lavoro - CISL Scuola Ravenna

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conquiste dellavoro
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Anno 66- N. 166
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348
www.conquistedellavoro.it
Furlan: difesa diritti donne in maternità
e tutela della famiglia, siano priorità Parlamento europeo
L
a Cisl “è preoccupata per l’andamento del dibattito in Parlamento ed in Commissione europea sui temi inerenti la tutela della maternità e del congedo delle
lavoratrici madri e lavoratori padri”. Lo fa sapere il segretario generale aggiunto Annamaria Furlan. “In particolare - continua Furlan- crediamo sia importante
mantenere alta l’attenzione su
questi aspetti, soprattutto a fronte dell’attuale crisi economica
che rischia di penalizzare ancora
di più proprio la componente
femminile, non solo sul piano lavorativo ma anche su quello sociale”.
La Cisl chiede dunque agli europarlamentari italiani di “adope-
rarsi per rinnovare l’impegno in
favore della salvaguardia dei diritti delle lavoratrici in gravidanza ed in maternità. Nello specifico sottolineiamo che la tutela
della maternità e del principio di
parità e pari opportunità tra uomini e donne sul lavoro, costituiscono fattori di crescita e di benessere essenziali per determina-
re quel cambiamento positivo e
significativo atteso da milioni di
cittadine e cittadini dell’ Europa”.
La difesa dei diritti delle donne in
maternità e la tutela della famiglia, conclude Furlan, “devono
essere una priorità del Parlamento europeo in un dialogo concertato con le parti sociali pronte a
dare il proprio contributo alla costruzione di un processo democratico e rispettoso del principio
di non discriminazione nel lavoro
come nella società”.
Fame
di
lavoro
Gruppo Vismara,
referendum
storico:
i dipendenti
si sono espressi
a favore della
esternalizzazione
in una cooperativa.
L'intesa firmata
da Fai e Flai
prevede che
83 lavoratori
mantengano
il medesimo
trattamento
economico
ricevuto
fino ad oggi.
Inoltre avranno
ammortizzatori
sociali in caso
di necessità
Ricci a pagina 7
Note Book
Sbarra: insostenibile il blocco dei finanziamenti degli ammortizzatori in deroga
Alitalia-Etihad
alla prova
del decollo
I
n attesa del decollo è
l’espressione più giusta
per sintetizzare i commenti
e le opinioni che vengono
espresse con post e tweet
sui social network rispetto
all’accordo Alitalia-Etihad.
Benvenuti a pagina 8
Cigincalo,ottimismoprematuro
P
er la prima volta l’Inps registra
una riduzione significativa delle
ore di cassa integrazione autorizzate, che in giugno diminuiscono del
24% rispetto allo stesso mese dello
scorso anno. “Ma è anche vero che,
pur essendo tale riduzione in parte attribuibile alla cassa ordinaria (-20%) e
straordinaria (-16%), a diminuire sono
soprattutto le ore di cassa in deroga
(-41%), non a causa di una riduzione
delle domande, ma in seguito al blocco del finanziamento delle autorizzazioni, ferme addirittura agli ultimi mesi del 2013”. Così il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra commenta i
dati Inps di oggi sulle domande di cassa integrazione. Per Sbarra “è dunque
difficile valutare tali dati, benché vada
sottolineato il contemporaneo calo
Unacinquina Sciopero Eni.InlottadaGela
perLucchini Ideal Standard aPortoMarghera
S
ono cinque le offerte vincolanti
presentate per diversi asset della Lucchini, a Piombino e a Lecco,
ma quella più consistente per il polo toscano (un’offerta “importante” l’ha definita il segretario nazionale Fim, Marco Bentivogli) è di
gran lunga quella presentata dall’indiana Jsw (Jindal South West)
di cui è presidente Sajjan Jindal.
Campaioli a pagina 6
S
ciopero ieri dei lavoratori Ideal
Standard che hanno protestano
contro la decisione aziendale di
non rispettare gli accordi già sottoscritti al ministero. Niente cassa integrazione, quindi, per i 400 lavoratori dello stabilimento di Orcenico
(Pordenone) e immediato avvio alla mobilità. Femca: decisione incomprensibile e inaccettabile.
Bazzaro a pagina 5
D
a Gela a Porto Marghera, passando da Taranto e Livorno, nei
petrolchimici dell’Eni i lavoratori sono in fermento dopo l’annuncio da
parte dell’amministratore delegato dell’ente di disattendere gli accordi sottoscritti, che prevedevano
diversi investimenti, chiudendo così la porta alle prospettive di rilancio e sviluppo.
Martano a pagina 6
del 20,5% delle domande di disoccupazione, mobilità e Aspi. La cautela è
d’obbligo – sottolinea Sbarra - vista la
difficile situazione economica ed occupazionale del Paese, che non consente
facile ottimismi. Per poter dire che siamo in presenza di un primo segnale di
inversione di tendenza bisognerà vedere se sarà confermato nei mesi successivi. Per il momento va assicurato immediatamente il rifinanziamento degli
ammortizzatori sociali in deroga per
decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che aspettano da troppo tempo”.
Il ritardo del Governo “è assolutamente incomprensibile perché i finanziamenti necessari per dare le prime risposte sono disponibili, anche se non
sufficienti per tutto il 2014. E’ altrettanto sbagliato pensare di affrontare il
problema dell’insufficienza delle risorse restringendo i criteri per individuare i beneficiari degli ammortizzatori e
tagliando le durate dei trattamenti”.
Cgil Cisl e Uil, conclude Sbarra, “manifesteranno il loro dissenso a tali scelte
nelle due giornate di mobilitazione a
Roma indette per il 22 e 24 luglio per
dire con chiarezza al governo che a pagare il prezzo della crisi non possono
essere i lavoratori”.
Sfratti, Adiconsum: siamo in piena deflazione
Ue, Juncker
presidente riconosciuta
el 2014 inflazione stabile
N
allo 0,3%, livello più basso
morosità
Commissione
dal 2009. Il dato Istat dimostra
che si tratta di “vera stagnazioincolpevole
ne della nostra economia”, e
a plenaria del Parladovrebbe “far riflettereil GoverLmento europeo ha approvato la nomina di
Jean Claude Juncker come presidente della
Commissione europea
con 422 voti a favore,
250 contrari. Ma a dettare la linea della Ue, come
già ieri è apparso chiaro,
sarà la Bce di Mario Draghi.
Arzilla a pagina 3
N
ovità sugli sfratti. Pubblicato l’atteso decreto ministeriale che, sottolinea il segretario confederale Cisl Cerrito, “per la prima volta riconosce e definisce la morosità incolpevole di chi vive in affitto”.
Prevista anche la ripartizione alle regioni dei 20 milioni di euro per il 2014.
no Renzi”, come sottolinea Raffale Bonanni, intervenuto a Mogliano Veneto ad una riunione
dei quadri della Cisl veneta. La
verità è che “senza un intervento choc sulle tasse per le famiglie e per le imprese che davvero investono, i consumi non riprenderanno a salire ed il Paese non uscirà dalla recessione”.
a pagina 4
Gagliardi a pagina 2
2
SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Basta Senato, Renzi si occupi del lavoro
Lavoro, questo sconosciuto. In
queste ore sospese nel tira e
molla della prima riforma dell’era Renzi, quella per la cancellazione del Senato elettivo, tra
conteggi dei frondisti Pd e Forza Italia e dichiarazioni di Tizio
con replica di Caio, ciò che si
sta assottigliando è il lavoro,
l’idea stessa dell’occupazione
come realizzione di sé e opportunità di mobilità sociale. Il mo-
attualità
S
iamo in deflazione e non si
vede una via d’uscita da
questa crisi.
L'inflazione, fa sapere l’Istat, a giugno rallenta ancora: la
crescita annua dei prezzi si ferma allo 0,3% dallo 0,5% di maggio. È il livello più basso da quasi
5 anni (ottobre 2009). E sono undici mesi consecutivi che il trend
segna un calo (13 che è ferma sotto l’1%, nonostante l’aumento
dell’Iva di ottobre).
L'Istituto di statistica attribuisce
il calo in primo luogo all'accentuarsi della diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati.
