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In fase di pubblicazione sulla rivista online ITEMS http://www.giuntios.it/items L'Intelligenza Emotiva. Dalla misurazione all'intervento. Antonella D'Amico Dipartimento di Psicologia-Università degli Studi di Palermo Ormai da diversi anni, è convinzione comune che esistono diverse forme di intelligenza, la cui importanza varia in funzione dei diversi contesti di vita degli individui. Se infatti le situazioni di apprendimento scolastico e accademico, così come la realizzazione di performance lavorative, richiedono grandi abilità attentive, di memoria e di risoluzione dei problemi di natura logica, è innegabile il ruolo altrettanto importante svolto in questi contesti dalle abilità di riconoscimento, comprensione e gestione dei propri stati emotivi, e dalla capacità di regolarli per entrare in sintonia con se stessi e con gli altri. D'altra parte, già nell'opera di Thorndike (1920), era presente un riferimento al concetto di "intelligenza sociale" intesa come abilità di comprendere e gestire le emozioni. E' con Gardner (1983, 1993) poi, che le emozioni hanno assunto per la prima volta lo status di vere e proprie espressioni dell'intelligenza; egli infatti, nella sua teoria delle intelligenze multiple ha definito i concetti di intelligenza "intra-personale" e "inter-personale", considerandole come capacità di avere accesso, rappresentare ed utilizzare i propri ed altrui sentimenti come guida per il proprio comportamento. Tali proposte teoriche hanno costituito la premessa per la definizione di veri e propri costrutti di Intelligenza Emotiva (d'ora in poi IE), proposti da Salovey e Mayer (1990), Goleman (1995) e Bar-On (1997; per una rassegna più dettagliata si veda De Caro e D'Amico, 2008). Nel modello di Goleman (1995), l'IE corrisponde ad una serie di competenze che guidano il nostro comportamento, quali: self-awareness, consapevolezza delle proprie emozioni ed utilizzo nella presa di decisione; social-awareness, empatia e comprensione delle relazioni sociali; self-management, controllo delle proprie emozioni ed adattamento alle diverse situazioni; relationship-managment, gestione delle relazioni sociali. Nel modello di Bar-On (1997), l'IE viene descritta come un insieme di dimensioni, quali: Intrapersonale (considerazione di sé, autoconsapevolezza emotiva, assertività, indipendenza, auto-realizzazione), Interpersonale (empatia, responsabilità sociale, relazioni interpersonali), Gestione dello stress (tolleranza allo stress e gestione degli impulsi), Adattabilità (gestione del cambiamento, adattamento e soluzione ai problemi di natura personale e interpersonale) ed Umore generale (Ottimismo e Felicità). Dall'esame di tali modelli elenco, risulta chiaro che alcuni delle dimensioni che concorrono a definire l'IE sono in effetti sovrapponibili a molte dimensioni di personalità. In effetti, lo stesso Bar-On (2004) definisce le dimensioni dell'Umore, più che come effettive componenti dell'IE, come facilitatori di comportamenti emotivamente e socialmente intelligenti. Una proposta teorica diversa è quella di Salovey e Mayer (1990), che nelle loro prime pubblicazioni descrivono l'IE come l'abilità di comprendere e monitorare i sentimenti in sé e negli altri e di utilizzarli come fonti di informazione per il pensiero e l'azione, suddividendola in tre componenti: valutazione ed espressione, regolazione ed utilizzazione delle emozioni. Nel tempo, tale proposta teorica sarà rivisitata dagli autori per pervenire al modello attuale (Mayer e Salovey, 1997; Mayer, Caruso e Salovey, 1999; Salovey, Mayer e Caruso, 2002; Mayer, Salovey e Caruso, 2004) che descrive l'intelligenza emotiva come un set di abilità cognitive di elaborazione di informazioni di tipo emotivo-affettivo, riguardanti sia la sfera personale che interpersonale. Tali abilità vengono suddivise in quattro ambiti principali ordinati gerarchicamente: 1) percepire accuratamente, valutare ed esprimere l'emozione; 2) generare e/o utilizzare le emozioni per facilitare il pensiero; 3) comprendere le emozioni, le loro relazioni causali, le loro trasformazioni e le combinazioni di stati emotivi; 4) regolare e gestire le emozioni per promuovere la