n.2 – 2016 - Rete Pediatrica Toscana
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n.2 – 2016 - Rete Pediatrica Toscana
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. n. MBPA/CN/P/0011/2016 - Periodico Trimestrale n. 2 – 2016 2 – 2016 n. In questo numero 2 Editoriale La nuova Rete Pediatrica: da un’organizzazione “in rete” a una struttura “a rete” Maria Teresa Mechi 4 10 Primo piano La Governance della Rete Pediatrica Regionale (art. 33 bis della L.R. n. 40/2005 comma 4) Teleconsulto e supporto clinico informatico in Radiologia Pediatrica Claudio Defilippi 13 Attualità Appropriatezza e Qualità: un percorso obbligato Roberto Bernardini 16 La profilassi con Vitamina D: perché, quando, come? Francesco Vierucci, Martina Gori, Sara Lunardi, Raffaele Domenici 22 In evidenza Pediatria di Famiglia e Rete Pediatrica: lavorare insieme per una risposta assistenziale appropriata in tutto il territorio regionale Valdo Flori 26 30 Professioni sanitarie La continuità ospedale/territorio dei bambini ad alta complessità clinico/assistenziale Direttore Responsabile Roberta Rezoalli Comitato Editoriale Francesca Bellini Roberto Bernardini Maurizio de Martino Salvatore De Masi (coordinatore) Raffaele Domenici Gianpaolo Donzelli Susanna Falorni Valdo Flori Francesca Maffei Patrizia Mondini Massimo Resti Flaviana Tondi, Patrizia Mondini In copertina illustrazione di Arianna Papini Nel mondo I Big Data e il loro significato per la Pediatria Si ringrazia per le immagini Dario Orlandi Kathleen McGreevy © Copyright Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Anna Meyer Onlus Redazione Roberta Rezoalli Tel. 055 5662302 - E-mail: [email protected] Edizione Pacini Editore Srl - Via Gherardesca 1 - 56121 Pisa Tel. 050 3130 11 - Fax 050 3130300 [email protected] - www.pacinimedicina.it Progetto realizzato con la Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer Stampa Pacini Editore Srl - Via Gherardesca 1 - 56121 Pisa Tel. 050 3130 11 - Fax 050 3130300 [email protected] - www.pacinimedicina.it Registrazione al Tribunale di Pisa n. 747/2016 R.N.C. - 6/16 www.retepediatrica.toscana.it Finito di stampare nel mese di settembre 2016 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl, Via A. Gherardesca 1, 56121 Pisa Tel. 050 313011 - Fax 050 3130300 www.pacinimedicina.it Editoriale La nuova Rete Pediatrica: da un’organizzazione “in rete” a una struttura “a rete” S e negli anni Novanta il problema cruciale delle organizzazioni anche sanitarie poteva essere letto come esigenza di governo della complessità interna, e ogni organizzazione poteva essere ragionevolmente intesa come un’entità “chiusa”, il problema cruciale sta oggi nella complessità allargata all’interno del sistema più ampio nel quale un’organizzazione si colloca. Le necessità di disintermediazione e di convergenza richiedono confini sempre più sottili tra organizzazione e organizzazione, tra interno ed esterno. L’adozione di modelli che prefigurano un maggiore collegamento tra diversi servizi e/o erogatori è oramai da tempo uno dei temi su cui si è concentrata l’attenzione degli esperti di organizzazioni sanitarie e dei policy maker per rispondere ai mutati contesti cui occorre dare risposta, sia per una buona qualità e sicurezza delle cure che per la compatibilità in termini economici e sociali. Nonostante una intrinseca complessità organizzativa, le reti cliniche nelle realtà nelle quali sono state introdotte, in particolare nei paesi anglosassoni, hanno dimostrato di poter fornire un apporto fondamentale in termini di efficacia gestionale, di linearità decisionale e di integrazione, tanto che il tema è da diversi anni sempre più presente nei documenti di programmazione dei sistemi sanitari per la sua strategicità. In Italia la maggior parte delle regioni ha negli ultimi anni inserito tra le proprie priorità il tema delle reti e anche in Toscana il concetto di ‘rete’ in sé non è nuovo, a questo principio si è fatto riferimento diretto negli ultimi Piani Sanitari Regionali e sono state avviate esperienze positive in alcuni settori, compreso l’ambito pediatrico. Tuttavia a fronte di questo interesse non sempre il modello delle reti ha poi realmente trovato soluzioni 2 We people | 2 - 2016 attuative tali da garantire modelli di funzionamento in grado di promuovere sinergie e integrazioni reali ed economie di know how e di diversificazione (Lega, 2001). A livello regionale era pertanto emersa la necessità di individuare formule diverse da quelle precedentemente sperimentate per affrontare in maniera decisa i problemi relativi al coordinamento di reti complesse, nella ricerca delle migliori condizioni che rendano possibile il perseguimento di una razionalità di sistema e un’offerta di sempre maggiore valore per i pazienti. La finalità primaria delle modifiche degli assetti istituzionali previste dal nuovo modello di SSR (Servizio Sanitario Regionale) della Regione Toscana è proprio l’attuazione di soluzioni che, in maniera strutturata, permettano la riconnessione e un’efficace messa in rete degli erogatori e delle competenze professionali, al fine di assicurare le necessarie sinergie e utilizzare nella maniera più efficace le potenzialità presenti. In questo contesto si inserisce la nuova rete pediatrica che, con l’introduzione di un unico livello di governo, rappresenta un grande progetto di cambiamento, con ricadute potenziali di vasta portata. I fattori chiave del modello di governance della nuova rete pediatrica, definito con la Delibera di Giunta n. 707 del 19 luglio 2016 sono essenzialmente: • la definizione di un’architettura organizzativa che supporti la rete nel dare risposte efficaci a tutti i pazienti in età pediatrica, offrendo un servizio di qualità ancora migliore di quello già di grande valore esistente e in grado di garantire e assicurare l’innovazione tecnologica, riducendo gli attuali costi di gestione grazie all’assenza di ridondanze operative, la definizione di percorsi chiari ed espliciti per i professionisti e i piccoli pazienti e le loro famiglie, l’individuazione, formalmente definita, della missione di ogni nodo della rete e l’affermazione di nuove modalità di collaborazione e interazione fra i professionisti di tutta la rete; • la realizzazione di un sistema funzionale e strutturale vero e proprio con connessioni continue tra i diversi ospedali e tra gli ospedali, la Pediatria di Famiglia e il territorio. L’architettura di sistema della nuova rete pediatrica è progettata secondo due direttrici diverse che rappresentano gli assi di integrazione necessari: • la direttrice “verticale” rappresenta la dimensione all’interno della quale vengono costruiti gli indirizzi posti a fondamento del sistema di governance per il miglioramento continuo del sistema; • la direttrice “orizzontale” nella quale si generano le reti integrate di servizi che, dando origine e custodendo percorsi diagnostici e terapeutici, rappresentano le connessioni fisiche di un sistema funzionale con connessioni strutturate tra i diversi punti della rete. Si realizza in questo modo il passaggio da un’“organizzazione in rete”, basata su una relazione funzionale tra le organizzazioni incluse nella rete orientata essenzialmente a un coordinamento tecnicoscientifico e alla condivisione di percorsi clinico assistenziali, a un “sistema a rete” (Prenestini, 2011) composto da un insieme di nodi collegati fra di loro da connessioni continue assicurate mediante una forma di collaborazione stabile e strutturata tra unità operative e/o professionisti appartenenti a diverse aziende della rete, che ha come oggetto il processo di cura del bambino, i servizi di supporto e la circolazione dei professionisti e delle competenze. Questo implica una riconfigurazione dell’offerta in termini di ridefinizione della tipologia di prestazioni, dei volumi e dei case-mix produttivi delle organizzazioni coinvolte, oltre che di coordinamento tecnico-scientifico tra i servizi che ne fanno parte. Il sistema di governo della nuova rete pediatrica regionale si sviluppa su tre ambiti che corrispondono ai tre assett da presidiare: • livello strategico; • livello tecnico organizzativo; • livello tecnico scientifico. Il livello strategico è affidato a un comitato coordinato dal Direttore Generale della AOU Meyer e composto dai direttori generali delle aziende che fanno parte della rete e i direttori della programmazione. A esso competono le funzioni di pianificazione (definizione delle linee di programmazione, assegnazione di obiettivi comuni, previsione di investimenti sui progetti condivisi e azioni di comunicazione) e di monitoraggio. Il Comitato Strategico si avvale del supporto del Comitato Tecnico Organizzativo per l’attuazione delle linee strategiche e di programmazione. è inoltre prevista una Consulta Tecnico Scientifica con il compito di promuovere la qualità e sicurezza delle attività della rete pediatrica mediante la costruzione e la condivisione dei protocolli operativi e la proposta e lo sviluppo di percorsi formativi specifici. Un ulteriore elemento chiave dell’architettura della nuova rete pediatrica è rappresentato dalle reti cliniche specialistiche, previste per alcuni ambiti a maggiore complessità organizzativa e per i quali è necessario assicurare le migliori garanzie di accessibilità e di continuità della risposta clinica. A esse compete il coordinamento dei percorsi tra erogatori diversi per assicurare una migliore garanzia di accessibilità, di omogeneità e di continuità della risposta nei confronti delle diverse richieste assistenziali. Queste reti sono focalizzate su un ruolo operativo formalizzato che supporta l’attività delle aziende che ne fanno parte, assicurando una maggiore concordanza e coerenza gestionale, un migliore accesso e uscita dai servizi nel momento giusto, un miglioramento degli esiti, una maggiore efficienza lungo il percorso. In pratica si verrà a creare una sorta di “meta-ospedale” dove i professionisti prendono in cura il malato al di là dei confini dell’azienda sanitaria o ospedaliera e dello stesso ambito ospedaliero. In prima applicazione verranno attivate la rete dell’Emergenza, la rete della Neonatologia, la rete dell’Oncoematologia e successivamente reti di patologia individuate rispetto a specifici percorsi assistenziali ad alta complessità, alto costo, alto volume per i quali si rende necessario un elevato grado di coordinamento tra le diverse tipologie di servizi. Maria Teresa Mechi Responsabile Settore Qualità dei servizi e reti cliniche, Regione Toscana We people | 2 - 2016 3 Primo piano La Governance della Rete Pediatrica Regionale (art. 33 bis della L.R. n. 40/2005 comma 4) L a rete pediatrica regionale entra nel vivo e si dota di una sua governance. è recente da parte della Regione Toscana l’approvazione della delibera che definisce il e la rete pediatrica è oggi una realtà diffusa in tutto il territorio toscano con una articolazione della rete su diversi livelli. Con la DGRT 403/2005 “Istituzione sistema di governo, coordinamento e programmazione di della rete regionale della pediatria specialistica”, la questo nuovo modello organizzativo destinato a ridefinire DGRT 784/2004 si è dato l’avvio alla costituzione i percorsi regionali dell’assistenza pediatrica, puntando di una rete integrata su varie aree della pediatria all’efficacia e all’efficienza. Di seguito pubblichiamo la specialistica, prevedendo anche lo sviluppo delle nuova organizzazione della rete pediatrica toscana (come ‘alte specialità pediatriche’, con la DGR 298/2012 si allegato alla delibera di Regione Toscana). è proceduto a riorganizzare il sistema di governance della rete pediatrica; il settore dell’emergenza e Premessa 4 della gestione del trauma in rete ha visto un forte La Regione Toscana ha da sempre dedicato grande investimento con la nascita del Trauma Center Pediatrico attenzione alle tematiche dell’area materno infantile dell’Azienda Ospedaliero Universitaria (AOU) Meyer; la We people | 2 - 2016 DGR 1017/2004, in applicazione della DGRT 570/2004, integrato con valenze “inter-aziendali”, che prevede ha individuato le funzioni di coordinamento delle una migliore distribuzione delle risorse e una maggiore malattie rare, dando il via alla rete regionale delle capacità di “attrazione” dei singoli poli della rete in malattie rare pediatriche, mentre con la DGRT 419/2015 quanto, realizzando di fatto un sistema sostanzialmente è stato istituito il Centro Regionale di Oncoematologia unitario, anche se operativamente dislocato su più sedi, pediatrica (CROP), con lo scopo di garantire cure si realizza una maggiore coesione delle strutture locali già appropriate per le patologie oncologiche pediatriche. operative e organizzate nel territorio. Nonostante l’elevata qualità complessiva dei servizi assicurati sono nel tempo emersi alcuni aspetti critici nella attuale rete La nuova rete pediatrica toscana si basa sui seguenti pediatrica principalmente inerenti al coordinamento tra i principi: diversi livelli di erogazione, cui possono attribuirsi problemi 1. Garantire un approccio integrato ai percorsi pediatrici legati alla percezione dell’equità di accesso ai diversi livelli di nelle singole realtà territoriali: complessità di offerta. a. facilitare il corretto accesso ai percorsi nelle singole Questa situazione rende più complicato il governo complessivo delle diverse tipologie di risposta con strutture che compongono la rete; b. attuare modalità di approccio clinico integrato alla ricadute sul corretto utilizzo delle risorse, in particolare patologia pediatrica con la definizione di percorsi determinando un sovra-utilizzo delle strutture a maggiore interspecialistici ospedalieri e con un raccordo complessità tecnologica per problematiche clinico sempre più stretto con i pediatri di famiglia; assistenziali, che possono invece essere adeguatamente affrontate in altri livelli della rete. Occorre migliorare la gestione delle patologie croniche nell’infanzia, che rappresentano uno degli ambiti prioritari su cui si deve orientare l’intervento di salute in c. assicurare, all’interno del network, tutte le attività clinico assistenziali attribuite specificamente alla rete, mediante percorsi fortemente integrati. 