Articolo della Provincia di Cremona 31-10-01

Transcript

Articolo della Provincia di Cremona 31-10-01
Sport
La Provincia
Mercoledì 31 ottobre 2001
39
Prima mezz’ala e poi allenatore, da trent’anni in campo senza perdere misura e serenità
Torresani, calcio e ‘zen’
«Hocapitocheallafineciascunoottienequantomerita»
MARCO TORRESANI
Nato a Cremona il 23 gennaio 1955
Torresani ieri: calciatore con la maglia del Parma
1971/1972
1972/1973
1973/1974
1974/1975
1975/1976
1976/1977
1977/1978
1978/1979
1979/1980
1980/1981
1981/1982
1982/1983
1983/1984
1984/1985
1985/1986
1986/1987
1987/1988
* Primavera
CALCIATORE
Cremonese
Cremonese
Torino
Livorno
Parma
Parma
Parma
Parma
Parma
Brescia
Pistoiese
Brescia
Brescia
Brescia
Foggia
Fiorenzuola
Fiorenzuola
C
C
A*
C
C
C
C
C
B
A
B
C
C
C
C1
Interr.
Interr.
1987/1988
1988/1989
1989/1990
1990/1991
1991/1992
1992/1993
1993/1994
1994/1995
1995/1996
1996/1997
1997/1998
1998/1999
1999-2000
2000-2001
ALLENATORE
Fiorenzuola
Fiorenzuola
Fiorenzuola
**
Teramo
Legnano
Vogherese
Casalese
Casalese
Montichiari
Montichiari
Pavia
Pavia
Pavia
Pavia
Interr.
Interr.
Interr. *
C2
Interr.*
C2
Interr.
Interr.
Interr.
Interr.
Ecc.*
Interr.
Interr.*
C2
* Promosso
** Corso di Coverciano 2ª categoria
Torresani oggi: allenatore del Pavia
(foto La Provincia Pavese)
di Giovanni Ratti
C
i sono voluti quattro anni
di silenziosa sopportazione, prima che si decidesse
a chiedere ai cronisti di scucirgli
di dosso un appellativo a lui sgradito, e ispirato alla pacatezza con
cui affronta gli incerti del mestiere. Si può partire anche da qui,
per andare, con discrezione, alla
scoperta di Marco Torresani: ne
uscirà l’immagine di un uomo
tranquillo che della passione per
il calcio è riuscito a fare la sua
professione, una bella fetta della
sua vita, senza accettare compromessi.
Il suo Pavia ha appena incassato la prima sconfitta stagionale,
lui non fa una piega. «Siamo una
neopromossa, abbiamo già la consapevolezza di potercela giocare
con tutti, ci manca qualcosa per
vincere, rischiamo di fare discrete figure finendo per raccogliere
poco. Sappiamo stare in campo,
ma dobbiamo migliorare in concretezza. Spero che l’ambiente capisca che ci vuole tempo, che è rischioso chiedere alla squadra ciò
che non è ancora in grado di dare.
Ora è importante verificare di
quale segno sarà la reazione a
questo schiaffo».
Ma chiudiamo la finestra sul
cortile dell’attualità. Siamo qui
per scoprire che cosa ci fa un cultore del senso della misura in un
calcio che ha il gusto dell’esasperazione, come se la passa nel regno della superficialità un uomo
a cui piace riflettere fino a scovare il senso delle cose, che posto
ha un uomo riservato e perfino
‘un po’ orso’ per autodefinizione
nel gran ballo in cui l’importante
è apparire. Sembra roba da parco
nazionale, da specie protetta. Eppure lui si è ritagliato una carriera della sua taglia, come un abito
di buon gusto quindi non chiassoso, prima come centrocampista
di concetto, ora come allenatore
dalla promozione piuttosto facile. Capace di prendere sul serio il
lavoro, e anche di assorbire con
sano distacco i paradossi di questo mondo bislacco.
Sposato con Giovanna, due figli (Nicola di 15 anni studia allo
Scientifico, Fabio di 25 lavora nella segreteria del Brescia), Torresani riavvolge il nastro di
trent’anni di calcio: «Ho debuttato nella prima squadra grigiorossa nel ’71-72, avevo fatto tutta la
trafila delle giovanili, Ennio Rota che ricordo con affetto è stato
il mio primo allenatore, poi Bergonzi, Nolli, fino a Titta Rota in
prima squadra. Sono sempre sta-
P
Marco Torresani durante l’intervista
to centrocampista, allora si diceva mediano, mezz’ala...».
