Un normale giorno di sole
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Un normale giorno di sole
Editoriale Anno 3 Numero 4 Gennaio Febbraio 2011 L’anima non serve, serve un posto dove stare, l’anima alle bestie noi pensiamo per il pane. Diego Begnozzi III C In matematica esistono una serie di teoremi, denominati teoremi d’esistenza, che dimostrano che una cosa esiste. Poi, se va bene, riusciamo anche a trovarla (non vi voglio tediare con il teorema di Brouwer sull’esistenza dei punti fissi, ma esistono veramente). Il senso è: prima di porci una domanda, chiediamoci se esiste la risposta. Quando facevo religione, in gioventù, mi è stato insegnato che l’uomo si è posto una serie di domande circa la vita e l’esistenza, e per risolverle ha elaborato una serie di sistemi. Per esempio, esiste una vita dopo la morte? Inventiamo il concetto di Paradiso-Inferno, che ha il duplice vantaggio di essere sprone ad un buon comportamento, avendo in premio la felicità eterna, e monito per i malvagi, condannati a sempiterne sofferenze (mi scuso per “sempiterne”, ma è l’unico sinonimo di “eterno” che mi è venuto). La grandissima fregatura è che esistono molte religioni e moltissimi sistemi filosofici, tutti in contraddizione fra loro e quindi incompatibili. Se Talete mi dice che l’archè (che, tradotto malissimo, suona come principio primo del mondo) è l’acqua, Eraclito il fuoco e Anassimandro l’apeiron, che nessuno ha mai capito bene cosa sia, evidentemente non possono essere tutti veri. Dati N sistemi, almeno N-1 sono falsi. (ovviamente poi non si può sapere quale sia il sistema vero, perché empiricamente non ci sono prove, ovvero non si coglie coi sensi). Ma allora, perché esistono così tante religioni e soprattutto così tante persone che ci credono? Nell’antichità la religione era una spiegazione pseudo razionale al mondo: i greci, che non sapevano niente di geofisica, vedevano i terremoti come un segno dell’ira di Poseidone. Ma all’alba del XXI secolo, è difficile credere che l’uomo creda perché n on capisce: adesso sappiamo un po’ di più rispetto all’antichità (certo, ci mancano ancora un sacco di pezzi, ma guardando i progressi scientifici degli ultimi tempi un po’ di ottimismo è lecito). Come possiamo pensare che un essere superiore si manifesti facendo piangere una statua o imprimendo la propria faccia su un lenzuolo? Riconosco che, spiritualmente, l’ateismo o il materialismo scientifico (che pur essendo diversi sono accomunati dal rifiuto del trascendentale (dove con trascendentale si intende una cosa che esula dalla realtà concreta, da ciò che vediamo e percepiamo (del tipo il talento di Pandev: non si può percepire, non influisce sulla realtà, in definitiva non possiamo sapere se esiste (certo, sul talento di Pandev siamo tutti d’accordo che non esiste)))) dicevo, l’ateismo o il materialismo scientifico sono molto poveri. Credere in un dio –chiamalo Dio, chiamalo Geova, chiamalo Shiva, chiamalo come vuoi- dà una serie di speranze che l’ateo non ha. Sarebbe bellissimo credere ad un mondo governato da Odio e Amore, e sapere che Amore avvicina tutto mentre Odio separa (come sosteneva un tizio chiamato Empedocle). Sarebbe poi una gran figata se una qualsiasi delle dimostrazioni di Dio elaborate da una serie di santi medioevali fosse sensata. Il problema è che, mancandogli un paio di pezzi, elaborarono delle dimostrazioni farlocche. A me però fa rabbia che un uomo come Tommaso d’Aquino, che scemo non era perché ha scritto delle argomentazioni logicamente ineccepibili, ma –secondo me- false perché partono da presupposti errati (cercò di dimostrare l’esistenza di Dio mediante una deduzione logica. Ma visto che secondo me Dio non esiste, la sua dimostrazione ha un errore alla partenza) abbia sprecato il suo talento occupandosi di problemi palesemente indimostrabili. Io dico che Dio non esiste, tu dici che Dio esiste. Chi ha ragione? Boh, possiamo andare avanti all’infinito a discuterne. Però il buon senso vorrebbe che prima di credere a qualcosa bisogna provarla. Cosa che non avviene. Evidentemente credere è più facile che dimostrare. (Metto subito le mani avanti. Non è che critico LA filosofia o LA teologia. Alla seconda do la colpa di aver tentato più volte di distruggere i progressi scientifici, però in fondo alcune parti dell’etica cristiana non sono da disprezzare. Anche la filosofia ha dei passaggi meravigliosi: quando Hegel dice che fra il servo e il padrone il vero servo è il padrone perché senza il riconoscimento del suo status –ovvero senza uno che gli riconosca il ruolo predominante- non è niente, mi trovo pienamente d’accordo (sembra un gioco di parole, però il concetto è molto bello, se lo capite). Solo trovo insensato un modo di ragionare per concetti totalmente astratti ed arbitrari.) Copertina di Laura Parachini V H Correzione bozze di Umberto Dassi III B SOMMARIO CONTATTI 02 Editoriale 10 Momento Poetico 03 Attualità 11 Foto 06 Prosa (che si estende fino ad occu- 12 Oroscopo quasi vero pare parte del momento poetico) 2 Mailing list della redazione [email protected] Sito web blog.liceomanzoni.net La Testata Attualità Il processo Tommaso Di Vico I B Un consiglio : non morite o evitate di morire tra il 12/4/20xx e il 15/6/2764. Immaginatevi 3782830 km di uomini in coda con annessi bigliettini che hanno ormai raggiunto ∞ + 188191. Un totale impensabile di persone che aspetterà millenni prima di un giudizio di tre secondi. “Tutto fermo” “Ma com’è possibile? E’ 323 anni che aspetto” “Signora, lo sa, non è colpa nostra, c’è Il Processo ancora in corso” “Il Processo? Ancora? Ma è innocente!! Ma dico .. lo guarda il tiggì lei?”