Pochi ma buoni
Transcript
Pochi ma buoni
il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 senzione dell’ICI sulla prima casa , e si è continuato assurdamente, abrogando l’ulteriore detrazione fino a 200 euro introdotta dalla legge finanziaria 2008 del governo Prodi ( discriminazione tra cittadini italiani all’estero e residenti in Italia). Gli italiani in Svizzera manifestano a Berna Pochi ma buoni « Pochi ma buoni », qualcuno ripeteva queste parole mentre il bus si apprestava a lasciare Ginevra, con destinazione Berna. Pochi i presenti tra cui, il presidente e il segretario del Comites, alcuni genitori di alunni dei corsi di lingua e cultura italiana, il presidente del Cae, il vice presidente dell’Eisa, due insegnanti, alcuni pensionati, il rappresentante dei giovani, il presidente dei siciliani, unica associazione rappresentata. Non c’erano da ritirare medaglie o diplomi, ma semplicemente raggiungere le centinaia di migliaia di italiani di tutta la Svizzera che si erano dati appuntamento per manifestare contro i tagli previsti dal governo Berlusconi con la finanziaria 2009, nei confronti degli italiani all’estero. A Berna si ci si è incontrati con il sottosegretario Mantica, in rappresentenza del Governo, il quale ha spiegato che il precedente Governo ha dato un contributo maggiore agli italiani all’estero, dato che i senatori eletti all’estero erano necessari alla sopravvivenza del Governo stes- L’incontro con il Sottosegretario agli Esteri Mantica (al centro) so, visti i numeri risicatissimi soprattutto al Senato: una sorta di ricatto. Ed ora che gli eletti all’estero non sono poi così importanti per la tenuta della maggioranza, ci si vendica sui cittadini italiani, che dovrebbero avere gli stessi diritti dei connazionali rimasti in Patria . Ma una domanda è d’obbligo: i contributi erano destinati soltanto agli italiani di una certo colore politico o a tutta la comunità ? Penso che il Governo Berlusconi non punisca con questi tagli la sinistra, ma tutta la comunità italiana all’estero compresa quella che lo ha votato . « Per quanto ci riguarda sosterremo con sempre maggiore impegno le comunità italiane all’estero e cercheremo di accrescere il vostro legame con la nostra Patria affinché siate fieri della vostra italianità » annunciava Berlusconi nella sua lettera inviata a milioni di italiani durante la campagna elettorale. Ecco gli atti concreti : Si è iniziato con l’escludere i cittadini italiani residente all’estero (AIRE), proprietari di un’abitazione in Italia, dai benefici dell’e- Si è proseguito aggiungendo il nuovo requisito di dieci anni di residenza in Italia per poter beneficiare del diritto all’assegno sociale da parte degli ultra sessantacinquenni indigenti, l’articolo 20 del decreto-manovra prevede infatti che, a partire dal 1 gennaio 2009, l’assegno spetti a tutti gli aventi diritto a condizione che abbiano soggiornato per almeno dieci anni nel territorio nazionale (ancora discriminazione tra cittadini italiani all’estero e residenti in Italia). La cosa peggiore è che questo governo riduce in maniera drastica i contributi agli enti gestori dei corsi di lingua italiana nel mondo passando da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500mila, il contributo per l’assistenza diretta ai connazionali indigenti da 28 milioni e 500 mila a 10 milioni e 777 mila, l’assistenza indiretta da 2 milioni e 274 mila a 1 milione, inoltre il contributo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, da 3 milioni e 450 mila a 996 mila, mentre il contributo al CGIE diminuirà da 2 milioni a 1 milione e 550 mila, quello ai Comites da 3 milioni e 74 mila a 2 milioni e 540 mila, mentre il contributo per i Comitati dei presidenti (Intercomites) sarà ridotto da 226mila a 170 mila euro, un taglio di 41 milioni 596 mila, riducendo le risorse a 31milioni 553 mila euro; un taglio del 60%. (segue a pagina 8) MARTINET-POLGA SA Secrétariat de Genève 5, chemin Surinam 1203 Genève Il Sindacato. Tel.: 022 949 12 00 Fax: 022 949 12 20 e-mail: [email protected] Tél. (004122) 342 01 32 Fax (004122) 342 59 61 Natel (004179) 200 42 28 Chemin de Delay, 26 CH-1214 VERNIER-GENEVE il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 2 I calcoli di Berlusconi da « Undicietrenta», la rubrica di Roberto Crotoneo su l’Unità, 12 nov. 2008 Mi prezzo ma non mi piego da « Zorro », la rubrica di Marco Travaglio su l’Unità, 16 nov. 2008 C ’è da dire che la storia dell’abbronzatura di Obama sarebbe ormai vecchia e sepolta, se non ci fosse un nuovo elemento interessante. Il sito di Forza Italia, riporta le dichiarazioni dell’onorevole Stracquadanio, deputato di Forza Italia eletto nel collegio Milano-Monza, rilasciate al quotidiano “Il Riformista”. Stracquadanio sostiene che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha fatto – da Mosca – quell’affermazione su Obama non certo per una delle sue solite gaffes che fanno il giro del mondo. Ma per un calcolo preciso: dicendo che Obama era abbronzato, e scatenando le ironie di mezzo mondo, sarebbe riuscito ad attrarre su di sé tutte le attenzioni, impedendo così che Walter Veltroni, segretario del partito democratico, potesse approfittare, in termini di immagine personale, di quel successo. Inoltre l’ipotetico incidente era solo di tipo mediatico, e Obama avrebbe preso la battuta solo come una frase simpatica. Proprio per questo Berlusconi avrebbe dato dell’imbecille a chi “strumentalizzava” le sue parole. Proprio perché stava facendo esattamente il suo gioco. ..... In realtà quello che rimane di una storia imbarazzante, è ciò che sostengo da anni. Ovvero che Berlusconi è un uomo vecchio, culturalmente vecchio. È un signore degli anni Sessanta, uno da rotonde sul mare, infatti l’unica risposta che sa dare a chi gli contesta la scarsa diplomazia ed eleganza della sua frase è questa: «che c’è di male, ho detto che Obama è abbronzato ricordando quella canzone gioiosa “Abbronzatissima” degli anni Sessanta. Gli americani, c’è da giurarci, non sanno chi sia Edoardo Vianello, e sicuramente “Abbronzatissima” non l’hanno mai sentita. E non l’hanno mai sentita nemmeno quelli che in Italia hanno meno di quarant’anni. A Berlusconi rimane un gusto della battuta e F inalmente Uòlter l’ha detto: “regime”. Con sei mesi di ritardo, ma l’ha detto. Del resto, non si sa come altro chiamare il governo di un premier che pretende di scegliersi non solo i ministri (ma soprattutto le ministre) e i parlamentari, ma pure i giudici, i sindacalisti, gl’intervistatori, le domande, i compratori di Alitalia, i piloti e le hostess, e persino gli oppositori. Stupisce però lo stupore. Sono 15 anni che ad Al Tappone glieli fanno scegliere. La codiddetta opposizione gli ha sempre chiesto il gradimento per le cariche di propria competenza (ma a volte non c’era neppure bisogno). Il lottatore continuo Boato relatore di giustizia in Bicamerale: perfetto (ebbe pure i complimenti di Gelli). Il socialista Del Turco all’Antimafia: un gigante (passò il tempo ad attaccare Caselli e i pentiti). Petruccioli alla Vigilanza Rai: vigilò talmente bene sull’editto bulgaro, senza nemmeno svegliarsi, che divenne presidente Rai su investitura dell’amico Confalonieri, previa visita a Palazzo Grazioli. Mastella alla Giustizia: più che un ministro, un ossimero, con indulto salvaPreviti incorporato. Ora, di colpo, si pretende che il Cainano digerisca Orlando, scelto dall’opposizione nel partito più d’opposizione. Uno che osa avere financo una cultura. Uno dei 23 sindaci antimafia che abbia mai avuto Palermo. Non scherziamo. Meglio quello lì , come si chiama, ah si Villari, che stava nell’Udeur ma poi Rutelli non resistette e lo portò nel Pd, anche se alla quarta legislatura con tre partiti diversi. A far compagnia a Carra (ex Udeur) e Follini (ex Udc). Averne di oppositori così. della barzelletta, figlio di un avanspettacolo di altri tempi morto e sepolto. Ai geni della nuova comunicazione politica targata Forza Italia rimane solo una nuova formula: la strategia della gaffe, che va ammesso, è sempre meglio della vecchia e tragica strategia della tensione. Ma passare dal tragico al ridicolo è un destino purtroppo