Continua.... - Parrocchia Don Bosco
Transcript
Continua.... - Parrocchia Don Bosco
VIE CHE CONDUCONO A DIO Indifferenza religiosa “Nel passato, in Occidente, in una società ritenuta cristiana, la fede era l’ambiente in cui si muoveva; il riferimento e l’adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana. Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulità. Nel nostro mondo, la situazione è cambiata e sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede. Il beato Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Fides et ratio, sottolineava come la fede sia messa alla prova anche nell’epoca contemporanea, attraversata da forme sottili e capziose di ateismo teorico e pratico (cfr nn. 46-47). (Benedetto XVI : 07-12-2012) In Europa l’indifferenza in fatto di religione ha radici ideologiche che affondano nella guerra dei trent’anni del 1600 (1618-1648 ) combattuta tra nazioni cattoliche e protestanti, che ha fatto passare la religione come fomentatrice di guerre. Ma la vera causa della situazione attuale sta nella lotta ingaggiata da secoli contro la religione e contro Dio, prima dal razionalismo che ha messo tutto entro i confini della sola ragione, quindi dall’Illuminismo che ha sferrato un attacco frontale alla religione cristiana presentandola come inutile per la vita morale e come “dannosa e malefica”. che ognuno ha la sua verità. Dall’Illuminismo in poi, la critica alla religione si è intensificata; la storia è stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei, nei quali Dio era considerato una mera proiezione dell’animo umano, un’illusione e il prodotto di una società già falsata da tante alienazioni. Il secolo scorso poi ha conosciuto un forte processo di secolarismo, all’insegna dell’autonomia assoluta dell’uomo, considerato come misura e artefice della realtà, ma impoverito del suo essere creatura «a immagine e somiglianza di Dio». Nei nostri tempi si è verificato un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c’è infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, «pratico», nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l’esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili. Spesso, allora, si crede in Dio in modo superficiale, e si vive «come se Dio non esistesse» (etsi Deus non daretur). Alla fine, però, questo modo di vivere risulta ancora più distruttivo, perché porta all’indifferenza verso la fede e verso la questione di Dio. In realtà, l’uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale. Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli. Le tentazioni che Gesù ha affrontato nel deserto prima della sua missione pubblica, rappresentano bene quegli «idoli» che affascinano l’uomo, quando non va oltre se stesso. Se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri. Non è tramontato ciò che la saggezza antica evoca con il mito di Prometeo: l’uomo pensa di poter diventare egli stesso «dio», padrone della vita e della morte. (Benedetto XVI : 07-12-2012) Segni che conducono a Dio Di fronte a questo quadro, la Chiesa, fedele al mandato di Cristo, non cessa mai di affermare la verità sull’uomo e sul suo destino. Il Concilio Vaticano II afferma sinteticamente così: «La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore» (Cost. Gaudium et spes, 19). Quali risposte, allora è chiamata a dare la fede, con «dolcezza e rispetto», all’ateismo, allo scetticismo, all’indifferenza verso la dimensione verticale, affinché l’uomo del nostro tempo possa continuare ad interrogarsi sull'esistenza di Dio e a percorrere le vie che conducono a Lui? (Benedetto XVI : 07-12-2012) “Ci sono delle vie che possono aprire il cuore dell’uomo alla conoscenza di Dio, ci sono dei segni che conducono verso Dio. Certo, spesso rischiamo di essere abbagliati dai luccichii della mondanità, che ci rendono meno capaci di percorrere tali vie o di leggere tali segni. Dio, però, non si stanca di cercarci, è fedele all’uomo che ha creato e redento, rimane vicino alla nostra vita, perché ci ama. E’ questa una certezza che ci deve accompagnare ogni giorno, anche se certe mentalità diffuse rendono più difficile alla Chiesa e al cristiano comunicare la gioia del Vangelo ad ogni creatura e condurre tutti all’incontro con Gesù, unico Salvatore del mondo. (Benedetto XVI : 07-12-2012) “Le vie che possono condurci a Dio sono molteplici e spesso imprevedibili: si inseriscono infatti nella situazione e nell’esperienza divina di ciascuno di noi. Anzi variano, in concreto, nella misura in cui è diverso, personale e “unico” il rapporto che uno ha o può avere con Dio: da un punto di vista credente, non si tratta soltanto di un nostro rapporto, o non rapporto, con Dio, ma anche e anzitutto dal rapporto che Dio stesso instaura con ciascuno di noi. Possiamo individuare tuttavia, in prima approssimazione, una distinzione fondamentale: quella tra le vie che si presentano come una nostra ricerca di Dio, via “dal basso” , da noi a Dio e le vie che rimandano invece ad un’iniziativa di Dio , che viene in cerca di noi e manifesta ( o “rivela”) se stesso a noi, vie “dall’altro”, da Dio a noi…. Propriamente parlando, anche le “via dal basso” in realtà non sono esclusivamente “dal basso”. Partono infatti da noi stessi e dal mondo per risalire a Dio, ma possono farlo soltanto se Dio è la fonte dell’esistenza nostra e del mondo. Perciò noi stessi e il mondo già