crescita emotiva ed intellettiva (Mayer e Salovey, 1997). I primi due ambiti (percezione e uso delle emozioni) vengono considerati come "componenti esperienziali", mentre gli ultimi due (comprensione e gestione delle emozioni) come "componenti strategiche" dell'IE (Mayer, Salovey e Caruso, 2002a, 2002b). Le differenze tra i 3 modelli proposti è stata brillantemente messa a fuoco da Petrides e Furnham (2001), che hanno definito i modelli di Goleman, (1995) e (Bar-On, 1997), come modelli di tratto, in quanto definiscono l'IE come un misto di competenze e caratteristiche di personalità legate alle emozioni, contrapponendoli al modello di abilità di Salovey e Mayer (1990), che descrive invece l'IE come l'insieme di abilità cognitive utili all'elaborazione delle informazioni emotive, un potenziale relativamente influenzato dalle differenze culturali, che interagisce con le funzioni cognitive di base possedute dai soggetti. In questa sede, sarà dedicato maggiore spazio alla proposta teorica di Salovey e Mayer (1990), non soltanto perché si tratta, dal punto di vista cronologico, del primo costrutto di IE sottoposto alla comunità scientifica, ma anche perché tale costrutto, per usare le parole degli autori, si sforza di rispondere ai “criteri per la definizione di un'intelligenza” (Mayer et al., 1999). Tali criteri sono sostanzialmente tre: in primo luogo, un'intelligenza deve riferirsi ad un set di abilità mentali, che attengono in questo caso alla sfera emotiva, che siano misurabili, piuttosto che ad abilità autopercepite o stili di comportamento. Inoltre, una forma di intelligenza deve includere un set di abilità mentali che siano in parte correlate ma comunque distinguibili dalle altre forme di intelligenza. Infine, una forma di intelligenza deve svilupparsi con l'età e con l'esperienza. I tre criteri sono soddisfatti dal costrutto di IE proposto dagli autori, come hanno dimostrato le numerose ricerche condotte negli anni con il Mayer Salovey & Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT, 2002), di seguito descritto. La misurazione delle Abilità di Intelligenza Emotiva negli adulti Il MSCEIT, oggi disponibile anche nella versione italiana (a cura di D'Amico e Curci, in stampa), misura le abilità di percezione delle emozioni, di uso delle emozioni nei processi cognitivi, di comprensione e gestione delle emozioni in soggetti dai 17 anni in poi. Coerentemente al modello teorico sottostante, il MSCEIT è una scala di abilità: in altre parole misura come le persone svolgono compiti e risolvono problemi emotivi, piuttosto che chiedere un giudizio soggettivo delle proprie o altrui abilità emotive, modalità tipicamente utilizzata negli strumenti di self-report, come quello sviluppato da Bar-On (1997, anch'esso disponibile nella versione italiana, a cura di Franco e Tappatà, 2009). Il tipo di compiti che il soggetto è chiamato a svolgere nel MSCEIT riguardano sia le cosiddette abilità emotive di base, come il riconoscimento delle espressioni facciali delle emozioni, che abilità decisamente più complesse e multicomponenziali come la risoluzione di situazioni di problem solving emotivo che investono sia la sfera intrapersonale che interpersonale. Quindi, il MSCEIT misura una serie di vere e proprie performance in diversi ambiti di IE emotiva, e non semplicemente il livello di IE autopercepito dai soggetti. La struttura del MSCEIT, con una breve descrizione di ciò che misurano i diversi compiti, è illustrata in tabella 1. Tabella 1 Panoramica del modello di Intelligenza Emotiva (Mayer e Salovey, 1997) Scala generale Aree del MSCEIT Intelligenza Emotiva Esperienziale Intelligenza Emotiva Rami del MSCEIT Compiti Percezione delle Volti Emozioni (ramo 1) Immagini Facilitazione del pensiero (ramo2) Facilitazione Sensazioni Comprensione delle Cambiamento emozioni (ramo 3) Miscela Intelligenza Emotiva Strategica Gestione delle emozioni (ramo 4) Gestione emotiva Relazioni emotive Abilità misurata Percezione delle emozioni nelle espressioni facciali, nei paesaggi e nelle immagini astratte. Individuazione delle emozioni funzionali a comunicare i sentimenti, o impiegarli in altri processi cognitivi. Comprensione del lessico emotivo, delle combinazioni e trasformazioni