. Tra sé : “Gli statali, tutti comunisti”. Normalmente il giudice era molto rapido, mai stato in ritardo mai una lamentela da parte di nessuno, gli imputati non dovevano neppure fare la coda, in due secondi avevi già la tua destinazione. Poi, il 12/4/20xx il tribunale fu scosso dall’arrivo de L’Imputato. Arrivò davanti a Minosse ridacchiando e provò a farlo ridere chiedendo, con un’ironia spiazzante e totalmente nuova, di essere messo tra i lussuriosi, dove avrebbe trovato alcune sue amiche, molto ben disposte , a suo parere, anche a una serata col giudice. Fece richiamare il precedente imputato parlando di un imprecisato vizio di forma e scappò di corsa verso il suo principale. “Anni e anni di onorata carriera, credo sia il momento di smettere, mi capisca, sono stanco, mi capisca.” “Lo so, quello dell’Imputato sarà un processo estenuante e lunghissimo, ma dopo il suo giudizio dovrai tornare” “Posso sapere chi avete scelto come mio sostituto?” Avrebbe potuto finire in qualsiasi cerchio, bolgia o zona, ma grazie ai suoi infiniti conoscenti era riuscito a scegliere. “Sa, giudice, sono molto goloso di gelato” aveva detto a Minosse, insieme avevano trovato un compromesso e ora si ritrovava nel Terzo Cerchio. Altri suoi conoscenti erano riusciti a evitargli le punizioni che gli altri dovevano subire e passava le sue giornate, tra coni, coppette, sudoku e l’immancabile cyclette. Una vita noiosa per lui, i suoi conoscenti avevano più volte riferito a chi di dovere che una tale personalità meritava un incarico importante. “Stessa importanza, stesse cariche… insomma volevo comunicarle che l’ho scelta per Il Processo, sarà il giudice” “Mi scusino,non vorrei mettere in dubbio il Loro operato ma... io ? Io giudice ?” “Sì, lei è la persona più adatta, per le affinità di cui le ho appena parlato” “Ma, mi scusi… forse non capisco” “Dico, non starà invecchiando anche lei? “…” “Ahahahahah, scherzavo suvvia, lei… invecchiare, ma le pare" [tipico movimento del personaggio: accenno di risata alzando gli zigomi] Continua, forse Le news dal blog (che ricordo essere, come scritto nella pagina a fianco, blog.liceomanzoni.net) Natale in una città moderna Filippo Costantini La ballata del cavaliere stanco Federico Orsi La barca dei… Gianluca Berno É Natale. Scende la neve. No, piove. Bontà in ogni cuor. La gente è incazzata nera. Arriva la slitta No, lui non esiste. Suonano le campane. Qua suonano solo i clacson, le campane manco si sentono. Si sente già nell’aria. Solo lo smog. (ovviamente continua sul blog) Povero Silvio. Ve la ricordate? Era la battuta più celebre di Antonio Cornacchione, un personaggio comico di Zelig, un tempo molto amato dal pubblico, ora surclassato da due sessantenni che gridano “le uova, le uova!” e quattro lobotomizzati vestiti da teletubbies. Eppure la sua battuta, “povero Silvio”, è più attuale che mai. (se hai detto “continua sul blog” hai indovinato!) Il 22 settembre 1907, a Riva Trigoso, frazione di Sestri Levante, veniva tenuta a battesimo la Principessa Iolanda, una nave destinata al servizio passeggeri tra Italia e Sud America. Fu lanciata la tradizionale bottiglia di champagne, essa si ruppe sul nero scafo, il quale scese in acqua, oscillò, si rovesciò sul fianco sinistro ed affondò. (...si, continua sul blog, ormai lo sanno tutti) 3 La Testata Testimonianze Una tipica storia sulla memoria e sul suo vero senso Gabriel de Paris V H E’ una fresca mattina, quella del 29 dicembre, a Trichiana, in provincia di Belluno. Nonostante la stagione solitamente buia e nuvolosa, il sole ha già iniziato a splendere ed il cielo di un azzurro vivo fa da cornice alle montagne che s’intravedono tutt’intorno. E’ in questo scenario che, con mio padre, decido di fare visita a miei zii Giovanni (che da qui in poi chiamerò con il suo nome ‘‘di famiglia’’, ovvero Nanni) e Bruna: d’altronde si sa, le visite, specialmente durante le feste, sono quasi un obbligo, oltre che un momento per rivedere tutti i parenti che non si trovano proprio vicini a noi. Ma oggi, oltre alla solita visita, ho intenzione di fare qualcosa di più: infatti, in famiglia si sa che mio zio è stato un prigioniero dei lager nazisti da giovane, ma tutto è sempre rimasto molto sul vago o, comunque, non è stato mai bene approfondito; oggi, la mia intenzione è di sentire nei dettagli tutti gli aspetti che hanno segnato la sua vicenda, che non è qualcosa di comune a tutti, e di sicuro fa parte di un tesoro storico e culturale la cui preservazione è fondamentale per il presente ed il futuro della nostra società. Appena glielo faccio sapere, Nanni acconsente con un sorriso, ma prima di cominciare vuole mostrarmi una cosa: si alza, prende un vecchio album e, scorrendo tra le immagini di famiglia, trova quella che è una sua foto segnaletica scattata durante la sua permanenza nel lager. La cosa mi lascia del tutto sbalordito: è giovanissimo, ha forse vent’anni, forse meno, i capelli spettinati, addosso una vecchia giacca ed un numero di identificazione (103501); niente di meglio, penso, per entrare nel contesto in cui tra breve dovrò inserirmi. Ci sediamo in sala, appoggio il registratore tra noi, e ha inizio l’ ‘‘intervista’’. Quando gli chiedo se abbia mai avuto un contatto diretto con la realtà militare fascista prima della sua entrata in guerra, la risposta è fermamente negativa. “Siamo sempre stati contrari al fascismo’’, mi dice, ‘‘sono entrato a far parte del Settimo Reggimento Alpini per il servizio di leva, ed avevo il compito di utilizzare le apparecchiature per parlare con gli uomini sul campo in italiano ed in tedesco’’. ‘‘In seguito’’, prosegue, ‘‘mentre ci trovavamo a Recoaro, l’8 settembre entrò in vigore l’armistizio, e poco dopo l’inizio della rivolta io ed i miei compagni fummo fatti prigionieri’’. Caricato subito su un treno a Mantova (con una quantità minima di viveri), dopo circa 9 giorni di viaggio Nanni arrivò al campo di lavoro Stalag II-A, situato a Neubrandenburg, nella parte est della Germania. Gli fu dato il numero identificativo e venne subito indirizzato al suo lavoro, che consisteva nella raccolta di ortaggi in vastissimi campi, per circa 12 ore al giorno. Durante la notte, ricorda, lui e gli altri prigionieri dormivano per terra sulla paglia, mentre a quelli americani erano destinate delle brande. E’ straordinario vedere con quanta precisione