consueto. Chi possiede case e terreni in Italia è tenuto a presentare la dichiarazione fiscale: Dichiarazione Irpef – Modello Unico Dichiarazione Ici - Imposta Comunale sugli Immobili Per informazioni su catasti dei terreni e fabbricati posseduti sul territorio italiano, basta inviarci per posta o via e-mail i vostri dati anagrafici (cognome, nome, codice fiscale, luogo e data di nascita) e il vostro indirizzo di residenza in Svizzera. In pochi giorni vi verranno spedite tutte le inforazioni richieste. Losanna Tel 021/6470844 - Zurigo Berna Tel 031/3815711 - Basilea Bellinzona Tel 091/8211080 - Ginevra CAF / Centro di Assistenza Fiscale - Belpstrasse 11 - Postfach 479 3000 Berna 14 - Tel. 031 381 35 25 - Fax 031 381 57 67 e-mail: [email protected] Tel 044/2728785 Tel 061/6819937 Tel 022/3447172 La tua tranquillità. La certezza di essere in buone mani il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 3 Il sogno infranto degli italiani all’estero A nulla è servito aver modificato eccezional-mente due articoli della costituzione italiana, aver affermato solennemente il pieno diritto di cittadinanza a chi risiede all’estero e aver eletto nelle due assemblee nazionali, per due volte di seguito, diciotto parlamentari impegnati in realtà diverse da quelle metropo-litane, se il destino di oltre sessantamilioni di persone sfugge da ogni logica e continua ad essere deciso fuori dalle aule parlamentari. Si ha la vaga sensazione che, nonostante ciò, nei riguardi di chi vive all’estero ci sia un atteg-giamento del tipo « Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri » di orweliana memoria. La manovra finanziaria elaborata per il prossimo anno, che questo governo si accinge a varare nelle prossime settimane, avrà delle ricadute traumatiche sulla rete e nelle relazioni dei cittadini italiani che vivono nel mondo. L’entità dei tagli agli interventi contenuti nell’articolato più che ispirarsi a calcoli di politiche economi-che, giustificabili allorquando si cerca di man-tenere assieme il sistema paese anche in situa-zioni di ristrettezze congiunturali, inducono invece a pensare a provvedimenti punitivi di vera e propria macelleria finanziaria. Tanto è irrisoria nel bilancio dello stato, di un paese che si vanta di essere grande, la somma che questo governo ha previsto di cancellare sugli interventi destinati al mantenimento dell’intero “sistema Italia” all’estero, quanto cinico è l’accanimento con il quale l’esecutivo ha deciso di soffocare ogni pur interessante specificità italiana nel mondo. Una cosa è un intervento di conteni-mento della spesa del 10 % su un fabbisogno di miliardi per le attività dei vari ministeri, un altro effetto ha invece la decurtazione complessiva di 50 milioni di euro su un finanziamento program-mato di 80 milioni. L’impatto è catas-trofico e produce desertificazione. Gli effetti nefasti che ne susseguono non permettono neanche di affrontare le spese per avviare la pro-cedura fallimentare. Dietro l’angolo ci sono licenzia-menti di massa di insegnanti, chiusure di scuole e corsi di lingua e cultura italiana, abban-dono al proprio destino dei cittadini meno abbienti, disservizi amministrativi e consolari, ridimensio-namento della rappresentanza politica, impoveri-mento dell’identità nazionale, frustra-zioni e oltraggio alla dignità di milioni di cittadini italiani. Negando il futuro alle giovani genera-zioni il nostro paese ha infranto il sogno di intere generazioni di italiani. Non si capiscono le ragioni che portano questo governo ad affondare il coltello nella piaga degli italiani all’estero, anche perché non saranno, sicuramente, i cinquanta milioni di euro che l’esecutivo di Berlusconi vuole cancellare dagli interventi destinati al funzionamento delle politiche per gli italiani all’estero a mettere in ginocchio il nostro paese. Non si può continuare a ricercare le ragioni di questi tagli nei teoremi e nelle dottrine economiche miracolistiche, come quelle esposte nell’ultimo saggio “La paura e la speranza” del ministro del tesoro Giulio Tremonti. Sappiamo che il nostro paese, assieme agli altri più sviluppati, è attraversato da una forte crisi economica causata dall’implosione di un’organizzazione di società costruita sul profitto immedia-to, sul capitalismo rampante senza regole e privo di moralità. L’unica via per superare questa impasse è ritornare al primato della politica, al riconoscimento dei ruoli, al concorso delle idee e alla valorizzazione del bene comune. Sarebbe ingenuo, da parte del governo, addebitare alla crisi economica la causa dei tagli dei capitoli di spesa per gli italiani all’estero, come anche la messa in discus-sione del sistema capitalista per giustificare tali scelte. Di altro si tratta e non si intravedono risposte chiare e lungimiranti. Fino a prova contraria questa manovra ha un obiettivo semplice: la negazione del futuro agli italiani all’estero. Da sem-pre ritenuti dai più una zavorra, un peso di cui disfarsene perché divenuti ingombranti e per giunta, oggi che hanno il diritto di voto con la loro presenza politica determinano le scelte del governo del paese, è meglio correre ai ripari. Perciò il modo più semplice per colpirli nella dignità e nell’orgoglio nazionale è negar loro il futuro. Questo mefistofelico teorema va sconfitto nei germi e contrastato energicamente in tutte le forme. Michele Schiavone Il cosiddetto "Lodo Alfano" è in realtà una semplice legge dello stato, la n.124 del Luglio 2008. Questa legge è estremamente semplice, magari tutte le leggi fossero scritte nello stesso stile ! E` costituita da un solo articolo, che dice che le alte cariche dello stato, cioè Presidente della Repubblica, Presidente della Camera, Presidente del Senato e Presidente del Consiglio dei ministri non possono essere processati durante il loro mandato. Noi vogliamo chiedere agli italiani di poter abolire questa legge. Perchè? Innanzitutto perché è una violazione del principio di uguaglianza: si sancisce che la legge non è più uguale per tutti i cittadini, mentre noi vogliamo che l'uguaglianza davanti alla legge ci sia e non sia solo formale ma anche nei fatti. In tutte le democrazie i governanti sono soggetti alla legge, alle stesse leggi dei governati. Questo è il principio stesso della democrazia. Per tutti questi motivi, vi aspettiamo numerosi presso i consolati, per far sentire la voce di chi vive in una democrazia ancora sana e robusta, dove il referendum popolare è uno strumento indispensabile per fare correggere le derive dei politici. Chi puo` firmare ? I residenti all'estero iscritti all’AIRE. Dove si firma ? presso il Consolato di residenza, numiti di documento di identità italiano. Quando si firma ? fino al 10 dicembre 2008 in tutti i consolati della Svizzera. Abbonatevi e sostenete il giornale italiano Esso riporta le notizie provenienti dall’Italia, dalla Svizzera e altrove, che interessano particolarmente gli italiani di Ginevra. Ogni mese il giornale italiano è recapitato per posta al vostro domicilio. Esce 10 volte all’anno. Per abbonarsi: il giornale italiano / CP 1025 / 1227 CAROUGE / CCP 12-20992-3 Abbonamento annuo Fr. 25.- / Sostenitore Fr. 50.