Ma l'inflazione di fondo, al netto
degli alimentari freschi e dei beni energetici, scende allo 0,7%
(era 0,8% di maggio) e al netto
dei soli beni energetici si porta allo 0,5% (da 0,6%). L'aumento
mensile dell'indice (0,1) è dovuto principalmente ai rialzi dei
prezzi dei trasporti (+0,7%), legati a fattori stagionali. E l'inflazione acquisita per il 2014 è stabile
allo 0,3%.
I prezzi degli alimentari - sottolinea l’Istat - diminuiscono a giugno dello 0,6% segnando il livello
più basso da settembre 1997. Lo
stesso record, il risultato più basso da quasi 17 anni, contraddistingue i prezzi del cosiddetto
”carrello della spesa” che include, oltre ai beni alimentari, quelli
per la cura della casa e della per-
do di essere (di un Paese) che è
stato, guardando indietro, la
ragione stessa del boom economico tra gli anni Cinquanta e
Sessanta. Oggi, no, tutto è cambiato: gli stranieri - non importa di che nazione - ci comprano
gli aerei, ci comprano l’acciaio,
entrano nell’agroalimentare e
nella moda. I dati sull’occupazione e sui redditi degli italiani
(almeno di quelli, come i lavo-
ratori dipendenti, che le tasse le
pagano tutte, sino all’ultimo
euro) sono sconfortanti e ciò
che manca è un piano ambizioso di crescita. Che Matteo Renzi provveda dunque ad approvare la sua prima riforma, quella del Senato, ma che dal primo secondo successivo all’approvazione si occupi di lavoro,
di rilancio dei consumi e della
produzione. Lo faccia guardando alle realtà italiane che ancora sono eccellenti, alle
artigianlità, ai lavoratori sapienti. Lo faccia non considerando i sindacati un optional.
Non per ragioni di equilibrio di
poteri e di rappresentanze, ma
perché non si dà una grande
economia occidentale ed europea senza un ruolo attivo dei
sindacati. A cominciare dalla
Germania, la terra di Frau Angela Merkel, la locomotiva
d’Europa che ci ha imposto il rigore, dove l’incontro tra lavoro e impresa è speculare da
Istat. Inflazione ancora in calo a giugno, si ferma allo 0,3%. Bonanni: Governo si svegli
L’Italia dei record negativi
sulbaratrosociale
sona e cala dello 0,5% rispetto al
2013.
Eppure nonostante ciò (siamo
nel periodo a più bassa inflazione degli ultimi cinquanta anni) i
consumi restano fermi.
Le famiglie italiane, secondo gli
ultimi dati dell’Istat, lo scorso anno hanno speso in media 2.359
euro al mese, il 2,5% in meno rispetto all'anno precedente. I consumi sono tornati così indietro di
10 anni al 2004; e per una famiglia su due scendono al di sotto
della soglia dei 2.000 euro, con
una spesa mediana di 1.989 euro
al mese. E non è difficile prevedere che anche per l’anno in corso
non daranno segnali di ripresa.
Tecnicamente, dunque, siamo in
deflazione. Il campanello d'allarme continua a squillare inascoltato da un anno. E non si capisce se
la politica abbia contezza di quanto sta accadendo. Poichè l'assenza di concreti segnali di ripresa, a
cominciare dalla domanda interna, amplifica il rischio di un 2014
di completa stagnazione. Con ulteriori effetti negativi sull’occupazione e sulla situazione sociale, già precaria, del Paese.
"Il Governo Renzi farebbe bene a
riflettere sui dati negativi dell'inflazione”, afferma Raffaele Bonanni, ”senza un intervento choc
sulle tasse per le famiglie e per le
imprese che davvero investono aggiunge - i consumi non riprenderanno a salire ed il paese non
uscirà dalla recessione". "La platea dei destinatari della riduzione delle tasse operata dal Governo in questi mesi - spiega il segretario generale Cisl - è troppo limitata e frammentata. Occorre un
intervento di riduzione fiscale
più corposo ed esteso sulle fasce
più bisognose, a cominciare dai
pensionati e le altre categorie
più deboli. Non si sta facendo
una vera riduzione della spesa
pubblica improduttiva, nonostante il sindacato, la Cisl in particolare, abbia più volte indicato
gli strumenti ed i settori dove intervenire per ridurre gli sprechi,
le inefficienze, le ruberie di un sistema della spesa che va riformato dalle fondamenta. Ma finora
abbiamo assistito a tante chiacchiere e poca sostanza. Speriamo che ora i tanti segnali negativi dell'economia sveglino il Governo Renzi e lo facciano uscire
dalle secche della politica degli
annunci".
Il presidente di Adiconsum, Pietro Giordano, segnala il rischio
conquiste del lavoro
Riso amaro, no all’import dalla Cambogia
Risicoltori e mondine italiani si mobilitano
S
molti anni al dialogo tra politica e sindacato. Il tempo del
blairismo, a guardar bene i numeri, è finito: sono passati decenni e siamo ormai entrati da
tempo nel XXI secolo. E poi
ogni nazione ha la propria specificità e le traduzioni, come indica la desinenza stessa della
parola, si riducono alla fine ad
un tradimento. Anche per questo Renzi dovrà inseguire una
via originale alla riforma del lavoro. Una via italiana.
icuramente è ”riso amaro” per l'Italia, vessata dalle importazioni selvagge a dazio zero asiatiche, che
stanno mettendo a rischio il prodotto
made in Italy. In un anno, secondo
Coldiretti, gli ettari delle risaie italiane
si sono ridotti del 22%. Per evitare il peggio, produttori e mondine si sono mobilitati in tutto il paese portando a Roma
la protesta davanti al ministero delle politiche agricole, ma anche bloccando le
contrattazioni alla Borsa merci di Novara, Pavia e Vercelli. E la voce del ministro non si è fatta attendere, assicurando il proprio impegno nella tutela del
riso italiano, ma anche ricordando come l'Italia sia stata promotrice, a livello
comunitario, nel denunciare questo
problema, comune anche altri Stati dell'
Ue. Risicoltori e mondine della
Coldiretti provenienti dalle Regioni di
produzione di riso si sono dati appunta-
mento a via XX Settembre ieri mattina,
per combattere la “battaglia del riso” e
stoppare la concorrenza sleale di import di riso cambogiano aumentato del
360% nei primi tre mesi del 2014. Il risultato è che in un solo anno gli ettari delle
risaie italiane si sono ridotti del 22%, pari a oltre 15 mila ettari, a danno di coltivatori e consumatori. Colpa dell'accordo Everything but arms, precisa la
Coldiretti che, azzerando i dazi, ha favo-
”di creare una situazione esplosiva se non si rilanciano i consumi”
e chiede al Governo ”una strategia shock per immettere risorse
nei bilanci delle famiglie”.
Certo, il livello del debito e della
spesa pubblica non consentono
allo stato dei fatti molti margini
di manovra. Ma da qualche parte ed in qualche modo questa spirale negativa va interrotta. Ed è
evidente che un problema complesso come quello che abbiamo
di fronte non si risolve con singole azioni o spot elettorali e soprattutto va posto in cima all’agenda del Governo, almeno fino a quando non si avranno segnali chiari di inversione del ciclo.
Francesco Gagliardi
rito l'insediamento di multinazionali in
Paesi meno avanzati, dove si coltiva riso senza tutele del lavoro e con prodotti chimici vietati da decenni in tutta Europa a prezzi inferiori del 50% ai costi di
produzione in Italia.
Cosa dice l’accordo? ”Tutto tranne le armi” (Eba) è un'iniziativa della Unione
europea in base al quale tutte le importazioni verso l'Ue provenienti dai paesi
meno sviluppati sono duty-free, con
l'eccezione di armamenti. Una trovata
di altri tempi. Eba è entrato in vigore il 5
marzo 2001. Esistono disposizioni transitorie per le banane, zucchero e riso fino al gennaio 2006, luglio 2009 e settembre 2009. L'eba è parte dell'Ue nel
discutibile sistema di preferenze generalizzate (Spg).
“La vostra battaglia del riso è giusta.
