VENERABILE ANTONIETTA MEO INNOCENZA ABBRACCIATA

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VENERABILE ANTONIETTA MEO INNOCENZA ABBRACCIATA
VENERABILE ANTONIETTA MEO
INNOCENZA
ABBRACCIATA ALLA CROCE
Ci sono certe anime che se Dio, nella sua misericordia, non le chiamasse presso di Sé
quando ancora sono in tenera età, si perderebbero come pecorelle smarrite,
esponendosi a esser divorate dai lupi feroci della perdizione e del male.
In tal modo comprese e amò il valore espiatorio della sofferenza, in così tenera
età, che ancora non aveva compiuto i sette anni quando conquistò la Patria
Celeste.
Suor Mary Teresa MacIsaac, EP
Ci sono certe anime che se Dio, nella sua misericordia, non le chiamasse presso di Sé
quando ancora sono in tenera età, si perderebbero come pecorelle smarrite,
esponendosi a esser divorate dai lupi feroci della perdizione e del male. Bisogna
chiedersi, per esempio, cosa sarebbe accaduto con i Santi Innocenti se Dio non li
avesse presi quando ancora nemmeno avevano la possibilità di macchiare la propria
anima con il peccato? Chi può garantire che molti di loro, diventando adulti, non
avrebbero urlato nel Pretorio di Pilato: "CrocifiggiLo!"? Intanto, tutti fanno parte del
coro dei martiri e cantano eternamente nei Cieli la gloria di Dio, insieme a
Sant'Ignazio di Antiochia, Santo Stefano, Sant'Agnese e tutte le anime beate.
Ma lasciamo da parte le meraviglie della Chiesa nascente e volgiamo i nostri occhi su
una bambina del secolo scorso, cui Dio ha dato una vocazione molto diversa dalla
maggioranza dei bambini: comprendere e amare, essendo ancora molto piccola, il
valore espiatorio della sofferenza.
Terribile diagnosi
Nennolina - com'era affettuosamente chiamata dalla famiglia - nacque a Roma, il 15
dicembre 1930. Quarta figlia di Maria e Michele Meo, fu battezzata il giorno 28 dello
stesso mese, festa dei Santi Innocenti, nella sua parrocchia, la Basilica della Santa
Croce di Gerusalemme, dove si conservano alcune delle principali reliquie della
Passione del Signore. Impossibile non vedere qualcosa di simbolico in questi dettagli,
per un'anima destinata a brillare per l'innocenza abbracciata alla croce...
L'infanzia di Antonietta trascorreva come quella di qualsiasi altra bambina. Ricorda
Margherita, sua sorella maggiore, che lei "era una bambina allegra, vivacissima e
birichina, come lo sono i bambini a quell'età". 1 Nell'ottobre 1933, i genitori la
iscrissero nel Collegio delle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, a fianco di casa
loro. Le piaceva stare con le religiose, al punto da dire: "Io a scuola mi diverto tanto...
ci andrei anche la notte!".2 Tuttavia, la ragione più profonda di questa gioia lei la
espresse in uno dei suoi messaggi a Gesù: "Vado con entusiasmo, perché lì si
apprendono molte cose buone su Te e i tuoi Santi".3
Trascorreva tranquilla la vita nella casa della famiglia Meo, finché, compiuti i quattro
anni, i genitori si accorsero che Nennolina aveva il ginocchio sinistro gonfio.
All'inizio pensarono fosse la conseguenza di una caduta durante il gioco, ma vedendo
che non migliorava, la sottoposero a esami medici, il cui risultato fu una terribile
diagnosi: osteosarcoma!
"Oggi vado a fare una missione in Africa"
Dopo numerosi trattamenti inutili e dolorosi, nel febbraio 1936 la piccola rifiutava le
dolorose iniezioni di calcio prescritte dagli specialisti. Per convincerla della necessità
di farle, la madre le ricordò quanto Gesù avesse sofferto più di lei quando Lo
flagellarono e coronarono di spine, e sollecitò la bambina a offrir- Gli i suoi dolori. A
partire da allora, lei accettò il trattamento senza piangere. Più ancora: per dominarsi,
si sforzava di cantare e ridere quando il procedimento era più doloroso.
