. 4) Le “tappe” rotariane: ad ogni svolta un “salto di qualità”. Le tappe di questo cammino non sono state facili. Possiamo chiamarle “milestones”, pietre miliari, o svolte, ma in una continuità rigorosa. Il Rotary ha dovuto riscoprire e rinnovare ogni volta se stesso nel suo cammino di fronte alle nuove sfide. Nel 1905 quando quattro amici si riunirono per aiutarsi a vicenda nella loro attività professionale non sapevano che da quella riunione sarebbe scaturita una rete di rapporti mondiali. Dovevano aiutarsi a vicenda nella vita professionale di una città del futuro come Chicago che pareva una bolgia e capirono che ciò non poteva avvenire senza occuparsi nel loro quotidiano della comunità, al di fuori della giungla del gangsterismo e degli scontri della grande politica, ma senza screzi concorrenziali tra di loro per la diversità dei settori delle loro attività. Prima si allarga la cerchia organizzativa da Chicago a San Francisco negli USA. Col salto a Winnipeg in Canada, nel 1912, si esce dagli USA e il Rotary diventa “International”. A quel punto Paul Harris è costretto a circoscriverne il campo ideale. Osserva che “il Rotary nacque nella nostra terra di libertà; sarebbe nato in ogni altra terra di libertà; non sarebbe potuto nascere nel dispotismo”. Nel 1917, Arch C. Klumph provvede al primo stanziamento di quello che poi sarà lo strumento finanziario per la grande impresa umanitaria della Rotary Foundation. In piena guerra Paul Harris assicura l’assistenza rotariana ai combattenti e anche le Convention annuali allora sono dedicate al “war service”. Herbert Taylor nel 1932, alla vigilia della “grande depressione” è coinvolto nella soluzione di un fallimento. Formula il test delle 4 domande che si diffonderà quando diventerà Presidente internazionale nel 1954-55. Viene accettato anche in Inghilterra e dai rotariani, non come codice etico, ma come test per la vita professionale, un “autoesame”: E’ vero ciò che penso o faccio e apporta benefici e migliori rapporti agli altri che ne vengono coinvolti? La chiave di volta del service rotariano è stata da sempre per Paul Harris nel “Service above self”, nel rendersi utili al di sopra del proprio interesse personale. E’il punto di approdo dopo lunghe discussioni sul “He profits must who serve best”, si avvantaggia di più chi serve meglio, dove l’utilitarismo anglosassone non veniva smentito. Nel 1945, 49 rotariani partecipano a San Francisco alla formulazione della Carta delle Nazioni Unite. E’ il riconoscimento ufficiale per l’opera immensa di assistenza svolta durante la seconda guerra mondiale, ma anche la presa di coscienza di un nuovo progetto nella stesura della Carta dei Diritti umani. Questo atteggiamento oggi proietta il Rotary ad istituire vere e proprie borse di studio per Centri di ricerca internazionali per la Pace e la risoluzione dei conflitti tra i popoli. Nel 1947, alla morte di Paul Harris, vengono istituite dalla Rotary Foundation le prime 18 borse di studio che saranno moltiplicate nel tempo fino ad oggi e alle quali si aggiungeranno nel 1965 i programmi dello Scambio dei Gruppi di Studio e dei Matching Grants per gli aiuti coordinati, le sovvenzioni paritarie. Nel 1962, a Melbourne in Florida si ha il primo Interact Club per gli studenti delle scuole secondarie e l’attenzione ai giovani per l’orientamento scolastico e professionale si sviluppa ancora di più con i Rotaract per i giovani dai 18 ai 28 anni e con i Ryla per presentare “modelli di guida professionale”. Nel 1985, viene annunciato da Carlos Canseco il Programma polioplus per immunizzare i bambini dal flagello della poliomielite, programma già iniziato in Italia dal Club di Treviglio e Pianura bergamasca con Sergio Mulitsch fin dal 1979-80 ( Cfr. Realtà Nuova, LXVII. n.3-2003. Numero speciale, anche in lingua inglese dedicato a “Polioplus” - La sfida del Rotary alla poliomielite nel mondo). Nel 1989, il Consiglio di Legislazione apre il Rotary alle donne, un evento che scardina una tradizione e apre all’altra metà del cielo nel nome dei diritti della persona. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS il Rotary arriva a Varsavia e nel 1990 a Mosca, con nuovi immensi problemi di fronte alle bardature staliniste in disfacimento. Si avvertono anche le nuove grandi sfide dei New Global e dell’ambiente con i programmi di Preserve Planet Earth, Salva il Pianeta Terra, nel 1990, con il Presidente Paulo V.Costa, e dal 1999 si insediano in modo istituzionale i Centri per gli Studi internazionali per la Pace e la risoluzione dei conflitti. 