L'Italia c'è, il ministero pure e sarà una
delle priorità del semestre di presidenza italiana in Ue. Siamo impegnati . ha
detto il ministro Martina ai manifestanti della Coldiretti - in un'iniziativa a Bruxelles, con altri Paesi europei, per l'attivazione della clausola di salvaguardia
contro le importazioni a dazio zero. I nostri uffici, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico, stanno lavorando per predisporre un documento tecnico sull'impatto di tali importazioni che sarà pronto entro la fine della prossima settimana e che poi sarà
presentato alla Commissione europea”. Una battaglia che, dopo le parole
del ministro, come ha detto anche il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, si sposta ora nell'Ue. Nelle stesse
ore Confagricoltura, Cia, Alleanza delle
cooperative, riserie artigiane di Confartigianato, le grandi industrie di trasformazione dell'Airi e i mediatori hanno
bloccato l'ingresso della borsa merci di
tre città. ”Vogliamo un impegno concreto dalla Commissione europea - ha dichiarato il presidente di Ente nazionale
Risi, Paolo Carrà - per la salvaguardia
del nostro riso, delle aziende e dei lavoratori”.
3
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
18 luglio davanti all'EuLavoro. Ilroparlamento
di Bruxelles stagisti provenienti
Il 18 luglio dasteranno
tutta Europa manifecontro le precadei giovani
giovani riee percondizioni
chiedere un quadi riferimento comuin piazza dro
nitario che garantisca tidi qualità. L'iniziatia Bruxelles rocini
va prevede un'assempubblica nella piazcontro blea
za antistante al ParlaUe, cui seguirà
precarietà mento
una conferenza con la
partecipazione di oltre
200 rappresentanti della
società civile, delle istituzioni europee e del settore privato. In tale occasione è prevista la presentazione del quadro di riferimento che mira a garantire stage di qualità in tutta l'Ue. Ogni anno in Europa circa 4,5 milioni di
giovani effettuano un tirocinio e, di questi, il
59% non prevede alcuna
forma di retribuzione.
Cina. Minori
al lavoro
in fabbrica
di cellulari.
Samsung
sospende
produzione
La ong China labor watch
(Clw) accusa e la Samsung si difende. Negli stabilimenti cinesi che sfornano i prodotti della multinazionale dell’elettronica si lavora con turni massacranti da 11 ore al giorno senza vedere neanche l’ombra degli straordinari, con manodopera
composta da bambini. La
Samsung replica affermando di essere in prima
fila nella lotta contro lo
sfruttamento del lavoro
minorile nel mondo intero. Ma dopo la denuncia
di Clw ha deciso di sospendere temporaneamente l'attività nella fabbrica di uno dei suoi fornitori in Cina. Le indagini
preliminari del colosso
dell’elettronica sudcoreano avrebbero infatti mostrato prove di sospetto
lavoro minorile nell'impianto di Dongguan Shinyang Electronics.
I diktat di Draghi pesano sull’intervento programmatico con cui il lussemburghese ha ottenuto la fiducia all’Europarlamento
conquiste del lavoro
global
LapresidenzaaJuncker,
malalinealadettaFrancoforte
B
ruxelles (nostro servizio) - La linea la detta
Francoforte. Alle nove
della sera di lunedì 14
luglio, parlando alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Mario Draghi respinge gli
attacchi dei Paesi in deficit. La
Bastiglia della troika non vuole mostrare cedimenti. Poche
ore prima dell’elezione di
Jean Claude Juncker a presidente della Commissione europea (422 a favore, 250 contrari, 47 astenuti), il numero 1
dell’Eurotower lascia poco
spazio a chi è convinto di poter allentare la morsa di Bce,
Fmi e Ue. “E’limitato pensare
che la sola flessibilità sia l’unico modo per portare l’Eurozona fuori dalla crisi: bisogna fare grande attenzione a non annacquare il Patto di Stabilità e
le norme di governance contenute nel Six Pack e nel Twopack, altrimenti si diventa poco credibili”. La flessibilità è
un rischio, osserva Draghi, soprattutto se diventa il pretesto migliore per allentare la
tensione su riforme e rigore.
“Per aiutare la crescita - dice
l’ex governatore di Bankitalia
- va seguita la strada delle riforme e non quella della flessibilità delle regole. L'idea di
spendere per uscire dalla crisi
non è praticabile, perché uno
dei motivi della crisi è stato
proprio il debito, e dunque il
modo migliore per aiutare la
crescita sono le riforme strutturali con la riduzione della
spesa corrente e la riduzione
delle tasse”. Vietato, dunque,
“annacquare” il Patto di stabilità e crescita, e dare troppe
speranze a chi è schiacciato
da recessione e disoccupazione. I diktat di Draghi (un richiamo all’ordine, altro che appello) hanno invece giocoforza
annacquato l’intervento programmatico con cui Juncker
ha chiesto la fiducia all’Europarlamento. Il prossimo presidente della Commissione (in
carica dal 1 novembre) ammette di aver lavorato al suo
discorso fino a tarda notte, costretto probabilmente dai paletti di Draghi ad “annacquare” qualche salto in avanti che
alla fine si sarebbe rilevato
troppo azzardato e a limitarsi
agli equilibrismi tipici di inizio
mandato. Ecco allora che l’ex
presidente dell’Eurogruppo
avverte amici, alleati e oppositori che “non ci sarà rivoluzione, né controrivoluzione”. La
crisi non è finita, osserva,
“con tutti questi milioni di disoccupati, occorre coordinare meglio le nostre politiche
economiche, ma dobbiamo
restare rigorosi sull’attuazione delle riforme strutturali: se
gli Stati membri continueranno i loro sforzi noi rifletteremo sugli stimoli finanziari”.
L’unica flessibilità possibile,
spiega Juncker, è quella prevista nei trattati: “Non modificheremo il Patto di stabilità e
crescita, perché così ha stabilito il Consiglio europeo e io devo attenermi a quanto deciso.
Il Consiglio stesso, tuttavia,
ha notato che ci sono margini
di flessibilità che vanno utilizzati, lo abbiamo fatto nel passato e lo faremo più fortemente nel futuro”. Pochi margini
di manovra, quindi, per i Paesi
in deficit, ma è lo stesso Juncker che, a sua volta, prova, almeno a parole, ad “annacquare” la linea dura della Bce, anche perché dalla sua ha anche
una larga maggioranza dei voti degli eurosocialisti. In riferimento a quanto fatto dall’Ue
negli anni della crisi, il lussemburghese parla di “un aereo riparato in volo, e lo abbiamo
fatto senza seguire l’estetica
politica”. Certo, però, continua, “abbiamo fatto degli errori”, a cominciare dalla rigidità dei programmi di adeguamento economico e finanziario della troika stessa (quelli
applicati a Irlanda, Portogallo,
Grecia e Cipro): “Se ce ne saranno ancora di programmi di
questo tipo - dice Juncker - si
dovrà fare prima uno studio
minuzioso sul loro impatto sociale, per sapere come incidono sulla vita della gente; inoltre, vorrei che ci sia sempre
un piano B, nel caso in cui le
previsioni economiche siano
sbagliate”. Juncker s’impegna, inoltre, a “ripensare lo
strumento della troika, perché manca di sostanza democratica, come ha rilevato il Parlamento europeo: la troika deve essere più politica, più parlamentare e più democratica”, ma ancora non chiarisce
in che modo la Commissione
potrà “annacquare” il rigorismo imposto da Bce e Fmi
che, documenti di Strasburgo
alla mano, ha aumentato disoccupazione, povertà e disagio sociale. Al netto dei fucili
di Mario Draghi puntati sulla
flessibilità, Juncker è comun-
que chiamato necessariamente ad aprire a chi invoca una
Commissione meno schiacciata sui Paesi rigoristi, e allora
annuncia entro febbraio 2015
un programma di investimenti pubblici e privati a favore di
crescita e lavoro: 300 miliardi
entro 3 anni, “utilizzando in
modo mirato i fondi strutturali a disposizione”, spiega il lussemburghese, che dice di voler essere “il presidente del
dialogo sociale”. La crescita,
sottolinea Juncker, “non va finanziata con i debiti ma con la
sostenibilità”, precisando che
gli investimenti annunciati saranno diretti a politiche industriali (“l’Ue va re-industrializzata”), energie rinnovabili,
banda larga, infrastrutture,
trasporti, ricerca e sviluppo.