Due mesi dopo, si rese necessario amputarle la gamba sinistra. La fragile bambina
sopportò con coraggio i dolori dell'intervento e si sforzava di consolare i genitori,
molto scioccati e abbattuti per l'accaduto. Con intera coscienza, nonostante una così
giovane età, offriva a Dio i suoi patimenti per la Chiesa, per il Papa, per la pace nel
mondo, per la salvezza dei peccatori, per i missionari e per i bambini dell'Africa. Nei
momenti delle terapie particolarmente dolorose, ripeteva a volte: "Oggi farò una
missione in Africa".4
Nel settembre 1936, Antonietta poté riprendere la sua vita di studente. Avendo
bisogno di utilizzare un apparecchio ortopedico, aveva molta difficoltà a camminare.
All'inizio non riusciva neppure a giocare con i suoi compagni, ma offriva a Gesù tutti
questi sacrifici: "Ogni passo che faccio, che sia una parolina d'amore!".5
Desiderio della Prima Comunione
Alla vista della gravità della malattia, i genitori di Nennolina decisero di anticipare la
sua Prima Comunione. Per prepararla bene, la mamma le insegnava, tutte le sere, una
parte del Catechismo. Durante una di queste sessioni, cominciò il suo noto costume di
scrivere letterine a Nostro Signore.
Tutto cominciò quando, su suggerimento della mamma, scrisse alla superiora del
convento dove studiava, chiedendo di fare la Prima Comunione nel Natale di
quell'anno. A partire da questa prima, le lettere non cessarono più. Antonietta le
inviava a Dio Padre, a Gesù, allo Spirito Santo, alla Madonna, anche a Sant'Agnese e
a Santa Teresina del Bambino Gesù.
Non sapendo ancora scrivere, lei le dettava a sua madre. Ma non appena apprese a
scrivere il suo nome, passò a firmarle con un'innocenza commovente: Antonietta e
Gesù. Le lasciava presso una statua del Bambino Gesù che stava ai piedi del suo letto,
perché, così, "lui di notte venisse a leggerle".6
La prima lettera a Nostro Signore è del 15 settembre di quell'anno: "Gesù, vieni
presto nel mio cuore che io Ti abbraccerò con molta forza e Ti darò un bacio. O
Gesù, voglio che Tu resti sempre nel mio cuore".7 I messaggi precedenti la Prima
Comunione esprimono sempre il suo ardente desiderio di riceverLo: "Carissimo
Gesù-Eucaristia, ho tanta voglia di te e ti mando carezze, caro Gesù, e baci. Non vedo
l'ora di riceverTi nel mio cuore, per amarTi di più".8 E in un'altra occasione scriveva:
"Caro Gesù, di' a Dio Padre che sono contenta perché Lui mi ha ispirato a fare la
Prima Comunione nel giorno di Natale, poiché è proprio il giorno in cui nacque Gesù
sulla Terra per salvarci e per morire sulla Croce".9
Sorprendente profondità mistica e teologica
Analizzando il contenuto delle sue letterine troviamo termini e espressioni di una
profondità mistica e teologica sorprendente. Esse "sono fatte di pensieri sciolti e
molte volte con errori di grammatica come quelli dei bambini. Malgrado ciò, dietro a
queste parole così semplici, che rivelano un dialogo d'amore con le Persone Divine,
dietro la grammatica scorretta e del dettato spoglio ed elementare, si intravvede,
come in filigrana, l'intensità di un amore che è conoscenza esperienziale", 10 come
queste: "Caro Dio Padre, che bel nome: Padre; voglio dirlo con tutto il rispetto, vedo
che quando lo dico, non lo dico con tutto il rispetto con cui dovrei dirlo";11 "Caro
Spirito Santo, Tu, che sei l'Amore del Padre e del Figlio, illumina il mio cuore e la
mia anima e benedicimi, caro Spirito Santo; io Ti amo tanto, caro Spirito Santo;