5) Il Rotary in Italia: selettività, cultura e apertura al mondo. In questo contesto il Rotary italiano ha una precisa collocazione “elitaria”, quando sorse a Milano, il 19 giugno 1923 presso il Ristorante Cova, soprattutto ad opera di Jules Culleton, un inglese, e James Henderson, un irlandese, due intelligenti imprenditori. Henderson riconosceva la necessità di una scelta degli uomini migliori, una élite imprenditoriale e professionale di prim’ordine. In realtà le difficoltà nel primo tratto di vita rotariana, impetuosa fino al 1938, furono di due tipi: le remore di fronte ad una visione internazionale per i nazionalisti più accesi e dal punto di vista religioso le riserve dei cattolici per venature che apparivano troppo individualistiche, falsi problemi superati dopo la tragica parentesi della guerra.(16) Il Rotary aveva avuto una diffusione molto rapida, imprevedibile, ma lo scioglimento dei 32 Club nel 1938 fu fatale per l’avvicinarsi della seconda guerra mondiale, per il razzismo e lo scontro brutale delle nazioni in Europa. Con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, nel 1944 ritorna a rinascere, a partire da Catania. Bisogna attendere il 1948, il 24 febbraio, la vigilia del 18 Aprile del 1948, perché a Roma ritorni ad insediarsi il nuovo Club alla presenza dell’on. De Gasperi, che non volle mancare, dell’ambasciatore americano Dunn, mentre era presidente del Club l’ammiraglio Raffaele de Courten, un personaggio della nostra storia per la consegna della flotta agli alleati come garanzia della resa, che fu imposta invece come incondizionata. Si ha allora la sensazione “visiva” che in questa assise avvenisse l’effettiva “svolta atlantica” della nostra politica, una svolta storica, ma soprattutto della nostra cultura e del nuovo difficile, impervio, cammino di una riconquistata libertà in una democrazia “imperfetta”. (17). Il Rotary italiano da allora ha dato due Presidenti internazionali, Gian Paolo Lang, nel 1956-57, e Carlo Ravizza, nel 1999-2000. Dall’unico Distretto di partenza, il 46°, se ne sono moltiplicati 10, con 741 Club e 40.000 soci, una riserva enorme di energie morali, intellettuali e professionali, con iniziative ad ogni livello. E’ stato osservato che la base della piccola e media industria in Italia, esemplare per la sua vivacità imprenditoriale, ha avuto una spinta dalla presenza di tanti Club disseminati anche nei centri minori con il loro spirito di apertura al mondo: “Come l’economia del paese, anche il Rotary si trasforma diventando più democratico e moderno, ma non necessariamente più americano. La sua caratteristica è quella di un allargamento geografico che tuttavia diventa anche sociale nel momento in cui l’associazione si diffonde nei piccoli paesi e favorisce scambi nazionali e internazionali” (18). C’è da aggiungere che il Rotary italiano con la presenza del Premio Galilei a Pisa, fondato da Tristano Bolelli nel 1962, ha raccolto l’attenzione per la nostra cultura da tutti gli studiosi del mondo. A livello internazionale il nostro viene definito il Rotary della cultura. Tristano Bolelli ci ha lasciato anche una Proposta di una carta rotariana della cultura che è un richiamo alla libertà orientata sempre alla responsabilità sociale: “ La cultura è contraria all’intolleranza ma resta salda nei suoi principi di rispetto per ogni uomo e considera grave tradimento la posizione di quegli intellettuali che, per compiacere un regime o una ideologia o per ragioni di personale interesse, chiudono gli occhi di fronte all’ingiustizia,alla violenza, alla malattia, alla fame” (19). Accanto a lui Francesco Barone, filosofo della scienza dell’Università di Pisa, in anni difficili per l’etica professionale e le tragiche tensioni politiche, ha difeso il principio di una società che rispetti la libertà individuale, autonoma e creativa. Nel suo Congresso distrettuale nel 1981 su Individuo e società sancì la netta demarcazione tra liberalismo “costruttivista” che porta ai poteri ferrei di un socialismo di Stato e il liberalismo realistico al servizio “dell’umanità che è in noi” e che ricerca la difesa dell’autonomia della persona di fronte ad ogni forma di prevaricazione, “per renderci meno infelici”. Resta ferma per tutti la sua affermazione che il Rotary è prima di tutto una “scelta morale”.