All the way up
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All the way up
The way up (to) here 30/4/2016 M^C^O viale Molise 68 Carlo Gambirasio All the way up All the way up è una installazione composta da otto magliette firmate e da otto registrazioni in cui i proprietari delle magliette descrivono il tragitto che hanno percorso dalla loro casa ai posti in cui si trovavano al momento. Gli intervistati, di provenienza marocchina, sudanese, siriana e curda , tracciano attraverso il racconto orale, nuovi percorsi non ancora chiari e definiti che hanno un’importanza cruciale negli esodi contemporanei. Nel riconoscere il valore atletico, lo sforzo fisico, di persone in marcia da anni, la maglietta e la firma della persona coinvolta hanno lo scopo di associare le migrazioni al contesto sportivo. Traduzioni C iao, il 4 dicembre siamo passati dal Marocco a Istambul, in Turchia. Poi da Istambul abbiamo trovato una persona che ci ha portato a Ismir. Lì siamo rimasti tre giorni, per cercare di passare in Grecia, abbiamo provato tre volte ad arrivare via mare prima di riuscire ad arrivare. Lì siamo riusciti a trovare un lavoro per guadagnare un pò di soldi. Ci siamo trasferiti ad Atene, ci siamo poi spostati verso la frontiera macedone a piedi. Cercando di passare la frontiera la polizia ci ha arrestato per poi costringerci a tornare indietro ad Atene. Abbiamo riprovato a passare la frontiera a Salonicco, ci siamo presentati alla polizia come iracheni per avere un lasciapassare speciale, ma non siamo riusciti a passare così siamo ritornati di nuovo ad Atene. Li siamo riusciti a trovare una persona che per mille euro a testa ci avrebbe portato in Macedonia, poi ci ha fatto uno sconto di duecento euro per persona. Così siamo arrivati in Macedonia, a venticinque chilometri dai binari del treno, soffrivamo molto il freddo. Alle sei di mattina del giorno dopo è arrivato un treno, abbiamo pagato il controllore per salire, ci ha fatto pagare venticinque euro in più ognuno perchè secondo lui siamo saliti senza biglietto, eravamo in nove. Dopo qualche ora e tronato il controllore perchè voleva lasciarci a metà strada ma noi ci siamo rifiutati, siamo usciti dal treno e abbiamo trovato la polizia che ci ha chiesto il motivo per cui ci ha lasciati a terra, abbiamo raccontato di aver pagato 25 euro. La polizia ha chiesto se volevamo denunciare il controllore ma a noi non interessava, siamo andati alla stazione ferroviaria per cercare il treno per Belgrado. abbiamo trovato un biglietto troppo caro e abbiamo chiesto per il pullman, tre persone hanno fatto il biglietto ma a quattromancavano i soldi, avevano solo trenta euro e il telefono, abbiamo trovato una persona che per 30 euro e il telefono ci ha dato un biglietto, sempre in macedonia per arrivare in Serbia, siamo arrivati in una città e siamo usciti dal treno, abbiamo trovato qualche persona che ci hanno indicato la strada per passare la frontiera verso la serbia, siamo arrivati in serbia e siamo rimasti li quasi 10 giorni, tre dei quali in una comunita che si chiama save the children, siamo stati bene in questa comunità. Dopo di chè siamo andati alla polizia che ci ha portato in centro per la verifica dei documenti , come ti chiami? di dove sei? quanti anni hai?per passare abbiamo dato tutti informazioni false: “sono iracheno”. intanto siamo rimasti in due. Ci hanno fatti passare e siamo arrivati in Croazia alla frontiera ma non ci hanno fatto passare, solo se sei iracheno, pachistano o siriano ti fanno passare. il primo di noi, io , ho provato a passare con documento iracheno, mentre gli altri hanno detto di essere