STATI GENERALI DELL`EDUCAZIONE FISICA

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STATI GENERALI DELL`EDUCAZIONE FISICA
STATI GENERALI DELL’EDUCAZIONE FISICA - MILANO – 21/22 MARZO 2015
Auditorium Enzo Tortora - Via Strozzi, 9 - Milano
Per “La Buona educazione fisica”
Perché l’insegnante di Educazione Fisica nella scuola Primaria
Dal Piano “La Buona scuola” al Disegno di Legge.
Le linee guida per la creazione di una Nuova Scuola Italiana sono state proposte nel progetto chiamato “La
Buona Scuola” che si è concretizzato in un Disegno di Legge che sarà discusso prossimamente dal
Parlamento.
Nel DDL, all’interno di un ampio contesto di trasformazione e di modernizzazione di tutta la scuola italiana,
si attua anche un nuovo modo di concepire l’insegnamento dell’Educazione Fisica con la proposta
dell’inserimento di docenti di Educazione Fisica.
La proposta è inserita al Capo II – Art. 2 - Comma 15, e recita:
L’insegnamento della musica e dell’educazione fisica nella scuola primaria è assicurato, nel limite
dell’organico disponibile, avvalendosi di docenti abilitati nelle relative classi di concorso, anche in ruolo
in altri gradi di istruzione, in qualità di specialisti.
La proposta è per l’Italia un cambiamento epocale, perché finalmente riconosce un’istanza ormai
improrogabile sulla necessità dei bambini di avere una formazione motoria adeguata alle loro esigenze e la
pone in linea con tutti gli Stati Europei che da tantissimo tempo sono andati in questa direzione.
Già nell’ampia consultazione nazionale, seguita al Piano “La Buona scuola”, la proposta dell’inserimento
del Docente di Educazione Fisica ha avuto una percentuale altissima di consensi perché ormai chiunque
operi nella scuola non può che convenire sull’importanza che deve essere data all’Educazione Fisica, unica
materia che ha come obiettivo specifico il miglioramento delle funzioni corporee e attraverso di esse il
miglioramento delle funzioni mentali.
Le sperimentazioni precedenti e il progetto “Sport di classe”
Negli ultimi anni in Italia e in altri Stati Europei sono state fatte esperienze di incremento dell’attività
motoria nella scuola primaria per verificare quali risultati si potessero ottenere, sia a livello di benessere,
sia a livello di sviluppo delle funzioni cognitive.
In ognuna di esse i risultati sono sempre stati gli stessi: con un incremento delle ore di Educazione Fisica,
insegnata da Diplomati ISEF o Laureati Specialisti in Scienze Motorie, non solo si migliorano ovviamente le
funzioni motorie, ma migliorano l’attenzione, le capacità cognitive e i risultati nell’apprendimento.
Assolutamente negativo e deprecabile, invece, il progetto del MIUR “Sport di classe” proposto alle scuole
primarie per l’a.s. 2014/2015, dove, dopo anni di sperimentazioni con l’insegnante di Educazione Fisica,
allo stesso insegnante denominato “Tutor sportivo scolastico” si assegna un ruolo di consulente, con la
disciplina insegnata dal docente generalista. In assoluto contrasto sia con i ddl presentati alla Camera dei
Deputati, sia allo stesso Piano “La Buona scuola”
Rapporto scuola Società
La proposta del DDL “La Buona scuola”, dà una risposta concreta ad una situazione ormai evidente.
L’organizzazione e i programmi della scuola attuale sono tarati come se la società fosse ancora di carattere
rurale e a bassa tecnologia. A quel tempo i bambini che entravano nella scuola primaria, allora elementare,
avevano una ricchezza di prerequisiti operativi che i maestri potevano ampiamente utilizzare per poter
iniziare senza difficoltà il percorso degli apprendimenti scolastici.
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Attualmente la situazione è totalmente diversa e la maggior parte delle difficoltà che ostacolano gli
apprendimenti dipendono dalla carenza di prerequisiti che sono di natura corporea.
Le difficoltà motorie e corporee dei giovani
La situazione attuale nei giovani alunni della scuola italiana evidenzia gravi disturbi di matrice corporea che
hanno ripercussioni sulla loro vita, sia in ambito scolastico, che in quello familiare e sociale.
Queste gravi carenze si manifestano con una esagerata riduzione della funzionalità corporea e provocano
fortissimi disagi negli apprendimenti scolastici, nella salute e nelle relazioni sociali.
Queste difficoltà, ormai universalmente riconosciute, si evidenziano negli ambiti corporei connessi allo
sviluppo delle funzioni logiche e spazio temporali, nello sviluppo delle qualità fisiche, con particolare
attenzione a quelle fisiologiche, principalmente collegate alla circolazione del sangue e alla respirazione,
ed infine nello sviluppo delle funzioni emotive che coinvolgono le relazioni con se stessi e con gli altri.
Le difficoltà nelle capacità cognitive
Se qualche anno fa si credeva che la carenza di movimento colpisse esclusivamente le caratteristiche
fisiche dei giovani, ora è stato accertato che la carenza di movimento provoca gravi ripercussioni nello
sviluppo delle capacità cognitive.
