Storie di vita cambiate dalla guerra
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Storie di vita cambiate dalla guerra
21 N. 16 - Aprile 2007 Storie di vita cambiate dalla guerra a signora Carla Molinari mi accoglie con grande affabilità nella sua casa, a Cocquio Sant’Andrea, e mi invita ad accomodarmi in cucina. Ne sono felice. L’ambiente familiare della cucina cancella quel residuo di imbarazzo rimasto dopo aver conosciuto l’amabilità della mia ospite. Dalla finestra aperta un insolito sole di fine febbraio illumina e scalda l’ambiente come se fosse giugno. Mentre prepara il tè, la signora Carla mi racconta di sè , di quella parte della sua vita trascorsa in Francia di cui rimane traccia nel suo parlare con le vocali nasali e la erre uvulare. Aveva un anno quando con i suoi genitori va a vivere a Saint Cyr sur Mer, una cittadina della Costa Azzurra. Suo padre Angelo era partito per la Francia alla fine della prima guerra mondiale. Aveva una piccola impresa edile che gli consentiva di vivere agiatamente. Con un sentimento misto di orgoglio e di nostalgia, mi mostra alcune cartoline ricevute di recente da sue amiche d’infanzia, compagne di scuola, alle quali è ancora legata da affetto. Parla in particolare di Ivette con cui si sente qualche volta per telefono. Nella prima cartolina al centro del paese, all’ombra dei platani, c’è la Statua della Libertà, opera dello scultore Bartholdi; è una copia esatta, ma in Carla Molinari con il papà Angelo dimensioni ridotte di quella che c’è a a Saint Cyr sur Mer. New York; nella seconda la bella spiaggia di Lecques che si affaccia su le Golfe d’Amour. La Signora Carla ricorda che era una spiaggia splendida quando lei era bambina, c’erano tutte le dune con gli arbusti. Adesso è piatta. All’inizio della seconda guerra mondiale, i tedeschi, che avevano occupato la Francia, avevano fortificato la spiaggia, cancellando irrimediabilmente questo aspetto caratteristico del paesaggio. “Era molto più bella prima” – ripete con rammarico. La sua è stata un’infanzia felice: la scuola, le amiche, le passeggiate in bicicletta e, anche se ha vissuto a Saint Cyr sur mer solo una piccola parte della sua vita, nel suo cuore quello è ancora il suo paese. I Francesi erano ospitali e i rapporti con gli italiani erano buoni. Poi è arrivata la guerra. Quando il 21 Giugno 1940, confidando nella sconfitta ormai totale della Francia, Mussolini ordina alle divisioni presenti in Piemonte e Liguria di attaccare la Costa Azzurra con l’obiettivo di occupare il territorio francese sino a Nizza, si crea una situazione imbarazzante per i tanti italiani che lì lavorano da anni e sono ben inseriti nel contesto sociale. La signora Carla racconta: ”Bussano alla porta di casa: – Aprite! Polizia! Aprite! I miei genitori hanno aperto ed hanno portato via il mio papà. Papà è stato fatto prigioniero dai francesi. Mio padre è stato prigioniero per un mese o un mese e mezzo, poi l’hanno lasciato andare. E’ stato davvero un momento molto difficile. Quell’esperienza ha turbato molto i miei genitori che hanno cominciato a valutare l’opportunità di tornare in Italia. E’ stata una decisione sofferta. Non sapevano come affrontarla. Mio padre è andato da un prete per consigliarsi, è andato al consolato, ma nessuno sapeva dirgli se per lui fosse meglio rimanere o rientrare in Italia. Tanti italiani che conoscevamo sono rimasti, hanno firmato chiedendo di restare. Mio padre infine ha deciso di tornare in Italia. Il motivo del suo arresto non è mai stato chiarito. Sa….. lavorava per conto suo …. magari per gelosia … un concorrente ….. ce l’avevano un po’ su con gli italiani, loro sono molto patrioti. Si diceva che l’Italia aveva pugnalato alle spalle la Francia. Il clima non era certo sereno.” E’ quasi diciottenne la signora Carla quando, dopo la guerra, i suoi genitori ritornano in Francia. Essi scelgono di trasferirsi nel nord-est a Saint