lavoro - CISL Scuola Ravenna
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Lo fa sapere il segretario generale aggiunto Annamaria Furlan. “In particolare - continua Furlan- crediamo sia importante mantenere alta l’attenzione su questi aspetti, soprattutto a fronte dell’attuale crisi economica che rischia di penalizzare ancora di più proprio la componente femminile, non solo sul piano lavorativo ma anche su quello sociale”. La Cisl chiede dunque agli europarlamentari italiani di “adope- rarsi per rinnovare l’impegno in favore della salvaguardia dei diritti delle lavoratrici in gravidanza ed in maternità. Nello specifico sottolineiamo che la tutela della maternità e del principio di parità e pari opportunità tra uomini e donne sul lavoro, costituiscono fattori di crescita e di benessere essenziali per determina- re quel cambiamento positivo e significativo atteso da milioni di cittadine e cittadini dell’ Europa”. La difesa dei diritti delle donne in maternità e la tutela della famiglia, conclude Furlan, “devono essere una priorità del Parlamento europeo in un dialogo concertato con le parti sociali pronte a dare il proprio contributo alla costruzione di un processo democratico e rispettoso del principio di non discriminazione nel lavoro come nella società”. Fame di lavoro Gruppo Vismara, referendum storico: i dipendenti si sono espressi a favore della esternalizzazione in una cooperativa. L'intesa firmata da Fai e Flai prevede che 83 lavoratori mantengano il medesimo trattamento economico ricevuto fino ad oggi. Inoltre avranno ammortizzatori sociali in caso di necessità Ricci a pagina 7 Note Book Sbarra: insostenibile il blocco dei finanziamenti degli ammortizzatori in deroga Alitalia-Etihad alla prova del decollo I n attesa del decollo è l’espressione più giusta per sintetizzare i commenti e le opinioni che vengono espresse con post e tweet sui social network rispetto all’accordo Alitalia-Etihad. Benvenuti a pagina 8 Cigincalo,ottimismoprematuro P er la prima volta l’Inps registra una riduzione significativa delle ore di cassa integrazione autorizzate, che in giugno diminuiscono del 24% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. “Ma è anche vero che, pur essendo tale riduzione in parte attribuibile alla cassa ordinaria (-20%) e straordinaria (-16%), a diminuire sono soprattutto le ore di cassa in deroga (-41%), non a causa di una riduzione delle domande, ma in seguito al blocco del finanziamento delle autorizzazioni, ferme addirittura agli ultimi mesi del 2013”. Così il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra commenta i dati Inps di oggi sulle domande di cassa integrazione. Per Sbarra “è dunque difficile valutare tali dati, benché vada sottolineato il contemporaneo calo Unacinquina Sciopero Eni.InlottadaGela perLucchini Ideal Standard aPortoMarghera S ono cinque le offerte vincolanti presentate per diversi asset della Lucchini, a Piombino e a Lecco, ma quella più consistente per il polo toscano (un’offerta “importante” l’ha definita il segretario nazionale Fim, Marco Bentivogli) è di gran lunga quella presentata dall’indiana Jsw (Jindal South West) di cui è presidente Sajjan Jindal. Campaioli a pagina 6 S ciopero ieri dei lavoratori Ideal Standard che hanno protestano contro la decisione aziendale di non rispettare gli accordi già sottoscritti al ministero. Niente cassa integrazione, quindi, per i 400 lavoratori dello stabilimento di Orcenico (Pordenone) e immediato avvio alla mobilità. Femca: decisione incomprensibile e inaccettabile. Bazzaro a pagina 5 D a Gela a Porto Marghera, passando da Taranto e Livorno, nei petrolchimici dell’Eni i lavoratori sono in fermento dopo l’annuncio da parte dell’amministratore delegato dell’ente di disattendere gli accordi sottoscritti, che prevedevano diversi investimenti, chiudendo così la porta alle prospettive di rilancio e sviluppo. Martano a pagina 6 del 20,5% delle domande di disoccupazione, mobilità e Aspi. La cautela è d’obbligo – sottolinea Sbarra - vista la difficile situazione economica ed occupazionale del Paese, che non consente facile ottimismi. Per poter dire che siamo in presenza di un primo segnale di inversione di tendenza bisognerà vedere se sarà confermato nei mesi successivi. Per il momento va assicurato immediatamente il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che aspettano da troppo tempo”. Il ritardo del Governo “è assolutamente incomprensibile perché i finanziamenti necessari per dare le prime risposte sono disponibili, anche se non sufficienti per tutto il 2014. E’ altrettanto sbagliato pensare di affrontare il problema dell’insufficienza delle risorse restringendo i criteri per individuare i beneficiari degli ammortizzatori e tagliando le durate dei trattamenti”. Cgil Cisl e Uil, conclude Sbarra, “manifesteranno il loro dissenso a tali scelte nelle due giornate di mobilitazione a Roma indette per il 22 e 24 luglio per dire con chiarezza al governo che a pagare il prezzo della crisi non possono essere i lavoratori”. Sfratti, Adiconsum: siamo in piena deflazione Ue, Juncker presidente riconosciuta el 2014 inflazione stabile N allo 0,3%, livello più basso morosità Commissione dal 2009. Il dato Istat dimostra che si tratta di “vera stagnazioincolpevole ne della nostra economia”, e a plenaria del Parladovrebbe “far riflettereil GoverLmento europeo ha approvato la nomina di Jean Claude Juncker come presidente della Commissione europea con 422 voti a favore, 250 contrari. Ma a dettare la linea della Ue, come già ieri è apparso chiaro, sarà la Bce di Mario Draghi. Arzilla a pagina 3 N ovità sugli sfratti. Pubblicato l’atteso decreto ministeriale che, sottolinea il segretario confederale Cisl Cerrito, “per la prima volta riconosce e definisce la morosità incolpevole di chi vive in affitto”. Prevista anche la ripartizione alle regioni dei 20 milioni di euro per il 2014. no Renzi”, come sottolinea Raffale Bonanni, intervenuto a Mogliano Veneto ad una riunione dei quadri della Cisl veneta. La verità è che “senza un intervento choc sulle tasse per le famiglie e per le imprese che davvero investono, i consumi non riprenderanno a salire ed il Paese non uscirà dalla recessione”. a pagina 4 Gagliardi a pagina 2 2 SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 Basta Senato, Renzi si occupi del lavoro Lavoro, questo sconosciuto. In queste ore sospese nel tira e molla della prima riforma dell’era Renzi, quella per la cancellazione del Senato elettivo, tra conteggi dei frondisti Pd e Forza Italia e dichiarazioni di Tizio con replica di Caio, ciò che si sta assottigliando è il lavoro, l’idea stessa dell’occupazione come realizzione di sé e opportunità di mobilità sociale. Il mo- attualità S iamo in deflazione e non si vede una via d’uscita da questa crisi. L'inflazione, fa sapere l’Istat, a giugno rallenta ancora: la crescita annua dei prezzi si ferma allo 0,3% dallo 0,5% di maggio. È il livello più basso da quasi 5 anni (ottobre 2009). E sono undici mesi consecutivi che il trend segna un calo (13 che è ferma sotto l’1%, nonostante l’aumento dell’Iva di ottobre). L'Istituto di statistica attribuisce il calo in primo luogo all'accentuarsi della diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati. Ma l'inflazione di fondo, al netto degli alimentari freschi e dei beni energetici, scende allo 0,7% (era 0,8% di maggio) e al netto dei soli beni energetici si porta allo 0,5% (da 0,6%). L'aumento mensile dell'indice (0,1) è dovuto principalmente ai rialzi dei prezzi dei trasporti (+0,7%), legati a fattori stagionali. E l'inflazione acquisita per il 2014 è stabile allo 0,3%. I prezzi degli alimentari - sottolinea l’Istat - diminuiscono a giugno dello 0,6% segnando