Un normale giorno di sole

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Un normale giorno di sole
Editoriale
Anno 3 Numero 4 Gennaio Febbraio 2011
L’anima non serve, serve un posto dove stare, l’anima alle bestie noi
pensiamo per il pane.
Diego Begnozzi III C
In matematica esistono una serie di teoremi, denominati teoremi d’esistenza, che dimostrano che una cosa esiste. Poi, se va
bene, riusciamo anche a trovarla (non vi voglio tediare con il teorema di Brouwer sull’esistenza dei punti fissi, ma esistono veramente). Il senso è: prima di porci una domanda, chiediamoci se esiste la risposta. Quando facevo religione, in gioventù, mi è
stato insegnato che l’uomo si è posto una serie di domande circa la vita e l’esistenza, e per risolverle ha elaborato una serie di
sistemi. Per esempio, esiste una vita dopo la morte? Inventiamo il concetto di Paradiso-Inferno, che ha il duplice vantaggio di
essere sprone ad un buon comportamento, avendo in premio la felicità eterna, e monito per i malvagi, condannati a sempiterne
sofferenze (mi scuso per “sempiterne”, ma è l’unico sinonimo di “eterno” che mi è venuto). La grandissima fregatura è che
esistono molte religioni e moltissimi sistemi filosofici, tutti in contraddizione fra loro e quindi incompatibili.
Se Talete mi dice che l’archè (che, tradotto malissimo, suona come principio primo del mondo) è l’acqua, Eraclito il fuoco e
Anassimandro l’apeiron, che nessuno ha mai capito bene cosa sia, evidentemente non possono essere tutti veri. Dati N sistemi,
almeno N-1 sono falsi. (ovviamente poi non si può sapere quale sia il sistema vero, perché empiricamente non ci sono prove,
ovvero non si coglie coi sensi).
Ma allora, perché esistono così tante religioni e soprattutto così tante persone che ci credono?
Nell’antichità la religione era una spiegazione pseudo razionale al mondo: i greci, che non sapevano niente di geofisica, vedevano i terremoti come un segno dell’ira di Poseidone. Ma all’alba del XXI secolo, è difficile credere che l’uomo creda perché n on
capisce: adesso sappiamo un po’ di più rispetto all’antichità (certo, ci mancano ancora un sacco di pezzi, ma guardando i
progressi scientifici degli ultimi tempi un po’ di ottimismo è lecito). Come possiamo pensare che un essere superiore si manifesti
facendo piangere una statua o imprimendo la propria faccia su un lenzuolo?
Riconosco che, spiritualmente, l’ateismo o il materialismo scientifico (che pur essendo diversi sono accomunati dal rifiuto del
trascendentale (dove con trascendentale si intende una cosa che esula dalla realtà concreta, da ciò che vediamo e percepiamo
(del tipo il talento di Pandev: non si può percepire, non influisce sulla realtà, in definitiva non possiamo sapere se esiste (certo,
sul talento di Pandev siamo tutti d’accordo che non esiste)))) dicevo, l’ateismo o il materialismo scientifico sono molto poveri.
Credere in un dio –chiamalo Dio, chiamalo Geova, chiamalo Shiva, chiamalo come vuoi- dà una serie di speranze che l’ateo non
ha.
Sarebbe bellissimo credere ad un mondo governato da Odio e Amore, e sapere che Amore avvicina tutto mentre Odio separa
(come sosteneva un tizio chiamato Empedocle). Sarebbe poi una gran figata se una qualsiasi delle dimostrazioni di Dio elaborate da una serie di santi medioevali fosse sensata. Il problema è che, mancandogli un paio di pezzi, elaborarono delle dimostrazioni farlocche. A me però fa rabbia che un uomo come Tommaso d’Aquino, che scemo non era perché ha scritto delle argomentazioni logicamente ineccepibili, ma –secondo me- false perché partono da presupposti errati (cercò di dimostrare l’esistenza di
Dio mediante una deduzione logica. Ma visto che secondo me Dio non esiste, la sua dimostrazione ha un errore alla partenza)
abbia sprecato il suo talento occupandosi di problemi palesemente indimostrabili.
Io dico che Dio non esiste, tu dici che Dio esiste. Chi ha ragione? Boh, possiamo andare avanti all’infinito a discuterne.
Però il buon senso vorrebbe che prima di credere a qualcosa bisogna provarla. Cosa che non avviene.
Evidentemente credere è più facile che dimostrare.
(Metto subito le mani avanti. Non è che critico LA filosofia o LA teologia. Alla seconda do la colpa di aver tentato più volte di
distruggere i progressi scientifici, però in fondo alcune parti dell’etica cristiana non sono da disprezzare. Anche la filosofia ha dei
passaggi meravigliosi: quando Hegel dice che fra il servo e il padrone il vero servo è il padrone perché senza il riconoscimento
del suo status –ovvero senza uno che gli riconosca il ruolo predominante- non è niente, mi trovo pienamente d’accordo (sembra
un gioco di parole, però il concetto è molto bello, se lo capite). Solo trovo insensato un modo di ragionare per concetti totalmente astratti ed arbitrari.)
Copertina di Laura Parachini V H
Correzione bozze di Umberto Dassi III B
SOMMARIO
CONTATTI
02 Editoriale
10 Momento Poetico
03 Attualità
11 Foto
06 Prosa (che si estende fino ad occu- 12 Oroscopo quasi vero
pare parte del momento poetico)
2
Mailing list della redazione
[email protected]
Sito web
blog.liceomanzoni.net
La Testata
Attualità
Il processo
Tommaso Di Vico I B
Un consiglio : non morite o evitate di morire tra il 12/4/20xx e
il 15/6/2764.
Immaginatevi 3782830 km di
uomini in coda con annessi bigliettini che hanno ormai raggiunto ∞ + 188191. Un totale
impensabile di persone che aspetterà millenni prima di un
giudizio di tre secondi.
“Tutto fermo”
“Ma com’è possibile? E’ 323
anni che aspetto”
“Signora, lo sa, non è colpa nostra, c’è Il Processo ancora in
corso”
“Il Processo? Ancora? Ma è innocente!! Ma dico .. lo guarda il
tiggì lei?”. Tra sé : “Gli statali,
tutti comunisti”.
Normalmente il giudice era molto rapido, mai stato in ritardo
mai una lamentela da parte di
nessuno, gli imputati non dovevano neppure fare la coda, in
due secondi avevi già la tua destinazione. Poi, il 12/4/20xx il
tribunale fu scosso dall’arrivo de
L’Imputato. Arrivò davanti a Minosse ridacchiando e provò a
farlo ridere chiedendo, con
un’ironia spiazzante e totalmente nuova, di essere messo tra i
lussuriosi, dove avrebbe trovato
alcune sue amiche, molto ben
disposte , a suo parere, anche a
una serata col giudice.