marocchini. In frontiera la polizia ha portato un traduttore per verificare se ero veramente iracheno, il traduttore non ha capito niente di quello che dicevo, non siamo riusciti a passare. Ho incontrato un uomo siriano e gli ho raccontato la mia storia, ho detto che mi avevano rubato i documenti e i soldi e gli ho detto di essere iracheno, abbiamo riprovato a passare. Questo uomo siriano mi ha detto di dire la verità che cosi passavo e io ho giurato di essere iracheino, lo sapevano che ero maroccino ma mi ha detto comunque ti faccio passare, siamo arrivati alla frontiera, un altra, quella croato slovena dove ci hanno preso le impronte e le foto segnaletiche, poi ad un alra frontiera tra slovienia e austria, in questa dogana ci hanno dato una carta che diceva che eravamo marocchini, e quando siamo arivati ci hanno perquisito e hanno visto i nostri documenti, ci hanno fatto passare. Abbiamo preso uin pullman, siamo arrivati in un posto che si chiama Camp, a Salisburgo, io sono rimasto 15 giorni, lì siamo andati dalla polizia per chiedere l’ asilo (politico), e il traduttore ha detto che non lo potevamo avere, ci hanno dato un permesso per restare 15 giorni, siamo andati in stazione a Salisburgo con gli amici per andare a Innsbruck, e poi alla frontiera austriaca, siamo rimasti un giorno con gli amici marocchini, abbiamo preso un treno per la prima città italiana, arrivati la polizia ci ha chiesto i documenti e siamo stati perquisiti ma quando è arrivato il treno ci hanno lasciato andare, siamo arrivati nella seconda città italiana e abbiamo preso il treno per Milano, siamo rimasti li per la notte, sotto uin ponte, la mattina abbiamo preso il treno da Milano a Torino e da Torino abbiamo preso il treno per Genova, arrivati abbiamo cercato il posto per passare la notte, siamo andati in stazione ma la polizia ci ha fatto uscire dalla stazione e siamo andati di nuovo sotto un pontre. La mattina siamo usciti, e siamo arrivati a una via dove abbiamo trovato altri marocchini che ci hanno dato da mangiare, dei soldi e dei vestiti, il secondo giorno ancora sotto un ponte, il trezo giorno abbiamo trovato una persona che dormiva in una casa abbandonata, abbiamo fatto una notte con lui e il giorno dopo abbiamo dormito acora li. Il giorno dopo non abbiamo trovato dove dormire quindi abbiamo pensato di andare in Franciaa. Abbiamo preso il treno per ventimiglia e siamo andati da amici, abbiamo dormito da loro, ci hanno spiegato ome passare in francia. Abbiamo provato ma non ci siamo riusciti, perchè ci ha femato la polizia francese, sempre le stesse domande, come ti chiami? Da dove vieni? Quanti anni hai? Ci hanno arrestato verso le due di notte, e siamo stati li fino alle otto, poi ci hanno lasciato andare, ci hanno fatto tornare a ventimiglia. Arrivati ci ha fermato la polizia italiana , eravamo in tredici, ci hanno preso il foglio che ci ha dato la polizia francese, hanno lasciato nove di noi e siamo rimasti in quattro,io ero uno dei quattro, ci hanno portato in questura, sempre le stesse domande: data di nascita, nome, cognome, provenienza. Hanno preso le impronte, ci hanno fatti un verbale e ci hanno lasciato andare. abbiamo chiamato qualche amico e poi ci siamo incontrati. S ono un ragazzo curdo un giovane del popolo della città di Mosul; L’ Isis è arrivati nella nostra città e nella nostra patria, noi siamo rimasti costretti a scappare. Siamo arrivati fino a Istanbul, dove abbiamo pagato dei trafficanti, siamo arrivati in una terra che io non conoscevo, che non conosco, non so dove eravamo! Poi siamo passati in Serbia, poi siamo andati fino in Germania. In Germania passato il