il livello più basso da settembre 1997. Lo stesso record, il risultato più basso da quasi 17 anni, contraddistingue i prezzi del cosiddetto ”carrello della spesa” che include, oltre ai beni alimentari, quelli per la cura della casa e della per- do di essere (di un Paese) che è stato, guardando indietro, la ragione stessa del boom economico tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi, no, tutto è cambiato: gli stranieri - non importa di che nazione - ci comprano gli aerei, ci comprano l’acciaio, entrano nell’agroalimentare e nella moda. I dati sull’occupazione e sui redditi degli italiani (almeno di quelli, come i lavo- ratori dipendenti, che le tasse le pagano tutte, sino all’ultimo euro) sono sconfortanti e ciò che manca è un piano ambizioso di crescita. Che Matteo Renzi provveda dunque ad approvare la sua prima riforma, quella del Senato, ma che dal primo secondo successivo all’approvazione si occupi di lavoro, di rilancio dei consumi e della produzione. Lo faccia guardando alle realtà italiane che ancora sono eccellenti, alle artigianlità, ai lavoratori sapienti. Lo faccia non considerando i sindacati un optional. Non per ragioni di equilibrio di poteri e di rappresentanze, ma perché non si dà una grande economia occidentale ed europea senza un ruolo attivo dei sindacati. A cominciare dalla Germania, la terra di Frau Angela Merkel, la locomotiva d’Europa che ci ha imposto il rigore, dove l’incontro tra lavoro e impresa è speculare da Istat. Inflazione ancora in calo a giugno, si ferma allo 0,3%. Bonanni: Governo si svegli L’Italia dei record negativi sulbaratrosociale sona e cala dello 0,5% rispetto al 2013. Eppure nonostante ciò (siamo nel periodo a più bassa inflazione degli ultimi cinquanta anni) i consumi restano fermi. Le famiglie italiane, secondo gli ultimi dati dell’Istat, lo scorso anno hanno speso in media 2.359 euro al mese, il 2,5% in meno rispetto all'anno precedente. I consumi sono tornati così indietro di 10 anni al 2004; e per una famiglia su due scendono al di sotto della soglia dei 2.000 euro, con una spesa mediana di 1.989 euro al mese. E non è difficile prevedere che anche per l’anno in corso non daranno segnali di ripresa. Tecnicamente, dunque, siamo in deflazione. Il campanello d'allarme continua a squillare inascoltato da un anno. E non si capisce se la politica abbia contezza di quanto sta accadendo. Poichè l'assenza di concreti segnali di ripresa, a cominciare dalla domanda interna, amplifica il rischio di un 2014 di completa stagnazione. Con ulteriori effetti negativi sull’occupazione e sulla situazione sociale, già precaria, del Paese. "Il Governo Renzi farebbe bene a riflettere sui dati negativi dell'inflazione”, afferma Raffaele Bonanni, ”senza un intervento choc sulle tasse per le famiglie e per le imprese che davvero investono aggiunge - i consumi non riprenderanno a salire ed il paese non uscirà dalla recessione". "La platea dei destinatari della riduzione delle tasse operata dal Governo in questi mesi - spiega il segretario generale Cisl - è troppo limitata e frammentata. Occorre un intervento di riduzione fiscale più corposo ed esteso sulle fasce più bisognose, a cominciare dai pensionati e le altre categorie più deboli. Non si sta facendo una vera riduzione della spesa pubblica improduttiva, nonostante il sindacato, la Cisl in particolare, abbia più volte indicato gli strumenti ed i settori dove intervenire per ridurre gli sprechi, le inefficienze, le ruberie di un sistema della spesa che va riformato dalle fondamenta. Ma finora abbiamo assistito a tante chiacchiere e poca sostanza. Speriamo che ora i tanti segnali negativi dell'economia sveglino il Governo Renzi e lo facciano uscire dalle secche della politica degli annunci". Il presidente di Adiconsum, Pietro Giordano, segnala il rischio conquiste del lavoro Riso amaro, no all’import dalla Cambogia Risicoltori e mondine italiani si mobilitano S molti anni al dialogo tra politica e sindacato. Il tempo del blairismo, a guardar bene i numeri, è finito: sono passati decenni e siamo ormai entrati da tempo nel XXI secolo. E poi ogni nazione ha la propria specificità e le traduzioni, come indica la desinenza stessa della parola, si riducono alla fine ad un tradimento. Anche per questo Renzi dovrà inseguire una via originale alla riforma del lavoro. Una via italiana. icuramente è ”riso amaro” per l'Italia, vessata dalle importazioni selvagge a dazio zero asiatiche, che stanno mettendo a rischio il prodotto made in Italy. In un anno, secondo Coldiretti, gli ettari delle risaie italiane si sono ridotti del 22%. Per evitare il peggio, produttori e mondine si sono mobilitati in tutto il paese portando a Roma la protesta davanti al ministero delle politiche agricole, ma anche bloccando le contrattazioni alla Borsa merci di Novara, Pavia e Vercelli. E la voce del ministro non si è fatta attendere, assicurando il proprio impegno nella tutela del riso italiano, ma anche ricordando come l'Italia sia stata promotrice, a livello comunitario, nel denunciare questo problema, comune anche altri Stati dell' Ue. Risicoltori e mondine della Coldiretti provenienti dalle Regioni di produzione di riso si sono dati appunta- mento a via XX Settembre ieri mattina, per combattere la “battaglia del riso” e stoppare la concorrenza sleale di import di riso cambogiano aumentato del 360% nei primi tre mesi del 2014. Il risultato è che in un solo anno gli ettari delle risaie italiane si sono ridotti del 22%, pari a oltre 15 mila ettari, a danno di coltivatori e consumatori. Colpa dell'accordo Everything but arms, precisa la Coldiretti che, azzerando i dazi, ha favo- ”di creare una situazione esplosiva se non si rilanciano i consumi” e chiede al Governo ”una strategia shock per immettere risorse nei bilanci delle famiglie”. Certo, il livello del debito e della spesa pubblica non consentono allo stato dei fatti molti margini di manovra. Ma da qualche parte ed in qualche modo questa spirale negativa va interrotta. Ed è evidente che un problema complesso come quello che abbiamo di fronte non si risolve con singole azioni o spot elettorali e soprattutto va posto in cima all’agenda del Governo, almeno fino a quando non si avranno segnali chiari di inversione del ciclo. Francesco Gagliardi rito l'insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati, dove si coltiva riso senza tutele del lavoro e con prodotti chimici vietati da decenni in tutta Europa a prezzi inferiori del 50% ai costi di produzione in Italia. Cosa dice l’accordo? ”Tutto tranne le armi” (Eba) è un'iniziativa della Unione europea in base al quale tutte le importazioni verso l'Ue provenienti dai paesi meno sviluppati sono duty-free, con l'eccezione di armamenti. Una trovata di altri tempi. Eba è entrato in vigore il 5 marzo 2001. Esistono disposizioni transitorie per le banane, zucchero e riso fino al gennaio 2006, luglio 2009 e settembre 2009. L'eba è parte dell'Ue nel discutibile sistema di preferenze generalizzate (Spg). “La vostra battaglia del riso è giusta. L'Italia c'è, il ministero pure e sarà una delle priorità del semestre di presidenza italiana in Ue. Siamo impegnati . ha detto il ministro Martina ai manifestanti della Coldiretti - in un'iniziativa a Bruxelles, con altri Paesi europei, per l'attivazione della clausola di salvaguardia contro le importazioni a dazio zero. I nostri uffici, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico, stanno lavorando per predisporre un documento tecnico sull'impatto di tali importazioni che sarà pronto entro la fine della prossima settimana e che poi sarà presentato alla Commissione europea”. Una battaglia che, dopo le parole del ministro, come ha detto anche il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, si sposta ora nell'Ue. Nelle stesse ore Confagricoltura, Cia, Alleanza delle cooperative, riserie artigiane di Confartigianato, le grandi industrie di trasformazione dell'Airi e i mediatori hanno bloccato l'ingresso della borsa merci di tre città. ”Vogliamo un impegno concreto dalla Commissione europea - ha dichiarato il presidente di Ente nazionale Risi, Paolo Carrà - per la salvaguardia del nostro riso, delle aziende e dei lavoratori”. 