- Società Italiana di Artroscopia
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1 SOCIETA’ ITALIA ARTROSCOPIA (Faculty Groin Pain Syndrome) I° GROIN PAIN SYNDROME ITALIAN CONSENSUS Zini R., Bisciotti GN. Di Marzo F., Volpi P. 5 Febbraio 2016, Istituto Clinico Humanitas (MI). 2 Contents 1. Documento introduttivo al consensus di tassonomia diagnostica. Bisciotti GN., Volpi P. 2. Documento introduttivo al consensus diagnostico (clinica ed imaging). Bisciotti GN., Volpi P. 3. Approfondimento dell’esame di risonanza magnetica. Bisciotti GN., Volpi P. 4. Allegato A: Questionario HAGOS. Versione italiana validata. Bisciotti GN., Volpi P. 5. Allegato B: Scheda di valutazione clinica della GPS. Bisciotti GN., Volpi P. 6. Allegato C: Schede di valutazione clinica delle patologie inguinali. Di Marzo F., Bisciotti G., Volpi P. 3 MEMBRI DEL CONSENSUS NOME Alessio Auci ISTITUZIONE DI APPARTENENZA RUOLO Kinemovecenter Pontremoli Università di Torino Radiologo FC Internazionale Milano FC Internazionale Milano Fisioclinic Pesaro Fisioterapista Qatar Orthopedic and Sport Medicine Hospital. Kinemove Center Pontremoli Istituto Clinico Humanitas Milano AO. S. Gerardo Monza Istituto Clinico Humanitas Centro Traumatologia dello Sport Torino Kinemove Center Pontremoli CDC Quisisana Sport Physiologist Ortopedico Felicioni Luca Istituto Clinico Humanitas Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine ASL Nord Ovest Toscana Ospedale Cardarelli Napoli Misericordia Grosseto Ferraio Lorenzo Physioclinic Milano Fisioterapista Foglia Andrea Studi di Fisioterapia Riabilita Istituto Galeazzi Milano Ospedale di Gemona Fisioterapista Aprato Alessandro Belli Andrea Bellistri Giuseppe Benelli Piero Bisciotti Gian Nicola Bona Stefano Bonaiuti Donatella Carimati Giulia Canata Gian Luigi Cassaghi Gabriella Cerulli Simona Delle Rose Giacomo Di Benedetto Paolo Di Marzo Francesco Di Pietto Francesco Galli Marco Gervasi Enrico Ortopedico Preparatore atletico Medico dello Sport Chirurgo generale Fisiatra Ortopedico Ortopedico Fisioterapista Fisiatra Ortopedico Chirurgo generale Radiologo Chirurgo generale Ortopedico Ortopedico 4 NOME Sebaggiani Enrico ISTITUZIONE DI APPARTENENZA ASL Nord Ovest Toscana Az USL Toscana Nord Ovest Clinica Villa Stuard Roma Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana Azienda Policlinico Universita’ di Bari FC Internazionale Milano Istituto Clinico Humanitas Milano Universita’ ChietiPescara Kinemove Center Pontremoli Istituto Clinico Humanitas Istituto Clinico Humanitas Kinemove Center Pontremoli Clinica Villa Stuard Roma Ospedale Umberto I° Enna Ospedale di Perugia Tancredi Giuseppe Ospedale Latisana Ortopedico Tosi Fabio Istituto Clinico Humanitas Istituto Clinico Humanitas Azienda Ospedaliera “Ospedale San Salvatore” di Pesaro Medico dello Sport Gia Liano Giammattei Carlo Guglielmi Antonio Marioni Antonio Moretti Biagio Niccolai Roberto Orgiani Nicola Pantalone Andrea Parra Federica Quaglia Alessandro Respizzi Stefano Ricciotti Luca Pereira Ruiz Maria Teresa Russo Arcangelo Volpi Piero Zini Raul RUOLO Chirurgo generale Medico dello Sport Chirurgo generale Chirurgo generale Ortopedico Preparatore atletico Ortopedico Ortopedico Fisiatra Ortopedico Fisiatra Preparatore atletico Fisiatra Ortopedico Ortopedico Ortopedico Ortopedico 5 1) DOCUMENTO INTRODUTTIVO AL CONSENSUS DI TASSONOMIA DIAGNOSTICA 1.1 La terminologia Non è mai banale, prima di affrontare un argomento tanto spinoso quanto controverso, come quello riguardante il Groin Pain (GP), ricordare che con tale termine - come d’altro canto anche per ciò che riguarda tutti gli altri termini poligrammatici, come pubalgia, athletic pubalgia, groin disruption, osteite pubica etc. esprimenti lo stesso tipo di sintomatologia s’intende di fatto solamente la descrizione di un sintomo, o meglio ancora di una coorte di sintomi, che il paziente lamenta a livello della zona pubica, ragion per cui, in ogni caso, occorre fare estrema attenzione a non identificare il termine di GP (o qualsiasi altro termine sino ad ora considerato come equivalente) e la diagnosi. In effetti, il GP presenta un’eziopatogenesi di tipo multifattoriale dove spesso diversi quadri clinici si sovrappongono, rendendo talvolta la diagnosi una vera e propria sfida diagnostica. Occorre obiettivamente ammettere che la complessità anatomica della regione pubica non facilita certamente l’adozione di una chiara nomenclatura nosologica. Le molteplici strutture anatomiche che possono esser coinvolte sono talmente numerose da precludere, di fatto, una nomenclatura omnicomprensiva, a meno che, come già puntualizzato, quest’ultima non sia intesa solamente come la descrizione di un coorte di sintomi e non fraintesa con la diagnosi stessa. In effetti, questo semplice quanto basilare concetto, sembrerebbe essere spesso disatteso nell’ambito della letteratura specifica sull’argomento. Tale mancanza di chiarezza ed univocità terminologica può essere spiegata, ma non beninteso giustificata, dal fatto che dal momento che la sintomatologia riferita dal paziente può derivare da problematiche di tipo muscolo scheletrico, gastrointestinale, urogenitale, neurologico e ginecologico (Ekberg e coll., 1988; Weir, 2014), il rischio da parte del clinico di utilizzare differenti terminologie è senza dubbio elevato. Sta di fatto che la terminologia utilizzata è spesso confusa e talvolta dicotomica, situazione che, di per sé, genera sia non poche difficoltà interpretative, che notevoli difficoltà nella ricerca e nell’interpretazione dei risultati riportati dai vari studi. A questo proposito Serner e coll. (2015) in una loro systematic review sottolineano l’esigenza della ricerca di uniformare la terminologia utilizzata al fine di poter rendere più agevole la comparazione dei risultati desumibili dai differenti studi reperibili in letteratura. Non a caso, a rafforzare tale necessità, la loro review, che include 72 studi, elenca ben 33 differenti termini diagnostici. Sempre nel tentativo di uniformare i termini clinici in quest’ambito, nonché in preparazione dell’ “Agreement Meeting on Definitions and Terminology on Groin Pain in Athletes” tenutosi a Doha (Q) nel Novembre del 2014, Weir e coll. (2015), hanno cercato di valutare tale eterogeneità terminologica basandosi sull’utilizzo di una procedura di Delphi method somministrata ad un gruppo di clinici- composto da 23 membri provenienti da 11 diversi Paesi e 3 Continentiuniversalmente accettati come esperti della materia. Il metodo Delphi - che fu sviluppato nel corso degli anni dalla Rand Corporation a partire dall’ inizio della Guerra Fredda per prevedere l’impatto della tecnologia nel warfare - è un metodo d'indagine iterativo che si articola attraverso più fasi di espressione e valutazione, incentrate sulle opinioni di un gruppo di esperti ed ha l'obiettivo di far convergere l'opinione, nel modo più completo e condiviso, in un'unica "espressione", in altre parole di uniformare l’opinione di più esperti su di una determinata problematica. In sostanza, il Delphi method riconosce il valore dell’opinione dell’esperto e permette di avvalersi di quest’ultima in mancanza di una vera e propria evidenza scientifica in tal senso. Generalmente il metodo Delphi prevede 3 distinte fasi: 6 Fase 1: i partecipanti esprimono in modo anonimo su di un questionario, od altro documento simile, la loro opinione sulla problematica proposta. Fase 2: si raccolgono i pareri raccolti che vengono sintetizzati in un unico documento Fase 3: i partecipanti analizzano nuovamente i pareri emersi confrontandoli con l’ opinione da loro inizialmente espressa. Tutte le tre fasi vengono coordinata dalla figura del cosiddetto “facilitator”, il cui compito è appunto quello di facilitare le risposte del gruppo. Questo iter impedisce ai partecipanti di usare la loro autorità scientifica e personale durante il processo per influenzare le decisioni ed i pareri degli altri membri del gruppo. Tale tipo di procedura evita altresì il formarsi di “group leaders”. Nell’ambito specifico dello studio di Weir e coll. (2015), la procedura Delphi era basata sulla somministrazione di 2 questionari che rappresentavano altrettanti casi clinici, per i quali ogni esperto doveva rispondere ad un certo numero di domande a completamento del questionario stesso, e fornire la propria diagnosi. Il numero delle diagnosi che ogni esperto poteva fornire non era numericamente limitato, in ogni caso la prima diagnosi veniva considerata come la più probabile e l’ultima come la meno plausibile. I risultati venivano poi riconsegnati al facilitator in cieco per ciò che riguarda il gruppo di esperti. Gli Autori non specificano se anche la figura del facilitator ricevesse in cieco i risultati. Questo rappresenterebbe comunque un dettaglio importante per ciò che concerne l’obiettività della seconda fase rappresentata dalla sintesi, da parte del facilitator, dei risultati stessi. I vari termini utilizzati dal gruppo di esperti per descrivere i due casi clinici a loro sottoposti sono riportati rispettivamente in tabella 1 e 2. Termini utilizzati Prima diagnosi (n=23) Adductor-related 6 groin pain Adductor 6 tendinopathy Adductor 4 enthesopathy FAI* 2 Prima diagnosi (%) 26 Seconda diagnosi (n=13) Seconda diagnosi (%) Terza Terza diagnosi diagnosi (n=3) (%) 26 2 9 1 4 1 4 1 4 Adductor tendinitis Adductor strain 1 4 1 4 1 4 Pubic bone 1 stress injury Low-grade 1 capsular/enthesis stress 4 17 9 4 7 Pubic bone fibrocartilage separation Osteitis pubis 1 4 2 9 Adductor tenoosseous defect Adductor tear 1 4 1 4 CAM lesion 1 4 Pubic bone marrow oedema Pubic ring failure Pubic symphysis osteoarthritis Combination of multiple diagnoses Pubic plate tear 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 Tabella 1: i vari termini utilizzati dal gruppo di esperti per descrivere il primo caso clinico. (da Weir e coll., 2015). * Femoro Acetabular Impingement. Termini utilizzati Prima diagnosi (n=23) Inguinal-related groin pain Sportsman’s hernia Incipient hernia 9 Prima diagnosi (%) 39 3 13 2 9 Inguinal disruption Posterior wall weakness Gilmore’s groin 2 9 1 4 1 4 Inguinal canal aponeurosis strain Inguinal ligament enthesopathy 1 4 1 4 Seconda diagnosi (n=13) Seconda diagnosi (%) 1 4 Terza diagnosi (n=3) Terza diagnosi (%) 8 Pubic bone fibrocartilage separation Hip chondral surface damage Core muscle injury Hip labral tear Adductor tendinopathy Femoroacetabular impingement Pubic symphysis pathology Conjoined tendon enthesopathy Superficial inguinal ring insufficiency Rectus abdominis strain Combination of multiple diagnoses Public cleft arthritis Transversus abdominis strain Posterior wall tear 1 4 1 4 1 4 2 9 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 1 4 Tabella 2: i vari termini utilizzati dal gruppo di esperti per descrivere il secondo caso clinico. (da Weir e coll., 2015). La valutazione dei risultati dello studio di Weir e coll. (2015), altro non fa che confermare la forte disomogeneità della terminologia correntemente utilizzata. Nel primo case report infatti sono stati utilizzati ben 9 diversi termini per definire la prima diagnosi, mentre nel secondo addirittura 11. In buona sostanza quindi il consensus diagnostico, in senso terminologico, che i vari esperti hanno mostrato è da considerarsi, fuor di dubbio, alquanto basso. Non è quindi né azzardato e neppure eccessivo concludere che l’imperante confusione, per ciò che riguarda la terminologia diagnostica, rappresenta in questo momento, uno dei principali problemi da risolvere al fine di ottimizzare la comprensione della patologia e favorire un proficuo scambio di opinioni tra i vari esperti. Inoltre, appare chiaro come la mancanza di un consensus per ciò che riguarda la tassonomia diagnostica rende molto difficile, se non impossibile, un corretto confronto tra i vari studi presenti in bibliografia (Weir, 2014). Sempre a questo proposito, una recente rewiew (Serner, 2015) ha appurato come nell’ambito della pubalgia, o groin pain che dir si voglia, vengano attualmente utilizzati ben 33 diversi termini diagnostici, giungendo alla conclusione che tale pletora terminologica renda, di fatto, inaccorpabili ed incomparabili i dati desumibili dai vari studi. Tale situazione rende, tra l’altro, anche estremamente difficile l’implementazione di disegni di studio 9 rivolti ai processi di decision-making. Approfondendo ulteriormente l’analisi della terminologia utilizzata, possiamo constatare come alcuni termini siano tra loro equivalenti, come ad esempio tendinite degli adduttori e tendinopatia degli adduttori, anche se dobbiamo necessariamente segnalare l’incorrettezza del primo e la maggior appropriatezza del secondo (Bisciotti e coll., 2013). Pertanto, è ragionevole sostenere che nell’ambito della pratica clinica del GP uno dei challenges di maggior valenza pratica è rappresentato dal tentativo d’implementare una nuova terminologia di tassonomia diagnostica chiara, univoca ed universalmente accettata. Al di là di questo punto fondamentale, basandoci sulla nostra personale