confine sono stato una sera a Stuttgart, Sono poi andato dalla polizia tutto questo credo in quattro giorni e mezzo. Siamo stati in un centro di accoglienza , insomma la nostra vita è stato difficile, siamo stati in delle tende, uno pensa che arrivati in europa, una nuova vita invece… Abbiamo provato ad andare anche in Inghilterra insomma noi non siamo venuti per cercare lavoro, ma siamo scappati dalla guerra, stiamo cercando una nuova vita…. e tutto qui…. C iao il mio nome è Xiyadin sono del popolo del Iraq ,vicino a Mosul nel villaggio di Musubot, l’ Isis è arrivato, tutto si è distrutto ed e iniziata la guerra. noi siamo scappati in Turchia. Li abbiamo trovato dei trafficanti che ci hanno portato fino in Germania, siamo stati in un centro di accoglienza quattro giorni poi da un centro all’altro, questo insomma. M dovevo tornare… e in ogni checkpoint cercavano di insultarti e di umiliarti, e ogni volta che uscivi di casa non eri sicuro se saresti tornato oppure no. Così ho deciso di inizare il mio viaggio: ho preso il traghetto da una città sulla costa. Nel 2014 c’erano alcuni traghetti legali dalla Siria alla Turchia. Per 160 dollari ho preso il traghetto dalla Siria alla Turchia, sono arrivato in una città chiamata Mersin e ho incontrato alcuni ragazzi provenienti da diverse città siriane, tutti che andavano via dalla Siria per le stesse ragioni. Siamo diventati amici perchè ci sono volute circa 5 ore nel traghetto tra la Siria e la Turchia. Abbiamo preso un bus da Mersin a Istanbul, ci sono volute circa 14 ore di bus. Ho passato le prime due notti, non i chiamo Baraa, sono siriano, originario di una città chiamata Dama, nel centro della Siria. La mia città al momento è sotto il controllo del regime. Ho passato 4 anni nel mio paese durante la Guerra siriana, nella mia città partecipavamo alle proteste contro il regime. Vi partecipavano tra le 500000 e le 700000 persone nel centro della città, ma poi il regime ha preso la città e non abbiamo più potuto fare manifestazioni. Ho lasciato la Siria il 26 ottobre 2014, mi sono trasferito in Turchia perchè (stare in Siria) non era più sicuro per la mia vita, in qualche modo era molto pericoloso perchè ogni giorno quando uscivo di casa ero costretto a passare attraverso 5/6 checkpoints e lo stesso accadeva quando conoscevo nessuno in Turchia così, avevo un amico di un amico che vive ad Istanbul, così ho passato le prime due notti a casa sua, ma dopo due notti ho scoperto che mi aveva rubato tutti i miei soldi, i soldi che avevo risparmiato per il viaggio. È stato piuttosto shockante perché tutto è crollato davanti ai miei occhi, tutto quello che avevo raccolto per il mio viaggio in Europa era andato. Così ho chiamato i ragazzi che avevo incontrato sul traghetto, li ho contattati nel luogo dove si trovavano e sono andato a stare da loro: avevano affittato una casa e stavamo in circa 8 persone in una grande stanza, condividendo bagno e cucina. Ho iniziato a lavorare in Turchia perchè dovevo guadagnare altri soldi, non potevo chiederli alla mia famiglia perché a loro servivano più che a me. Sono stato in Turchia per circa un anno. Ho lavorato come insegnate di inglese in una scuola siriana. Il salario non era alto, lavoravo quasi gratis come volontario, ma era qualcosa che facevo con il cuore perché insegnavo ai ragazzi del mio paese, in più facevo lavori part-time in modo da poter mettere da parte i soldi. Allo stesso tempo ero volontario per un’associazione siriana in Turchia e davo lezioni gratuitamente ai siriani in turco ed inglese, per dare loro delle capacità, così che potessero essere utili per la comunità turca. Il 