leggi il libro - Gruppo Famiglie
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La storia di Natale di Marco Parlato www.thireos.wordpress.com Questo racconto è libero e gratuito. È disponibile all'interno della prima antologia natalizia di Rivista Fralerighe (www.rivistafralerighe.wordpress.com). Consiglio a tutti Fralerighe, in quanto ben confezionata e realizzata per la lettura gratuita. Un gioiellino. L'immagine in copertina ritrae un festone natalizio poco visibile nella consueta posizione assegnatagli in casa dell'autore. La presente versione elettronica è stata creata con Writer2ePub di Luca Calcinai. (http://lukesblog.it/writer2epub) Dicembre 2012 Appena oltre le casse, l’inferno. Il supermarket del centro commerciale brulica come un formicaio sovraffollato. Guardo Sara negli occhi, anzi no. Quando si dice una bugia è meglio non farlo, l’ho letto da qualche parte. «Devo tornare un attimo in macchina. Vi raggiungo subito.» La vaghezza di giustificazione ha funzionato. Guida il carrello verso gli scaffali, continuando a chiacchierare con Vale. Siedo sulla prima panchina libera e respiro a fondo. Non c’è niente di peggio che andare a caccia di offerte alimentari, dopo ore trascorse in boutique con commesse aggressive, pronte ad azzannarti alla giugulare e non mollare fino a quando non hai indossato almeno un capo di prova. Una signora colma di buste gonfie cammina a zigzag, da una vetrina all’altra, attorniata da due bambini sfrenati, ognuno con un cono gelato in mano. Un pericolo pubblico per gli abiti di chiunque infranga la distanza di sicurezza. La scena mi distrae dall’arrivo di un altro reduce, in cerca di un momento di riposo. Tanto che appena mi giro salto quasi in piedi. «Lo so, sono bello grosso!» Babbo Natale mi sorride. Sarà alto un metro e novanta. La figura è, se possibile, ancora più pantagruelica per via del ventre gonfio oltre la norma sotto il classico costume rosso. Con una mano regge un sacco dall’apparenza pesante, con l’altra si liscia la barba, di cui osservo curioso il candore. «Sembra vera, no? Ho usato la colla per gli attori dei film. Faccio le cose per bene.» Scambiare due chiacchiere potrebbe ritardare l’entrata al supermercato. L’omone è simpatico. Attacco discorso. «È un lavoro stancante?» «Naaa. Mi mancano le sigarette.» «Fumava?» «Un pacchetto al giorno. Poi ho letto un libro. Quello che in dieci giorni smetti.» «Di leggere il libro?» «Ahah! Questa gliela rubo. Comunque ho letto tutto il libro e ho smesso dopo due mesi. Quindi o sono lento a capire o era inutile leggerlo.» «Ho un amico che sta cercando di smettere. Dice che dipende dalla volontà.» «Vero.» Sospira con lo sguardo nel vuoto. Prende fiato e domanda: «È solo?» «Ho accompagnato mia moglie e la sorella. In realtà dovrei raggiungerle, ma è dalle tre che siamo qui. È il ventiquattro novembre e già vanno a caccia di panettoni. Una follia.» «Anche la mia lo faceva. È morta un anno fa.» «Diavolo. Non volevo… mi dispiace davvero.» «Non si preoccupi. Nessuno ha colpa. Ho provato a cercare un colpevole, ma il risultato è stato di raddoppiare le sigarette giornaliere. Per questo ho deciso di smettere.» Sarebbe meglio andare via, con un saluto di conforto. Non riesco però a lasciarlo. Ha voglia di sfogarsi, lo capisco da come muove la bocca, indeciso se raccontare altro, oppure no. Aspetto qualche minuto, fino a quando non riprende il racconto. «Stavamo al supermercato. Ero andato a prendere il pane integrale, quello che piaceva a lei e che sbagliavo sempre a scegliere. Se non la lasciavo sola forse… Al reparto bibite un carrello meccanico si rompe e lascia rotolare bottiglie sul pavimento. È assurdo, da film comico. Ho cercato su internet se è davvero possibile morire cadendo da poco più di un metro. Vuole sapere la cosa ridicola? Ho trovato articoli di americani cascati dal terzo piano, da dieci metri senza farsi niente.» «Non so proprio cosa dire. Terribile.» Se non lo conoscessi da pochi minuti metterei almeno una mano sulla spalla del fragile gigante. Di colpo alza lo sguardo. Inarca le gote e mi fa: «Le è piaciuta la storia?» Sostiene l’espressione sorniona, mentre infila la mano nel sacco, dal quale estrae un libro sottile. Sulla copertina morbida una bottiglia di Coca Cola riversa sul pavimento e il titolo: Poco più di un metro. «La trovata del pane integrale non è stupenda? Ho contattato diversi editori. Hanno risposto solo due. Uno ha detto che non rientrava nei piani editoriali, l’altro che era poco credibile, ma lei si è commosso, no? Significa che funziona. Quelli non capiscono niente. Se le è piaciuta la storia, ne prenda uno, costa solo dodici euro!» Balbetto qualcosa di incomprensibile, continuando a subire la promozione coatta. «Se ne prende tre, le faccio un po’ di sconto. Tanto ho fatto stampare cinquecento copie. Lo regala ai parenti. Sarà la storia di Natale! È il mio quinto romanzo. Forse ha sentito parlare di me, Gianluigi Domenichini. Ho scritto un’antologia di racconti e quattro romanzi, trova tutto sul sito internet. Ho fatto uno spettacolo teatrale con Armando Prampolini Pignatti…» Avendo riacquistato un minimo di lucidità, mi domando se la strategia di marketing del signor Domenichini sia passibile di denuncia. «… sono iscritto a Lega Ambiente e ho partecipato alla Fiera degli artisti di strada 2012. Un mio amico critico ha scritto la prefazione. Guardi che gli articoli degli americani caduti dal terzo piano sono veri. Faccio sempre ricerche prima di scrivere un libro. Sono un professionista.» Comincio ad allontanarmi a passo svelto. Lo sento trascinare il sacco e seguirmi. «Facciamo così: ne prende uno, se non le piace me lo riporta. Sto qui ogni sabato pomeriggio, fino alla chiusura. Io dico che però le conviene prenderne tre. Non so quanto dureranno cinquecento copie. Sarà la storia di Natale! È sicuro.» Fuggo nel freddo serale fino a raggiungere il parcheggio. Mi barrico in macchina. Accendo la radio a volume basso, chiudo gli occhi. Il cellulare rovina l’idillio automobilistico. È Sara, non ha più soldi. Devo raggiungerla subito alla cassa quattordici. All’interno trovo Vale, da sola. Ha quasi finito di imbustare la spesa, sotto lo sguardo di disapprovazione della cassiera, che attende il pagamento. Consegno la carta di credito e interrogo Vale sulla sorte di mia moglie. «Sta offrendo una cioccolata calda a un signore. Poverino, una storiaccia. Vieni, che te lo faccio conoscere. Fa il Babbo Natale al negozio di giocattoli.»