“Ma non possiamo neanche
spendere i soldi che non abbiamo e quindi dobbiamo sostituire debito e deficit con le
idee”, precisa, rilanciando il
suo vecchio pallino del mercato unico digitale, “che equivale a 250 miliardi di crescita
supplementare”. E all’Europa
sociale, e al Pse che lo ha votato turandosi un po’ il naso,
Juncker concede inoltre la difesa del principio della libera
circolazione dei lavoratori
(“le norme non saranno cambiate, ma serve una revisione
mirata della direttiva sui distaccati”), il salario minimo, la
lotta al dumping sociale, all’evasione e alle frodi fiscali, al
riciclaggio del denaro sporco,
dicendosi anche favorevole a
un’imposta europea sulle
transazioni finanziarie e affermando di voler allargare la platea di chi potrà utilizzare la Garanzia Giovani, magari fino ai
giovani disoccupati di 30 anni.
Infine il famigerato Ttip, l’accordo di libero scambio
Ue-Usa. “Sono a favore della
conclusione dell’accordo, ma
ritengo che non debba essere
fatto a qualsiasi prezzo”. Secondo Juncker, non vanno
“abbandonate le norme in materia sociale e sulla salute, e
non si deve rinunciare ai requisiti sulla protezione dei dati”. I
negoziati, aggiunge, “devono
essere più trasparenti e i documenti relativi ai negoziati stessi devono essere pubblicati;
inoltre, non vanno create giurisdizioni parallele. Non abbiamo nulla da nascondere: se
non ci sarà trasparenza, il negoziato fallirà”.
Pierpaolo Arzilla
4
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
ovità sugli sfratti. ”FinalSfratti. N
mente dopo un’attesa lunga (oltre 9 mesi dalla norma
Cisl:Finalmente istitutiva
D.L. 31 agosto 2013
n. 102) è stato pubblicato ieri
arrivadecreto, ilfrastrutture
decreto ministeriale delle Ine trasporti 14
ora rapidità maggio
2014 sulla ripartizione
20milioni di euro per il
percontributo dei
2014 relativi alla morosità inAd affermarlo è
agliinquilini colpevole”.
Pietro Cerrito, segretario condella Cisl. “Per la prie stop esecuzioni federale
ma volta - spiega in una nota
Cerrito - si riconosce e si defini-
sce la morosità incolpevole di
chi vive in affitto ed è impossibilitato a far fronte al pagamento del canone per cause
non dipendenti dalla sua volontà (perdita lavoro, problemi economici e malattia). Ora
è necessario che, in attesa dell’erogazione del contributo
che deve avvenire in tempi rapidissimi, gli inquilini non vengano sfrattati e per questo è
molto importante la comunicazione da parte dei comuni alle prefetture dell’elenco dei
soggetti che abbiano i requisiti per il contributo, affinché
vengano adottate misure di
graduazione dell’intervento
della forza pubblica nell’esecuzione degli sfratti. Inoltre il decreto, nel prevedere la ripartizione alle regioni dei 20 milioni di euro per il Fondo per la
morosità incolpevole, risorse
che le regioni potranno aumentare, stanzia solo una parte del finanziamento complessivo. Restano infatti altri
16,73 milioni di euro previsti
dalla recente legge 80/2014,
sul disagio abitativo, che chiediamo vengano resi disponibili al più presto”. Infine, Cerrito
sottolinea come “il contributo
agli inquilini, che potrà arrivare fino a 8mila euro, sarà finalizzato a recuperare un nuovo
contratto concordato con il
proprietario, utilizzarlo per deposito cauzionale o sanare la
morosità”.
Lazio. La questione energetica in tempo di crisi. Parla Ulderico Marzioni, segretario regionale Femca-Cisl
dibattito
Unpianoenergetico
perrilanciarel’economia
conquiste del lavoro
S
ul versante tirrenico il Lazio si connota come regione “cerniera” fra
nord e sud del Paese, un
territorio di media grandezza
che raccorda le esigenze e le
antinomie delle due macro-aree d’Italia. Peraltro la regione si specifica per la presenza di Roma, la capitale e la città
più grande del paese, che moltissimo condiziona l’economia
regionale, pur conservando
ampia autoreferenzialità. Su
questo contesto di partenza,
tantissimo è andato a mutare,
sotto i colpi terribili della crisi,
crisi che per l’Italia si è fatta
lunghissima e durissima, sia
per il perdurare della contrazione economica, sia per l’intensità dei progressi che, invece, l’economia e la tecnologia
globalizzata hanno nel frattem-
po compiuto.
Siamo andati a ragionare di tutto ciò con Ulderico Marzioni,
segretario regionale del Lazio
per la Femca-Cisl, adottando
come punto di vista quello dell’energia, poiché senza di essa
non si lavora e non si commercia neanche uno spillo e, di riflesso, col suo supporto e con
infrastrutture mirate si riesce
a ripartire con sicurezza.
Segretario, qual è la situazione generale oggi nel Lazio?
La Regione è stata profondamente fiaccata dalla crisi e i
consumi sono mediamente
precipitati di oltre un terzo negli ultimi 5 anni. E con tale caduta della Domanda sono scemati anche i consumi energetici; da lì, poi, sono stati rinviati i
progetti e, più grave ancora,
gli stessi investimenti già approvati o di prossima realizzazione sono stati messi in
stand-by. Rallentamenti o fermi che comportano, oltre allo
stallo del settore energetico,
anche la decurtazione di posti
di lavoro in un po’ tutta l’economia.
Ma non dovremmo spingere verso una maggiore infrastrutturazione della regione,
anche considerando la sua posizione strategica?
Certamente la possibilità di godere sul territorio di infrastrutture, specificatamente reti,
hub ed impianti, rappresenta
un vantaggio grande e duraturo, capace altresì di generare
un buon indotto. Purtroppo la
virulenza della crisi ha di fatto
depotenziato molto la spinta
alle grandi installazioni. Cito
ad esempio i rigassificatori che
nel Lazio non sono previsti e
che non si installeranno anche
per la concorrenza di LNG Toscana che, peraltro, sempre
per la crisi, sta lavorando molto poco. La presenza di una simile installazione potrebbe costituire una sicurezza aggiuntiva rispetto al tradizionale vettoriamento da gasdotto, specie in questi tempi di crisi (v.
crisi Russia-Ucraina). Tuttavia
i costi sarebbero insostenibili
sia rispetto all’utilizzo ordinario, sia a quello da scarsità. La
verità è che, al momento, l’economia del Lazio risulta essere
sottotono per sostenere i costi
di nuove infrastrutture che risulterebbero ridondanti.
Però utenza ed imprendito-
ria chiedono a gran voce la riduzione dei costi energetici, a
cominciare del gas che è il vettore energetico per eccellenza, il più eclettico di tutti.
Certo, ma per raggiungere tale
obiettivo va adottato al più
presto un Piano Energetico Regionale (PER) con il quale andare a specificare l’offerta energetica complessiva verso la domanda del territorio, avendo a
riguardo la grande città, ovviamente Roma, ma anche l’industria manifatturiera regionale,
come il distretto della ceramica a Civita Castellana, oppure
lo stabilimento di Fiat a Cassino. Si tenga presente il rischio
di una deindu-strializzazione
come avvenne a Terni, quando la Tyssen smobilitò tutte le
produzioni degli acciai magnetici – brevetto italiano di caratura mondiale – per eccessivo
costo dell’energia, trasferendoli in Francia e Germania.
Ma non si rischia di avere
un approccio unilaterale, affidandosi troppo al Piano Energetico Regionale?
Non direi perché il PER, si inserisce nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) che, piaccia o meno, è la piattaforma
esistente da cui partire, e il
PER rappresenta il giusto complemento per arrivare ad una
maggiore capillarità. Il valore
aggiunto del PER è quello di
connettere l’esigenza del micro con la strategia nazionale
ed europea, in modo che si
giunga tanto al consumatore finale, quanto alle PMI: un consumo energetico “glocale”.
Facciamo un esempio: vanno
potenziate e tutelate le stazioni di benzina, anziché ridurne
il numero, al fine di renderle
delle “multi service per l’autotrazione” capaci di rifornire
una diversità di motori, i termici come quelli elettrici, come si
comincia a vedere in Germania; e magari pensare di dedicarne alcune alla produzione e
allo stoccaggio dell’idrogeno o
di altri vettori energetici funzionali all’industria. Nel Lazio
sono ancora presenti diversi distretti industriali, (il polo farmaceutico, quello della ceramica, l’impianto di Cassino,
ecc.) che costituiscono snodo
nevralgico nell’economia avanzata di mercato e la nostra Regione, ma un po’ tutto il Paese,
potrà uscire dalla crisi e gestire il futuro sviluppo solo abbattendo i costi dell’energia e dotandosi di quella pluralità di
servizi per l’industria e per la
cittadinanza che fanno la differenza nella sfida della Globalizzazione.