esperienza, non possiamo esimerci dal sottolineare a forti tratti di come molto spesso il clinico identifichi troppo frettolosamente la diagnosi con il primo quadro clinico diagnosticato, che generalmente è quello più evidente e maggiormente responsabile di gran parte della sintomatologia algica lamentata dal paziente ma, che proprio per questo motivo, può rendere misconosciute, mascherandole, altre cause nosologiche associate. In tal caso, il percorso terapeutico proposto rischia di esitare in un outcome negativo o quantomeno non totalmente risolutivo. Tipicamente in quest’ambito ricadono quelli che possiamo definire i quadri di long-standig groin pain , ossia i quadri di GP inveterato che non trovano una soluzione terapeutica definiva appunto a causa di un’incorretta diagnosi iniziale. Oltre a ciò è importante ricordare come la frequente sovrapposizione di diversi quadri clinici tra loro interconnessi da possibili interazioni di causa-effetto, nonché il complesso di sintomi che concorrono a caratterizzare un ben definito quadro di GP, giustificherebbe e legittimerebbe l’uso di un termine più corretto in tal senso che a nostro parere coinciderebbe con quello di Groin Pain Syndrome (Vidalin e coll., 2004; Bisciotti e coll., 2013; 2015). Il termine di “sindrome” infatti, rappresenterebbe quello maggiormente adatto a descrivere l’insieme di sintomi e segni clinici di uno, o più frequentemente di più di uno, dei quadri clinici che concorrono, indipendentemente dall’eziologia che li contraddistingue, all’insorgenza di un quadro di GP. Ovviamente, il termine di Groin Pain Syndrome (GPS) deve essere obbligatoriamente complementato dalla descrizione clinica del quadro, o dei quadri nosologici ad esso associati. Si potrà quindi ad esempio avere una GPS causata da tendinopatia adduttoria, oppure da ernia inguinale, o da un associazione di queste come di altre patologie. Pertanto, è nostra opinione che solamente adottando un termine descrittivo globale, come appunto quello di GPS, ed associandolo alla descrizione clinica tassonomica della patologia, o delle patologie, responsabili della sintomatologia lamentata dal paziente, si possa giungere ad una chiara e razionale identificazione del problema. Per ciò che riguarda l’altro tema discusso e spinoso della descrizione clinica, di seguito proponiamo una sintesi, basata sugli studi di differenti Autori (Le Blanc e Le Blanc 2003; Omar e coll., 2008; Jaap, 2010; Brophy e Prather, 2014; Gilmore e coll., 2014; Lyons e Brunt, 2014) delle patologie principali che possono essere responsabili dell’insorgenza di GPS . Nella lista sono state incluse e suddivise in differenti categorie solamente quelle patologie compiutamente condivise da parte di tutti gli Autori considerati. Pertanto, partendo dal concetto condiviso che la definizione di GPS sia quella di “ogni quadro clinico lamentato dal paziente a livello della zona inguino-pubica che ne comprometta l’espletamento dell’attività sportiva e/o interferisca negativamente nelle Activities of Daily Living (ADL) e che richieda attenzione medica” i quadri clinici che possono essere la causa dell’insorgenza di quest’ultima possono essere così elencati: 1) Cause articolari 1. 2. 3. 4. 1 2 Lesione del labbro acetabolare Impingement femoro-acetabolare1 HALTAR lesion2 Coxartrosi Cam-Fai, Pincer-Fai, Subspine impingement (o AIIS, Anterior Inferior Iliac Spine impingement). Hip Anterosuperior Labral Tear with Avulsion of Rectus femoris. 10 5. Corpi mobili intra-articolari 6. Instabilita’ dell’anca 7. Capsulite adesiva 8. Sindrome di Legg-Calvé-Perthes e suoi esiti 9. Displasia e suoi esiti 10. Epifisiolisi e suoi esiti 11. Necrosi avascolare della testa del femore 12. Disordini dell’articolazione sacroiliaca 13. Patologie della colonna a livello del tratto lombare 14. Sinovite 2) Cause viscerali 1. Ernia inguinale3 2. Altri tipi di ernia addominale 3. Affezioni intestinali 3) Cause ossee 1. 2. 3. 4. Fratture e loro esiti Fratture da stress4 Fratture da avulsione5 Iliac crest contusion (hip pointers)6 4) Cause muscolo-tendinee 1. Lesioni del muscolo retto addominale 2. Tendinopatia del muscolo retto addominale 3. Lesioni dei muscoli adduttori7 4. Tendinopatia dei muscoli adduttori 5. Lesioni dell’aponeurosi comune dei muscoli retto addominale ed adduttore lungo 6. Lesioni del muscolo ileopsoas 7. Tendinopatia del muscolo ileopsoas 8. Altri traumi muscolari indiretti e loro esiti 9. Traumi muscolari diretti 10. Ileopsoas impingement8 3 In caso di ernia si raccomanda l’adozione della classificazione proposta dall’European Hernia Society. Sostanzialmente a carico della branca pubica o del collo femorale. 5 Principalmente le fratture da avulsione di età pediatrica quali l’avulsione della spina iliaca antero inferiore (SIAI) , della spina iliaca antero superiore (SIAS) e del nucleo apofisario della tuberosità ischiatica (NATI). 4 6 L’iliac crest contusion od hip pointers è il risultato di un trauma diretto a livello della cresta iliaca che esita nella formazione di un ematoma periostale. Tale ematoma può comprimere il nervo laterale femorocutaneo e provocare una sintomatologia parestesica. 7 I muscoli adduttori sono sette: nel piano superficiale si trovano il m. pettineo, l’adduttore lungo ed il m. gracile, nel secondo piano si trovano l’adduttore breve e nel piano profondo l’adduttore grande. Il m. pettineo è innervato dal nervo femorale e dal nervo otturatore, il m. grande adduttore dal nervo otturatore o dal nervo ischiatico e dal nervo tibiale, l’adduttore lungo, l’adduttore breve ed il gracile sono innervati dal solo nervo otturatore. Nella regione glutea i muscoli che presentano un’azione adduttoria sono due: il m. otturatore esterno, anch’esso innervato dal nervo otturatore, ed il muscolo quadrato del femore, innervato dal nervo ischiatico e dal nervo del muscolo del quadrato del femore. 11 11. Anca a scatto interna 12. Anca a scatto esterna 13. Borsiti9 14. Debolezza di parete del canale inguinale10 5) Cause pubico-sinfisarie 1. Osteite pubica 2. Instabilità sinfisaria11 3. Artropatia degenerativa sinfisaria 6) Cause neurologiche12 1. Sindrome da intrappolamento nervoso13 7) Cause connesse allo sviluppo 1. Apofisiti14 2. Growth plate a livello pubico15 8) Cause connesse a patologie genito-urinarie di natura infiammatoria e non 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 8 9 Prostatite Epididimite Funicolite Orchite Varicocele Idrocele Uretriti Altre infezioni del tratto urinario Cistiti Impingement dell’ileopsoas con la porzione mediale della rima acetabolare. Sostanzialmente a carico della borsa ileo pettinea e della borsa siero-mucosa del gran trocantere. 10 E’ importante ricordare quali siano i tre segni clinici maggiormente indicativi di debolezza di parete del canale inguinale: dolore all’esplorazione del canale inguinale, dolore alla palpazione a livello del tubercolo pubico e dilatazione dell’anello inguinale. Inoltre ,un indice anamnestico di estrema importanza è una pregressa storia di fallimento di trattamenti conservativi 11 Il segno radiologico d’instabilità sinfisaria è rappresentato da una dismetria delle branche pubiche maggiore di 3 mm visibile nella proiezione AP in appoggio monopodalico alternato. 12 La categoria denominata “cause neurologiche” deve essere suddivisa in 2 ulteriori sottocategorie, nella prima delle quali si trovano i danni neurologici dovuti ad overload od overstretching (Cause neurologiche categoria A) e nella seconda nella quale il danno neurologico è da imputarsi ad un meccanismo di compressione acuto o di franca lacerazione della struttura nervosa (Cause neurologiche categoria B). 13 Sostanzialmente a carico del n. femoro-cutaneo laterale, n. genitofemorale (branca genitale), n. ileoinguinale, n. ileoipogastrico, n. femorale e n. otturatorio. 14 Sostanzialmente a carico della spina iliaca antero inferiore (SIAI) e della spina iliaca antero superiore (SIAS). 15 Al di sotto del ventunesimo anno di età sono di comune riscontro le foci anteromediali dei centri di ossificazione encondrale . Tali reperti divengono particolarmente evidente all’artro-RM (Koulouris, 2008). 12 10. Cisti ovariche 11. Endometriosi 12. Ectopic pregnancy 13. Entrapment del legamento rotondo 14. Torsione testicolare/ovarica 15. Litiasi uretrale 9) Cause neoplastiche 1. Carcinoma testicolare 2. Osteoma osteoide 3. Altre neoplasie 10) Cause infettive 1. Osteomielite 2. Artrite settica 11) Cause di natura sistemica 1. Linfoadenopatia inguinale 2. Malattie reumatologiche Categorie Numero di patologie Cause articolari 14 Cause viscerali 3 Cause ossee 4 Cause muscolo tendinee 14 Cause pubico sinfisarie 3 Cause neurologiche 1 Cause connesse allo sviluppo 2 Cause connesse a patologie genito-urinarie di 15 natura infiammatoria e non Cause neoplastiche 3 Cause infettive 2 Cause di natura sistemica 2 11 63 Totale Tabella 3: sintesi delle più probabili cause di GPS (63) raggruppate in 11 diverse categorie nosologiche. Dalla disamina di quanto, ad oggi, ritrovabile in letteratura apparirebbe quindi opportuno suddividere le più comuni e probabili patologie in grado di causare GPS (i.e. 60 possibili diversi quadri clinici ) in 11 diverse categorie nosologiche (tabella 3). 13 In conformità anche a quanto enunciato dall’ Agreement Meeting on Definitions and Terminology on Groin Pain in Athletes di Doha ( Weir e coll., 2015) vorremmo sconsigliare l’utilizzo dei seguenti termini nella descrizione del GPS in quanto poco specifici e fuorvianti: i. Adductor related groin pain ii. Athletic groin pain. iii. Athletic pubalgia. iv. Biomechanical groin overload. v. Gilmore’s groin. vi. Gracilis syndrome vii. Groin disruption. viii. Hockey-goalie syndrome ix. Iliopsoas syndrome x. Youth soccer groin xi. Long standing Adductor related groin pain xii. Pectineus syndrome xiii. Pseudopubalgia. Non essendo il termine di pubalgia coincidente con la diagnosi, anche il termine di “pseudopubalgia” perde di pregnanza descrittiva e giustificazione nosologica. xiv. Pubalgia, termine al quale è preferibile quello di Groin Pain Syndrome. xv. Soft groin xvi. Sport ernia, termine al quale è preferibile quello di “debolezza di parete” xvii. Sport groin. xviii. Sportman’s groin. xix. Sportman’s hernia xx. Tendinite degli adduttori, termine al quale è preferibile quello di “tendinopatia degli adduttori”. xxi. Tendinite del retto addominale, termine al quale è preferibile quello di “tendinopatia del retto addominale”. xxii. Tendinite dell’ileopsoas, termine al quale è preferibile quello di “tendinopatia dell’ileopsoas” 1.2 Macrosuddivisione della GPS Oltre a ribadire il concetto di evitare, non solamente di identificare la GPS con la diagnosi, ma di risalire alla, od alle, cause nosologiche responsabili dell’insorgenza di quest’ultima, è importante operare un’ulteriore suddivisione, basata sia sull’eziopatogenesi che sul timing di insorgenza / risoluzione del quadro clinico, della GPS in 3 categorie principali, ossia: i. La GPS da sovraccarico funzionale, caratterizzata da insorgenza subdola e progressiva, nella quale anamnesticamente il paziente non ha memoria di un trauma o di un evento al quale sia riconducibile con certezza l’esordio della sintomatologia algica. ii. La GPS di origine traumatica, in cui l’esordio della sintomatologia algica è riconducibile ad un evento traumatico ben preciso e tale ipotesi è confortata, oltre che dall’indagine anamnestica, anche dall’esame clinico e di imaging. iii. La long standing GPS (LSGPS) o GPS cronica, nella quale la coorte di sintomi lamentata dal paziente perdura da tempo e si mostra recalcitrante ad ogni terapia conservativa. E’ 14 importante sottolineare il fatto che sia la GPS da sovraccarico funzionale, che la GPS di origine traumatica, possono esitare in una LSGPS. Parimenti una GP di origine traumatica può verificarsi in un pregresso quadro di GPS da sovraccarico funzionale e/o di LSGPS. Si può considerare appartenente a questa categoria un quadro clinico che si protrae da più di 12 settimane (Hölmich e coll., 1999; Jansen e coll. 2008). Infine, è interessante sottolineare il fatto che un quadro di LSGPS è tipicamente di maggior riscontro in un atleta amatore piuttosto che in un professionista, questo può essere ragionevolmente spiegato dal fatto che un atleta amatore non ha le stesse opportunità di accesso di un professionista nei confronti di un idoneo iter terapeutico, sia conservativo che chirurgico (Sheen e Iqbal, 2014). 