«L’anno dopo il posto fisso. Titolare a 17 anni, e anche la nazionale juniores con Vicini, un gruppo che ha fatto carriera, io ero il
più scarso... Era la Cremonese pane e salame, con Gaiardi Azzali
Malgioglio sono stato fra i primi
prodotti di un vivaio che di lì a poco avrebbe sfornato grandi talenti... ».
E subito il Toro. «Erano anni
ruggenti per i granata, io venni
preso per la Primavera, andammo in ritiro con la prima squadra
di Sala e Pulici. Mi prestarono al
Livorno in C, la mia categoria di
riferimento... Poi Parma, quattro
(Ib frame)
stagioni in C prima del sospirato
salto in B».
Nel frattempo era passato qualche treno importante? «Negli anni di Parma sentivo di richieste
dalle serie superiori, ma la società non trovava mai adeguata la
contropartita, mi tenevano per
una promozione che arrivò solo
al quarto anno. Mordevo un po’ il
freno, ma adesso con l’esperienza
ho capito che si fa la carriera che
si merita, quello che sembra fortuito in realtà ha ragioni profonde».
Cioè le mancava qualcosa?
«Sul piano tecnico c’ero, volontà
ce ne ho messa tanta, fisicamente
non mi sono mai risparmiato, an-
Ancora nel Parma, al fianco di Carlo Ancelotti
er essere un uomo tranquillo,
ha avuto una carriera movimentata. «A Teramo mi esonerarono dopo 6 mesi, a Montichiari fui esonerato e richiamato dopo 3
mesi, eravano penultimi a 7 giornate dalla fine, ci salvammo allo spareggio; nel ’93 fui il primo in Italia
ad approfittare della norma che
permetteva di cambiare squadra
nella stessa stagione, mollai Voghera e feci bene perchè quell’anno
cambiarono quattro tecnici e retrocedettero, ma andai alla Casalese
che finì in nulla... Ma non ho l’animo del bancario, del calcio amo anche l’imprevedibilità».
Oggi la carriera di un allenatore è
questione di pubbliche relazioni...
«Io sono consapevole di aver dan-
Uno dei suoi due gol in un Parma-Vicenza finito 3-2
che perchè ho sempre fatto stagioni piene, con pochissime pause fino all’incidente che mi ha
chiuso la carriera. Forse mi mancava un po’ di personalità, quella
cattiveria che ci vuole per emergere».
Quindi nessun rimpianto? «All’inizio ero descritto come una
stella nascente, poi mi sono un
po’ ridimensionato, ma in fondo
ho fatto 13 anni di carriera professionistica».
Da chi ha imparato di più?
«Tanta gente mi ha insegnato
molto con l’esempio, ma senza
presunzione non ho modelli, tengo alla mia unicità».
I gol? «Pochini, da 2 a 4 per sta-
In A con il Brescia
Quattro volte promosso
2 non m’hanno tenuto...
neggiato la mia carriera non coltivando i rapporti con certi direttori
sportivi, con i procuratori... Non sono nei giri che contano, e quando sono senza squadra mi manca quell’esame settimanale, ma mi ostino a
credere che contino i meriti, e poi
salta sempre fuori una società che
ha bisogno di un tecnico che faccia
al caso suo».
In definitiva, ancora convinto che
nel calcio la fortuna non conta?
«Non è sorte, è fiuto: non lo ebbi
quando rifiutai il Brescello che stava per iniziare un grande ciclo e prese D’Astoli, l’ho avuto quando ho accettato Pavia allora in Eccellenza».
Accetterebbe la Cremonese? «Credo di no, abito qui e mi piace andare per strada tranquillo, senza essere riconosciuto».
Come si considera come tecnico?
«Ho le mie caratteristiche, che sono pregi o difetti a seconda dei risul-
gione, ma con regolarità, in A come in C. Il gol o lo sai fare o no, a
tutti i livelli: ci vuole quel pizzico
di cattiveria che a me faceva difetto. Ricordo la doppietta al Vicenza, vincemmo 3-2. Io ero un destro puro, ma i gol li facevo spesso di sinistro. Ricordo l’emozione
di rivedere in tivù quelli segnati
in serie A, allora la tivù era un
evento, non era ancora inflazionata».