quando io sarò cresimata, dammi i tuoi sette doni. [...] Tu che sei l'Amore che unisce
il Padre al Figlio, uniscimi alla Santissima Trinità".12
A somiglianza di Santa Teresina del Bambino Gesù, Antonietta desiderava soffrire
per la conversione dei peccatori. Così, scrisse una volta a Nostro Signore: "dammi
delle anime, te lo chiedo perché tu le faccia diventare buone, e con le mie
mortificazioni io farò in modo che esse diventino buone".13 Il suo cuore ardeva
anche del desiderio di riparare i peccati commessi contro il Divino Redentore: "Caro
Dio Padre, io so che tuo Figlio ha sofferto molto, ma diGli che io, per riparare i nostri
peccati, farò molti sacrifici".14 Pochi mesi dopo, insisteva: "Caro Gesù, offro tutti i
miei sacrifici in riparazione dei peccati che i peccatori commettono".15
Dimostrando il suo profondo dispiacere nei confronti di quelli che non amano Dio e il
desiderio di far loro cambiare atteggiamento, scrive: "Caro Dio Padre, mia madre mi
ha detto che domani si riuniranno molte persone che vogliono chiamarsi senza Dio;
che nome brutto! Dio è Dio anche di quelli che non Lo vogliono; fa' che queste
persone si convertano e dà loro la tua grazia".16
Affetto e rettitudine d'anima
I suoi messaggi a Dio Nostro Signore sono vere cascate di affetto filiale. Lei le
concludeva con volumi di baci e abbracci, come questa, che fu l'ultima, dettata a sua
madre quando si sentiva molto male: "Voglio ripeterTi che Ti amo tanto tanto. [...] La
tua bambina Ti manda molti baci".17 O questa, nella quale manifestava il desiderio di
consolare Nostro Signore Crocifisso, nella Settimana Santa: "Io so che Tu hai
sofferto tanto nella Croce e, in questa settimana della Passione, voglio soffrire con te,
voglio soffrire per le anime bisognose, perché si convertano. Caro Gesù, io Ti amo
tanto, ma tanto, o Gesù, e voglio esser la tua lampada e il tuo giglio, l'iris che
rappresenta la purezza dell'anima e la lampada che rappresenta la fiamma d'amore
che non Ti lascia mai solo".18
Si rattristava profondamente quando commetteva qualche mancanza e si affrettava a
riconoscerla: "Io Ti amo tanto, ma oggi io ho detto una bugia, e vorrei esser
perdonata, e lo chiedo a Te con tutto il cuore, perché sento un grande dolore".19 La
sua rettitudine d'anima le dava compunzione persino per piccole velleità infantili:
"Caro Gesù Bambino, mi pento con tutto il cuore del capriccio che ho fatto e Ti
chiedo perdono di tutto cuore, e domani farò molti piccoli sacrifici per riparare".20
A questa anima così innocente, a questo cuore così puro, possono ben esser applicate
le parole di Mons. João Scognamiglio Clá Dias: "Il bambino non conosce la
menzogna, la falsità né l'ipocrisia. La sua anima si specchia interamente nel suo
volto; la sua parola traduce con fedeltà il suo pensiero, con una franchezza
emozionante. Egli non ha le insicurezze della vanità o del rispetto umano. In una
parola, lui e la semplicità costituiscono una solida unione".21
La gioia dei Sacramenti e la Benedizione Papale
Finalmente, arrivò il tanto desiderato Natale del 1936, giorno della Prima
Comunione, che lei ricevette piena di ardore. La cerimonia si realizzò la sera e,
nonostante i dolori causati dall'apparecchio ortopedico, Nennolina rimase
inginocchiata per più di un'ora dopo la Messa, pregando con le manine giunte. E nel
maggio 1937 ricevette il Sacramento della Cresima.