1.3 L’associazione di più patologie. La complessità anatomica della regione pubica giustifica il fatto che patologie di tipo muscolotendineo, vascolare, articolare e viscerale od infiammatorie, solo per citare le categorie nosologiche di maggior riscontro in quest’ambito, possano essere responsabili dell’insorgenza di GPS soprattutto di GPS da sovraccarico funzionale e di LSGPS. In effetti, la diagnosi di GPS di origine traumatica risulta, in genere, molto più agevole, soprattutto se suffragata da una corretta e coerente anamnesi recente. Nonostante ciò, molto spesso il clinico è portato ad identificare in modo sicuramente troppo affrettato e superficiale la diagnosi con il primo quadro clinico diagnosticato, che normalmente è quello di maggior evidenza e maggiormente (ma comunque non esaustivamente) responsabile di buona parte della sintomatologia algica lamentata dal paziente. Tuttavia, in tal modo il rischio è che si rendano misconosciute, mascherandole, altre cause nosologiche associate. In tal caso, come già ricordato il percorso terapeutico proposto rischia di esitare in un outcome negativo o, perlomeno, non totalmente risolutivo. Nella maggior parte dei casi in quest’ambito ricadono quelli che possiamo definire i quadri di LGPS. Per questo motivo, si rende necessaria l’adozione della massima accortezza nell’indagine clinico-anamnestica, nonché l’adozione di un protocollo diagnostico specifico che sarà argomento di un ulteriore documento. 1.4 Conclusioni La diatriba per ciò che riguarda la tassonomia diagnostica in questo campo può essere superata solamente grazie all’adozione di un linguaggio comune, che soddisfaccia i principi di chiarezza, correttezza e condivisibilità. In funzione di ciò, proponiamo pertanto i seguenti step diagnostici: i. Adozione del termine di Groin Pain Syndrome come termine descrittivo di una coorte di sintomi, che il paziente lamenta a livello della zona pubica. Nello specifico può essere definito come GPS “ogni quadro clinico lamentato dal paziente a livello della zona pubica che ne comprometta l’espletamento dell’attività sportiva e/o interferisca negativamente nelle ADL e che richieda attenzione medica” ii. Inquadramento della GPS in une delle tre categorie in cui quest’ultima può essere suddivisa, ossia : GPS da sovraccarico funzionale, GPS di origine traumatica e LSGP. 15 iii. Formulazione della diagnosi adottando, se possibile ed in conformità al quadro clinico, una o più di una delle nomenclature nosologiche riportate in tabella 1. Se volessimo a questo punto fare un esempio pratico di formulazione di diagnosi, conforme a quanto sopra enunciato, potemmo avere ad esempio una “GPS da sovraccarico funzionale “causata da” tendinopatia adduttoria, oppure una “LSGP “causata dall’associazione di “ debolezza di parete ed impingement femoro-acetabolare. Ci permettiamo, forse banalmente, di sottolineare l’importanza dell’utilizzo dei termini “causata da” e “causata dall’associazione di”, in quanto rafforzativi del concetto che, di per sé, il termine GPS non costituisce una diagnosi e di come il quadro clinico generale possa dipendere dall’associazione di più quadri clinici specifici. 16 Bibliografia Bisciotti GN., Auci A., Di Marzo F., Quaglia R., Volpi P. Groin pain syndrome: an association of different pathologies and a case presentation. Muscle, tendon and ligament Journal. In press, 2015. Bisciotti GN, Eirale C, Vuckovic Z, Le Picard P, D'Hooge P, Chalabi H. La pubalgia dell'atleta: una revisione della letteratura. Med Sport. 2013;66(1):119-133. Bisciotti GN., Cassaghi G., Corradini B. Tendinite, tendinosi o tendinopatia. Il fisioterapista. 2013; 1: 5-11. Brophy RH., Prather H. Differential diagnosis of groin pain in athletes. In: Diduch DR., Brunt LM (Editors). Sport hernia and athletic pubalgia. Diagnosis and treatment. 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Br J Sports Med. 2015 Jun;49(12):768-74 18 2) DOCUMENTO INTRODUTTIVO AL CONSENSUS DIAGNOSTICO (CLINICA ED IMAGING) 2.1 Valutazione anamnestica e clinica Prima di affrontare il tema specifico del documento crediamo sia opportuno un breve excursus su quelli che sono i principali segni clinici della GPS. Nel paziente affetto da GPS la sintomatologia è bilaterale nel 12% dei casi, interessa la regione adduttoria nel 40% dei casi e l’area perineale solamente nel 6% dei casi (Gilmore, 1998). L’insorgenza algica si presenta in modo insidioso nei 2/3 dei pazienti ed in modo acuto nel restante 1/3 (Gilmore, 1998) . Il quadro clinico è caratterizzato da una sintomatologia soggettiva ed oggettiva. I sintomi soggettivi sono rappresentati principalmente da dolore e deficit funzionale (Garvey e coll., 2010; Hureibi e McLatchie, 2010). L’intensità della sintomatologia algica presenta un’ampia variabilità che può andare da una semplice sensazione di fastidio, sino ad un dolore acuto. Non sono infrequenti casi in cui la sintomatologia algica è tale de inficiare le normali attività di vita quotidiana come il camminare, il vestirsi, lo scendere dal letto; talvolta il dolore può essere così acuto da perturbare il sonno. Nel soggetto sportivo la sintomatologia algica può insorgere durante la competizione o l’allenamento, come può essere presente già prima dell’espletazione dell’esercizio fisico. In altri casi il dolore può essere presente prima dell’esercizio fisico per poi sparire durante la fase di riscaldamento, oppure riapparire alla fine della sessione di lavoro o la mattina successiva. Spesso la sintomatologia dolorosa può seriamente precludere la performance. Il dolore può irradiarsi in basso verso la zona adduttoria, oppure in alto verso l’area addominale, od ancora in direzione del perineo e dei genitali. Questa mappatura ubiquitaria della sintomatologia algica è spesso la causa di possibili errori diagnostici. Il deficit funzionale è ovviamente correlato all’intensità della sintomatologia dolorosa. Da un punto di vista obiettivo il paziente può lamentare dolore alla palpazione, alla contrazione muscolare contrastata e durante lo stretching passivo ed attivo. L’esame clinico si deve quindi basare su tutta una serie di test incentrati su contrazioni muscolari (isometriche, concentriche ed eccentriche), su manovre di stretching attivo e passivo (Holmich e coll., 1999; Brown e coll., 2008; Campanelli, 2010; Unverzagt e coll., 2008) e sulla palpazione mirata di alcune specifiche zone anatomiche (Preskitt, 2011; Gilmore e coll., 2014). In quest’ambito, è anche importante osservare come il paziente si muova, cammini, si svesta e rivesta (Kehlet, 2010). Occorre infine sottolineare come un attento esame clinico del canale inguinale e della parete addominale in toto sia di fondamentale importanza. Date queste premesse si consiglia durante l’esame clinico di rispettare i seguenti punti: A) Compilazione del questionario HAGOS Un’obiettiva classificazione dei sintomi rappresenta uno step fondamentale nell’ambito del trattamento sia conservativo, che chirurgico della GPS. Infatti, la possibilità di avere un dato numerico di entrata che quantifichi obiettivamente la situazione del paziente e poterlo confrontare con un dato in uscita, successivo a trattamento chirurgico o conservativo, permette di poter valutare imparzialmente e realisticamente l’outcome del percorso terapeutico adottato. Per questo motivo l’utilizzo di un Patient-Reported Outcome Measures (PROM) rappresenta uno strumento essenziale al fine di obiettivizzare numericamente lo stato di salute del paziente grazie ad una valutazione che escluda l’interpretazione del personale medico, rendendo in tal modo l’outcome maggiormente 19 affidabile, valido, e rappresentativo della reale situazione del paziente stesso (Mokkink e coll., 2010). E’ altrettanto chiaro però che il PROM utilizzato debba mostrare una sensibilità tale da poter identificare correttamente la sintomatologia causata dalla GPS. Tra tutti i PROM presenti in letteratura atti ad identificare e quantificare con uno score obiettivo il groin e l’hip pain, e conseguentemente la GPS, il più affidabile sembrerebbe essere il Copenhagen Hip and Groin Outcome Score (HAGOS) messo a punto da Thoborg e coll. nel 2011 (Marcie e coll., 2013). Recentemente il questionario HAGOS è stato validato in lingua italiana (Bisciotti e coll., 2014). Proponiamo pertanto la somministrazione del questionario (allegato A), ed il calcolo del relativo punteggio, sia in sede di valutazione clinica del paziente, che alla fine del percorso conservativo e/o chirurgico. B) Adozione di una scheda di valutazione clinica. L’adozione di una specifica scheda valutazione cinica del paziente affetto da GPS, può essere di notevole aiuto sia nella formulazione della diagnosi, che nel processo di decision-making successivo alla formulazione di quest’ultima. Nella scheda di valutazione proposta il paziente viene invitato a suddividere anatomicamente la zona pubica in quattro quadranti ben distinti, come mostrato in figura 1. Durante i test di contrazione isometrica ed eccentrica facenti parte della routine valutativa (vedi dopo), il paziente viene invitato a quantificare la sintomatologia algica in conformità ad un scala VAS , indicando nel contempo il quadrante, od i quadranti, nei quali tale sintomatologia algica viene percepita. Una sintomatologia algica a livello dei quadranti 2 e 3 è suggestiva per una patologia inguinale e/o una patologia da overuse od acuta a carico del m. retto addominale, mentre una sintomatologia a livello dei quadranti 1 e 4 è maggiormente suggestiva per una patologia a carico della muscolatura adduttoria (Bisciotti e coll.,2015). La scheda di valutazione clinica (allegato B) prevede le manovre ed test clinici sotto elencati: Test specifici per la muscolatura adduttoria i. ii. iii. iv. v. vi. Palpazione mirata della branca pubica a livello dell’aponeurosi comune del m. retto addominale e del m. lungo adduttore (figura 2) Test di contrazione isometrica adduttori con resistenza prossimale (figura 3). Test di contrazione isometrica adduttori con resistenza distale (figura 4). Test di contrazione isometrica adduttori con resistenza distale divaricata (figura 5). Test di contrazione isometrica adduttori a gambe flesse (figura6) Test di contrazione isometrica adduttori con resistenza distale in modalità monopodalica previo l’utilizzo di un dinamometro (*) (figura 7). (*) Test opzionale, ma comunque fortemente consigliato soprattutto nel caso di sintomatologia algica monolaterale. Test specifici per la muscolatura addominale i. ii. iii. Palpazione mirata della branca pubica a livello dell’aponeurosi comune del m. retto addominale e del m. lungo adduttore. Test di contrazione eccentrica retto addominale (figura 8). Sit-up pain test (figura 9). 20 iv. Test di contrazione eccentrica m. obliqui (figura 10). Test specifici per l’articolazione coxo-femorale i. ii. iii. iv. v. vi. vii. Misurazione dell’intrarotazione e dell’extrarotazione dell’articolazione coxo-femorale (figure 11). FABER test (figura 12). Flexion Adduction Internal Rotation test (FADIR) Dynamic internal rotatory impingement test (DIRIT) (figura 13). Dynamic external rotatory impingement test (DEXTRIT) (figura 14). Posterior rim impingement test (figura 15). Lateral rim impingement test (figura 16). Patologie inguinali i. Valutazione clinica del canale inguinale e compilazione delle due (allegato C). specifiche schede Valutazione clinica del nerve entrapment Per la valutazione clinica del nerve entrapment si consiglia di formulare la diagnosi clinica basandosi sulla sintomatologia riferita dal paziente in funzione del mappaggio anatomico indicato in figura 17. Si consiglia altresì di mostrare tale mappaggio grafico al paziente, chiedendo a quest’ultimo una sua attenta osservazione al fine di individuare con la maggior precisione possibile le regioni anatomiche nelle quali, eventualmente, venga riferita una sintomatologia suggestiva per nerve entrapment (Falvey e coll., 2009a; 2009b). 21 Figura 1: durante l’esame clinico il paziente viene invitato a suddividere anatomicamente la zona pubica in quattro quadranti. Figura 2: palpazione mirata della branca pubica a livello dell’aponeurosi comune del m. retto addominale e del m. lungo adduttore. 22 Figura 3: contrazione isometrica adduttori con resistenza prossimale. Figura 4: contrazione isometrica adduttori con resistenza distale. 23 Figura 5: contrazione isometrica adduttori con resistenza distale divaricata. Figura 6: contrazione isometrica adduttori a gambe flesse. 24 Figura 7: contrazione isometrica adduttori con resistenza distale in modalità monopodalica previo l’utilizzo di un dinamometro. Il test è da considerarsi opzionale ma è comunque fortemente consigliato soprattutto nel caso di sintomatologia algica monolaterale. Figura 8: test di contrazione eccentrica retto addominale. 