Lezione 25

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Lezione 25
Corso di laurea in Comunicazione Interculturale
A. A. 2015 / 2016
Linguistica Generale
Prof. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1.
Lingua giapponese: inquadramento storico e genetico-genealogico
Lingua giapponese (日本語, Nihongo ‘lingua del Giappone’, 国語 Kokugo ‘lingua
nazionale’): lingua nazionale del Giappone, ca. 127 milioni di locutori nativi
→ Appartenente al gruppo delle lingue nipponiche (Japonic, 日本語族 Nihon gozoku);
le (possibili) relazioni tra le lingue nipponiche e altre famiglie linguistiche (coreano,
lingue altaiche, etc.) sono tuttora oggetto di discussione
→ Permangono incertezze anche sulla storia del popolamento del Giappone (l’origine di
quelli che chiamiamo ‘giapponesi’)
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→
Flussi migratori preistorici verso
l’arcipelago giapponese:
Popolazioni dell’Asia meridionale
(cultura con elementi austronesiani)
→ influsso su (mescolanza con?)
popolazioni 縄文 Jōmon
(10.000 a.C. – IV sec. a.C.)
Popolazioni dell’Asia settentrionale
(cultura con elementi cinesi e altaici)
→ popolazioni 弥生 Yayoi
(IV sec. a.C. – IV sec. d.C.)
(Banfi, E. 2012, Caratteri “originali” e partizioni
storico-linguistiche della diacronia giapponese, in
Maurizi, A. (a cura di), Introduzione allo studio della
lingua giapponese. Roma: Carocci; Palmer, E., 2007,
Out of Sunda? Provenance of the Jōmon Japanese,
“Japan Review”, 19: 47-75)
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Ipotesi (principali) sull’affiliazione genetica del giapponese:
 Famiglia nipponica indipendente, rami giapponese e Ryukyu (琉球 Ryūkyū)
 Parentela con il coreano
→ “A genetic relation between Korean and Japanese is widely accepted today in the
West (…)”: giapp. shima ‘isola’, cor. syěm; giapp. nata ‘ascia’, cor. nat ‘falcetto’
→ Le somiglianze tra giapponese e coreano potrebbero essere però dovute al
contatto (convergenza areale) e non alla parentela
(Ramsey, S., Lee, K.-M.., 2011, A History of the Korean Language. Oxford: OUP; Vovin, A., 2010, KoreoJaponica. A Re-evaluation of a Common Genetic Origin. Honolulu: University of Hawai’i Press)
 Parentela con le lingue ‘altaiche’ (mongole, tunguse, coreano, etc.)
→ Altre ipotesi: parentela con le lingue austronesiane (o, più accettato, sostrato
austronesiano), con le lingue dravidiche (lingue non indoeuropee dell’India
meridionale), con le lingue tibeto-birmane, parentela con l’ainu, con le lingue
indoeuropee
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→ Confronto tra le forme (ricostruite!!) proto-giapponesi, proto-austronesiane e protoaltaiche di alcuni pronomi personali:
(Vovin, A., 1994, Is Japanese related to Austronesian?,“Oceanic Linguistics”, 33.2: 369-390)
→ Le forme proto-giapponesi paiono compatibili con quelle proto-altaiche, ma non con
quelle proto-austronesiane
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Coreano vs. giapponese: confronto tipologico
(Banfi, E., Arcodia, G.F., 2008, La posizione del coreano e del giapponese, in Banfi, E., Grandi, N. [a cura
di], Le lingue extraeuropee: Asia e Africa. Roma: Carocci)
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Affinità linguistico-culturali con l’area dell’Asia Orientale e Sud-Orientale (cfr. lezione
precedente)
Es.: lessico della parentela molto articolato, distinzione lessicalizzata tra ‘maggiore’ e
‘minore’ (→ importanza dell’anzianità nella famiglia)
Cinese Mand. St.