riesca a ricordare molti aspetti nei minimi dettagli. Ma forse il più agghiacciante di questi arriva poco dopo, quando racconta di come, durante una sua giornata di lavoro ad uno zuccherificio nei pressi del campo di concentramento di Mauthausen, abbia avuto modo di vedere interi treni carichi di prigionieri ebrei con uomini, donne e bambini, che arrivavano e venivano trasportati al lager, per poi non essere più visti; il tutto sotto gli ordini dei nazisti che, dagli altoparlanti, controllavano e gestivano lo sterminio di massa. Dopo circa due anni di prigionia, il 28 aprile del 1945, lo Stalag II-A fu liberato dall’Armata Rossa, che insieme agli ex prigionieri ricostruì le strade e le ferrovie che furono poi usate da Nanni per tornare a casa. Partito nel mese di settembre, arrivato a Bolzano prese un passaggio con degli operai di Bassano Del Grappa 4 verso Belluno, e giunto con loro fino a Porta Feltre, proseguì a piedi fino alla fattoria dove abitavano, dove, mi racconta, ‘‘Aprii la porta e sentii un buon odore: era mezzogiorno ed erano tutti a mangiare un po’ di polenta. Da lì vennero tutti fuori, tra cui mia madre in lacrime, per avermi creduto morto dopo tutti quegli anni di prigionia’’. Da lì i rimproveri, le prediche e le accuse degli ex fascisti ‘‘passati dall’altra parte’’ che lo accusarono di essere andato a ‘‘lavorare per il regime’’. ‘‘Loro prima erano fascisti e poi si sono rinnegati. Io ho mai avuto una tessera fascista? Chiedi pure agli altri se ero un fascista. C’è per caso una tessera qua? No, e qui ne han fatte di tessere!’’, è così che reputa le ulteriori accuse ingiuste di cui fu vittima dopo essere tornato in patria e dopo aver superato gli orrori del fascismo, e sono queste le parole con cui quel giorno termina il nostro ‘‘ritorno al passato’’. La luce del sole penetra dalla finestra ed i rintocchi del pendolo in sala annunciano che tra poco sarà ora di pranzo. Guardando fuori, mi viene da pensare a quante storie come questa, di coraggio e di orrore, di sofferenza e d’amore, possano esistere, sparse per il mondo, nascoste nei cuori di chi le ha vissute e in attesa che qualcuno le riporti alla luce. A oggi, credo che sia proprio la loro riscoperta a far vivere ad ognuno le emozioni che portano e a far capire il vero senso della memoria e della sua conservazione. Perché pur essendo legati ai suoi valori, solo la loro più vera e profonda interpretazione può portare alla comprensione del perché siano così importanti, e del perché sia necessario opporsi nel più duro dei modi alla loro cancellazione. Il mio momento di arrivo a quell’interpretazione è stato il 29 dicembre 2010, e mai lo dimenticherò. La Testata Attualità L'alcol: la sua storia, la nostra vita Andrea Predieri II F "Noè fu agricoltore e fu il primo a piantare una vigna. Un giorno bevve il vino, si ubriacò e si addormentò nella sua tenda.” (genesi 9, 2021) Stando alle fonti l'alcol è sempre esistito. Già gli antichi sumeri, e soprattutto gli egizi, erano noti per la birra che producevano e bevevano in grande quantità. Il motivo di questo forte consumo di bevande rese alcoliche dalla fermentazione del lievito non è dato (solo) dal buon sapore e dall' allegria che infondono nei consumatori, ma ci sono anche delle ragioni più pratiche. Infatti in questi tempi più antichi l'acqua era poco utilizzata, soprattutto in occasioni quali i pasti o semplici incontri tra persone, per il fatto che non esistevano ancora dei metodi per purificarla, e i nostri antichi ubriaconi si erano accorti che bere l'acqua dove poco prima si era decomposto il cadavere di un pesce era una cosa poco piacevole. Un altro motivo del fatto che l'alcol era molto utilizzato dipende dalla botta calorica che da. Caratteristica molto problematica per chi vuole mantenere la linea, ma non per un soldato. Sì, in guerra, se c'è una cosa che non è mai mancata e non mancherà mai è l'alcol. Sia per resistere al freddo, rincuorarsi e soprattutto per sconfiggere la paura. Praticamente tutte le battaglie sono state combattute da soldati più o meno sbronzi, in modo che avessero più coraggio. Quindi per i 150 dell' Unità d' Italia, che in realtà è più che mai distrutta dalla società dirigente, perché non brindare con gli stessi vini che hanno scaldato i cuori dei Garibaldini? Insomma ricordare chi ha combattuto ubriaco per sconfiggere la paura della battaglia da ubriachi per avere un attimo di tregua dalla paura per la nostra situazione politica attuale. L'alcol, nei nostri giorni, si può dire che venga utilizzato come strumento di aggregazione, nella maggior parte di casi, soprattutto fra noi adolescenti. Notare come quasi tutte le feste partano alla prima birra aperta o al primo drink bevuto, o , in discoteca, spesso si inizi a ballare dopo la prima consumazione, che chissà come mai è sempre offerta. Perché, più sciolti, si interagisce meglio, e l'alcol sì che scioglie. 5 Scioglie anche in senso fisico, a volte, data la sensazione di caldo che infonde, ma è solo una sensazione, in realtà, essendo un dilatatore di vasi sanguigni, rende più vulnerabili al freddo. Curiosi per questo fatto sono i fumatori, i quali infatti, dopo un colpo (termine del linguaggio giovanile genovese, che indica un bicchiere di qualsiasi bevanda alcolica), sono, nella grande parte dei casi, soliti fumarsi una sigaretta. Infatti la nicotina, che restringe i vasi sanguigni, agendo anche sulla dipendenza, è, diciamo, richiamata dal corpo per compensare il precedente dilatamento. L'alcol non manca quasi mai in vari tipi di eventi. Anzi spesso viene dato per scontato, come i classici spritz e negroni negli aperitivi fra amici, la birra in pizzeria, il limoncello del nonno dopo cena, il vin brulè di Soma nelle attività politiche del Manzoni e lo Champagne ad Arcore durante le cene di Berlusconi di cui tutti parlano, ma che non sono mai esistite. E poi, chi non ricorda con un sorriso le avventure passate con un amico che vomita l'anima? O si interroga su fatti di cui ha un vuoto