25 A B Figura 9: Sit-up pain test (riquadro A) , durante una contrazione isometrica della muscolatura addominale l’operatore palpa a livello del canale inguinale bilateralmente . La palpazione deve essere effettuata lungo le zone indicata del triangolo rosso in riquadro B. Il Sit-up pain test rappresenta un hallmarks per le patologie inguinali (Preskitt, 2011; Gilmore e coll., 2014). Figura 10: test di contrazione eccentrica m. obliqui 26 Figura 11: misurazione dell’intra e dell’extrarotazione dell’articolazione coxo-femorale. Figura 12: FABER test. 27 Figura 13: dynamic internal rotatory impingement test (DIRIT). Figura 14: Dynamic external rotatory impingement test (DEXTRIT). Figura 15: Posterior rim impingement test. Il test inizia con il paziente atteggiato in “ Thomas Test position”. L’arto da esaminare è atteggiato in estensione, ruotato lateralmente ed in leggera abduzione. L’esaminatore deve effettuare una manovra di over-pressione durante il movimento di 28 estensione dell’arto. L’insorgenza di sintomatologia algica è considerata un segno positivo per impingement posteriore del labbro o lesione dello stesso. Il razionale del test è quello di esercitare una compressione meccanica del labbro posteriore tra la zona posteriore del femore e la rima posteriore dell’acetabolo Figura 16: Lateral rim impingement. Suggestivo per FAI e/o lesioni del labbro acetabolare. Figura 17: mappaggio anatomico del nerve entrapment (Falvey e coll., 2009a; 2009b) 29 2.3 Imaging Gli esami di imaging per ciò che concerne la Groin Pain Syndrome (GPS) dovrebbero basarsi su: i. ii. iii. Radiologia convenzionale. Ecotomografia. Risonanza magnetica. Non riteniamo opportuno in quest’ambito effettuare una gerarchizzazione di tali indagini in esami di primo e secondo livello, in quanto ognuno di essi, fornendo delle informazioni tanto specifiche quanto diverse, risulta complementare agli altri esami proposti nella routine diagnostica. Questa loro complementarietà rappresenta la caratteristica peculiare a fronte della quale riteniamo che, al fine di porre una diagnosi di certezza nell’ambito della GPS, sia necessaria in una corretta routine radiologica effettuare tutti i tre tipi di esame sopra menzionati. Occorre tuttavia fare una distinzione, che discuteremo nel prosieguo di questo stesso documento, per ciò che concerne la diagnosi radiologica della GPS di origine traumatica (vedi su questo argomento il documento introduttivo al consensus di tassonomia diagnostica). 2. 3 Esame di radiologia convenzionale E’ sempre consigliabile effettuare una proiezione radiografica convenzionale della pelvi in ortostasi in proiezione anteroposteriore, al fine di evidenziare possibili erosioni ossee, una dismetria delle branche pubiche, un’osteoartosi (possibile anche in soggetti giovani) una patologia a carico dell’articolazione coxo-femorale (ad esempio un conflitto femoro-acetabolare di tipo CAM-FAI, PINCER-FAI, SUBSPINE impingement, od una forma mista), tumori, fratture da stress (anche se in questo caso la sensibilità della RX convenzionale non è elevata), fratture da avulsione o patologie tumorali (Ilaslan e coll., 2010; Zoga e coll., 2010; Thorborg e coll., 2011; Rubin, 2014). Sempre per ciò che riguarda l’utilizzo della radiologia convenzionale è importante sottolineare l’importanza di alcune proiezioni specifiche effettuate in appoggio monopodalico alternato (le cosiddette “flamingo views”) nella formulazione della diagnosi di instabilità sinfisaria. La diagnosi d’instabilità sinfisaria può essere formulata nel caso in cui si riscontri un offset verticale maggiore di 3 mm tra le branche pubiche (Death e coll., 1982 ; Christel e coll., 1993; Ghebontni e coll., 2000) (figure 18-19). Infine , la presenza o meno di deformità di tipo CAM-FAI (soprattutto se già evidenziabile in una proiezione radiografica convenzionale della pelvi in ortostasi in proiezione anteroposteriore come osservabili in figura 20), dovrebbe basarsi sulla misurazione sulla misurazione dell’angolo alfa di Nötzli, che misura il grado di deformità femorale in funzione di un insufficiente off-sett anterosuperiore della giunzione testa-collo e/o una sfericità della testa femorale (Nötzli, 2002). Una misurazione dell’angolo alfa è visibile in figura 21. Tale misurazione è effettuabile su RM, TAC od RX in proiezione obliqua di Dunn. Riassumendo è consigliabile che l’esame di radiologia convenzionale si articoli su: i. Proiezione radiografica convenzionale della pelvi in ortostasi in proiezione AP. 30 ii. Flamingo views in appoggio monopodalico alternato. iii. Proiezione obliqua di Dunn. Come poc’anzi accennato l’esame radiologico convenzionale può essere evitato nel caso di certezza clinico-diagnostica di GPS di origine traumatica a meno che non si sospettino traumi da avulsione. A B C Figura 18: RX in ortostasi in proiezione AP (riquadro A) comparata a proiezione in flamingo view (riquadro B) in un calciatore professionista di 25 anni. Dalla proiezione in flamingo view risulta evidente un dislivellamento delle branche pubiche (offset) maggiore di 3 mm che permette di porre la diagnosi di instabilità sinfisaria. Sempre dalla proiezione AP in ortostasi è possibile evincere la presenza di “cross over sign”, ossia l’incrociarsi dei margini acetabolari anteriore e posteriore (riquadro C). Nell’immagine il margine acetabolare anteriore è evidenziato con la linea rossa e quello posteriore con la linea blu. La presenza di cross over sign è indicativa di retroversione acetabolare e quindi di PINCER-FAI. 31 Figura 19: radiografia in proiezione flamingo view del bacino di un soggetto maschio di 19 anni, praticante calcio, in cui si evidenzia un sensibile slivellamento del bacino patognomonico d’instabilità sinfisaria. Inoltre, si nota una sensibile diastasi selle ossa pubiche con irregolarità marginali, dentellature ed osteosclerosi dei profili articolari delle stesse. 32 Figura 20. RX anteroposteriore in ortostasi in proiezione AP che evidenzia una deformità di tipo CAM-FAI a livello della giunzione testa- collo femorale di sinistra (freccia). 33 Figura 21. Il calcolo dell’angolo alfa prevede dapprima l’individuazione della circonferenza della testa femorale seguita dall’identificazione dei due lati dell’angolo. Il primo lato è rappresentato dalla linea congiungente il centro della circonferenza con il centro del collo femorale individuato nel suo punto più stretto, mentre il secondo lato è rappresentato dalla linea congiungente il centro della circonferenza con il punto in cui la testa femorale deborda al di fuori del margine della circonferenza ( Vo e coll. 2015). Il valore normativo per determinare una deformità di tipo CAMFAI è un valore superiore a 55° se misurato in proiezione di Dunn e maggiore di 69° se misurato in proiezione AP (Agricola, 2014; Hölmich, 2015). 34 2.3 Esame ecotomografico L’esame ecotomografico (US) rappresenta la scelta d’elezione nel caso di sospetto di ernia inguinale. Attraverso l’US si possono apprezzare anche eventuali aree edematose, ematomi (nel caso franche rotture del tessuto muscolare o tendineo), aree di degenerazione mixoide, metaplasia condrale, metaplasia calcifica od aree fibrotiche (Lorenzini e coll., 2008; Davies e coll., 2009) Inoltre, l’US presenta il grande vantaggio di poter essere effettuata in condizioni dinamiche, premettendo così l’indagine dello scorrimento miofasciale, della presenza di ernie inguinali o di debolezze della parete posteriore del canale inguinale senza la presenza di una vera e propria ernia che, possono essere messe in evidenza solamente attraverso una manovra di Valsalva (Lorenzini e coll., 2008; Bradley e coll., 2009; Rubin, 2014) (figura 22-23). L’US rappresenta, di fatto, l’esame d’elezione sul quale basare la scelta inerente il perseguire un percorso terapeutico, oppure chirurgico. Infatti, dato il basso outcome positivo del percorso conservativo nel caso di patologia del canale inguinale (Verrall e coll., 2007; Litwin e coll, 2014; Lyons e Brunt, 2014), la presenza di tale quadro, evidenziata attraverso US, rappresenta già, se ovviamente correlata alla clinica del paziente, una chiara indicazione chirurgica. Inoltre, vorremo ricordare, a testimonianza della complementarietà dell’esame US e di RM, che sottili anormalità a livello dei piani muscolari e fasciali della parete addominale, evidenziabili tramite un protocollo d’indagine RM specificatamente dedicato, possono essere fortemente suggestivi di debolezza di parete e corroborare ulteriormente le informazioni desumibili dall’esame di US (Omar e coll., 2008; Lamond e coll., 2013). In ultimo, durante l’esecuzione dell’esame ecotomografico e’ fortemente consigliata la compresenza del radiologo e del chirurgo generale. A B 35 C Figura 22: ecografia dinamica della regione inguinale di destra di calciatore professionista di 25 anni, dalla quale si evince un’ansa intestinale maggiormente protrudente che si insinua al di sotto del legamento inguinale per circa 2 cm diretta verso la zona debole (riquadro A,B,C). Da: Bisciotti e coll., 2014. A B 36 C Figura 23: ecografia dinamica effettuata sulla regione inguinale sinistra dello stesso soggetto riportato nella figura precedente, da cui si evince un modesto impegno pre-erniario di circa 8 mm di ansa intestinale in corrispondenza della zona debole (riquadro A,B,C). Da: Bisciotti e coll., 2014. 2.4 Risonanza magnetica La risonanza magnetica (RM) è da considerarsi l’esame gold-standard, grazie alla sua capacità di fornire informazione dettagliate concernenti le strutture ossee, tendinee e muscolari (Berger, 2000; Ghebontni e coll., 2000; Omar e coll., 2008; Davies e coll., 2009; Zoga e coll., 2010). Tuttavia, l’impossibilita’ di effettuare esplorazioni dinamiche, e’ un fattore alquanto limitante e che, sovente, richiede l’integrazione con un esame ultrasonografico, soprattutto per ciò che riguarda le patologie del canale inguinale. Un adeguato protocollo di RM nell’ambito della GPS, dovrebbe includere una serie di sequenze in grado di coprire l’intera pelvi, oltre che comprendere delle sequenze ad alta risoluzione specifiche per la regione della sinfisi (Omar e coll., 2008). Un’apparecchiatura di 1.5 Tesla (T) può essere considerata, a tutti gli effetti, un adeguata strumentazione in grado di generare delle immagini di alta qualità della pelvi, mentre una RM da 3 T, pur offrendo degli indubbi vantaggi in termini di segnale e di risoluzione, si mostrerebbe maggiormente incline a produrre artefatti d’immagine (Palisch e coll., 2013). Pertanto, un protocollo senza-contrasto effettuato con un’apparecchiatura da 1.5 T può essere considerato come standard (Omar e coll., 2008). I piani di acquisizione consigliabili sono: i. ii. iii. iv. v. Coronale Sagittale Assiale Coronale obliquo Sagittale obliquo Il piano di acquisizione coronale obliquo effettuato lungo il margine anteriore della cresta iliaca rappresenta un’importante sequenza di acquisizione per un ottimale indagine a livello 37 dell’aponeurosi comune del m. retto addominale e del m. lungo adduttore (Zoga, 2014), così come, per lo stesso motivo, si dimostra fondamentale la sequenza sagittale (Rubin, 2014). Nello specifico si raccomanda l’adozione del protocollo proposto dalla Thomas Jefferson University (con apparecchiatura da 1.5 T) nell’ambito dell’esame d’imaging della GPS (Omar e coll., 2008), che riportiamo in tabella 1. Per ciò che riguarda l’acquisizione coronale e sagittale obliqua si consiglia l’adozione di un piano di acquisizione di circa 50° rispetto al piano orizzontale, orientato parallelamente all’asse superiore del ramo pubico come mostrato in figura 24 (Robinson e coll., 2004; Branci e coll., 2015). Sequenza Piano STIR T1-weighted SE T2weighted-fat suppressed fast SE T2weighted-fat suppressed fast SE Intermediateweighted fast SE T2- weighted fatsuppressed SE FOV (cm2) Matrice TE (msec) TI (msec) BW (kHz) ETL NSA Coronale 28-32 Sezione/ TR Gap (msec) (mm) 256x192 4/1 >2000 25 150 16 8 3 Coronale 28-32 256x256 4/0 700 Min NA 16 NA 1 Assiale 28 256x192 4/1 >2000 60 NA 16 8 2 Sagittale 20 256x192 4/1 >2000 60 NA 16 8 2 Assiale obliquo* 20 256x256 4/0 Max 25 NA 16 4 2 Assiale obliquo* 20 256x256 4/0 >2000 60 NA 16 8 2 Tabella 1: protocollo proposto dalla Thomas Jefferson University (con apparecchiatura da 1.5 T) nell’ambito dell’esame d’imaging della GPS (Da: Omar e coll., 2008; modificato). BW: bandwidth; ETL: echo train lenght; FOV: field of view; Max: maximum possible; Min: minimum possible; NA: not applicable; NSA: number of signal acquired; SE: spin echo; STIR: short inversion time inversion recovery; TE: echo time; TI: inversion time; TR: repetition time. (*) L’utilizzo delle acquisizioni in assiale obliquo è consigliato allo scopo di massimizzare la sensibilità a riguardo delle possibili lesioni strutturali a carico del giunzione miotendinea del m.retto addominale e del m. lungo adduttore. La RM è da considerarsi l’esame gold standard per ciò che concerne l’accertamento e l’indagine dei seguenti quadri clinico-radiologici: 1) La presenza di bone marrow edema (BME) a livello della branca pubica. 