16 settembre 2015 ho deciso di partire per iniziare il mio viaggio verso l’Europa. Ho contattato questo contrabbandiere, ci ha chiesto 1200 dollari per un gommone verso l’isola di Lesbos, c’erano 16 persone nello stesso gommone, quasi sedute l’una sull’altra, c’erano bambini, donne, mi ricordo che il viaggio è durato un’ora e mezza... i bambini piangevano e gridavano e le donne svenivano e mi ricordo di aver, mentito loro “ok, ci siamo quasi, solo pochi minuti e saremo lì” e quei dieci minuti sono stati i più lunghi perchè il viaggio era durato un’ora e mezza. L’acqua ha cominciato ad entrare e non riuscivo a sentire più le gambe perché due ragazze vi erano sedute sopra, e ad un certo punto ho detto ai miei amici “Voglio saltare in mare, non ce la faccio più” ma ormai eravamo quasi lì, eravamo arrivati. Abbiamo passato la prima notte a Lesbos aspettando il bus che ci avrebbe portato al centro di Mitilene. È stato... quella notte era davvero freddissimo, non riuscivo a dormire perché si gelava e noi non indossavamo molti abiti, così cercai di stare con le persone che avevano acceso un fuoco finché non è arrivata la mattina e abbiamo preso il bus per Mitilene. Siamo andati al campo, dove ci hanno dato I documenti di registrazione per poter entrare legalmente in Grecia e in Mitilene abbiamo cercato di prenotare il traghetto per Atene ma era già prenotato per due giorni, così sono andato all’aeroporto con un amico con cui avevo iniziato il viaggio e abbiamo scoperto che c’erano dei posti su un aeroplano per 150 euro a testa da Mitilene ad Atene, così siamo arrivati ad Atene. Siamo stati circa dieci giorni ad Atene nella piazza Amonios dove c’erano alcuni hotel, quasi tutti i migranti stavano in quell’area. Dopo dieci giorni abbiamo deciso di prendere il bus per 45 euro da Atene alla frontiera Macedone, e alla frontiera Macedone abbiamo aspettato per due ore. C’era una squadra della Croce Rossa che sistemava e organizzava le persone. Siamo entrati in Macedonia a piedi, abbiamo raggiunto la stazione dei treni, abbiamo preso un treno per 25 euro dalla frontiera Macedone alla frontiera serba, l’abbiamo attraversata a piedi, abbiamo camminato per circa due km per raggiungere il primo villaggio serbo. Da lì abbiamo preso un bus per 60 euro per la frontiera croata. Siamo arrivati in Croazia di mattina presto, stava piovendo e abbiamo camminato forse per un km, ci hanno messo nelle tende e siamo stati lì per sei ore, dopodiché hanno iniziato a dare dei passaggi alla gente, per la stazione dei treni. Alla stazione abbiamo preso gratuitamente il treno. Il treno è andato per circa 8 ore o più prima che raggiungessimo l’Ungheria. Anche in Ungheria c’era un team della Croce Rossa, così la polizia ungherese non ci ha toccati, abbiamo camminato per circa 1 km finché non abbiamo raggiunto la stazione dei treni e abbiamo preso gratuitamente un treno dall’Ungheria all’Austria. Quando siamo arrivati in Austria era tutto diverso, molto più organizzato. Ci hanno detto che potevamo prende un bus gratuito per Vienna o che potevamo prendere un taxi, il taxi costava 160 euro per quattro persone e con i miei amici ho preso il taxi. Sono rimasto a Vienna per due notti, poi ho preso il treno per Francoforte e sono rimasto nella stessa stazione a Francoforte e ho preso un altro treno da Francoforte a Parigi. Sono arrivato a Parigi e sono rimasto lì per un paio di giorni perché non sapevo cosa dovevo fare. Ho controllato e sono venuto a Calais. E adesso sono qui da… siamo all’inizio del mio sesto mese qui. Non sono preoccupato di essere qui da sei mesi perché in qualche modo questa esperienza