rappresentiamo, per così’ dire, una grade manifestazione di Dio a noi, quella che la teologia chiama “la rivelazione attraverso la creazione”, che viene portata a superiore compimento attraverso l’ulteriore iniziativa di Dio che. intervenendo nella storia della nostra salvezza, manifesta e rivela il proprio volto a noi. In ogni caso, nella cultura a cui apparteniamo e nella teologia e nella teologia che l’ha fatta crescere, la distinzione tra le “vie dal basso” , da noi a Dio , e le vie dall’alto, da Dio a noi, rimane fondamentale per affrontare senza confusioni ed equivoci la questione dell’esistenza di Dio” ( Camillo Ruini - Intervista su Dio - Mondadori 2012 - pagine 92-94 ). Alcune vie Domande di senso Da sempre gli uomini si interrogano circa la loro origine e il loro futuro, la vita e la morte, il bene e il male, le felicità e il dolore, il mistero profondo delle realtà. Alle domande di senso nessuno ha potuto sfuggire, né il filosofo, né l’uomo comune. Esse meritano la più attenta riflessione. Sarebbe stoltezza trascurale per superficialità. Chi le evita fugge da se stesso. Chi dice: "Non c'è niente dopo la morte", sa di non avere alcuna prova e forse avverte un'angoscia inconfessata. Una vera risposta alle domande di senso non viene ne dalle opinioni ne dai comportamenti che si fermano alla sola esperienza umana. Non viene dal prodigioso sviluppo delle scienze e della tecnica, che, secondo alcuni, dovrebbe spiegare tutti i misteri e venire incontro a tutte esigenze. Il progresso è attraversato da inquietudini e contraddizioni. Ogni conquista si rivela precaria; ogni soluzione pone nuovi problemi; l'ebbrezza del potere rischia di finire nell' autodistruzione. E' spontaneo domandarsi: ha un senso l'impresa storica del genere umano? Ha senso l'impegno dell'uomo sulla terra? Quale è il suo obiettivo? Non svanirà nel nulla come un'immensa illusione? Non viene dal relativismo imperante nella nostra cultura, che non ammette nessuna verità e genera indifferenza, edonismo, attivismo, che non sono una soluzione ma solo evasione irresponsabile. Non viene nemmeno dalle storie personali, che le persone organizzano contando solo sulle proprie forze, senza riferimenti alti e prospettive di perennità. Ciascuna di queste vite è illuminata da speranze positive, come lo stupore davanti alla verità e alla bellezza, la gioia di essere amati e di amare, il piacere del gioco, dell'arte, del lavoro riuscito. Ciascuna è offuscata da esperienze negative: dolore e miseria, agonismo è ingiustizia, errore, isolamento, paura. Il non senso sembra prevalere, perché i mali sono avvertiti più intensamente dei beni. E alla fine di tutto c'è la morte, in faccia alla quale "l'enigma della condizione umana diventa sommo". Qualcuno ha detto che la morte non conta, perché quando noi ci siamo lei non c'è ancora, e quando c'è lei non ci siamo noi. Nessuna persona saggia può consolarsi con simili considerazioni. "L'istinto del cuore fa giudicare bene quando aborrisce e respinge l'idea della totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile com'è alla sola materia, insorge contro la morte" ( GS 18 ). Una prima risposta viene invece dalla stessa capacità di porre domande e di cercare, che ha preso forma in tradizioni familiari e culturali, itinerari personali sotto la guida di maestri, in sistemi filosofici. Questa capacità ha portato a cercare la risposta alle domande di senso in un fondamento originario ed in una meta ultima. Gli uomini, che per natura hanno sempre cercato la verità non si sono fermati alle verità parziale, ma hanno teso alla verità assoluta, che si può raggiungere solo ammettendo l'esistenza di un Essere superiore. E sono giunti a riconoscere, oltre le cose visibili, una potenza arcana, o una potenza suprema benevola, e spesso Dio. L'esigenza insopprimibile di significato ha introdotto nell'esperienza religiosa e si è configurata come apertura al mistero di Dio e insieme al mistero futuro, oltre l'orizzonte dello spazio e del tempo dei fenomeni studiati dalla scienza e si è espressa nell'adesione ad una dottrina, a una pratica di culto, ad una legge morale, all'interno di una comunità, in numerose religioni. Il desiderio di Dio “L’uomo porta in sé un misterioso desiderio di Dio. In modo molto significativo, il Catechismo della Chiesa Cattolica si apre proprio con la seguente considerazione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (n. 27). Una tale affermazione, che anche oggi in molti contesti culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una provocazione nell’ambito della cultura occidentale secolarizzata. Molti nostri contemporanei potrebbero infatti obiettare di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio. Per larghi settori della società Egli non è più l’atteso, il desiderato, quanto piuttosto una realtà che lascia indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo sforzo di pronunciarsi. In realtà, quello che abbiamo definito come «desiderio di Dio» non è del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo. Il desiderio umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt’altro che spirituali, e tuttavia si trova di fronte all’interrogativo su che cosa sia davvero «il» bene, e quindi a confrontarsi con qualcosa che è altro da sé, che l’uomo non può costruire, ma è chiamato a riconoscere. Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?.......Non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione. Anche quando esso si inoltra su cammini sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono della sua grazia, non fa mancare mai il suo aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di purificazione e di guarigione del desiderio. Siamo pellegrini verso la patria celeste, verso quel bene pieno, eterno, che nulla ci potrà più strappare. Non si tratta, dunque, di soffocare il desiderio che è nel cuore dell’uomo, ma di liberarlo, affinché possa raggiungere la sua vera altezza. Quando nel desiderio si apre la finestra verso Dio, questo è già segno della presenza della fede nell’animo, fede che è una grazia di Dio. Sempre sant’Agostino affermava: «Con l’attesa, Dio allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capace» (Commento alla Prima lettera di Giovanni, 4,6: PL 35, 2009). (Benedetto XVI : 07-12-2012) Il mondo La creazione è una straordinaria manifestazione di Dio. Dice un salmo “ I cieli narrano la gloria di Dio” ( Sl 19,2) e S. Paolo afferma “ dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute” ( Rm 1, 20). “Sant’Agostino, che nella sua vita ha cercato lungamente la Verità ed è stato afferrato dalla Verità, ha una bellissima e celebre pagina, in cui afferma così: «Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo…, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora queste creature così belle, ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è la bellezza in modo immutabile?» (Sermo 241, 2: PL 38, 1134). Penso che dobbiamo recuperare e far recuperare all’uomo d’oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c’è un’intelligenza creatrice. Albert Einstein disse che nelle leggi della natura «si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante» (Il Mondo come lo vedo io, Roma 2005). Una prima via, quindi, che conduce alla scoperta di Dio è il contemplare con occhi attenti la creazione. (Benedetto XVI : 14-12-2012) La bellezza, la varietà, l’ordine mirabile delle cose, la complessità delle strutture viventi, il mistero della persona umana, intelligente e libera, che torna a sbocciare in ogni bambino che nasce, il semplice fatto che la natura sia intelligibile alla nostra mente: tutto rinvia a una Intelligenza creatrice. Sostiene le cause naturali, non interferisce, non si pone accanto, come se fosse una di esse, magari la più potente. Si colloca a un livello diverso, trascendente e immanente nello stesso tempo. Il limite e la precarietà delle cose, il loro iniziare, mutare e finire, il fatto che esistono e possono non esistere, tutto indica che il mondo non è autosufficiente e in definitiva riceve esistenza e vita da un Altro. L’uomo “Sant’Agostino ha una celebre frase in cui dice che Dio è più intimo a me di quanto lo sia io a me stesso (cfr Confessioni III, 6, 11). Da qui egli formula l’invito: «Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità» (De vera religione, 39, 72). Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma così: «Con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga sull’esistenza di Dio» (n. 33). (Benedetto XVI : 14-12-2012) Lo spirito umano Si può risalire a Dio non solo a partire dal mondo, ma anche dallo spirito umano. È facile rendersi conto che siamo limitati nel conoscere e nel volere: non possediamo la verità intera né la felicità completa; non conosciamo in pieno neanche un filo d’erba e non riusciamo ad allungare la vita di «un’ora sola». (Lc 12,25 ) Nell’universo siamo un granello di polvere, ma dotato di pensiero e di volontà, aperto al mistero infinito. Siamo una minuscola goccia, in cui però si riflette il cielo. Dio ci ha creati capaci di ricevere la sua comunicazione e ora ci offre «nelle cose create una perenne testimonianza di sé». Ci parla senza fare rumore, con il suo stesso operare. Per udire Dio non basta essere intelligenti; bisogna avere il cuore ben disposto. un atteggiamento umile e rispettoso di meraviglia, fiducia e accoglienza. Secondo la fede della Chiesa, fondata sulla Bibbia, la ragione umana, attraverso la mediazione delle cose create, può conoscere con certezza Dio, principio primo e fine ultimo di tutta la realtà. La riflessione razionale è valida in se stessa, ma il suo sviluppo è favorito dalle buone disposizioni morali. La conoscenza che si ottiene è vera, ma indiretta e limitata. Confidando nelle possibilità della ragione riguardo a Dio, la Chiesa respinge la tendenza all’agnosticismo, presente nella cultura contemporanea. Rimane però ben consapevole dei limiti umani, non solo etici, ma anche propriamente conoscitivi. Dio «abita una luce inaccessibile» (1Timoteo 6,16). La ragione umana attinge Dio in maniera indiretta e inadeguata; non lo comprende, lo addita soltanto; lo conosce precisamente come mistero. I nostri concetti non sono mai idonei per indicare Dio. Possiamo conoscerlo indirettamente e limitatamente. Il discorso teologico rimane in ogni caso un balbettare al limite del silenzio, un preludio all’adorazione. “Dio principio e fine di tutte le cose può essere conosciuto con certezza col nume naturale dell’umana ragione a partire dalle cose create”. E’ un’affermazione della Chiesa, che trova riscontro ella storia umana. Per chi è ben disposto, l’eterna Potenza invisibile si lascia quasi intravedere attraverso il panorama della creazione. Purtroppo gli uomini, nella loro superbia, si chiudono davanti al mistero di Dio, si lasciano trascinare da passioni vergognose, precipitano nella corruzione morale. Ma per il fatto di essere aperto a Dio attraverso le creature, l’uomo spontaneamente sente il desiderio esplicito di conoscerlo direttamente in se stesso, e la ricerca di Dio procede con molte incertezze e deviazioni. ( Vedi: “Verità vi farà liberi” pagine 27-32 ) La Rivelazione Per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenze a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della Rivelazione divina. Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo , e lo Spirito Santo. (CCC 50). Per raggiungere la pienezza della verità è necessaria la rivelazione. Per rivelazione s’intende una speciale iniziativa di Dio, che liberamente esce dal silenzio e apre un dialogo esplicito e diretto con l’uomo. Nella sua intima vita personale Egli non può essere conosciuto per via di intuizione o riflessione umana, ma solo per sua libera iniziativa. Perciò, in un momento della storia, “per il suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé”; pur rimanendo invisibile, parla e si dona attraverso «eventi e parole intimamente connessi tra loro» e complementari, cioè attraverso una storia. Il Mistero infinito ci ha rivolto la parola attraverso uomini da lui scelti e addirittura ci è venuto incontro personalmente, con il nome e il volto di un uomo, Gesù di Nàzaret, e ci ha chiamati a vivere insieme con lui per l'eternità. ... La conoscenza razionale di Dio dispone ad accogliere una eventuale rivelazione di lui nella storia. L'audacia inaudita della fede cristiana consiste nell'affermare che Dio si è fatto uomo, per innalzare l'uomo fino a Dio. nella comunione immediata con lui. Un testo della Bibbia sintetizza i molti aspetti della rivelazione: "Dio che nel mondo antico ha parlato molte volte e in molte maniere ai padri nei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi nel Figlio, Dio ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha creato l'universo.. che è lo specchio della sua gloria e l'impronta della sua sostanza". ( Eb 1, 1-3 ). La rivelazione di Dio non è solo una parola da ascoltare, ma la persona del Figlio da accogliere. Nella rivelazione è protagonista lo Spirito Santo, che ha fatto agire e parlare alcuni uomini per conto di Dio e che ha fatto udire la voce del Padre fino alla rivelazione finale del Figlio. E' lo Spirito che ha consegnato tutto ciò nei libri sacri, destinati a raggiungere tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi e ha ispirato i loro autori. Ed è sempre lo Spirito Santo, che guida la Chiesa nella retta interpretazione della Scrittura e illumina coloro che vogliono comprendere rettamente i libri sacri, muove il loro cuore e lo rivolge a Dio, apre gli occhi della loro mente e da dolcezza nel credere e nel consentire alla verità. La rivelazione avviene in quella piccola regione, che è la terra d’Israele, un ambiente umile, in conformità allo stile di Dio, ma in una posizione ideale per la diffusione del suo messaggio. In questa storia si distinguono due fasi: una di preparazione e l’altra di compimento. Ne è destinatario il popolo d’Israele: nella sua storia, nella parola e nella vita dei profeti, con una rivelazione progressiva. La rivelazione di Dio fin dall’inizio era orientata verso una meta. Giunge a compimento in Gesù di Nàzaret: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). «Gesù visse in Palestina al tempo degli imperatori romani Augusto e Tiberio. «Passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui... Lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse... a testimoni prescelti» (At 10,38-41). Gesù, «appartenente alla stirpe di David, figlio di Maria, realmente que, realmente fu perseguitato sotto Ponzio Pilato, realmente fu crocifisso e morì alla presenza del cielo, della terra e degli inferi, realmente risuscitò dai morti». In lui Dio comunica personalmente se stesso; manifesta il suo disegno di salvezza verso tutto il genere umano; ci induce a riconoscere che «Dio è amore» (1Gv 4,16). Gesù di Nàzaret è la Parola eterna di Dio fatta carne, la sua rivelazione storica perfetta e insuperabile Pellegrinaggio verso Dio L’uomo per sua intima costituzione è aperto a Dio e chiamato alla comunione con lui. Talora dimentica o rifiuta il Signore, per ignoranza, indifferenza, pregiudizi, scandali, peccati, ma fondamentalmente cerca Dio. I misteri del cosmo, della presenza dell’uomo sulla terra, del significato della vita, del dolore della morte, del dopo morte hanno sempre spinto l’umanità a tendere verso qualcosa, verso qualcuno, posto al di là della realtà visibile, che dia risposte ai tanti enigmi e senso all’esistenza. Così la storia degli uomini procede come un immenso pellegrinaggio verso il santuario di un possibile incontro con Dio, come ci attestano le religioni che sono sempre esistite. La filosofia La questione di Dio è sempre stata una fra le prime e più importanti che riguardano la vita dell'uomo. Per questo è divenuta una delle questioni fondamentali del pensiero fìlosofico. La filosofìa occidentale inizia con la domanda sul fondamento originario del Tutto, fondamento che viene riconosciuto come Dio o come il Divino. La metafisica classica approda con Dio all'elemento primo e supremo che nel pensiero della tarda antichità è considerato