il venerdì santo a erto

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il venerdì santo a erto
IL VENERDÌ SANTO A ERTO
La storia della Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo a Erto
A cura della studentessa Giulia Corona
Lo sviluppo delle Sacre Rappresentazioni, occupa in Italia un arco di tempo di circa
trecento anni, dal 1200 al 1500.
Originate dalle Laudi Sacre dialogate, furono nel contempo manifestazioni di
fede e occasione di svago per le
popolazioni desiderose di apprendere e
rivivere le vicende del Vecchio e del
Nuovo Testamento.
Si diffusero ben presto dall'Umbria nel
Veneto e le Confraternite dei Battuti
divulgarono anche nella nostra zona
questo genere di Rappresentazioni.
Un segno tangibile ha lasciato a
Pordenone l'opera del religioso Pietro
Del Zocol, nella seconda metà del 1400,
con due Sacre Rappresentazioni: la
Resurrezione e la Festa dell'Assunzione,
i testi delle quali sono stati riportati dal De Bartholomeis in "Studi di filologia romanza"
(1893).
Sotto la spinta del teatro profano nel 1500, il dramma sacro perdette lo spirito
che lo aveva animato nei secoli precedenti e si snaturalizzò sempre più fino quasi a
diventare esso stesso spettacolo profano.
Il Concilio di Trento intervenne in merito con delle restrizioni che ponessero fine
o limitassero l'aspetto laiconelle Sacre Rappresentazioni, ma ormai il declino era già
segnato.
Il prorompere della Commedia nel periodo Rinascimentale e la continuazione di
questa nella Commedia dell'Arte, portarono all'abbandono quasi totale del dramma
sacro. Sopravvisse qua e là in Europa, in zone conservative e in alcune località
dell'Italia Settentrionale. Nella Svizzera ad esempio, nel territorio di S.Gallo e nei
dintorni di Zurigo si rappresenta ancora la Passione di Gesù Cristo; la stessa cosa
accade vicino a Chiasso, a lume delle torce il giorno delle Palme. La più famosa Sacra
Rappresentazione in Europa è quella di Oberammergau, un piccolo paese della Baviera
dove viene rievocata ogni 10 anni.
A Erto, correva l'anno 1631 e dalla valle del Piave arrivavano incredibili storie di
morte. La gente in tutti i paesi moriva colpita da un morbo tanto misterioso quanto
contagioso: la peste bubbonica o peste nera.
Il vicino Cadore temendo il contagio pose su tutti i passaggi e sui valichi di
montagna delle guardie armate, ma non servì a nulla.
In quello stesso anno gli Ertani per allontanare l'epidemia, espressero un voto solenne:
se risparmiati, ogni anno nel giorno del Venerdì Santo, avrebbero ricordato la Passione
e la Morte di Gesù Cristo in croce e le sue sofferenze con una processione in
costume.Stranamente Erto fu risparmiata, come fu risparmiato Zoppè di Cadore, forse
non per il voto, ma più probabilmente per il grande isolamento dei due paesi. Sta di
fatto che la gente credette all'aiuto del cielo, iniziò così una delle più antiche e
suggestive Sacre Rappresentazioni della Passione e Morte di Gesù.
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Proprio per espiare questo voto, i partecipanti devono essere nativi o originari di Erto.
Per lo stesso motivo fu costruita una piccola chiesa dedicata a San Rocco, protettore
degli appestati, sulla via principale che portava a Longarone. Alcuni anni dopo fu
commissionato allo scultore zoldano Andrea Brustolon (1662-1732) un grande
crocifisso in legno che si usa tuttora nella funzione religiosa.
Nel 1633 la peste nera si abbatté sul villaggio alpino di Oberammergau e dopo
qualche settimana decimò la popolazione. I sopravvissuti fecero allora voto solenne di
rappresentare ogni dieci anni la Passione di Cristo. La rappresentazione inizia
dall'entrata di Gesù a Gerusalemme e va fino alla Resurrezione e alla trasfigurazione; di
norma dura tutta una giornata: comincia alle 8.15 del mattino e dopo una sospensione
da mezzogiorno alle 14, continua fino alle ore 18.