L'amputazione della gamba non era stata sufficiente per fermare l'avanzamento del
cancro. Ai dolori dell'infermità si sommavano quelle dei duri trattamenti ai quali era
sottoposta. Si approssimavano a passi rapidi i suoi ultimi giorni. La tosse e la
mancanza di respiro molto raramente la abbandonavano. Non avendo forze neppure
per rimanere seduta, si vide costretta a restare a letto. Tuttavia, quando qualcuno le
chiedeva come si sentisse, rispondeva sorridendo:
- Sto bene! Malgrado questi supplizi, non smetteva mai di recitare le preghiere del
mattino e della sera. Sua madre, che chiese a un sacerdote di portarle tutti i giorni la
Sacra Eucaristia, riferisce: "Le ore che seguivano la Comunione erano sempre più
tranquille".22
Quando si sentiva un po' meglio, dettava altre lettere a Gesù. L'ultima - che finì per
arrivare nelle mani di Papa Pio XI -, lei la dettò con difficoltà alla madre, il 2 giugno
1937: "Caro Gesù crocefisso, io Ti voglio tanto bene e Ti amo tanto, io voglio stare
con te sul Calvario e soffro con gioia perché so che sono nel Calvario. Caro Gesù, io
Ti ringrazio perché mi hai mandato questa malattia, che è un mezzo perché io arrivi
in Paradiso. Caro Gesù, di' a Dio Padre che amo molto anche Lui. Caro Gesù, dammi
la forza per sopportare i dolori che Ti offro per i peccatori...".23
Ci racconta sua madre che, in questo momento, Antonietta fu colpita da un violento
attacco di tosse e vomito. Tuttavia, non appena si riprese, volle continuare la lettera
interrotta: "Caro Gesù, di' allo Spirito Santo che m'illumini d'amore e mi riempia dei
suoi sette doni. Caro Gesù di' alla Madonna che l'amo tanto e voglio starle vicina".24
Dominata da un impeto di sconforto, alla vista delle estreme sofferenze della figlia, la
madre stropicciò il foglio e lo gettò in un cassetto.
Alcuni giorni dopo, il professor Aminta Milani, protomedico pontificio, venne a
esaminare Nennolina e rimase stupito nel vedere quanto dolore sentiva senza esalare
la minima lamentela. Suo padre gli parlò riguardo le lettere che lei aveva l'abitudine
di dettare alla madre e il medico manifestò il desiderio di vedere la più recente. La
lesse in quel foglio di carta stropicciata e chiese l'autorizzazione di prenderlo, poiché
voleva mostrarlo al Santo Padre. Il giorno dopo, andò a visitare la bambina un inviato
di Pio XI, con l'incarico di dare a Nennolina la Benedizione Apostolica, e questi riferì
che Sua Santità era rimasto commosso leggendo la letterina.
Dal Calvario alla gloria
Alla metà di giugno la malattia si aggravò ancora di più. Antonietta respirava
affannosamente, e fu necessario estrarle il liquido dai polmoni. Il giorno 23, il
massimo di sofferenza: il chirurgo fece la resezione di tre costole, applicando appena
un'anestesia locale, visto che per le sue precarie condizioni generali non avrebbe
sopportato nulla di più forte. Testimone impotente dei tormenti della figlia, sua
madre, trattenendo le lacrime, cercava di consolarla con prospettive di un prossimo
ristabilimento. E riferì la sua risposta: "Lei mi guardò e disse con tenerezza:
‘Mamma, sta'allegra, sii contenta... Io uscirò da qui tra dieci giorni meno qualche
cosa'".25 Con queste parole, Antonietta annunciava con precisione il giorno e l'ora
della sua morte.
In questi momenti, il padre decise di chiamare un sacerdote per amministrarle
l'Estrema Unzione.
- Sai cos'è l'olio santo? - le chiese.
- Il sacramento che si dà ai moribondi - rispose lei, senza esitare.