totale? Dalla prima birra forse bevuta in Iran all' incirca 7000 anni fa all' ultimo sabato sera l'alcol ha accompagnato l'uomo, e non smetterà certo ora. Anche perché, essendo monopolio di stato, è una bella fonte di guadagno, basata anche sulla dipendenza spesso molto leggera, a volte più forte che l'uomo ha. La Testata Prosa La crisi economica nel mondo delle fiabe Mattia Giordano V D C’era una volta un bellissimo principe azzurro e bla… bla….bla…. Questo era l’inizio di tutte le classiche fiabe in cui le donzelle si pungevano distrattamente con un ago o accettavano mele offerte da megere pensando fossero rimedi per dimagrire. Ormai i tempi sono cambiati: la crisi incombe sul paese delle fiabe. Cappuccetto Rosso, ormai teenager dagli ormoni impazziti, non ha più i soldi per comprare le prugne secche alla nonna, che, per l’altissimo costo dei lassativi, è stitica da più di 1000 anni. Le streghe non hanno i soldi per comprare gli occhi di tritone e le scorie radioattive da mettere nelle pozioni magiche. Cenerentola, ormai, la scarpetta di cristallo la vede col binocolo, e si accontenta di un misero zoccolo di legno costruito da mastro Geppetto. Egli già era malato (Era costretto, infatti, a usare il catetere) brutto, povero, vecchio, storpio, ed ora è pure impazzito (Chi volete che compri soprammobili in legno in un periodo di crisi!), tanto che è arrivato a prendere a badilate sia Pinocchio che il povero Grillo Parlante, esortato, ovviamente, dalla folla divertita dalla violenza senile (immaginate anche che il buon Geppetto, correndo e salterellando in preda al delirio, perdeva spesso il catetere). Da quando il Gatto con gli Stivali, che era l’unico a conoscere le lingue degli alieni, è tornato dal loro mondo e ha introdotto cose come i “S-O-L-D-I” e il “C-A-P-I-TA-L-I-S-M-O” la situazione è precipitata. Tutti hanno tentato di diventare sempre più ricchi e quella roba che si chiama “E-C-O -N-O-M-I-A” è “C-R-O-L-L-A-T-A”. Io non ci ho mai capito niente. So solo che per noi principi azzurri sono tempi duri. Le ragazze non si avvelenano più, non credono alle menzogne delle streghe che non preparano più intrugli per mancanza di soldi. Poi per i neoprincipi, me compreso, appena usciti dall’ “Accademia del Perfetto Principe Azzurro”, la situazione è ancora più grave. Purtroppo veniamo pagati a ragazze che svegliamo o salviamo, ma se esse non si avvelenano più e i posti di lavoro più redditizi, cioè quelli nelle fiabe più importanti e raccontate, sono già occupati, noi come facciamo a tirare avanti? Poi il Gatto con gli Stivali ci ha raccontato delle cose sul mondo degli alieni che hanno portato profondi cambiamenti nel mondo delle fiabe. Egli è stato in uno strano posto chiamato “I-T-AL-I-A” e ci ha detto di aver visto distintamente che il loro re, chiamato “P-R-E-S-I-D-E-N-T-E D-E-L C-O-N-S-I-G-L-I-O”, è in realtà una creatura fiabesca: secondo lui è infatti uno gnomo senza barba e con pochi capelli (finti) scappato dal mondo delle fiabe perché deriso dagli altri gnomi barbuti e capelluti. Il Gatto ci ha poi riferito che lo gnomo senza barba ha dichiarato che in “I-T-A-L-I-A” la crisi non c’è e che va tutto bene. Pensate di quante cose più importanti si deve curare quel poveretto: donnine rubacuori , difendersi da quelle creature mangiabambini che lo vogliono costringere a recarsi nella loro tana (detti “Giudici comunisti”), l’ex compagnuccio di giochi che si diverte di più con gli altri, ecc…Comunque, non l’avesse mai detto quel brutto gattaccio! Il vecchio re del mondo delle fiabe fu immediatamente processato dal “Concilio di Costanziopoli”, accusato di 30 reati tra cui il voler sovvertire i principi fondamentali del paese e condannato al rogo. Il giorno designato, fu denudato, le 6 mani congiunte dietro la schiena, legato a un palo con funi e con una catena intorno al collo. Gli misero sotto i piedi due grandi fascine di legna mista a paglia e altre intorno al corpo fino al mento. Allora si accese il rogo. Vidi il re che cominciò a cantare, uno dopo l'altro, due canzoni popolari, ma come egli cominciò a cantare la terza, una folata di vento gli coprì il volto di fiamme. E così, pregando nell'intimo, muovendo appena le labbra e scuotendo il capo, spirò nel fanatismo popolare, sullo sfondo della nostra triste capitale “Pragopolis”. Io ero presente, purtroppo, anche a ciò che successe dopo. Quasi tutti i resti del corpo furono ridotti in cenere e i vestiti buttati nel fiume. Gli gnomi divorarono le interiora sanguinanti come in un macabro quadro di perversa crudeltà, il popolo, indemoniato, li inneggiava ruggendo e acclamandoli re, il fuoco, che tingeva il cielo di Dio e giustizia popolare, completava il crudo spettacolo della disperazione e della pazzia più brutale, un istinto che sputa su quell’umanità e moralità in cui amiamo crogiolarci, quella parte feroce e animalesca dell’essere sepolta sotto un vuoto contegno e una debole razionalità, una forza trionfante e bestiale che può scaturire solo, in tutta la sua incontrollabile potenza, quando l’intero popolo è colpito dal medesimo male, e quando la colpa viene fatta ricadere su un unico capro espiatorio. Come si sa, l’odio unisce le persone. Il giorno seguente, fu subito chiesto ai nuovi re di fare come il loro consanguineo del mondo degli alieni per far uscire dalla crisi anche il mondo delle fiabe. Non ci hanno pensato due volte: hanno cominciato a fare promesse su promesse, festini hot con Cenerentola, Biancaneve e tutte le altre, ma soprattutto hanno già dichiarato di La Testata voler costruire qualcosa di epico: Il Ponte Sullo Stretto Di Fantamessina! E io che non ho neanche i soldi per mangiare, che vivo con miseri denari concessi dallo Stato un mese sì e tre no, come posso pretendere di trovare lavoro? Come posso essere competitivo? All’ “Accademia del Perfetto Principe Azzurro” ci hanno detto che il look è tutto nel nostro mestiere. Naturalmente i figli dei pezzi grossi, come il principe di Biancaneve, che non sono