- il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 4 a cura di Carmen PUGLISI-GNAZZO Riflessioni sui tagli alla scuola ed agli istituti di cultura Roma, 13.11.2008 - Nel lontano 1889, con la legge Crispi, il governo del Re promuove la diffusione della lingua nazionale mediante l’erogazione di sussidi agli istituti scolastici ivi esistenti e la costituzione di istituti scolastici statali. Gli istituti statali hanno carattere laico e si uniformano su quelli esistenti in patria. È il significato più autentico di un interesse dello Stato sin dagli albori della sua costituzione nazionale unitaria. Il problema che abbiamo di fronte, alla luce dei drammatici tagli ai finanziamenti dei corsi di lingua e cultura nel mondo, e lo dico nei termini più semplici, è questo: cosa dobbiamo dire a quel giovanetto che vive in uno sperduto villaggio della Baviera o della Sassonia e che all’interno della famiglia si esprime e dialoga con il dialetto delle sue origini o con lo stentato tedesco dei suoi padri. Ora io vorrei che questo ragazzo possa tra qualche anno raccontare questa storia. A sei anni sono andato a scuola a Wolsburg e ho imparato il tedesco, nella stessa scuola ho appreso l’italiano e ho contribuito ad insegnarlo agli alunni tedeschi e adesso vorrei scoprire la Calabria, la terra dei miei padri e chissà?, insegnare l’italiano e il tedesco in una scuola di Cosenza. Non c’è dubbio che la realtà di oggi richieda ragazzi e uomini che sappiano più lingue, che conoscano più culture. Per cui, anche se può apparire figlia di una certa utopia, l’espressione, possedere varie culture, varie lingue, essere passati attraverso molteplici esperienze sia pure traumatiche, può diventare un vantaggio per sé, e anche un elemento di progresso per tutta la comunità in cui si vive. L’istruzione, che noi giustamente rivendichiamo come diritto chie- On Gianni Farina www.giannifarina.eu dendo il compiuto ripristino dei finanziamenti dello Stato, diventa anche un contributo al progresso generale delle società in cui viviamo, ad una comunicazione più profonda tra gli uomini, a una comprensione da cui nasce lo spirito solidale e convivente. C’è in quei tagli il sintomo della trascuratezza, la noncuranza e l’oblio frutto di una abissale ignoranza della storia e della ricchezza dell’emigrazione e delle comunità italiane nel mondo. I rischi ci sono. La lotta diventa più aspra in Italia ed anche per noi in Europa, perché le difficoltà sono reali, finanza prima, econo- Patronato ITAL-UIL Rue J.- Necker 15 / Case postale 1941 1201 GINEVRA Tel. 022 738 69 44 – Fax 022 738 69 52 e-mail: [email protected] Aperto dal lunedi al venerdì: 08.00 – 12.00 e 15.30 – 17.30 mia poi, attraversano una fase persino drammatica, i bilanci sono dissestati e si cercherà di scaricare ancora i costi sulla pelle dei più deboli. Un insigne studioso di italiano a Zurigo ricordava tempo fa che all’inizio del secolo ventesimo fu introdotta la politica della lesina (oggi si direbbe della scure) con un decreto governativo che chiuse 50 delle novantanove scuole italiane all’estero. Temo che ci avviamo verso una situazione simile e in più campi. È la scuola in generale e non solo, che viene minacciata, il diritto all’apprendimento, il sogno di una compiuta cittadinanza per cittadini e cittadine della nuova Europa e del mondo. On. Gianni Farina (intervento alla Camera dei Deputati) Quella scuola rotta e senza benzina, da rottamare di Roberto Cotroneo Certa politica non ha perso il vizio del traccheggio, delle parole a vanvera, della metafora stracotta. Il ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Maria Stella Gelmini oggi dovrà fare i conti con una manifestazione degli studenti universitari sui tagli alla scuola. Andrà tutto bene, come è sempre accaduto fino ad oggi. Ma il ministro intanto rilascia oggi un’intervista a Luigi Contu e Mario Reggio di “Repubblica” dove dice: «a questi ragazzi dico che capisco il loro disagio e che la loro preoccupazione è anche la mia. Io sto dalla loro parte anch'io sono stata studente e ho avuto preoccupazione per il futuro». Io sto dalla loro parte? Io li capisco? E come fa a stare dalla loro parte? In che modo? Lei ha avuto preoccupazioni per il futuro? La sostanza è semplice. Un governo di centro destra, fondato sul pensiero di Giulio Tremonti decide per tagli alla scuola: pesanti. (segue a pagina 8) Patronato INCA-CGIL 5, ch. Surinam / Case postale 346 1211 GINEVRA 13 Tel. 022 344 71 72 - Fax 022 340 05 10 e-mail: [email protected] Aperto dal lunedì al venerdì: 09.00 - 12.00 e 14.30 - 17.30 Il lunedì mattino: solamente su appuntamento il giornale italiano aanno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 5 L’arte della bugia Paolo Soldini Da bambini ci insegnarono che esistono tre tipi di bugie. Le bugie giocose son quelle che si dicono «per ischerzo e senza pregiudizio per alcuno»; le bugie officiose sono «l'asserzione del falso per la propria o l'altrui utilità, senza pregiudizio di alcuno»; le bugie dannose sono «l'asserzione del falso con pregiudizio del prossimo». Le prime due specie, dice il catechismo, sono peccato veniale, la terza, è peccato mortale: se non ci si confessa si va all'inferno. Il codice di condotta dei cristiani non contempla la fattispecie, aggravante, della bugia detta in pubblico e approfittando della propria capacità di farsi ascoltare, per esempio sui giornali, alla radio, in tv o davanti al Parlamento. Esiste poi (ma esiste?) il tribunale dell’opinione pubblica. Nei paesi civili, quando giudica il comportamento dei potenti, governanti, politici, funzionari pubblici, manager, grandi industriali, questo tribunale è severo con i bugiardi "giocosi", condanna i bugiardi "officiosi" e manda a casa (al minimo) i bugiardi "dannosi". Mentire in un contesto pubblico è considerata una colpa gravissima. Richard Nixon fu costretto alle dimissioni non perché aveva autorizzato lo spionaggio al Watergate, ma perché sostenne di non averne saputo alcunché. Bill Clinton rischiò l’impeachment non per i suoi traffici con Monica Lewinski, ma per averli negati. Jacques Chirac non sarebbe finito sotto accusa se non avesse mentito per proteggere sé e i suoi. A Helmut Kohl sarebbero stati perdonati i finanziamenti illeciti se non avesse traccheggiato per coprire chi li versava alla Cdu … Il peggio che possa accadere a un politico negli Usa, in Francia, in Germania, a Bruxelles, all’Aja, a Madrid è di essere pizzicato con il sorcio in bocca. In Italia no. In Italia il sorcio nessuno lo cerca, neppure se si affaccia dalla chiostra dei denti e fa ciao ciao con la zampina. E che sorcione avevano in bocca, l’altro giorno, Berlusconi e Frattini quando hanno spensieratamente raccontato che il Consiglio europeo, sulla delicatissima questione dei gas serra, "ha esaudito in pieno le nostre richieste" e ha trovato "una soluzione che rispetta le nostre preoccupazioni". Qualcuno - anche questo giornale - aveva intuito che c’era qualcosa che non quadrava, visto che il presidente di turno Sarkozy e la Commissione Ue sottolineavano il fatto che obiettivi e metodi dello "scalaggio" delle emissioni erano rimasti invariati, ma vàllo a spiegare alla gente cui la bugia era stata propinata. Perché si ristabilisse la verità dei fatti, laddove l’informazione italiana se la beveva senza colpo ferire, è dovuto intervenire il commissario all’Ambiente Stavros Dimas, "allibito" (parole sue) dalla insostenibile leggerezza con cui il capo del governo italiano e il suo ministro degli Esteri avevano sciorinato sicu- rezze immotivate e dati falsi. E fosse la prima volta… Abbiamo un ministro dell’Interno che mente ogni volta che c’è da far credere che i provvedimenti sugli immigrati stranieri passano con il 110 e lode l’esame degli organismi internazionali. Giorni fa, alla Camera dei deputati, ha raccontato che António Guterres, Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati politici il 6 ottobre scorso a Ginevra avrebbe "elogiato" l’Italia per la sua politica in fatto di asilo. Falso, ma, a parte i lettori di questo giornale, quanti credete che se ne siano accorti? Alla rappresentanza dell’Unhcr in Italia sono caduti dalle sedie, ma quanti, tra i deputati e nei giornali, hanno fatto la cosa più semplice del mondo: prendere la relazione di Guterres e leggersela? È così che l’opinione pubblica italiana e il mondo dei media, a parte i soliti rompiballe che consultano i testi e telefonano agli uffici (cioè: fanno il mestiere di giornalisti), sono convinti che le pericolose insensatezze dell’ordinanza sugli stranieri del maggio scorso - impronte dei bimbi rom comprese - abbiano ricevuto l’imprimatur di Bruxelles. È una bugia dannosa, per i rom in Italia dannosissima, ma il ministro Maroni non ha paura dell’inferno. Come la maggioranza dei suoi colleghi, alcuni dei quali peraltro confermano icasticamente il vecchio detto secondo il quale le bugie hanno le gambe corte. A cominciare dal loro Capo fresco dell’ennesima performance mentitoria a Bruxelles. L’intensa frequentazione del Grande Venditore di Balle con tutti e tre i tipi di bugie è proverbiale. Ma ciò che stupisce, quel che rende l’opinione