( 20) Pietro Castagnoli (PdG.1983-84) NOTE BIBLIOGRAFICHE (1) Da Rotary World, Gennaio 2005, Italia (2) Sulla Mission americana, Domenico Càccamo, Lezioni di storia moderna,Ed. Carocci, Roma 2001. (3) La mia strada verso il Rotary, ed. it. a cura di Franco Zarri, Sesto Fiorentino 1993. *In Internet sono ampi stralci in lingua originale di “My Road to Rotary”, ed. 1948, con il prezioso completamento cronologico di Philip C. Love, segretario generale dal 1942, e già vice per 12 anni. La sua cronologia ha una periodizzazione quinquennale, una scansione programmatica indicativa per una “storia interna” del Rotary fino al 1948: gli inizi, l’unificazione negli USA, lo sviluppo internazionale della Ruota, il grande ideale rotariano, gli anni della depressione, avanti ancora, la seconda guerra mondiale, sotto una New Age. I primi passi decisivi, a pag.305: “1905— THE BEGINNING —1910 1905 Rotary founded in Chicago by Paul P. Harris for fellowship and mutual helpfulness. ( amicizia e reciproco aiuto). Membership limited to one man from each business or profession. (non ci devono essere interessi conflittuali tra i soci di categorie diverse). (I quattro amici ) "Silvester Schiele, my most intimate Chicago friend, and one of the three who first met with me, was made our first president, and has been a constant member. Gustavus Loehr and Hiram Shorey were the other two but they failed to follow through. On the other hand Harry Ruggles, Charley Newton, and others who were quickly added to the group, with hearty zest joined in developing the project." (by Paul Harris, page 231) Name “Rotary” adopted, originating from practice of holding meetings in rotation at different members’ places of business. ( gli incontri in origine avvengono a Rotazione presso i singoli soci: di qui il nome Rotary. Poi le conviviali settimanali si tennero presso gli Hotel). 1906 New club grows in membership. Intimate, first-name acquaintance promotes fellowship. ( Ci si chiama per nome tra amici). Club singing introduced by Rotarian Harry L. Ruggles ( il canto tipico nei paesi nordici aiuta a socializzare) . Rotary “wagon wheel” emblem adopted, the first of many varieties of “wheel emblems” to be used by different clubs, until 1912, when a geared wheel was adopted, this to be followed by authorization of an official emblem (1924), a wheel of six spokes, twentyfour cogs, and a “keyway.” ( La Ruota tratta in un primo tempo dal arro dei pionieri, poi dalla macchina a vapore, diventa il distintivo ufficiale dal 1924, con i 6 raggi, 24 denti e la chiave centrale ). 1907 First community service: Public comfort restroom installed in Chicago ’s city hail. (Ci si rende conto che rendersi utili alla comunità di cui si fa parte per alcune iniziative essenziali è importante, anche per un gabinetto di decenza, o vespasiano, se manca ). 1908 Second Rotary club is organized in San Francisco ( Si esce da Chicago, è un trauma. L’aiuto dell’amico Cher Perry, poi segretario generale, fu essenziale per l’espansione del Rotary) 1909 Club Number 3 organized atOakland, Cal. , which becomes first club to hold weekly luncheon meetings regularly. ( Con il terzo Club le riunioni conviviali settimanali diventano regolari ). Additional clubs are started in Seattle, Los Angeles, New York City, and Boston. 1910— UNIFICATION —1915 1910 Wide interest beginning to be manifested in new service club idea. First Rotary Convention held in Chicago , organizes sixteen existing clubs into a united body: The National Association of Rotary Clubs. ( Il Rotary si unifica in un corpo solo negli Us Rotary “principles” adopted in form of five objectives, subsequently to be changed from year to year until (1921) when a new objective was adopted ‘to emphasize the international influence of Rotary,” forerunner of Rotary’s famed “Fourth Object.” ( Si precisano i quattro obiettivi, per l’azione interna, professionale, di pubblico interesse, internazionale). Rotary becomes international when a club is started in Winnipeg. ( Con l’arrivo in diventa internazionale). 