stati colpiti dalla crisi, si comprano il cappello magico parlante che emana luce propria. Sinceramente io non mi sono mai fidato di parole e Prosa promesse e posso vedere solo il degradante mondo in cui vivo. Non riesco a tirare avanti, pensate solo che l’altro giorno alla “Magica Esselunga” un etto di penne fatate costava il doppio della settimana prima. Io abito nel paese di “Molto Molto Ma Molto Lontano” (meglio conosciuto come “Inculandia” o “Quel Paese”) e per arrivare nelle grandi metropoli come “Mignottopoli” o “Bambiville” devo cambiare quattro cavalli alati, sempre affollati e in ritardo, e ci metto circa 10 anni solo per fare la spesa! Sembra quasi che, come sempre, i ricchi siano diventati più ricchi e i poveri più poveri. Giampieretto, il corso d’acqua senza tetto, mi diceva che per i fiumi è terribile, li riempiono di rifiuti e biossido di cuore di fata, nocivo e usato nei filtri d’amore. Anche nel mondo di chi ora mi sta ascoltando le possibilità a noi giovani sono tranciate, la “meritocrazia” è calpestata dalla corruzione e dalla possibilità di trovare lavoro in base ai soldi o alle parentele, e tante altre cose che rischiano di diventare retoriche e noiose solo perché estremamente vere e diffuse? Se sì, sappi che qui “Tutti” viviamo “felici” e “contenti”. Amen. Pregiudizi e stereotipi della società Anna Calcaterra IV C La mattina di un venerdì 17: A: ho perso una collana d'oro! B:che sfiga!! A: bé, effettivamente un gatto nero mi ha oltrepassato la strada... Povero gatto, che dire, sarà tutta colpa sua sul serio? Avrà mandato una donna coi capelli neri, un po' arruffati e vestita malamente ad entrare in casa sua per rubarle la collana? O forse, semplicemente il gioiello si è catapultato sotto il letto e domani lo ritroverà? Molte sono le persone che ancora oggi, e siamo nel ventunesimo secolo, credono in questi vari pregiudizi. Un'opinione preconcetta che si deposita nella mente dei più influenzabili senza avere alcun tipo di fondamento e ci rimane, senza cambiare nemmeno di fronte alle più evidenti probabilità di errore. La logica delle eccezioni trionfa nelle menti intaccate dal pregiudizio e permette a queste di rimanere convinte della propria idea affermando che ogni regola ha appunto un'eccezione di fianco. Dunque il pregiudizio è un qualcosa che viene concepito, anche inconsciamente, dalla mente umana senza alcuna critica, o semplicemente viene trasmesso dall'ambiente sociale nel quale l'individuo si trova e dalla sua educazione. Ma da dove nascono effettivamente queste idee preconcette che influiscono così tanto su di noi anche oggi? Dall'ignoranza. La paura dell'ignoto e la completa incapacità di concepire un fatto portava le persone di una volta a farsi delle idee strane e banali, che permettevano di dare delle risposte soddisfacenti alle domande che si ponevano. I fulmini facevano paura, ma da dove venivano? Improvvisamente entravano in scena gli dei e le loro risse che causavano le intemperie. Questa idea poi rimaneva tanto profondamente radicata che si faceva una gran fatica a smentirla e si rischiava addirittura la pelle. Quanti esempi di persone come Galileo Galilei, Keplero, Newton che hanno permesso la rivoluzione scientifica, ma a prezzo spesso molto caro. Quante altre persone invece sono passate ad altra vita semplicemente per delle supposizioni: tra il XV e XVII secolo, molte donne sono state giustiziate brutalmente per infauste accuse di collaborazione con il demonio e produzioni di eventi negativi come la peste, alla quale appunto non si riusciva a dare una spiegazione scientifica esauriente. La furia popolare, alimentata dall'ignoranza, ha lasciato tracce ancora per molto tempo dopo l'abolizione di 7 queste pratiche e la convinzione che la propria vicina di casa un po' scorbutica e nottambula facesse infusi per uccidere qualcuno perseguitava molte persone. Questi non sono altro che scarsi esempi delle scelleratezze che i pregiudizi hanno portato gli uomini a compiere nel corso della storia, ed è triste pensare che ancora oggi esistano fenomeni simili. Le credenze e i pregiudizi hanno portato oggi alla formazione dei così detti stereotipi che intaccano molto l'odierna società. Come si è diffusa la stampa stereotipata di un qualcosa, così si è omogeneizzata la visuale di alcuni individui in base a un gruppo che viene ritenuto in una certa maniera. Un esempio banale: le ragazze bionde sono tutte stupide. Se si va a guardare poi su 5 ragazze così solo 2 o 3 sono effettivamente cretine. La credenza però ormai si è diffusa e magari, per colpa di una demente come la Francesca Cipriani, molte ragazze normali ma con dei capelli chiari vengono guardate male. La conclusione è che molte idee si sono talmente inculcate nella cultura della gente che ormai distinguere il vero dal falso, il pregiudizio da una cosa provata è molto difficile, quindi la verità della società viene storpiata, come in uno specchio rotto. La Testata Prosa Le Avventure di Luciano, parte quarta Federico Moretti III B Avvertenza ai lettori: niente di ciò che state per leggere è vero o sensato, perciò spegnete i cervelli e rilassatevi. Bidello Mario: 'E capit? Leonardo (timidamente): Si. Bidello Mario: No, no, nun dicere " si si ho capito" e poi nun 'e capit' nient'! Pecché nun me'o dici? Nun ho capito. E io te lo spigh'un'altra volta. Ma nun fa chillu là che "ho capito'. Capit' o no? Leonardo (scocciato): Si, ho capito. Bidello Mario : Ho capit', però lo devi di' con 'a facc…va beh, allora proviamo. Fa' attenzione. Piglio le quaranta carte. Mischio. Lett'acca. Alz… Leonardo: Alzo per non imbrogliare! Bidello Mario: Bravo! Esatto! Pe' nun imbrogliare, uno dice " ho alzar'"…Tre carte a te, tre carte a me. Pe' terra - attenzione, guarda Leonà, nun me fà…- pe' terra c' stan' est' bel' e ass'e' denar' e ott'e spad'. Tu in man' tien' otto'e bastoni: ch'pigl? Leonardo (entusiasta) : Sette bello e asso di denari! Bidello Mario: bravo! Sett'bell'e ass…allora vir' ch' nun 'e capito niente! E