38 La presenza di BME, ossia l’identificazione di un’iperintensità di segnale intraosseo a livello del margine della branca pubica nelle sequenze ad alto gradiente di contrasto fluido-sensibili, è riscontrabile in circa il 90% degli atleti affetti da GPS (Albers e coll., 2001; Verral e coll., 2007; 2008). Non è tuttavia ancora del tutto chiarito il fatto che il BME sia un semplice marker di “bone stress injury”, oppure rappresenti, di per sé, una fonte primaria di dolore nel paziente affetto da GPS ( Rubin e coll., 2014). In ogni caso, la RM si rivela un esame particolarmente utile nel dirimere se la presenza di BME sia ascrivibile ad un quadro di franca osteite pubica (OP), oppure di semplice tendinopatia inveterata retto-adduttoria. In effetti, una vera OP attiva dovrebbe includere nel quadro radiologico - oltre alla presenza di sclerosi ossea, formazioni cistiche e /o osteofitosiche – un BME, spesso asimmetrico, che si espande in senso antero-posteriore per la totalità della branca pubica stessa nelle sequenze assiali ad alto gradiente di contrasto (figura 25). Il fatto che il BME interessi la totalità della branca pubica in senso antero-posteriore, rappresenta, infatti, l’elemento distintivo tra un vero quadro di OP ed una semplice tendinopatia (meglio a questo punto descrivibile con il termine di entesopatia) a carico dell’adduttore lungo e/o del retto addominale, quadro in cui l’estensione del BME non supera mai la metà, in senso antero-posteriore, della branca pubica stessa (Kunduracioglu e coll., 2007; Zoga, 2014). Da ricordare altresì che l’immagine di un’estrusione, posteriore (nelle sequenze RM assiali oblique) o craniale (nelle sequenze coronali) del disco sinfisario rappresenta un ulteriore indicatore specifico di OP (Gibbon ed Hession, 1997). In ogni caso, è importante ricordare che un quadro di OP è intimamente associato ad una tendinopatia inveterata a carico dell’adduttore lungo e/o del retto addominale (Kunduracioglu e coll., 2007; Zoga, 2014). Vorremmo però a questo punto sottolineare il fatto, come già ricordato da altri Autori (Hölmich, 2013) che il termine di OP rappresenti una definizione diagnostica piuttosto vaga. In effetti, originariamente il termine di OP era utilizzato per descrivere un processo infettivo a carico dell’osso pubico a livello della sinfisi, mentre attualmente nell’ambito della GPS il termine di osteite è sinonimo di situazione infiammatoria non infettiva da overuse (Khadabadi e coll. 2014). Non dobbiamo però dimenticare il fatto che alcuni caratteristici segni radiologici tipici di un quadro di OP (i.e. allargamento della sinfisi, segni di riassorbimento osseo e di sclerosi a livello delle branche pubiche, formazioni cistiche e/o osteofitosiche ) sono spesso riscontrabili anche in atleti che non lamentino alcuna sintomatologia a tale livello. Tale quadro, che ad un primo esame può apparire contraddittorio, è spiegabile attraverso il fatto che, in alcune discipline sportive, come l’hockey su ghiaccio oppure il calcio, si verifica un drammatico incremento delle forze di taglio a livello sinfisario. Tale importante aumento di stress meccanico, può portare alla comparsa di tale quadro radiologico. Già Hölmich nel 2013, comparò tale situazione ad un quadro di soffusione edematosa intrarticolare a livello dell’articolazione del ginocchio, situazione che non è interpretabile come una lesione di per sé ma piuttosto come di una segno indiretto di overuse o di lesione, e che quindi non rappresenta di per sé stessa una diagnosi. Il BME a livello sinfisario potrebbe quindi, nell’atleta, rappresentare un normale segno di rimodellamento da parte dell’osso nei confronti di un alto rateo di stress meccanico e sfociare, pertanto, in un quadro di sintomaticità solamente nel momento in cui il sovraccarico funzionale ecceda una ben determinata soglia. Per questo motivo un BME sub-entesico bilaterale in un giovane atleta al di sotto dei 20 anni di età, in un quadro di asintomaticità o di paucisintomaticità, può essere interpretato come un fisiologico adattamento osseo ad una forte richiesta funzionale (Zoga e coll., 2014; Bisciotti e coll., 2015). Pertanto il termine di OP si presterebbe, in linea teorica ad alcune critiche riguardanti la sua opportunità di utilizzo ed, a rigore non dovrebbe essere utilizzato in assenza di patologia infettiva a livello osseo. Pertanto, si dovrebbe, a nostro avvio preferire, nel caso di riscontro dei segni radiologici sopra descritti, il termine di pseudo-OP o di “osteitis pubis like”. Per quello che riguarda invece la metodica di misurazione dell’estensione del BME, anche se dobbiamo ricordare in questa sede la metodologia di misurazione già suggerita da numerosi Autori (Verrall e coll., 2001; Lovell e coll., 2006; Robinson e coll. 2014) e mostrata in figura 25, rimandiamo l’approfondimento dell’argomento al documento successivo (Approfondimento dell’esame di risonanza magnetica). 39 2) La presenza, nel soggetto giovane, di nuclei di ossificazione secondaria. Dei nuclei di ossificazione secondaria lungo l’aspetto antero-mediale dell’osso pubico appaiono nel corso dell’adolescenza e vanno incontro ad ossificazione completa tra il 20 ed il 25° anno di vita (Pick e Howden, 1977; Schilders e coll., 2007). La presenza di tali nuclei di ossificazione attivi potrebbe rendere l’osso pubico stesso particolarmente sensibile allo stress meccanico tipico di alcune discipline sportive. E’ importante ricordare che la presenza di un growth plate separante il centro di ossificazione secondario dall’osso pubico, può essere la causa di GPS dovuta ad apofisite nel giovane atleta. In tale situazione si stabilirebbe infatti una situazione analoga a quella di un quadro di “little league shoulder” o di “little league elbow”, ossia una patologia essenzialmente ascrivibile ad un meccanismo di tension-overload del growth plate (Kijowski e Tuite, 2010), tanto è vero che Alcuni Autori sono stati tentati a coniare il nuovo termine di “youth soccer groin” (Kijowski e Tuite, 2010; Rubin, 2014). Inoltre, non bisogna dimenticare che la presenza di un nucleo di ossificazione secondaria attivo costituirebbe una controindicazione assoluta alla ESWT. Un esempio di RM mostrante i nuclei di ossificazione attivi a livello dell’aspetto antero-mediale dell’osso pubico è osservabile in figura 26. 3) La presenza di secondary cleft sign Il secondary cleft sign (SCS) (figura 27) , la cui definizione di “secondario” sta a diversificarlo dal fisiologico “primary cleft sign” (PCS) , è caratterizzato da un’area di iperintensità di segnale visibile nelle sequenze ad alto gradiente di contrasto fluido-sensibili, che si presenta in continuità infero-laterale rispetto al PCS. Il SCS può essere sia un segno radiologico di lesione traumatica dell’aponeurosi comune del retto addominale e dell’adduttore lungo (Meyers e coll., 2005) , sia un segno di OP e quindi di LSGPS (Brennan e coll., 2005; Omar e coll., 2008) . Inoltre, la presenza di un SCS avvalora la patologicità di un BME. Occorre ricordare che alcuni Autori effettuano una differenziazione tra l’Inferior Secondary Cleft Sign (ISCS) che si presenta in continuità inferolaterale con il PCS ed il Superior Secondary Cleft Sign (SSCS) che, al contrario del primo, si mostra in continuità supero-laterale rispetto al PCS (Brennan e coll., 2005; Cunningham e coll., 2007; Zoga e coll., 2008; Murphy e coll., 2013; Branci e coll., 2015). Tuttavia, non è ancora del tutto chiaro se l’ISCS ed il SSCL siano suggestivi rispettivamente per una lesione dell’adduttore lungo e del retto femorale, oppure se entrambi siano l’espressione di una lesione dell’entesi comune dei due muscoli sopracitati a livello sinfisario. E’ comunque degno di nota il fatto che alcuni Autori indichino il SSCS come segno patognomonico, o comunque fortemente suggestivo, di sport ernia (Murphy e coll., 2013). 4) La presenza di lesione del labbro acetabolare La RM mostra un’alta sensibilità e specificità per ciò che concerne l’indagine delle lesioni del labbro acetabolare (figura 28) (Aprato e coll., 2013), quadro che potenzialmente costituisce indicazione a trattamento chirurgico. 40 5) La presenza di un danno condrale Una lesione cartilaginea può essere causata da un trauma diretto a livello della parte laterale dell’articolazione coxo-femorale (il tipico esempio è una caduta sul fianco), in tale situazione si può verificare un impatto della testa femorale all’interno dell’acetabolo, con conseguente possibile danno cartilagineo a livello dell’area mediale della testa femorale e/o della parte mediale dell’acetabolo (Coleman, 2013). Parimenti, anche frequenti sub-lussazioni o dislocazioni dell’articolazione coxo-femorale possono causare lesioni condrali od osteocondrali a livello della parte posteriore della rima acetabolare e/o della testa femorale (Philippon e coll., 2009). Infine, dei danni condrali cronici possono essere causati da un’anormale morfologia della testa femorale (i.e. CAM-FAI, PINCER-FAI e forme miste) (Beck e coll., 2005). Un recente studio attribuirebbe alla RM un valore di sensibilità e di specificità pari rispettivamente al 47 ed 89%. Inoltre, sempre nello stesso studio l’RM mostrerebbe un valore predittivo di positività per danno condrale pari all’84%, un valore di predittività negativa del 59% e di accuratezza del 67% (Keeney e coll., 2004). 6) La presenza di una protrusione discale In conformità a quanto avanzato sia da Gibbon e Schilders (2007) che, più recentemente, da Branci e coll. (2015), l’articolazione sinfisaria mostra molte similitudini anatomico-funzionali con l’ articolazione intervertebrale. Entrambi i tipi di articolazione sono infatti delle anfiartrosi con un disco centrale ed un adiacente midollo osseo contenente tessuto ematopoietico. Pertanto, è ragionevole assimilare, almeno per alcuni aspetti, i cambi degenerativi a livello sinfisario, tipici della GPS da sovraccarico funzionale e della LSGPS, a quelli riscontrabili nell’ambito della degenerazione vertebrale che vengono descritti da Modic e coll. (1988) come segue: i. ii. iii. Degenerazione del disco intervertebrale (Modic tipo I). Infiltrazione adiposa (Modic tipo II). Fibrosi e sclerosi (Modic tipo III e tipo IV). Pertanto la presenza di una protrusione del disco sinfisario, assimilabile in tal caso ad un Modic di tipo I, può essere considerato a tutti gli effetti un segno degenerativo tipico di GPS da sovraccarico funzionale o di LSGPS (Branci e coll., 2015). Si faccia riferimento a questo proposito alla figura 29. 7) La presenza d’infiltrazione adiposa a livello del midollo osseo sinfisario La presenza d’infiltrazione adiposa a livello del midollo osseo sinfisario (figura 30) viene da alcuni Autori (Branci e coll., 2015) assimilata ad uno stadio Modic di tipo II, e sarebbe pertanto l’espressione di un quadro degenerativo sinfisario di grado severo. L’infiltrazione adiposa rappresenterebbe un succesivo stadio di aggravamento rispetto alla semplice presenza di BME. 41 Figura 24: sequenza assiale obliqua STIR orientata parallelamente al ramo pubico superiore in modo tale da visualizzare in maniera ottimale il tendine del lungo adduttore sul suo asse lungo. 42 Figura 25: RM assiale STIR che mostra un BME che si estende per l’intera superficie, in senso antero-posteriore, della branca pubica di destra. L’immagine si riferisce ad un calciatore professionista di 27 anni. Un BME che si estenda antero-posteriormente per la totalità della branca pubica (suggestivo per OP), deve essere distinto da un BME sub-entesico a livello del tubercolo pubico suggestivo , al contrario, per una semplice entesopatia a carico del lungo adduttore e/o del retto addominale a livello della loro entesi comune. Da Bisciotti, 2015. 43 Figura 26: immagine RM coronale pesata in T1in paziente quattordicenne nella quale si evincono i due normali nuclei di ossificazione encondrale. Figura 27: immagine STIR coronale dalla quale si evince la presenza a livello della branca pubica di sinistra di SCS, che si palesa come l’estensione di una linea di alta intensità di segnale che si estende inferiormente al margine dell’osso pubico (freccia). Da: Bisciotti e coll., 2014. 44 Figura 28 : RM coronale dalla quale si evince un incremento del segnale a livello della parte supero-laterale del labbro ed il distacco di un frammento dalla rima acetabolare (freccia). 45 Figura 29: protrusione del disco sinfisario centrale in immagine RM coronale pesata in T1 (riquadro A) ed in coronale STIR (riquadro B). Tale reperto è da considerarsi tipico di una GPS da sovraccarico funzionale, come di una LSGPS. 46 Figura 30 : infiltrazione adiposa a livello della sinfisi pubica che appare come un’area ad alta intensità di segnale nella sequenza coronale pesata in T1 nel riquadro A e come un zona a bassa intensità di segnale nella sequenza coronale STIR del riquadro B. 47 2.5 Conclusioni L’adozione di un percorso diagnostico sia di tipo clinico, che d’imaging rappresenta un primo passo verso la standardizzazione e la razionalizzazione dell’approccio alla GPS. Ovviamente, un percorso guidato di tale tipo deve essere inteso, non in senso restrittivo e limitativo nei confronti dello skill professionale del clinico, quanto piuttosto come una guida in grado di facilitare la formulazione della diagnosi di certezza, permettendo a quest’ultima di basarsi su ben determinati steps clinicodiagnostici. A fronte di questo, l’utilizzo di una scheda clinica di valutazione, oltre a rappresentare un importante archivio storico sia per il clinico, che per il paziente, permette di razionalizzare ulteriormente l’approccio alla patologia. Infine, ma non certamente come ultimo punto in ordine d’importanza, l’utilizzo del questionario HAGOS ci fornisce la possibilità di quantificare in maniera obiettiva l’efficacia dell’iter terapeutico proposto. 