Pierpaolo Signorelli
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Potenza. S
Stazioni Galdo,
Fisascat:
”Per arretrati
intervenga
l’Anas”
ulla vertenza dei lavoratori delle stazioni di servizio Galdo Est e Ovest sul tratto lucano della
Salerno-Reggio interviene Aurora Blanca, segretaria generale Fisascat Basilicata, che ha chiesto formalmente all’Anas di saldare direttamente le
spettanze arretrate, circa sei, ai lavoratori delle
due stazioni, bypassando i gestori . ”Stiamo aspettando una risposta e, ovviamente, auspichiamo
che sia positiva”, spiega Blanca, che però lancia
un ultimatum: ”Se l’Anas dovesse ritenere impraticabile la soluzione del pagamento diretto, c’è da
attendersi un inasprimento della lotta proprio alla vigilia dell’esodo estivo. Credo che sia interesse
comune tornare al dettato dell’accordo siglato in
prefettura”.
Sardegna. L
Opere pubbliche
cantierabili
bloccate,
la Filca
si mobilita
a Filca Cisl chiede al presidente della Regione
Sardegna di sbloccare ”nel più breve tempo possibile” le risorse stanziate ormai da 10 mesi con la
delibera del 18 settembre 2013 riguardante il programma di interventi per lo sviluppo delle attività
produttive, cioè le cosiddette opere pubbliche
cantierabili. Per dare forza a questa richiesta il sindacato annuncia da subito una mobilitazione insieme alle amministrazioni comunali. ”Sono 110
le opere pubbliche distribuite in altrettanti comuni dell’isola, per un importo di 45 milioni di euro,
che certamente non risolveranno tutti i problemi
dell’edilizia isolana - spiega il segretario generale
Filca Sardegna, Giovanni Matta - ma contribuiranno a tamponare qualche situazione di emergenza”.
Ieri la mobilitazione dei lavoratori contro l’inaccettabile decisione aziendale che non rispetta gli accordi siglati.
Niente cassa integrazione per i 400 dipendenti di Orcenico (Pordenone) e avvio immediato della mobilità
IdealStandard,èsciopero
TERRITORIO & IMPRESE
P
ordenone (nostro
servizio). E’ un mix
di rassegnazione
ed attesa quello
che corre tra i 400 dipendenti della Ideal Standard
di Orcenico (Pn), appesi
ad un filo dopo che
l’azienda ha disatteso gli
ultimi accordi sottoscritti
al Mise. “Per l’ennesima
volta l’azienda si sottrae
ai patti già firmati, ultimo
quello del 22 maggio scorso presso il ministero dello Sviluppo Economico”
tuona il delegato della
Femca Cisl, Gianmarco Petozzi. Una situazione intollerabile, tanto che ieri i dipendenti di tutti gli stabilimenti italiani della compagnia - non solo Orcenico, ma anche Trichiana,
Roccasecca, della piattaforma logistica di Bassano Bresciano e della sede
di Milano - sono scesi in
sciopero per due ore, per
far sentire la voce di chi
nella ceramica ci crede ancora. Mentre aleggia sempre più il timore che Ideal
Standard voglia smembrare il gruppo a vantaggio
del suo stabilimento in
Bulgaria - dove dal 1992
ad oggi sono già stati investiti oltre 120 milioni - tra
i lavoratori di Orcenico
prende corpo la strategia
dell’azienda. “Ci vogliono
mettere tutti in strada,
questa è la verità” commenta amaro Petozzi.
“Dopo cinque anni di trattativa estenuante e continui tira e molla, ci sentiamo beffati e certo non ci
aspettiamo nulla dalla riunione in Provincia per
l’esame congiunto, già
slittata di una settimana.
Come al solito l’azienda
non ci metterà la faccia
del management, inviando un consulente del lavoro”. Tuttavia, ad essere
preoccupati non sono solo i lavoratori della destra
Tagliamento, ma anche
quelli degli altri stabilimenti del gruppo, spaventati dall’ipotesi di un rafforzamento di Ideal Standard nell’Est Europeo. Gira, infatti, l’ipotesi, non
smentita che, ad esempio, i macchinari di Orcenico, in prima battuta destinati al sito bellunese di
Trichiana, saranno invece
dirottati proprio sulla Bulgaria. Rassegnazione, ma
anche tanta rabbia. “Per
vedere che si sta disperdendo un patrimonio preziosissimo di competenze: noi abbiamo insegnato a fare ceramica in tutta
Europa!” commenta Petozzi. E mentre ieri i lavoratori del gruppo sono
scesi in sciopero, con presidi e blocchi stradali, si fa
largo la prossima mossa.
Di fronte ad una strategia
scellerata dell’azienda, e
visti i numerosi vizi di forma e contenuto della procedura di mobilità, già si
ragiona di impugnare i licenziamenti. “Abbiamo
ancora qualche giorno
perché Ideal Standard ci
ripensi, ma se così non
fosse questa per noi sarebbe l’unica strada ancora possibile” spiega il delegato cislino. Nell’attesa di
capire cosa succederà e
quale sarà il destino, intanto, dei 400 dipendenti
friulani, anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni scende in
campo a difesa dei lavoratori. "Il comportamento
di Ideal Standard è a dir
poco inaccettabile e rischia non solo di generare pesantissime ripercussioni sul sito di Orcenico,
ma anche di pregiudicare
la tenuta dell'intera compagnia. Gli accordi sottoscritti al Mise vanno rispettati da tutti", sottolinea in una nota il leader
della Cisl, che aggiunge:
"Ideal Standard deve accettare la proposta del
Governo che prevede, oltre alla chiusura della mo-
bilità su base volontaria,
anche la richiesta della
cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre
2014. Va ricordato all'
azienda - continua Bonanni - che Ideal Standard è
stata appositamente inserita dal Governo nella
short list delle aziende beneficiarie della cig in deroga, per consentire, durante questa fase, il rilancio
dell'attività produttiva
dello stabilimento di Orcenico. Rilancio su cui,
per altro, la società si è impegnata anche attraverso la concreta messa a disposizione di tutti i beni
strumentali a condizione
di favore, tesi a favorire
un percorso di workers
buyout". Di più - incalza il
segretario generale della
Femca Cisl, Sergio Gigli:
“Le istituzioni locali dovrebbero considerare l'attivazione di una pratica di
esproprio dei sito industriale per metterlo a disposizione dei lavoratori.
Cantiere aperto. Dopo un anno nuova commessa per Fincantieri. Iniziata la costruzione di un transatlantico
conquiste del lavoro
ASestriPonentelanaveva
G
enova (nostro servizio). È stata davvero festa, ieri mattina, a Fincantieri di Sestri Ponente, pari ad un
varo. È infatti tornato il lavoro; quel lavoro che si era fermato oltre un anno fa
con le vicissitudini della cantieristica e
Fincantieri in particolare. In mattinata
c’è stato infatti il taglio del primo pezzo
della “Seven Seas Explorer”, transatlantico destinato a diventare ammiraglia della società armatrice Regent, che l’ha
commissionata. Il sito si è svegliato da
quel sonno produttivo che aveva logorato uomini e mezzi dello stabilimento.