2. Garantire il migliore utilizzo delle competenze professionali: età pediatrica e adolescenziale mediante un ridisegno a. predisporre la logistica, i percorsi e l’organizzazione dell’assistenza che preveda la strutturazione di modelli per gestire le patologie pediatriche di maggiore integrati ospedale e territorio, con complementarietà e sussidiarietà delle risposte. impegno clinico assistenziale; b. facilitare il passaggio di informazioni, conoscenze, La necessità di affrontare compiutamente queste metodologie e protocolli all’interno della rete criticità ha indotto la ricerca di un modello organizzativo regionale; innovativo, volto a promuovere una organizzazione c. coordinare le attività sanitarie dei professionisti non ‘a’ rete per incrementare l’efficacia e l’efficienza specialisti in pediatria che concorrono funzionalmente complessiva del sistema, utilizzando in modo ai percorsi intra e interaziendali di pediatria. maggiormente integrato le competenze professionali e tecnologiche disponibili per ottimizzarne le potenzialità 3. Garantire una efficace valutazione quali/quantitativa delle attività svolte: operative sull’intero ambito regionale. a. utilizzo di un sistema informativo integrato; Tale organizzazione non può prescindere dallo sviluppo b. valutazione della qualità delle prestazioni erogate e di un ospedale pediatrico regionale che costituisca dell’applicazione dei percorsi e dei protocolli clinici e il centro di riferimento per i piccoli pazienti per la operativi adottati dalla rete. risposta alle patologie di più elevata complessità. Le finalità generali della riorganizzazione sono: In tal senso, l’adozione del nuovo Statuto dell’AOU a. migliorare le attuali modalità di risposta delle aziende Meyer rappresenta lo strumento adeguato e il miglior sanitarie regionali alla richiesta di prestazioni sanitarie completamento alla progettualità della nuova rete da parte dei soggetti in età pediatrica, potenziando pediatrica regionale. le modalità di coordinamento, in modo da superare l’attuale “frammentazione”; La nuova organizzazione si configura come un network b. consolidare il ruolo in rete dei pediatri ospedalieri e We people | 2 - 2016 5 migliorare la collaborazione con gli altri professionisti livello specialistico, quali quelle della AOU Meyer e dei (pediatri di famiglia, altri specialisti, altri professionisti principali nodi clinici ad alta specialità, di dedicarsi alla sanitari) che cooperano alla gestione clinica del gestione di casistiche a maggiore complessità. bambino; La riorganizzazione deve inoltre tenere conto c. garantire la sinergia tra i diversi servizi della rete. dell’attuale quadro di contesto della pediatria, caratterizzato da un lato dal crescente progresso La “mission” della nuova rete pediatrica regionale è scientifico e tecnologico che richiede un alto livello di quella di garantire: specializzazione e dall’altro lato dall’incremento delle • modalità di approccio integrato alle cure per le patologie croniche e dei pazienti con patologie di lunga patologie pediatriche con risposte omogenee su tutto durata e altamente dipendenti, che necessitano di una il territorio regionale; assistenza capillare sul territorio (“back transport”), • equità di accesso alle cure nelle sedi più prossime a quelle di residenza delle famiglie. allorché la fase più acuta del problema clinico risulti sufficientemente controllata. La nuova rete pediatrica svilupperà un sistema strutturato Il miglioramento degli esiti è favorito dall’organizzazione di erogazione dell’assistenza, caratterizzato dalla capacità ‘a’ rete dei servizi, sia perché ciò consente un effettivo di attribuire ruoli appropriati a ciascuno dei nodi della coordinamento dell’assistenza in un determinato ambito rete, finalizzato al miglioramento della qualità e della territoriale, sia per il miglioramento della performance sicurezza delle cure mediante l’orientamento dei pazienti professionale correlato all’incremento dei volumi specifici verso i nodi della rete che dispongono delle capacità per procedura. Il modello di relazioni tra professionisti e i adeguate di risposta, ma rivolto a consentire anche una flussi dei pazienti sono bi-direzionali e si stabiliscono non adeguata mobilità dei professionisti all’interno della rete, soltanto fra i singoli nodi e il centro di riferimento, ma rendendo più agevole la loro collaborazione. anche fra gli stessi poli della rete. Per programmare e organizzare i servizi in funzione 6 La base normativa del bambino è innanzi tutto necessario superare L’art. 33 bis della legge regionale 40/2005, così come la frammentazione dei servizi pediatrici e favorire modificata dalla legge regionale 84/2015, attribuisce l’integrazione tra la medicina primaria e la medicina all’AOU Meyer il coordinamento operativo della specialistica. La pratica dei gruppi multidisciplinari a rete pediatrica regionale, di concerto con i direttori direzione clinica appare, allo stato attuale, come la generali delle aziende sanitarie e i direttori per la soluzione più promettente, ciò significa contemplare una programmazione di area vasta. Tale ruolo, unitamente forte integrazione tra i poli della rete, con l’obiettivo di alla riorganizzazione e allo sviluppo delle funzioni garantire una definizione chiara dei percorsi assistenziali attribuite alla AOU Meyer, è altresì reso esplicito nel che, da un lato, tengano conto dell’appropriato ricorso ai vigente Statuto aziendale, adottato con deliberazione diversi livelli della rete e dall’altro ottimizzino la mobilità del Direttore Generale n. 133/2015, al Titolo 3. del paziente. Al livello di governance della rete pediatrica regionale Tale integrazione si basa su un continuo processo di è deputata la definizione delle strategie (complesso condivisione delle decisioni cliniche e un feedback di obiettivi, modelli organizzativi e percorsi clinico costante tra il territorio e gli ospedali ai diversi livelli assistenziali condivisi nei principali ambiti di assistenza della rete pediatrica regionale. In questa ottica pediatrica) che garantiscano le migliori cure disponibili e può essere ripensato il corretto dimensionamento la presa in carico e assistenza più adeguata al paziente delle degenze ospedaliere della rete, puntando al pediatrico, nel luogo più vicino alla sua residenza, sia in miglioramento dei tassi di occupazione dei posti ambito ospedaliero che territoriale, in forma coordinata. letto pediatrici e alla diversificazione delle tipologie Ciò rappresenta un elemento di forte innovazione di prestazioni che vengono richieste a ciascun nodo rispetto al sistema delineato dal precedente quadro della rete, in modo da consentire alle strutture di alto normativo (cfr. in particolare DGRT 298/2012) We people | 2 - 2016 rappresentato dal passaggio da un sistema di clinical governance, fondato essenzialmente sul confronto tra professionisti, a uno specifico sistema di governo, 7. formazione continua per una uniforme risposta diagnostica, terapeutica e assistenziale pediatrica; 8. promozione della salute secondo protocolli condivisi. coordinamento e programmazione. Al sistema di governo della rete pediatrica regionale Governance della rete pediatrica spetta la definizione: regionale a. dei percorsi assistenziali omogenei, anche con La rete pediatrica regionale è governata secondo tre livelli: l’integrazione ospedale-territorio e il coinvolgimento 1. livello strategico (Comitato Strategico); dei pediatri di libera scelta, favorendo e sviluppando 2. livello tecnico organizzativo (Comitato Tecnico la presa in carico del paziente in età pediatrica nelle sedi più vicine alla propria abitazione, fatte/i salvi/e gli Organizzativo); 3. livello tecnico scientifico (Consulta Tecnico Scientifica). interventi diagnostico-clinico-terapeutici a più elevata complessità; b. delle iniziative necessarie per assicurare la continuità assistenziale e cure tempestive e appropriate; c. di percorsi per una precoce presa in carico integrata della grave cronicità in età pediatrica; d. dei ruoli dei diversi soggetti che fanno parte della rete pediatrica; e. dello sviluppo delle conoscenze attraverso attività Comitato Strategico Il Comitato Strategico è costituito dal Direttore Generale della AOU Meyer, dai direttori generali delle altre aziende sanitarie regionali e dai direttori della programmazione delle tre Aree Vaste ed è coordinato dal Direttore Generale della AOU Meyer. Il Comitato Strategico approva annualmente il documento di programmazione che viene sottoscritto da formative rivolte al personale medico e sanitario in tutti i direttori generali delle aziende coinvolte e contiene ambito pediatrico. gli obiettivi che dovranno essere recepiti nei documenti di programmazione di Area Vasta e aziendali. La nuova rete pediatrica regionale è un’organizzazione Il Comitato Strategico rappresenta quindi lo strumento “funzionale” dinamica, che copre l’intero territorio di decisionale per le funzioni di pianificazione (definizione riferimento, in grado di rispondere alle esigenze di alta delle linee di programmazione, assegnazione di obiettivi specializzazione, di continuità assistenziale e di risposte di comuni, previsione di investimenti sui progetti condivisi e prossimità in ambito pediatrico. azioni di comunicazione), monitoraggio, rendicontazione Il nuovo modello di rete pediatrica regionale è rivolto dell’assistenza pediatrica in Toscana. a favorire la cooperazione tra i professionisti dei poli Per la sua attività il Comitato Strategico si avvale del pediatrici ospedalieri e i pediatri di famiglia nell’assicurare supporto del Comitato Tecnico Organizzativo e della percorsi clinico assistenziali integrati, ottimizzando il Consulta Tecnico Scientifica. raccordo ospedale-territorio, oltre a elaborare programmi Il Coordinatore della rete ha il compito di sottoporre alla sul miglioramento dell’assistenza, la promozione della Giunta regionale, per la loro approvazione i documenti, formazione e della ricerca. le linee guida o i protocolli approvati dal Comitato La mission della rete pediatrica regionale si declina Strategico ed elaborati con il contributo tecnico degli secondo i seguenti principi: specifici organi collegiali. 1. centralità del piccolo paziente e della sua famiglia; Il Comitato Strategico relaziona annualmente, entro il 2. omogeneità e qualità dell’assistenza pediatrica nel primo quadrimestre dell’anno successivo, il Consiglio territorio della Regione Toscana; regionale, mediante la III commissione, in merito agli esiti 3. snellezza operative ed efficacia dell’azione; ottenuti rispetto alle previsioni della L.R. 84/2015. 