come l'Uno originario. Soltanto la metafisica classica compie una simile operazione. Il pensiero cristiano, infatti, è sì guidato dalle sue origini fino al medioevo dall'idea di Dio, ma non esclusivamente dalla questione filosofica di Dio, bensì dalla fede teologica in Dio che esso intende giustificare razionalmente e sviluppare. Anche i più grandi pensatori della modernità hanno riconosciuto alla loro maniera Dio, facendone addirittura il fondamento e il contenuto principale della loro filosofia. Una rottura con questa tradizione ha luogo soltanto, a seguito dell'illuminismo, con il positivismo, il materialismo e tutte le altre forme di ateismo. Oggigiorno non esiste più, di fatto, un ateismo che da di se stesso una fondazione teoretica e filosofica; esso, però, continua ad agire nell'ateismo pratico del nostro tempo, del mondo moderno, dove "si" vive e "si" pensa "come se" Dio non ci fosse, (E Coreth – Dio nel pensiero filosofico – Queriniana - pag. 9) Il fenomeno religioso “La fede in Dio non proviene dalla filosofia, ma dalla religione che è di gran lunga antecedente al pensiero filosofico, pur risvegliandolo ed esigendolo. La religione è un fenomeno che appartiene a tutti gli uomini ed è specifico dell’umanità. Non è esistita e non esiste una cultura senza religione e quest’ultima è sempre un elemento spirituale che determina e plasma ogni cultura; la religione è pertanto qualcosa che appartiene esclusivamente all’uomo e deve derivare dall’essenza dell’uomo e rilevare qualcosa della sua essenza ( E Coreth: Dio nel pensiero m filosofico- Queriniana ). La religione ha sempre costituito un elemento fondamentale della cultura dei popoli. Dice Plutarco: “ Se tu andassi in giro per il mondo, potresti trovare città prive di mura….ma nessuno vide né vedrà mai una città senza templi e senza divinità” ”. Il fatto religioso è così radicale ed universale che non può essere casuale ma rivela che l’uomo è spontaneamente religioso, che riconosce oltre le cose visibile una potenza arcana, a volte anzi una divinità suprema, benevola. Le varie religioni passate e attuali ci presentano le riflessioni degli uomini religiosi, che leggono il visibile e l’invisibile e i rapporti esistenti tra loro e trovano spiegazioni ai problemi dell’esistenza. La “potenza nascosta” è variamente rappresentata: energia e ordine impersonale, moltitudine di dei e di spiriti, essere supremo. Il rapporto che l’uomo instaura con la potenza nascosta è o di dominio e di cattura (atteggiamento magico) o di sottomissione, e, comunque la si consideri, non è solo individuale, ma comunitario e si esprime con accettazione di una dottrina e di insegnamenti morali, riti, culto pubblico. . Nessuno può pretendere di capire l’umanità se ignora le sue fedi. Se si vogliono conoscere gli uomini e la loro storia, non si può fare a meno di conoscere la religione nella varie forme che ha assunto presso i popoli. Certamente non tutte le risposte sono equivalenti o concordano in pieno sui punti fondamentali, ma sono le risposte che hanno dato possibilità a milioni di uomini di vivere, di agire, di accettare la sofferenza e la morte, di realizzare la loro esistenza. Meritano quindi conoscenza, stima e rispetto. “La religione, di volta in volta ingenua, nobile, rozza o raffinata, crudele o soffusa di un’atmosfera di dolcezza e di amore, che conferma il mondo o lo nega, introversa o universalistica e missionaria, ha permeato la vita dell’uomo sin dai suoi oscuri primordi” (Niniam Smart). Le religioni, i culti, i movimenti religiosi, le sette, che sono la prova della costante ricerca di Dio da parte dell’uomo sono sempre stati numerosi. Attualmente sono molte migliaia e ad essi aderiscono quasi tutti gli uomini e donne del nostro pianeta. Le grandi religioni (Cristianesimo, Islam, Induismo, Buddismo, Universismo cinese ), hanno centinaia di milioni di aderenti ognuna, il Cristianesimo due miliardi e duecento milioni, l’Islamismo un miliardo e trecento milioni, l’Induismo oltre ottocento milioni, il Buddhismo circa quattrocento milioni, l’Universismo cinese oltre quattrocento milioni e le religioni e minori ( ebraismo, religione dei sikh, giainismo, parsismo, sette, movimenti) circa centocinquanta milioni di seguaci. E quasi tutte le religioni hanno i loro libri sacri, dove sono codificati gli elementi della religione stessa. Molti sono i libri cui si riferisce l’Induismo. Si possono dividere in due categorie. Alla prima (Shruti = testi uditi ), appartengono i Veda ( libri della conoscenza ) e le Upanishad (testi delle sedute, attorno al maestro) . Della seconda ( Smriti = testi appresi) fanno parte molti libri, tra i quali si possono indicare il Brahma-sutra, detto anche Vedanta-sutra, che è il testo base delle Scuole vedantiche e le due epiche Ramayana e Malabharata che trattano di due incarnazioni di Vishnù, rispettivamente Rama e Krishna; il sesto libro del Malabharata, il Bhagavad-Gita è considerato opera a parte. Esiste una terza raccolta di testi detti Purana ( antichità ), tra i quali è noto in particolare il Bhagavata-Purana. Il Buddismo ha innumerevoli libri sacri, tanto che si dice che nessuno li ha mai letti tutti. Da citare è soprattutto il Tipitaka, con tre raccolte: Vinayapitaka ( = canestro della disciplina monastica), Suttapitaka (= canestro dei discorsi dottrinali), Abhidammapitaka (= canestro della dogmatica ). Il