Luciano Bonaparte, il fratello ribello di Napoleone

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Luciano Bonaparte, il fratello ribello di Napoleone
«THE BONAPARTES»
I FRATELLI DELL’IMPERATORE \ 2
Luciano
il ribelle nobile
Fu l’artefice del colpo di Stato che portò Napoleone al potere
assoluto. Eppure era nell’animo un rivoluzionario amante
della libertà: della propria e di quella del popolo.
Per rivendicare il suo diritto ad amare rifiutò i matrimoni
dinastici che l’Imperatore avrebbe voluto imporgli e – divenuto
feudatario pontificio – si ritirò a Canino a fare l’archeologo
e l’astronomo. Ma durante i Cento Giorni non abbandonò
il fratello, mostrando una grandezza d’animo fuori dal comune
C
di Armando Russo
astello di Saint-Cloud, a poca distanza da Parigi, 9 novembre 1799. Il
Consiglio degli Anziani, insieme con
una parte del Consiglio dei Cinquecento, ha ratificato l’insediamento
di un Consolato composto da Napoleone Bonaparte, Emmanuel Sieyés
e Pierre Roger-Ducos. Gli ultimi due
sono solo comparse: tempo due mesi e il primo – appena
trentenne – diverrà Premier Consul, vale a dire padrone
assoluto della Francia. Cosa è accaduto? Semplicemente
un colpo di Stato che ha mandato in soffitta il «cittadino» e la «cittadina» per lasciare il posto ai riesumati monsieur e madame prerivoluzionari. Il golpe che ha portato
al potere Bonaparte è stato organizzato malissimo, ma è
perfettamente riuscito. Non certo per merito di Napoleone,
i cui sproloqui e tentennamenti per poco non facevano fallire tutto. Nel Consiglio dei Cinquecento qualcuno aveva
già cominciato a gridare «Abbasso la dittatura! Morte ai
tiranni!». Bianco come un cencio, Napoleone si era impappinato, aveva pronunciato frasi ridicole («Ricordatevi che
io procedo accompagnato dal dio della Vittoria e dal dio
della Fortuna!»), gli avevano messo addirittura le mani
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Luciano Bonaparte in un ritratto
di François-Xavier Fabre
Il generale Bonaparte al Consiglio dei Cinquecento a Saint
Cloud il 10 novembre 1799 di François Bouchot (1840).
Nella realtà il futuro Imperatore ebbe un contegno molto
meno flemmatico che nella finzione della tela
Aprile 2010
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