4. sostenibilità del sistema; Viene attribuito al Comitato Strategico il mandato 5. rappresentatività dei vari soggetti della rete; di approvare il regolamento di funzionamento 6. comunicazione organizzativa e informatizzazione degli organismi di governance entro 60 giorni della rete; dall’approvazione del presente atto. We people | 2 - 2016 7 Comitato Tecnico Organizzativo Il Comitato Tecnico Organizzativo è un organismo tecnico • i responsabili delle reti cliniche specialistiche; • i dirigenti regionali competenti. cui compete la predisposizione delle proposte di linee di indirizzo applicativo per la programmazione annuale della Il Comitato Tecnico Organizzativo è coordinato dal rete da sottoporre al Comitato Strategico o su mandato Direttore Sanitario della AOU Meyer e, attraverso la dello stesso. Consulta Tecnico Scientifica, riassorbe le funzioni in Il Comitato svolge una funzione di coordinamento precedenza esercitate dalla Commissione Pediatrica organizzativo della rete pediatrica regionale in attuazione Regionale, di cui alla DGRT 193/2006 e successivi delle linee strategiche e di programmazione decise dal aggiornamenti. Comitato Strategico, rappresenta quindi lo strumento operativo per il governo locale della rete e supporta Consulta Tecnico scientifica il livello strategico per le attività di pianificazione, Ha il compito di promuovere la qualità e sicurezza delle attuazione e monitoraggio. attività della rete pediatrica garantendo: Mediante tale coordinamento si assicura una maggiore • la costruzione e la condivisione dei protocolli operativi coesione tra strutture similari, aumentando la capacità per garantire al meglio il bambino nella gestione di “attrazione” delle strutture locali specializzate, complessiva della specifica problematica di salute; già operative e organizzate nelle singole aziende, e migliorando l’efficienza e l’efficacia complessiva delle • la proposta e lo sviluppo di percorsi formativi specifici. risposte cliniche. Il Comitato Tecnico Organizzativo assicura una riconfigurazione costante dell’offerta, in è costituito da professionisti delle Aziende Sanitarie termini di ridefinizione della tipologia di risposte, dei Regionali e della Pediatria di Famiglia, da rappresentanti volumi e dei case-mix produttivi dei servizi coinvolti, delle associazioni dei genitori e dal Direttore del e una gestione adeguata dei percorsi di cronicità e di Campus Universitario del Meyer, si avvale inoltre della continuità ospedale-territorio. collaborazione del Laboratorio MeS e dell’Agenzia Regionale di Sanità. I membri della Consulta vengono Su formale mandato del Comitato Strategico per alcuni stabiliti, su proposta del Comitato Strategico, con ambiti a maggiore complessità assistenziale e per i quali specifico atto regionale. è necessario assicurare un assetto organizzativo che La Consulta ha il compito di proporre l’attivazione garantisca la massima coerenza tra le risorse disponibili di gruppi di lavoro composti da professionisti con e il bisogno stimato, vengono costituite specifiche reti competenze specifiche, rispetto ai temi ritenuti via via cliniche specialistiche. di interesse per la produzione di strumenti di governo Il Comitato Tecnico Organizzativo è composto da: clinico da sottoporre alla validazione della Consulta. • il Direttore Sanitario della AOU Meyer; • i direttori sanitari delle aziende ospedalierouniversitarie, i direttori sanitari e i tre direttori delle reti Per alcuni ambiti a maggiore complessità organizzativa ospedaliere delle Aziende USL della Regione Toscana; e per i quali è necessario assicurare le migliori • i direttori dei dipartimenti materno infantili aziendali garanzie di accessibilità e di continuità della risposta o, nel caso in cui tale incarico sia ricoperto da un clinica, vengono costituite specifiche reti cliniche dirigente non del ruolo pediatrico, dal responsabile specialistiche. Le reti cliniche specialistiche pediatriche dipartimentale di area pediatrica o un direttore sono focalizzate sull’analisi di specifiche problematiche di struttura complessa di pediatria, designato dal relative all’assistenza pediatrica, con il compito di direttore del dipartimento stesso; coordinare i percorsi tra erogatori diversi per assicurare • un rappresentante della Pediatria di Famiglia; una migliore garanzia di accessibilità, di omogeneità e • il Direttore del Dipartimento Specialistico di continuità della risposta nei confronti delle diverse Interdisciplinare della AOU Meyer; 8 Reti cliniche specialistiche We people | 2 - 2016 richieste assistenziali. Per ciascuna rete clinica viene formalmente individuato Programmazione di area vasta un responsabile che si avvale della collaborazione di La AOU Meyer partecipa inoltre, ai sensi dell’art. 9 della un gruppo tecnico composto dagli operatori sanitari L.R. 40/2005 anche alla programmazione delle tre aree coinvolti in base alla tipologia della rete clinica delle vaste in relazione alle competenze di cui all’art. 33 bis. diverse realtà assistenziali pediatriche della Toscana. Le funzioni di coordinamento della rete clinica non Il Comitato Strategico della rete pediatrica regionale coincidono necessariamente con l’appartenenza a un assicura le funzioni di raccordo con la programmazione di nodo a maggiore complessità clinica, ma vengono area vasta. attribuite in base alle caratteristiche specifiche della rete a professionisti con competenze adeguate. La programmazione della rete pediatrica regionale delineata dalla governance sopra descritta si integra Compito della rete clinica è quello di promuovere la qualità e la sicurezza delle attività clinico assistenziali proprie della rete garantendo: • la condivisione degli obiettivi della rete clinica tra tutti i professionisti coinvolti; • la costruzione e la condivisione dei protocolli operativi e l’omogeneità della loro attuazione da parte di tutti i servizi coinvolti, in modo da garantire al meglio il bambino nella gestione complessiva della specifica problematica di salute; • la corretta distribuzione e gestione delle risorse professionali disponibili e attribuite alle attività specifiche della rete, in stretta cooperazione con il Comitato Tecnico Organizzativo della rete pediatrica; • la proposta e lo sviluppo di percorsi formativi specifici in stretta collaborazione con la Consulta. Compiti del Responsabile della rete clinica sono: • monitorare costantemente le attività e la congruità organizzativa dei singoli poli della rete rispetto ai percorsi stabiliti; • assicurare il rispetto dei protocolli di gestione dei percorsi clinici intra e inter aziendali. con il livello di programmazione di area vasta, così da garantire l’omogeneità dell’assistenza pediatrica nel territorio della Regione Toscana. In particolare i tre dipartimenti interaziendali materno infantili orientano la propria organizzazione e programmazione sulla base delle linee guida condivise dalla rete pediatrica regionale, di cui costituiscono parte integrante. Il dipartimento interaziendale materno infantile di area vasta rappresenta lo strumento operativo a livello territoriale per l’attuazione delle linee e delle indicazioni concertate nella rete pediatrica regionale, finalizzato al perseguimento dell’appropriatezza degli interventi, dell’integrazione dei servizi assistenziali in rete, dell’ottimizzazione delle risorse e della valorizzazione e sviluppo delle risorse umane e delle competenze. Tale articolazione ha l’obiettivo strategico di definire percorsi di salvaguardia della salute della popolazione in età evolutiva, della donna in tutte le fasi della vita, per una maternità consapevole e per la sua sfera ginecologica; contribuire alla tutela della unicità e In prima applicazione verranno attivate la rete peculiarità del rapporto genitore/bambino da un punto di dell’Emergenza, la rete della Neonatologia, la rete vista organico e psichico. della Oncoematologia, come ulteriore sviluppo del CROP, e successivamente reti di patologia individuate Compito degli organismi di governance della rete rispetto a specifici percorsi assistenziali ad alta pediatrica regionale è fornire linee di indirizzo alle complessità, alto costo, alto volume per i quali si rende attività dei tre DIAV per garantire omogeneità della necessario un elevato grado di coordinamento tra le programmazione e della effettiva organizzazione delle diverse tipologie di servizi. attività sanitarie pediatriche su tutto il territorio toscano. We people | 2 - 2016 9 Primo piano Teleconsulto e supporto clinico informatico in Radiologia Pediatrica L a Legge Regionale 28 dicembre 2015, n. 84 dispone il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale, introducendo una serie di modifiche alla precedente L.R. 40/2005. L’art. 33 bis/ter pone le basi per la costituzione di evolutiva per quanto concerne l’attività di Pronto Soccorso nei presidi ospedalieri con oltre 2500 accessi pediatrici annui e la cura dei pazienti cronici. Il progetto prevede il raggiungimento di standard di diagnosi e cura uniformi in tutto il territorio regionale così che ogni bambino possa ricevere il una rete pediatrica regionale, individua nella AOU migliore trattamento clinico-diagnostico possibile Meyer il riferimento della medesima e auspica percorsi vicino alla propria residenza, senza sottoporsi a lunghi diagnostici e terapeutici dedicati all’utenza in età spostamenti, che rappresentano un serio disagio per tutta la famiglia. Claudio Defilippi SODc Diagnostica per Immagini, AOU Meyer 10 We people | 2 - 2016 L’uso razionale delle strutture disponibili consente un risparmio di risorse economiche e professionali, unitamente a un migliore controllo delle liste di attesa. La rete pediatrica ha dunque il dovere di utilizzare le risorse applicando principi di condivisione delle quest’ultima in parti equamente suddivise sia al radiologo sia al medico prescrittore. Il problema è naturalmente acuito dal fatto che, tecnologie, delle professionalità, dei percorsi e dei come è risaputo, la radiologia pediatrica viene protocolli. considerata una pratica speciale e come tale soggetta a Diventa inoltre fondamentale l’individuazione di un sistema di superamento collegiale delle criticità. Una reale integrazione tra ospedali e tra ospedali e territorio si può ottenere soltanto attraverso un libero scambio delle informazioni che coinvolga il personale medico e del comparto di Aziende Ospedaliere, Ospedaliero-Universitarie, Aziende Sanitarie Locali e pediatri di libera scelta. regolamentazione particolareggiata. Il clinico trova in questa piattaforma una serie di “contenitori” nei quali è depositato materiale scientifico, informativo, divulgativo (Fig. 1) utile al fine di individuare l’opzione diagnostica più appropriata. Una casella è dedicata alla formazione continuativa e infine viene riservato uno spazio interattivo, una L’obiettivo può essere raggiunto utilizzando il web per il tramite di due sistemi a oggi già disponibili: “We People Rete Pediatrica“ e “Teleconsulto”. Si tratta di due sistemi differenti, basati su una diversa filosofia del lavoro, con i quali è possibile raggiungere risultati che non si contrappongono anzi si integrano, garantendo una gestione condivisa del singolo quesito clinico. We people Rete Pediatrica: supporto clinico radiologico per il Pediatra di libera scelta La SODc Diagnostica per Immagini Meyer condivide, in particolare con i pediatri di libera scelta, attraverso lo strumento We people, materiale clinico, tecnico e scientifico di pertinenza radiologica, scelto in relazione alle esigenze di tutte le parti in causa. Descrizione Direttiva EURATOM 13/59 https://drive.google. com/open?id=0By1z_ dwrZrOtVWpySzdyTEdnRWc LDR (Livelli di Riferimento) https://drive.google.com/a/ meyer.it/file/d/0Bv1z_ dwrZrOtS3BzOXpfcDFmbWs/ view?usp=sharing Linee guida https://drive.google.com/drive/ folders/0By1z Note Informative https://drive.google. com/drive/folders/0By1z_ dwrZrOtQ0Z6eFViUjktWnM Procedure esami ambulatoriali urgenti https://drive.google.com/a/ meyer.it/file/d/0Bv1z_ dwrZrOtS3BzOXpfcDFmbWs/ view?usp=sharing Customer satisfaction Clicca qui per accedere al questionario Procedure esami radiologici pediatrici https://drive.google.com/a/ meyer.it/file/d/0Bv1z_ dwrZrOtTWEtQngyZWxzMGs/ view?usp=sharing Formazione continuativa https://drive.google.com/a/ meyer.it/file/d/0B Cassetta della posta Per la condivisione e l’inserimento di qualsiasi documento Clicca qui L’intento è quello di costruire, con l’apporto collegiale di tutti i professionisti, una sorta di piattaforma alla quale attingere nel corso della pratica quotidiana, al fine di sfruttare nel modo più razionale possibile le qualità dell’imaging, nell’interesse dei piccoli pazienti. L’attuale è un momento storico particolare in cui un’accresciuta attenzione per il rischio biologico delle radiazioni ionizzanti anche dal punto di vista strettamente medico-legale e una sensibile, universale contrazione delle risorse economiche individuano nella appropriatezza l’unica strada da percorrere. La Direttiva EURATOM 13-59, che sarà recepita come legge dello Stato italiano entro e non oltre il 6 febbraio 2018, ribadisce in chiave sensibilmente restrittiva i criteri di giustificazione e responsabilità, estendendo Link al documento Figura 1. I “contenitori” a disposizione sulla piattaforma digitale. We people | 2 - 2016 11 “cassetta della posta”, nella quale inserire e dunque condividere ogni tipo di documento si ritenga utile. La piattaforma rappresenta un work in progress continuativo in costante evoluzione sulla base delle esigenze di tutti gli addetti ai lavori. Teleconsulto e teleconsulenza Si tratta di uno strumento reso disponibile a partire dal 1 giugno 2016 per l’Area Vasta Centro, comprendente le ex Aziende di Firenze, Prato, Empoli, Pistoia e i loro territori e le AOU Careggi e Meyer. La filosofia alla base di questa iniziativa è quella di una gestione condivisa della Sanità sulla base di un modello hub and spokes. Il sistema permette a una postazione in quel momento spokes di richiedere un consulto o una consulenza via web a una postazione hub. La radiologia pediatrica è una materia iperspecialistica per cui alla SODc Diagnostica per Immagini Meyer è richiesto di svolgere in prevalenza la funzione di Centro hub. L’ art. 33 ter della Legge Regionale 28 dicembre 2015, n. 84 stabilisce che nei presidi ospedalieri toscani con oltre 2500 accessi pediatrici annui debba essere garantita la continuità dell’assistenza pediatrica, con accesso specifico riservato a cure tempestive e appropriate e ad attrezzature mediche, spazi ludici e di soggiorno, di diagnostica e di cura. Lo stesso art. 33 ter, a proposito della grave cronicità in età pediatrica, auspica l’individuazione di percorsi per una precoce presa in carico integrata multidisciplinare sulla base di protocolli condivisi su tutto il territorio regionale e validati dalla letteratura internazionale. Il sistema del teleconsulto/consulenza pare ottimo, per quanto riguarda la Radiologia Pediatrica, al fine di soddisfare le richieste previste dal Legislatore. Alla SODc Diagnostica per Immagini possono essere rivolte in qualsiasi momento richieste di teleconsulto da parte di medici radiologi di Aziende spokes, ad esempio per quanto riguarda la tecnica di esecuzione di esami particolari o nel caso di quadri complessi di imaging prima della redazione del corrispondente referto. 