Che aveva fatto scendere le lacrime dagli occhi di un quartiere che da Fincantieri trae gran parte della sua economia:
dai lavoratori diretti, 560, all’indotto,
tre volte tanto, per finire al commercio
in zona, su cui ricade il lavoro del sito. La
mega nave di super lusso significa due
anni di lavoro, al pari dello smantellamento di Costa Concordia. Respiro profondo per la città della Lanterna che il
mare lo ha nel cuore. La forza lavoro che
verrà impiegata in cantiere conterà fino
a duemila addetti, comprendendo l’indotto. Il prossimo anno l’impiego sarà totale; in questo ci sarà ancora cassa integrazione per 200, massimo 250 persone. Gente comunque ad alta specializzazione, che ha costruito anni fa la stessa
Costa Concordia e stabilimento di
storicità forse non eguagliata in Italia e
non solo, dal quale uscì pure il Rex, un
mito sul mare. Ed anche la nave da realizzare sarà un fiore all’occhiello della marineria mondiale: 54mila tonnellate di
stazza, 223 metri di lunghezza. “Roba da
ricchi”, visto che godrà di 369 suite per
ospitare oltre 700 passeggeri. E la cui costruzione rappresenta l’entrata del sito
Fincantieri di Genova in quel mercato di
crociere di lusso, meno incline a piegarsi
sotto i colpi della crisi, come dimostra il
fatto che, nel pianeta, negli ultimi due
anni ha sofferto quasi nulla di questa recessione mondiale. La nave che crescerà
sulle banchine genovesi sarà terminata
nel 2016 e durante questo periodo non
è improbabile si riescano ad acquisire
nuove commesse. Gabriele Cocco, direttore navi mercantili Fincantieri, si è detto convinto che “continuando così manterremo la leadership nel settore. È tutto frutto di impegno e tanta passione,
siamo molto orgogliosi”. Per far capire
Ideal Standard ha dimostrato tutta la sua arroganza e non volontà di trovare una soluzione a portata di mano. Oggi il rischio concreto è che tutto il gruppo venga dismesso: questi signori, dopo
aver sfruttato il territorio
e i lavoratori, non solo vogliono andare via, ma anche guadagnare con la
vendita dei capannoni”.
Mariateresa Bazzaro
l’alto significato della cerimonia di ieri
da citare la presenza del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che
definito la commessa “una boccata d’ossigeno per la città”. Ed auspicando che il
lavoro non si fermi più, ha esaltato
“professionalità e la storia di Fincantieri
a Genova, che sono eccellenti. Se si fosse perso questo cantiere avremmo dovuto rinunciare a un patrimonio di capacità difficile da ricostruire”. Soddisfazione
anche in casa sindacale. “Giorno importantissimo” ieri, per Claudio Nicolini, segretario genovese Fim Cisl, che sottolinea come la commessa porterà lavoro
per circa 3 mila persone, compreso indotto estreno. Mentre si dice “emozionato” Vincenzo Trionfo, Rsu Cisl di Fincantieri, che esprime la felicità dei lavoratori perché “questa giornata - dice - allontana lo spettro della chiusura e ci
apre a nuove prospettive”. E ringrazia, a
nome della maestranze, il committente.
“Ci ha scelto - afferma Trionfo - conoscendo le nostre qualità. Non è infatti la
prima nave che costruiamo per questa
società armatrice”.
Dino Frambati
6
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Elezioni Rsu/1. R
La Fai
diventa
protagonista alla
Davide Campari
di Novi Ligure
isultato importante per la Fai Cisl alle elezioni per il rinnovo Rsu
nello stabilimento “Davide Campari spa” di Novi Ligure (Alessandria).
La lista presentata dalla Fai ha registrato 47 preferenze su 88 voti validi. La nuova Rsu risulta così composta da 4 lavoratori: 2 Fai Cisl, 1 Flai
Cgil, 1 Uila Uil. Fabrizio Scatà, segretario nazionale della Fai Cisl, evidenzia che il risultato ottenuto gratifica il lavoro svolto dai delegati
Fai all’interno dell’azienda consentendo alla Cisl di confermarsi come
sindacato di rifermento.
Elezioni Rsu/2.
La Femca di Verona
fa en-plein
al Calzaturificio Frau
U
n risultato così non se l’aspettavano nemmeno
loro, i candidati della lista Femca Cisl ed il loro
coach Ivano Dalla Brea, ma dalle urne elettorali per
il rinnovo della Rsu al Calzaturificio Frau (due siti produttivi, entrambi in provincia di Verona) è uscito un
responso che si commenta da solo: hanno ottenuto
tutti e 6 i posti nella nuova Rsu. Un risultato evidentemente favorito dalla mancata presentazione della
lista Filctem Cgil nello stabilimento di San Giovanni
Ilarione dove nelle precedenti elezioni aveva ottenuto 2 dei tre delegati eletti ma che è stato consolidato
dal risultato pieno riportato anche nel sito di Montecchia di Crosara dove invece concorreva anche la
lista Cgil: dei 92 voti validi espressi (101 gli aventi
diritto) ben 82 hanno indicato la scelta Femca che,
con il nuovo sistema elettorale tutto proporzionale,
ha eletto tutti e tre i delegati. Il Calzaturificio Frau
con i suoi complessivi 212 addetti tra operai ed impiegati è la prima azienda del settore in provincia di
Verona.
Piombino. Fim: la più consistente è dell’indiana Jsw
conquiste del lavoro
vertenze
Cinqueofferte
perLucchini,
pressingoperaio
F
irenze (nostro servizio). Sono cinque le offerte vincolanti presentate per diversi asset della Lucchini, a Piombino e a Lecco, ma quella più consistente per il polo toscano
(un’offerta “importante” l’ha definita il
segretario nazionale Fim, Marco Bentivogli) è di gran lunga quella presentata
dall’indiana Jsw (Jindal South West) di
cui è presidente Sajjan Jindal. Nessuna
offerta dell’ultima ora dunque, nessuna sorpresa alle 18 di lunedì, quando sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte vincolanti. Come peraltro si era capito da qualche settimana è
stato il colosso indiano a presentare
l’offerta più ampia, l’unica che può evitare la spartizione delle ‘spoglie’ della
Lucchini tra i concorrenti italiani.
Nel corso del mese di giugno, emissari
del gruppo indiano avevano compiuto
diverse verifiche a Piombino ed il presidente Sajjan Jindal aveva visto, meno di
un mese fa, il premier Matteo Renzi e il
governatore della Toscana Enrico Rossi, a dimostrazione dell’interesse concreto per l’impianto della città portuale
toscana.
La Jws ha presentato un’offerta per i laminatori di Piombino, i servizi accessori
e gli impianti marittimi, per Vertek di
Piombino e per una partecipazione pari
al 69,27% del capitale della Gsi Lucchini.
Limitate invece a parti più piccole le altre offerte: Duferco Italia e Feralpi Siderurgica puntano al laminatoio di Lecco;
le Acciaierie Venete alla partecipazione
del 69,27% del capitale della Gsi Lucchini così come la Steel Mont Limited, mentre la Elti alla sola Vertek Piombino.
L’unica sorpresa è stata invece la mancanza di un’offerta da parte di Arcelor
Mittal che ha soltanto inviato una lettera dicendosi disposta ad acquistare alcuni macchinari, qualora si rendessero
disponibili, in un secondo tempo. Un
forfait “che certo non ci aiuta” commenta Fausto Fagioli, segretario Fim di Livorno, “perché avere due offerte in concorrenza ci avrebbe dato più forza nel confronto con gli acquirenti”.
Dopo le offerte che sono state presentate presso lo studio del notaio David Morelli a Piombino, il commissario straordinario Piero Nardi avvierà l’analisi forma-
le e in tempi brevi (4/5 giorni) presenterà istanza di aggiudicazione al ministero dello Sviluppo economico che avrà
30 giorni di tempo per esprimersi. L’aggiudicazione a Jindal pare scontata. Ieri
i sindacati hanno incontrato il Commissario Nardi e svolto le assemblee in fabbrica, per informare i lavoratori, “in attesa - dice Fagioli - di conoscere il piano
industriale dettagliato e di poter avviare un confronto con Jws, per capire le
prospettive e parlare di asset produttivi e di occupazione; un confronto che,
presumibilmente, non potrà avere luogo prima di settembre”.
Prudenza, dunque, in casa sindacale.
“Verificheremo che l’offerta sia nel perimetro più ampio possibile e che riguardi il massimo numero di aree e di asset
produttivi dello stabilimento di Piombino e contemporaneamente la sua profondità nel tempo” dice Bentivogli.
“Speriamo - aggiunge - che per la fine di
settembre il confronto porti alla verifica della possibilità di stipulare un contratto per la cessione definitiva dello
stabilimento, sulla base di un piano industriale che Jindal dovrà presentare e
che, nel nostro auspicio, tuteli gli asset
produttivi e l’occupazione.”