Confucianesimo fa riferimento alla raccolta dei cinque classici “Wu ching”, che sono : yiching ( = libro delle mutazioni), Shih-ching ( libro delle odi), Su-ching (=libro dei documenti), Li-chi (= memorie e riti ), Ch’ch’in ( =primavera e autunno) , e alla raccolta dei quattro libri “Ss-shu”, che sono Lung-yu ( = dialoghi), Tu-hsueg (= grande dottrina), Chung-yung (=invariabile centro), Mengtsu-shu (libro di Mencio). Il libro sacro del Taoismo è il Tao-te-ching ( del vivere nascosto, dell’inazione), dello Shintoismo è il Koijhi, del Parsismo è l’Avesta (= tradizione), del Giainismo è il Siddantha ( = codice della liberaione), della religione dei Sikh è l’Adi Granth………. L’Islam può esser definito “la religione del libro” . Il suo testo sacro è il Corano (recitazione) composto di 114 sure; per gli Islamici gode di autorità divina, contiene il principio di ogni verità e niente lo può contraddire . L’Islam conosce anche la Sunna, che appare come la maniera eccellente secondo la quale la comunità musulmana ha messo in pratica il Corano. L’Ebraismo ha una raccolta di 39 libri, detti Tanak, che è la Bibbia ebraica. Tanak indica i tre gruppi di libri: TA=Thorah (= legge), che corrisponde al Pentateuco. NA=Nabiin (=profeti) che corrisponde ai libri storici e profetici, K=Ketubin (=scritti) che corrisponde ai libri sapienziali. Il Cristianesimo ha come testo sacro la Bibbia, composta dall’Antico e dal Nuovo Testamento, che è un insieme di 73 libri. Una religione non vale l’altra Tutti credono che la loro religione sia la vera e pensano di avere Dio dalla loro parte. Davanti a questo pluralismo di religioni, di dottrine, di culti è difficile capirci qualcosa. Il rischio è di giungere ala conclusione affrettate: “ una religione vale l’altra”. Ma questa non è un’asserzione esatta , anche se un’opinione oggi abbastanza diffusa, e talora anche grandi pensatori la sostengono. Gandhi, per esempio, diceva “ Le religioni non sono che le diverse incarnazioni dell’unica Verità. Non c’è che un albero ma con tanti rami… Credo alla Bibbia, come credo alla Gita, il grande libro sacro induista. Considero le altre professioni di fede altrettanto vere”. L’asserzione di Gandhi si comprende nel contesto dell’induismo che ritiene tutte le religioni simili, perché le considera tutte imperfette. Ma con tutto il rispetto per le varie religioni e per le opinioni, è evidente che non si farebbe un servizio alla verità, minimizzando le differenze, sorvolando su evidenti errori, o asserendo che tutte le religioni sono imperfette. Sarebbe un atteggiamento di qualunquismo e di relativismo religioso. Tutte le religioni hanno elementi di verità, e tra di esse è necessario il dialogo. La Chiesa desidera e incoraggia il dialogo interreligioso con le varie religioni esistenti, sottolineando le cose che uniscono, senza dimenticare le cose che dividono. Con gli Ebrei abbiamo in comune la rivelazione dell’Antico Testamento, con i Musulmani la fede nell’unico Dio, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale, con le altre religioni la comune origine del genere umano. La Chiesa riconosce nelle religioni la ricerca ancora nelle ombre e nelle immagini, di un Dio ignoto, ma vicino e … considera tutto ciò che di buono e di vero si trova nelle religioni come preparazione al Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. ( CCC 843 ). Ed è importante conoscere a fondo le religioni, vedere le uguaglianze e le diversità, evidenziare le verità, non nascondere gli errori. Sarebbe perciò utile studiare i libri sacri delle varie religioni per conoscerne l’origine, la composizione, il valore, l’autorevolezza. Un tale studio però può essere opera solo di specialisti e non può esser fatto da tutti. La Bibbia Una strada più praticabile è quella di prendere in considerazione la Bibbia, che contiene i libri sacri del Giudaismo e del Cristianesimo, vedere se tutto in essa è all’insegna della verità, e privo di errori. Questa ricerca è grandemente facilitata perché la Bibbia non è soltanto il “libro” più stampato e più letto, ma anche quello che in duemila anni è stato minuziosamente studiato fin nei minimi particolari, sia da credenti che da non credenti. Uno studio serio della Bibbia farà vedere con chiarezza che le verità in essa contenute sono rivelate da Dio e che nessuna religione può reggere il confronto col Cristianesimo, che ad essa s’ispira. Studiando e meditando la Scrittura si arriva alla conclusione che in essa c’è la verità su Dio e che la via maestra per giungere a lui è proprio la rivelazione giudaico-cristiana. Gli scritti sacri rappresentano un fenomeno assai diffuso nelle religioni. Ma la Bibbia ha caratteristiche particolari che la distinguono da tutti gli altri libri sacri. Ciò che contraddistingue la Bibbia è la singolarità della Parola divina che vi è contenuta Unità interiore della Bibbia Ad un primo sguardo, la Bibbia può sembrare un libro come tutti gli altri, ma è una biblioteca, una raccolta di libri diversi per epoca, generi letterari, autori. Ognuno dei 73 libri di questa biblioteca ha una sua storia e una propria individualità. Non si tratta però di una serie di volumi di tempi, autori, generi diversi accostati insieme, ma di una moltitudine di libri uniti insieme da una profonda unità interiore, entro certi limiti, constatabile. La Bibbia è portavoce di un movimento religioso fondamentalmente