12 We people | 2 - 2016 Allo stesso tempo il clinico può indirizzare H24 ai medici della medesima UO Meyer una richiesta di teleconsulenza (diretta o indiretta) sul caso di un determinato paziente, ricevendo una risposta dettagliata e firmata digitalmente. Il sistema consente di allegare tutte le informazioni cliniche necessarie e gli esami radiologici precedenti o comunque correlati al caso in discussione, garantendo una notevole rapidità di trasferimento dei dati. Tutte le azioni sono naturalmente tracciate e rendicontate. Il livello di sicurezza dei dati trasferiti soddisfa tutte le principali esigenze di privacy. Il teleconsulto/consulenza può essere attivato indipendentemente dal tipo di sistema informatico o di attrezzatura RIS-PACS in uso nei differenti ambiti sanitari. Considerazioni conclusive La piattaforma “Rete Pediatrica Toscana Meyer Diagnostica per Immagini We people” è già disponibile, previa registrazione, per tutti i pediatri di libera scelta interessati. Le cartelle pubblicate contengono una ancora limitata quantità di materiale, ma il sistema viene costantemente implementato, anche sulla base delle richieste e dei consigli condivisi attraverso lo spazio interattivo “cassetta della posta” Ci auguriamo che questo strumento si riveli, come crediamo, veramente utile per il pediatra, garantendo un livello qualitativo e una armonia professionale davvero uniche. Il sistema di teleconsulto/teleconsulenza è attivo dal 30 giugno ultimo scorso ma ancora in fase sperimentale. Attualmente sono state costituite alcune Unità hub and spoke nell’ambito del dominio Meyer e altre sono allo studio tra la Diagnostica per Immagini Meyer, la Pediatria e l’Ostetricia di alcuni ospedali fiorentini. Il sistema, in rapida espansione, dovrà poi essere esteso alle pediatrie del territorio di Firenze, Empoli, Pistoia e Prato. Naturalmente è auspicabile che in tempi brevi diventi disponibile in tutta la Rete Pediatrica Toscana. Attualità Appropriatezza e Qualità: un percorso obbligato L’ appropriatezza clinica è definita come la prestazione giusta, fatta nel modo giusto, al momento giusto e al paziente giusto e questo errore clinico, come nel caso di prescrizione di esami radiografici inutili che determinano un’esposizione a radiazioni ionizzanti in eccesso nei piccoli pazienti, con è un concetto presente in letteratura da circa trenta potenziale danno per la loro salute legato alle radiazioni anni. Pertanto “si definisce appropriata una procedura stesse), il “sottoutilizzo” e infine “l’uso non corretto” se i benefici da essa derivanti superano i rischi a essa (come la prescrizione non corretta, in base alle evidenze connessi con una probabilità tale da renderla preferibile scientifiche in merito, di esami-terapie) delle risorse. alle possibili alternative” e “l’appropriatezza deriva In seguito nel 2010 l’Organizzazione Mondiale della dalla maggiore probabilità che l’intervento produca un Sanità ha evidenziato come il 20-40% della spesa effetto positivo piuttosto che effetti negativi”. Secondo sanitaria rappresenta uno spreco e che tale spreco è la definizione dell’organizzazione americana RAND una dovuto a un utilizzo inefficiente delle risorse e non procedura è appropriata se il beneficio atteso (ad es. un ottimale delle procedure diagnostico-terapeutiche a aumento dell’aspettativa di vita, il sollievo dal dolore, disposizione. la riduzione dell’ansia, il miglioramento della capacità Altro modo per migliorare l’appropriatezza nella Sanità funzionale) supera le eventuali conseguenze negative (ad è stato proposto e pubblicato nel 2010 su Archives of es. mortalità, morbosità, ansia, dolore, tempo lavorativo Internal Medicine da Deborah Grady e Rita Redberg: perso) con un margine sufficientemente ampio, tale da nel loro editoriale denominato “Less is more” hanno ritenere che valga la pena effettuarla. Al contrario, è affermato che i medici negli Stati Uniti forniscono “più considerata inappropriata una procedura il cui rischio sia cura” di quanto sia effettivamente necessario. I motivi superiore ai benefici attesi. L’appropriatezza clinica ovviamente non considera i costi ma solo l’efficacia, mentre quella organizzativa prende in considerazione la relazione tra i costi e l’efficacia. Altro aspetto fondamentale da considerare, e che si associa all’appropriatezza, è quello della qualità. La pietra miliare della qualità in ambito medico è stata posta da parte dell’Institute of Medicine (USA, 2001) con il rapporto Crossing the Quality Chasm (“Superare l’abissale divario della qualità”) che ha affermato la necessità di superare tre tipi di inappropriatezza clinica: il “sovrautilizzo” (che può essere un vero e proprio Roberto Bernardini Direttore UOC Pediatria, Ospedale San Giuseppe, Empoli, Azienda USL Toscana Centro We people | 2 - 2016 13 sono: le “aspettative” dei pazienti (che considerano i del Codice di Deontologia Medica del 2007 specifica test e l’intervento come la migliore cura), il “risparmio di che “la prescrizione di un accertamento diagnostico tempo medico” (è più sbrigativo prescrivere un test che e/o di una terapia impegna la diretta responsabilità spiegare al paziente perché è meglio non prescriverlo) e professionale ed etica del medico e non può che far non ultimo, la “medicina difensiva”. La loro conclusione seguito a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, è che, probabilmente, meno assistenza sanitaria, meno a un fondato sospetto diagnostico … le prescrizioni esami e meno terapia non necessariamente significano e i trattamenti devono essere ispirati ad aggiornate e peggiore benessere-salute per il paziente. sperimentate acquisizioni scientifiche, tenuto conto Nello stesso anno Howard Brody ha proposto alle società scientifiche di scegliere e indicare in modo chiaro il beneficio del paziente secondo criteri di equità”. i test e gli interventi non necessari: una “top five” con L’articolo 13 (Prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, elenco di test o trattamenti comunemente utilizzati ma cura e riabilitazione) del nuovo Codice di Deontologia privi di evidenza scientifica di beneficio e necessità. Medica del 2014 specifica che “la prescrizione a In questo contesto, il Consiglio di Medicine Foundation fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione e Consumer Reports interni americano ha promosso nel è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile 2012 l’iniziativa Choosing Wisely (scegliere saggiamente) competenza del medico, impegna la sua autonomia volta a limitare i crescenti costi sanitari dovuti a servizi e responsabilità e deve far seguito a una diagnosi inutili, in pratica i test, le procedure e le terapie abusate, circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico. La impropriamente utilizzate e potenzialmente dannose. prescrizione deve fondarsi sulle evidenze scientifiche Le principali società scientifiche USA hanno pertanto disponibili, sull’uso ottimale delle risorse e sul identificato 5 raccomandazioni di comportamenti- rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e trattamenti sanitari comunemente utilizzati nella propria di appropriatezza. Il medico tiene conto delle linee specialità e il cui impiego può essere messo in discussione guida diagnostico-terapeutiche accreditate da fonti in quanto a rischio di inappropriatezza. autorevoli e indipendenti, quali raccomandazioni e Anche in Italia è nato, a fine 2012, il progetto “fare ne valuta l’applicabilità al caso specifico”. Pertanto di più non significa fare meglio”, al quale aderiscono anche il Codice di Deontologia Medica ribadisce e varie associazioni mediche e non solo. Tale progetto ha indica chiaramente quale deve essere il corretto l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi operare del medico, in sinergia alle indicazioni della sanitari attraverso una riduzione di richieste di esami comunità e delle società scientifiche, alle linee guida- e di esecuzione di terapie che, secondo le conoscenze raccomandazioni-consensus diagnostico-terapeutiche scientifiche in merito, non apportano benefici rilevanti “accreditate da fonti autorevoli e indipendenti”. ai pazienti ai quali sono prescritte, ma possono, al contrario, esporli a rischi. Inoltre l’operare del medico deve attenersi a un generale obbligo di rispetto della qualità nelle Successivamente, sempre in Italia, il concetto del prestazioni, oggi sostenuto in ogni ambito di Choosing Wisely è stato ripreso, in ambito pediatrico, attività sia manifatturiera che di produzione di anche dalla Società Italiana di Allergologia e servizi. In tal modo si realizzano comportamenti Immunologia Pediatrica (SIAIP). A tal proposito sono stati generali che determinano efficacia clinica, sicurezza, realizzati nel 2014 (www.siaip.it; www.riaponline.it) sia appropriatezza, uso ottimale delle risorse. un supplemento della RIAP ove vengono specificate, in è stato poi definito per legge quello che deve 16 “punti”, “le cose da fare ma soprattutto da non fare” essere il comportamento medico su aspetti importanti come pure un articolo pubblicato nel 2016 su Italian della sua attività [Ministero della Salute, Decreto 09 Journal of Pediatrics. dicembre 2015. Condizioni di erogabilità e indicazioni Anche il Codice Deontologico, che è un criterio generale dell’operare medico, ha ripreso questi concetti. L’articolo 13 (Prescrizione e trattamento terapeutico) 14 dell’uso appropriato delle risorse, sempre perseguendo We people | 2 - 2016 di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale (16A00398). Gazzetta Ufficiale Serie Generale, n. 15 del 20 gennaio 2016.] in particolare In quest’ambito sia normativo che di evoluzione normativa “(omissis) ... si prevede che con decreto del Ministro della e tenendo conto di quanto sta nel frattempo realizzandosi Salute sono individuate le condizioni di erogabilità e le per la determinazione e la delimitazione della responsabilità indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni medica (DDL 1769/2015), il tentativo di determinare, di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili almeno per ambiti di maggiore frequenza o impegno della nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale ai sensi del specialità, linee guida condivise appare indispensabile. A decreto ministeriale 22 luglio 1996, disponendo, altresì, tal proposito, come ogni ”prodotto”, anche il lavoro fatto che le prestazioni erogate al di fuori delle condizioni dal Consiglio Direttivo della SIAIP nel triennio 2013-2015 e di erogabilità previste dal decreto ministeriale sono a dal relativo Gruppo di Lavoro e dalle Commissioni, non ha totale carico dell’assistito, nonché l’obbligo dei medici voluto prescindere dal rispetto delle regole che si applicano di conformare il proprio comportamento prescrittivo per la certificazione della qualità del prodotto stesso e che alle condizioni e indicazioni di cui al medesimo decreto sono norme che non certificano tanto il prodotto finito, ma ministeriale...”