3 MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 18 luglio davanti all'EuLavoro. Ilroparlamento di Bruxelles stagisti provenienti Il 18 luglio dasteranno tutta Europa manifecontro le precadei giovani giovani riee percondizioni chiedere un quadi riferimento comuin piazza dro nitario che garantisca tidi qualità. L'iniziatia Bruxelles rocini va prevede un'assempubblica nella piazcontro blea za antistante al ParlaUe, cui seguirà precarietà mento una conferenza con la partecipazione di oltre 200 rappresentanti della società civile, delle istituzioni europee e del settore privato. In tale occasione è prevista la presentazione del quadro di riferimento che mira a garantire stage di qualità in tutta l'Ue. Ogni anno in Europa circa 4,5 milioni di giovani effettuano un tirocinio e, di questi, il 59% non prevede alcuna forma di retribuzione. Cina. Minori al lavoro in fabbrica di cellulari. Samsung sospende produzione La ong China labor watch (Clw) accusa e la Samsung si difende. Negli stabilimenti cinesi che sfornano i prodotti della multinazionale dell’elettronica si lavora con turni massacranti da 11 ore al giorno senza vedere neanche l’ombra degli straordinari, con manodopera composta da bambini. La Samsung replica affermando di essere in prima fila nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo intero. Ma dopo la denuncia di Clw ha deciso di sospendere temporaneamente l'attività nella fabbrica di uno dei suoi fornitori in Cina. Le indagini preliminari del colosso dell’elettronica sudcoreano avrebbero infatti mostrato prove di sospetto lavoro minorile nell'impianto di Dongguan Shinyang Electronics. I diktat di Draghi pesano sull’intervento programmatico con cui il lussemburghese ha ottenuto la fiducia all’Europarlamento conquiste del lavoro global LapresidenzaaJuncker, malalinealadettaFrancoforte B ruxelles (nostro servizio) - La linea la detta Francoforte. Alle nove della sera di lunedì 14 luglio, parlando alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Mario Draghi respinge gli attacchi dei Paesi in deficit. La Bastiglia della troika non vuole mostrare cedimenti. Poche ore prima dell’elezione di Jean Claude Juncker a presidente della Commissione europea (422 a favore, 250 contrari, 47 astenuti), il numero 1 dell’Eurotower lascia poco spazio a chi è convinto di poter allentare la morsa di Bce, Fmi e Ue. “E’limitato pensare che la sola flessibilità sia l’unico modo per portare l’Eurozona fuori dalla crisi: bisogna fare grande attenzione a non annacquare il Patto di Stabilità e le norme di governance contenute nel Six Pack e nel Twopack, altrimenti si diventa poco credibili”. La flessibilità è un rischio, osserva Draghi, soprattutto se diventa il pretesto migliore per allentare la tensione su riforme e rigore. “Per aiutare la crescita - dice l’ex governatore di Bankitalia - va seguita la strada delle riforme e non quella della flessibilità delle regole. L'idea di spendere per uscire dalla crisi non è praticabile, perché uno dei motivi della crisi è stato proprio il debito, e dunque il modo migliore per aiutare la crescita sono le riforme strutturali con la riduzione della spesa corrente e la riduzione delle tasse”. Vietato, dunque, “annacquare” il Patto di stabilità e crescita, e dare troppe speranze a chi è schiacciato da recessione e disoccupazione. I diktat di Draghi (un richiamo all’ordine, altro che appello) hanno invece giocoforza annacquato l’intervento programmatico con cui Juncker ha chiesto la fiducia all’Europarlamento. Il prossimo presidente della Commissione (in carica dal 1 novembre) ammette di aver lavorato al suo discorso fino a tarda notte, costretto probabilmente dai paletti di Draghi ad “annacquare” qualche salto in avanti che alla fine si sarebbe rilevato troppo azzardato e a limitarsi agli equilibrismi tipici di inizio mandato. Ecco allora che l’ex presidente dell’Eurogruppo avverte amici, alleati e oppositori che “non ci sarà rivoluzione, né controrivoluzione”. La crisi non è finita, osserva, “con tutti questi milioni di disoccupati, occorre coordinare meglio le nostre politiche economiche, ma dobbiamo restare rigorosi sull’attuazione delle riforme strutturali: se gli Stati membri continueranno i loro sforzi noi rifletteremo sugli stimoli finanziari”. L’unica flessibilità possibile, spiega Juncker, è quella prevista nei trattati: “Non modificheremo il Patto di stabilità e crescita, perché così ha stabilito il Consiglio europeo e io devo attenermi a quanto deciso. Il Consiglio stesso, tuttavia, ha notato che ci sono margini di flessibilità che vanno utilizzati, lo abbiamo fatto nel passato e lo faremo più fortemente nel futuro”. Pochi margini di manovra, quindi, per i Paesi in deficit, ma è lo stesso Juncker che, a sua volta, prova, almeno a parole, ad “annacquare” la linea dura della Bce, anche perché dalla sua ha anche una larga maggioranza dei voti degli eurosocialisti. In riferimento a quanto fatto dall’Ue negli anni della crisi, il lussemburghese parla di “un aereo riparato in volo, e lo abbiamo fatto senza seguire l’estetica politica”. Certo, però, continua, “abbiamo fatto degli errori”, a cominciare dalla rigidità dei programmi di adeguamento economico e finanziario della troika stessa (quelli applicati a Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro): “Se ce ne saranno ancora di programmi di questo tipo - dice Juncker - si dovrà fare prima uno studio minuzioso sul loro impatto sociale, per sapere come incidono sulla vita della gente; inoltre, vorrei che ci sia sempre un piano B, nel caso in cui le previsioni economiche siano sbagliate”. Juncker s’impegna, inoltre, a “ripensare lo strumento della troika, perché manca di sostanza democratica, come ha rilevato il Parlamento europeo: la troika deve essere più politica, più parlamentare e più democratica”, ma ancora non chiarisce in che modo la Commissione potrà “annacquare” il rigorismo imposto da Bce e Fmi che, documenti di Strasburgo alla mano, ha aumentato disoccupazione, povertà e disagio sociale. Al netto dei fucili di Mario Draghi puntati sulla flessibilità, Juncker è comun- que chiamato necessariamente ad aprire a chi invoca una Commissione meno schiacciata sui Paesi rigoristi, e allora annuncia entro febbraio 2015 un programma di investimenti pubblici e privati a favore di crescita e lavoro: 300 miliardi entro 3 anni, “utilizzando in modo mirato i fondi strutturali a disposizione”, spiega il lussemburghese, che dice di voler essere “il presidente del dialogo sociale”. La crescita, sottolinea Juncker, “non va finanziata con i debiti ma con la sostenibilità”, precisando che gli investimenti annunciati saranno diretti a politiche industriali (“l’Ue va re-industrializzata”), energie rinnovabili, banda larga, infrastrutture, trasporti, ricerca e sviluppo. “Ma non possiamo neanche spendere i soldi che non abbiamo e quindi dobbiamo sostituire debito e deficit con le idee”, precisa, rilanciando il suo vecchio pallino del mercato unico digitale, “che equivale a 250 miliardi di crescita supplementare”. E all’Europa sociale, e al Pse che lo ha votato turandosi un po’ il naso, Juncker concede inoltre la difesa del principio della libera circolazione dei lavoratori (“le