dici, dici ho capit'! Non puoi piglia sette una otto, devi piglia pe' forza ott'. Leonardo: Ma perché? Bidello Mario: Mamma mia… ma pecche? Pecchè é 'a regola! E' 'na regola del gioco ch' dice prop'accosi'. Luciano: Leonardo, eccoti finalmente! Ma che stai facendo? Leonardo: Oh, Luciano caro. Siediti qui con noi. Questo gentile signore mi stava appunto spiegando le ultime scoperte fatte qui sulla terra, solo che faccio un po' fatica a stargli dietro. (sussurrando a Luciano) Inoltre non si capisce una parola di quello che dice. Luciano: Molto interessante, ma potremmo parlarne in seguito? Voglio ricordarti che siamo venuti qui con uno scopo preciso. Leonardo : Va bene, va bene. Arrivederci signore, e mille grazie! Bidello Mario : Arrivederci maestro… pero', mamma mij rù carmn! Manc'a scopa! Leonardo: Allora Luciano, che c'é di così' importante? Luciano: Niente, solo il fatto che a causa nostra mezzo oltretomba gira beato nei corridoi di questa scuola. Pare che abbiano fatto tornare a casa i ginnasiali dal momento che é stato avvistato Michael Jackson mentre si aggirava con la sua giacchetta rossa molto da thriller. Leonardo: Deve esserci creato un varco extra dimensionale. E' una possibilità che non avevo previsto, interessante… Luciano: Interessante? E' una catastrofe! Finché rimangono in questa scuola è un conto, si può sempre tenerli occupati con la "Scuola aperta". Ma prova a immaginarti la quarantenne milanese che mentre esce dal negozio biologico all'angolo si trova davanti Attila l'Unno o Kurt Cobain. Bisogna trovare il modo di rimettere le cose a posto ?: Ehi, ma tu sei Luciano! Luciano: Ecco una giovane dall'aria sveglia che potrà aiutarci. Leonardo: E' pure carina! Aspetta che mi faccio bello. Luciano: Cerca di non farci fare brutte figure, per una volta. Si, sono io Luciano. ? : Da vicino sei meno carino di quanto pensassi. In foto eri più figo. Leonardo: Ehi, ma noi ci siamo già visti! Quest'estate, al mare… ? : Ehm, temo che tu mi abbia confusa con un'altra persona… Leonardo: Comunque piacere, sono Leonardo. Ma puoi chiamarmi Leo. 8 Luciano: Leo, guarda lì, quello non é mica Galileo? Leonardo: Dove? Dove? Luciano: Laggiù, in cortile. Sembra sia intento in un qualche grande esperimento. Leonardo : Mademoiselle, perdonatemi. La scienza mi chiama. Sarò di ritorno tra breve. ?: Devo assolutamente dirti una cosa Luciano: Prego, sono tutto orecchi. ?: Ecco, volevo fare notare a te, all'autore, ai lettori e soprattutto alle lettrici ( ovvero quasi nessuno n.d.A.) che in quasi tre anni di dialoghi non c'è stata mai un solo personaggio femminile, a dimostrare quanto la mentalità non solo dell'autore, non solo della redazione, ma di tutta la scuola, che dico, di tutto il sistema scolastico italiano, sia ancora ancorato al vecchio e bieco maschilismo. Luciano: Questa ragazza certamente sa mettere lo spirito nei suoi discorsi. E' la prima volta che una donna mi fa così' paura. Vorrei non aver mandato via Leonardo. Temo di non uscire vivo da questo scontro. ?: La storia della letteratura, qualsiasi essa sia, é solo un eterno susseguirsi di lamenti di uomini innamorati. Ma dove sono le donne in tutto questo? Dov'era Beatrice? Dov'era Lesbia? Luciano: Su, Luciano : di' qualcosa di misogino. Sei o non sei un greco, perdipiù filosofo? ? : Te lo dico io dov'erano : a strofinare gli stracci sul pavimento, a partorir bambini morti, a fissare le mura delle case in cui erano imprigionate, ad aspettare di essere abbastanza vecchie e brutte da non interessare più ai poeti. Luciano: Non so come hai fatto, ma mi hai convinto. Ecco, ora è il La Testata tuo momento. Lascio a te la parola. Di ciò' che tu vuoi, anzi, devi dire. É venuto il momento che, dopo secoli nella penombra, voi donne vi esprimiate. A te la parola. Nessuno ti interromperà. ? : Ecco, per cominciare io volevo… no, forse questo é meglio dirlo dopo. Vediamo… si ecco, cioè… in sostanza, noi donne chiediamo… no aspé, mio sono persa. Luciano: Che succede? Da agguerrita e battagliera oratrice ti sei trasformata in una timida ragazzina che abbassa lo sguardo? ?: Io…io…devo andare. Leonardo: Devi aver visto male, Luciano. Era il custode che raccoglieva i mozziconi. Allora bella, dove eravamo rim…ma dov'é la ragazza? Luciano, vecchia canaglia, che hai combinato? Cosa le hai detto? Luciano: Solo che ero disposto ad ascoltare quello che aveva da dirmi. Leonardo: Resta il fatto che siamo daccapo, senza nessuno a cui chiedere aiuto. Luciano: Qualcuno troveremo. Sono in questa scuola da meno di un giorno ma ho già capito che qui non va di moda stare in classe. Leonardo: In effetti vedo qualcuno avvicinarsi. Luciano: Speriamo non sai la ragazza di prima, temo di averla leggermente alterata con la mia accondiscendenza. Leonardo: No, sembra un ragazzo. E' magro e abbronzato. Indossa una maglia della Roma, forse é un ultras. Lo sguardo truce ce l'ha. Tommaso: Scusi, siete dei professori? Leonardo: (sussurrando a Luciano) Digli di no, probabilmente vuole picchiarci. Luciano: Si, sono un docente di latino e greco. Perché? Tommaso: Ecco, dovrei chiedervi un favore. Vedete, Noi in genere ci riuniamo in Colonne al parco Vetra, o a casa di Prosa qualcuno di noi, ma oggi piove e le case non son libere, perciò' abbiamo pensato di trovarci qui a scuola. Dopotutto é un nostro diritto, no? Solo che un professore deve essere nelle vicinanze, sia ben chiaro, non troppo nelle vicinanze, perché ci sia dato il permesso. Ecco, lei sarebbe cortesemente disposto? Leonardo: Digli di si, ti prego. Ha una strana luce negli occhi. Luciano: Perdona la domanda… Noi chi? Tommaso: Come chi? IL Collettivo, ovviamente! Luciano: Mai sentito nominare. Tommaso: Siete nuovi al Manzoni, vero? Da che scuola venite? Berchet si direbbe, dalle facce un po' smorte. Luciano: Diciamo da più lontano. Esattamente, cos'é questo Collettivo? Tommaso: Semplice : il Collettivo é il principale, nonché unico, organo politico del Manzoni. Luciano: Continua a non essermi molto