. In seguito, con la realizzazione dei nuovi il processo che ne ha realizzato la produzione (collaborazione livelli essenziali di assistenza (LEA), tale decreto perde di con Azienda Certificatrice, Certiquality, Milano). valore su alcuni punti, fermi restando i principi, in termini In conclusione, è possibile affermare che è di prescrizione, presenti nell’articolo 13 del Codice di indispensabile, in qualsiasi settore della medicina, Deontologia Medica del 2014. perseguire i principi di appropriatezza e qualità Inoltre alla base della normativa che regola la con l’obiettivo di fare una diagnosi corretta tramite certificazione della qualità dei “processi” a garanzia della un’appropriatezza diagnostico-clinica (intervento giusto qualità dei “prodotti”, ci sono sette principi (riassunti al paziente giusto), temporale (al momento giusto), nell’ISO 9000:2008, attualmente generalmente applicata): assistenziale (nel posto giusto) e professionale (dal 1) attenzione al “cliente“ (la finalità del nostro operare); professionista giusto), rafforzando e promuovendo 2) leadership (riconoscimento dei livelli di responsabilità l’approccio “evidence-based”, sempre a tutela e a e di competenza); garanzia del paziente che al medico si rivolge. 3) coinvolgimento delle persone (condivisione da parte di tutti i soggetti partecipanti); 4) approccio per processi (l’insieme delle azioni necessarie per ottenere un esito, PDCA = Plain, Do, Control, Act); 5) miglioramento (ogni esito è costantemente valutato per un possibile miglioramento); 6) decisioni prese in base alle evidenze (raccogliere informazioni e misurare per decidere); 7) gestione delle relazioni (“cliente” con i produttori e questi tra loro influiscono sull’esito). Anche nella nuova ISO 9001:2015 (utilizzata per le certificazioni dal triennio 2016-2018) tali principi non varieranno; vi sarà maggiore attenzione alla valutazione del rischio considerato anche come un’opportunità per il cambiamento e il miglioramento dei processi (PDCA). La responsabilità del medico pertanto nella realtà attuale va oltre la sua attività clinica, diventando economica, normativa, sociale e giuridica. E il medico purtroppo, in generale, non è in questo momento ben formato in tal senso. Bibliografia essenziale Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine. Crossing the Quality Chasm: a New Health System for the 21st Century. Washington, DC, USA: National Academies Press 2001. ABIM Foundation. American Board of Internal Medicine; ACP-ASIM Foundation. American College of Physicians-American Society of Internal Medicine; European Federation of Internal Medicine. Medical professionalism in the new millennium: a physician charter. Ann Intern Med 2002;136:243-6. Medical Professionalism Project. Medical professionalism in the new millennium: a physicians’ charter. Lancet 2002;359:520-2. Grady D, Redberg RF. Less is more: how less health care can result in better health. Arch Intern Med 2010;170:749-50. Brody H. Medicine’s ethical responsibility for health care reform-the Top Five list. N Engl J Med 2010;362:283-5. Fitch K, Bernstein SJ, Aguilar MD, et al. The RAND/UCLA Appropriateness Method User’s Manual. Santa Monica, CA: RAND Corporation 2001. http://www.rand.org/pubs/monograph_ reports/MR1269.html. Accessed 18 March 2016. ABIM Foundation: Choosing Wisely. Available at: http:// choosingwisely.org/. Accessed 18 March 2016. Bernardini R, Ricci G, Civitelli F, et al. Perché proporre una certificazione di qualità delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche. RIAP 2016;2:16-9. Bernardini R, Ricci G, Cipriani F, et al. Beyond the “choosing wisely”: a possible attempt. Ital J Pediatr 2016;42:55. We people | 2 - 2016 15 Primo piano Attualità La profilassi con Vitamina D: perché, quando, come? Introduzione C on il termine “vitamina” si intende una sostanza organica che l’essere umano non è in grado di sintetizzare autonomamente e che quindi l’organismo deve ottenere da fonti esterne. A tale proposito, il 90% delle scorte di vitamina D di un individuo deriva dall’esposizione alla luce solare e piccole quantità di vitamina D sono presenti in alcuni cibi raramente consumati dai bambini, come salmone, sardina, olio di fegato di merluzzo, ecc. 1,2. La vitamina D prodotta a livello cutaneo e quella introdotta con la dieta giungono al fegato dove vengono idrossilate per formare la 25-idrossivitamina D [25(OH)D], il metabolita che rappresenta lo stato vitaminico D di un individuo. In seguito, la 25(OH)D viene convertita a livello renale nella 1,25-diidrossivitamina D, la forma ormonale Francesco Vierucci1, Martina Gori2, Sara Lunardi1, Raffaele Domenici1 1 SC Pediatria, Ospedale San Luca, Lucca 2 UO Pediatria Universitaria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa 16 We people | 2 - 2016 attiva della vitamina D 1. La vitamina D contribuisce alla regolazione del metabolismo fosfo-calcico e dei processi di acquisizione della massa ossea promuovendo l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo e stimolando il riassorbimento di tali minerali a livello osseo se gli apporti dietetici di calcio sono inadeguati 3. Fabbisogni raccomandati di calcio e vitamina D I fabbisogni giornalieri di calcio e vitamina D raccomandati in età pediatrica sono stati definiti dall’Institute of Medicine (IOM) nel 2011 4 e successivamente approvati dall’Accademia Americana di Pediatria (AAP) 5. Sempre nel 2012 sono stati pubblicati i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN) 6, essenzialmente sovrapponibili a quelli dell’IOM (Tab. I). In sintesi, nei primi 12 mesi di vita si raccomanda un apporto di 400 UI/die di vitamina D, da aumentare a 600 UI/die dopo il compimento del primo anno di vita. Per quanto riguarda i soggetti a rischio di deficit di vitamina D, l’Endocrine Society (ES) ha raccomandato apporti giornalieri leggermente superiori (fino a 1.000 UI/die) 7. Infine, è opportuno prestare particolare attenzione anche agli apporti di calcio di bambini e adolescenti perché, come già sottolineato, la vitamina D agisce promuovendo l’assorbimento intestinale di calcio (Tab. I). La profilassi con vitamina D La profilassi con vitamina D rappresenta lo strumento fondamentale per la prevenzione del rachitismo carenziale e dell’ipovitaminosi D. Le più recenti indicazioni relative alla profilassi con vitamina D in età pediatrica in Italia sono state pubblicate a ottobre 2015 dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale e dalla Società Italiana di Pediatria 8. Inoltre, a gennaio 2016 è stata pubblicata una Consensus globale sulla prevenzione del rachitismo carenziale, assolutamente in linea con le raccomandazioni italiane 9 (Tab. II). Entrambe le Consensus sottolineano che la profilassi con vitamina D deve essere somministrata a tutti i bambini fin dalla nascita e per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento. Infatti, i neonati e i lattanti vengono scarsamente esposti alla luce del sole, anche in accordo con la sezione di dermatologia dell’AAP secondo cui i bambini di età inferiore a 6 mesi non dovrebbero essere esposti direttamente alla luce Tabella I. Fabbisogni giornalieri di calcio e vitamina D raccomandati in età pediatrica. Calcio IOM 2011 e AAP 2012 AI, UL, mg/die mg/die 200 1.000 260 1.500 EAR, RDA, UL, mg/die mg/die mg/die 500 700 2.500 800 1.000 2.500 4 Età 0-6 m 6-12 m 1-3 aa 4-8 aa 9-18 aa 1.100 1.300 Età 0-6 m 6-12 m 1-3 aa 4-8 aa 9-18 aa 3.000 IOM 2011 e AAP 2012 AI, UL, UI/die UI/die 400 1.000 400 1.500 EAR, RDA, UL, UI/die UI/die UI/die 400 600 2.500 400 600 3.000 4 400 600 LARN 2012 6 5 5 4.000 AI, mg/die * 260 EAR, mg/die 500 800 (4-10 aa) 1.100 (11-17 aa) Vitamina D LARN 2012 6 AI, UL, UI/die UI/die * * 400 1.000 EAR, RDA, UL, UI/die UI/die UI/die 400 600 2.000 400 600 2.000 (4-10 aa) 400 600 4.000 (11-17 aa) RDA, mg/die 700 1.000 (4-6 aa) 1.100 (7-10 aa) 1.300 (11-17 aa) UL, mg/die * 1.500 UL, mg/die 2.500 2.500 (4-10 aa) 3.000 (11-17 aa) ES 2011° 7 Fabbisogno giornaliero, UI/die 400-1.000 400-1.000 Fabbisogno giornaliero, UI/die 600-1.000 600-1.000 UL, UI/die 2.000 2.000 UL, UI/die 4.000 4.000 600-1.000 4.000 * Non specificato. ° Fabbisogni consigliati per i soggetti a rischio di deficit di vitamina D. Anni: aa; Mesi: m; AI: Adequate Intake (Assunzione Adeguata: apporto considerato adeguato in base ai dati della letteratura); EAR: Estimate Average Requirement (Fabbisogno Medio: apporto stimato in grado di coprire i fabbisogni del 50% della popolazione); RDA: Recommended Dietary Allowances (Assunzione Raccomandata per la Popolazione: apporto stimato in grado di coprire i fabbisogni di oltre il 97,5% della popolazione); UL: Tolerable Upper Intake levels (Livello Massimo Tollerabile di Assunzione: apporto al di sopra del quale è possibile l’insorgenza di eventi avversi). We people | 2 - 2016 17 Tabella II. Sintesi delle raccomandazioni relative alla profilassi con vitamina D secondo due recenti Consensus. Consensus SIPPS-SIP Vitamina D in età pediatrica 8 Scopo della profilassi Definizione dello stato vitaminico D sulla base dei livelli di 25(OH)D, ng/ml Indicazioni per la profilassi nel primo anno di vita Indicazioni per la profilassi oltre il primo anno di vita Vitamina D e salute ossea Prevenzione del rachitismo carenziale e dell’ipovitaminosi D < 10: deficit grave < 20: deficit 20-29: insufficienza < 30: ipovitaminosi D ≥ 30: sufficienza La supplementazione con 400-1.000 UI/die* di vitamina D è raccomandata in tutti i bambini dalla nascita per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento La profilassi (600-1.000 UI/die*) è raccomandata in bambini ed adolescenti con fattori di rischio di deficit di vitamina D (Tab. III). Si raccomanda di valutare lo stile di vita per correggere eventuali fattori modificabili di rischio di deficit, in particolare una scarsa esposizione alla luce solare. La dieta rappresenta una fonte trascurabile di vitamina D L’evidenza attuale sembra confermare un effetto positivo della supplementazione sui processi di acquisizione della massa ossea in bambini e adolescenti con deficit di vitamina D Global Consensus recommendations on prevention and management of nutritional rickets 9 Prevenzione del rachitismo carenziale e dell’osteomalacia < 12: deficit 12-20: insufficienza > 20: sufficienza La supplementazione con 400 UI/die di vitamina D è raccomandata in tutti i bambini dalla nascita per tutto il primo anno di vita, indipendentemente dal tipo di allattamento Tutti i bambini e gli adulti necessitano di ricevere i fabbisogni raccomandati di vitamina D (600 UI/die secondo l’IOM) attraverso l’alimentazione o la supplementazione Qualora un individuo non assuma alimenti fortificati con vitamina D, la profilassi è raccomandata in bambini con storia di deficit sintomatico di vitamina D che ha richiesto trattamento e in bambini ad alto rischio di deficit di vitamina D I bambini con rachitismo confermato radiologicamente presentano un rischio aumentato di frattura, a differenza dei bambini con deficit di vitamina D asintomatico * In presenza di fattori di rischio di deficit di vitamina D (Tab. III) possono essere somministrate fino a 1.000 UI/die di vitamina D. solare 10, ed è opportuno ricordare che il latte materno contiene quantità di vitamina D insufficienti (< 80 UI/l) per la prevenzione dell’ipovitaminosi D 11. Inoltre, anche un lattante alimentato con latte formulato è a rischio di deficit di vitamina D perché, considerando il fabbisogno idrico e il contenuto di vitamina D delle formule (circa 400 UI/l), un bambino è in grado di assumere un litro di latte formulato solo quando raggiunge un peso di circa 5-6 kg, quindi alcuni mesi dopo la nascita, e al raggiungimento di tale peso viene generalmente divezzato, con riduzione della quota di latte assunto 12. Nei primi 12 mesi di vita la Consensus italiana raccomanda la supplementazione con 400 UI/die, 18 We people | 2 - 2016 aumentabili fino a 1.000 UI/die in presenza di fattori di rischio (Tab. III). Le Consensus concordano anche nel raccomandare la profilassi con vitamina D oltre il primo anno di vita nei soggetti con fattori di rischio di deficit di vitamina D (Tab. III). In particolare, la Consensus italiana specifica che: • la profilassi può essere effettuata mediante la somministrazione giornaliera di 600-1.000 UI/die o, dal 5°-6° anno di vita, mediante somministrazione intermittente (dosi settimanali o mensili per una dose cumulativa mensile di 18.000-30.000 UI di vitamina D); • i soggetti in terapia con farmaci anticomiziali (fenobarbital, fenitoina), corticosteroidi per via sistemica, Tabella III. Fattori di rischio di deficit di vitamina D (modificato da 8). Ridotta esposizione solare e/o uso costante di filtri solari Soggetti di etnia non caucasica con elevata pigmentazione cutanea Bambini nel primo anno di vita nati da madri con fattori di rischio di deficit di vitamina D durante la gravidanza non sottoposte a profilassi con vitamina D Obesità Insufficienza epatica cronica Insufficienza renale cronica Malassorbimento (fibrosi cistica, malattie infiammatorie