Fece richiamare il precedente
imputato parlando di un imprecisato vizio di forma e scappò di
corsa verso il suo principale.
“Anni e anni di onorata carriera,
credo sia il momento di smettere, mi capisca, sono stanco, mi
capisca.”
“Lo so, quello dell’Imputato sarà
un processo estenuante e lunghissimo, ma dopo il suo giudizio dovrai tornare”
“Posso sapere chi avete scelto
come mio sostituto?” Avrebbe
potuto finire in qualsiasi cerchio, bolgia o zona, ma grazie ai
suoi infiniti conoscenti era riuscito a scegliere. “Sa, giudice,
sono molto goloso di gelato”
aveva detto a Minosse, insieme
avevano trovato un compromesso e ora si ritrovava nel Terzo Cerchio. Altri suoi conoscenti
erano riusciti a evitargli le punizioni che gli altri dovevano subire e
passava le sue giornate, tra coni,
coppette, sudoku e l’immancabile
cyclette. Una vita noiosa per lui, i
suoi conoscenti avevano più volte
riferito a chi di dovere che una tale
personalità meritava un incarico
importante.
“Stessa importanza, stesse cariche… insomma volevo comunicarle che l’ho scelta per Il Processo, sarà il giudice”
“Mi scusino,non vorrei mettere
in dubbio il Loro operato ma...
io ? Io giudice ?”
“Sì, lei è la persona più adatta,
per le affinità di cui le ho appena parlato”
“Ma, mi scusi… forse non capisco”
“Dico, non starà invecchiando
anche lei?
“…”
“Ahahahahah, scherzavo suvvia,
lei… invecchiare, ma le pare"
[tipico movimento del personaggio: accenno di risata alzando gli zigomi]
Continua, forse
Le news dal blog
(che ricordo essere, come scritto nella pagina a fianco, blog.liceomanzoni.net)
Natale in una città moderna
Filippo Costantini
La ballata del cavaliere stanco
Federico Orsi
La barca dei…
Gianluca Berno
É Natale.
Scende la neve.
No, piove.
Bontà in ogni cuor.
La gente è incazzata nera.
Arriva la slitta
No, lui non esiste.
Suonano le campane.
Qua suonano solo i clacson, le
campane manco si sentono.
Si sente già nell’aria.
Solo lo smog.
(ovviamente continua sul blog)
Povero Silvio. Ve la ricordate?
Era la battuta più celebre di
Antonio Cornacchione, un personaggio comico di Zelig, un
tempo molto amato dal pubblico, ora surclassato da due
sessantenni che gridano “le uova, le uova!” e quattro lobotomizzati vestiti da teletubbies.
Eppure la sua battuta, “povero
Silvio”, è più attuale che mai.
(se hai detto “continua sul blog”
hai indovinato!)
Il 22 settembre 1907, a Riva
Trigoso, frazione di Sestri Levante, veniva tenuta a battesimo la
Principessa Iolanda, una nave
destinata al servizio passeggeri
tra Italia e Sud America. Fu
lanciata la tradizionale bottiglia
di champagne, essa si ruppe sul
nero scafo, il quale scese in
acqua, oscillò, si rovesciò sul
fianco sinistro ed affondò.
(...si, continua sul blog, ormai lo
sanno tutti)
3
La Testata
Testimonianze
Una tipica storia sulla memoria e sul suo vero senso
Gabriel de Paris V H
E’ una fresca mattina, quella del 29
dicembre, a Trichiana, in provincia di
Belluno. Nonostante la stagione solitamente buia e nuvolosa, il sole ha
già iniziato a splendere ed il cielo di
un azzurro vivo fa da cornice alle
montagne che s’intravedono
tutt’intorno. E’ in questo scenario
che, con mio padre, decido di fare
visita a miei zii Giovanni (che da qui in
poi chiamerò con il suo nome ‘‘di
famiglia’’, ovvero Nanni) e Bruna:
d’altronde si sa, le visite, specialmente durante le feste, sono quasi un
obbligo, oltre che un momento per
rivedere tutti i parenti che non si
trovano proprio vicini a noi. Ma oggi,
oltre alla solita visita, ho intenzione di
fare qualcosa di più: infatti, in famiglia si sa che mio zio è stato un prigioniero dei lager nazisti da giovane, ma
tutto è sempre rimasto molto sul
vago o, comunque, non è stato mai
bene approfondito; oggi, la mia intenzione è di sentire nei dettagli tutti
gli aspetti che hanno segnato la sua
vicenda, che non è qualcosa di comune a tutti, e di sicuro fa parte di un
tesoro storico e culturale la cui preservazione è fondamentale per il
presente ed il futuro della nostra
società. Appena glielo faccio sapere,
Nanni acconsente con un sorriso, ma
prima di cominciare vuole mostrarmi
una cosa: si alza, prende un vecchio
album e, scorrendo tra le immagini di
famiglia, trova quella che è una sua
foto segnaletica scattata durante la
sua permanenza nel lager. La cosa mi
lascia del tutto sbalordito: è giovanissimo, ha forse vent’anni, forse meno,
i capelli spettinati, addosso una vecchia giacca ed un numero di identificazione (103501); niente di meglio,
penso, per entrare nel contesto in cui
tra breve dovrò inserirmi. Ci sediamo
in sala, appoggio il registratore tra
noi, e ha inizio l’ ‘‘intervista’’. Quando gli chiedo se abbia mai avuto un
contatto diretto con la realtà militare
fascista prima della sua entrata in
guerra, la risposta è fermamente
negativa.
“Siamo sempre stati contrari al
fascismo’’, mi dice, ‘‘sono entrato a
far parte del Settimo Reggimento
Alpini per il servizio di leva, ed avevo
il compito di utilizzare le apparecchiature per parlare con gli uomini sul
campo in italiano ed in tedesco’’. ‘‘In
seguito’’, prosegue, ‘‘mentre ci trovavamo a Recoaro, l’8 settembre entrò
in vigore l’armistizio, e poco dopo
l’inizio della rivolta io ed i miei compagni fummo fatti prigionieri’’. Caricato subito su un treno a Mantova
(con una quantità minima di viveri),
dopo circa 9 giorni di viaggio Nanni
arrivò al campo di lavoro Stalag II-A,
situato a Neubrandenburg, nella
parte est della Germania. Gli fu dato
il numero identificativo e venne subito indirizzato al suo lavoro, che consisteva nella raccolta di ortaggi in vastissimi campi, per circa 12 ore al
giorno. Durante la notte, ricorda, lui e
gli altri prigionieri dormivano per
terra sulla paglia, mentre a quelli
americani erano destinate delle
brande. E’ straordinario vedere con
quanta precisione riesca a ricordare
molti aspetti nei minimi dettagli. Ma
forse il più agghiacciante di questi
arriva poco dopo, quando racconta
di come, durante una sua giornata di
lavoro ad uno zuccherificio nei pressi
del campo di concentramento di
Mauthausen, abbia avuto modo di
vedere interi treni carichi di prigionieri ebrei con uomini, donne e bambini, che arrivavano e venivano trasportati al lager, per poi non essere
più visti; il tutto sotto gli ordini dei
nazisti che, dagli altoparlanti, controllavano e gestivano lo sterminio di
massa. Dopo circa due anni di prigionia, il 28 aprile del 1945, lo Stalag II-A
fu liberato dall’Armata Rossa, che
insieme agli ex prigionieri ricostruì le
strade e le ferrovie che furono poi
usate da Nanni per tornare a casa.