italiana diversa da quella degli altri paesi civilizzati, è l’assenza di indignazione, l’indifferenza con cui qui da noi establishment, media, apparati politici (spesso anche dell’opposizione) si bevono ogni cosa senza neppure più protestare. Non è (non è solo) un problema morale, né una questione psicologica. E a voler spiegare questa incredibile indulgenza con presunte "propensioni naturali" degli italiani alla leggerezza di giudizio verso i peccati dei potenti si afferrerebbero, forse, pezzi di storia e di cultura del nostro paese, ma non si darebbe una spiegazione. Una parte consistente di questa spiegazione, invece, è squisitamente politica. In tutti i regimi fondati sulla demagogia, sotto qualsiasi latitudine, i governanti tendono all’utilizzazione propagandistica della menzogna. Il controllo dei media e la poca considerazione per le prerogative del parlamento determinano tra il Potere e l’Opinione un corto circuito in cui si può far passare ogni cosa. Milioni di europei civili e acculturati hanno creduto a una follia come la congiura ebraica dei Protocolli dei Savi di Sion perché all’inizio, nella Russia zarista, nessun giornale ebbe la forza di smascherare l’imbroglio e poi fu troppo tardi. Milioni di americani si sono bevuti la versione ufficiale (patentemente falsa) dell’incidente nel Golfo del Tonchino che dette inizio alla guerra del Vietnam perché la grande stampa, per dover di patria, la sosteneva. Milioni di russi hanno creduto che i kulaki fossero un pericolo di controrivoluzione imminente. Milioni di cinesi hanno creduto sul serio che la rivoluzione culturale portasse una ventata di giustizia. Si potrebbe, ovviamente, continuare per ore. Non siamo a quel punto. Certo che no. Però i meccanismi che si sono messi in moto non sono, poi, tanto dissimili. Se il senso comune del Paese, il sistema dell’informazione e l’opposizione perdono la capacità di accertare la verità, di vagliare i fatti ricorrendo alle fonti, se continuano a minimizzare, le conseguenze diventano rapidamente incontrollabili. Un rischio enorme, specie in un momento in cui la nuova Grande Crisi reclama il massimo della credibilità di chi ha la responsabilità del governo. E il sistema, un colpo dopo l’altro, la sua credibilità la sta già perdendo. Fuori dai nostri confini l’ha già persa: "Ah, l’Italie…" (l’Unità, 18 ottobre 2008) http://www.unita.it/ il giornale italiano I misteri della politica italiana L'Ulivo è rifiorito in Abruzzo di Marco Damilano (l’Espresso, 10 nov.2008) Ha imposto il suo candidato al Pd. Ha escluso i politici inquisiti. Ma ha ricompattato tutta la sinistra. Così la sfida di Di Pietro diventa un test nazionale Il cane mordicchia una bistecca in piazza Duomo, non degna di uno sguardo il piccolo corteo di signore festanti, un disabile in carrozzina, volontari con il banchetto per la raccolta delle firme per il referendum sul lodo Alfano e infine lui, trench bianco, cravatta con i gabbiani dell'Italia dei Valori, l'ex pm di Mani pulite, pronto a giocarsi qui una sfida che vale la conquista dell'egemonia dell'intero centrosinistra: "Oggi un Abruzzo nuovo, domani un'Italia nuova". L'Aquila, primo novembre festa di Ognissanti, Antonio Di Pietro comincia ufficialmente la campagna elettorale in Abruzzo di prima mattina addentando un torroncino nella centralissima pasticceria Nurzia, circondato da un gruppo di candidate, tutte donne: "Uè, ma non abbiamo messo in lista qualche maschio?", gigioneggia. Il candidato alla presidenza Carlo Costantini, un avvocato pescarese di 46 anni, si fa vedere poco dopo. "Hai i capelli di chi non ha dormito la notte, c'è qualche problema?", si informa premuroso Tonino. E poi lo prende sottobraccio e gli dà le ultime istruzioni: "Devi insistere sul fatto che senza di noi questo era un gioco a perdere. Ora invece ce la possiamo fare". Il corteo si muove verso il cinema Massimo dove si farà il primo comizio. Il cane lo precede, pigramente. Di Pietro si muove a suo agio nella partita delle elezioni regionali abruzzesi, si vota il 30 novembre, in un terremoto politico che ricorda molto da vicino il periodo di Tangentopoli: prima l'inchiesta della Procura di Pescara sulla sanità privata che in estate porta all'arresto del presidente della Regione Ottaviano Del Turco e degli uomini chiave della giunta di centrosinistra, poi le indagini che si allargano fino a coinvolgere un bel pezzo del centrodestra che aveva precedentemente governato in regione, le elezioni anticipate e la classe dirigente del Pd allo sbando, dilaniata tra gli scandali e la concorrrenza di Di Pietro che si piazza nella regione dalla fine di agosto e comincia in largo anticipo la campagna elettorale. Fino alla clamorosa svolta, una settimana fa, alla vigilia della chiusura delle liste: il Pd fa marcia indietro e accetta di sostenere per la presidenza il candidato di Idv, un cambio di rotta che ricompone tutte le divisioni a sinistra e permette un clamoroso ritorno. L'Unione che sosteneva il governo Prodi, cancellata in Italia, risorge in Abruzzo: da Rifondazione ai verdi, dai comunisti italiani allo Sdi, sono tutti nella coalizione guidata dal dipietrista Costantini. Uno che non a caso di sé dice: "Quando ho cominciato a fare politica negli anni Novanta ero un popolare prodiano. Oggi mi definisco un moderato incazzato". Un passaggio dettato dalla disperazione (una disfatta del Pd in Abruzzo avrebbe avuto conseguenze drammatiche sulla leadership di Walter Veltroni a Roma), ma non indolore. Per molti notabili passare da Del Turco a Di Pietro è un boccone indigeribile. Anche perché l'ex pm ha chiesto che non ci fosse nessun inquisito nelle liste del Pd, "altrimenti vado da solo". Non facile accontentarlo, dato che il primo a essere sotto inchiesta è il segretario regionale del Pd Luciano D'Alfonso, sindaco di Pescara. A rimetterci il posto in lista è anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 6 stato l'assessore il monte Sirente regionale ai Trasporti Donato Di Matteo, ex sindaco di Roccamorice, uomo chiave del Pci e dei Ds in regione, coinvolto nell'inchiesta per l'inquinamento dell'acqua dei pozzi di Bussi. Un signore delle tessere, un mister 13 mila preferenze in grado di determinare la fortuna elettorale del Pd. Per convincerlo a fare il passo indietro si è mosso Veltroni in persona, con un vertice romano. Trattativa difficile, la proposta di una candidatura con una lettera di dimissioni in bianco in caso di rinvio a giudizio è stata considerata una provocazione da Di Pietro. Alla fine, anche in questo caso, l'ha avuta vinta Italia dei Valori. Scatenando il malumore nel Pd, in Abruzzo e a Roma. "È stata una resa incondizionata a un diktat sulle nostre liste", si infuria il senatore Nicola Latorre, plenipotenziario della corrente dalemiana, la più ostile al patto con Di Pietro. "Come se noi non fossimo abbastanza responsabili nello scegliere persone di assoluta moralità come l'assessore Di Matteo. Noi lezioni di moralità non ne accettiamo da nessuno, meno che mai da Di Pietro". "Il metodo con cui Di Pietro ha imposto Costantini è stato brusco, ma non potevamo fare altro", sospira il big della politica abruzzese arrivato al vertice delle istituzioni, l'ex presidente del Senato Franco Marini: "Avevo molte perplessità, mi sono convinto perché andare separati per il Pd sarebbe stato un disastro. I nostri elettori sarebbero rimasti a casa". Una volta presa la decisione, Marini è il primo a metterci la faccia per sostenerla. Anche se l'apertura della campagna elettorale all'Aquila per il vecchio Franco, difensore mai pentito della casta dei politici, deve essere stata una sofferenza terribile. "Se vinciamo, il nostro primo atto sarà eliminare le pensioni per i consiglieri regionali", attacca Costantini: "Ho offerto un posto in lista ai Meetup di Beppe Grillo, hanno detto di no, ma lavoreremo insieme", annuncia. Marini resta impassibile. Ma quando tocca a lui parlare, prende le distanze dall'anti-politica. E su Del Turco va controcorrente: "Sono garantista, la magistratura faccia il suo lavoro, ma è solo un imputato, non un condannato". L'ex presidente, rifugiato con obbligo di dimora nella