delle emozioni nel corso delle situazioni. Risoluzione di compiti di problem solving emotivo che riguardano la sfera intrapersonale o interpersonale. Un elemento di fondamentale importanza, riguarda le modalità adottate dagli autori per definire il livello di correttezza delle risposte. Infatti, se un problema di logica o di aritmetica ha generalmente una ed una sola risposta esatta, esiste una gamma più ampia di risposte che possono essere considerate accettabili nel giudicare, ad esempio, il grado in cui un volto esprime una determinata emozione. Per tali ragioni gli autori hanno scelto di utilizzare congiuntamente due criteri: il criterio del consenso generale ed il criterio del consenso esperto. L'attribuzione del punteggio basato sul criterio del consenso generale prevede che il livello di correttezza di una risposta corrisponda alla proporzione di soggetti del campione di standardizzazione che hanno selezionato quella alternativa in risposta ad un item. Quindi, nel corso della prima standardizzazione americana, sono state registrate le risposte dei soggetti ai diversi item, ed è stata calcolata la proporzione di soggetti che ha scelto ciascuna risposta. Se, ad esempio, una risposta è stata scelta dal 70% dei soggetti del campione di standardizzazione, il punteggio relativo a quella risposta è pari a .70. L'attribuzione del punteggio basato sul criterio del consenso esperto, si è svolto secondo la medesima procedura, con l'unica differenza che in questo caso sono state prese in considerazione le risposte al test fornite da un gruppo di esperti, ed in particolare da ventuno membri dell'International Society Research on Emotions (ISRE). I risultati della standardizzazione americana, peraltro, dimostrano che i punteggi di consenso espressi dal gruppo “generale” e dal gruppo “esperto” risultano altamente correlati, dimostrando che le scelte effettuate della maggior parte dei soggetti del campione di standardizzazione corrispondono in linea di massima alle scelte effettuate dal gruppo di esperti nello studio delle emozioni. La standardizzazione italiana del MSCEIT ha previsto un processo pressoché analogo di costruzione del consenso generale. Infatti i dati raccolti su un totale di 1176 soggetti hanno consentito di definire un nuovo campione di consenso basato sulla popolazione distribuita più o meno equamente nelle diverse zone geografiche italiane. Anche i punteggi al MSCEIT espressi dal gruppo di consenso generale italiano risultano altamente correlati a quelli del gruppo esperto americano, dimostrando la versatilità dello strumento nel misurare le abilità emotive in maniera relativamente indipendente dai contesti culturali1. La misurazione dell'Abilità, Conoscenza e Consapevolezza Meta-Emotiva nei preadolescenti ed adolescenti A fronte della recente o imminente pubblicazione degli strumenti prima citati per la misurazione dell'IE negli adulti, non è ancora disponibile nel panorama italiano uno strumento per la misurazione dell'IE in preadolescenti ed adolescenti. Per tali ragioni, è attualmente in fase di validazione e standardizzazione un nuovo strumento destinato a soggetti di età compresa tra i 10 ed i 17 anni circa, denominato “Intelligenza Emotiva: Abilità, Conoscenza e Consapevolezza Meta-Emotiva” (IEACCME, D'Amico, in preparazione). Il test IE-ACCME, è ispirato al modello di IE di Mayer e Salovey (1997) e, analogamente al MSCEIT, si propone di misurare l'Intelligenza Emotiva nei suoi quattro rami di Percezione, Uso, Comprensione e Gestione delle emozioni. Vi sono tuttavia una serie di differenze rispetto alla versione per adulti del MSCEIT, che riguardano sia la tipologia di compiti che vengono proposti per misurare le singole abilità di IE, sia la struttura stessa del test. Infatti, ogni ramo dell'IE non viene esplorato esclusivamente sotto il profilo dell'abilità posseduta dal soggetto, ma anche sotto il profilo della conoscenza metacognitiva sulle emozioni, della consapevolezza MetaEmotiva, e della capacità di auto-valutazione della propria performance emotiva. Più nel dettaglio, il test IE-ACCME si compone di: 1) un questionario di self-report sulla Conoscenza e Consapevolezza Meta-Emotiva, che esplora sia le convinzioni