Partito nel mese di settembre, arrivato a Bolzano prese un passaggio con
degli operai di Bassano Del Grappa
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verso Belluno, e giunto con loro fino
a Porta Feltre, proseguì a piedi fino
alla fattoria dove abitavano, dove, mi
racconta, ‘‘Aprii la porta e sentii un
buon odore: era mezzogiorno ed
erano tutti a mangiare un po’ di polenta. Da lì vennero tutti fuori, tra cui
mia madre in lacrime, per avermi
creduto morto dopo tutti quegli anni
di prigionia’’. Da lì i rimproveri, le
prediche e le accuse degli ex fascisti
‘‘passati dall’altra parte’’ che lo accusarono di essere andato a ‘‘lavorare
per il regime’’. ‘‘Loro prima erano
fascisti e poi si sono rinnegati. Io ho
mai avuto una tessera fascista? Chiedi pure agli altri se ero un fascista. C’è
per caso una tessera qua? No, e qui
ne han fatte di tessere!’’, è così che
reputa le ulteriori accuse ingiuste di
cui fu vittima dopo essere tornato in
patria e dopo aver superato gli orrori
del fascismo, e sono queste le parole
con cui quel giorno termina il nostro
‘‘ritorno al passato’’.
La luce del sole penetra dalla finestra ed i rintocchi del pendolo in
sala annunciano che tra poco sarà
ora di pranzo. Guardando fuori, mi
viene da pensare a quante storie
come questa, di coraggio e di orrore, di sofferenza e d’amore, possano esistere, sparse per il mondo,
nascoste nei cuori di chi le ha vissute e in attesa che qualcuno le
riporti alla luce. A oggi, credo che
sia proprio la loro riscoperta a far
vivere ad ognuno le emozioni che
portano e a far capire il vero senso
della memoria e della sua conservazione. Perché pur essendo legati ai suoi valori, solo la loro
più vera e profonda interpretazione può portare alla comprensione del perché siano così importanti, e del perché sia necessario opporsi nel più duro dei
modi alla loro cancellazione. Il
mio momento di arrivo a
quell’interpretazione è stato il
29 dicembre 2010, e mai lo dimenticherò.
La Testata
Attualità
L'alcol: la sua storia, la nostra vita
Andrea Predieri II F
"Noè fu agricoltore e fu il primo a
piantare una vigna. Un giorno bevve il vino, si ubriacò e si addormentò nella sua tenda.” (genesi 9, 2021)
Stando alle fonti l'alcol è sempre
esistito. Già gli antichi sumeri, e
soprattutto gli egizi, erano noti per
la birra che producevano e bevevano in grande quantità. Il motivo
di questo forte consumo di bevande rese alcoliche dalla fermentazione del lievito non è dato (solo)
dal buon sapore e dall' allegria
che infondono nei consumatori,
ma ci sono anche delle ragioni più
pratiche. Infatti in questi tempi più
antichi l'acqua era poco utilizzata,
soprattutto in occasioni quali i
pasti o semplici incontri tra persone, per il fatto che non esistevano
ancora dei metodi per purificarla,
e i nostri antichi ubriaconi si erano
accorti che bere l'acqua dove poco
prima si era decomposto il cadavere di un pesce era una cosa poco
piacevole. Un altro motivo del
fatto che l'alcol era molto utilizzato dipende dalla botta calorica che
da. Caratteristica molto problematica per chi vuole mantenere la
linea, ma non per un soldato.
Sì, in guerra, se c'è una cosa che
non è mai mancata e non mancherà mai è l'alcol. Sia per resistere al freddo, rincuorarsi e soprattutto per sconfiggere la paura.
Praticamente tutte le battaglie
sono state combattute da soldati
più o meno sbronzi, in modo che
avessero più coraggio. Quindi per i
150 dell' Unità d' Italia, che in realtà è più che mai distrutta dalla
società dirigente, perché non brindare con gli stessi vini che hanno
scaldato i cuori dei Garibaldini?
Insomma ricordare chi ha combattuto ubriaco per sconfiggere la
paura della battaglia da ubriachi
per avere un attimo di tregua dalla
paura per la nostra situazione politica attuale. L'alcol, nei nostri giorni, si può dire che venga utilizzato
come strumento di aggregazione,
nella maggior parte di casi, soprattutto fra noi adolescenti. Notare
come quasi tutte le feste partano
alla prima birra aperta o al primo
drink bevuto, o , in discoteca,
spesso si inizi a ballare dopo la
prima consumazione, che chissà
come mai è sempre offerta. Perché, più sciolti, si interagisce meglio, e l'alcol sì che scioglie.
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Scioglie anche in senso fisico, a
volte, data la sensazione di caldo che infonde, ma è solo una
sensazione, in realtà, essendo
un dilatatore di vasi sanguigni,
rende più vulnerabili al freddo.
Curiosi per questo fatto sono i
fumatori, i quali infatti, dopo un
colpo (termine del linguaggio giovanile genovese, che indica un
bicchiere di qualsiasi bevanda alcolica), sono, nella grande parte
dei casi, soliti fumarsi una sigaretta. Infatti la nicotina, che restringe
i vasi sanguigni, agendo anche
sulla dipendenza, è, diciamo, richiamata dal corpo per compensare il precedente dilatamento. L'alcol non manca quasi mai in vari
tipi di eventi. Anzi spesso viene
dato per scontato, come i classici
spritz e negroni negli aperitivi fra
amici, la birra in pizzeria, il limoncello del nonno dopo cena, il vin
brulè di Soma nelle attività politiche del Manzoni e lo Champagne
ad Arcore durante le cene di Berlusconi di cui tutti parlano, ma che
non sono mai esistite. E poi, chi
non ricorda con un sorriso le avventure passate con un amico che
vomita l'anima? O si interroga su
fatti di cui ha un vuoto totale?
Dalla prima birra forse bevuta in
Iran all' incirca 7000 anni fa all'
ultimo sabato sera l'alcol ha accompagnato l'uomo, e non smetterà certo ora. Anche perché, essendo monopolio di stato, è una
bella fonte di guadagno, basata
anche sulla dipendenza spesso
molto leggera, a volte più forte
che l'uomo ha.