casa romana di via del Babuino, dopo aver sbandierato che per lui dover risiedere nella villetta di Collelongo era la più bella condanna che gli potesse capitare, è il fantasma della campagna elettorale. In buona compagnia, in verità: anche il candidato del centrodestra Gianni Chiodi, ex sindaco di Teramo, è sotto inchiesta per la frana di una discarica, l'udienza preliminare è prevista per il 27 novembre, tre giorni prima del voto. La sanità e l'ambiente, il business degli ospedali pubblici (21, uno dei miracoli di San Remo Gaspari, l'eterno ministro durante l'era democristiana) e delle cliniche private, e la qualità dell'acqua, della terra, dell'aria, sono le due questioni centrali e anche la grande mangiatoia dell'intera politica abruzzese. Scandali, inchieste, movimenti di protesta. Come il fronte trasversale, da destra a sinistra, che si oppone alla costruzione del Centro Oli di Ortona, progetto dell'Eni per trivellazioni petrolifere in una zona di eccellenza agro-alimentare, rinomata per il Montepulciano, sostenuto da Del Turco, dalla Confindustria e da un bel pezzo di Forza Italia schierata contro An. (segue a pagina 8) il giornale italiano FARSA ITALIA Valerio Agostinone Gambe Corte La sapete l’ultima? Giorni fa il Berlusca ha affermato testualmente: “È una vera disinformazione sostenere che io dico una cosa e poi cambio oponione... È un falso assoluto dire che io ho parlato di polizia nelle scuole, ed è un falso ancora più indegno dire che io faccio marcia indietro. Dal 1994 non ho mai cambiato idea”. E infatti insiste ancora ad accusare la stampa e la RAI di diffondere “menzogne incredibili” sul suo conto e assurdi motivi di ansia fra la gente. A questo punto, secondo me, c’è il rischio che interevenga Brunetta a licenziare i vari interpreti autorizzati dal Cavaliere che, mentre ogni giorno fanno finta di doversi spremere il cervello per fornire una qualche versione riveduta e corretta di ciò che il loro capo nega di aver mai detto, in realtà sono dei veri perdigiorno stipendiati a uffa. Eppure, se sapeste che fatica gli tocca fare appena il Berlusca ne tira fuori una delle sue, per inventare qualcosa che serva a salvargli la faccia. Per esempio, vi sembra facile spiegare che, con le “dettagliate istruzioni” da lui pubblicamente annunciate al Ministero dell’Interno per un deciso intervento delle Forze dell’Ordine contro gli occupanti delle scuole, il Cavaliere in effetti intendeva invitarlo a compiere un gesto per tentare di riportare “forse dell’ordine” nei luoghi di studio?. Vorrei vedere chiunque altro a dover mettere ogni giorno vistose e ridicole “pezze” alle uscite di uno che le spara in continuazione. Perché bisogna essere dotati di un innata e non comune abilità per poter esercitare l’arte di raccapezzarsi fra tante pezze. Non per nulla è stato nominato nuovo portavoce di Forza Italia e portacoda del Berlusca uno che si chiama Capezzone. Rièccolo Tò, guarda chi si rivede. Spuntando da chissà quale maleodorante caverna, ha fatto la sua sgradevole ricomparsa l’ex-Gran Maestro della ex-Loggia P2, cioè nientemeno che il Venerabile Licio Gelli dal losco passato di galeotto, golpista e depistatore. Tanto per cominciare, per ricordarsi al pubblico e per dissipare qualsiasi equivoco, ha confermato che è nato sotto il fascismo, è fascista e morirà fascista. Dopo di che, si è premurato di annunciare che presto anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 7 comparirà in una serie di trasmissioni televisive ospite di una TV privata. Un autentico regalo. Nell’attesa, ha fatto conoscere alcune sue considerazioni politiche di indiscusso pregio, come quella che si fida esclusivamente di Berlusconi, ex-piduista e, secondo lui, dotato della tempra di un grande uomo, unico capace di far avanzare (magari con l’ausilio di Dell’Utri, “bravissima persona”) il grande Piano di Rinascita democratica che lui (Gelli) da lungo tempo auspica. Come no. Insomma, la buffonesca sceneggiata della destra, per la quale il passato non passa mai, ci terrà allegri ancora per un pò. Intanto il PdL ha fatto capire che l’appoggio di Gelli al governo non è stato (bontà sua) sollecitato. Ma tanto meno respinto. Per ora il Berlusca evita prudentemente di esprimersi. Non si sa mai: alle volte un Venerabile ben disposto può anche far comodo. Pensierini irriguardosi ----- Secondo il Sottosegretario all’Interno Nitto Palma, i tafferugli studenteschi di Piazza Navona a Roma sono stati provocati da estremisti di sinistra che hanno lanciato contro i loro avversari di destra i primi oggetti (sedie e tavolini dei bar) che gli sono capitati sottomano. Al che gli altri hanno dovuto ricorrere ai manganelli decorati di striscie tricolori che distrattamente avevano portato con sé uscendo di casa, e che per pura causalità si trovavano opportunatamente sistemati nel loro camioncino. Tuttavia il Sottosegretario ha potuto assicurare i parlamentari che i poliziotti presenti hanno osservato lo spettacolo col più vivo interesse. ----- Il titolo di un giornale diceva: “Referendum per cancellare la Gelmini”. È chiaro che si trattava della legge, in quanto Mariastella non si può certo cancellare. Al più, se le cose vanno male, corre il rischio di vedersi messa al cancello della villa di Arcore. Pare anche che un cartello dei manifestanti contro di lei recasse la scritta: “Gelmini, se ami tanto i tagli vai a fare la parrucchiera”. Io non mi fiderei: fà che poi un giorno le salta in testa di mettere i bigudini a Berlusconi. ----- Da qualche tempo, secondo le statistiche, i consumi degli italiani vanno notevolmente diminuendo a causa della crisi. Fra i prodotti non alimentari, le calzature e gli articoli da viaggio sono quelli le cui vendite hanno segnato il più forte calo (7,5%). Qui mi sa che la Confcommercio ha fornito dati poco attendibili e non in armonia con la tendenza generale. Infatti, almeno io non riesco a spiegarmi come si arrivi a registrare un andamento negativo delle vendite di calzature e di articoli da viaggio proprio nel momento in cui tanta gente viene mandata a spasso. Và a fidarti dei numeri. ----- Una volta, in tempi tristemente bui, ci fu quel tale che minacciò di fare “di quest’aula sorda e grigia” (di Montecitorio) un bivacco per i suoi manipoli. Adesso, a quanto pare, ce ne sarebbe un altro che, in tempi secondo lui più mondani e spensierati, aspirerebbe magari a fare di un’aula verde e azzurra il gradevole ritrovo dei suoi ligi caudatari (e, perché no?, di qualche leggiadra velina). ----- Sembra che, di fronte all’ordine del Cavaliere di mandare i polizziotti nelle scuole, il Ministro Maroni abbia mormorato in sostanza un incastico “chìssene”. Deve trattarrsi di una versione soft del grillesco “vaffa”, recentemente sfoggiata dal Berlusca in persona all’indirizzo del Partito Democratico. Non c’è che dire: malgrado la crisi finanziaria, il lessico politico-istituzionale berlusconesco (almeno lui) si arricchisce allegramente di giorno in giorno e si fregia di epiteti come “imbecilli”, “appecoronati” e “coglioni” bellamente lanciati agli oppositori. Una finezza. Complimenti. Cavaliere mezza tacca È ben noto che Berlusconi, nella sua sprovveduta disinvoltura, è incapace di rendersi conto di quale danno alla dignità della sua carica e quale offesa al prestigio del Paese arrechino i gesti inconsulti e le inqualificabili parole che spesso si compiace di offrire alla pubblica attenzione. (segue a pagina 8) il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 8 FARSA ITALIA (segue da pagina 7) « Pochi ma buoni » Come sempre, anche questa volta, non potendo negare (come spesso fa) l’evidenza del fatto, e di fronte all’universale stupore e allo sconcerto suscitati dal suo quantomeno imbarazzante commento riguardante il Presidente-eletto degli Stati Uniti, ha inizialmente cercato di reagire pretendendo di ridurre tutto a un semplice motto di spirito, per poi aggredire con la sua consueta e arrogante strafottenza i tanti “imbecilli” che non sanno debitamente apprezzare il suo pesante umorismo. Di fronte a tale desolante spettacolo, indegno di chiunque si pretenda uno statista, vari tirapiedi di complemento si sono