Piombino dunque dice addio, per ora,
al ciclo integrale, ma non dispera di poterlo ricostituire, come previsto anche
dall’accordo di programma, in un secondo momento. L’interesse per i laminatori, ma non per l’area a caldo, significa
infatti che l’acciaio a Piombino arriverà
già fatto, in blumi, e potrà solo essere
lavorato per trasformarlo in rotaie, in
vergelle o in altri semilavorati. “Ma il nostro obiettivo, l’idea fissa - dice ancora
Fagioli - è continuare a produrre acciaio
qui. E quindi già dalle prossime settimane chiederemo incontri alle istituzioni
per portare avanti quanto contenuto
nell’accordo di programma, a cominciare dalle bonifiche e dal polo di rottamazione delle navi, che possa convincere
Jindal a realizzare qui un forno elettrico
e un Corex” (un altoforno di nuova tecnologia); “sapendo che se Jindal non ci
sta dovremo costruire altre soluzioni,
che non escludono - come ha detto anche il presidente della Regione Toscana
Rossi - un intervento pubblico”.
Alberto Campaioli
Raffinazione. Venerdì a Roma il coordinamento nazionale
di categoria stabilirà la data dello sciopero che interesserà tutti i siti
VertenzaEni,daGela
aPortoMarghera,
lelottedeilavoratori
R
oma (nostro servizio). In attesa
dello sciopero nazionale che si
svolgerà in tutti i siti dell’Eni la
cui data è ancora da stabilire, a
livello locale sono cominciate le agitazioni. A Gela la mobilitazione è partita
già la scorsa settimana, dopo l’annuncio schok da parte di Eni di volere chiudere o quanto meno ridimensionare diversi siti in tutto il territorio italiano tra
cui Gela e Priolo in Sicilia, Taranto in Puglia, Livorno in Toscana e Porto Marghera in Veneto.
“C’è bisogno dell’intervento del Governo ai massimi livelli - sollecitava già Sergio Gigli, segretario generale della
Femca Cisl qualche giorno fa e oggi rilancia chiedendo a Eni di rispettare gli
accordi sottoscritti in precedenza, compreso quello sulle relazioni industriali.
Per venerdì è in programma il coordinamento nazionale unitario di Femca, Filctem e Uiltec dove verranno stabilite
le iniziative di lotta da mettere in campo a sostegno della vertenza.
Intanto cominciano i primi licenziamenti al petrolchimico di Gela, conseguenza diretta della mancanza di commesse
di lavoro. Riguardano 15 dei 40 dipendenti della Riva e Mariani, un’impresa
appaltatrice che opera nel settore della
coibentazione. A rischio anche altri 90
posti di lavoro, tra diretto e indotto. Sale quindi la tensione tra le maestranze
che bloccano l’accesso alla Raffineria
da quando l’Eni ha revocato gli investimenti e annunciato il fermo delle linee
di raffinazione del greggio.
Agitazione anche tra i lavoratori di Porto Marghera dopo l’annuncio del nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. “Non accetteremo nessuna azione che non garantisca il rispetto
degli accordi sottoscritti - dicono i sindacati provinciali di categoria - sia il processo di realizzazione degli investimenti sulla chimica verde che il completamento della riconversione in senso green della raffineria di Venezia”.
I delegati del coordinamento Eni del territorio hanno deciso di non accettare ulteriori rinvii della cassa integrazione e
quindi tutti i lavoratori rientreranno al
lavoro il 3 agosto. Inoltre per sostenere
la vertenza che - fanno sapere - sarà dura e complicata, hanno deciso di avviare delle iniziative di lotta che progressivamente si inaspriranno secondo lo sviluppo della vertenza. Da ieri e fino a venerdì è stato proclamato lo sciopero
dell’intero comparto logistico e sono
state avviate le procedure di raffreddamento previste per legge per la raffineria di Venezia.
“Abbiamo condiviso con Eni anni di riconversioni e di riorganizzazioni, purtroppo con la perdita di centinaia di posti di lavoro, per la necessità di mantenere la presenza stessa di attività industriali - afferma Massimo Meneghetti,
segretario generale della Femca Cisl di
Venezia - e oggi con motivazioni che
non sono ormai più credibili, ci vengono ventilate soluzioni drammatiche
che il territorio non è più disposto ad
accettare”. I sindacati provinciali condividono con le segreterie nazionali la necessità di un tavolo governativo che
coinvolga la politica nazionale e tutti gli
stabilimenti del gruppo, per cercare insieme soluzioni possibili che non penalizzino le produzioni ed in particolare
ancora una volta i lavoratori, che fino
ad oggi hanno affrontato enormi sacrifici.
Sara Martano
7
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Banca Monte Parma:
c’è l’accordo, scongiurati
i licenziamenti collettivi.
Fiba: chiusa una difficile vertenza
collettivi. L’intesa stipulata prevede il
rientro degli esuberi a livello di gruppo
e non di azienda, ridotti dai 40 previsti
a 28, che verranno gestiti con il criterio della volontarietà, scongiurando
quindi il ricorso ai licenziamenti collettivi.”
La riduzione dei costi che gravava sui
dipendenti di Banca Monte è stata ridimensionata in termini di equità e
sostenibilità nei sacrifici, mantenendo
parzialmente alcune voci economiche
specifiche.
A tale proposito è stato stipulato un
verbale di accordo di armonizzazione
in linea con il Gruppo Intesa.
“Va dato atto - conclude il segretario
nazionale Fiba - al senso di responsabilità delle rappresentanze sindacali
aziendali che hanno vissuto in particolare tutta questa difficile vertenza che
ha visto anche momenti di lotta e di
sciopero dei colleghi Banca Monte, e
che ha trovato con la delegazione di
Gruppo nazionale una sintesi condivisa con l’ obiettivo comunque di tutelare l’ occupazione”.
Referendum storico. Previsto il passaggio di 83 addetti del salumificio ad una cooperativa
pendenti, volontariamente, a seguito della decisione aziendale di diminuire il numero del personale per cercare di ridurre
il costo del lavoro”.
E inoltre: ”Come se non bastasse, non era
ancora terminato il processo di licenziamento che la proprietà ci ha presentato al
tavolo di trattativa un nuovo progetto di
ristrutturazione che prevede l'introduzione all'interno dell' azienda di una cooperativa a cui cedere non solo parte dell' attività produttiva, ma soprattutto circa la metà dei dipendenti oggi occupati in azienda, 118 su un numero complessivo di circa 250 unità".
Già la cooperativa. Accolta come in un primo momento in modo negativo: in pratica i lavoratori coinvolti in questo processo si sarebbero trovati a fare lo stesso lavoro all'interno della stessa azienda, ma
non più alle dipendenze di Vismara bensì
sotto una cooperativa. Il pericolo era rappresentato da grosse penalizzazioni nell'
ambito delle tutele economiche ma soprattutto normative. I sindacati, in un primo momento, avevano ritenuto che questa decisione fosse del tutto inaccettabile
perché scaricava completamente sui lavoratori le difficoltà che il mercato presentava in un momento storico già di per sé
complicato. “È troppo facile essere competitivi - si diceva - abbassando in questo
modo il costo del lavoro e coprire così le
inefficienze presenti nello stabilimento,
che pur essendo nuovo, non è stato a nostro modo di vedere strutturato con le dovute attenzioni alle necessità del processo produttivo”.
La linea di Fai e Flai era un'altra: in un mercato difficile e competitivo come quello
alimentare, e dei salumi in particolare, sono necessarie altri tipi di strategie industriali, occorre investire maggiormente
sugli impianti produttivi e sulle innovazioni, spingere con strategie commerciali aggressive i propri prodotti.
“Pur di evitare il ricorso alle cooperative dicevano i sindacati - abbiamo anche sfidato l'azienda a costruire insieme a noi e
ai lavoratori un nuovo sistema di organizzazione del lavoro, che potesse in qualche modo rispondere alle esigenze di flessibilità che il mercato richiede, ma la risposta è stata quella di procedere unilateralmente nella direzione della cessione di
parte dell' azienda. Riteniamo questo percorso pericoloso e sicuramente non condivisibile e pertanto cercheremo di evitare che ciò accada, con l' obiettivo di tutelare al meglio i lavoratori che rappresentiamo”.