- Talvolta fa anche recuperare la salute del corpo - soggiunse il padre, volendo
addolcire le sue sofferenze.
Di fronte a tale argomento, lei si rifiutò, poiché voleva soffrire per Gesù. Quando,
però, il sacerdote le spiegò che l'Olio Santo aumenta la grazia, lei disse:
- Allora, lo voglio.
Stese con serenità le manine affinché fossero unte e rispose con devozione a tutte le
preghiere prescritte dalla Liturgia.
Quando spuntavano all'orizzonte i primi chiarori del Sole, il 3 luglio 1937, Antonietta
Meo aprì gli occhi e sussurrò: "Gesù, Maria... Mamma, Papà...".26 In seguito, fissò lo
sguardo davanti a sé, sorrise e, facendo un lungo sospiro, partì per il Cielo.
Quell'anima innocente andò a incontrare l'Innocente, che lei tanto aveva amato in
questa vita e per il quale portò con tanta gioia la sua croce, per godere della sua gloria
nell'eternità.
1 DI PIETRO, Raffaele. La tua Nennolina. Roma: Basilica di Santa Croce in
Gerusalemme,
2004,
p.2.
2
Idem,
ibidem.
3 PONTIFICIUM OPUS A SANCTA INFANTIA. Venerável Antonieta Meo.
4
DI
PIETRO,
op.
cit.,
p.9.
5 PONTIFICIUM OPUS A SANCTA INFANTIA. Venerável Antonieta Meo.
6 BORRIELLO, L. Antonietta Meo (Nennolina). In: BORRIELLO, L. et al. (Dir.).
Dicionário de mística. São Paulo: Paulus; Loyola, 2003, p.82.
7 MEO, Antonietta. Lettera del 15/9/1936, apud FALASCA, Stefania. Le letterine di
"Nennolina". In: 30 GIORNI. Nella Chiesa e nel mondo. Roma. Maggio, 2010:
www.30giorni.it/articoli_
id_22673_l2.htm.
8 MEO, Antonietta. Lettera del 23/12/1936, apud BORRIELLO, op. cit., p.83.
9 MEO, Antonietta. Lettera del 17/12/1936. In: Antonietta Meo. Nennolina:
www.nennolina.
it.
10
BORRIELLO,
op.
cit.,
p.83.
11 MEO, Antonietta. Lettera del 4/2/1937, apud BORRIELLO, op. cit., p.83.
12
Idem,
Lettere
del
29/1/1937;
26/4/1937,
p.84.
13
Idem,
Lettera
del
12/11/1936.
14
Idem,
Lettera
del
23/11/1936.
15
Idem,
Lettera
del
9/4/1937.
16
Idem,
Lettera
del
6/2/1937,
p.83.
17 MEO, Antonietta. Lettera del 2/6/1937, apud DI PIETRO, op. cit., p.6-7.
18 MEO, Antonietta. Lettera del 16/3/1937. In: Antonietta Meo. Nennolina:
www.nennolina.
it.
19 MEO, Antonietta. Lettera del 6/9/1936, apud BORRIELLO, op. cit., p.84.
20
Idem,
Lettera
del
9/12/1936.
21 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. "Se non diventerete come bambini non
entrerete nel Regno dei Cieli". In: L'inedito sui Vangeli. Commenti ai Vangeli
domenicali. Anno C. Città del Vaticano- São Paulo: LEV; Lumen Sapientiæ, 2012,
vol.V,
p.124.
22
DI
PIETRO,
op.cit.,
p.6.
23 MEO, Antonietta. Lettera del 2/6/1937, apud BORRIELLO, op. cit., p.84.
24 MEO, Antonietta. Lettera del 2/6/1937, apud DI PIETRO, op. cit., p.6-7.
25
DI
PIETRO,
op.
cit.,
p.7-8.
26 Idem, p.9.
(Rivista Araldi del Vangelo, Dicembre/2013, n. 128, pp. 34 - 37)
Pubblicato 2013/12/23
Autore : Suor Mary Teresa MacIsaac, EP

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