I testi e la musica attuali sono dell' 800; il coro e l'orchestra accompagnano le
scene e i quadri plastici. Le rappresentazioni vanno da maggio a settembre e si
svolgono in uno speciale teatro all'aperto; l' ultima
"Passione" di Oberammergau è stata effettuata
nel 2000, dunque la prossima sarà nel 2010.
Tutti i seicento attori sono nativi del paese
e così dicasi per gli altri ottocento collaboratori e
queste persone rimangono in attività per nove
anni, visto che ormai la località della Baviera vive
esclusivamente per la Sacra Rappresentazione
che attira migliaia e migliaia di turisti da tutte le
parti del mondo.
A Erto, invece la Rappresentazione rimase
invariata fino agli inizi del nostro secolo; nata
modestamente, con personaggi limitati come
Pilato, Caifa, Giuda, qualche pretoriano e
naturalmente Gesù, si giovava di costumi
improvvisati e ingenui trovati nelle vecchie
cassapanche di famiglia. I tamburi venivano
preparati sul posto con pelli di capra e bordati con
nastri e frange, mentre le armi consistevano
unicamente in lunghe e strane lance.
Poiché il paese non era collegato a strade,
la rappresentazione rimase quasi patrimonio esclusivo degli ertani, che tramandavano
di padre in figlio l'obbligo morale assunto dai loro avi.
Soltanto dopo la fine del primo conflitto mondiale la manifestazione cominciò a
destare interesse anche nelle località limitrofe e in paesi più lontani, e un sempre
maggior numero di persone accorreva la notte del Venerdì Santo ad Erto.
Ma il desiderio di fare spettacolo,di lasciare un'impressione favorevole al
pubblico presente, fece sì che la manifestazione assumesse un tono ben diverso da
quello originario, a volte lasciato all'improvvisazione più sprov-veduta, a gesti e parole
che nulla avevano in comune con il sentimento religioso ispiratore.
Nel 1946 l’autorità ecclesiastica decise di escludere dalla processione del
Venerdì Santo la Sacra Rappresentazione, in quanto divenuta spettacolo laico e
profano che metteva soltanto in evidenza particolari attitudini o bravure.
Nello stesso anno venne costituito ad Erto il "Comitato pro Venerdì Santo" con
due compiti ben precisi: salvare la tradizionale manifestazione che, abbandonata a se
stessa, senza una direzione, andava fatalmente spegnendosi e ridare quella serietà e
proprietà che contraddistinguono analoghe rappresentazioni in Europa.
La popolazione tutta rispose con slancio all'iniziativa e, anche se i sacrifici erano
rilevanti, si rinnovarono tutti i costumi, cercando di rimanere fedeli agli originali; così
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dicasi per le armi e per gli scudi. Infine fra i giovani del paese vennero scelti con un
certo criterio coloro che potevano rappresentare le figure di Cristo, gli Apostoli, Caifa,
Pilato, Giuda, il Cireneo, i legionari romani e la folla del tempo.
La tragedia del 9 Ottobre 1963 oltre a sconvolgere la valle del Vajont e
disperdere tutti gli abitanti nei paesi vicini, interruppe la prosecuzione annuale della
Rappresentazione che tanti consensi aveva ormai colto in tutto il Veneto e in varie parti
d'Italia. Tutto sembrava distrutto o
irrimediabilmente danneggiato.
Ancora una volta il "Comitato
pro Venerdì Santo" cercò di salvare
la tradizione e nel 1968 riunendo le
persone che avevano animato la
Rappresentazione, ebbe la forza di
ricominciare daccapo, aiutato in
questo suo nuovo sforzo anche
dall'Amministrazione Comunale.
Questa volta vennero portate delle
modifiche di carattere tecnico per
adeguare la manifestazione ai tempi
nuovi. Le corazze furono fatte
eseguire interamente in metallo e così le lance, rispettando strettamente 1' autenticità
storica; parti di stoffa vennero sostituite con pelle o cuoio; rinnovati i colori degli abiti per
la varietà e la scenografia e altri dettagli di minor importanza, ma che completano
l'effetto dell'insieme.
La Sacra Rappresentazione, sta già dando soddisfazione agli organizzatori per
l'afflusso veramente notevole di spettatori che, grazie all'ammodernamento delle strade
e all' accresciuto numero dei veicoli, arrivano da ogni parte per partecipare ed assistere
alla manifestazione.