1911 Rotary idea spans the Atlantic when clubs are started in Dublin, London, and Belfast ( Si affaccia in Europa, vincendo le resistenze inglesi che vogliono conservare una loro autonomia) . “The National Rotarian” takes birth, forerunner of “The Rotarian” (1912) and the Spanish edition “Revista Rotaria” (1933). ( Nasce il primo organo ufficiale di stampa rotariana, tutt’ora punto di riferimento mondiale ). At the Portland, Oregon, (U.S.A.) convention, the phrase “He profits most who serves best” is added to the “Rotary Platform,” later to become, with “Service Above Self,” through wide usage, Rotary’s unofficial motto. ( Si precisa l’ideale del servire rotariano) Ancora in Internet sono da consultare This Rotarian Age, Paul Harris Life, What Paul Harris Said.. (4)"This is a changing world; we must be prepared to change with it. The story of Rotary will have to be written again and again!" ~ page 253, "This Rotarian Age" 1935, Paul P. Harris. (5) Gilbert Keith Chesterton (1874.1936 ) convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo fu scrittore prolifico, noto in Italia per i libri sul saggio e ironico detective Padre Brown. (6) The Lonely Crowd,- Die einsame Masse in tedesco-, La folla solitaria di David Riesmann è del 1950 e insieme alla Teoria della classe agiata, La leisure class, del 1899 di Thorstein Bunde Veblen, costituisce il punto di riferimento per l’analisi della società americana. (7) Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, Milano Feltrinelli 2000. (8) Pag.X, trad. it. (9) (Pag.243, trad. it.): “When Rotary holds its convention ten years hence, the skies will be full of planes from all the cities throughout the world. [The year was 1947] Nothing but good can come of such meetings of men united in the common ideal of service. Rotary is an integrating force in a world where forces of disintegration are all too prevalent; Rotary is a microcosm of a world at peace, a model which nations will do well to follow.” Page 269, (10) ( Pagg.244-245.trad.it.).Friendship was the foundation rock on which Rotary was built and tolerance is the element which holds it together. There is enough atomic energy in every Rotary club to blow it into a thousand bits were it not for the spirit of tolerance; just such tolerance as marked the life of my grandfather from which my own faith sprang. In fact this is Rotary’s day. For the first time in the life of the movement, the Great Powers of the earth are definitely interested in the promotion of international understanding and good-will. (11) . ( Trad. ital., pag.245 ). This is the very essence of Rotary. God grant that the Great Powers be patient with each other’s shortcomings, and ever remember that this is a predatory world in which we have so long lived. As we emerge from the jungle age we can not, in good conscience, point the finger of scorn at each other. The spirit of tolerance which has made it possible for Rotary to form a world wide fellowship of business and professional men will make all things possible. (12) (pag.XIII, trad.it.). ...Yes, the Founder of Rotary was a simple man but one with a great vision—peace and a truly neighborly world. To aid in its implementation he traveled extensively, meeting and appreciating men and making friends everywhere he went. He was a normal, lovable human being, balanced, competent, friendly, with a supreme confidence that just such ordinary human qualities would work wonders among men and nations...(XI). Non esiste un obituary, un necrologio così completo per capire la personalità di Paul Harris.Nella trad.it. è alle pagg.XIII-XIV col titolo “Un tributo all’autore”. Lo riporto per intero nella lingua originale (X-XI): “A Tribute to the Author AS I WAS LEAVING SYDNEY on a flying boat for my home in Melbourne, Australia, in January, 1947, I learned that Paul Harris was dead and realized that a great man and a dear personal friend had been taken. Though our homes were geographically on opposite sides of the earth we had been for a quarter century close personal friends. Paul was a great man. His devotion and dedication to Christian ideals, his unbounded capacity for friendship, his keenness of perception and his uncanny ability to visualize the future, coupled with his genuine appreciation of current problems, made him great. Whenever privileged to be with him I was inspired by the burning enthusiasm which, despite his ill health and frail body, carried him on in his work. On the flying boat my thoughts kept reverting to my friend and the many personal incidents which stressed his life. I recalled a wonderful week which my wife, my daughter, and I spent with Paul and Jean Harris one summer at Onekarna in Northern Michigan . Paul knew all the folks of the village, called most of them by their first names, and had a cheery word for all. And there came vividly to my mind one of the lost occasions when I saw him—at his home in Chicago , winter-time with a heavy fall of snow. As I came down fairly early that morning to their little break fast room I saw Paul tramping through the snow to little platforms in the trees. On these he was placing nuts and biscuits for the birds and