norme non saranno cambiate, ma serve una revisione mirata della direttiva sui distaccati”), il salario minimo, la lotta al dumping sociale, all’evasione e alle frodi fiscali, al riciclaggio del denaro sporco, dicendosi anche favorevole a un’imposta europea sulle transazioni finanziarie e affermando di voler allargare la platea di chi potrà utilizzare la Garanzia Giovani, magari fino ai giovani disoccupati di 30 anni. Infine il famigerato Ttip, l’accordo di libero scambio Ue-Usa. “Sono a favore della conclusione dell’accordo, ma ritengo che non debba essere fatto a qualsiasi prezzo”. Secondo Juncker, non vanno “abbandonate le norme in materia sociale e sulla salute, e non si deve rinunciare ai requisiti sulla protezione dei dati”. I negoziati, aggiunge, “devono essere più trasparenti e i documenti relativi ai negoziati stessi devono essere pubblicati; inoltre, non vanno create giurisdizioni parallele. Non abbiamo nulla da nascondere: se non ci sarà trasparenza, il negoziato fallirà”. Pierpaolo Arzilla 4 MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 ovità sugli sfratti. ”FinalSfratti. N mente dopo un’attesa lunga (oltre 9 mesi dalla norma Cisl:Finalmente istitutiva D.L. 31 agosto 2013 n. 102) è stato pubblicato ieri arrivadecreto, ilfrastrutture decreto ministeriale delle Ine trasporti 14 ora rapidità maggio 2014 sulla ripartizione 20milioni di euro per il percontributo dei 2014 relativi alla morosità inAd affermarlo è agliinquilini colpevole”. Pietro Cerrito, segretario condella Cisl. “Per la prie stop esecuzioni federale ma volta - spiega in una nota Cerrito - si riconosce e si defini- sce la morosità incolpevole di chi vive in affitto ed è impossibilitato a far fronte al pagamento del canone per cause non dipendenti dalla sua volontà (perdita lavoro, problemi economici e malattia). Ora è necessario che, in attesa dell’erogazione del contributo che deve avvenire in tempi rapidissimi, gli inquilini non vengano sfrattati e per questo è molto importante la comunicazione da parte dei comuni alle prefetture dell’elenco dei soggetti che abbiano i requisiti per il contributo, affinché vengano adottate misure di graduazione dell’intervento della forza pubblica nell’esecuzione degli sfratti. Inoltre il decreto, nel prevedere la ripartizione alle regioni dei 20 milioni di euro per il Fondo per la morosità incolpevole, risorse che le regioni potranno aumentare, stanzia solo una parte del finanziamento complessivo. Restano infatti altri 16,73 milioni di euro previsti dalla recente legge 80/2014, sul disagio abitativo, che chiediamo vengano resi disponibili al più presto”. Infine, Cerrito sottolinea come “il contributo agli inquilini, che potrà arrivare fino a 8mila euro, sarà finalizzato a recuperare un nuovo contratto concordato con il proprietario, utilizzarlo per deposito cauzionale o sanare la morosità”. Lazio. La questione energetica in tempo di crisi. Parla Ulderico Marzioni, segretario regionale Femca-Cisl dibattito Unpianoenergetico perrilanciarel’economia conquiste del lavoro S ul versante tirrenico il Lazio si connota come regione “cerniera” fra nord e sud del Paese, un territorio di media grandezza che raccorda le esigenze e le antinomie delle due macro-aree d’Italia. Peraltro la regione si specifica per la presenza di Roma, la capitale e la città più grande del paese, che moltissimo condiziona l’economia regionale, pur conservando ampia autoreferenzialità. Su questo contesto di partenza, tantissimo è andato a mutare, sotto i colpi terribili della crisi, crisi che per l’Italia si è fatta lunghissima e durissima, sia per il perdurare della contrazione economica, sia per l’intensità dei progressi che, invece, l’economia e la tecnologia globalizzata hanno nel frattem- po compiuto. Siamo andati a ragionare di tutto ciò con Ulderico Marzioni, segretario regionale del Lazio per la Femca-Cisl, adottando come punto di vista quello dell’energia, poiché senza di essa non si lavora e non si commercia neanche uno spillo e, di riflesso, col suo supporto e con infrastrutture mirate si riesce a ripartire con sicurezza. Segretario, qual è la situazione generale oggi nel Lazio? La Regione è stata profondamente fiaccata dalla crisi e i consumi sono mediamente precipitati di oltre un terzo negli ultimi 5 anni. E con tale caduta della Domanda sono scemati anche i consumi energetici; da lì, poi, sono stati rinviati i progetti e, più grave ancora, gli stessi investimenti già approvati o di prossima realizzazione sono stati messi in stand-by. Rallentamenti o fermi che comportano, oltre allo stallo del settore energetico, anche la decurtazione di posti di lavoro in un po’ tutta l’economia. Ma non dovremmo spingere verso una maggiore infrastrutturazione della regione, anche considerando la sua posizione strategica? Certamente la possibilità di godere sul territorio di infrastrutture, specificatamente reti, hub ed impianti, rappresenta un vantaggio grande e duraturo, capace altresì di generare un buon indotto. Purtroppo la virulenza della crisi ha di fatto depotenziato molto la spinta alle grandi installazioni. Cito ad esempio i rigassificatori che nel Lazio non sono previsti e che non si installeranno anche per la concorrenza di LNG Toscana che, peraltro, sempre per la crisi, sta lavorando molto poco. La presenza di una simile installazione potrebbe costituire una sicurezza aggiuntiva rispetto al tradizionale vettoriamento da gasdotto, specie in questi tempi di crisi (v. crisi Russia-Ucraina). Tuttavia i costi sarebbero insostenibili sia rispetto all’utilizzo ordinario, sia a quello da scarsità. La verità è che, al momento, l’economia del Lazio risulta essere sottotono per sostenere i costi di nuove infrastrutture che risulterebbero ridondanti. Però utenza ed imprendito- ria chiedono a gran voce la riduzione dei costi energetici, a cominciare del gas che è il vettore energetico per eccellenza, il più eclettico di tutti. Certo, ma per raggiungere tale obiettivo va adottato al più presto un Piano Energetico Regionale (PER) con il quale andare a specificare l’offerta energetica complessiva verso la domanda del territorio, avendo a riguardo la grande città, ovviamente Roma, ma anche l’industria manifatturiera regionale, come il distretto della ceramica a Civita Castellana, oppure lo stabilimento di Fiat a Cassino. Si tenga presente il rischio di una deindu-strializzazione come avvenne a Terni, quando la Tyssen smobilitò tutte le produzioni degli acciai magnetici – brevetto italiano di caratura mondiale – per eccessivo costo dell’energia, trasferendoli in Francia e Germania. Ma non si rischia di avere un approccio unilaterale, affidandosi troppo al Piano Energetico Regionale? Non direi perché il PER, si inserisce nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) che, piaccia o meno, è la piattaforma esistente da cui partire, e il PER rappresenta il giusto complemento per arrivare ad una maggiore capillarità. Il valore aggiunto del PER è quello di connettere l’esigenza del micro con la strategia nazionale ed europea, in modo che si giunga tanto al consumatore finale, quanto alle PMI: un consumo energetico “glocale”. Facciamo un esempio: vanno potenziate e tutelate le stazioni di benzina, anziché ridurne il numero, al fine di renderle delle “multi service per l’autotrazione” capaci di rifornire una diversità di motori, i termici come quelli elettrici, come si comincia a vedere in Germania; e magari pensare di dedicarne alcune alla produzione e allo stoccaggio dell’idrogeno o di altri vettori energetici funzionali all’industria. Nel Lazio sono ancora presenti diversi distretti industriali, (il polo farmaceutico, quello della ceramica, l’impianto di Cassino, ecc.) che