Dié des Vosges fra Nancy e Strasburgo dove il padre riprende la sua attività di muratore, ma non più in proprio. L’adolescente Carla rimpiange però il bel clima della Costa Azzurra specialmente quando il freddo vento del nord soffia impetuoso e lo rimpiange anche adesso che vive nella sua bella casa di Cocquio dove abita da quando il padre sessantenne, ormai in pensione, volle tornare a vivere. La guerra ha fortemente segnato anche la vita della Signora Angelina. Tutti conoscono l’Angelina del Cerro: riservatezza e cordialità ed una filosofia di vita che si può riassumere in poche parole “vedi sempre il bicchiere mezzo pieno e abbi fiducia fermamente in Dio” unite a un carattere forte e combattivo. I suoi genitori l’hanLa signora Angelina. no portata in Francia nel 1923, quando aveva circa due L L’angolo della Poesia Sergio Saroni - litografia. anni. Allora i genitori, se potevano, cercavano di far nascere i bambini in Italia per via della cittadinanza, anche se da anni lavoravano in Francia. Caterina De Maddalena e Luigi Veniani vivevano in un paesino dell’Alsazia – Lorena, Aienge, ed è li che la giovane Angelina ha frequentato la scuola e a 15 anni è andata a lavorare al bar di un supermercato. “Lì venivano a mangiare gli operai alla fine del turno di lavoro ed io invece di dare gli avanzi ai cani o ai gatti dividevo fra loro quello che rimaneva nelle pentole e loro erano contenti perché avevano fame. Ci si aiutava fra noi italiani. C’era molta solidarietà. In paese c’era una bella chiesetta dove c’era un prete italiano e noi andavamo lì; noi non andavamo in parrocchia dai francesi, la domenica andavamo a Messa lì ed è lì che mi sono sposata quando avevo 18 anni. Mio marito faceva il falegname e dopo il matrimonio mi ha tenuta a casa. Stavamo bene lì ….. se non ci fosse stata la guerra non sarei tornata in Italia! La guerra ha sconvolto la nostra vita. Siamo salvi per miracolo. Durante i bombardamenti, quando si sentiva l’allarme, ci rifugiavamo nelle miniere, ce n’erano una di carbone e una di ferro. Nel 39 è nato il mio primo figlio, Luigi. Siccome c’era la guerra, per proteggere i bambini appena nati i francesi li portavano all’interno verso il centro della Francia. Mia mamma era molto preoccupata, mi diceva “Sarà ancora il nostro quello che poi ci daranno indietro?” Allora ha deciso di portarlo in Italia ed è partita con mia sorella. Luigi aveva appena 50 giorni. Io sono rimasta là con mio marito. I tedeschi erano molto duri, avevamo tanta paura: un giorno sono andata con un gruppo di persone sopra una collina e ho visto con i miei occhi i poveri resti di donne torturate. Nel 43 una notte sono venuti in paese e ci hanno portati via sui camion. Io ero con altre donne e ci hanno portate a Innsbruck. L’edificio non era una vera e propria prigione. Noi ci guardavamo in giro con attenzione per vedere se c’era la possibilità di scappare. C’è voluto molto coraggio, ma di notte siamo riuscite a scappare. Con altre donne sono riuscita a raggiungere la stazione, parlavo un po’ di tedesco e in quell’occasione mi è servito, così sono riuscita ad arrivare a Metz e da lì al mio paese, a casa. Io ero molto spaventata, avevo paura che i tedeschi venissero ad arrestarmi così mi sono rivolta al signor Besozzi. Lui era di Gavirate, i suoi genitori abitavano in Armino. Aveva ad Aienge un’impresa edile. Lui mi ha salvata dai tedeschi, mi ha procurato un documento e con quello sono riuscita a rimanere in Francia Era un uomo che ha fatto tanto bene. Lui è sepolto a Gavirate nella tomba di famiglia e io quando vado al cimitero dico sempre una preghiera sulla sua tomba. Se sono ancora viva lo devo a lui.” Nuccia Cassarà Gian Paolo Novali SCAVI E DEMOLIZIONI ROCCIA Cocquio Trevisago (Va) Via Mulini, 21 Tel. e Fax 0332.701259 A CURA DI SILVIA MAGNANI ECOSPURGHI s.n.c. Via Pradaccio, 23 Tel/Fax: 0332.666655 Laveno Mombello (VA) e-mail: [email protected]