croniche intestinali, celiachia alla diagnosi, etc.) Terapie croniche: antiepilettici (fenobarbital, fenitoina), corticosteroidi per via sistemica, farmaci antiretrovirali, antimicotici per via sistemica (ketoconazolo) Fratture ricorrenti o condizioni associate a ridotta densità minerale ossea Immobilizzazione (paralisi cerebrale, malattie neuromuscolari) Malattie granulomatose (ad es. tubercolosi) antifungini come il ketoconazolo e farmaci antiretrovirali dovrebbero ricevere almeno 2-3 volte i fabbisogni giornalieri di vitamina D raccomandati per l’età; • per quanto riguarda la durata della profilassi, in caso di scarsa esposizione solare durante l’estate la vitamina D dovrebbe essere somministrata nel periodo di tempo compreso tra il termine dell’autunno e l’inizio della primavera (novembre-aprile). Infatti, l’intera penisola italiana si trova al di sopra dei 34°N di latitudine, nella zona del cosiddetto “vitamin D winter” nella quale la sintesi cutanea di vitamina D non è efficace durante tutto l’anno, in particolare in inverno 2,13. A tale proposito, uno studio condotto in Toscana (652 bambini e adolescenti, età 2-21 anni) ha confermato che in assenza di profilassi con vitamina D i livelli circolanti di 25(OH)D variano in relazione alle stagioni e risultano particolarmente ridotti nel periodo compreso tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera (Fig. 1). In caso di fattori di rischio permanenti di deficit di vitamina D (Tab. III), la profilassi dovrebbe essere somministrata durante tutto l’anno; • l’obesità rappresenta un fattore di rischio di ipovitaminosi D, in quanto la vitamina D è liposolubile e può essere sequestrata nel tessuto adiposo, risultando meno biodisponibile 14. Pertanto, anche nel soggetto obeso sono necessari apporti di vitamina D 2-3 volte superiori rispetto 80% 70% 60% 25(OH)D, ng/mL 50% 40% 30% 20% 10% 0% Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic n = 84 n = 47 n = 78 n = 46 n = 56 n = 40 n = 41 n = 16 n = 40 n = 59 n = 76 n = 69 Figura 1. Box plot indicanti i livelli mediani di 25(OH)D nei diversi mesi dell’anno valutati trasversalmente in un campione di 692 bambini e adolescenti toscani (età 2-21 anni) non sottoposti a profilassi con vitamina D (p tra gruppi < 0,0001). We people | 2 - 2016 19 Tabella IV. Prodotti (gocce, fiale o flaconi) in Classe A o C contenenti vitamina D in commercio in Italia (Fonte: “Codifa - L’Informatore Farmaceutico”, http://www.codifa.it). Forma prodotto Forma di vitamina D Contenuto in vitamina D Quantità confezione Fascia S.S.N. Adisterolo Annister Colecalciferolo DOC Colecalciferolo EG Dibase Tredimin Xarenel Zibenak Gocce Gocce Gocce Gocce Gocce Gocce Gocce Gocce D3 (+ vit. A) D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 250 UI per goccia 10 ml 10 ml 10 ml 10 ml 10 ml 10 ml 10 ml 10 ml C A A A A A A A Adisterolo Adisterolo Annister Annister Annister Colecalciferolo DOC Colecalciferolo EG Dibase Dibase Dibase Dibase Dibase Dibase Dibase Ostelin Tredimin Tredimin Xarenel Xarenel Xarenel Xarenel Xarenel Xarenel Zibenak Zibenak Zibenak Fiale Fiale Flacone Flaconi Flaconi Flacone Flacone Flacone Flaconi Flaconi Flacone Flaconi Fiale Fiale Fiale Flacone Flaconi Flacone Flaconi Flacone Flaconi Fiale Fiale Flacone Flaconi Flacone D3 (+ vit. A) D3 (+ vit. A) D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D2 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 D3 100.000 UI per fiala 300.000 UI per fiala 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 100.000 UI per fiala 300.000 UI per fiala 400.000 UI per fiala 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 100.000 UI per fiala 300.000 UI per fiala 25.000 UI per flacone 25.000 UI per flacone 50.000 UI per flacone 10 fiale da 1 ml 2 fiale da 1 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 2 flaconi da 5 ml 1 flacone da 2,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 4 flaconi da 2,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 6 fiale da 1 ml 2 fiale da 1 ml 2 fiale da 1,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 4 flaconi da 2,5 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 6 fiale da 1 ml 2 fiale da 1 ml 1 flacone da 2,5 ml 2 flaconi da 2,5 ml 1 flacone da 5 ml C C A A A A A A A C A A A A A A A A C A A A A A A A Prodotto ai fabbisogni consigliati per l’età per garantire uno stato vitaminico D adeguato 8. A tale proposito, la Consensus italiana consiglia nel bambino e nell’adolescente obeso la profilassi con vitamina D alla dose di 1.000-1.500 UI/die durante il periodo compreso tra il termine dell’autunno e l’inizio della primavera e, nei soggetti obesi con ridotta esposizione solare durante l’estate, la profilassi con vitamina D durante tutto l’anno. Le due Consensus differiscono in merito alla 20 We people | 2 - 2016 definizione dello stato vitaminico D in base ai livelli circolanti di 25(OH)D. è opportuno sottolineare che questa differenza deriva dal fatto che la Consensus internazionale ha come scopo principale la prevenzione del rachitismo carenziale, per cui considera come “deficit” valori di 25(OH)D < 12 ng/ml, range definito dalla Consensus italiana “deficit grave”, proprio perché sotto tale soglia aumenta significativamente il rischio di sviluppare rachitismo. Infine, per quanto riguarda la relazione tra stato vitaminico D e salute ossea, la Consensus internazione evidenzia come solo il deficit sintomatico di vitamina D si possa associare a un rischio aumentato di frattura, mentre la Consensus italiana sottolinea come la profilassi con vitamina D possa ottimizzare i processi di acquisizione della massa ossea nei soggetti con deficit di vitamina D, posizione ripresa anche da una revisione sistematica della National Osteoporosis Foundation pubblicata successivamente 15. In Tabella IV sono riportati alcuni prodotti contenenti vitamina D in commercio in Italia. Cosa non fare Per quanto le indicazioni e le modalità di esecuzione della profilassi con vitamina D risultino decisamente semplici da mettere in pratica, tutt’oggi possono essere commessi alcuni errori, su cui è opportuno prestare attenzione. In particolare 8: • il dosaggio routinario dei livelli di 25(OH)D prima o durante la profilassi con vitamina D non è raccomandato. La valutazione dei livelli di 25(OH)D è consigliata nel sospetto di deficit sintomatico di vitamina D e annualmente nei soggetti affetti da specifiche condizioni patologiche o in trattamento con farmaci interferenti con il metabolismo della vitamina D che richiedono profilassi continuativa; • si raccomanda di non utilizzare i metaboliti e gli analoghi dei metaboliti della vitamina D (calcifediolo, alfacalcidolo, calcitriolo, diidrotachisterolo) per la profilassi del deficit di vitamina D, salvo condizioni patologiche specifiche. Tali metaboliti, infatti, espongono al rischio di ipercalcemia e non sono in grado di mantenere e/o di ripristinare le scorte di vitamina D; • negli anni ’70-‘80 del secolo scorso veniva spesso raccomandata la profilassi con vitamina D nei primi anni di vita attraverso la somministrazione di dosi semi-urto intermittenti (ad es. 100.000 UI/settimana di vitamina D, per 3-6 settimane consecutive). Purtroppo tale pratica è ancora sporadicamente in uso, ma deve essere assolutamente scoraggiata, poiché espone a un rischio significativo di intossicazione. Nei primi anni di vita la profilassi con vitamina D è raccomandata mediante somministrazione giornaliera. Conclusioni A oggi l’ipovitaminosi D rappresenta una condizione estremamente diffusa in età pediatrica, anche in Italia. La profilassi con vitamina D rappresenta lo strumento più efficace per prevenire l’insorgenza del rachitismo carenziale e per assicurare uno stato vitaminico adeguato durante tutta l’età pediatrica. Pertanto, particolare attenzione deve essere costantemente rivolta alla precoce individuazione dei fattori di rischio di deficit di vitamina D e alla valutazione degli apporti giornalieri di calcio di bambini e adolescenti. Conflitti di interesse: gli autori dichiarano di non avere conflitti di interesse Bibliografia Hossein-nezhad A, Holick MF. Vitamin D for health: a global perspective. Mayo Clin Proc 2013;88:720-55. 2 Gröber U, Spitz J, Reichrath J, et al. Vitamin D: update 2013: from rickets prophylaxis to general preventive healthcare. Dermatoendocrinol 2013;5:331-47. 3 Winzenberg T, Jones G. Vitamin D and bone health in childhood and adolescence. Calcif Tissue Int 2013;92:140-50. 4 IOM (Institute of Medicine). Dietary reference intakes for calcium and vitamin D. Committee to Review Dietary Reference Intakes for Calcium and Vitamin D. Washington, DC: National Academies Press 2011. 5 American Academy of Pediatrics. Statement of endorsement. Dietary reference intakes for calcium and vitamin D. Pediatrics 2012;130(5). 6 Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU). Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana. Revisione 2012. XXXV Congresso Nazionale SINU, Bologna, 22-23 ottobre 2012. 7 Holick MF, Binkley NC, Bischoff-Ferrari HA, et al. Evaluation, treatment, and prevention of vitamin D deficiency: an Endocrine Society clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab 2011;96:1911-30. 8 Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. Consensus Vitamina D in età Pediatrica. Pediatria Preventiva & Sociale 2015;3(Suppl 3):142-258. 9 Munns CF, Shaw N, Kiely M, et al. Global Consensus Recommendations on Prevention and Management of Nutritional Rickets. J Clin Endocrinol Metab 2016;101:394-415. 10 Council on Environmental Health, Section on Dermatology, Balk SJ. Ultraviolet radiation: a hazard to children and adolescents. Pediatrics 2011;127:588-97. 11 við Streym S, Højskov CS, Møller UK, et al. Vitamin D content in human breast milk: a 9-mo follow-up study. Am J Clin Nutr 2016;103:107-14. 12 Saggese G, Vierucci F, Boot AM, et al. Vitamin D in childhood and adolescence: an expert position statement. Eur J Pediatr 2015;174:565-76. 13 Högler W. Complications of vitamin D deficiency from the foetus to the infant: one cause, one prevention, but who’s responsibility? Best Pract Res Clin Endocrinol Metab 2015;29:385-98. 14 Wortsman J, Matsuoka LY, Chen TC, et al. Decreased bioavailability of vitamin D in obesity. Am J Clin Nutr 2000;72:690-3. 15 Weaver CM, Gordon CM, Janz KF, et al. The National Osteoporosis Foundation’s position statement on peak bone mass development and lifestyle factors: a systematic review and implementation recommendations. Osteoporos Int 2016;27:1281-386. 1 We people | 2 - 2016 21 In evidenza Pediatria di Famiglia e Rete Pediatrica: lavorare insieme per una risposta assistenziale appropriata in tutto il territorio regionale L a rete pediatrica non deve essere considerata come un’entità astratta, ma un sistema integrato tra varie figure professionali e vari livelli assistenziali con il fine di migliorare globalmente l’assistenza pediatrica. Dobbiamo però andare al di là degli slogan. L’integrazione nella rete pediatrica va realizzata attraverso un sistema in cui pediatri di famiglia, pediatri ospedalieri e specialisti di area pediatrica – ciascuno per la propria parte e sulla base di percorsi chiari e condivisi – intervengono nell’erogazione delle cure, sia per la gestione delle patologie acute, sia per presa in carico dei bambini e degli adolescenti con patologie croniche. Per esperienza possiamo dire che gli ostacoli maggiori all’integrazione e al coordinamento in rete tra assistenza ospedaliera, specialistica e Pediatria di Famiglia trovano spesso radici nella scarsa conoscenza reciproca, nei difetti di comunicazione, nei pregiudizi e nella presunzione di superiorità in base alla qualifica professionale: il I, II e III livello di assistenza rappresentano momenti diversi, Valdo Flori Pediatra di Famiglia 22 We people | 2 - 2016 ma ciascuno essenziale, per l’erogazione dell’assistenza sanitaria. Dobbiamo insieme scardinare l’idea che i cittadini si sono fatti, con la colpevole seppur inconsapevole complicità anche degli operatori sanitari, che la risposta a un problema di salute, per patologie acute o croniche, possa essere trovata solo ed esclusivamente in certi luoghi. L’integrazione tra sistemi che hanno regole, contratti, responsabilità e organizzazione profondamente diversi è sicuramente difficile, ma non impossibile e numerose esperienze già fatte soprattutto nelle aree metropolitane lo conferma ampiamente. In sintesi la rete pediatrica deve rappresentare per tutti gli operatori coinvolti un’opportunità per dare una risposta celere, appropriata e sostenibile a un bisogno assistenziale del bambino. La Pediatria di Famiglia toscana è riuscita a creare negli anni le opportunità per poter dare già nei propri studi e in tempi rapidi una risposta appropriata, indispensabile alla gestione delle patologie acute e croniche, evitando il più possibile