nella Jungle ha cambiato il mio carattere, ha aggiunto molto al mio carattere, forse sono diventato più maturo. Ho conosciuto molte persone da molti paesi diversi, diverse culture. Ho incontrato volontari di paesi Europei, ho molti amici, al momento molti Ungheresi. Allo stesso tempo ho deciso di rendere la mia permanenza nella Jungle utile a me stesso e agli altri, così mi sono unito a un gruppo di fotografi chiamao il Jungle Eye, su Facebook e abbiamo raggiunto 3000 followers. Abbiamo fatto molte attività nella Jungle e abbiamo partecipato a una mostra a Bruxelles e siamo stati invitati a Barcellona e a Bristol e partecipiamo con 12 fotografie a una mostra sui migranti in Inghilterra, adesso siamo stati invitati anche in Australia, naturalmente noi non saremo lì, solo le nostre foto. È stata davvero una bella esperienza, ma allo stesso tempo arrivare nella Jungle è stato shockante, perchè l’ultima cosa che uno si può immaginare è di vedere un posto come questo in Europa nel 21esimo secolo, nessuno si immagina che in Europa esistano posti come questi, con condizioni di vita inumane, ma io sono molto dispiaciuto che in Europa in qualche modo... molte persone scoprono che l’Europa in realtà è un posto finto, con concetti finti. Per esempio qui in Francia... ho studiato la Rivoluzione Francese, uguaglianza e libertà, ma non vedo uguaglianza e libertà. I Francesi sono contenti di essere i pronipoti dei grandi francesi che hanno iniziato la rivoluzione, ma questi nipoti non credono nei concetti dei loro bisnonni. Questa Jungle non è una casa, nessuno quì crede o vede questa come una casa. La Jungle è solo una stazione di transito, sembra di essere in una stazione dei bus, aspettando un bus che ci porti in Inghilterra, ma sappiamo che non ci sarà mai un bus che ci porti in Inghilterra perché l’unico modo è provare e provare e continueremo a provare, Perché come vedi è inverno, pieno inverno, il brutto tempo, la pioggia e il freddo, si congela di notte e a volte si raggiungono i due, tre gradi sotto zero. Ma quello che tiene qui un numero così alto di persone è la loro speranza che alla fine possano raggiungere la loro meta. E questa speranza dona loro la forza di sopravvivere, questa gente continua a sopravvivere. Adesso ci sono 5000/6000 persone, il numero è in calo perché molte persone tornano in Germania o in Belgio o in altri paesi, ma io ho una famiglia in Inghilterra e non provo invidia. Così questa è la situazione, la Jungle è così miserevole. Se anche parlassi fino a domani non sarebbe comunque abbastanza perché è qualcosa di davvero folle, adesso siamo a marzo 2016, ho passato qui circa 6 mesi e davvero sono dispiaciuto in qualche modo per i cittadini europei, perché vedo che vivete in un falso sogno di un concetto europeo di libertà e democrazia, perché è qualcosa del genere che succede nel mio paese... lo capisco perché ci sono dittatori che guidano i nostri paesi, ma qui in Europa, nei paesi della democrazia, vedere qualcosa del genere mi fa davvero essere dispiaciuto per voi cittadini europei. S ono del popolo della Siria , nel 2011 sono iniziato i primi attacchi del Isis e noi siamo scappati nei campi di accoglienza in Iraq , poi la vita lì era difficilissima niente lavoro nulla che potevamo fare siamo scappati in Turchia da li in Grecia poi Macedonia poi ancora in Serbia , poi in Germania dove non avevamo ne il posto dove dormire ne la possibilità di lavorare siamo rimasticati li un anno , poi siamo stati in Francia e poi siamo qui da da sei giorni . Non so cosa dire pensavo di trovare un posto che mi accogliesse che mi adottasse invece … cosa posso fare , non so cosa dire. S altro “nero” (trafficante) che sapeva la strada per andare a Macedonia da strade secondarie di di foresta. Arrivati a una stazione del treno cercavamo nascondendoci di andare alla capitale o in Serbia ma la polizia ci ha presi e rispediti di nuovo al confine della Grecia ad Atene. Allora siamo andati alla polizia dicendo che eravamo siriani o iracheni sperando in un permesso. La polizia non si è fidata e controllandoci tutti a qualcuno hanno trovato documenti marocchini e non ci hanno dato il permesso. Siccome eravamo molto stanchi siamo andati in un albergo a riposare ed abbiamo trovato un trafficante marocchino che ci ha chiesto 1000 euro a testa per portarci in Serbia a Belgrado, abbiamo trattato il prezzo, ci ha messo in una macchina e dopo 25 km verso la frontiera, era gennaio molto freddo e neve, ci ha messo in una stazione del treno dicendo che c’era un altro uomo che li prendeva, pagando solo 25 euro di ono Marocchino e vengo da Casablanca e voglio raccontare la storia del viaggio partito dal Marocco alla Turchia. Arrivato a Istambul abbiamo trovato il trafficante che mi ha portato in un posto di ritrovo ad Asmir dove sono rimasto tre giorni. Poi con altri sono rimasto nascosto in una foresta vicino al mare. Abbiamo provato una volta ad andare in Grecia ma non siamo riusciti. Allora siamo tornati ad Asmir e dopo quattro giorni siamo tornati nella foresta. Poi ci hanno messo in un hotel. La seconda notte tornati nella foresta la polizia ci ha trovati, tolti i soldi e lasciati li. Il terzo giorno siamo partiti per la Grecia e nel mare abbiamo trovato la Croce Rossa ci ha dato da mangiare ed aiutato ad arrivare in un’isola che si chiama Mykonos. Da questa isola abbiamo preso a nave per andare ad Atene per 15 ore per poi andare a Salonicco abbiamo preso ll treno ed abbiamo trovato un biglietto e li avrebbe portati a Belgrado. Sul treno cera il controllore che voleva farli scendere ma noi non volevamo per paura del troppo freddo. Il marocchino, il secondo trafficante, che aveva preso i 25 euro, non erano per il biglietto del treno ma per lui. Il controllore ci ha chiesto se volevamo fare denuncia, ma noi impauriti abbiamo rifiutato. Allora ci hanno fatto scendere tutti e otto. Due di noi avevano ancora 25 euro e sono riusciti a fare il biglietto e sono andati a Belgrado. Noi sei senza soldi, un po’ vendendo un telefonino, un po’ con spiccioli siamo riusciti a pagarci il biglietto per la prima stazione. In quel villaggio abbiamo trovato dei bambini che ci hanno insegnato la strada, seguendo i binari per andare a Belgrado. Però volevano dei soldi, qualche spicciolo. Alla fine siamo arrivati a Belgrado. Ho trovato un mio paesano che aveva un documento iracheno che mi ha dato il suo permesso per falsificarlo. Con questo sono riuscito ad andare in Croazia dove sono rimasto quattro giorni, poi in Slovenia. Qui hanno capito che il mio permesso era falso . Con i miei dati veri, mi hanno dato un foglio di via. Dopo sono andato in Germania e rimasto quattro giorni. Anche loro mi hanno fermato e dato un’altro foglio di via, facendomi firmare che se tornavo in Germania mi davano cinque mesi di carcere. Allora andai in Austria per poi andare a Verona, una notte a Milano, Torino, Genova tutto senza soldi con la paura dei controlli. Abbiamo trovato dei paesani che ci hanno aiutato. Poi abbiamo trovato anche un’associazione. Noi non volevamo rimanere in Italia ma volevamo andare in Olanda. L’associazione ci ha aiutati ad andare in Francia ma ci hanno catturato e ci hanno rispedito a Ventimiglia. Qui la polizia ha preso i nostri dati e qui siamo rimasti.