squirrels. This was a regular job for this frail man whose big heart responded to the needs of all living things. Yes, the Founder of Rotary was a simple man but one with a great vision—peace and a truly neighborly world. To aid in its implementation he traveled extensively, meeting and appreciating men and making friends everywhere he went. He was a normal, lovable human being, balanced, competent, friendly, with a supreme confidence that just such ordinary human qualities would work wonders among men and nations. Since coming to Chicago this summer I have read the proof sheets of “My Road to Rotary” in which Paul Harris has told us the whole story of his life and ambitions. Much of It has to do with his youth but out of his youth came the man. His recollection of life in a small American town is thrilling in itself because of the natural manner in which it is told. The fun, the mischief, the adventure, the recounting of all those delightful things which one meets with in such a location, the loving care showered upon the boy, all make good reading, as do his subsequent travels and experiences. But when the Story is that of the man who gave to the world the great movement called Rotary, the effect of which upon the world can be, by the devotion and loyalty of its members, one of the greatest influences for good for all time, then the reading becomes something deeper and of great import. Paul Harris, the Founder of Rotary, has gone in the flesh but his life’s work will live on forever. The influence of this man is an urge to service and in commending this book I hope that its readers will translate and pass on, by friendly service to their fellow men, the benefits which Paul Harris gave to the world when he founded Rotary. Chicago.1 July 1946 ANGUS S. MITCHELL, President, Rotary International, 1948-49. (13) Walt Whitman (1819-1892). Leaves of grass ( Foglie d’erba,1855) è la Bibbia della poesia americana fino ad oggi, anche se per alcuni “l’erba” ha assunto un altro significato. (14) Soltanto oggi ci si rende conto della presenza nella cultura americana di Ralph Waldo Emerson (1803-1882). (15) Ponendo l’innovazione al centro del processo economico Joseph Alois Schumpeter (1883-1950 ) valorizza l’importanza della centralità dell’azione creativa umana ( in “Capitalismo, socialismo e democrazia”, 1942 ) e ci pone il problema della morale nell’economia, indipendentemente dalle sue predizioni pessimistiche sulla fine del capitalismo che dovrebbe divorare se stesso, mentre ritrova ogni volta la forza di rinnovarsi. (16) Ernesto Cianci,Il Rotary nella società italiana, Ed. Mursia Milano 1983, II ed. 2004. Costituisce il testo base fino al 1950, da integrare oggi per i problemi del dopoguerra, Europa, Mezzogiorno, democrazia imperfetta e strategia della tensione, tangentopoli e bipolarismo, giovani e educazione permanente, anziani ed emarginazione, ambiente e sottosviluppo. Ad opera di Giuseppe Viale sono stati pubblicati nel 2003 dalle Erredì Grafiche editoriali di Genova tre volumi, “Il Rotary in Italia”, con notevoli contributi specifici di storici, anch’essi da coordinare e aggiornare in una visione più organica rispetto alle problematiche dell’Europa e agli USA. Basterebbero le analisi delle Convention che si sono tenute nel mondo e per noi dei Congressi e Forum distrettuali che si sono succeduti. La rivista Rotary in occasione dell’80° della pubblicazione è uscita con un numero speciale con alcuni testi del 1924 e articoli attuali dei Presidenti dei Club storici (Giugno 2004, N.6). (17) Pasquale Ginevrino, “Rinascita del Rotary Club di Roma: Il Senatore Andreotti scrive…” in Realtà Nuova, Anno LVIII- n.1/ 2004, pagg.4-14) . (18 ) Mariuccia Salvati, La rinascita del Rotary nell’Italia repubblicana, ( in Il Rotary in Italia, vol.III, Genova 2003, pag.39). (19) Il Premio Galilei, fondato nel 1962 da Tristano Bolelli, è considerato il Nobel italiano. Una raccolta completa delle motivazioni e dei discorsi dei vincitori stranieri che si sono occupati della nostra cultura è in “Scritti in memoria di Tristano Bolelli” a cura di Sergio Vinciguerra e Saverio Sani, Nisi-Listri editori, Pisa 2003, per la Fondazione Premio Internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club italiani. La Proposta di una carta rotariana (della cultura di Tristano Bolelli è alle pagg.XV-XVI. 20 ) Pietro Castagnoli, Francesco Barone rotariano, in Realtà Nuova, nn.1-2, Gennaio/marzo 2005 Il taglio della torta del Centenario durante la Celebrazione del 23 febbraio 2005