il ricorso alle strutture di II e III livello. La prima sfida è stata quella dell’organizzazione, sviluppando il più possibile le opportunità offerte dalle risorse messe a disposizione, sia per l’associazionismo 80% 73% % Collaboratore di studio 70% 60% 53% 50% 48% 43% 37% 40% 42% 31% 30% 22% 20% 25% 22% 27% 27% 13% 0% 0% A Ba br uz z si o lic a Bo ta lz a Ca no l Ca ab m ria pa ni Em a ili a Fr iu li La z Li io gu Lo ria m ba rd M ia ar ch M e o Pi lis em e on t Pu e g Sa lia rd eg n Si a ci l To ia sc an Tr a en to U Va m b l d ri ’A a os ta Ve ne to 0% 43% 26% 24% 10% 10% 44% 40% 25% 23% % Infermieri 20% 15% 15% 9% 10% 8% 6% 5% 3% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 2% 0% 0% A br Ba uzz si o lic Bo ata lz Ca ano l Ca ab m ria pa ni Em a ili a Fr iu l La i zi L o Lo igu m ria ba r M dia ar ch M e Pi ol em ise on Pu te Sa gl rd ia eg n Si a ci To lia sc a Tr na en U to Va mb l d ria ’A os Ve ta ne to 0% 1% 1% 1% Figura 1. L’organizzazione dei pediatri di famiglia in Italia in merito all’impiego di collaboratori di studio e infermieri. sia per l’utilizzo dei collaboratori di studio (personale di segreteria e infermiere). Sui 450 pediatri di famiglia toscani, il 22% è organizzato in una pediatria di gruppo e il 30% in un’associazione; il 48% utilizza il collaboratore di studio e il 23% l’infermiere. Un confronto con la situazione delle altre Regioni (Fig. 1) fa facilmente comprendere come la Pediatria di Famiglia toscana abbia investito fortemente nell’organizzazione dell’ambulatorio e in particolare nell’utilizzo dell’infermiere, pur nei limiti imposti dalle risorse messe a disposizione dagli Accordi nazionali e regionali. Nella gestione quotidiana dell’assistenza, il pediatra di famiglia ha a disposizione diversi strumenti per chiudere già nel proprio studio la gestione di molte situazioni cliniche. Può avvalersi di presidi diagnostici a risposta rapida, che gli permettono di dare una risposta appropriata nella gestione delle patologie acute (emocromo, RCP, test rapido per lo streptococco, esame urine, prick test, glicemia, ecc.) e nel follow-up di alcune patologie croniche (ad es. spirometria). Oltre a ciò il pediatra di famiglia ha anche la possibilità di un accesso diretto ai servizi diagnostici, in quanto può richiedere direttamente un pannello di esami diagnostici, laboratoristici e radiologici (Tab. I) che, con la possibilità di completare la diagnosi e la definizione della sua severità, facilita la gestione diretta del caso, evitando in tal modo il ricorso al Pronto Soccorso. Il percorso preferenziale per gli esami urgenti è già un esempio di “rete”, in quanto si basa prima sulla condivisione delle prestazioni da richiedere, poi sulle modalità di comunicazione reciproca tra il medico curante e il Laboratorio o la Radiologia, infine sulla certezza dei tempi di risposta. Questa opportunità, apparentemente We people | 2 - 2016 23 Tabella I. Prestazioni ad accesso diretto. Glicemia Creatinina Na (sodio) K (potassio) Cl (cloro) (plasma e urine) Ves (velocità di sedimentazione degli eritrociti) Bilirubina totale e frazionata Ast-Got (aspartato-aminotransferasi o transaminasi glutammico-ossalacetica) Alt-Gpt (alaninaaminotransferasi o transaminasi glutammico-piruvica) LDH (lattato deidrogenasi) CK (creatinchinasi) Proteine totali Emocromo Proteina C reattiva Anticorpi anti EBV (Epstein-Barr virus) Osmolarità (plasma e urine) Esame urine completo Urinocoltura Radiografia del torace Radiografia arti in caso di trauma Radiografia addome diretto sospetta occlusione intestinale Ecografia dell’addome (sospetta occlusione intestinale, stenosi del piloro, massa intestinale) Ecografia dell’anca (sospetta artrosinovite) semplice nella sua impostazione e strutturazione, non è stata di facile attuazione in tutta la Regione e, seppure prevista già dal 2001, a oggi non è completamente attivata in tutte le realtà territoriali, a conferma delle difficoltà che si incontrano nel dialogo e nelle comunicazioni tra strutture e servizi diversi. L’obiettivo della rete pediatrica deve essere soprattutto quello di uniformare le modalità assistenziali in tutto il territorio, nell’ottica dell’equità di accesso ai servizi da parte di tutti i cittadini, evitando eccellenze circoscritte a territori privilegiati. La sfida maggiore della rete pediatrica regionale sarà nel ricorso delle consulenze specialistiche, dove oltre all’appropriatezza dell’utilizzo, il punto critico è rappresentato dai tempi di attesa, che se possono essere ragionevoli in alcune situazioni, non possono essere accettabili in altre circostanze e portano i genitori ad accedere direttamente al Pronto Soccorso o a un reparto ospedaliero. La Delibera Regionale 493 del 2011, attraverso l’elaborazione di vari documenti nelle tre aree vaste della Regione per il governo delle liste di attesa, aveva tentato di dare una risposta operativa ma, almeno nell’area pediatrica, non c’è stato un riscontro operativo concreto, probabilmente perché è mancata la parte essenziale di simile percorso: la condivisione diretta tra i vari operatori interessati, rappresentati non solo dai pediatri di famiglia e dai singoli specialisti, ma anche dalle strutture amministrative, in particolare dagli operatori del CUP per la creazione di agende riservate all’area pediatrica e pensate per dare una risposta differenziata nei tempi in base alla gravità de quesito clinico. Tale situazione è complessa, ma non impossibile da attuare e non mancano esempi di attuazione in alcune situazioni locali. Tabella II. Prioritarizzazioni per le consulenze di oculistica presso ambulatori territoriali. Programmate (P) CUP Metropolitano Il pediatra di famiglia inserisce il quesito diagnostico e seleziona la corrispondente casella delle priorità nel ricettario 24 We people | 2 - 2016 Differibile (D) CUP Metropolitano Entro 30 giorni Ansicoria Calazio Controllo acuità visiva Controllo oculistico a 3 anni Eterocroma iridea Macchie sclerali Microftalmo Nistagmo Occhio rosso ricorrente Ptosi Retinoblastoma (familiarità) Sospetto deficit visivo Stenosi completa vie lacrimali < 9 mesi Stenosi parziale vie lacrimali Controllo oculistico in soggetti affetti da patologie che richiedono un controllo della funzione visiva (ad es. ritardo psicomotorio) Breve (B) CUP Metropolitano Entro 10-15 giorni Tabella III. Prioritarizzazioni per la consulenza chirurgica presso l’Ospedale Meyer. Programmate (P) Differibile (D) Breve (B) Invio al Pronto Soccorso Oltre 30 giorni Entro 30 giorni Entro 10 giorni Linfoadenopatie (ascellari e inguinali) Onicriptosi con e senza segni di flogosi Ferita chirurgica infetta che richiede toilette chirurgica Dolore addominale acuto Noduli e tumefazioni presenti da tempo e a lento accrescimento Frenulo linguale nel bambino Fimosi senza ritenzione urinaria Aderenze balanoprepuziali Circoncisioni rituali Ernia omelicale Ginecomastia Pervietà del dotto peritoneo vaginale o ernia inguinale o idrocele > 1 anno di età Noduli e tumefazioni in rapido accrescimento Frenulo linguale nel neonato/lattante Dolori addominali ricorrenti Nevi accertati da visita dermatologica se richiesta asportazione Ragade anale o storia di prolasso rettale ridotto Cisti mediana e brachiale del colllo non infetta Altri questiti diangostici Un esempio di tale attività è rappresentato dalla strutturazione di percorsi concordati nell’area metropolitana fiorentina tra i pediatri di famiglia, l’AOU Meyer e l’Azienda Sanitaria Territoriale. In diversi incontri formativi pediatri di famiglia, pediatri ospedalieri e specialisti ambulatoriali si sono confrontati sulla casistica, hanno messo a fuoco le situazioni che richiedono un controllo in breve tempo con il consulente di branca, hanno condiviso quelle in cui il pediatra di famiglia può attendere, conducendo in autonomia le prime risposte assistenziali e una sorveglianza dell’evoluzione. Hanno così concordato quesiti clinici, classificandoli per grado di severità, ai quali sarà assicurata la presa in carico da parte dello specialista in modo differenziato e concordato entro 72 ore o 10 o 30 giorni. La prescrizione compilata con la descrizione del quesito diagnostico consente al personale prenotante di collocare l’utente nell’agenda appropriata. Le liste di attesa sono attentamente monitorate e costantemente adeguate nel numero di disponibilità in base alle richieste, con l’obiettivo di garantire sempre la risposta nei tempi concordati. Sono già state sviluppate in questo modo le prioritarizzazioni per la consulenza oculistica, dermatologica, chirurgica, urologia, ortopedica, Pervietà del dotto peritoneo vaginale o ernia inguinale o idrocele < 1 anno di età Ascesso perianale Ascessi suppurati Rettoragie di modesta entità Onfalite Prafimosi Cisti del collo (con segni di flogosi) Cisti pilonidale ascessualizzata Ernie complicate Rettoragia importante Ingestione corpi estranei Ferite da suturare Ustioni cardiologia, otorinolaringoiatria e la prestazione di Risonanza Magnetica in sedazione. Questa attività tra l’altro ha portato l’Azienda Sanitaria ad assumere del personale specialistico dedicato specificamente ai percorsi diagnostici dell’area pediatrica, al fine effettuare tale attività direttamente nel territorio, liberando risorse ospedaliere che possono così dedicarsi alla gestione dei casi più complessi. Nelle Tabelle II e III sono riportati gli esempi del percorso per le consulenze oculistiche presso gli ambulatori territoriali e delle consulenze chirurgiche presso l’Ospedale Meyer. La costruzione di percorsi non solo facilita il lavoro dei singoli professionisti, ma contribuisce a sviluppare anche nell’utente l’immagine di un’assistenza pediatrica fatta di condivisione tra singoli professionisti, con risposte rapide, appropriate e soddisfacenti. La strada è quella giusta, ma il percorso da fare è ancora lungo perché la rete pediatrica deve essere organizzata e coordinata per poter offrire assistenza pediatrica di I, II e III livello in tutto il territorio regionale, perché ci sono realtà dove per una consulenza specialistica di II e III livello ci sono lunghe attese e molti chilometri da fare per potervi accedere. We people | 2 - 2016 25 Professioni sanitarie La continuità ospedale/territorio dei bambini ad alta complessità clinico/assistenziale I bambini ad alta complessità clinico-assistenziale, pur costituendo una piccola Attivazione servizi. specialistici Nutrizione artificiale (Att. Serv.) 1 percentuale dell’intera popolazione Riabilitazione (Att. Serv.) 1 pediatrica, rappresentano Sociale (Att. Serv.) 1 un segmento di popolazione Presidi sanitari ed elettromedicali importante, a motivo della quantità Cvc 1 di risorse economiche assorbite. Prescrizione elettromedicali > di due elettromedicali 2 L’obiettivo è dunque il Nutrizione enterale /peg 2 miglioramento degli outcome Nutrizione parenterale 3 di salute dei piccoli pazienti e le Ventilazione artificiale 3 loro famiglie, anche in termini Extra regione 1 di riduzione di costi aggiuntivi, derivanti da una gestione inefficace Caregivers Barriere caregivers culturali 1 di tutto il percorso di assistenza. Barriere caregivers linguistiche 1 La transizione tra ospedale e Barriere caregivers cognitive 1 territorio rappresenta un momento Barriere caregivers emotive 1 fortemente critico, così come Assenza caregivers 5 il ritorno a domicilio di questi Numero farmaci prescritti piccoli pazienti, può esitare in un Meno di 4 farmaci 0 carico assistenziale ed emotivo Da 5 a 9 farmaci 1 estremamente gravoso, come > 9 farmaci 2 dover acquisire in brevissimo Numero problemi clinici attivi tempo nuove conoscenze e Tre problemi clinici 0 competenze, non solo per i Da 3 a 5 problemi clinici 1 familiari ma anche per i servizi > 5 problemi clinici 2 infermieristici territoriali. Ritardo mentale Media gravità 1 di strumenti per misurare la Grave 2 complessità assistenziale al Profondo 3 momento della dimissione e Numero ricoveri pregressi/accessi al P.S. Uno negli ultimi 3 mesi 1 Due negli ultimi 3 mesi 2 Più di due negli ultimi 3 mesi 3 Punteggio totale Livello di rischio Appare così necessario dotarsi la definizione di percorsi che Flaviana Tondi, Patrizia Mondini Direzione, Area Professioni Sanitarie, AOU Meyer 26 Tabella I. Fattori di rischio. We people | 2 - 2016 favoriscano la transizione e degli interventi sanitari e sociali, ripetuti dopo i tre mesi sia al P.S. l’integrazione tra ospedale e a garanzia di migliori risultati che ordinari e il coinvolgimento del domicilio dell’assistenza. servizio sociale, per tutti quei casi La ricerca circa lo stato dell’arte I fattori presi in considerazione dove si ravvisano criticità legate della letteratura sulla presenza per definire un indice di a problematiche, economiche, di metodologie e di strumenti complessità sono numerosi: dalla abitative, ecc. idonei a misurare la complessità necessità