Cantonese (HK)
Lao
Vietnamita
Khmer
Malay
Giapponese
fratello maggiore
fratello minore
gēge
gòhgō
qaaj4
anh
baw:ng
abang
onī-san
dìdi
sailóu
nòòng4 (M/F)
em (M/F)
p’o:n
adik (M/F)
ototo
→ utilizzo diffuso dei termini di parentela come appellativi (per non familiari): お婆さん
obā-san ‘nonna’ (per donna anziana), 小父さん oji-san ‘zio’ (per uomo di mezza età)
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→
Altri esempi:
 sistema di ‘onorifici’ (cortesia linguistica) molto sviluppato, evitamento dei pronomi
personali (cfr. infra, 3.)
 Uso dei classificatori (numerali)
学校の前に木が四本あります。
gakkō no mae ni
ki
ga
yon-hon
arimasu.
scuolaGEN davanti LOC alberi SOGG quattro-CLASS essere-CORT-NONPASS
‘Davanti alla scuola ci sono quattro alberi’
(Aikhenvald, A., 2000, Classifiers. Oxford: OUP)
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 Ellissi di argomenti verbali / anafora zero
花子と映画へ行ったの?
Hanako to
eiga e
itta
no
Hanako POSP film POSP andare-NONPASS INTERR
‘Sei andato al cinema con Hanako?’
うん,行ったよ。
Un itta
yo
Sì andare-NONPASs part
‘Sì, ci sono andato’
(Shibatani, M., 1990, The Languages of Japan. Cambridge: CUP)
 Prominenza del topic (cfr. infra, 2.)
 Particelle ‘modali’ di fine frase
Ess.: よ yo ‘affermazione decisa’, ね ne ‘richiesta di approvazione’, ぜ ‘enfasi’, etc.
(Goddard, C., 2005, The Languages of East and Southeast Asia. Oxford: OUP)
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Lessico stratificato, con un importante componente di origine e di modello cinese (≈
composti neoclassici; oltre la metà del lessico giapponese)
Vocabolario nativo (大和言葉 Yamato-kotoba ‘parole Yamato’ o 和語 wago ‘parole
giapponesi’: es. 雨 ame ‘pioggia’
Vocabolario sino-giapponese ( 漢 語 kango, lett. ‘parole cinesi’): es. 旅 館 ryokan
‘albergo/pensione tradizionale’
Vocabolario ‘straniero’ (= né autoctono, né cinese, 外来語 gairaigo ‘parole venute da
fuori’): es. ワ イ ン wain ‘vino’ (→ anche inventate in giappone: オ ー ル ド ミ ス
ōrudomisu ‘old miss, zitella’)
Vocabolario ‘ibrido’ (da diverse fonti): アンパンマン anpanman
da sino-giapp. an ‘pasta di fagioli di soia’ + portoghese pan ‘pane’
+ ingl. man
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Lessico di modello cinese parzialmente condiviso con coreano e vietnamita
‘Modernizzare’: giapp. 現代化 gendaika, cin. xiàndàihuà, viet. hiện đại hoá, coreano
현대화 hyeondaehwa
‘Filosofia’: giapp. 哲学 tetsugaku, cin. zhéxué, viet. triết học, coreano 철학 cheolhag
→
Il lessico del cinese moderno è ricco di parole di modello cinese di origine o
mediazione giapponese, formalmente indistinguibili dalle parole cinesi (es. denwa
電話 ‘telefono’ [lett. ‘parlare elettrico’], cin. 电话 diànhuà)
→
Le parole sino-giapponesi create nel periodo Meiji ( 明 治 Meiji, 1868-1912)
costituiscono la maggior parte del lessico sino-giapponese del giapponese moderno,
e sono le più ‘esportate’ in cinese, coreano e vietnamita (国家 kokka ‘stato’, 文学
bungaku ‘letteratura’, etc.)
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→
Composti nativi vs. composti sino-giapponesi: ordine dei costituenti
丸顔
marugao
rotonda-faccia
‘faccia rotonda’ (A-N)
金髪
kinpatsu
oro-capelli
‘capelli biondi’ (A-N)
Versus
人殺し
hitogoroshi
persona-uccidere
‘assassino’ (O-V)
殺人
satsujin
uccidere-persona
‘assassino’ (V-O)
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2.