La Testata
Prosa
La crisi economica nel mondo delle fiabe
Mattia Giordano V D
C’era una volta un bellissimo
principe azzurro e bla…
bla….bla….
Questo era l’inizio di tutte le classiche fiabe in cui le donzelle si
pungevano distrattamente con
un ago o accettavano mele offerte da megere pensando fossero
rimedi per dimagrire.
Ormai i tempi sono cambiati: la
crisi incombe sul paese delle
fiabe.
Cappuccetto Rosso, ormai teenager dagli ormoni impazziti, non
ha più i soldi per comprare le
prugne secche alla nonna, che,
per l’altissimo costo dei lassativi,
è stitica da più di 1000 anni.
Le streghe non hanno i soldi per
comprare gli occhi di tritone e le
scorie radioattive da mettere
nelle pozioni magiche. Cenerentola, ormai, la scarpetta di cristallo la vede col binocolo, e si
accontenta di un misero zoccolo
di legno costruito da mastro
Geppetto. Egli già era malato
(Era costretto, infatti, a usare il
catetere) brutto, povero, vecchio, storpio, ed ora è pure impazzito (Chi volete che compri
soprammobili in legno in un periodo di crisi!), tanto che è arrivato
a prendere a badilate sia Pinocchio che il povero Grillo Parlante,
esortato, ovviamente, dalla folla
divertita dalla violenza senile
(immaginate anche che il buon
Geppetto, correndo e salterellando in preda al delirio, perdeva
spesso il catetere).
Da quando il Gatto con gli Stivali,
che era l’unico a conoscere le
lingue degli alieni, è tornato dal
loro mondo e ha introdotto cose
come i “S-O-L-D-I” e il “C-A-P-I-TA-L-I-S-M-O” la situazione è precipitata. Tutti hanno tentato di
diventare sempre più ricchi e
quella roba che si chiama “E-C-O
-N-O-M-I-A” è “C-R-O-L-L-A-T-A”.
Io non ci ho mai capito niente.
So solo che per noi principi azzurri
sono tempi duri. Le ragazze non si
avvelenano più, non credono alle
menzogne delle streghe che non
preparano più intrugli per mancanza di soldi. Poi per i neoprincipi,
me compreso, appena usciti dall’
“Accademia del Perfetto Principe
Azzurro”, la situazione è ancora
più grave. Purtroppo veniamo pagati a ragazze che svegliamo o salviamo, ma se esse non si avvelenano più e i posti di lavoro più redditizi, cioè quelli nelle fiabe più importanti e raccontate, sono già
occupati, noi come facciamo a
tirare avanti? Poi il Gatto con gli
Stivali ci ha raccontato delle cose
sul mondo degli alieni che hanno
portato profondi cambiamenti nel
mondo delle fiabe. Egli è stato in
uno strano posto chiamato “I-T-AL-I-A” e ci ha detto di aver visto
distintamente che il loro re, chiamato “P-R-E-S-I-D-E-N-T-E D-E-L
C-O-N-S-I-G-L-I-O”, è in realtà una
creatura fiabesca: secondo lui è
infatti uno gnomo senza barba e
con pochi capelli (finti) scappato
dal mondo delle fiabe perché deriso dagli altri gnomi barbuti e capelluti. Il Gatto ci ha poi riferito
che lo gnomo senza barba ha dichiarato che in “I-T-A-L-I-A” la crisi
non c’è e che va tutto bene.
Pensate di quante cose più importanti si deve curare quel poveretto: donnine rubacuori , difendersi
da quelle creature mangiabambini
che lo vogliono costringere a recarsi nella loro tana (detti “Giudici
comunisti”), l’ex compagnuccio di
giochi che si diverte di più con gli
altri, ecc…Comunque, non l’avesse
mai detto quel brutto gattaccio! Il
vecchio re del mondo delle fiabe
fu immediatamente processato
dal “Concilio di Costanziopoli”,
accusato di 30 reati tra cui il voler
sovvertire i principi fondamentali
del paese e condannato al rogo. Il
giorno designato, fu denudato, le
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mani congiunte dietro la schiena,
legato a un palo con funi e con una
catena intorno al collo. Gli misero
sotto i piedi due grandi fascine di
legna mista a paglia e altre intorno
al corpo fino al mento. Allora si
accese il rogo. Vidi il re che cominciò a cantare, uno dopo l'altro, due
canzoni popolari, ma come egli
cominciò a cantare la terza, una
folata di vento gli coprì il volto di
fiamme. E così, pregando nell'intimo, muovendo appena le labbra e
scuotendo il capo, spirò nel fanatismo popolare, sullo sfondo della
nostra triste capitale “Pragopolis”.
Io ero presente, purtroppo, anche
a ciò che successe dopo. Quasi
tutti i resti del corpo furono ridotti
in cenere e i vestiti buttati nel fiume. Gli gnomi divorarono le interiora sanguinanti come in un macabro quadro di perversa crudeltà, il
popolo, indemoniato, li inneggiava
ruggendo e acclamandoli re, il fuoco, che tingeva il cielo di Dio e giustizia popolare, completava il crudo spettacolo della disperazione e
della pazzia più brutale, un istinto
che sputa su quell’umanità e moralità in cui amiamo crogiolarci, quella parte feroce e animalesca
dell’essere sepolta sotto un vuoto
contegno e una debole razionalità,
una forza trionfante e bestiale che
può scaturire solo, in tutta la sua
incontrollabile potenza, quando
l’intero popolo è colpito dal medesimo male, e quando la colpa viene
fatta ricadere su un unico capro
espiatorio. Come si sa, l’odio unisce le persone. Il giorno seguente,
fu subito chiesto ai nuovi re di fare
come il loro consanguineo del
mondo degli alieni per far uscire
dalla crisi anche il mondo delle
fiabe. Non ci hanno pensato due
volte: hanno cominciato a fare promesse su promesse, festini hot con
Cenerentola, Biancaneve e tutte le
altre, ma soprattutto hanno già
dichiarato di
La Testata
voler costruire qualcosa di epico: Il
Ponte Sullo Stretto Di Fantamessina!
E io che non ho neanche i soldi per
mangiare, che vivo con miseri denari
concessi dallo Stato un mese sì e tre
no, come posso pretendere di trovare lavoro? Come posso essere competitivo? All’ “Accademia del Perfetto Principe Azzurro” ci hanno detto
che il look è tutto nel nostro mestiere. Naturalmente i figli dei pezzi grossi,
come il principe di Biancaneve, che non
sono stati colpiti dalla crisi, si comprano
il cappello magico parlante che emana
luce propria. Sinceramente io non mi
sono mai fidato di parole e
Prosa
promesse e posso vedere solo il degradante mondo in cui vivo. Non
riesco a tirare avanti, pensate solo
che l’altro giorno alla “Magica Esselunga” un etto di penne fatate costava il doppio della settimana prima. Io
abito nel paese di “Molto Molto Ma
Molto Lontano” (meglio conosciuto
come “Inculandia” o “Quel Paese”) e
per arrivare nelle grandi metropoli
come “Mignottopoli” o “Bambiville”
devo cambiare quattro cavalli alati,
sempre affollati e in ritardo, e ci metto circa 10 anni solo per fare la spesa!
