Ger 31,7-9 Sal 125/126,1-6 XXX domenica - anno
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Ger 31,7-9 Sal 125/126,1-6 XXX domenica - anno
Ger 31,7-9 Sal 125/126,1-6 Eb 5,1-6 Mc 10,46-52 XXX domenica - anno B 27 ottobre 2012 Bartimeo è l’unico in tutto il Vangelo di Marco che si rivolge a Gesù chiamandolo per nome, con il suo nome proprio; il testo specifica anche che è proprio lui, - quell’uomo di Nazareth, della stirpe di Davide – colui al quale egli desidera rivolgersi: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Bartimeo salta tutte le mediazioni e si rivolge a lui personalmente. Non se la prende con chi gli fa da schermo; di fronte a chi lo tiene a distanza da Gesù egli infatti “gridava ancora più forte”. Non gli interessa nulla di ciò che gli altri possono pensare, sbandiera davanti a tutti il suo bisogno e punta dritto: “gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù”. Non è certo nella posizione più avvantaggiata, è infatti “cieco”, emarginato “lungo la strada” e mendicante; non è coinvolto in un cammino di conversione, non è un assiduo “praticante” di luoghi di culto e nemmeno è membro di un movimento di ricerca religiosa… Gesù gli passa vicino e lui coglie l’occasione; Gesù si ferma, fa diventare strumento di chiamata proprio quel gruppo di persone che avrebbero voluto impedire il contatto, dice a loro “chiamatelo” e quell’uomo, di botto, scopre che tutta la persona di Gesù è a sua disposizione, è “per” lui; si sente infatti dire: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Ed è bellissimo quel suo rispondere dicendogli “rabbunì”, che non è solo “maestro” bensì “maestro mio”, un appellativo che risponde con intimità all’intimità che Gesù gli spalanca. E così quell’uomo, mai entrato in scena finora, “vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”; diventa dunque testimone diretto di ciò che è imminente: il dono totale di Dio nella vicenda della croce di Gesù e del sepolcro vuoto. Così si fa! Rivolti dritti verso Gesù, senza lamentarsi di chi si frappone, senza fare dei propri limiti un alibi per rimandare l’incontro. Così si fa! E’ ciò che vorremmo saper dire con slancio a bimbi e bimbe di seconda elementare che oggi hanno iniziato l’Eucarestia con noi e che riprendono il cammino di iniziazione cristiana. Vorremmo dirlo ai loro genitori e a tutti. Dritti verso Gesù, alla ricerca del suo volto, senza perdere tempo a lamentarsi della chiesa o dei tempi che corrono, senza mettere in primo piano le proprie mancanze e i propri limiti; con l’audacia di chiamarlo “mio” maestro, “mio” Signore, “mio” Dio. Nei giorni scorsi sono rimasto edificato da due dialoghi con dei giovani che mi hanno accostato con lo slancio di questo cieco: presentando il proprio essere “mendicanti”, le proprie insicurezze; senza parole di critica verso la chiesa, il mondo degli adulti o la società e volendo conoscere più da vicino il volto concreto di Gesù di Nazareth. Anche a loro ho detto: Così si fa! Penso che siano i primi frutti dell’anno della fede indetto dal Papa. Sì, penso che la fede sia tutta qui, nel dire a Gesù: “Fa’ chi io veda”. PREGHIERA DEI FEDELI Ascolta, Signore, la voce delle mie suppliche! Gran parte dell’umanità non ti conosce o è indifferente di fronte al tuo Vangelo. Possa la tua Parola raggiungere tutti e cambiare i cuori. Tanti uomini, donne, bambini subiscono violenze e soprusi. Mai più qualcuno infligga sofferenze ad altri e i doni generosi del Padre siano a disposizione di tutti. La malattia grava su tanti fratelli e sorelle. Sorreggi con loro questo pesante giogo e nel tuo volto tornino a vedere speranza. Nel tempo che corre delle nostre giornate indaffarate siamo distratti e poco attenti alla tua presenza. Eppure tu ci chiami. Rendici vigili e pronti. Solo illuminati dalla tua Parola possiamo camminare verso il Regno. Donaci tempo buono per la preghiera e lo Spirito ci insegni a domandare ciò che conta per la salvezza. Tempi cattivi rendono bui i giorni di tante famiglie private di lavoro, casa, beni per la quotidianità. Sia questo il tempo della solidarietà, della comunione concreta, della sobrietà.