di attivazione di diversi assistenziale, al momento della servizi specialistici, all’utilizzo parte di un sistema di pianificazione dimissione, ha evidenziato diversi di presidi ed elettromedicali delle dimissioni dei pazienti, in fattori che vanno a costruire specifici (dalla gestione di un considerazione del fatto che il l’indice di complessità assistenziale. semplice supporto elettromedicale punteggio registrato in sede di alla gestione della ventilazione valutazione multidimensionale e di multidimensionale deve essere alla artificiale e/o nutrizione enterale successiva valutazione congiunta, base della valutazione del livello di o parenterale), i limiti funzionali, con gli infermieri del territorio, complessità, nella consapevolezza il numero di problemi clinici attivi relativamente ai fattori presi in della inscindibilità del concorso di e il numero dei farmaci in terapia, considerazione (Tab. I) permette di più apporti professionali e della la percezione e competenza dei determinare il livello di rischio del indivisibilità dell’impatto congiunto familiari/caregiver, nonché i ricoveri paziente. è evidente che la valutazione Tale indice è sviluppato come Figura 1. La Continuità Assistenziale Ospedale-Territorio prevede: tempestività di segnalazione, valutazione multidimensionale, definizione del livello di rischio (basso, medio, elevato) e l’integrazione con il territorio PLS. We people | 2 - 2016 27 Figura 2. Il percorso assistenziale dei soggetti a basso rischio con problematiche alla dimissione prevede attività di self-care durante il ricovero, al fine di condividere e rendere autonoma la famiglia nella gestione dei bisogni assistenziali a domicilio. Tali attività non richiedono particolare impegno per l’organizzazione della dimissione. Figura 3. Il percorso assistenziale dei soggetti a medio rischio legati a situazioni clinico-assistenziali complesse, nonché a portatori di dispositivi, richiedono un piano di dimissione dettagliata e pienamente condiviso con il territorio, il PLS e la famiglia, al fine di favorire l’autonomia dei familiari nella gestione delle emergenze e dei dispositivi in uso. 28 We people | 2 - 2016 Figura 4. Il percorso assistenziale dei soggetti ad alto rischio con problemi rilevanti – portatori di dispositivi per il mantenimento delle funzioni vitali - richiedono un periodo di transizione in: 1. strutture ospedaliere di II livello più vicine alla residenza del paziente; 2. in regime di ospedalizzazione domiciliare. Collocazione del bambino e della famiglia in case di accoglienza convenzionare con il Meyer, se viene raggiunta l’autonomia dei familiari nella gestione delle emergenze e dei dispositivi in uso. Per ogni livello di rischio, sulla base della esperienza sedimentata in questi anni e dal giornaliero confronto con i territori di residenza dei bambini, sono stati tracciati percorsi di continuità assistenziale specifici (Figg. 1-4). Inoltre, proprio nell’anno in corso, in sede di modulo formativo, il quale ha coinvolto contemporaneamente gli infermieri pediatrici ospedalieri e gli infermieri del servizio domiciliale territoriale, organizzato dalle direzioni infermieristiche AOU Meyer ed ex ASL di Firenze, apprezzato è un miglioramento scambio di competenze, linguaggio abbiamo operato una minuziosa effettivo dell’integrazione tra i e strumenti, permettendo a revisione dei percorsi tracciati. professionisti infermieri ospedalieri entrambi i gruppi professionali di Il risultato ottenuto e da tutti e territoriali, avvenuto attraverso lo comprendere lo sguardo altrui. We people | 2 - 2016 29 Nel mondo I Big Data e il loro significato per la Pediatria Current discussions about medical care appear largely concerned with two questions: is the burgeoning harvest of new knowledge fostered by immense public investment in medical research being delivered effectively to the consumers? Is the available quantity, quality and distribution of contemporary medical care optimum in the opinion of the consumers? C olpisce l’attualità delle domande poste da White, Williams e Greenberg, soprattutto se si considera che non sono considerazioni espresse di recente, ma fanno parte dell’introduzione di un articolo pubblicato nel 1961 – l’alba dell’era dell’informazione – sul New England Journal of Medicine e intitolato “The Ecology of Medical Care”. Sono domande che restano valide e rilevanti anche a distanza di cinquantacinque anni, sebbene nel frattempo si sia verificata una vera e propria rivoluzione tecnologica. è particolarmente interessante considerare la loro rilevanza nel contesto della pediatria e l’offerta di assistenza di qualità ai consumatori: i bambini e le loro famiglie. In questo che è il primo di due articoli, riflettiamo sulla prima domanda, cioè l’offerta efficace della fiorente raccolta di nuove conoscenze, così come favorite dagli immensi investimenti pubblici nella ricerca medica. La “fiorente raccolta di nuove conoscenze” La dizione burgeoning harvest of new knowledge citata nel lavoro di Kathleen McGreevy Ufficio Relazioni Internazionali, AOU Meyer 30 We people | 2 - 2016 White et al., coincide con ciò che oggi definiamo big data. In breve big data è il set di dati – tipicamente costituito da miliardi o migliaia di miliardi di record – che sono troppo grandi, complessi e dinamici perché gli strumenti convenzionali possano acquisirli, memorizzarli, gestirli e analizzarli. Nella sua forma più avanzata, big data in pediatria è un insieme massiccio di cartelle cliniche elettroniche, dati generati dai pazienti stessi, e campioni biologici aggregati da più istituzioni che provengono da migliaia, addirittura milioni di bambini. Un settore questo che rappresenta un’opportunità significativa di estrarre valore dai dati che le istituzioni raccolgono per fornire un’assistenza ed esiti migliori. Lo standard attuale per l’erogazione dell’assistenza sanitaria è evidence-based, un approccio con cui gli operatori sanitari curano i pazienti secondo metodi scientifici comprovati, e prescrivono i farmaci o selezionano i metodi di trattamento che si sono dimostrati efficaci nella ricerca clinica. è indiscusso che le sperimentazioni e gli studi clinici siano strumenti preziosi per condurre ricerche sulle malattie e individuare modalità di trattamento in grado di alleviare i sintomi o eradicare completamente la malattia. Ma c’è un rovescio della medaglia: ovvero il rischio di imbattersi in difetti metodologici, di considerare popolazioni troppo esigue che non consentono la generalizzabilità dei risultati al di fuori del contesto sperimentale specifico, rendendo problematico la traslazione da popolazioni di adulti a popolazioni pediatriche. Big data può essere applicato per colmare questo vuoto, almeno in parte. Tramite l’estrazione di dati dalla pratica clinica relativi a specifiche condizioni o all’efficacia dei trattamenti, big data può essere sfruttato per imparare molto sul modo con cui ci si prende cura dei pazienti. I dati possono essere analizzati a livello individuale per creare profili personalizzati dei pazienti, nonché al livello aggregato al fine di ottenere informazioni su larga scala relative alla prevalenza della malattia e a modelli di trattamento. Con la creazione di profili individuali e il raggruppamento di individui con profili simili, si può capire meglio cosa funziona e cosa non funziona in questi individui, impostando le basi per la medicina personalizzata. Consentendo agli operatori sanitari di imparare da questa practice-based medicine, l’approccio del sistema sanitario stesso può essere raffinato verso uno più “intelligente”, in cui la comprensione dell’efficacia di certi approcci viene aggiornata con evidenze provenienti dai dati del mondo reale. Tutto questo offrirà nuove opportunità per il modo in cui l’assistenza sanitaria è praticata e porterà a risultati migliori per i pazienti, aiutando sia gli operatori sanitari, sia i genitori a prendere decisioni più sicure e robuste nel migliore interesse dei pazienti. Un’offerta efficace ai consumatori: la necessità di collaborazione tra gli specialisti I benefici potenziali di big data – più alta qualità delle cure, miglioramento della sicurezza e degli esiti, oltre che gestione della salute della popolazione e una ricerca più rapida – sono accompagnati da molte sfide: dalla standardizzazione, alle infrastrutture, al personale, per non parlare degli ostacoli culturali. Questi ultimi sono connessi al cambiamento profondo di paradigma riguardo l’assistenza pediatrica e ai problemi emergenti proprio sulla condivisione e sulla proprietà dei dati, che richiedono fiducia reciproca e un nuovo sistema di governance. Tali questioni sono particolarmente importanti per la pediatria, dove i volumi di pazienti complessi sono molto ridotti e c’è la necessità di integrare sistemi di dati da diversi centri, al fine di raggiungere numeri statisticamente validi per la popolazione di interesse. Un problema che assume maggiore rilievo per le malattie rare, dove un singolo ospedale non cura un numero abbastanza significativo di bambini per generare quantità adeguate di dati. Inoltre, big data e i sistemi informatici intelligenti stanno trasformando l’assistenza sanitaria più velocemente di qualsiasi altra innovazione e nessuna istituzione da sola può tenere il passo con l’evoluzione rapida di questo settore. Oltre alla collaborazione tra le istituzioni, questo campo richiederà nuove figure professionali – i data scientist – in grado di presentare i big data in una forma utile e utilizzabile. Questa nuova figura rappresenta la chiave per colmare il divario tra i medici e il personale IT, e avrà il compito di effettuare il data mining, conducendo analisi esplorative miranti a trovare le correlazioni e costruire gli algoritmi per rendere i risultati fruibili dai medici. Un esempio di collaborazione di successo è la rete PEDSnet, consorzio composto da otto ospedali pediatrici statunitensi guidato dal Children’s Hospital of Philadelphia (CHOP). Una rete che supporta l’efficiente conduzione delle sperimentazioni cliniche, della ricerca osservazionale e il miglioramento della qualità. L’approccio di PEDSnet combina big data con il coinvolgimento diretto dei genitori come partner nella progettazione della ricerca per affrontare le questioni realmente importanti per le famiglie. La rete gestisce i dati riguardanti 4.5 milioni di bambini a partire dal 2009 e ha strutturato un modello di condivisione tra i centri tramite la standardizzazione delle definizioni e descrizioni delle osservazioni cliniche. Ad esempio, tutti i farmaci, tutti i dati di laboratorio e tutte le diagnosi sono codificate nello stesso modo, così da creare una risorsa comune per tutti. Un altro esempio è più vicino a noi. Parliamo dell’Ospedale Pediatrico Meyer, coinvolto insieme ad altri nove ospedali pediatrici, e all’organizzazione non-profit statunitense denominata Dragon Master Foundation, nell’istituzione del Children’s Brain Tumor Tissue Consortium. Si tratta di un programma di ricerca sui tumori cerebrali infantili che utilizza dati open source e sta creando un database contenente circa 50.000 genomi umani, a disposizione dei ricercatori per la condivisione di dati molecolari, genetici, clinici e ambientali legati alla malattia. Il Meyer è anche membro fondatore della International Society for Pediatric Innovation (iSPI), che ha tra i suoi obiettivi la creazione di una risorsa di intelligenza medica, per fornire ai membri l’opportunità di accedere alle ultime innovazioni computazionali nei campi dell’intelligenza artificiale e del cloud computing. Nello specifico, iSPI mira a sviluppare iniziative volte a promuovere la creazione di piattaforme di condivisione dei dati che consentono la realizzazione dell’intelligenza medica collaborativa e collettiva. Si tratta di una piattaforma che consentirà di avviare (e valutare) servizi al fine di abilitare la condivisione di dati genomici e di analisi multi-istituzionali per recuperare conoscenze terapeutiche ad una velocità senza precedenti. Tramite l’aggregazione e l’analisi di grandi set di dati da più fonti, attraverso reti di collaborazione, i big data saranno in grado di raggiungere una sinergia esponenziale e portare a scoperte che non sarebbero possibili altrimenti. C’è tanto lavoro da fare affinché i big data possano contribuire a far sì che gli investimenti pubblici nella ricerca medica siano davvero valorizzati e finalizzati al miglioramento delle cure per i pazienti pediatrici. Una sfida ardua ma improcrastinabile. Bibliografia White KL, Williams TF, Greenberg BG. The ecology of medical care. N Engl J Med 1961;265:885-92. Busenbark MM. What big data means for pediatrics. Children’s Hospitals Today 2015 Oct 19. Marr B. How big data is transforming medicine. Forbes 2016 Feb 16. We people | 2 - 2016 31 www.retepediatrica.toscana.it