sulle emozioni che le autopercezioni degli individui relativamente alle abilità emotive possedute; 2) un test di Abilità emotiva composto da 8 compiti che esplorano le abilità dei soggetti nello svolgimento di alcune prove di Percezione delle emozioni (in Volti, 1 Tutti i dettagli sulla standardizzazione Italiana dello strumento saranno a breve disponibili, con la pubblicazione della versione italiana del MSCEIT. Immagini astratte e Paesaggi), Facilitazione delle emozioni nei processi cognitivi (Uso e Sensazioni), Comprensione delle emozioni (Miscele e Trasformazioni di emozioni) e Gestione di situazioni di problem solving emotivo (Interpersonale ed Interpersonale). Analogamente a quanto avviene per il MSCEIT, l'attribuzione del punteggio a questi compiti sarà basato sul criterio del consenso generale e sulla base del consenso esperto. I gruppi di consenso generale e di consenso esperto saranno rispettivamente composti da preadolescenti ed adolescenti italiani di età compresa tra i 10 ed i 17 anni, e da gruppo di studiosi italiani esperti nell'area delle emozioni. 3) una scala di autovalutazione di prestazione su ogni compito previsto nel test di abilità, che consentirà di rilevare eventuali discrepanze tra la prestazione al test effettivamente registrata e l'auto-valutazione di prestazione del soggetto. L'insieme delle informazioni rilevate mediante il test consentirà di costruire un quadro relativamente analitico dall'IE del soggetto, sia in termini di abilità e potenzialità di base, che in termini di convinzioni, auto-percezioni ed autovalutazioni di prestazione, che insieme concorrono a definire il grado di abilità meta-emotiva del soggetto stesso. Potenziare l'Intelligenza Emotiva Il concetto di abilità emotive viste come potenziale e non esclusivamente come aspetti del carattere o tratti stabili della personalità, rimanda direttamente alla possibilità di intraprendere percorsi di potenziamento delle abilità emotive, sia in termini di percorsi educativi mirati alla prevenzione delle diverse forme di sofferenza psicologia e devianza sociale, che in termini di modalità di intervento nelle situazioni di disagio conclamato. Ovviamente, le modalità utilizzate per effettuare simili percorsi di potenziamento possono essere molteplici e variano in funzione dell'età del soggetto e del contesto (educativo, clinico o organizzativo) in cui questi hanno luogo. Un simile intervento può infatti essere svolto all'interno di quadri teorici, metodologici e/o psicoterapeutici diversi, anche se innegabilmente il modello cognitivo comportamentale rappresenta la cornice teorica e metodologica d'elezione per intervenire sull'intelligenza emotiva. Infatti, parlare di intelligenza emotiva implica che si “ragioni con le emozioni”, e quindi che l'operatore ed il destinatario dell'intervento lavorino insieme per individuare e modificare le modalità di pensiero che sono alla base delle scarse abilità emotive. In questa prospettiva, la semplice restituzione, guidata e ragionata, dei risultati del test può costituire di per sé un ottimo avvio del percorso di potenziamento, in un individuo che potrebbe non essere sufficientemente consapevole del proprio livello di abilità in una o più aree delle emozioni. La successiva modificazione delle modalità di pensiero “emotivamente non intelligenti” è attuabile attraverso percorsi di alfabetizzazione emotiva basati sul modello della terapia razionale emotiva (Ellis, 1993; Di Pietro, 1999), idonei a sviluppare non solo maggiori capacità nell'identificare le emozioni, nel riconoscerle in se stessi e negli altri, ma anche utili per modificare il proprio lessico emotivo ed i processi di pensiero che sottostanno all'instaurarsi di emozioni negative. In ambito educativo, e con specifico riferimento al costrutto di IE di Mayer e Salovey (1997), è attualmente disponibile “Sviluppare l’intelligenza emotiva” (D’Amico e De Caro, 2008) un programma multimediale per bambini e preadolescenti (8-14 anni), mirato alla valutazione ed al potenziamento dell’IE. In particolare, il software si compone di un modulo di assessment ed uno di training, finalizzati rispettivamente alla valutazione e al potenziamento delle sottoabilità dei quattro rami