unitario. riferisce avvenimenti ed esperienze molto diverse fra loro, ma sa anche collegarli in una profonda unità; vede tutta la storia come storia dell’alleanza di Dio con l’uomo, protesa verso una meta ultima. In definitiva , “tutta la Scrittura è un libro solo e questo libro è Cristo”. Incontro privilegiato La critica storico-letteraria è concorde sul fatto che questi scritti sono il risultato della storia singolare, attraverso la quale si è sviluppato in Israele un particolare incontro con Dio, di cui il popolo ha avuto coscienza. . All’origine sta la convinzione che Dio è entrato in contatto col popolo in vista di un dialogo destinato ad allargarsi all’umanità intera. Prima c’è il dialogo di Dio con i Patriarchi, poi con personalità carismatiche come Mosè, i Profeti, i saggi che interpretano la Parola di Dio e la trasmettono al popolo. Sempre sulla base del dialogo con Dio, si sviluppa la legislazione, che abbraccia ogni aspetto della vita, il culto che celebra la storia della salvezza, la riflessione sapienziale, che elabora le risposte ai problemi dell’esistenza. Prima c’è stata l’esperienza, poi sono venuti i libri storici, profetici e sapienziali. Analogo è il processo di formazione dei libri del Nuovo Testamento, dove in forma di racconto, di confessione di fede, di norma morale troviamo un unico evento, quello di Cristo, parola ultima e definitiva di Dio per tutti gli uomini, e il significato che riveste per il credente. Nate in seno alla comunità, le Scritture vivono nello spazio del popolo di Dio, che continua a cogliere la parola personale di Colui che attraverso i profeti e gli apostoli chiama ogni uomo al dialogo e alla comunione. I libri sono ispirati I libri della Bibbia sono stati scritti in tempi diversi, da autori diversi, che non si conoscevano, eppure la Bibbia ha una sua profonda unità e in essa si nota un’unica regia. Il motivo è che in fondo l’autore è unico, è lo Spirito Santo che ha ispirato tutti gli autori biblici. Dio è stato attivamente presente, attraverso il suo Spirito, in tutto il processo di formazione di questi scritti, per comunicare attraverso gli autori umani il suo messaggio di salvezza. Gli scrittori dei Vangeli hanno composto i loro libri col soffio dello Spirito e con tutto l’impegno necessario. Le radici della certezza nell’ispirazione si trovano nella fede israelitica del carisma di Mosè, dei profeti, degli autori degli scritti sapienziali, dei sacerdoti nelle loro istituzioni religiose. Si tratta di carismi non identici: Ger 18, 18 parla di istruzione del sacerdote, consiglio del saggio, parola del profeta . Tra il 400 e il 100 dopo Cristo si fa strada nel giudaismo la ferma convinzione dell’origine divina dei libri sacri. Il Nuovo Testamento cita circa 350 volte l’Antico, come per dimostrare che Gesù e gli scrittori del N.T. condividono la fede nell’origine divina e nell’autorità dei libri sacri. E introduce la categoria più tecnica dell’ispirazione. L’idea di ispirazione è affermata esplicitamente dalla seconda lettera di Pietro: «Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2Pt 1,21); e dalla seconda lettera a Timoteo: «tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (2Tm 3,/6). La Chiesa primitiva pensa di possedere lo spirito di profezia, quel carisma che era stato posseduto da Israele ( Cf At 2, 1620; 11, 27; 13, 1). Fin dall’inizio, i Padri della Chiesa accettarono la fede dell’origine divina e dell’autorità della Bibbia. Gli studiosi hanno anche tentato di dire in che cosa consiste l’ispirazione ed hanno parlato di dettatura, di Bibbia come lettera di Dio, dello scrittore sacro come strumento, o come autore strumentale. Il Concilio Vaticano I ha dichiarato che la Chiesa accetta i libri sacri non perché sono approvati dalla sua autorità, ma perché Dio ne è l’autore, attraverso l’ispirazione dello Spirito Santo . Verita Essendo parola di Dio, i libri della Bibbia ci comunicano la Verità che è Dio stesso. Dio non si rivela per rispondere ad interrogativi di storia o di scienza: la verità che comunica nella sua rivelazione ed assicura nella Sacra Scrittura è la verità che egli ci dona «per la nostra salvezza». Lette nella prospettiva della salvezza, le pagine della Bibbia sono realmente la verità della nostra vita; in questo senso in esse non c’è alcun errore. Dice sempre la Dei Verbum: “ Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito, si deve dichiarare , per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnato alle Sacre Scritture” (D.V.11 ) . “Le Sacre Scritture contengono la Parola di Dio e, perché ispirati, sono veramente parola di Dio” (D.V, 24 ). La Scrittura è parola di Dio. “Non una parola di Dio in aspetto glorioso, ma in aspetto servile, nascosta e velata, come quella Parola primordiale di Dio al mondo, che è Cristo. Tale è la Parola nel libro, nascosta e senza volto, come la Parola nella carne, che è il centro di verità nella Scrittura” . ( K.H Schelke ) S. Agostino diceva che gli autori “parlarono di Dio come poterono” e all’inizio del suo commento al Vangelo di Giovanni dice: “ Grazie all’ispirazione qualcosa poté dire: se non fosse stato ispirato, non ci avrebbe detto proprio niente. Ma benché fosse ispirato, non poté dirci tutto il mistero: disse ciò che un uomo poteva dire”. Per comprendere bene gli scritti biblici è necessario tener conto del modo di scrivere degli autori, del