48 Bibliografia Agricola R, Waarsing JH, Thomas GE, Carr AJ, Reijman M, Bierma-Zeinstra SM, Glyn-Jones S, Weinans H, Arden NK. 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Il presente documento rappresenta pertanto un approfondimento specifico dell’indagine dell’esame di RM nell’ambito della GPS. In tabella 1 vengono forniti i principali reperti radiografici che l’esaminatore dovrebbe ricercare in un quadro di GPS (da overuse, traumatica e LSGPS) con la relativa definizione e le sequenze consigliate per un’ottimale visualizzazione di tali reperti. Alla fine del documento viene inoltre fornita una discussione critica riguardante l’interpretazione di tali reperti radiologici sia in un quadro di GPS, sia nel caso in cui questi ultimi vengano riscontrati come reperti occasionali in pazienti asintomatici. Vorremo sottolineare inoltre, ma senza dubbio non come ultimo aspetto in ordine d’importanza, che un’ulteriore scopo di questo documento è quello di spingere altri gruppi di studio ad approfondire la ricerca in questo importante campo d’indagine. 54 Reperti RM Sequenze RM Definizione Bone marrow Edema (BME) grado 0-3 Coronale STIR e T1. Assiale16 obliqua T2 FS e PD FS La presenza di una diffusa area di alta (od incrementata) intensità nelle sequenze fluidosensibili ( e la presenza di un decremento di segnale nelle sequenze pesate in T1) a livello della sinfisi pubica. Tale iperintensità di segnale deve essere comparata con l’intensità di segnale proveniente dalla restante porzione ossea sinfisaria in modo tale da poterle valutare in conformità all’età biologica, in funzione della distribuzione del midollo giallo e rosso. Occorre inoltre tenere conto degli artefatti. Il BME è considerabile come di tipo “symphyseal-related” quando è adiacente ai margini dell’articolazione sinfisaria. Quest’ultimo non deve necessariamente coinvolgere la sinfisi pubica per tutto il suo intero margine articolare ma può apparire anche sotto forma di piccole aree di maggior intensità di segnale a forma di goccia. il BME dovrebbe essere distinto dalla linea parasinfisaria ad alta intensità di segnale. Misurazione: l’estensione del BME viene misurata nelle sequenze assiali oblique PD FS o T2 FS (a causa dei maggiori artefatti nelle sequenze coronali STIR) lungo l’asse lungo del ramo pubico superiore od inferiore. Debbono essere selezionati i tagli che offrono la maggior area visibile di alta intensità di segnale , il grado del BME è determinato sulla base dell’area d’intensità di segnale di maggior estensione. Occorre tracciare una linea parallela all’asse lungo del ramo superiore od inferiore del pube mediana rispetto ai margini anteriore e posteriore del ramo pubico stesso. L’estensione del BME viene misurata in base alla distanza intercorrente dal punto d’inserzione di detta linea con la superficie articolare sinfisaria sino al punto in cui, su detta linea, è visibile l’area d’incremento di segnale (figura 2). Il grado del BME è determinato in funzione di questa distanza come segue: Grado 0: nessuna presenza di BME, Grado 1: BME ≤1 cm, Grado 2: BME ≥1 cm e ≤2 cm, Grado 3: BME ≥2 cm. 16 Il piano assiale obliquo deve essere orientato a circa 50° rispetto al piano orizzontale e parallelamente all’asse lungo del ramo pubico superiore come mostrato in figura 1. 55 Reperti RM Sequenze RM Definizione Infiltrazione adiposa all’interno del BME attorno all’articolazione sinfisaria Coronale T1 e STIR. Assiale obliqua T2 FS e PD FS Sclerosi della sinfisi Coronale T1. Assiale obliqua T1 Presenza di aree ad alta intensità di segnale a livello della sinfisi nelle sequenze pesate in T1 ed aree a bassa intensità di segnale nelle sequenze Fat Sat (figura 3). L’infiltrazione adiposa è considerata presente solamente nel caso in cui siano visibili entrambi i cambiamenti di segnale sopra descritti (il solo decremento di segnale nelle sequenze Fat Sat è insufficiente) e solo se le aree di alterato segnale sono immediatamente adiacenti all’articolazione sinfisaria. Se le aree di aumentata intensità di segnale visibili in T1 sono a livello midollare ma distanti dal margine articolare della sinfisi, queste ultime debbono essere considerate come aree di tessuto adiposo a livello midollare ma non come aree d’infiltrazione adiposa riguardanti direttamente la sinfisi. Presenza di sclerosi ossea lungo i margini articolari della sinfisi. Tale reperto è meglio visualizzabile nelle immagini pesate in T1 (porzione ossea articolare inspessita). L’area sclerotica appare come una formazione ossea ipointensa (aumento dello spessore) lungo i margini articolari della sinfisi 56 Reperti RM Sequenze RM Definizione Linea parasinfisaria ad alta intensità di segnale Assiale obliqua PD FS. Coronale STIR e coronale T1 Secondary inferior cleft sign Coronale STIR . Assiale obliqua PD FS Da verificare con sagittale STIR Presenza di una linea ad alta intensità di segnale nelle sequenze fluido-sensibili dislocate all’interno dell’osso pubico, sottostante e parallela al contorno della superficie articolare della sinfisi (piatto osseo subcondrale). Non è osservabile nessuna comunicazione tra suddetta linea ad alta intensità di segnale e lo spazio articolare sinfisario, dal momento che queste due strutture risultano tra loro separate de una linea ipointensa visibile in T1 e nelle sequenze fluido-sensibili. Tale linea ipointensa rappresenta il tessuto osseo interposto tra la linea parasinfisaria ad alta intensità di segnale e lo spazio articolare sinfisario. Presenza di una linea ad alta intensità di segnale che si estende lateralmente ed inferiormente rispetto alla parte inferiore della sinfisi, e che si mostra in comunicazione con lo spazio articolare sinfisario (figura 4). Tale comunicazione tra la linea iperintensa e lo spazio articolare sinfisario, comporta il fatto che la linea iperintensa debba essere osservabile in tutto il decorso dello spazio articolare ed al di fuori della fessura sinfisaria. Se una linea ad intensità, seppur mostrando una forma simile a quella sopra-descritta, si mostra completamente separata dallo spazio articolare sinfisario, non può essere considerata come un secondary inferior clef sign. Il secondary inferior cleft sign17 è anatomicamente dislocato inferiormente rispetto alla sinfisi, in posizione inferiore e posteriore rispetto all’inserzione del lungo adduttore. 17 Il primary cleft sign è una piccola schisi mediana, priva di significato clinico, a livello del disco fibrocartilagineo sinfisario. 57 Reperti RM Sequenze RM Definizione Secondary superior cleft sign Coronale STIR. Da verificare con assiale obliqua Fatsat Presenza di una linea ad alta intensità di segnale nelle sequenze fluido-sensibili che si estende parallelamente al margine inferiore della branca pubica superiore e, come il secondary inferior cleft sign, mostra connessione con lo spazio articolare sinfisario. Se visibile nelle sequenze coronali STIR occorre verificarne la presenza nelle proiezioni assiali oblique FatSat. Gli Autori, che seppur raramente, descrivono la presenza di un secondary superior cleft sign18 (distinguibile pertanto da un secondary inferior cleft sign) attribuirebbero a quest’ultimo la capacità di testimoniare di un danno del complesso fibrocartilagineo pre-sinfisario e/o dell’entesi comune del retto addominale e del lungo adduttore . Il secondary superior cleft sign mostra inoltre forte correlazione con la contestuale presenza di ernia o di debolezza della parete posteriore del canale inguinale (Murphy e coll.,2013). 18 Occorre comunque precisare che alcuni Autori considerano Il secondary superior cleft sign, presente in circa il 10% della popolazione adulta, ed evidenziabile come una piccola fessurazione contenente liquido a livello della porzione postero-superiore del disco fibrocartilagineo, come una variazione anatomica priva di significato clinico e legata allo sviluppo (Putschar, 1976). 58 Reperti RM Sequenze RM Definizione Cisti subcondale / irregolarità della superficie articolare Coronale STIR. Assiale obliqua PD FS Presenza di cisti subcondrale (elemento cistico subcondrale iperintenso nelle immagini pesate in T2) e/o presenza d’irregolarità della superficie articolare (aree di superficie articolare irregolari, irregolarità cartilaginee a livello della superficie articolare sinfisaria visibili nelle immagini T1 e PD. La superficie articolare dovrebbe essere normalmente di aspetto liscio e regolare). Protrusione del disco centrale Coronale T1. Assiale obliqua T1 Tendinopatia del lungo adduttore Assiale obliqua PD FS, T2 FatSat e T1. Coronale T1 Sporgenza del disco fibroso sinfisario centrale (figura 5). Nelle immagini coronali il disco centrale protrude cranialmente rispetto ai margini dell’articolazione sinfisaria. Nelle sequenze assiali oblique protrude posteriormente. Presenza d’incremento dell’intensità di segnale all'interno del tendine del lungo adduttore e/o della sua entesi (intra substantia) nelle sequenze fluido-sensibili e/o presenza di rigonfiamento della morfologia del tendine e/o dell’entesi (figura 6) . In situazioni fisiologiche il tendine appare ipointenso (nero), sottile e ben delineato in tutte le sequenze. Inoltre, appare simmetrico e di forma triangolare nelle sequenze oblique assiali (con la base del triangolo corrispondente alla sua inserzione sull’aspetto anteriore dell’osso pubico). Quando il tendine assume una forma convessa e/o mostra un incremento dell’intensità di segnale nelle sequenze fluido-sensibili è diagnosticabile come patologico. Lesione muscolo-tendina del lungo adduttore Assiale obliqua PD FS, T2 FS. Coronale STIR Presenza di un anormale iperintensità di segnale nelle sequenze fluido sensibili a livello della giunzione muscolo-tendinea del lungo adduttore e/o del muscolo stesso. Generalmente l’iperintensità di segnale non si evince all’interno della struttura tendinea ma a livello dello spazio extratendineo. 59 Reperti RM Sequenze RM Definizione Tendinopatia del retto addominale Sagittale STIR. Da verificare con assiale obliqua PD FS Presenza d’incremento dell’intensità di segnale nelle sequenze fluido-sensibili a livello della giunzione muscolo-tendinea del retto addominale a livello inserzionale od incremento del calibro tendineo . Meglio valutabile nelle sequenze sagittali STIR nelle quali il tendine può essere osservato lungo tutto il suo asse sino alla sua inserzione a livello sinfisario. Da verificare con assiale obliqua Fat Sat. Lesione muscolo-tendina del retto addominale Assiale obliqua PD FS, T2 FS. Coronale STIR Presenza di un anormale iperintensità di segnale nelle sequenze fluido sensibili a livello della giunzione muscolo-tendinea del retto addominale e/o del muscolo stesso. Generalmente l’iperintensità di segnale non si evince all’interno della struttura tendinea ma a livello dello spazio extratendineo. Growth plate a livello pubico19 Assiale T1 Presenza ipointensità di segnale corrispondente al nucleo antero-mediale di ossificazione Tabella 1: reperti RM d’importanza clinica in un quadro di GPS. Note: Un reperto RM è da considerarsi presente (i.e positivo) solamente se visibile almeno su due differenti piani d’immagine. Quando si comparino due sequenza nello stesso piano differentemente pesate occorre porre attenzione all’utilizzo della stessa TP. In caso di dubbio sulla presenza o meno di un reperto RM quest’ultimo è da considerarsi assente. BM, bone marrow; BMO, bone marrow oedema; PD FT, proton density fat saturation; STIR, short tau inversion recovery; TP, table position; PD, proton density; FS, fat satured E’ importante sottolineare il fatto che i reperti radiologici elencati in tabella 1, possono essere ritrovabili, oltre che in una popolazione di sportivi sintomatici, anche in una popolazione rappresentata da sportivi asintomatici. In caso di asintomaticità tali reperti possono essere interpretati sia come un adattamento funzionale alla biomeccanico del modello prestativo, sia come segno prodromico di una patologia latente o paucisintomatica. Ovviamente, il ragionamento clinico in tal senso deve essere correlato alla storia del paziente e rappresenta, comunque, una non facile sfida diagnostica. Per fornire uno strumento di riflessione a supporto di un razionale ragionamento, clinico forniamo di seguito una tabella desunta dagli studi di Branci e coll. (2015) che riporta la frequenza percentuale dei reperti radiografici elencati in tabella 1 in tre diverse popolazioni rappresentate da: i. ii. 19 Categoria 1: calciatori sintomatici per un quadro di GPS (28 soggetti). Categoria 2: calciatori asintomatici (17 soggetti). Al di sotto del ventunesimo anno di età sono di comune riscontro le foci anteromediali dei centri di ossificazione encondrale (figura 8) . Tali reperti divengono particolarmente evidente all’artro-RM (Koulouris, 2008). 