dell’IE, quali la percezione ed espressione delle emozioni, la comprensione delle emozioni, l'utilizzo delle emozioni per facilitare alcune attività cognitive, la gestione delle emozioni in se stessi e nelle relazioni interpersonali). Le attività includono più di 40 esercizi molto diversi tra loro e proposti anche in forma ludica: acchiappare le forme o i colori che rappresentano emozioni negative mentre compaiono sullo schermo, mettere in pentola gli ingredienti giusti (emozioni utili) per preparare una certa pietanza (risolvere un determinato problema), riempire alcuni fumetti con le frasi giuste da utilizzare per produrre determinati risultati sul piano della gestione delle emozioni in situazioni interpersonali, e molti altri ancora. Conclusioni Il costrutto di IE merita certamente l'attenzione che gli è stata attribuita negli ultimi anni e che più recentemente vede coinvolti anche molti studiosi italiani. Ovviamente, base imprescindibile per avviare uno studio serio ed approfondito del costrutto è l'adattamento o la realizzazione di strumenti in lingua italiana idonei alla misurazione dell'Intelligenza emotiva, ed è in questa direzione che si sono orientati gli sforzi di ricerca degli ultimi anni. Auspicabilmente, anche grazie a tali strumenti, la ricerca sull'IE vedrà un maggiore sviluppo anche in Italia, e la misurazione di tale importante aspetto dell'intelligenza potrà entrare nei protocolli di valutazione delle abilità e potenzialità individuali, costituendo un valido supporto per gli operatori che lavorano nell'ambito educativo, clinico o organizzativo, sin nell'ottica della prevenzione che nell'ottica dell'intervento sulle diverse forme di disagio. Riferimenti bibliografici Bar-On R. (1997). The Bar-On Emotional Quotient Inventory (EQ-i): A test of emotional intelligence. Toronto, Canada: Multi- Health Systems Inc. (adattamento Italiano a cura di M. Franco e L. Tappatà, 2009, Giunti O.S. Organizzazioni Speciali, Firenze) Bar-On R. (2004). The Bar-On Emotional Quotient Inventory (EQ-i): Rationale, Description and summary of psychometric properties. In G. Geher (ed.), Measuring emotional intelligence. New York: Nova Science Publishers. D'Amico A. (in preparazione) Il test IE-ACCME - Intelligenza Emotiva: Abilità, Conoscenza e Consapevolezza Meta-Emotiva. Giunti O.S. Organizzazioni Speciali, Firenze. D'Amico A. e De Caro T. (2008). Sviluppare l Intelligenza Emotiva. Test e training per percepire, usare, comprendere e gestire le emozioni. Erickson. De Caro T., D Amico A. (2008). L intelligenza emotiva: rassegna dei principali modelli teorici, degli strumenti di valutazione e dei primi risultati di ricerca. Giornale Italiano di Psicologia. Di Pietro M. (1999). L'ABC delle mie emozioni. Corso di alfabetizzazione socioaffettiva. Edizioni Erickson, Trento. Ellis A. (1993), Autoterapia reazionale-emotiva. Edizioni Erickson, Trento Gardner H. (1983). Frames of mind: The theory of multiple intelligence (10th anniversary ed.). New York: Basic Books. Gardner H. (1993). Multiple intelligences: The theory in practice. New York: Basic Books. Goleman D. (1995). Emotional Intelligence. New York: Bantam. Mayer J. D., Salovey P. e Caruso D.R. (2002), MSCEIT: Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test, Toronto, Multi-Health Systems Inc. (adattamento italiano a cura di A. D Amico e A. Curci, Firenze, Giunti O.S. Organizzazioni Speciali, in stampa). Mayer J.D., Salovey P. (1997). What is emotional intelligence? In P. Salovey, D. Sluyter (eds.), Emotional development and emotional intelligence: Implications for educators. New York: Basic Books, pp. 3-31. Mayer J.D., Salovey P., Caruso D.R. (2004). Emotional intelligence: Theory, findings, and implications. Psychological Inquiry, 15 (3), 197-215. Mayer, J. D., Caruso, D. R., & Salovey, P. (1999). Emotional intelligence meets traditional standards for an intelligence. Intelligence, 27, 267–298. Petrides K.V., Furnham A. (2001). Trait emotional intelligence. Psychometric investigation with reference to established trait taxonomies. European Journal of Personality, 15, 425-448. pp. 115-145. Salovey P. e Mayer J. D. (1990). Emotional intelligence. 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