loro stile personale, del significato che hanno voluto dare ai loro scritti, della mentalità orientale non metafisica, del carattere delle lingue semitiche, della concezione scientifica del tempo, dell’antica concezione della storia. Si deve sapere che gli eventi vengono menzionati non per farci conoscere la storia dell’Antico Oriente, ma per rivelarci il disegno salvifico di Dio, che si è svolto in quella storia. La verità che va cercata è quindi quella della rivelazione ordinata alla nostra salvezza. Perenne attualità Gli apostoli lasciano in eredità alle successive generazioni cristiane la loro testimonianza, viva e scritta, come un sacro deposito da custodire fedelmente e rivivere in situazioni sempre nuove. La Tradizione apostolica originaria, comprendente la Sacra Scrittura, si prolunga nella Tradizione ecclesiale posteriore, con il sostegno perenne dello «Spirito di verità» (Gv 14,17), promesso da Gesù. Lo Spirito che l’ha guidata a riconoscere i libri sacri autentici e a fissarne l’elenco, il canone, la pone costantemente in atteggiamento di ascolto e di obbedienza, perché l’interpretazione sia corretta e obiettiva. Non è sempre facile discernere il genuino messaggio rivelato. A servizio di esso, il Signore ha posto il magistero del papa e dei vescovi. Con l’autorità di Cristo e la grazia speciale dello Spirito, in atteggiamento di umile ascolto e di incondizionata fedeltà, essi hanno il compito di «interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa». La Tradizione vivente della fede accoglie l’eredità apostolica, in particolare la Sacra Scrittura, come propria norma; la porta con sé attraverso i secoli, la interpreta e la vive. Con la guida dei pastori, tutti i fedeli partecipano attivamente alla trasmissione della fede. Da una generazione all’altra viene trasmessa e ricevuta l’esperienza degli apostoli, che per primi incontrarono il Signore. Solo rivivendo questa esperienza originaria si diventa cristiani. Resistenza ad ogni critica Negli ultimi secoli, ciò che pensano i credenti della S. Scrittura non è stato ammesso da vari studiosi. Nel 1700 è iniziata una meticolosa critica di tutta la Bibbia, e in particolare dei Vangeli, che ne ha minuziosamente vagliato ogni brano, ogni asserzione, ogni vocabolo . Da allora fino al secolo scorso si sono succedute in quest’opera varie scuole, (razionalistica, comparata delle religioni, escatologica, delle forme), le cui interpretazioni erano spesso inficiate da razionalismo, positivismo, ateismo, ed escludevano per principio ogni realtà soprannaturale. Il loro sforzo non ha raggiunto il risultato atteso e non è riuscito a demolire la credibilità della Bibbia. A proposito del Nuovo Testamento lo scrittore Messori dice che “ tutte le ipotesi sono state fatte, tutte le obiezioni confutate, ribadite, riconfutate all’infinito. Ogni parola del Nuovo Testamento è stata passata al vaglio mille volte; tra i testi di ogni tempo e paese questo è di gran lunga il più studiato, con incredibile accanimento. Ma questa critica anziché demolirlo ha messo in luce che essi sono rimasti essenzialmente inalterati lungo i secoli e che consentono di raggiungere l’autentica figura di Gesù, i suoi insegnamenti”. Unicità della rivelazione Che quanto è avvenuto nel popolo ebreo sia veramente la sola rivelazione fatta ad un popolo per essere trasmessa a tutti, è con chiarezza attestato e provato nella storia d’Israele e confermato dal fatto che la Bibbia non contiene errori, che le singole parti non sono in contraddizione, che tutta la Bibbia rivela una sola regia, quantunque sia stata scritta da molti autori nell’arco di mille anni, che ha come meta chiara Gesù Cristo. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua presenza, con le parole e le opere, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito nella comunità dei credenti. Si può dire che Gesù è il più grande e il più vero di tutti gli uomini, il Messia promesso, che parla a nome del Padre, agisce con autorità divina e il Padre lo approva con i miracoli e con la risurrezione e dice a tutti noi : “Ascoltatelo”. Gesù asserisce con chiarezza che la sua rivelazione è approvata da Dio, che è Figlio di Dio, che lascia la Chiesa come garante della verità del suo vangelo. E la Chiesa dichiara ispirati tutti i libri che noi abbiamo nella Bibbia Io sono la via Noi conosciamo la rivelazione perché ci è stata trasmessa dalla tradizione della Chiesa e la troviamo nella Sacra Scrittura, che è ispirata e contiene la Parola di Dio. Tutta la divina Scrittura è come un solo libro e quest’unico libro è Gesù Cristo; infatti tutta la Scrittura parla di Cristo e in Lui trova compimento. Gesù di Nazaret è al centro della rivelazione, irradia in ogni direzione la forza della verità e dell’amore, è il grande segno di Dio, il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti, è il Messia promesso, il Salvatore di ogni uomo, il Figlio di Dio («Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). ” Il mistero infinito ci ha rivolto la parola e addirittura ci è venuto incontro personalmente con il nome e con il volto di Gesù di Nazaret e ci ha chiamati a vivere insieme a Lui per l’eternità. Gesù è la via maestra per arrivare a Dio. “ Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me “ (Gv 14, 6 ). Con Cristo dobbiamo dunque entrare in contato, conoscerlo e accettarlo per giungere a Dio.