mobilitati a sostegno del loro capo con sottili disquisizioni sulla straordinaria pregnanza delle sue parole. Uno a persino affermato che si è trattato di una simpatica battuta. Altri hanno rilevato con compiacimento l’inopinata pretesa di Berlusconi di offrire a Obama i suoi preziosi consigli. Come si sa, infatti, il Presidente-eletto è in ansiosa attesa di apprendere da un insigne uomo di stato del calibro di Berlusconi cosa debba fare per affrontare con successo le grandi sfide planetarie che lo attendono. E forse in particolare, di essere aiutato da un prestigioso esperto della materia a comprendere quale sia la differenza fra un volto abbronzato e una faccia di bronzo. Ma è inutile. All’improntitudine e petulanza di un Berlusconi non vi è rimedio, tranne quello di rimandarlo al più presto a fare il suo mestiere di notorio affarista. Nell’attesa, prepariamoci a sopportare le sue estemporanee e ridicole “gaffes” a ripetizione. (segue da pagina 1) E’ vero che quando bisogna tagliare e ridurre le spese, è necessario il sacrificio di tutti, ma mi chiedo se è vero che tutti gli altri capitoli di spesa sono stati ridotti , sembra del 15%, perchè all’estero del 60% ? La verita’ è che al cav. Berlusca degli italiani all’estero non gli importa proprio niente. Sicuramente tutto questo è inaccettabile per noi italiani all’estero. Un grande passo indietro rispetto all’operato del governo Prodi. Oggi molte nazioni sostengono e assistono i propri connazionali in modi disparati e sempre al meglio delle possibilità. Il mondo globalizzato non può più basarsi sull'emigrazione di massa (quella che faceva sopravvivere l'economia del paese grazie alle rimesse degli emigranti), ma occorre pensare ai cittadini del mondo che si spostano, dando il loro contributo alla nazione ospitante, ma restando essenzialmente cittadini del loro Paese d’origine. Per questo occorre tutela ed aiuto per preservare e mantenere la loro memoria storica e la loro specificità culturale. Salvino Testa L’Ulivo rifiorito in Abruzzo (segue da pagina 6) Le rivalità personali tra i notabili di Forza Italia e An hanno quasi portato al suicidio, l'esclusione della lista dalla competizione elettorale. Mancavano alcune firme, quelle raccolte nella zona di Celano, guarda caso il feudo del senatore forzista Filippo Piccone, in corsa fino all'ultimo per candidarsi al posto di Chiodi, sostenuto dal presidente del Senato Renato Schifani. Per ricomporre un'unità di facciata è intervenuto il commissario spedito da Roma, il senatore Gaetano Quagliariello. E il 3 novembre, finalmente, la candidatura di Chiodi è stata lanciata con l'appoggio di tutti, Piccone in testa: a Roma, però. E già: l'Abruzzo è una partita nazionale anche per il Pdl, la prima occasione per Berlusconi per dimostrare che la popolarità del suo governo non è solo virtuale ma si trasforma in voti in carne e ossa. Il premier ha già invaso i paesini con il suo brand (il manifesto sei per tre con la scritta 'Rialzati Abruzzo!') e girerà in ogni provincia portandosi Chiodi sottobraccio. Un po' come fa Di Pietro con Costantini. Il Cavaliere contro Tonino, l'eterna sfida continua sotto il Gran Sasso, la partita abruzzese è tra loro due. Fuori i secondi. Quella scuola rotta e senza benzina, da rottamare (segue da pagia 4) Tagli che nella sostanza peggioreranno il livello dell’istruzione pubblica, lasciando intatte le potenzialità e il peso delle scuole private. La Gelmini, nella stessa intervista, dice che noi spendiamo per la scuola quanto spende la Germania, ma che la qualità del sistema scolastico italiano è peggiore. E questo è indubbiamente vero. Dunque? Dunque la logica direbbe: miglioriamo efficienza e qualità. Invece no: si taglia. E si usa una sofisticata, colta e suggestiva metafora automobilistica: «La scuola in Italia è come un motore rotto. È inutile aggiungere benzina, cioè soldi, se il motore è guasto». A parte il livello dell’esempio, non proprio degno di un ministro dell’Istruzione (la macchina rotta, il motore che non va, la benzina… non c’era metafora migliore?) ma se il motore è guasto ed è inutile aggiungere soldi, cosa si fa? Si cambia macchina e se ne compra una nuova. Invece cosa dice il ministro Gelmini? Dice: il motore è rotto e non si mette benzina. Ovvero: l’auto non si aggiusta e non si spendono soldi. Eccellente idea. Abbiamo una scuola da rottamare, questo è il sofisticato pensiero del ministro Gelmini su un tema cruciale come quello della scuola. Poi però possiamo consolarci: il ministro questi studenti li capisce, tutti sono stati studenti certo, tutti hanno avuto preoccupazioni per il futuro e, figuriamoci, tutti si sono sentiti a disagio. Poi alcuni diventano ministro, nonostante quel futuro fosse stato incerto, altri oggi sono costretti a tenersi la macchina, rotta, senza benzina, e senza soldi per aggiustarla. E meno male che sta dalla loro parte, da quella degli studenti, questo sì. Chi lo avrebbe mai detto? il giornale italiano URES Giovanni Verga - Ginevra anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 9 ENTE ITALIANO SOCIO-ASSISTENZIALE (E.I.S.A.) Incontro natalizio con gli anziani FESTA D’INVERNO Sabato 06 dicembre 2008 alle ore 20,00 presso la sala « Avanchets-Salève » rue François-Durafour 17, 1220 Les Avanchets. Tram 14-16. Parcheggio presso il centro commerciale di Balexert La serata sarà allietata da “Il duo di Casa Nostra” Menu della cena Penne al sugo Arrosto di vitello con contorno Panettone Al prezzo di 30.- CHF e 15.- per i bambini sotto i 12 anni Grande tombola con ricchi premi natalizi !! Le persone che desiderano prenotare la cena sono pregate di telefonare entro e non oltre giovedì 04 dicembre 2008 ai seguenti numeri: Angelo CATALANO (022 793 39 03 - 079 200 42 03), Salvino TESTA (022 735 09 50 - 076 441 64 34) Abbonatevi e sostenete il giornale italiano Esso riporta le notizie provenienti dall’Italia, dalla Svizzera e altrove, che interessano particolarmente gli italiani di Ginevra. Ogni mese il giornale italiano è recapitato per posta al vostro domicilio. Esce 10 volte all’anno. Per abbonarsi: il giornale italiano / CP 1025 / 1227 CAROUGE CCP 12-20992-3 Patronato A.C.L.I. al Servizio della Gente Rue de Carouge 53 / CH-1205 GINEVRA Tel. 022 7810932 - Fax 022 7810933 e-mail: [email protected] Orari di apertura: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì 09.30-11.30 / 13.00-16.30 venerdì: 09.00-11.30 / 13.00-16.00 Domenica 7 dicembre 2008 alle 14:30 L’Ente Italiano Socio-Assistenziale organizza, con la collaborazione del Volontariato Vincenziano, la tradizionale festa natalizia dedicata agli anziani che si terrà presso i locali del « Cercle de l’Espérance » rue de la Chapelle 8 – Genève Iscrizioni entro il 25 novembre 2008 presso i due Enti : Tel. 022 346 89 49 – 022 736 83 82 ♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Si cercano volontari per visite agli anziani Nelle case di riposo L’Associazione Calabrese di Ginevra Festeggia il Sabato 13 Dicembre 2008 alla Salle des Fêtes de Carouge - 37 rue Ancienne (tram 12 e 13) LA FESTA DI NATALE Vi aspettiamo numerosi per passare una bellissima serata insieme dalle 19,30 alle 02,00 *** Cena e serata danzante con il Gruppo *** I TOP 5 Menù: adulti 30.- Frs, bambini 10.