Sembra quasi che, come sempre, i
ricchi siano diventati più ricchi e i
poveri più poveri. Giampieretto, il
corso d’acqua senza tetto, mi diceva
che per i fiumi è terribile, li riempiono
di rifiuti e biossido di cuore di fata,
nocivo e usato nei filtri d’amore. Anche nel mondo di chi ora mi sta ascoltando le possibilità a noi giovani
sono tranciate, la “meritocrazia” è
calpestata dalla corruzione e dalla
possibilità di trovare lavoro in base ai
soldi o alle parentele, e tante altre
cose che rischiano di diventare retoriche e noiose solo perché estremamente vere e diffuse? Se sì, sappi che
qui “Tutti” viviamo “felici” e
“contenti”. Amen.
Pregiudizi e stereotipi della società
Anna Calcaterra IV C
La mattina di un venerdì 17:
A: ho perso una collana d'oro!
B:che sfiga!!
A: bé, effettivamente un gatto nero
mi ha oltrepassato la strada...
Povero gatto, che dire, sarà tutta
colpa sua sul serio? Avrà mandato
una donna coi capelli neri, un po'
arruffati e vestita malamente ad
entrare in casa sua per rubarle la
collana? O forse, semplicemente il
gioiello si è catapultato sotto il letto e
domani lo ritroverà?
Molte sono le persone che ancora
oggi, e siamo nel ventunesimo secolo, credono in questi vari pregiudizi.
Un'opinione preconcetta che si deposita nella mente dei più influenzabili senza avere alcun tipo di fondamento e ci rimane, senza cambiare
nemmeno di fronte alle più evidenti
probabilità di errore. La logica delle
eccezioni trionfa nelle menti intaccate dal pregiudizio e permette a queste di rimanere convinte della propria idea affermando che ogni regola
ha appunto un'eccezione di fianco.
Dunque il pregiudizio è un qualcosa
che viene concepito, anche inconsciamente, dalla mente umana senza alcuna critica, o semplicemente
viene trasmesso dall'ambiente sociale nel quale l'individuo si trova e dalla
sua educazione.
Ma da dove nascono effettivamente
queste idee preconcette che influiscono così tanto su di noi anche oggi? Dall'ignoranza. La paura dell'ignoto e la completa incapacità di concepire un fatto portava le persone di
una volta a farsi delle idee strane e
banali, che permettevano di dare
delle risposte soddisfacenti alle domande che si ponevano. I fulmini
facevano paura, ma da dove venivano? Improvvisamente entravano in
scena gli dei e le loro risse che causavano le intemperie. Questa idea poi
rimaneva tanto profondamente radicata che si faceva una gran fatica a
smentirla e si rischiava addirittura la
pelle. Quanti esempi di persone come Galileo Galilei, Keplero, Newton
che hanno permesso la rivoluzione
scientifica, ma a prezzo spesso molto
caro. Quante altre persone invece
sono passate ad altra vita semplicemente per delle supposizioni: tra il
XV e XVII secolo, molte donne sono
state giustiziate brutalmente per
infauste accuse di collaborazione con
il demonio e produzioni di eventi
negativi come la peste, alla quale
appunto non si riusciva a dare una
spiegazione scientifica esauriente. La
furia popolare, alimentata dall'ignoranza, ha lasciato tracce ancora per
molto tempo dopo l'abolizione di
7
queste pratiche e la convinzione che
la propria vicina di casa un po' scorbutica e nottambula facesse infusi
per uccidere qualcuno perseguitava
molte persone. Questi non sono
altro che scarsi esempi delle scelleratezze che i pregiudizi hanno portato
gli uomini a compiere nel corso della
storia, ed è triste pensare che ancora
oggi esistano fenomeni simili. Le
credenze e i pregiudizi hanno portato oggi alla formazione dei così detti
stereotipi che intaccano molto l'odierna società. Come si è diffusa la
stampa stereotipata di un qualcosa,
così si è omogeneizzata la visuale di
alcuni individui in base a un gruppo
che viene ritenuto in una certa maniera. Un esempio banale: le ragazze
bionde sono tutte stupide. Se si va a
guardare poi su 5 ragazze così solo 2
o 3 sono effettivamente cretine. La
credenza però ormai si è diffusa e
magari, per colpa di una demente
come la Francesca Cipriani, molte
ragazze normali ma con dei capelli
chiari vengono guardate male.
La conclusione è che molte idee si
sono talmente inculcate nella cultura
della gente che ormai distinguere il
vero dal falso, il pregiudizio da una
cosa provata è molto difficile, quindi
la verità della società viene storpiata,
come in uno specchio rotto.
La Testata
Prosa
Le Avventure di Luciano, parte quarta
Federico Moretti III B
Avvertenza ai lettori: niente di ciò che state per leggere è vero o sensato, perciò spegnete i cervelli e rilassatevi.
Bidello
Mario: 'E capit?
Leonardo (timidamente): Si.
Bidello Mario: No, no, nun dicere "
si si ho capito" e poi nun 'e capit'
nient'! Pecché nun me'o dici? Nun
ho capito. E io te lo spigh'un'altra
volta. Ma nun fa chillu là che "ho
capito'.
Capit' o no?
Leonardo (scocciato): Si, ho capito.
Bidello Mario : Ho capit', però lo
devi di' con 'a facc…va beh, allora
proviamo. Fa' attenzione. Piglio le
quaranta carte. Mischio. Lett'acca.
Alz…
Leonardo: Alzo per non imbrogliare!
Bidello Mario: Bravo! Esatto! Pe'
nun imbrogliare, uno dice " ho
alzar'"…Tre carte a te, tre carte a
me. Pe' terra - attenzione, guarda
Leonà, nun me fà…- pe' terra c'
stan' est' bel' e ass'e' denar' e ott'e
spad'. Tu in man' tien' otto'e bastoni: ch'pigl?
Leonardo (entusiasta) : Sette bello
e asso di denari!
Bidello Mario: bravo! Sett'bell'e
ass…allora vir' ch' nun 'e capito
niente! E dici, dici ho capit'! Non
puoi piglia sette una otto, devi
piglia pe' forza ott'.
Leonardo:
Ma
perché?
Bidello Mario: Mamma mia… ma
pecche? Pecchè é 'a regola!
E' 'na regola del gioco ch' dice
prop'accosi'.
Luciano: Leonardo, eccoti finalmente! Ma che stai facendo?