Poi il referendum storico alla Vismara,
con i lavoratori che, dopo mesi di trattative e divisioni, si sono espressi a favore della esternalizzazione di alcuni servizi. Ma
alle condizioni volute dal sindacato.
S
volta positiva nella vertenza Banca
Monte Parma: è stato raggiunto
con Intesa Sanpaolo un accordo per la
gestione degli esuberi. “Si è finalmente chiusa - dichiara il segretario nazio-
nale Fiba Cisl Sergio Girgenti - una difficile vertenza durata oltre sei mesi. Il
mancato accordo in azienda aveva portato alla procedura ai sensi della l.
223/91, che riguardava i licenziamenti
cronache
Vismara,idipendenti
approvanolaproposta
diesternalizzazione
R
eferendum storico alla Vismara,
la nota azienda del settore alimentari con sede a Casatenovo
(Lecco). I lavoratori, dopo mesi di
trattative e divisioni, si sono espressi a favore della esternalizzazione di alcuni servizi. I dipendenti dell'azienda si sono
espressi così: 123 si a favore, 26 contrari,
e 7 astensioni. L'intesa sindacale prevede
il passaggio di 83 lavoratori del salumifi-
conquiste del lavoro
I
nvece di essere una
bellissima Bohème
ad aprire le danze della programmazione estiva del Teatro dell’Opera di Roma nella splendida cornice di Caracalla,
è andata in scena l’ennesima protesta e il solito
sciopero che ha rovinato, di fatto, non solo
uno spettacolo di grande livello qualitativo ma
ha costretto tanti spettatori, venuti da tutta
Italia, ad andarsene e
chiedere il risarcimento
del biglietto. Alcuni sindacati minoritari, infatti, hanno deciso di protestare contro l’accor-
cio ad una cooperativa: si tratta dei dipendenti attualmente occupati nei reparti di
confezionamento e spedizione. “In ogni
caso - affermano Massimo Sala ed Enzo
Mesagna, rispettivamente della Flai Cgil e
Fai Cisl - manterranno il medesimo trattamento economico, attualmente in essere
alla Vismara. Inoltre i lavoratori avranno
ammortizzatori sociali in caso di necessità”. Il piano entrerà in vigore dal primo
settembre.
Resta qualche perplessità, è inutile nasconderlo. D'altronde da tempo aleggiava lo spettro del licenziamento sulla Vismara di Casatenovo. Fai e Flai l'avevano
denunciato: “La riorganizzazione dello
stabilimento è ormai in atto da tempo e il
trasferimento nel nuovo sito produttivo
risale ad un paio di anni fa, e ha visto negli
ultimi mesi una fuoriuscita di circa 25 di-
Stonature. Sigle minoritarie protestano a Caracalla e la Bohème va in scena solo con il pianoforte
Teatrodell’Opera,Fistel:intesaessenziale
perunpianodirisanamentoresponsabile
do firmato lo scorso 8 luglio dalla Fistel Cisl e dalla Uilcom Uil di Roma e
del Lazio, i due sindacati
maggioritari del Teatro
dell’Opera con il 70% degli iscritti.
L’accordo firmato è necessario per avviare un
responsabile piano di risanamento del Teatro,
così come previsto dalla
legge Bray, e poter accedere al finanziamento
del Fondo di sostegno
economico ministeriale
per 25 milioni di euro, di
cui 5 milioni di euro già
anticipati. La legge, spiega la Fistel Cisl, avrebbe
previsto anche la possibilità di effettuare tagli
di personale, ma questa
ipotesi non è stata presa minimamente in considerazione e si è dato
luogo solo a pensionamenti e risparmi sui contratti di collaborazione.
L’impegno rimane quello di rivedersi a settembre per un nuovo confronto sulla pianta orga-
nica, rispetto alle reali
necessità del Teatro e di
mettere a punto un contratto integrativo per
mantenere i livelli salariali a fronte di una maggiore produttività. Come spiega Paolo Terrinoni, segretario generale della Fistel Cisl di Roma e Lazio, “non esiste-
Rodolfo Ricci
vano alternative all’accordo, a meno che non
si vuole far chiudere il
Teatro che è stato lasciato con un debito di circa
30 milioni di euro. Il senso di responsabilità e i
contenuti dell’accordo
che non prevedono né licenziamenti né ricorso
ad ammortizzatori sociali ci hanno portato a
questa scelta. È chiaro
che vigileremo sui temi
della produttività, il rilancio delle produzioni,
i livelli occupazionali e
salariali affinché i lavoratori non perdano nemmeno un euro”.
Floriana Isi
8
MERCOLEDÌ 16 LUGLIO 2014
Social Room
a cura di Andrea Benvenuti
Alitalia-Etihad, più luci
che ombre sull’accordo
tdellatweet
“Cosa avrà capito Hogan
pantomima su ristrutturazione
di Alitalia?” Lupo Benasich
post “Solo gli arabi hanno soldi e
fmezzi
per battere Compagnie low
“Rilancia il trasporto aereo e
garantisce occupazione. Ora
rispetto accordi su esuberi”
@Letizia
Annamaria Furlan
“Insana l’idea di chi (Riggio)
pensa di far assumere esuberi
dai concorrenti in Italia”
“Chi fa l’affare? I contraenti
e i 13 mila dipendenti
della nuova compagnia”
Oscar Giannino
Maurizio Lupi
“Ma a Passera qualcuno
chiede del Piano d’italianità
che ci ha portato fino a qui?”
“E Pietro Ichino propone per
gli esuberi sperimentazione
contratto di ricollocazione”
Roberta Carlini
Mattia Lupi
post “Forse bisognava condurre
ttrattative
diversamente. C'è tanto
da imparare...” Pierpaolo Monni
fsuglipostesuberi.
“Alitalia alla stretta finale
Ma alla fine chi
pagherà?” Maurizio Bottaro
tweet “Alitalia-Etihad svela
tvecchia
segreta devozione italiana
per arabi”. Francesco Mercadante
“Etihad si compra Alitalia
fmapost
sono 2 modi di viaggiare agli
antipodi”. Marco Migliorini
social
“Alitalia. Settimana decisiva.
E speriamo di tornare
sulle rotte intercontinentali”
cost con i voli di lungo raggio”.
Andrea Giuricin
conquiste del lavoro
Start Up
Wind Startup Award
Al via le candidature
per le imprese
più innovative
E’
ufficialmente partito Wind Startup Award 2014: la nuova edizione del programma
di accelerazione, inaugurata il 12 giugno, si concluderà il prossimo 30 settembre.
Wind Startup Award è un'iniziativa completamente dedicata all'accelerazione e alla
formazione delle startup, lanciata da Wind Business Factor, l'incubatore creato proprio dalla compagnia telefonica. Le candidature sono aperte a studenti, liberi professionisti ed aspiranti imprenditori, che hanno voglia di proporre i loro progetti e le loro idee di impresa, ma
anche a manager ed imprenditori che hanno già avviato la propria, da non più di quattro
anni. Attività di mentorship e tutoring per la stesura di business plan, ricerca e presentazione agli investitori, corsi di formazione imprenditoriale a San Francisco, programmi di accelerazione in Italia e all'estero in partnership con Luiss Enlabs e Bic Lazio: ecco quali sono le
occasioni offerte da Wind Startup Award. Inoltre, è in palio un premio in denaro di ben
5.000 euro in favore della startup o dell'iniziativa profit o non profit vincitrice della categoria Social Innovation. In particolare, l'edizione 2014 prevede tre distinte categorie: la prima,
Italian Innovation, si rivolge ai talenti del Made in Italy, nel campo di moda, design, arredamento, artigianato, food and wine e nuovi makers. La seconda e già citata categoria è Social
Innovation, dedicata a idee, progetti, startup profit e non profit, che siano in grado di soddisfare i bisogni sociali emergenti, congiungendo sostenibilità ed innovazione, in campo di
educazione, salute, integrazione, accessibilità, smart city e tecnologie verdi. Infine, l'ultima
è Digital Innovation, creata per tutte quelle imprese innovative che puntano a competere
sui mercati globali e sulle reti digitali, con piattaforme web, apps e soluzioni high tech.
Grazie al lancio di questo evento, Wind conferma la sua volontà di favorire le imprese innovative, offrendo loro occasioni concrete e la possibilità di diventare le imprese del futuro.
Giulia Capaldi