costituiscono snodo nevralgico nell’economia avanzata di mercato e la nostra Regione, ma un po’ tutto il Paese, potrà uscire dalla crisi e gestire il futuro sviluppo solo abbattendo i costi dell’energia e dotandosi di quella pluralità di servizi per l’industria e per la cittadinanza che fanno la differenza nella sfida della Globalizzazione. Pierpaolo Signorelli MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 Potenza. S Stazioni Galdo, Fisascat: ”Per arretrati intervenga l’Anas” ulla vertenza dei lavoratori delle stazioni di servizio Galdo Est e Ovest sul tratto lucano della Salerno-Reggio interviene Aurora Blanca, segretaria generale Fisascat Basilicata, che ha chiesto formalmente all’Anas di saldare direttamente le spettanze arretrate, circa sei, ai lavoratori delle due stazioni, bypassando i gestori . ”Stiamo aspettando una risposta e, ovviamente, auspichiamo che sia positiva”, spiega Blanca, che però lancia un ultimatum: ”Se l’Anas dovesse ritenere impraticabile la soluzione del pagamento diretto, c’è da attendersi un inasprimento della lotta proprio alla vigilia dell’esodo estivo. Credo che sia interesse comune tornare al dettato dell’accordo siglato in prefettura”. Sardegna. L Opere pubbliche cantierabili bloccate, la Filca si mobilita a Filca Cisl chiede al presidente della Regione Sardegna di sbloccare ”nel più breve tempo possibile” le risorse stanziate ormai da 10 mesi con la delibera del 18 settembre 2013 riguardante il programma di interventi per lo sviluppo delle attività produttive, cioè le cosiddette opere pubbliche cantierabili. Per dare forza a questa richiesta il sindacato annuncia da subito una mobilitazione insieme alle amministrazioni comunali. ”Sono 110 le opere pubbliche distribuite in altrettanti comuni dell’isola, per un importo di 45 milioni di euro, che certamente non risolveranno tutti i problemi dell’edilizia isolana - spiega il segretario generale Filca Sardegna, Giovanni Matta - ma contribuiranno a tamponare qualche situazione di emergenza”. Ieri la mobilitazione dei lavoratori contro l’inaccettabile decisione aziendale che non rispetta gli accordi siglati. Niente cassa integrazione per i 400 dipendenti di Orcenico (Pordenone) e avvio immediato della mobilità IdealStandard,èsciopero TERRITORIO & IMPRESE P ordenone (nostro servizio). E’ un mix di rassegnazione ed attesa quello che corre tra i 400 dipendenti della Ideal Standard di Orcenico (Pn), appesi ad un filo dopo che l’azienda ha disatteso gli ultimi accordi sottoscritti al Mise. “Per l’ennesima volta l’azienda si sottrae ai patti già firmati, ultimo quello del 22 maggio scorso presso il ministero dello Sviluppo Economico” tuona il delegato della Femca Cisl, Gianmarco Petozzi. Una situazione intollerabile, tanto che ieri i dipendenti di tutti gli stabilimenti italiani della compagnia - non solo Orcenico, ma anche Trichiana, Roccasecca, della piattaforma logistica di Bassano Bresciano e della sede di Milano - sono scesi in sciopero per due ore, per far sentire la voce di chi nella ceramica ci crede ancora. Mentre aleggia sempre più il timore che Ideal Standard voglia smembrare il gruppo a vantaggio del suo stabilimento in Bulgaria - dove dal 1992 ad oggi sono già stati investiti oltre 120 milioni - tra i lavoratori di Orcenico prende corpo la strategia dell’azienda. “Ci vogliono mettere tutti in strada, questa è la verità” commenta amaro Petozzi. “Dopo cinque anni di trattativa estenuante e continui tira e molla, ci sentiamo beffati e certo non ci aspettiamo nulla dalla riunione in Provincia per l’esame congiunto, già slittata di una settimana. Come al solito l’azienda non ci metterà la faccia del management, inviando un consulente del lavoro”. Tuttavia, ad essere preoccupati non sono solo i lavoratori della destra Tagliamento, ma anche quelli degli altri stabilimenti del gruppo, spaventati dall’ipotesi di un rafforzamento di Ideal Standard nell’Est Europeo. Gira, infatti, l’ipotesi, non smentita che, ad esempio, i macchinari di Orcenico, in prima battuta destinati al sito bellunese di Trichiana, saranno invece dirottati proprio sulla Bulgaria. Rassegnazione, ma anche tanta rabbia. “Per vedere che si sta disperdendo un patrimonio preziosissimo di competenze: noi abbiamo insegnato a fare ceramica in tutta Europa!” commenta Petozzi. E mentre ieri i lavoratori del gruppo sono scesi in sciopero, con presidi e blocchi stradali, si fa largo la prossima mossa. Di fronte ad una strategia scellerata dell’azienda, e visti i numerosi vizi di forma e contenuto della procedura di mobilità, già si ragiona di impugnare i licenziamenti. “Abbiamo ancora qualche giorno perché Ideal Standard ci ripensi, ma se così non fosse questa per noi sarebbe l’unica strada ancora possibile” spiega il delegato cislino. Nell’attesa di capire cosa succederà e quale sarà il destino, intanto, dei 400 dipendenti friulani, anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni scende in campo a difesa dei lavoratori. "Il comportamento di Ideal Standard è a dir poco inaccettabile e rischia non solo di generare pesantissime ripercussioni sul sito di Orcenico, ma anche di pregiudicare la tenuta dell'intera compagnia. Gli accordi sottoscritti al Mise vanno rispettati da tutti", sottolinea in una nota il leader della Cisl, che aggiunge: "Ideal Standard deve accettare la proposta del Governo che prevede, oltre alla chiusura della mo- bilità su base volontaria, anche la richiesta della cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre 2014. Va ricordato all' azienda - continua Bonanni - che Ideal Standard è stata appositamente inserita dal Governo nella short list delle aziende beneficiarie della cig in deroga, per consentire, durante questa fase, il rilancio dell'attività produttiva dello stabilimento di Orcenico. Rilancio su cui, per altro, la società si è impegnata anche attraverso la concreta messa a disposizione di tutti i beni strumentali a condizione di favore, tesi a favorire un percorso di workers buyout". Di più - incalza il segretario generale della Femca Cisl, Sergio Gigli: “Le istituzioni locali dovrebbero considerare l'attivazione di una pratica di esproprio dei sito industriale per metterlo a disposizione dei lavoratori. Cantiere aperto. Dopo un anno nuova commessa per Fincantieri. Iniziata la costruzione di un transatlantico conquiste del lavoro ASestriPonentelanaveva G enova (nostro servizio). È stata davvero festa, ieri mattina, a Fincantieri di Sestri Ponente, pari ad un varo. È infatti tornato il lavoro; quel lavoro che si era fermato oltre un anno fa con le vicissitudini della cantieristica e Fincantieri in particolare. In mattinata c’è stato infatti il taglio del primo pezzo della “Seven Seas Explorer”, transatlantico destinato a diventare ammiraglia della società armatrice Regent, che l’ha commissionata. Il sito si è svegliato da quel sonno produttivo che aveva logorato uomini e mezzi dello stabilimento. Che aveva fatto scendere le lacrime dagli occhi di un quartiere che da Fincantieri trae gran parte della sua economia: dai lavoratori diretti, 560, all’indotto, tre volte tanto, per finire al commercio in zona, su cui ricade il lavoro del sito. La mega nave di super lusso significa due anni di lavoro, al pari dello smantellamento di Costa Concordia. Respiro profondo per la città della Lanterna che il mare lo ha nel cuore. La forza lavoro che verrà impiegata in cantiere conterà fino a duemila addetti, comprendendo l’indotto. Il prossimo anno l’impiego sarà totale; in questo ci sarà ancora cassa integrazione per 200, massimo 250 persone. Gente comunque ad alta specializzazione, che ha costruito anni fa la stessa Costa Concordia e stabilimento di storicità forse non eguagliata