Tali carenze si manifestano con difficoltà negli orientamenti spaziali, partendo dal tardivo e spesso non
completo riconoscimento degli orientamenti su se stesso e del concetto di “sinistra – destra”. Da ciò
consegue una forte difficoltà nel riconoscimento degli orientamenti nel mondo circostante e dei concetti
spazio – temporali necessari per gli apprendimenti scolastici di base.
La mancanza di esperienze corporee e delle dinamiche relazionali comporta anche un grave deficit nello
sviluppo delle capacità di Problem Solving che, oltre alle carenze nella matematica, produrrà delle
difficoltà nelle relazioni logiche necessarie a comprendere i concetti della storia e della geografia.
Le difficoltà di attenzione
Queste difficoltà di matrice corporea hanno un’ulteriore evoluzione sfavorevole portando allo sviluppo
dell’ADHD, cioè iperattività e difficoltà di attenzione, con conseguenti risultati negativi nell’ambito di tutte
le materie scolastiche.
La carenza di movimento, con la relativa difficoltà nella coordinazione dei movimenti grossomotori, si
manifesta in modo concreto nella motricità fine indispensabile all’apprendimento della scrittura.
La diffusione delle malattie
Nell’ambito della salute la carenza di movimento (abbinata a una ormai consueta cattiva alimentazione) ha
già determinato un aumento di patologie, come il diabete e le malattie cardio-vascolari e respiratorie.
Nello stesso tempo è evidentissimo l’aumento dei casi di obesità.
Questa situazione sta già creando una maggiore predisposizione dei giovani alle patologie anche di tipo
respiratorio, con relativo aumento di giorni di assenza da scuola.
Le difficoltà psicologiche
Per quanto riguarda l’ambito relazionale, un basso livello di accettazione corporea, dovuta alle difficoltà di
gestione del proprio corpo, determina un aumento delle patologie che riguardano le modalità con cui i
ragazzi affrontano le difficoltà, siano esse scolastiche che sociali.
Basso livello di autostima, ansia nell’affrontare i problemi, paura di non farcela che, nei casi più gravi,
richiede un massiccio intervento di psicologi e psichiatri.
E’ evidente il collegamento fra queste difficoltà e il rapporto instaurato nella scuola: un basso livello dei
risultati provoca un alto livello di abbandono scolastico.
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Questa situazione viene aggravata ulteriormente dall’uso eccessivo e di immediata gratificazione
nell’utilizzo di strumenti elettronici, siano essi cellulari o semplici giochi, che abituano fin da piccoli i
giovani a un basso livello di comunicazione diretta e interpersonale e a un alto livello di comunicazione via
schermo.
Questa situazione riduce ulteriormente le capacità di vivere le dinamiche dei gruppi in modo equilibrato,
limitando le capacità di dialogo e di mediazione. Risulta evidente la ripercussione sulle dinamiche della
classe, sia fra pari, sia nei rapporti con l’adulto e in particolare con i docenti.
Chi può intervenire
Il quadro molto grave evidenziato richiede un intervento di assoluta competenza, mirato a uno sviluppo il
più possibile ampio dell’attività motoria in ambito scolastico.
Tutte le sperimentazioni nelle quali la scuola ha organizzato un’ora di attività motoria al giorno, hanno
portato eccellenti risultati, sia negli apprendimenti scolastici, sia nell’ambito relazionale.
Evidentissimo il miglioramento della capacità di attenzione.
Diventa allora assolutamente improrogabile l’inserimento di un Docente di Educazione Fisica che abbia
competenze specifiche non solo relative alla disciplina ma anche alla sua interazione con le altre materie,
per promuovere l’utilizzo di esperienze corporee che portino allo sviluppo di quelle capacità carenti
esposte nella premessa.
No ai tecnici dello sport nella scuola
Del tutto inutile l’inserimento di figure rifacentesi all’ambito sportivo perché l’utilizzo di esercizi ripetitivi
collegati alle specialità sportive non avrebbero alcuna ripercussione nello sviluppo delle capacità sopra
espresse e rischierebbero di aumentare i danni già ampiamente certificati.
Come agire
La scelta di garantire ad ogni scolaro un insegnamento qualificato da parte del Docente Specialista in
Educazione Fisica è quindi il percorso ottimale che può attualmente essere avviato utilizzando la struttura
degli Istituti Comprensivi, ma che deve trovare una sua specificità e peculiarità nel ruolo dell’insegnante
che non può prescindere da una preparazione specifica universitaria.
Questa scelta deve essere un fortissimo stimolo alle Università che hanno Corsi di Laurea o Facoltà di
Scienze Motorie per favorire la crescita di docenti sempre più preparati nell’ambito pedagogico e
scientifico di quel particolare e delicato periodo scolastico che è la Scuola Primaria.
Finalità ultima è il raggiungimento delle indicazioni in ambito europeo, di una Educazione Fisica
obbligatoria anche nella scuola primaria, per almeno 2 ore la settimana insegnata da Diplomati ISEF e
Laureati Specialisti in Scienze Motorie.
Approvato dall’Assemblea degli Stati Generali EF
Milano 21 marzo 2015
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