- Frs ENTRATA LIBERA Per Informazioni e prenotazioni per la cena rivolgersi a: Silvio ISABELLA, tel. 022 320 15 87 o 079 611 24 62 Gino ISABELLA, tel. 022 733 93 61 CAIG (Coordinamento Associazioni Italiane Ginevra) Assemblea Generale Giovedi 4 dicembre 2008, ore 20.00 Missione Cattolica Italiana - 1207 Ginevra SEGRETERIA DEL C.A.I.G. (Coordinamento Associazioni Italiane Ginevra) Case postale 1025 / 1227 CAROUGE / Tel. 022 3434927 e-mail: [email protected] Segretario responsabile : Silvano COCCO Cassiere : Francesco CELIA Segreteria : Giovanni PAGGI Consigliere : Franco ANTONELLI il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 10 _â|z| c|ÜtÇwxÄÄÉ _x aÉäxÄÄx Il viaggio (5) Egli sorrise di quello sgomento e, invitandola ad alzarsi passandole con una intimità che finora non s'era mai permessa un braccio sotto il braccio, per sorreggerla, la condusse a vedere di là, su la coperta stessa, i lucidi possenti stantuffi d'acciajo che movevano quelle eliche. Ma ella, già turbata di quel contatto insolito, non poté resistere a quella vista e piú al fiato caldo, al tanfo grasso che vaporavano di là, e fu per mancare e reclinò e quasi appoggiò il capo su la spalla lui. Si contenne subito, quasi atterrita di quella voglia istintiva d'abbandono a cui stava per cedere. E di nuovo egli, con maggior premura, le chiese: - Ti senti male? Col capo, non trovando la voce, gli rispose di no. E andarono tutti e due, cosí a braccio, verso la poppa, a guardar lunga scia fervida fosforescente sul mare già divenuto nero sotto il cielo polverato di stelle, in cui il tubo enorme della ciminiera esalava con continuo sbocco il fumo denso e lento, quasi arroventato dal calore della macchina. Finché, a compir l'incanto, non sorse dal mare la luna; dapprima tra i vapori dell'orizzonte come una lugubre maschera di fuoco che spuntasse minacciosa a spiare in un silenzio spaventevole quei suoi dominii d'acqua; poi a mano a mano schiarendosi, restringendosi precisa nel suo niveo fulgore che allargò il mare in un argenteo pàlpito senza fine. E allora piú che mai Adriana sentí crescersi dentro l'angoscia e lo sgomento di quella delizia che la rapiva e la traeva irresistibilmente a nascondere, esausta, la faccia sul petto di lui. Fu a Napoli, in un attimo, nell'uscire da un caffè-concerto, ove avevano cenato e passato la sera. Solito egli, nei suoi viaggi annuali, a uscire di notte da quei ritrovi con una donna sotto il braccio, nel porgerlo ora a lei, colse all'improvviso sotto il gran cappello nero piumato il guizzo d'uno sguardo acceso, e subito, quasi senza volerlo, diede col braccio al braccio di lei una stretta rapida e forte contro il suo petto. Fu tutto. L'incendio divampò. Là, al bujo, nella vettura che li riconduceva all'albergo allacciati, con la bocca su la bocca insaziabilmente, si dissero tutto, in pochi momenti, tutto quello che egli or ora, in un attimo, in un lampo, al guizzo di quello sguardo aveva indovinato: tutta la vita di lei in tanti anni di silenzio e di martirio. Ella gli disse come sempre, sempre, senza volerlo, senza saperlo, lo avesse amato; e lui quanto da giovinetta la aveva desiderata, nel sogno di farla sua, cosí, sua! sua! Fu un delirio, una frenesia, a cui diedero una violenta lena instancabile la brama di ricompensarsi in quei pochi giorni sotto la condanna mortale di lei, di tutti quegli anni perduti di soffocato ardore e di nascosta febbre; il bisogno d'accecarsi, di perdersi, di non vedersi quali finora l'uno per l'altri erano stati per tanti anni, nelle composte apparenze oneste laggiú, nella cittaduzza dai rigidi costumi, per cui quel loro amore, le loro nozze domani sarebbero apparse come un inaudito sacrilegio. Che nozze? No! Perché lo avrebbe costretto a quell'atto quasi sacrilego per tutti? perché lo avrebbe legato a sé che aveva ormai tanto poco da vivere? No, no: l'amore, quell'amore frenetico e travolgente, in quel viaggio di pochi giorni; viaggio d'amore, senza ritorno; viaggio d'amore verso la morte. Non poteva piú ritornare laggiú, davanti ai figliuoli. Lo aveva ben presentito, partendo; lo sapeva che, passando il mare, sarebbe finita per lei. E ora, via, via, voleva andar via, piú sú, piú lontano, cosí in braccio a lui, cieca, fino alla morte. E cosí passarono per Roma, poi per Firenze, poi per Milano, quasi senza veder nulla. La morte, annidata in lei, con le sue trafitture, li fustigava, e fomentava l'ardore. - Niente! - diceva a ogni assalto, a ogni morso. - Niente... E porgeva la bocca, col pallore della morte sul volto. - Adriana, tu soffri... - No, niente! Che m'importa? L'ultimo giorno, a Milano, poco prima di partire per Venezia, si vide nello specchio, disfatta. E quando, dopo il viaggio notturno, le si aprí nel silenzio dell'alba la visione di sogno, superba e malinconica, della città emergente dalle acque, comprese che era giunta al suo destino; che lí il suo viaggio doveva aver fine. Volle tuttavia avere il suo giorno di Venezia. Fino alla sera, fino alla notte, per i canali silenziosi, in gondola. E tutta la notte rimase sveglia, con una strana impressione di quel giorno: un giorno di velluto. Il velluto della gondola? il velluto dell'ombra di certi canali? Chi sa! Il velluto della bara. Com'egli, la mattina seguente, scese dall'albergo per andare a impostare alcune lettere per la Sicilia, ella entrò nella camera di lui: scorse sul tavolino una busta lacerata; riconobbe i caratteri del maggiore dei suoi figliuoli: si portò quella busta alle labbra e la baciò disperatamente; poi entrò nella sua camera; trasse dalla borsa di cuojo la boccetta con la mistura dei veleni intatta; si buttò sul letto disfatto e la bevve d'un sorso. (FINE) Pallino e Mimì (1) Si chiamò prima Pallino perché, quando nacque, pareva una palla. Di tutta la figliata, che fu di sei, si salvò lui solo, grazie alle preghiere insistenti e alla tenera protezione dei ragazzi. Babbo Colombo, come non poteva andare a caccia, ch'era stata la sua passione, non voleva più neanche cani per casa, e tutti, tutti morti li voleva quei cuccioli là. Così pure fosse morta la Vespina loro madre, che gli ricordava le belle cacciate degli altri anni, quand'egli non soffriva ancora dei maledetti reumi, dell'artride, che - eccolo là - lo avevano torto come un uncino! A Chianciano, già il vento ci dava anche nei mesi caldi: certe libecciate che investivano e scotevan le case da schiantarle e portarsele via. Figurarsi d'inverno! E dunque tutti in cucina, stretti accovacciati da mane a sera nel canto del foco, sotto la cappa, senza cacciar fuori la punta del naso, neanche per andare a messa la domenica. Giusto, la Collegiata era lì dirimpetto a due passi. Quasi quasi la messa si poteva vederla dai vetri della finestra di cucina. Nelle altre camere della casa non ci s'andava se non per ficcarsi a letto, la sera di buon'ora. Ma babbo Colombo ci faceva anche di giorno una capatina di tanto in tanto, curvo, con le gambe fasciate, spasimando a ogni passo, per andar a vedere dal balcone della sala da pranzo tutta la Val di Chiana che si scopriva di là e il suo bel podere di Caggiolo. E Vespina, a farglielo apposta, gravida, così che poteva appena spiccicar le piote da terra, lo seguiva lemme lemme, per accrescergli il rimpianto della campagna lontana, il dispetto di vedersi ridotto in quello stato. Maledetta! E ora gli faceva i figliuoli, per giunta. Ma glielo avrebbe accomodati lui! Oh, senza farli penare, beninteso. Li avrebbe presi per la coda e là, avrebbe loro sbatacchiata la testa in una pietra. (segue) il giornale italiano anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 11 La ricetta del mese a cura di Fiorella CELIA-FOSSELLA Carciofi al prezzemolo Ingredienti per 4 persone: 8 carciofi piccoli, una cipolla bianca, una zucchina, 3 rametti di prezzemolo, un limone, 40 ml di olio di oliva, sale fino, 2 rametti di timo, una foglia di alloro. Preparazione: pelate ed affettate sottilmente la cipolla, spuntate e lavate la zucchina e tagliatela a fettine. Tagliate il limone a metà, spremetelo e filtrate il succo attraverso un colino a maglie fitte. Eliminate le foglie più dure ai carciofi, lasciate 4 cm di gambo, tagliate le punte delle foglie di circa un centimetro ed eliminate il fieno interno scavandolo con un coltellino. Pelate i fondi di carciofo ed i gambi e spruzzateli subito con metà succo di limone per evitare che anneriscano. Tuffateli in una bacinella di acqua acidulata con il succo di limone rimasto. Lavate e asciugate il prezzemolo, togliete le foglie e tritatele finemente. Scaldate l'olio d'oliva in una padella senza farlo fumare e rosolatevi le fettine di zucchina 5 minuti mescolando. Toglietele poi con un mestolo forato. Mettete la cipolla nella padella e rosolatela per 3 minuti; unite i carciofi mettendoli con i gambi rivolti verso l'alto. Aggiungete il timo e l'alloro ben puliti. Salate e pepate. Coprite i carciofi con acqua a filo. Mettete il coperchio e cuocete 15 minuti a fuoco medio. Togliete il coperchio, unite le zucchine e lasciate restringere il fondo di cottura 5 minuti a fuoco