Tratti tipologici salienti del giapponese moderno
Giapponese come lingua SOV coerente (tipo complementi/modificatore-testa)
 Uso di posposizioni
太郎は花子に本をやった
Tarō wa Hanako ni hon o
yatta
Taro FOC Hanako DAT libro OGG dare-PASS
‘Taro ha dato un libro ad Hanako’
 il nome viene preceduto da dimostrativo, numerale (con classificatore) e aggettivo
その三人の大きな男
Sono san-nin no ooki na otoko
Quelli tre-CLASS POSS grande uomo
‘Quei tre uomini grandi’
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 il nome con marca di genitivo precede il posseduto
太郎の本
Tarō no hon
Taro POSS libro
‘Il libro di Taro’
 la frase relativa precede il nome che modifica
太郎が買った本
Tarō ga katta
hon
Taro REL comprare-PASS libro
‘Il libro che Taro ha comprato’
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 uso di particelle interrogative finali di frase, tipiche, in base agli universali
implicazionali di Greenberg, di lingue posposizionali:
君はあの映画を見たか。
Kimi wa ano eiga o
mita
ka.
Tu TOP DIM film OGG vedere-PASS INTERR
Hai visto quel film?
→ “With more than chance frequency, when question particles or affixes are specified
in position by reference to the sentence as a whole, if initial, such elements are found
in prepositional languages, and, if final, in postpositional” (Greenberg 1963: 81).
 Non è necessario che il pronome interrogativo sia in prima posizione nella frase:
正和さんはお金を誰にあげましたか。
Masakazu-san wa sono okane o
dare ni
agemashita
ka
Masakazu-HON TOP quello denaro OGG chi DAT dare-CORT-PASS INTERR
‘A chi ha dato il souvenir Masakazu?’
→ “If a language has dominant order VSO in declarative sentences, it always puts
interrogative words or phrases first in interrogative-word questions; if it has dominant
order SOV in declarative sentences, there is never such an invariant rule” (1963: 83).
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Ordine delle parole nella frase relativamente libero, ad eccezione del verbo, che si trova
sempre in ultima posizione:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
道夫は雅子に章を紹介した。
Michio wa Masako ni Akira o
shōkai shita.
Michio TOP Masako DAT Akira OGG presentare-CORT-PASS
‘Michio ha presentato Akira a Masako’
Michio wa Akira o Masako ni shōkai shita.
Masako ni Michio wa Akira o shōkai shita.
?Masako ni Akira o Michio wa shōkai shita.
Akira o Michio wa Masako ni shōkai shita.
?Akira o Masako ni Michio wa shōkai shita.
“Da un punto di vista puramente semantico, le sei versioni sono esattamente equivalenti;
tuttavia, esse differiscono in modo sottile per quanto concerne le presupposizioni
discorsive: in generale, i costituenti che rappresentano informazione data precedono
quelli che rappresentano informazione nuova”
(Da Milano, F., 2012, Classificazione tipologico-linguistica del giapponese in sincronia, in Maurizi, A. [a cura di],
Introduzione allo studio della lingua giapponese. Roma: Carocci)
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Carattere subject e topic prominent: が ga vs. は wa
日が昇る。
Hi ga
noboru.
Sole SOGG sorgere-NONPASS
‘Sorge il sole’
日は昇る。
Hi wa noboru.
Sole TOP sorgere-NONPASS
‘Il sole sorge’
“Ga enfatizza il nome o il sintagma nominale cui si accompagna e questa è una delle
principali differenze tra ga e wa in posizione soggetto. Il soggetto seguito da ga
rappresenta un’informazione nuova, seguito da wa rappresenta invece l’informazione
data.”
(Da Milano, F., 2012, Classificazione tipologico-linguistica del giapponese in sincronia, in Maurizi, A. [a cura di],
Introduzione allo studio della lingua giapponese. Roma: Carocci)
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“The close correspondence between the concept underlying wa and the notion of subject
in the Western philosophical and grammatical tradition calls into question the need for a
separate term ‘topic’ in addition to the well-established term ‘subject’. However, at the
level of grammatical description, it is necessary that the Japanese wa-phrase be
distinguished from the subject of Western languages such as English, since they are not
grammatically equivalent in a number of important ways and since there is another unit in
Japanese that shows closer syntactic resemblance to the subject of Western languages.