in Italia e non solo, dal quale uscì pure il Rex, un mito sul mare. Ed anche la nave da realizzare sarà un fiore all’occhiello della marineria mondiale: 54mila tonnellate di stazza, 223 metri di lunghezza. “Roba da ricchi”, visto che godrà di 369 suite per ospitare oltre 700 passeggeri. E la cui costruzione rappresenta l’entrata del sito Fincantieri di Genova in quel mercato di crociere di lusso, meno incline a piegarsi sotto i colpi della crisi, come dimostra il fatto che, nel pianeta, negli ultimi due anni ha sofferto quasi nulla di questa recessione mondiale. La nave che crescerà sulle banchine genovesi sarà terminata nel 2016 e durante questo periodo non è improbabile si riescano ad acquisire nuove commesse. Gabriele Cocco, direttore navi mercantili Fincantieri, si è detto convinto che “continuando così manterremo la leadership nel settore. È tutto frutto di impegno e tanta passione, siamo molto orgogliosi”. Per far capire Ideal Standard ha dimostrato tutta la sua arroganza e non volontà di trovare una soluzione a portata di mano. Oggi il rischio concreto è che tutto il gruppo venga dismesso: questi signori, dopo aver sfruttato il territorio e i lavoratori, non solo vogliono andare via, ma anche guadagnare con la vendita dei capannoni”. Mariateresa Bazzaro l’alto significato della cerimonia di ieri da citare la presenza del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che definito la commessa “una boccata d’ossigeno per la città”. Ed auspicando che il lavoro non si fermi più, ha esaltato “professionalità e la storia di Fincantieri a Genova, che sono eccellenti. Se si fosse perso questo cantiere avremmo dovuto rinunciare a un patrimonio di capacità difficile da ricostruire”. Soddisfazione anche in casa sindacale. “Giorno importantissimo” ieri, per Claudio Nicolini, segretario genovese Fim Cisl, che sottolinea come la commessa porterà lavoro per circa 3 mila persone, compreso indotto estreno. Mentre si dice “emozionato” Vincenzo Trionfo, Rsu Cisl di Fincantieri, che esprime la felicità dei lavoratori perché “questa giornata - dice - allontana lo spettro della chiusura e ci apre a nuove prospettive”. E ringrazia, a nome della maestranze, il committente. “Ci ha scelto - afferma Trionfo - conoscendo le nostre qualità. Non è infatti la prima nave che costruiamo per questa società armatrice”. Dino Frambati 6 MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 Elezioni Rsu/1. R La Fai diventa protagonista alla Davide Campari di Novi Ligure isultato importante per la Fai Cisl alle elezioni per il rinnovo Rsu nello stabilimento “Davide Campari spa” di Novi Ligure (Alessandria). La lista presentata dalla Fai ha registrato 47 preferenze su 88 voti validi. La nuova Rsu risulta così composta da 4 lavoratori: 2 Fai Cisl, 1 Flai Cgil, 1 Uila Uil. Fabrizio Scatà, segretario nazionale della Fai Cisl, evidenzia che il risultato ottenuto gratifica il lavoro svolto dai delegati Fai all’interno dell’azienda consentendo alla Cisl di confermarsi come sindacato di rifermento. Elezioni Rsu/2. La Femca di Verona fa en-plein al Calzaturificio Frau U n risultato così non se l’aspettavano nemmeno loro, i candidati della lista Femca Cisl ed il loro coach Ivano Dalla Brea, ma dalle urne elettorali per il rinnovo della Rsu al Calzaturificio Frau (due siti produttivi, entrambi in provincia di Verona) è uscito un responso che si commenta da solo: hanno ottenuto tutti e 6 i posti nella nuova Rsu. Un risultato evidentemente favorito dalla mancata presentazione della lista Filctem Cgil nello stabilimento di San Giovanni Ilarione dove nelle precedenti elezioni aveva ottenuto 2 dei tre delegati eletti ma che è stato consolidato dal risultato pieno riportato anche nel sito di Montecchia di Crosara dove invece concorreva anche la lista Cgil: dei 92 voti validi espressi (101 gli aventi diritto) ben 82 hanno indicato la scelta Femca che, con il nuovo sistema elettorale tutto proporzionale, ha eletto tutti e tre i delegati. Il Calzaturificio Frau con i suoi complessivi 212 addetti tra operai ed impiegati è la prima azienda del settore in provincia di Verona. Piombino. Fim: la più consistente è dell’indiana Jsw conquiste del lavoro vertenze Cinqueofferte perLucchini, pressingoperaio F irenze (nostro servizio). Sono cinque le offerte vincolanti presentate per diversi asset della Lucchini, a Piombino e a Lecco, ma quella più consistente per il polo toscano (un’offerta “importante” l’ha definita il segretario nazionale Fim, Marco Bentivogli) è di gran lunga quella presentata dall’indiana Jsw (Jindal South West) di cui è presidente Sajjan Jindal. Nessuna offerta dell’ultima ora dunque, nessuna sorpresa alle 18 di lunedì, quando sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte vincolanti. Come peraltro si era capito da qualche settimana è stato il colosso indiano a presentare l’offerta più ampia, l’unica che può evitare la spartizione delle ‘spoglie’ della Lucchini tra i concorrenti italiani. Nel corso del mese di giugno, emissari del gruppo indiano avevano compiuto diverse verifiche a Piombino ed il presidente Sajjan Jindal aveva visto, meno di un mese fa, il premier Matteo Renzi e il governatore della Toscana Enrico Rossi, a dimostrazione dell’interesse concreto per l’impianto della città portuale toscana. La Jws ha presentato un’offerta per i laminatori di Piombino, i servizi accessori e gli impianti marittimi, per Vertek di Piombino e per una partecipazione pari al 69,27% del capitale della Gsi Lucchini. Limitate invece a parti più piccole le altre offerte: Duferco Italia e Feralpi Siderurgica puntano al laminatoio di Lecco; le Acciaierie Venete alla partecipazione del 69,27% del capitale della Gsi Lucchini così come la Steel Mont Limited, mentre la Elti alla sola Vertek Piombino. L’unica sorpresa è stata invece la mancanza di un’offerta da parte di Arcelor Mittal che ha soltanto inviato una lettera dicendosi disposta ad acquistare alcuni macchinari, qualora si rendessero disponibili, in un secondo tempo. Un forfait “che certo non ci aiuta” commenta Fausto Fagioli, segretario Fim di Livorno, “perché avere due offerte in concorrenza ci avrebbe dato più forza nel confronto con gli acquirenti”. Dopo le offerte che sono state presentate presso lo studio del notaio David Morelli a Piombino, il commissario straordinario Piero Nardi avvierà l’analisi forma- le e in tempi brevi (4/5 giorni) presenterà istanza di aggiudicazione al ministero dello Sviluppo economico che avrà 30 giorni di tempo per esprimersi. L’aggiudicazione a Jindal pare scontata. Ieri i sindacati hanno incontrato il Commissario Nardi e svolto le assemblee in fabbrica, per informare i lavoratori, “in attesa - dice Fagioli - di conoscere il piano industriale dettagliato e di poter avviare un confronto con Jws, per capire le prospettive e parlare di asset produttivi e di occupazione; un confronto che, presumibilmente, non potrà avere luogo prima di settembre”. Prudenza, dunque, in casa sindacale. “Verificheremo che l’offerta sia nel perimetro più ampio possibile e che riguardi il massimo numero di aree e di asset produttivi dello stabilimento di Piombino e contemporaneamente la sua profondità nel tempo” dice Bentivogli. “Speriamo - aggiunge - che per la fine di settembre il confronto porti alla verifica della possibilità di stipulare un contratto per la cessione definitiva dello stabilimento, sulla base di un piano industriale che Jindal dovrà presentare e che, nel nostro auspicio, tuteli gli asset produttivi e l’occupazione.” Piombino dunque dice addio, per ora, al ciclo integrale, ma non dispera di poterlo ricostituire, come previsto anche dall’accordo di programma, in un secondo momento. L’interesse per i