chiaro. Esattamente, cosa fate? Tommaso: Mah, fondamentalmente ci si trova ogni venerdì e si discute di alcuni argomenti, a volte ci si divide, spesso ci si riconcilia, si portano avanti idee di solidarietà verso coloro che più sono colpiti dalla società, si manifesta, si protesta, e infine si torna a casa. Luciano: Si discute…solidarietà… protesta…un po' come quella setta che c'era ai miei tempi, come si chiamavano ancora … chissà se ci sono ancora…ecco, i Cristiani? Tommaso: Ecco, questo paragone forse é meglio se te lo tieni per te. Luciano: Senti, mi sembri un ragazzo sveglio : forse avrai notato alcune strane presenze che si aggirano ultimamente nella scuola. Tommaso: Ti riferisci agli esterni? Tranquillo, é tutto sotto controllo. Hanno promesso di stare 9 calmi fino alle otto di sera. Inoltre alcuni hanno persino lasciato dei soldi per entrare. Luciano: No, non mi riferivo agli esterni. Vedi, a causa di un problema…tecnico, pare che in questa scuola siamo capitati, così' per caso, alcune…anime di morti del passato? Tommaso: Vuoi dire che posso trovare Aldo Moro e scoprire finalmente la verità che sta dietro il suo sequestro e la sua morte? Luciano: Rassegnati, ci abbiamo provato in tanti, ma non lo si trova neanche negli Inferi. Io sospetto che le alte sfere abbiano qualcosa da nascondere. Ma non farmi divagare. Dicevo: voi del…Collettivo, hai detto? Ecco, voi del Collettivo sareste disposti ad aiutarci a ricacciarli da dove sono venuti? Tommaso: E in cambio cosa ne riceveremmo? Luciano: Fatemi parlare col preside e vedrete che due settimane di occupazione non ve le leva nessuno. Tommaso: Due settimane? Serate incluse? Luciano: Mezza pensione. Gli asciugamani li portate da casa. Tommaso: Affare fatto. Vado ad avvertire… Voce dall'auletta: Cari compagni, grazie di avermi scelto - contro ogni vostra consuetudine- come unico vostro capo. Vi prometto che porterò' avanti ciascuna delle mie proposte. Quanto a lungo, o Preside, abuserai della nostra pazienza? Basta con il dialogo, basta con gli accordi moderati. É venuto il momento non solo di far sentire la nostra voce, ma di fare in modo che essa sia l'unica che si potrà sentire d'ora in avanti. La vostra voce, compagni, la mia voce, sarà la voce del Manzoni. Luciano: Non credo alle mie orecchie…Se non fosse per le parole rivoluzionarie giurerei che si tratta di quel vecchio barbagianni moderato di…Cicerone. La Testata Momento Poetico rovinato da un po’ di prosa Solo una poesia 27 Gennaio, Memoria Anna Palermo IV C Silvia Baldo IV C Prigioniera nei cuori e nelle menti, impropriamente dagli uomini usata sposa del sonno e dell’amor l’amata incompresa dal vociar delle genti. O Anna, un tempo ti beavi come me all'ombra dell'amata spensieratezza irradiata dal sorriso innocente tuo, di bambina, che dava letizia agli occhi della vita. Strappata ti fu l'esistenza felice da mano umana non degna e né mai caritatevole, impose sofferenze a te e ad altri non altro se non una barbarie atroce e flagelli su anime innocenti. Mai scorderemo i tuoi occhi veder la morte e poi pensare: «Questo è l’uomo». Toglie il respir, fa cessare i lamenti, bocca di rosa dal vento baciata, dolce nota dal poeta cantata ch’ apre il tuo cuore se a volte non senti. Solo l’arte delicata che mai osa è degna al fianco tuo in questa danza. In un soffio le tue ultime parole abbandoni in questo verso di prosa lasci noi soli in questa buia stanza, speranzosi nel sorgere del sole. Idiota e intelligente? Hanno tutti e due lo stesso volto! Diego Begnozzi III C C’erano una volta due fratelli, anagraficamente gemelli ma intellettualmente molto diversi. Uno era molto idiota, l’altro molto intelligente. Vivevano in un paese governato da un re dispotico e tirannico. Un giorno decise di abolire la scuola. Il fratello intelligente se ne ebbe a male, perché amava la cultura, l’istruzione, e amava studiare, così organizzò un gruppo di studenti come lui e protestò. Il fratello idiota invece non se ne curò, e felice per tutto quell’inaspettato tempo libero andò al parco a giocare a calcio. Il re, irato per le manifestazioni di dissenso degli studenti, diede ordine al Capitano di reprimerle. Questi non si fece scrupolo di usare la violenza. Il fratello intelligente fu malmenato ogni volta che provò a portare la protesta in piazza. Dopo qualche tempo, i genitori dei gemelli decisero di trasferirsi. Il fratello intelligente, finito il liceo, decise di iscriversi a lettere classiche presso una prestigiosa università. Il fratello idiota, che non ne poteva più di studiare, decise di andare a lavorare e fu assunto come magazziniere nella filiale di una grande azienda multinazionale. All’università il fratello intelligente si trovò sotto un docente prepotente ed autoritario. Il ragazzo riuscì a fare un’importante ricerca: il barone gliela prese e la pubblicò a suo nome, ottenendo fama e riconoscimento. Il ragazzo intelligente finì l’università con ottimi voti, ma scoprì che il suo titolo di studio valeva poco o nulla: nessuno sentiva il bisogno di un filologo, mentre c’era carenza di imbianchini. Così il fratello intelligente, capace di disquisire per ore sull’eclettismo filosofico di Cicerone e capace di commuoversi per un verso di Saffo, si trovò costretto a dipingere salotti per riempirsi la pancia. Il fratello idiota era felice. Lavorava otto ore al giorno scaricando casse, e quando ci fu una serie di scioperi fu uno dei pochi crumiri. Per ricompensare la sua assoluta apatia politica, il Capo lo nominò caporeparto. Lentamente la sua idiozia, scambiata ai piani alti per fedeltà all’azienda, lo portò a diventare responsabile di magazzino e iniziò a trattare con i 10 fornitori. Un certo amico gli spiegò che bastava cambiare una virgola qui, strizzare un occhio là per intascare qualche bustarella, facendo felici i fornitori che potevano rifilare all’azienda materiali assolutamente scadenti. Comprò una grande casa, conobbe e sposò un’oca biondo platinata con più silicone che carbonio in corpo. Il fratello