This terminological problem arises because English and other Western languages do not
structurally distinguish the subject as an object of judgment and the subject as a syntactic
category. Japanese calls for such a distinction […]. and the topic (the subject in the
former sense) needs to be distinguished clearly from the syntactic subject.”
(Shibatani, M., 1990, The Languages of Japan. Cambridge: CUP)
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La categoria aggettivale: aggettivi in –i vs. aggettivi in na
 Aggettivi in –i: aggettivi verbali (verb-like, non-noun-like), possono ricevere le
marche verbali
この小説は長い。
Kono shōsetsu wa nagai.
DIM romanzo TOP lungo-PRES
Questo romanzo è lungo.
あの映画は面白かった。
Ano eiga wa omoshirokatta.
DIM film TOP interessante-PASS
Quel film è stato interessante.
→
僕は夢を見た。
boku wa yume o
mita
1SG TOP sogno OGG vedere-PASS
‘ho fatto un sogno’
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 Aggettivi in na: aggettivi nominali (noun-like, non-verb-like), richiedono il
supporto di un ausiliare (copula)
あの町はきれいだ。
Ano machi wa kirei da.
DIM città TOP bello COP-PRES
‘Quella città è bella’
この町はきれいだった。
Kono machi wa kirei datta.
DIM città TOP bella COP-PASS
‘Questa città era bella’
→
vs. italiano (aggettivi noun-like, non-verb-like), cinese (aggettivi verb-like, nonnoun-like)
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Tempo, aspetto e modo (TAM):
 Distinzione passato / non passato
明日、勉強します。
Ashita benkyō shimasu.
Domani studiare-CORT.NONPASS
‘Domani studierò’
 Complessa morfologia di modo (agglutinazione di morfi, uso di ausiliari, uso
particelle modali)
読まなければならなかったかもしれない。
Yomanakereba
naranakatta
kamo shirenai.
Leggere-NEG-COND OBBL-NEG-PASS INTERR sapere-POT-NEG
‘Probabilmente avrei dovuto leggerlo’
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L’evidenzialità:
(Evidenzialità: codifica linguistica della fonte dell’informazione)
私は嬉しい。
Watashi wa ureshii.
Io
TOP felice
‘Io sono felice’
田中さんは嬉しい。
*Tanaka-san wa ureshii →
Tanaka-HON TOP felice
‘Il signor Tanaka è felice’
agrammaticale; non è possibile fare un’affermazione
‘diretta’ sullo stato d’animo altrui
田中さんは嬉しそうだ / 嬉しいようだ。
Tanaka-san wa ureshi-sō da / ureshi yō da
Tanaka-HON top felice-EVID COP felice-EVID COP
‘Il signor Tanaka sembra felice’
→
diverse marche di evidenzialità a seconda del tipo di informazione disponibile (yō
da ‘pare a vedersi’, sō da ‘ho sentito dire che...’, etc.)
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3.