Leonardo: Oh, Luciano caro. Siediti
qui con noi. Questo gentile signore
mi stava appunto spiegando le
ultime scoperte fatte qui sulla terra, solo che faccio un po' fatica a
stargli dietro. (sussurrando a Luciano) Inoltre non si capisce una parola di quello che dice.
Luciano: Molto interessante, ma
potremmo parlarne in seguito?
Voglio ricordarti che siamo venuti
qui con uno scopo preciso.
Leonardo : Va bene, va bene. Arrivederci signore, e mille grazie!
Bidello Mario : Arrivederci maestro… pero', mamma mij rù
carmn! Manc'a scopa!
Leonardo: Allora Luciano, che c'é
di così' importante?
Luciano: Niente, solo il fatto che a
causa nostra mezzo oltretomba
gira beato nei corridoi di questa
scuola. Pare che abbiano fatto
tornare a casa i ginnasiali dal momento che é stato avvistato Michael Jackson mentre si aggirava
con la sua giacchetta rossa molto
da thriller.
Leonardo: Deve esserci creato un
varco extra dimensionale. E' una
possibilità che non avevo previsto,
interessante…
Luciano: Interessante? E' una catastrofe! Finché rimangono in questa scuola è un conto, si può sempre tenerli occupati con la "Scuola
aperta". Ma prova a immaginarti
la quarantenne milanese che mentre esce dal negozio biologico
all'angolo si trova davanti Attila
l'Unno o Kurt Cobain. Bisogna trovare il modo di rimettere le cose a
posto
?: Ehi, ma tu sei Luciano!
Luciano: Ecco una giovane dall'aria
sveglia che potrà aiutarci.
Leonardo: E' pure carina! Aspetta
che mi faccio bello.
Luciano: Cerca di non farci fare
brutte figure, per una volta. Si,
sono io Luciano.
? : Da vicino sei meno carino di
quanto pensassi. In foto eri più
figo.
Leonardo: Ehi, ma noi ci siamo già
visti! Quest'estate, al mare…
? : Ehm, temo che tu mi abbia confusa con un'altra persona…
Leonardo: Comunque piacere,
sono Leonardo. Ma puoi chiamarmi Leo.
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Luciano: Leo, guarda lì, quello non
é mica Galileo?
Leonardo:
Dove?
Dove?
Luciano: Laggiù, in cortile. Sembra
sia intento in un qualche grande
esperimento.
Leonardo : Mademoiselle, perdonatemi. La scienza mi chiama. Sarò
di ritorno tra breve.
?: Devo assolutamente dirti una
cosa
Luciano: Prego, sono tutto orecchi.
?: Ecco, volevo fare notare a te,
all'autore, ai lettori e soprattutto
alle lettrici ( ovvero quasi nessuno
n.d.A.) che in quasi tre anni di dialoghi non c'è stata mai un solo
personaggio femminile, a dimostrare quanto la mentalità non
solo dell'autore, non solo della
redazione, ma di tutta la scuola,
che dico, di tutto il sistema scolastico italiano, sia ancora ancorato
al vecchio e bieco maschilismo.
Luciano: Questa ragazza certamente sa mettere lo spirito nei
suoi discorsi. E' la prima volta che
una donna mi fa così' paura. Vorrei
non aver mandato via Leonardo.
Temo di non uscire vivo da questo
scontro.
?: La storia della letteratura, qualsiasi essa sia, é solo un eterno susseguirsi di lamenti di uomini innamorati. Ma dove sono le donne in
tutto questo? Dov'era Beatrice?
Dov'era Lesbia?
Luciano: Su, Luciano : di' qualcosa
di misogino. Sei o non sei un greco, perdipiù filosofo?
? : Te lo dico io dov'erano : a strofinare gli stracci sul pavimento, a
partorir bambini morti, a fissare le
mura delle case in cui erano imprigionate, ad aspettare di essere
abbastanza vecchie e brutte da
non interessare più ai poeti.
Luciano: Non so come hai fatto,
ma mi hai convinto. Ecco, ora è il
La Testata
tuo momento. Lascio a te la parola. Di ciò' che tu vuoi, anzi, devi
dire. É venuto il momento che,
dopo secoli nella penombra, voi
donne vi esprimiate. A te la parola.
Nessuno ti interromperà.
? : Ecco, per cominciare io volevo…
no, forse questo é meglio dirlo
dopo. Vediamo… si ecco, cioè… in
sostanza, noi donne chiediamo…
no aspé, mio sono persa.
Luciano: Che succede? Da agguerrita e battagliera oratrice ti sei
trasformata in una timida ragazzina che abbassa lo sguardo?
?: Io…io…devo andare.
Leonardo: Devi aver visto male,
Luciano. Era il custode che raccoglieva i mozziconi. Allora bella, dove eravamo rim…ma dov'é
la ragazza? Luciano, vecchia canaglia, che hai combinato? Cosa
le hai detto?
Luciano: Solo che ero disposto
ad ascoltare quello che aveva da
dirmi.
Leonardo: Resta il fatto che siamo daccapo, senza nessuno a
cui chiedere aiuto.
Luciano: Qualcuno troveremo.
Sono in questa scuola da meno
di un giorno ma ho già capito
che qui non va di moda stare in
classe.
Leonardo: In effetti vedo qualcuno avvicinarsi.
Luciano: Speriamo non sai la
ragazza di prima, temo di averla
leggermente alterata con la mia
accondiscendenza.
Leonardo: No, sembra un ragazzo. E' magro e abbronzato. Indossa una maglia della Roma,
forse é un ultras. Lo sguardo
truce ce l'ha.
Tommaso: Scusi, siete dei professori?
Leonardo: (sussurrando a Luciano) Digli di no, probabilmente
vuole picchiarci.
Luciano: Si, sono un docente di
latino
e
greco. Perché?
Tommaso: Ecco, dovrei chiedervi un favore. Vedete, Noi in genere ci riuniamo in Colonne al
parco Vetra, o a casa di
Prosa
qualcuno di noi, ma oggi piove
e le case non son libere, perciò'
abbiamo pensato di trovarci qui
a scuola. Dopotutto é un nostro
diritto, no? Solo che un professore deve essere nelle vicinanze,
sia ben chiaro, non troppo nelle
vicinanze, perché ci sia dato il
permesso. Ecco, lei sarebbe cortesemente disposto?
Leonardo: Digli di si, ti prego. Ha
una strana luce negli occhi.
Luciano: Perdona la domanda…
Noi chi?
Tommaso: Come chi? IL Collettivo, ovviamente!
Luciano: Mai sentito nominare.
Tommaso: Siete nuovi al Manzoni, vero? Da che scuola venite? Berchet si direbbe, dalle facce un po' smorte.
Luciano: Diciamo da più lontano. Esattamente, cos'é questo
Collettivo?