60 iii. Categoria 3: sportivi non-calciatori asintomatici (20 soggetti). Reperto RM Calciatori sintomatici Calciatori (%) asintomatici (%) BME grado 0 BME grado 1 BME grado 2 BME grado 3 Infiltrazione adiposa Sclerosi della sinfisi Linea parasinfisaria ad alta intensità di segnale Secondary inferior cleft sign Secondary superior cleft sign Cisti subcondale / irregolarità della superficie articolare 49 13 15 23 49 41 21 68 20 3 9 41 41 24 Sportivi noncalciatori asintomatici (%) 95 0 0 5 5 5 0 10 3 2.5 10 18 2.5 56 56 15 Protrusione del disco centrale Tendinopatia del lungo adduttore Lesione muscolotendina del lungo adduttore Tendinopatia del retto addominale 74 41 5 72 71 27.5 10 6 5 3 9 0 Tabella 2: frequenza percentuale dei segni radiologici elencati in tabella in 3 differenti popolazioni di sportivi. Pertanto, da un’attenta disamina dei dati fornitici dalla tabella 2, i segni radiologici evidenziabili in RM maggiormente correlabili alla GPS nel calciatore sembrerebbero sostanzialmente essere: i. Un BME di grado medio/severo (grado 2-3 ), mentre un BME di grado 1 può essere compatibile, e conseguentemente interpretabile, come un adattamento funzionale specifico al modello prestativo, soprattutto se bilaterale ed in soggetto al di sotto della seconda decade di vita. ii. La presenza di secondary inferior clef sign. iii. Una protrusione del disco centrale iv. Una lesione muscolo-tendina del lungo adduttore 61 Tutti gli altri segni radiologici, se ovviamente non correlati con la clinica, possono essere considerati sia come segni di adattamento funzionale, che come segni prodromici di una patologia latente o paucisintomatica e debbono, pertanto, essere attentamente correlati alla storia clinica del paziente. Ovviamente, il ragionamento clinico varia nel caso di associazione di un segno radiologico fortemente suggestivo di GPS (in paziente sintomatico) con un segno radiologico di minore evidenza diagnostica. Ad esempio, nel caso di associazione di BME di grado 2 con sclerosi della sinfisi, quest’ultimo reperto giustifica l’interpretazione del quadro complessivo come di osteite pubica di grado medio/severo. E’ sempre a questo proposito interessante notare come segni radiologici di tendinopatia del lungo adduttore siamo presenti in ben il 71% dei soggetti asintomatici a fronte di una percentuale pari al 72% riscontrabile nella popolazione di soggetti sintomatici. Diviene a tal punto ovvio poter avanzare qualche ragionevole dubbio sul fatto che la più frequente diagnosi di GPS sia appunto quella di tendinopatia degli adduttori. In altre parole, non è forse più ragionevole supporre che i segni radiologici di tendinopatia degli adduttori , più che responsabili del quadro clinico di GPS, siano solamente l’espressione di un adattamento funzionale, oppure un quadro clinico secondario associato ad un’altra patologia primaria? Parimenti, tale considerazione ci deve indubbiamente far riflettere sul fatto di quanto sia imprudente fermarsi ad una semplice diagnosi di tal tipo senza considerare altre possibili associazioni patologiche. Questo anche considerando il fatto che già altri Autori (Robinson e coll., 2004; Yao e coll., 2007; Branci e coll., 2015) considererebbero sia i segni radiologici di tendinopatia degli adduttori che di degenerazione della sinfisi, come maggiormente collegabili ad un processo di adattamento funzionale piuttosto che ad un franco quadro di GPS. Sempre in tal senso, è interessante notare il parallelismo tra la tendinopatia degli adduttori, intesa come adattamento funzionale , del calciatore e lo stesso quadro radiologico ritrovabile in atleti over-head asintomatici per ciò che concerne la cuffia dei rotatori (Connor e coll.,2003 ) o la talvolta scarsa correlazione riscontrabile tra la sintomatologia algica ed il calibro tendineo del tendine achilleo (Gardin e coll., 2006 ) od ancora, l’aumento di segnale intratendineo nelle sequenze pesate in T2 talora ritrovabile, sempre a livello del tendine di Achille, in soggetti asintomatici (Haims e coll., 2000) . 3.2 Il concetto di complesso fibro-cartilagineo pre-aponeurotico (CFPA) A livello dell’aspetto anteriore della sinfisi pubica si trovano le origini comuni di molteplici componenti muscolari. Il tessuto presente nella regione pre-pubica non è solamente costituito dall’interconnessione dei tendini dei muscoli adduttori con quello del muscolo retto femorale ma comprende e si integra con i legamenti para-sinfisari e con gli elementi del canale inguinale. Oltre a ciò, occorre anche considerare, sempre a tale livello, la presenza di una componente fibrocartilaginea pre-pubica che appare in continuità con il disco intrarticolare (MacMahon e coll., 2010). Questa struttura, alquanto complessa e che funge da vero e proprio punto di ancoraggio centrale, è quindi sostanzialmente formata dall’interconnessione delle fibre dei muscoli adduttori, del muscolo retto addominale, dei muscoli obliquo esterno ed interno, del legamento inguinale, del legamento pubico anteriore, del legamento arcuato e del disco fibrocartilagineo. La verifica dell’integrità anatomica del CFPA rappresenta un punto centrale dell’esame di imaging e svolge un ruolo cruciale nell’ambito della formulazione della diagnosi. Un esempio di lesione del CFPA è osservabile in figura 7. Il fatto stesso che le lesioni o le tendinopatie dell’aponeurosi comune del retto addominale e del lungo adduttore, possano frequentemente partire da un lato sinfisario e finire per coinvolgere il controlaterale (Stadnick, 2010), ci deve fornire una chiara idea del concetto di “continuità anatomica della sinfisi pubica”. Ma questo concetto di continuità anatomica si riflette anche a livello anatomico profondo coinvolgendo le strutture del canale inguinale. L’articolato 62 incrocio delle fibre che formano i tre pilastri del canale inguinale 20 è infatti un’ulteriore conferma del concetto di continuità anatomica profonda della sinfisi pubica stessa . 3.3 Scheda di acquisizione dati Ci sembra interessante proporre l’adozione di una scheda di ricapitolativa dei dati relativi ai reperti evincibili dall’esame RM (tabella 3), in cui siano elencate sia le variabili ordinali (rappresentate unicamente dell’estensione del BME in funzione di una sua gradazione compresa tra 0 e 3) che le variabili binarie ( rappresentate dagli altri 12 reperti radiologici che possono essere presenti od assenti) . Tale scheda permetterebbe al clinico una veloce valutazione d’insieme del quadro radiologico e nel contempo facilitare quest’ultimo nel ragionamento logico-deduttivo che porta alla formulazione della diagnosi. Reperti RM Presente / grado(*) Assente Note Bone marrow Edema (BME) grado 0-3 (*) Infiltrazione adiposa all’interno del BME attorno all’articolazione sinfisaria Sclerosi della sinfisi Linea parasinfisaria ad alta intensità di segnale Secondary superior cleft sign Secondary inferior cleft sign Cisti subcondale / irregolarità della superficie articolare Protrusione del disco centrale 20 Il legamento inguinale (e conseguentemente il muscolo obliquo esterno) formano i tre pilastri del canale inguinale Pilastro laterale : le fibre del pilastro laterale si inseriscono per la maggior parte al tubercolo pubico incrociandosi con quelle del pilastro laterale del lato opposto. Pilastro mediale : le fibre del pilastro mediale si inseriscono sulla parte più interna del tubercolo pubico e sulla superficie angolare del pube lato opposto, incrociando subito sopra al pube le fibre del pilastro mediale del lato opposto Pilastro posteriore (legamento riflesso di Colles) : fascio di fibre aponeurotiche che proviene dal muscolo obliquo esterno del lato opposto che si inseriscono sul labbro anteriore del bordo superiore del pube e sulla parte mediale della cresta pettinea 63 Tendinopatia del lungo adduttore Lesione muscolotendina del lungo adduttore Tendinopatia del retto addominale Lesione muscolotendina del retto addominale Growth plate a livello pubico21 . Tabella 3: esempio di scheda di acquisizione dei dati relativi ai reperti evincibili dall’esame RM in cui sono elencate sia le variabili ordinali (1) che le variabili binarie (12). 3.4 Conclusioni e key points i. Il GPS ed il LSGPS sono radiograficamente associabili a un severo grado di BME (Verrall e coll., 2001; Van Tulder e coll., 2003; Cunningham e coll., 2007; Mosler e coll., 2015; Branci e coll.,2015), alla protrusione del disco centrale (Branci e coll., 2015) ed alla presenza di secondary inferior cleft sign (Brennan e coll., 2005; Cunningham e coll., 2007). ii. La presenza di SSCS è spesso associata ad una patologia del canale inguinale (Murphy e coll., 2013). iii. Un’importante percentuale di calciatori asintomatici mostra all’esame RM dei segni di positività. Alcuni di tali segni sono comunque più frequenti in giocatori sintomatici che in giocatori asintomatici. Per tale motivo l’esame RM riveste una fondamentale importanza nell’ambito della GPS. iv. Occorre considerare il fatto che molti segni radiologici debbono essere interpretati come un adattamento funzionale piuttosto che come il segno di una patologia causante GPS. v. Nell’ambito della GPS un protocollo RM standardizzato favorirebbe la comparazione dei dati provenienti dai diversi gruppi di studio e favorirebbe in modo sostanziale il processo logico-deduttivo che sta alla base del percorso diagnostico. vi. L’adozione di una scheda ricapitolativa dei dati acquisiti nel corso dell’esame RM permetterebbe al clinico una veloce valutazione d’insieme del quadro radiologico e lo 21 In atleti al di sotto del ventunesimo anno di età sono di comune riscontro radiografico i foci anteromediali di ossificazione encondrale (vedi figura 8). Tale reperto diviene particolarmente evidente all’artro-RM . 64 faciliterebbe nel ragionamento logico-deduttivo diagnosi. che conduce alla formulazione della vii. Si renderebbero necessari ulteriori e più approfonditi studi che chiarissero il vero significato di alcuni reperti radiologici, evincibili dall’esame RM, nell’ambito della GPS. viii. Lo scarso numero di soggetti di sesso femminile osservati negli studi considerati potrebbe teoricamente rappresentare un limite nell’applicabilità dei dati sopra descritti nell’ambito di una popolazione femminile. 65 Figura 1: esempio d’ immagine STIR di piano assiale obliquo di parallelamente alla branca pubica superiore. circa 50° orientato Figura 2: BME visibile in sequenze assiali oblique fluido-sensibili . In riquadro A è visibile un BME di grado I che si estende per meno di 1 cm dal margine articolare sinfisario nel decorso dell’asse lungo del ramo pubico superiore. In riquadro B è apprezzabile un BME di grado II che si estende per una lunghezza superiore ad 1 cm ma inferiore a 2 cm. Infine, nel riquadro C si può osservare un BME di grado III che si estende per più di 2 cm dal margine articolare della sinfisi pubica. 66 Figura 3: l’ infiltrazione adiposa attorno alla sinfisi appare come un’area ad aumentata intensità di segnale nella sequenza coronale T1 del riquadro A e un area a bassa intensità di segnale nella coronale STIR del riquadro B. Figura 4: Secondary inferior cleft sign visibile in una sequenza coronale STIR. L’area curvilinea ad alta intensità di segnale si estende lateralmente ed inferiormente rispetto al margine dell’articolazione sinfisaria comunicando con quest’ultima. 67 Figura 5: protrusione del disco sinfisario centrale visibile in taglio coronale pesato in T1 (riquadro A) ed in taglio coronale STIR (riquadro B). Figura 6: tendine del lungo adduttore in sequenza di tagli assiali obliqui FatSat . Riquadro A, la struttura tendinea appare ipointesa e ben delineata in un soggetto sportivo (calciatore) asintomatico. Riquadro B, il tendine del lungo adduttore mostra un bulging ed un incremento 68 dell’intensità di segnale a livello intratendineo, il soggetto considerato è un calciatore asintomatico. Riquadro C, quadro di tendinopatia del lungo adduttore con bulging ed incremento dell’intensità di segnale all’interno della struttura tendinea in un calciatore sintomatico. Figura 7: immagine RM coronale pesata in T2 che evidenzia una severa lesione acuta a livello dell’origine prossimale del lungo adduttore di destra associata ad ematoma, edema e retrazione distale del tendine (freccia). Tale situazione è anatomicamente compatibile con una severe lesione del CFPA. Figura 8: immagine RM coronale pesata in T1in paziente quattordicenne nella quale si evincono i due normali nuclei di ossificazione encondrale. 69 Bibliografia Branci S, Thorborg K, Bech BH, Boesen M, Nielsen MB, Hölmich P. MRI findings in soccer players with long-standing adductor-related groin pain and asymptomatic controls. Br J Sports Med. 2015 May;49(10):681-91. Brennan D, O’Connell MJ, Ryan M, et al. Secondary cleft sign as a marker of injury in athletes with groin pain: MR image appearance and interpretation1. Radiology. 2005;235:162–7. Connor PM, Banks DM, Tyson AB, et al. Magnetic resonance imaging of the asymptomatic shoulder of overhead athletes: a 5-year follow-up study. Am J Sports Med 2003;31:724–7. Cunningham PM, Brennan D, O’Connell M, et al. Patterns of bone and soft-tissue injury at the symphysis pubis in soccer players: observations at MRI. Am J Roentgenol. 