Variazione diatopica e diafasica nel giapponese moderno
‘Giapponese standard’ = giapp. hyōjungo 標準語, la varietà sancita ufficialmente come
lingua nazionale del Giappone nel 1916, basato in parte sulla varietà parlata della zona di
Yamanote di Tokyo, ma con un impianto occidentale (della regione di Kyoto)
Kyōtsūgo 共通語 ‘lingua comune’, varietà locali dello standard, paragonabili agli italiani
regionali
‘Dialetti’ = giapp. hōgen 方言 (cin. fāngyán), lingue sorelle del giapponese, paragonabili
ai dialetti italiani
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→ Distinzione fondamentale tra i dialetti ‘interni’ (naichi 内地) e i dialetti delle isole
Ryūkyū (≈ prefettura di Okinawa), nella parte meridionale dell’arcipelago giapponese; tra
i dialetti interni, la distinzione più significativa è quella tra i dialetti occidentali (Kyoto,
Osaka, regione del Kansai, etc.) e orientali (Tokyo, regione del Kanto, etc.); distinzione
significativa anche dal punto di vista culturale
→ Importanza del dialetto del Kansai / Osaka (Kansai-ben 関西弁) come unico vero
‘concorrente’ della lingua nazionale
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(Fonte: Tōjō 1954, in Shibatani 1990: 189)
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Rapporti tra giapponese ‘interno’ e Ryūkyū:
(Arcodia, G.F., 2012, Variazioni socio- e pragma-linguistiche del giapponese, in Maurizi, A. [a cura di],
Introduzione allo studio della lingua giapponese. Roma: Carocci)
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Esempi di variazione dialettale:
(Arcodia, G.F., 2012, Variazioni socio- e pragma-linguistiche del giapponese, in Maurizi, A. [a cura di],
Introduzione allo studio della lingua giapponese. Roma: Carocci Adattato da Calvetti, P., 1999, Introduzione alla
storia della lingua giapponese. E.Di.S.U.: Napoli)
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Dimensioni della variazione diafasica nella lingua giapponese moderna
(Watts, R.J., 2003, Politeness. Cambridge: CUP)
→ Il sistema del linguaggio onorifico giapponesi è uno dei più elaborati in assoluto,
probabilmente paragonabile solo a quello coreano
→ La straordinaria complessità del sistema del linguaggio onorifico (keigo 敬 語 )
genera incertezza nell’uso persino tra i parlanti nativi; inoltre, le convenzioni d’uso degli
onorifici sono in continua evoluzione
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Due assi pertinenti:
Asse ‘parlante-destinatario’ (cfr. lingue d’Europa)
Asse ‘parlante-referente’
→
dimensioni sostanzialmente indipendenti
先生がお笑いになった。
Sensei
ga o-warai
ni
natta.
Professore SOGG ONOR-ridere.ADV POSP diventare-PASS
‘Il professore ha riso’
L’utilizzo di morfologia onorifica (o-warai) per riferirsi al docente non è
incompatibile con la forma non cortese del verbo naru; mentre il referente sensei è
comunque ‘degno’ del linguaggio onorifico, l’interlocutore in questo caso è di
livello pari o inferiore rispetto al parlante e, quindi, non è richiesto l’uso del
linguaggio cortese
(Shibatani, M., 1990, The Languages of Japan. Cambridge: CUP)
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Sistema del 敬語 keigo ‘linguaggio onorifico’:
Teineigo 丁寧語, ‘linguaggio cortese’ →
asse ‘parlante-destinatario’
Sonkeigo 尊敬語, ‘linguaggio di rispetto’
→
Kenjōgo 謙譲語 ‘linguaggio umile’
asse ‘parlante-referente’
→ le categorie del linguaggio onorifico sono espresse soprattutto con la morfologia
verbale e, in misura minore, nominale, e con particolari scelte lessicali, oltre a prevedere
un uso maggiore di forme indirette
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Esempi di teineigo:
(Arcodia, G.F., 2012, Variazioni socio- e pragma-linguistiche del giapponese, in Maurizi, A. [a cura di],
Introduzione allo studio della lingua giapponese. Roma: Carocci. Adattato da Coulmas, F., 1992, Linguistic
etiquette in Japanese society, in R. J. Watts, S. Ide & K. Ehlich (eds.), Politeness in language: studies in its history,
theory and practice. Mouton de Gryuter, Berlin-New York)
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Esempi di Sonkeigo e kenjōgo:
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Linguaggio e società: la distinzione tra uchi e soto
La società giapponese viene spesso descritta e percepita come una società verticale
(giapp. 縦社会 tate shakai), basata sull’importanza dei rapporti gerarchici
→ cfr. le nozioni di meue 目上‘superiore’ e meshita 目下 ‘inferiore’, letteralmente ‘sopra
i propri occhi’ e ‘sotto i propri occhi’, spesso impiegate per illustrare il corretto uso del
linguaggio onorifico
Le gerarchie, per i giapponesi, sono contestualizzate e dipendono dal gruppo all’interno
del quale l’interazione avviene
→
Contrapposizione fondamentale tra uchi 内 ‘interno’ e soto 外 ‘esterno’:
“[u]chi and soto translate roughly as ‘inside’ and ‘outside’ respectively, and they are
probably first learnt by a child in association with the inside and outside of the house in
which it lives. They, or parallel words, are also applied to members of one’s house as
opposed to members of the outside world, and to members of a person’s wider groups,
such as the community, school or place of work, as opposed to other people outside those
groups” (Hendry J., 2003, Understanding Japanese Society [3rd ed.]. London: Routledge)
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→ Cortesia (politeness) e amichevolezza sono concetti appartenenti a campi separati
(teinei na 丁寧な ‘cortese’ vs. shitashige na 親しげな‘amichevole, intimo’)
Uchi: la propria casa, il luogo di lavoro, l’organizzazione o l’istituzione scolastica a cui si
appartiene → estensione del sé
Soto: l’altro
→ L’uso di espressioni onorifiche non è appropriato né quando ci si riferisce a sé stessi,
né quando ci si riferisce a membri del proprio gruppo in un’interazione con un esterno al
gruppo
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Es.:
森はただいま外出しております。
Mori wa tadaima gaishutsu shite orimasu.