Tommaso: Semplice : il Collettivo é il principale, nonché unico,
organo politico del Manzoni.
Luciano: Continua a non essermi
molto chiaro. Esattamente, cosa
fate?
Tommaso: Mah, fondamentalmente ci si trova ogni venerdì e
si discute di alcuni argomenti, a
volte ci si divide, spesso ci si riconcilia, si portano avanti idee
di solidarietà verso coloro che
più sono colpiti dalla società, si
manifesta, si protesta, e infine si
torna a casa.
Luciano: Si discute…solidarietà…
protesta…un po' come quella
setta che c'era ai miei tempi,
come si chiamavano ancora …
chissà se ci sono ancora…ecco, i
Cristiani?
Tommaso: Ecco, questo paragone forse é meglio se te lo tieni
per te.
Luciano: Senti, mi sembri un
ragazzo sveglio : forse avrai notato alcune strane presenze che
si aggirano ultimamente nella
scuola.
Tommaso: Ti riferisci agli esterni? Tranquillo, é tutto sotto controllo. Hanno promesso di stare
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calmi fino alle otto di sera. Inoltre alcuni hanno persino lasciato
dei
soldi
per
entrare.
Luciano: No, non mi riferivo agli
esterni. Vedi, a causa di un problema…tecnico, pare che in questa scuola siamo capitati, così'
per caso, alcune…anime di morti
del passato?
Tommaso: Vuoi dire che posso
trovare Aldo Moro e scoprire
finalmente la verità che sta dietro il suo sequestro e la sua
morte?
Luciano: Rassegnati, ci abbiamo
provato in tanti, ma non lo si
trova neanche negli Inferi. Io
sospetto che le alte sfere abbiano qualcosa da nascondere. Ma
non farmi divagare. Dicevo: voi
del…Collettivo, hai detto? Ecco,
voi del Collettivo sareste disposti ad aiutarci a ricacciarli da
dove sono venuti?
Tommaso: E in cambio cosa ne
riceveremmo?
Luciano: Fatemi parlare col preside e vedrete che due settimane di occupazione non ve le leva
nessuno.
Tommaso: Due settimane? Serate incluse?
Luciano: Mezza pensione. Gli
asciugamani li portate da casa.
Tommaso: Affare fatto. Vado ad
avvertire…
Voce dall'auletta: Cari compagni,
grazie di avermi scelto - contro
ogni vostra consuetudine- come
unico vostro capo. Vi prometto
che porterò' avanti ciascuna delle
mie proposte. Quanto a lungo, o
Preside, abuserai della nostra pazienza? Basta con il dialogo, basta
con gli accordi moderati. É venuto
il momento non solo di far sentire
la nostra voce, ma di fare in modo
che essa sia l'unica che si potrà
sentire d'ora in avanti. La vostra
voce, compagni, la mia voce, sarà
la
voce
del
Manzoni.
Luciano: Non credo alle mie orecchie…Se non fosse per le parole
rivoluzionarie giurerei che si tratta
di quel vecchio barbagianni moderato di…Cicerone.
La Testata
Momento Poetico rovinato da un po’ di prosa
Solo una poesia
27 Gennaio, Memoria
Anna Palermo IV C
Silvia Baldo IV C
Prigioniera nei cuori e nelle menti,
impropriamente dagli uomini usata
sposa del sonno e dell’amor l’amata
incompresa dal vociar delle genti.
O Anna,
un tempo ti beavi come me
all'ombra dell'amata spensieratezza
irradiata dal sorriso innocente
tuo, di bambina,
che dava letizia agli occhi della vita.
Strappata ti fu l'esistenza felice
da mano umana
non degna e né mai caritatevole,
impose sofferenze a te e ad altri
non altro se non una barbarie atroce
e flagelli su anime innocenti.
Mai scorderemo i tuoi occhi veder la
morte e poi pensare: «Questo è l’uomo».
Toglie il respir, fa cessare i lamenti,
bocca di rosa dal vento baciata,
dolce nota dal poeta cantata
ch’ apre il tuo cuore se a volte non senti.
Solo l’arte delicata che mai osa
è degna al fianco tuo in questa danza.
In un soffio le tue ultime parole
abbandoni in questo verso di prosa
lasci noi soli in questa buia stanza,
speranzosi nel sorgere del sole.
Idiota e intelligente? Hanno tutti e due lo stesso volto!
Diego Begnozzi III C
C’erano una volta due fratelli, anagraficamente gemelli ma intellettualmente molto diversi.
Uno era molto idiota, l’altro molto
intelligente. Vivevano in un paese
governato da un re dispotico e
tirannico. Un giorno decise di abolire la scuola. Il fratello intelligente
se ne ebbe a male, perché amava
la cultura, l’istruzione, e amava
studiare, così organizzò un gruppo
di studenti come lui e protestò.
Il fratello idiota invece non se ne
curò, e felice per tutto
quell’inaspettato tempo libero
andò al parco a giocare a calcio.
Il re, irato per le manifestazioni di
dissenso degli studenti, diede ordine al Capitano di reprimerle. Questi non si fece scrupolo di usare la
violenza. Il fratello intelligente fu
malmenato ogni volta che provò a
portare la protesta in piazza.
Dopo qualche tempo, i genitori dei
gemelli decisero di trasferirsi.
Il fratello intelligente, finito il liceo,
decise di iscriversi a lettere classiche presso una prestigiosa università.
Il fratello idiota, che non ne poteva
più di studiare, decise di andare a
lavorare e fu assunto come
magazziniere nella filiale di una
grande azienda multinazionale.
All’università il fratello intelligente
si trovò sotto un docente prepotente ed autoritario. Il ragazzo
riuscì a fare un’importante ricerca:
il barone gliela prese e la pubblicò
a suo nome, ottenendo fama e
riconoscimento. Il ragazzo intelligente finì l’università con ottimi
voti, ma scoprì che il suo titolo di
studio valeva poco o nulla: nessuno sentiva il bisogno di un filologo,
mentre c’era carenza di imbianchini. Così il fratello intelligente, capace di disquisire per ore
sull’eclettismo filosofico di Cicerone e capace di commuoversi per
un verso di Saffo, si trovò costretto
a dipingere salotti per riempirsi la
pancia.
Il fratello idiota era felice.
Lavorava otto ore al giorno scaricando casse, e quando ci fu una
serie di scioperi fu uno dei pochi
crumiri. Per ricompensare la sua
assoluta apatia politica, il Capo lo
nominò caporeparto. Lentamente
la sua idiozia, scambiata ai piani
alti per fedeltà all’azienda, lo portò
a diventare responsabile di magazzino e iniziò a trattare con i
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fornitori.