laminatori, ma non per l’area a caldo, significa infatti che l’acciaio a Piombino arriverà già fatto, in blumi, e potrà solo essere lavorato per trasformarlo in rotaie, in vergelle o in altri semilavorati. “Ma il nostro obiettivo, l’idea fissa - dice ancora Fagioli - è continuare a produrre acciaio qui. E quindi già dalle prossime settimane chiederemo incontri alle istituzioni per portare avanti quanto contenuto nell’accordo di programma, a cominciare dalle bonifiche e dal polo di rottamazione delle navi, che possa convincere Jindal a realizzare qui un forno elettrico e un Corex” (un altoforno di nuova tecnologia); “sapendo che se Jindal non ci sta dovremo costruire altre soluzioni, che non escludono - come ha detto anche il presidente della Regione Toscana Rossi - un intervento pubblico”. Alberto Campaioli Raffinazione. Venerdì a Roma il coordinamento nazionale di categoria stabilirà la data dello sciopero che interesserà tutti i siti VertenzaEni,daGela aPortoMarghera, lelottedeilavoratori R oma (nostro servizio). In attesa dello sciopero nazionale che si svolgerà in tutti i siti dell’Eni la cui data è ancora da stabilire, a livello locale sono cominciate le agitazioni. A Gela la mobilitazione è partita già la scorsa settimana, dopo l’annuncio schok da parte di Eni di volere chiudere o quanto meno ridimensionare diversi siti in tutto il territorio italiano tra cui Gela e Priolo in Sicilia, Taranto in Puglia, Livorno in Toscana e Porto Marghera in Veneto. “C’è bisogno dell’intervento del Governo ai massimi livelli - sollecitava già Sergio Gigli, segretario generale della Femca Cisl qualche giorno fa e oggi rilancia chiedendo a Eni di rispettare gli accordi sottoscritti in precedenza, compreso quello sulle relazioni industriali. Per venerdì è in programma il coordinamento nazionale unitario di Femca, Filctem e Uiltec dove verranno stabilite le iniziative di lotta da mettere in campo a sostegno della vertenza. Intanto cominciano i primi licenziamenti al petrolchimico di Gela, conseguenza diretta della mancanza di commesse di lavoro. Riguardano 15 dei 40 dipendenti della Riva e Mariani, un’impresa appaltatrice che opera nel settore della coibentazione. A rischio anche altri 90 posti di lavoro, tra diretto e indotto. Sale quindi la tensione tra le maestranze che bloccano l’accesso alla Raffineria da quando l’Eni ha revocato gli investimenti e annunciato il fermo delle linee di raffinazione del greggio. Agitazione anche tra i lavoratori di Porto Marghera dopo l’annuncio del nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. “Non accetteremo nessuna azione che non garantisca il rispetto degli accordi sottoscritti - dicono i sindacati provinciali di categoria - sia il processo di realizzazione degli investimenti sulla chimica verde che il completamento della riconversione in senso green della raffineria di Venezia”. I delegati del coordinamento Eni del territorio hanno deciso di non accettare ulteriori rinvii della cassa integrazione e quindi tutti i lavoratori rientreranno al lavoro il 3 agosto. Inoltre per sostenere la vertenza che - fanno sapere - sarà dura e complicata, hanno deciso di avviare delle iniziative di lotta che progressivamente si inaspriranno secondo lo sviluppo della vertenza. Da ieri e fino a venerdì è stato proclamato lo sciopero dell’intero comparto logistico e sono state avviate le procedure di raffreddamento previste per legge per la raffineria di Venezia. “Abbiamo condiviso con Eni anni di riconversioni e di riorganizzazioni, purtroppo con la perdita di centinaia di posti di lavoro, per la necessità di mantenere la presenza stessa di attività industriali - afferma Massimo Meneghetti, segretario generale della Femca Cisl di Venezia - e oggi con motivazioni che non sono ormai più credibili, ci vengono ventilate soluzioni drammatiche che il territorio non è più disposto ad accettare”. I sindacati provinciali condividono con le segreterie nazionali la necessità di un tavolo governativo che coinvolga la politica nazionale e tutti gli stabilimenti del gruppo, per cercare insieme soluzioni possibili che non penalizzino le produzioni ed in particolare ancora una volta i lavoratori, che fino ad oggi hanno affrontato enormi sacrifici. Sara Martano 7 MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 Banca Monte Parma: c’è l’accordo, scongiurati i licenziamenti collettivi. Fiba: chiusa una difficile vertenza collettivi. L’intesa stipulata prevede il rientro degli esuberi a livello di gruppo e non di azienda, ridotti dai 40 previsti a 28, che verranno gestiti con il criterio della volontarietà, scongiurando quindi il ricorso ai licenziamenti collettivi.” La riduzione dei costi che gravava sui dipendenti di Banca Monte è stata ridimensionata in termini di equità e sostenibilità nei sacrifici, mantenendo parzialmente alcune voci economiche specifiche. A tale proposito è stato stipulato un verbale di accordo di armonizzazione in linea con il Gruppo Intesa. “Va dato atto - conclude il segretario nazionale Fiba - al senso di responsabilità delle rappresentanze sindacali aziendali che hanno vissuto in particolare tutta questa difficile vertenza che ha visto anche momenti di lotta e di sciopero dei colleghi Banca Monte, e che ha trovato con la delegazione di Gruppo nazionale una sintesi condivisa con l’ obiettivo comunque di tutelare l’ occupazione”. Referendum storico. Previsto il passaggio di 83 addetti del salumificio ad una cooperativa pendenti, volontariamente, a seguito della decisione aziendale di diminuire il numero del personale per cercare di ridurre il costo del lavoro”. E inoltre: ”Come se non bastasse, non era ancora terminato il processo di licenziamento che la proprietà ci ha presentato al tavolo di trattativa un nuovo progetto di ristrutturazione che prevede l'introduzione all'interno dell' azienda di una cooperativa a cui cedere non solo parte dell' attività produttiva, ma soprattutto circa la metà dei dipendenti oggi occupati in azienda, 118 su un numero complessivo di circa 250 unità". Già la cooperativa. Accolta come in un primo momento in modo negativo: in pratica i lavoratori coinvolti in questo processo si sarebbero trovati a fare lo stesso lavoro all'interno della stessa azienda, ma non più alle dipendenze di Vismara bensì sotto una cooperativa. Il pericolo era rappresentato da grosse penalizzazioni nell' ambito delle tutele economiche ma soprattutto normative. I sindacati, in un primo momento, avevano ritenuto che questa decisione fosse del tutto inaccettabile perché scaricava completamente sui lavoratori le difficoltà che il mercato presentava in un momento storico già di per sé complicato. “È troppo facile essere competitivi - si diceva - abbassando in questo modo il costo del lavoro e coprire così le inefficienze presenti nello stabilimento, che pur essendo nuovo, non è stato a nostro modo di vedere strutturato con le dovute attenzioni alle necessità del processo produttivo”. La linea di Fai e Flai era un'altra: in un mercato difficile e competitivo come quello alimentare, e dei salumi in particolare, sono necessarie altri tipi di strategie industriali, occorre investire maggiormente sugli impianti produttivi e sulle innovazioni, spingere con strategie commerciali aggressive i propri prodotti. “Pur di evitare il ricorso alle cooperative dicevano i sindacati - abbiamo anche sfidato l'azienda a costruire insieme a noi e ai lavoratori un nuovo sistema di organizzazione del lavoro, che potesse in qualche modo rispondere alle esigenze di flessibilità che il mercato richiede, ma la risposta è stata quella di procedere unilateralmente nella direzione della cessione di parte dell' azienda. Riteniamo questo percorso pericoloso e