vivace. Trasferite i carciofi in un piatto da portata leggermente fondo. Irrorateli con il fondo di cottura e le zucchine. Spolverizzate con il prezzemolo e servite. Frittelle di mele Ingredienti per 4-6 persone: 600 gr. di mele, 150 gr. di farina, 2 uova, 2 bicchieri di vino bianco, 3 cucchiai di zucchero, 1 bustina di vaniglia, ½ limone, 1 cucchiaio d’olio d’oliva, olio per friggere. Per decorare, 50 gr. di zucchero a velo. Preparazione: mettete la farina in una terrina, la scorza grattugiata di un limone, la vaniglia, lo zucchero ed i tuorli (tenete da parte gli albumi). Mescolate con cura gli ingredienti e versatevi piano il vino fino a che avrete ottenuto una pastella liscia e vellutata, lasciatela riposare in luogo tiepido per 2 ore. Lavate, sbucciate le mele, tagliatele a dadini di 1 cm circa, mettetele su uno strofinaccio e comprimetele con le mani, in modo che si asciughino. Montate a neve ben ferma gli albumi in un’altra terrina. Versate la frutta spezzettata nella pastella ed incorporatevi gli albumi. Scaldate l’olio in una larga pastella, appena caldo versate la pastella creando delle ciambelle, aiutandovi con un cucchiaio. Sgocciolate le frittelle, aiutandovi con un cucchiaio forato, quando saranno dorate e croccanti e ponetele su un foglio di carta assorbente da cucina perché perdano l’eccesso di olio (occorreranno circa 15 min.). Disponetele su un piatto da portata, servite. Eventualmente potete spolverizzarle con zucchero a velo. "Mafia Spa", l'azienda italiana più redditizia Utile da 92 miliardi di euro pari al 6% del Pil italiano Milano (News ITALIA PRESS, 12.11.2008) - Ieri, giorno di conti trimestrali per la gran parte delle imprese italiane, e non solo, la Confesercenti ha pubblicato i dati sull'attività più redditizia e prolifica del Bel Paese: la mafia. "Mafia Spa", così la definisce l'associazione, raggiunge un utile - solo nel comparto commerciale - che arriva a 92 miliardi di euro (il 6% del Pil italiano). Ma gli affari dei boss non restano in Italia, la mafia ha esteso in maniera assai prolifica il suoi tentacoli anche all'estero. E i soldi passano così dalle mani dei lavoratori, piccoli imprenditori o liberi professionisti, in quelle dei mafiosi che si presentano a riscuotere il pizzo. Il bilancio non lascia adito a dubbi: 62,8 miliardi per traffici illeciti, 21,6 miliardi di entrate per le 'tasse mafiose', 18,5 miliardi di utili per ecomafie, 600 milioni arrivano dalla prostituzione e 750 milioni di proventi finanziari. Poi, ovviamente, ci sono delle uscite, come ogni grande azienda che si rispetti, e finiscono in stipendi per boss e affiliati, corruzione, indennizzi, buste paga, sussidio latitante, logistica, armi e spese legali. (ndr. Nel leggere la nota dell’Agenzia, viene naturale una domanda: come fa la Confesercenti a quantificare l’utile di “Mafia Spa”??) Ente Italiano Socio-Assistenziale rue de l’Athénée 26 1206 GINEVRA tel. e fax 022 / 3468949 [email protected] orario di apertura: martedì giovedì e venerdì, dalle ore 09.00 alle 11.00 Consolato Generale d’Italia Rue Chs. Galland 14 / 1206 GINEVRA Tel. 022 / 8396744 - Fax 022 / 8396745 www.consginevra.esteri.it Orario di apertura martedì e giovedì: 14.30-17.30 mercoledì e venerdì: 09.00-12.30 sabato: 09.00-12.30 (martedì e sabato, uff. visti chiuso) Com.It.Es. Rue de l’Athénée 26 1206 GINEVRA Tel. e fax 022 / 3469913 [email protected] http://www.comites-ginevra.ch il giornale italiano Turisti per caso di Marco Lillo Un esercito di dipendenti. Sedi all'estero. Le spese facili dell'Enit. Mentre il settore è in piena crisi. Le due Mercedes sono parcheggiate sotto la sede dell'Enit di via Marghera, a Roma. L'agenzia pubblica del turismo che dovrebbe promuovere l'Italia preferisce le berline tedesche alle nostrane Alfa e ha stanziato 130 mila euro per noleggiare queste Classe E fiammanti con tanto di conducente pronto a servire con priorità il presidente Matteo Marzotto e il direttore generale Eugenio Magnani. L'ultimo lusso di un periodo pieno di spese discutibili: 600 mila euro per la fiera religiosa del Vaticano, 197 mila euro per le Olimpiadi di Pechino e 230 mila per l'imperdibile rivista dell'Enit. Per non parlare di altre quisquilie come un pranzo da 850 euro offerto dal direttore Magnani a otto dirigenti e spesato per errore come incontro con i tour operator. E poi ancora vini e piccoli regali pagati con il fondo 'pubbliche relazioni'. A via Marghera si largheggia mentre il turismo vive la sua crisi più nera: il Paese è precipitato in pochi anni dal terzo all'ottavo posto. Le immagini della Campania coperta dai rifiuti hanno lasciato il segno e il Sud registra un calo del 17 per cento. Una Caporetto. Qualsiasi paese avrebbe reagito con una valanga di spot all'estero, ma l'Enit - che pure costa 50 milioni di euro all'anno - non è riuscita a predisporre una degna controffensiva. A tal fine, a febbraio era partita una gara da 10,7 milioni, ma non è mai approdata per cavilli, ricorsi e stop burocratici. Il Tar si esprimerà il 20 novembre e molti scommettono che l'appalto alla fine andrà all'agenzia Publicis, che ha già vinto la campagna 2007 da 8 milioni, prorogata senza gara dal direttore generale anno 14, n. 135 - novembre 2008 - pagina 12 Eugenio Magnani (per altri 250 mila euro). Ad aprile il consiglio si era riunito addirittura a Napoli, annunciando "il grande rilancio". Non se ne è saputo più nulla. In compenso due mesi prima a Roma il cda ha deliberato un aumento del 70 per cento dello stipendio di Magnani fino a 190 mila euro (compreso il premio di produzione) e ha varato un aumento di capitale da 89 mila euro per la controllata Promuovi Italia, guidata dal vicepresidente Enit, Enrico Paolini, che è anche vicepresidente della giunta abruzzese e che ha annunciato nel 2007 di voler usare i fondi di Promuovitalia per portare il turismo americano a Pescara. Il cda si riunisce ancora il 23 luglio, con gli alberghi italiani sempre più vuoti e l'emergenza rifiuti che imperversa, ma la testa è lontana, alle Olimpiadi. In tutta fretta Enit affida senza gara all'agenzia Assist dell'amico di Marzotto, Gianni Prandi, un appalto da 300 mila euro (poi ridotti a 197 mila) per la partecipazione a Casa Italia, il villaggio del Coni a Pechino. Nel pacchetto sono previsti viaggi per i dirigenti, stand, meeting con gli operatori e spot in tv. Ad agosto volano in business Marzotto (appena nominato) e Magnani più due suoi impiegati. Le spese non sono finite: il 31 luglio, nonostante l'Opera romana pellegrinaggi, guidata da Camillo Ruini, sia un ente florido ed esentasse, l'Enit delibera 500 mila euro più Iva per partecipare alla sua fiera del turismo religioso. Più altri 100 mila per la partecipazione ad Aurea, altra fiera che parte il 20 novembre a Foggia sotto Campo dei Miracoli a Pisa la benedizione di Padre Pio e del consigliere pugliese Enit, Massimo Ostilio. Per il rilancio del turismo resta poco. I 50 milioni del finanziamento pubblico se ne vanno in gran parte per i 250 dipendenti, metà in sede e metà all'estero (costano 16 milioni) per non parlare della rete estera (una dozzina di sedi più otto osservatori) e del cda con 16 consiglieri (il sottosegretario Brambilla vuole ridurli a nove). Le delibere spendaccione risalgono a prima della nomina di Marzotto, che però talvolta ne ha usufruito e le difende. Il rampollo della dinastia tessile, fama di seduttore ed ex presidente di Valentino, per ora ha avanzato una richiesta morigerata: 90 euro per l'abbonamento a un sito Internet che - nel suo genere - è il numero uno. Non Usa Today, ma Dagospia. (L’espresso,10 novembre 2008) il giornale italiano Giornale del CAIG GARAGE OFFREDA Mécanicien diplômé depuis 1965 au service de l’automobile vidange (huile Castrol) et test antipollution rapides mécanique toutes marques - pneus et batteries discount Av. de Châtelaine 65 - 1219 Châtelaine / Tél. 022 734 44 Coordinamento Associazioni Italiane di Ginevra case postale 1025 / CH-1227 CAROUGE CCP 12-20992-3 telefono: +41 22 3434927 fax: +41 22 3454016 e-mail: [email protected] Direttore: Silvano Cocco Capo edizione: Giovanni Paggi Amministratore: Francesco Celia Imprimerie du Lion