Un certo amico gli spiegò che bastava cambiare una virgola qui,
strizzare un occhio là per intascare
qualche bustarella, facendo felici i
fornitori che potevano rifilare
all’azienda materiali assolutamente scadenti. Comprò una grande
casa, conobbe e sposò un’oca
biondo platinata con più silicone
che carbonio in corpo. Il fratello
intelligente faceva la fame. Continuava a fare l’imbianchino, ma
visto che si rifiutava di lavorare in
nero perse quei clienti poco amanti delle fatture. Col tempo, i due
fratelli si allontanarono. Uno andava in vacanza in esotiche località,
spacciando il tutto come viaggi di
lavoro, l’altro non faceva una vacanza dal liceo.
Quando morirono, a breve distanza di tempo, furono sepolti nel
paese natio. Il fratello idiota riposava in un imponente mausoleo,
dono di un commerciante di marmi che aveva spacciato per
vent’anni granito colorato per pietra pregiata.
Il fratello intelligente fu sepolto
sotto due spanne di terra, senza
neanche una lapide per ricordarlo.
La Testata
Foto e continuazione del momento poetico
Irene Giannotti 4I, “Baja California, Messico”
Un normale giorno di sole
Giulia Rocchi V C
L’azzurro del cielo risplende sulla città ancora assonnata
Un normale giorno di sole
Piccoli batuffoli di nuvola sembrano tanti paggetti ossequiosi che fanno largo ai raggi del re
un normale giorno di sole
Il guizzante fiume della vita irrompe
con la sua voce argentina
dilaga nelle case, sulle strade, in tutta la città
Un normale giorno di sole
Nelle classi menti gioiose indugiano su futili pensieri che al pari di fragili farfalle
spinte da un refolo di vento subito sono soffiati via
Un normale giorno di sole
Voci vaghe si confondono. Monotone, inutili, insopportabili
L’animo che vorrebbe librarsi
leggero nel vento oltre le finestre, oltre le nuvole fino a raggiungere il sole
è invece pesante, troppo pesante per volare via
marcisce disperato, incatenato, avviluppato in fondo all’angolo buio del cuore
Invidia, sospira, affonda sempre di più
Là fuori per il mondo è un normale giorno di sole…
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Oroscopo 2011
A cura di Anna Palermo, Chiara Pozzoli e Margherita Protti
Ariete
“A volte si incontra il proprio destino sulla strada presa per
evitarlo...” dunque se studierete verrete bocciati e se mangerete hamburger di soia vi verrà il colesterolo a 300. Si consiglia anche di avere sempre a portata di mano un pacchetto
di Tuc, perché quando la fame colpisce all’improvviso è meglio mangiare quelli piuttosto che il computer nuovo regalatovi a Natale.
Toro
Verso agosto la vostra paranoia potrebbe aumentare, causandovi qualche problema. Lo vedete quell’americano con gli
occhiali scuri e il costume che legge il giornale in modo sospetto? STA CERCANDO VOI!... E questo è un segreto: il/la
vostro/a ragazzo/a vi tradisce con il/la bagnino/a .
Gemelli
Se siete nati tra il 1991 e il 1993, potrebbe accadervi
quest’anno di dover compiere una scelta importante per il vostro
futuro. Biotecnologie o benessere degli animali? Ma non preoccupatevi: grazie a Marte in congiunzione con Giove, vincerete un
simpatico premio alla lotteria di fine anno: la bocciatura!
Cancro
Dopo una partenza con i botti (ma attenti a non perdere un arto),
il vostro anno si rivelerà uno sclero continuo. Allucinazioni, palpitazioni, svenimenti, infarto, si susseguiranno senza tregua. Ma
tranquilli: il mondo finisce nel 2012!
Leone
Per continuare col pessimismo di questo oroscopo, vi posso assicurare che nel mese del vostro compleanno verrete arruolati
dalla CIA e finirete sul set di un telefilm a caso ambientato su
un’isola deserta e... no non è la pubblicità dei salumi Beretta.
Vergine
Non credete di essere sfuggiti all’ondata di sfiga che ha investito gli altri
segni zodiacali. Avrete però solo piccoli momenti no.
Vi regaleranno solo cose che non vi piaceranno o che avrete già o
forse un piranha. Non mangerà voi, solo un vostro parente, ma
non sarà qualcosa di fatale.
Bilancia
Attenzione, per i nati all’inizio del segno sono in arrivo precipitazioni sparse di carattere nevoso a centro nord, soleggiato e molto
umido al sud, nubi sparse su tutto il resto dell’Italia.
Se volete conquistare il vostro partner indossate calze a righe con
delle ranocchie: fascino assicurato e fortuna alle stelle.
Scorpione
Il vostro 2011 sarà ricco di sorprese: potrete trovarvi tra
le mani un biglietto della lotteria vincente o una lozione
per farvi crescere i capelli. La raccomandazione migliore
da farvi è: vivete al meglio ogni giorno, prima di ritrovarvi
con i calzini bucati.
Ofiuco
La Luna in Ariete trasformerà il vostro 2011 in un susseguirsi di successi, avvenimenti straordinari che cambieranno la vostra vita, potreste raggiungere il record di
Tour Eiffel più alta costruita con le patatine fritte o con il
geomag. Purtroppo però l’Ofiuco non esiste!
Sagittario
I sagittari del 1995 e del 1996 puzzano.
Per gli altri il 2011 sarà l’unico anno decente fino al 2057.
Rassegnatevi. La vostra mezza età sarà un disastro, verrete sottostimati sul lavoro. L’amore entrerà a tratti nella
vostra vita, ma avrete una sfortuna mostruosa. Alla fine,
quindi, prenderete il vizio del gioco e diventerte esperti
mazzieri di black jack.
Capricorno
Verso febbraio vi verrà una strana mania pergli esperimenti, state tranquilli, però, farete solo espodere il laboratorio di chimica. Poi finirete in prigione ma ... no, non
riuscirete ad evadere. Metteranno una limetta nella torta
che vi porteranno per Natale, limerete le sbarre e, dopo
essere fuggiti, finirete a fare gli eremiti barbuti (anche se
siete una ragazza) sul kilimagiaro.
Acquario
Il vostro compleanno sarà tra gennaio e febbraio. La
scuola nel 2011 comincerà a settembre (escludendo una
nuova riforma Gelmini). Andrete in vacanza in un posto
caldo. Se il vostro caro prozio Osvaldo è morto nel 2010,
non morirà nel 2011. Se siete una femmina e il vostro
nome iniza per A e finisce per A, c’è molta più probabilità
che vi chiamiate Anna piuttosto che Anassimandra. In
ogni caso sopravviverete.
Pesci
I nati sotto il segno dei pesci avranno un 2011 in cui potranno riparare i danni dell’anno passato.
Meritate un’altra vita e anche voi lo sapete benissimo;
totalmente inutile vivere di passato, lo sanno tutti che è
meglio la cotoletta.
Rivedete i vostri piani, ma attezione, un’unghia incarnita
potrebbe guastare i vostri progetti