sicuramente non condivisibile e pertanto cercheremo di evitare che ciò accada, con l' obiettivo di tutelare al meglio i lavoratori che rappresentiamo”. Poi il referendum storico alla Vismara, con i lavoratori che, dopo mesi di trattative e divisioni, si sono espressi a favore della esternalizzazione di alcuni servizi. Ma alle condizioni volute dal sindacato. S volta positiva nella vertenza Banca Monte Parma: è stato raggiunto con Intesa Sanpaolo un accordo per la gestione degli esuberi. “Si è finalmente chiusa - dichiara il segretario nazio- nale Fiba Cisl Sergio Girgenti - una difficile vertenza durata oltre sei mesi. Il mancato accordo in azienda aveva portato alla procedura ai sensi della l. 223/91, che riguardava i licenziamenti cronache Vismara,idipendenti approvanolaproposta diesternalizzazione R eferendum storico alla Vismara, la nota azienda del settore alimentari con sede a Casatenovo (Lecco). I lavoratori, dopo mesi di trattative e divisioni, si sono espressi a favore della esternalizzazione di alcuni servizi. I dipendenti dell'azienda si sono espressi così: 123 si a favore, 26 contrari, e 7 astensioni. L'intesa sindacale prevede il passaggio di 83 lavoratori del salumifi- conquiste del lavoro I nvece di essere una bellissima Bohème ad aprire le danze della programmazione estiva del Teatro dell’Opera di Roma nella splendida cornice di Caracalla, è andata in scena l’ennesima protesta e il solito sciopero che ha rovinato, di fatto, non solo uno spettacolo di grande livello qualitativo ma ha costretto tanti spettatori, venuti da tutta Italia, ad andarsene e chiedere il risarcimento del biglietto. Alcuni sindacati minoritari, infatti, hanno deciso di protestare contro l’accor- cio ad una cooperativa: si tratta dei dipendenti attualmente occupati nei reparti di confezionamento e spedizione. “In ogni caso - affermano Massimo Sala ed Enzo Mesagna, rispettivamente della Flai Cgil e Fai Cisl - manterranno il medesimo trattamento economico, attualmente in essere alla Vismara. Inoltre i lavoratori avranno ammortizzatori sociali in caso di necessità”. Il piano entrerà in vigore dal primo settembre. Resta qualche perplessità, è inutile nasconderlo. D'altronde da tempo aleggiava lo spettro del licenziamento sulla Vismara di Casatenovo. Fai e Flai l'avevano denunciato: “La riorganizzazione dello stabilimento è ormai in atto da tempo e il trasferimento nel nuovo sito produttivo risale ad un paio di anni fa, e ha visto negli ultimi mesi una fuoriuscita di circa 25 di- Stonature. Sigle minoritarie protestano a Caracalla e la Bohème va in scena solo con il pianoforte Teatrodell’Opera,Fistel:intesaessenziale perunpianodirisanamentoresponsabile do firmato lo scorso 8 luglio dalla Fistel Cisl e dalla Uilcom Uil di Roma e del Lazio, i due sindacati maggioritari del Teatro dell’Opera con il 70% degli iscritti. L’accordo firmato è necessario per avviare un responsabile piano di risanamento del Teatro, così come previsto dalla legge Bray, e poter accedere al finanziamento del Fondo di sostegno economico ministeriale per 25 milioni di euro, di cui 5 milioni di euro già anticipati. La legge, spiega la Fistel Cisl, avrebbe previsto anche la possibilità di effettuare tagli di personale, ma questa ipotesi non è stata presa minimamente in considerazione e si è dato luogo solo a pensionamenti e risparmi sui contratti di collaborazione. L’impegno rimane quello di rivedersi a settembre per un nuovo confronto sulla pianta orga- nica, rispetto alle reali necessità del Teatro e di mettere a punto un contratto integrativo per mantenere i livelli salariali a fronte di una maggiore produttività. Come spiega Paolo Terrinoni, segretario generale della Fistel Cisl di Roma e Lazio, “non esiste- Rodolfo Ricci vano alternative all’accordo, a meno che non si vuole far chiudere il Teatro che è stato lasciato con un debito di circa 30 milioni di euro. Il senso di responsabilità e i contenuti dell’accordo che non prevedono né licenziamenti né ricorso ad ammortizzatori sociali ci hanno portato a questa scelta. È chiaro che vigileremo sui temi della produttività, il rilancio delle produzioni, i livelli occupazionali e salariali affinché i lavoratori non perdano nemmeno un euro”. Floriana Isi 8 MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014 Social Room a cura di Andrea Benvenuti Alitalia-Etihad, più luci che ombre sull’accordo tdellatweet “Cosa avrà capito Hogan pantomima su ristrutturazione di Alitalia?” Lupo Benasich post “Solo gli arabi hanno soldi e fmezzi per battere Compagnie low “Rilancia il trasporto aereo e garantisce occupazione. Ora rispetto accordi su esuberi” @Letizia Annamaria Furlan “Insana l’idea di chi (Riggio) pensa di far assumere esuberi dai concorrenti in Italia” “Chi fa l’affare? I contraenti e i 13 mila dipendenti della nuova compagnia” Oscar Giannino Maurizio Lupi “Ma a Passera qualcuno chiede del Piano d’italianità che ci ha portato fino a qui?” “E Pietro Ichino propone per gli esuberi sperimentazione contratto di ricollocazione” Roberta Carlini Mattia Lupi post “Forse bisognava condurre ttrattative diversamente. C'è tanto da imparare...” Pierpaolo Monni fsuglipostesuberi. “Alitalia alla stretta finale Ma alla fine chi pagherà?” Maurizio Bottaro tweet “Alitalia-Etihad svela tvecchia segreta devozione italiana per arabi”. Francesco Mercadante “Etihad si compra Alitalia fmapost sono 2 modi di viaggiare agli antipodi”. Marco Migliorini social “Alitalia. Settimana decisiva. E speriamo di tornare sulle rotte intercontinentali” cost con i voli di lungo raggio”. Andrea Giuricin conquiste del lavoro Start Up Wind Startup Award Al via le candidature per le imprese più innovative E’ ufficialmente partito Wind Startup Award 2014: la nuova edizione del programma di accelerazione, inaugurata il 12 giugno, si concluderà il prossimo 30 settembre. Wind Startup Award è un'iniziativa completamente dedicata all'accelerazione e alla formazione delle startup, lanciata da Wind Business Factor, l'incubatore creato proprio dalla compagnia telefonica. Le candidature sono aperte a studenti, liberi professionisti ed aspiranti imprenditori, che hanno voglia di proporre i loro progetti e le loro idee di impresa, ma anche a manager ed imprenditori che hanno già avviato la propria, da non più di quattro anni. Attività di mentorship e tutoring per la stesura di business plan, ricerca e presentazione agli investitori, corsi di formazione imprenditoriale a San Francisco, programmi di accelerazione in Italia e all'estero in partnership con Luiss Enlabs e Bic Lazio: ecco quali sono le occasioni offerte da Wind Startup Award. Inoltre, è in palio un premio in denaro di ben 5.000 euro in favore della startup o dell'iniziativa profit o non profit vincitrice della categoria Social Innovation. In particolare, l'edizione 2014 prevede tre distinte categorie: la prima, Italian Innovation, si rivolge ai talenti del Made in Italy, nel campo di moda, design, arredamento, artigianato, food and wine e nuovi makers. La seconda e già citata categoria è Social Innovation, dedicata a idee, progetti, startup profit e non profit, che siano in grado di soddisfare i bisogni sociali emergenti, congiungendo sostenibilità ed innovazione, in campo di educazione, salute, integrazione, accessibilità, smart city e tecnologie verdi. Infine, l'ultima è Digital Innovation, creata per tutte quelle imprese innovative che puntano a competere sui mercati globali e sulle reti digitali, con piattaforme web, apps e soluzioni high tech. Grazie al lancio di questo evento, Wind conferma la sua volontà di favorire le imprese innovative, offrendo loro occasioni concrete e la possibilità di diventare le imprese del futuro. Giulia Capaldi