intelligente faceva la fame. Continuava a fare l’imbianchino, ma visto che si rifiutava di lavorare in nero perse quei clienti poco amanti delle fatture. Col tempo, i due fratelli si allontanarono. Uno andava in vacanza in esotiche località, spacciando il tutto come viaggi di lavoro, l’altro non faceva una vacanza dal liceo. Quando morirono, a breve distanza di tempo, furono sepolti nel paese natio. Il fratello idiota riposava in un imponente mausoleo, dono di un commerciante di marmi che aveva spacciato per vent’anni granito colorato per pietra pregiata. Il fratello intelligente fu sepolto sotto due spanne di terra, senza neanche una lapide per ricordarlo. La Testata Foto e continuazione del momento poetico Irene Giannotti 4I, “Baja California, Messico” Un normale giorno di sole Giulia Rocchi V C L’azzurro del cielo risplende sulla città ancora assonnata Un normale giorno di sole Piccoli batuffoli di nuvola sembrano tanti paggetti ossequiosi che fanno largo ai raggi del re un normale giorno di sole Il guizzante fiume della vita irrompe con la sua voce argentina dilaga nelle case, sulle strade, in tutta la città Un normale giorno di sole Nelle classi menti gioiose indugiano su futili pensieri che al pari di fragili farfalle spinte da un refolo di vento subito sono soffiati via Un normale giorno di sole Voci vaghe si confondono. Monotone, inutili, insopportabili L’animo che vorrebbe librarsi leggero nel vento oltre le finestre, oltre le nuvole fino a raggiungere il sole è invece pesante, troppo pesante per volare via marcisce disperato, incatenato, avviluppato in fondo all’angolo buio del cuore Invidia, sospira, affonda sempre di più Là fuori per il mondo è un normale giorno di sole… 11 Oroscopo 2011 A cura di Anna Palermo, Chiara Pozzoli e Margherita Protti Ariete “A volte si incontra il proprio destino sulla strada presa per evitarlo...” dunque se studierete verrete bocciati e se mangerete hamburger di soia vi verrà il colesterolo a 300. Si consiglia anche di avere sempre a portata di mano un pacchetto di Tuc, perché quando la fame colpisce all’improvviso è meglio mangiare quelli piuttosto che il computer nuovo regalatovi a Natale. Toro Verso agosto la vostra paranoia potrebbe aumentare, causandovi qualche problema. Lo vedete quell’americano con gli occhiali scuri e il costume che legge il giornale in modo sospetto? STA CERCANDO VOI!... E questo è un segreto: il/la vostro/a ragazzo/a vi tradisce con il/la bagnino/a . Gemelli Se siete nati tra il 1991 e il 1993, potrebbe accadervi quest’anno di dover compiere una scelta importante per il vostro futuro. Biotecnologie o benessere degli animali? Ma non preoccupatevi: grazie a Marte in congiunzione con Giove, vincerete un simpatico premio alla lotteria di fine anno: la bocciatura! Cancro Dopo una partenza con i botti (ma attenti a non perdere un arto), il vostro anno si rivelerà uno sclero continuo. Allucinazioni, palpitazioni, svenimenti, infarto, si susseguiranno senza tregua. Ma tranquilli: il mondo finisce nel 2012! Leone Per continuare col pessimismo di questo oroscopo, vi posso assicurare che nel mese del vostro compleanno verrete arruolati dalla CIA e finirete sul set di un telefilm a caso ambientato su un’isola deserta e... no non è la pubblicità dei salumi Beretta. Vergine Non credete di essere sfuggiti all’ondata di sfiga che ha investito gli altri segni zodiacali. Avrete però solo piccoli momenti no. Vi regaleranno solo cose che non vi piaceranno o che avrete già o forse un piranha. Non mangerà voi, solo un vostro parente, ma non sarà qualcosa di fatale. Bilancia Attenzione, per i nati all’inizio del segno sono in arrivo precipitazioni sparse di carattere nevoso a centro nord, soleggiato e molto umido al sud, nubi sparse su tutto il resto dell’Italia. Se volete conquistare il vostro partner indossate calze a righe con delle ranocchie: fascino assicurato e fortuna alle stelle. Scorpione Il vostro 2011 sarà ricco di sorprese: potrete trovarvi tra le mani un biglietto della lotteria vincente o una lozione per farvi crescere i capelli. La raccomandazione migliore da farvi è: vivete al meglio ogni giorno, prima di ritrovarvi con i calzini bucati. Ofiuco La Luna in Ariete trasformerà il vostro 2011 in un susseguirsi di successi, avvenimenti straordinari che cambieranno la vostra vita, potreste raggiungere il record di Tour Eiffel più alta costruita con le patatine fritte o con il geomag. Purtroppo però l’Ofiuco non esiste! Sagittario I sagittari del 1995 e del 1996 puzzano. Per gli altri il 2011 sarà l’unico anno decente fino al 2057. Rassegnatevi. La vostra mezza età sarà un disastro, verrete sottostimati sul lavoro. L’amore entrerà a tratti nella vostra vita, ma avrete una sfortuna mostruosa. Alla fine, quindi, prenderete il vizio del gioco e diventerte esperti mazzieri di black jack. Capricorno Verso febbraio vi verrà una strana mania pergli esperimenti, state tranquilli, però, farete solo espodere il laboratorio di chimica. Poi finirete in prigione ma ... no, non riuscirete ad evadere. Metteranno una limetta nella torta che vi porteranno per Natale, limerete le sbarre e, dopo essere fuggiti, finirete a fare gli eremiti barbuti (anche se siete una ragazza) sul kilimagiaro. Acquario Il vostro compleanno sarà tra gennaio e febbraio. La scuola nel 2011 comincerà a settembre (escludendo una nuova riforma Gelmini). Andrete in vacanza in un posto caldo. Se il vostro caro prozio Osvaldo è morto nel 2010, non morirà nel 2011. Se siete una femmina e il vostro nome iniza per A e finisce per A, c’è molta più probabilità che vi chiamiate Anna piuttosto che Anassimandra. In ogni caso sopravviverete. Pesci I nati sotto il segno dei pesci avranno un 2011 in cui potranno riparare i danni dell’anno passato. Meritate un’altra vita e anche voi lo sapete benissimo; totalmente inutile vivere di passato, lo sanno tutti che è meglio la cotoletta. Rivedete i vostri piani, ma attezione, un’unghia incarnita potrebbe guastare i vostri progetti