Mori TOP adesso uscita fare-SOSP essere.UMIL-CORT-NONPASS
‘Mori è fuori al momento’
→ La segretaria utilizza marche verbali di umiltà (kenjōgo) quando si riferisce a Mori,
usando inoltre il cognome senza aggiungere nessun suffisso onorifico, nonostante egli sia
un suo superiore gerarchico
→ In questo contesto si verifica un conflitto tra posizione relativa del parlante (la
segretaria) e del referente (Mori), che vede la segretaria come inferiore, e tra la logica
dell’appartenenza, che vede Mori come membro dello stesso gruppo. Quando si presenta
un conflitto del genere, la distinzione che prevale è quella tra uchi e soto; se, tuttavia,
l’interlocutore della segretaria fosse proprio il capoufficio, ella non potrebbe mai riferirsi
a lui semplicemente come “Mori”, ma piuttosto come “Mori san” o come buchō 部長
“capoufficio”. La scelta del linguaggio appropriato è legata al contesto.
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Pronomi personali e altre espressioni allocutive:
Il giapponese è una lingua in cui le espressioni allocutorie sono sostanzialmente
asimmetriche; persino il riferimento alla prima persona singolare che, nelle lingue
d’Europa può essere sempre effettuato con il pronome corrispondente (io, I, ich, ecc.), in
giapponese prevede la selezione di una forma diversa a seconda del rapporto intercorrente
tra il parlante e l’interlocutore (o, meglio, a seconda di come il parlante voglia presentare
questo rapporto):
watashi / watakushi 私 (più formale) possono essere utilizzati sia da uomini che da donne,
anche se queste ultime possono abbreviare in atashi nei contesti; è la forma normalmente
usata (insieme a watakushi) in situazioni formali/ufficiali
boku 僕 tradizionalmente associato agli uomini (spesso giovani)
ore 俺 tradizionalmente associato agli uomini, il meno formale; usato tra pari, con la
moglie e i figli, con altri familiari e con amici, naturalmente in contesti informali, può
implicare superiorità (del parlante)
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Pronomi personali di seconda e terza persona spesso derivanti da espressioni
deittiche/locative:
anata あなた ‘tu, Lei’ < ‘là, laggiù’
kanojo 彼女 ‘ella, lei’ < ‘quella donna lì’
omae お前 ‘tu (rude)’ < ‘onorabile davanti’
kochira ‘qui’, ‘io’
sochira ‘costì’, ‘tu / voi’, ‘Lei / Loro’
achira ‘là’, ‘lui / lei / loro’
kono kata ‘questa persona (onorifico)’
...
→ Tuttavia, come regola generale, all’interno di un gruppo non è appropriato
usare un pronome personale per riferirsi a un ‘superiore’; uso dei titoli (direttore,
professore, padre, etc.)
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(Shibatani, M., 1990, The Languages of Japan. Cambridge: CUP)
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