2007;188:W291–6. Koulouris G. Imaging Review of Groin Pain in Elite Athletes: An Anatomic Approach to Imaging Findings. AJR 2008; 191:962-972. Gardin A, Bruno J, Movin T, et al. Magnetic resonance signal, rather than tendon volume, correlates to pain and functional impairment in chronic Achilles tendinopathy. Acta Radiol 2006;47:718–24. Haims AH, Schweitzer ME, Patel RS, et al. MR imaging of the Achilles tendon: overlap of findings in symptomatic and asymptomatic individuals. Skeletal Radiol. 2000;29:640–5. Helms CA, Major NM, Anderson MW, et al. Basic principles of musculoskeletal MRI. In: Helms CA, Major NM, Anderson MW, et al. Musculoskeletal MRI. 2nd edn. Philadelphia: Saunders Elsevier, 2009:1–19. Mosler AB, Agricola R, Weir A, Hölmich P, Crossley KM. Which factors differentiate athletes with hip/groin pain from those without? A systematic review with meta-analysis. Br J Sports Med. 2015 Jun;49(12):810. Murphy G, Foran P, Murphy D, Tobin O, Moynagh M, Eustace S. "Superior cleft sign" as a marker of rectus abdominus/adductor longus tear in patients with suspected sportsman's hernia. Skeletal Radiol. 2013 Jun;42(6):819-25. Putschar, WG. The structure of the human symphysis pubis with special consideration of parturition and its sequelae. AM J Phys Anthropol 1976;45(3pt2):589-594. - Robinson P, Barron DA, Parsons W, et al. Adductor-related groin pain in athletes: correlation of MR imaging with clinical findings. Skeletal Radiol. 2004;33:451–7. Stadnick ME. Athletic Pubalgia. http://radsource.us/athletic-pubalgia/ Van Tulder M, Furlan A, Bombardier C, et al. Updated method guidelines for systematic reviews in the Cochrane Collaboration Back Review Group. Spine2003;28:1290–9. 70 Verrall GM, Slavotinek JP, Fon GT. Incidence of pubic bone marrow oedema in Australian rules football players: relation to groin pain. Br J Sports Med. 2001;35:28–33. Yao L, Pitts JT, Thomasson D. Isotropic 3D fast spin-echo with proton-density-like contrast: a comprehensive approach to musculoskeletal MRI. AJR Am J Roentgenol. 2007;188:199–201. Zoga AC, Kavanagh EC, Omar IM, et al. Athletic pubalgia and the “sports hernia”: MR imaging findings. Radiology 2008;247:797–807. 71 ALLEGATO A QUESTIONARIO HAGOS Versione italiana validata Bisciotti GN., Corradini B., Di Marzo F. La validazione del Copenhagen Hip and Groin Outcome Score (HAGOS) in lingua italiana nell’ambito del calcio. Journal Sport Traumatology. 2014; 31 (4): 126-134. 72 Data di oggi: _____ / ______ / ______ Data di nascita: _____ / ______ / ________ Nome: _______________________________________________________ ISTRUZIONI DI CARATTERE GENERALE: Questo questionario ci sarà utile per effettuare una valutazione del suo problema alla sua anca e / o alla sua regione inguinale. Le risposte debbono essere inerenti alla funzionalità della sua anca e / o dell’inguine durante la settimana precedente alla formulazione del suddetto questionario Queste informazioni ci aiuteranno a valutare il suo stato di benessere e ci permetteranno di capire come è in grado di svolgere le sue attività di vita quotidiana. La preghiamo pertanto di rispondere ad ogni domanda barrando l'apposita casella. Occorre barrare una sola casella per ogni risposta. Se una domanda non riguarda una situazione che la coinvolge personalmente, oppure ciò che è stato richiesto non si è verificato nella scorsa settimana, la preghiamo di esprimere la sua "ipotesi migliore", in modo da avere comunque una valutazione il più accurata possibile in rapporto alla domanda posta. Sintomi Risponda a queste domande considerando i sintomi e le difficoltà incontrate a carico della sua anca e/o dell’inguine durante le attività fisiche svolte la scorsa settimana. Sente fastidio all'anca e / o all'inguine? S1 Mai Raramente A volte Spesso Sempre Sente un clic o qualsiasi altro tipo di rumore a livello dell’ anca e / o all'inguine? S2 Mai Raramente A volte Spesso Sempre Ha difficoltà a distendere le gambe lateralmente? S3 Nessuna Lieve Moderata Intensa Estrema Intensa Estrema Ha difficoltà a camminare con passi ben allungati? S4 Nessuna Lieve Moderata Avverte delle improvvise fitte od un forte dolore all’ anca e / o all'inguine? S5 Nessuna Lieve Moderata Intensa Estrema 73 Rigidità Le seguenti domande riguardano la sensazioni di rigidità che ha avvertito durante la scorsa settimana a livello dell’ anca e / o all' inguine. La rigidità è una sensazione di limitazione o di lentezza nell'eseguire un semplice movimento a livello dell’anca e / o dell’inguine. Che livello di rigidità avverte al risveglio al mattino all’ anca e/o all’inguine? S6 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Che livello di rigidità avverte all’ anca e/o all’inguine dopo aver assunto una posizione seduta, sdraiata o di riposo nel corso della giornata? S7 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Dolore Le seguenti domande riguardano il livello di dolore percepito a livello della sua anca e/o dell’inguine che lei generalmente prova. Quante volte prova dolore all’anca e / o all'inguine ? P1 Mai Una volta al mese Una volta alla settimana Quotidianamente Sempre Quanto spesso avverte dolore in aree del corpo diverse dall’ anca e / o dall’inguine che ritiene comunque possano essere una conseguenza dei suoi problemi all'anca e/o all’inguine? P2 Mai Una volta al mese Una volta alla settimana Quotidianamente Sempre Le seguenti domande riguardano il livello di dolore percepito a livello della sua anca e/o dell’inguine che ha provato durante la scorsa settimana. Che livello di dolore all'anca e/o all’inguine ha provato durante le seguenti attività? Estendendo l'anca completamente P3 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Flettendo completamente l'anca P4 Nessuno Lieve 74 Salendo o scendendo le scale P5 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Di notte, mentre riposa a letto (dolore che disturba il sonno) P6 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Lieve Moderato Intenso Estremo Lieve Moderato Intenso Estremo Intenso Estremo Intenso Estremo Seduto o sdraiato P7 Nessuno In piedi P8 Nessuno Camminando su di una superficie dura (asfalto, cemento, ecc) P9 Nessuno Lieve Moderato Camminando su una superficie irregolare P10 Nessuno Lieve Moderato Funzionalità fisica, vita quotidiana Le seguenti domande riguardano la sua funzionalità fisica. Per ciascuna delle seguenti attività la preghiamo d’indicare il grado di difficoltà che lei ha avvertito nella settimana scorsa. Salendo le scale A1 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Chinandosi, ad esempio per raccogliere qualcosa da terra A2 Nessuno Lieve Entrando ed uscendo dall'auto A3 Nessuno Lieve A letto (girandosi o mantenendo la stessa posizione dell'anca per lungo tempo) A4 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Facendo lavori domestici (lavare i pavimenti, passare l'aspirapolvere, spostare oggetti pesanti) A5 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo 75 Funzionalità , attività sportive e ricreative Le seguenti domande riguardano la sua funzionalità fisica nel compiere attività d’impegno elevato. Risponda ad ogni domanda barrando l'apposita casella. Se la domanda non riguarda il suo caso nella scorsa settimana la preghiamo di scegliere la risposta che più si avvicina alla sua sensazione. Le risposte dovrebbero considerare il grado di difficoltà da lei riscontrato durante lo svolgimento delle seguenti attività ,svolte nella scorsa settimana , in rapporto ai suoi problemi a livello dell'anca e/o dell’ inguine. Effettuando un piegamento sulle gambe SP1 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Lieve Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Moderato Intenso Estremo Intenso Estremo Correndo SP2 Nessuno Ruotando e spostando il peso su una sola gamba SP3 Nessuno Lieve Camminando su una superficie irregolare SP4 Nessuno Lieve Correndo il più velocemente possibile SP5 Nessuno Lieve Portandola gamba con forza in avanti e / o di lato SP6 Nessuno Lieve Moderato Effettuando violenti movimenti improvvisi che coinvolgono un rapido gioco di gambe, come ad esempio effettuando accelerazioni, decelerazioni o cambi di direzione. SP7 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo Effettuando movimenti durante i quali si distende la gamba in una posizione abdotta (come ad esempio quando si posiziona la gamba il più lontano possibile dal corpo) SP8 Nessuno Lieve Moderato Intenso Estremo 76 Svolgimento di attività fisiche Le seguenti domande riguardano le sue capacità di svolgere le sue attività fisiche preferite. Per attività fisiche si intendono sia le attività sportive, sia tutte le altre forme di attività che comportano un affaticamento od un impegno fisico di un certo livello. Nel rispondere a queste domande dovrà tenere in considerazione il livello di esecuzione delle attività fisiche da lei effettuate durante la scorsa settimana sempre in rapporto al suo problema all'anca e/o all’ inguine. E' in grado di eseguire le sue attività fisiche preferite per tutto il tempo da lei desiderato? PA1 Sempre Spesso A volte Raramente Mai E' in grado di svolgere le sue attività fisiche preferite ad un livello di prestazione normale? PA2 Sempre Spesso A volte Raramente Mai Qualità della vita Quanto spesso lei è consapevole del suo problema all'anca e / o inguine? Q1 Mai Mensilmente Settimanalmente Quotidianamente Costantemente Ha modificato il suo stile di vita per evitare attività potenzialmente dannose per la sua l'anca e / o inguine? Q2 Per niente Lievemente Moderatamente Gravemente Totalmente In generale, quanta difficoltà riscontra con il suo problema all'anca e / o inguine? Q3 Nessuna Lieve Moderata Grave Estrema Il problema all'anca e/o all’inguine influisce in modo negativo sul suo umore? Q4 Mai Raramente A volte Spesso Sempre Si sente limitato a causa del suo problema all'anca e / o all’inguine? Q5 Mai Raramente A volte Spesso La ringraziamo per aver risposto a tutte le domande di questo questionario. Sempre 77 ALLEGATO B SCHEDA DI VALUTAZIONE CLINICA DELLA GPS 78 SCHEDA DI VALUTAZIONE CLINICA DELLA GROIN PAIN SYNDROME Sig. di anni: Disciplina sportiva praticata: data della valutazione Anamnesi remota: Anamnesi recente: Il paziente lamenta algia bilaterale Se NO quale emiparte è maggiormente algica: destra /sinistra Il paziente presenta displasia radiografica dell’articolazione coxo-femorale? Se “SI” specificare (CAM-FAI, PINCER-FAI, SUBSPINE impingement, mista, valore dell’angolo alfa) Il paziente è in possesso di documentazione Se si specificare: Punteggio questionario HAGOS: 79 Contrazione isometrica adduttori con resistenza prossimale Quadrante VAS Note 1 2 3 4 Contrazione isometrica adduttori con resistenza distale Quadrante VAS Note 1 2 3 4 Contrazione isometrica adduttori con resistenza distale divaricata Quadrante VAS Note 1 2 3 4 Contrazione isometrica adduttori a gambe flesse Quadrante VAS Note 1 2 3 4 Dinamometria adduttori di destra Quadrante Valore dinamometrico 1 2 3 4 Dinamometria adduttori di sinistra Quadrante Valore dinamometrico 1 2 3 4 Palpazione branca pubica di destra VAS: Palpazione branca pubica di sinistra VAS: VAS Note VAS Note 80 Sit-up pain test (test di contrazione isometrica muscolatura addominale con palpazione profonda) Locazione VAS Note anatomica Canale inguinale destro Canale inguinale sinistro Parte centrale del basso addome Test articolazione coxo-femorale Test FABER DIRIT DEXTRIT Destra Sinistra Indicare il valore di VAS Misurazione ROM articolazione coxo-femorale Test Valore Valore normativo 41° Intrarotazione destra 45° Extrarotazione destra 41° Intrarotazione sinistra 45° Extrarotazione sinistra Esplorazione clinica del canale inguinale Canale inguinale destro Canale inguinale sinistro Note 81 Valutazione clinica del nerve entrapment Nervo genitofemorale (branca femorale) Nervo femoro- cutaneo mediale Nervo femoro-cutaneo laterale Nervo ileoipogastrico Nervo ilieoinguinale Nervo genitofemorale (branca genitale) Nervo otturatore (disestesia) Nervo otturatore (parestesia) 82 Per il paziente: indicare graficamente la zona o le zone di maggior dolore Si richiedono ulteriori esami di diagnostica strumentale Se si specificare : ……………………………………........................................................................... Si richiedono ulteriori visite specialistiche Se si specificare: ……………………………………………………………………………………. Diagnosi finale ………………………………………………………………………………………. 83 ALLEGATO C SCHEDE DI VALUTAZIONE CLINICA DELLE PATOLOGIE INGUINALI 84 Compilare le due seguenti schede, quantificando la dolorabilità di ciascun repere con una VAS 010, descrivendo la tensione delle strutture muscolo-aponeurotiche, la dilatazione e l’ampiezza dell’angolo dell’orifizio inguinale superficiale. Repere Osseo Dolore (VAS 0-10) Note Tubercolo Cresta Linea pettinea Ramo superiore Scheda 1: repere ossei Repere Muscolo/Aponeurotico Orifizio inguinale superficiale Pilastro inferolaterale Pilastro superomediale Inserzione retto addome Origine adduttore lungo Scheda 2: repere muscolo aponeurotici. Dolore (VAS 0-10) Note 85