I più belli? «Al Parma, l’anno
della promozione in B, partita decisiva con il
Mantova, non
vincere avrebbe significato
l’addio alle ambizioni, al 92’
eravamo pari
e c’era aria di
rassegnazione, su una respinta della difesa colpii al
volo un po’
d’esterno, la
palla
prese
una parabola
micidiale, Zaninelli non potè farci niente,
l’anno dopo mi disse che gli era
venuta voglia di cambiare mestiere... Per noi fu la spinta decisiva,
infilammo 8 vittorie in 10 partite,
vincemmo lo spareggio di Vicenza con la Triestina».
«Ma il più bello - continua Torresani - l’ho segnato nel Livorno
contro il Chieti, ancora un rinvio
della difesa e ancora un tiro d’incontro, da 35 metri mica esagero,
tati... Non sono un fanatico della tattica, se devo intervenire lo faccio
ma non vedo nei giocatori delle marionette, tendo a responsabilizzarli.
Il calcio è situazionale, imprevedibile, sorprendente. Un problema è
il dialogo con i giovani, si rischia di
parlare lingue diverse se non ci si
rende conto che i valori con cui siamo cresciuti per loro sono vuoti, bisogna sforzarsi di andare loro incontro, altrimenti parli di senso del dovere e ti guardano come se fossi un
marziano...».
Chiusura alla Marzullo: che cos’è
l’amicizia nel calcio? «E’ importante, io mi sento molto legato agli ex
compagni, a chi ha lottato con me
per certi traguardi. Anche se poi
non chiamo mai nessuno... ».
un tiro teso e angolato, speravo di
rivederlo alla tivù ma l’operatore
della televisione locale aveva finito in anticipo la bobina... ».
Come si trovò proiettato dal
campo in panchina? «Quasi per
coincidenza. Avevo riscattato il
cartellino, andai al Fiorenzuola.
Qui l’unico grave infortunio, mi
spezzai una gamba, mentre facevo la rieducazione fu esonerato
Gibellini e mi chiesero di condurre la squadra fino al termine della stagione. Da undicesimi finimmo quarti, avevo 33 anni, mi
chiesero
di
continuare e
centrammo la
prima, storica
promozione
rossonera nei
professionisti.
Non venni riconfermato,
mi sarebbe successo anche a
Legnano... ».
Come la prese? «Al momento molto
male, non me
l’aspettavo, la
sentivo come una bocciatura sul
piano personale. Poi ho capito
che è questione di ruoli, sono cose che succedono a chi fa l’allenatore. Anche oggi, al Pavia, so di essermi guadagnato la stima della
società, ma so anche che se perdessimo in un certo modo un altro paio di partite gli ottimi tre anni che abbiamo alle spalle non mi
salverebbero... ».
«Il gol più bello?
L’ho segnato
nel Livorno a Chieti
ma non l’ho mai visto
L’operatore della
tivù locale aveva
finito la bobina... »
Già pubblicati
1) Giovanni Zavaglio................................................
2) Aristide Guarneri.................................................
3) Franco Zaglio .......................................................
4) Mauro Bicicli ........................................................
5) Bruno Franzini .....................................................
6) Celso Posio ...........................................................
7) Giacomino Losi ....................................................
8) Mario Bergamaschi ..............................................
9) Enrico Pagliari .....................................................
10) Renato Cappellini..............................................
11) Carlo Soldo .........................................................
12) Vincenzo Traspedini ..........................................
13) Giancarlo Vasini ................................................
14) Erminio Favalli ..................................................
15) Giuseppe Zaniboni.............................................
16) Vando Freddi .....................................................
17) Giovanni Ferretti ...............................................
18) Piergiorgio Negrisolo.........................................
19) Emiliano Mondonico..........................................
20) Giuseppe Doldi...................................................
21) Graziano Bini......................................................
22) Renato Sali .........................................................
23) Antonio Cabrini .................................................
24) Franco Ogliari ....................................................
25) Alessandro Zagano ............................................
10/01/01
17/01/01
24/01/01
31/01/01
07/02/01
14/02/01
21/02/01
28/02/01
07/03/01
14/03/01
21/03/01
28/03/01
04/04/01
11/04/01
18/04/01
25/04/01
09/05/01
16/05/01
23/05/01
30/05/01
19/09/01
26/09/01
03/10/01
18/10/01
24/10/01