Per quanto riguarda i testi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non
esiste una tradizione locale di testi scritti o in ertano o in italiano, per cui già nel 1946
venne aggiunto il dialogo, ricavato dalla Liturgia e ridotto alle battute essenziali, poiché
non è accompagnato da canto alcuno o brani musicali e l'effetto vuole essere
semplicemente scenico o spettacolare, senza entrare in dettagli artistici, letterari o
musicali. I brani si dividono in sette parti, comprendendo rispettivamente le sette scene
di cui si compone il dramma e precisamente:
1) Giuda di fronte ai Sacerdoti - 2) Nell'orto degli olivi - 3) il rinnegamento di Pietro - 4)
Gesù davanti a Caifa -- 5) Fine di Giuda - 6) Cristo davanti a Pilato - 7) Sul Calvario.
Ecco un breve saggio di questo dialogo:
"Salve, Maestro”(lo bacia) - Cristo: “amico, a far che sei venuto? Con un bacio mi
tradisci!” (rivolto alla turba): “chi cercate voi?” -Turba: “Gesù Nazareno” - Cristo: “Sono
io” (stramazzano a terra), “allora chi cercate?” - Turba: “Gesù il Nazareno” (e si
avventano a prenderlo) - Pietro: “Maestro” (estrae la spada e colpisce uno) “dobbiamo
difenderti?”- Cristo: “basta! Metti giù la spada perché chi colpisce di spada, di spada
perirà” (viene legato e portato via). “Siete venuti con spade e bastoni come se fossi un
malfattore, mentre ogni giorno insegnavo in mezzo a voi e non mi avete preso".
Fino al rinnovamento di questa tradizione, la processione usciva dalla Chiesa
preceduta dall'uomo più vecchio del paese, che portava un'asta con sopra un gallo di
legno (simbolo del tradimento di Pietro); lo seguiva un uomo avvolto in un manto
bianco, scalzo e col cappuccio che reggeva il Crocifisso del Brustolon, poi ancora altre
persone scalze e vestite di bianco. Veniva quindi il clero e Gesù che reggeva la pesante
Croce, scortato dai soldati romani; infine i tamburini e il popolo ertano.
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Attualmente annunciata già dai giorni precedenti dal rullo dei tamburi dei
"Tamburins", la Passione viene preceduta nel pomeriggio dalla processione sacra, dove
il più anziano del paese reggendo un'asta sormontata da un gallo di legno precede una
persona, scalza e vestita di bianco, incappucciata tanto da nascondergli il volto, che
sorregge il crocefisso del Brustolon, questa persona a sua volta è sorretta da altre due
persone che camminano scalze.
Durante il passaggio di quest'ultima processione, ultimamente, il Comitato ha
predisposto una scena rappresentante l'ultima cena. La rappresentazione serale inizia
alla sera, verso le ore 20,30
partendo dal vecchio centro
abitato, snodandosi poi verso il
luogo predisposto alle scene
principali, alla periferia di Erto
ed è composta da oltre
cinquanta attori denominati
"Cagnudei" cioè Giudei, è
preceduta dal rullo dei tamburi;
seguono poi le scene citate nel
dialogo, Gesù viene processato e sale il Calvario.
Tra due ali di folla che si
stringe lungo i muri delle case
passano i legionari con le
torce, scortando Caifa con i Sacerdoti, gli anziani e Pilato, mentre la plebe continua ad
insultare Gesù.
In uno spiazzo sopra un colle, in prossimità dell'abitato, avviene la crocifissione: Cristo
è messo in croce e questa viene innalzata, mentre Longino colpisce con una spada il
costato che sprizza sangue: è la scena finale della Sacra Rappresentazione e tutti gli
astanti si soffermano un attimo commossi e riverenti di fronte alla rievocazione piena di
toni drammatici per la sua veridicità.
La rappresentazione che viene effettuata con qualsiasi tempo, richiama sempre
più persone dai paesi contermini e ultimamente anche da altre regioni sono arrivate
corriere da Firenze, dalla Puglia, degli oriundi dall'Argentina dal Brasile e dalla
Germania.
Foto a cura di: www.dedfoto.it
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