La pirateria: tra legalità e illegalità
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La pirateria: tra legalità e illegalità
TESINA DRAMMATURGIA DIGITALE La pirateria: tra legalità e illegalità Un’analisi sociale, economica e culturale “In questo preciso istante, attorno a te, nel tuo quartiere, nella tua citta` e in ogni angolo del pianeta, milioni di fuorilegge cospirano nell’ombra per unirsi alla piu` grande banda di pirati della storia dell’ umanita`: sono i pirati di musica, video e software, che condividono in rete miliardi di file, in ogni secondo di ogni giorno di ogni mese dell’anno, e trasformano internet nel piu` grande strumento di condivisione della conoscenza che l’uomo abbia mai avuto a disposizione. Questo grande laboratorio culturale non dorme mai, e quando i pirati di New York chiudono gli occhi davanti allo schermo a notte fonda, quelli di Tokyo sono gia` pronti a sostituirli davanti al sole del nuovo giorno.” (Carlo Gubitosa, “Italian Crackdown”,2005) Così iniziava negli anni novanta quella che è oggi una realtà ordinaria. Ogni giorno, ogni istante, un film, un brano musicale, un software o delle immagini sono soggette a violazione di diritti d’autore da parte di comuni utenti del web. Questo è il fenomeno della pirateria informatica allargata, il nemico più difficile da controllare per le major e le multinazionali dell’industria dell’intrattenimento. Paradossalmente, però, questo fenomeno ha portato anche dei grossi vantaggi a queste stesse industrie, rendendo fruibile l’offerta a tutto il globo computerizzato. CHI SONO I PIRATI? Molto spesso l’Hacker il termine pirateria è associato a una figura: In origine indicava un fanatico dei computer. Con l’avvento di Internet il termine hacker viene usato per indicare chi si introduce di nascosto nei pc altrui per spiare o manomettere dati e programmi. Ma in realtà l’hacker è una persona che mette a disposizione le proprie conoscenze informatiche per creare programmi gratuiti utilizzabili da chiunque. Il Cracker è al contrario chi abusa delle proprie abilità per compiere atti illegali e dannosi per gli utenti. Di fatto esistono varietà di hacker, ognuno con finalità differenti. Il criminologo Strano ha individuato 6 tipologie di hacker: 1. Hacker tradizionale: è colui che si introduce nei pc altrui soprattutto per vezzo o per gioco e per dimostrare a sé e agli altri la propria bravura nel campo informatico 2. Hacker distruttivo vandalico: che sparge virus via Internet che comportano una corruzione dei dati o una loro cancellazione o il blocco del sistema operativo;lo fa per comunicare la sua rabbia verso la società e il sistema; 3. Hacker distruttivo professionista: effettua un danneggiamento programmato su commissione e retribuito; 4. Hacker spia: che compie furti di informazioni su commissione; 5. Hacker antagonista: progetta e applica alcune tattiche di sabotaggio elettronico (virus – tecniche di cracking) per fini ideologici; 6. Hacker terrorista: volto ad individuare obiettivi nevralgici all’interno del circuito della comunicazione istituzionale col fine di provocare allarme e panico sociale. Tra le attività principali degli Hacker troviamo: l’OMOGRAFIA: consiste nel registrare un dominio apparentemente identico ad uno già esistente. In alcuni casi può essere illegale; il DEFACEMENT: consiste nella modifica della homepage di un sito web, effettuata ottenendo un accesso illegale al server che lo ospita. Questo tipo di azione mina la credibilità del sito colpito, e ha il fine di opporsi al fatto che i principali portali di Internet siano gestiti da privati; la PIRATERIA INFORMATICA: è la copia e la ridistribuzione illegale di software proprietari, protetti da licenza d’uso. In larga parte il fenomeno della pirateria è ascrivibile al mondo della criminalità organizzata e riguarda anche il campo delle produzioni discografiche e l’home video. Esistono dei software creati appositamente per scaricare gratuitamente canzoni, film e programmi vari. Non tutte le attività degli hacker sono illegali. Il NETSTRIKE ad esempio, consiste nell’intasare un server attraverso un gruppo numeroso di utenti che si collegano contemporaneamente ad un sito stabilito;una specie di virtual sit-in ,un gesto simbolico per manifestare un disagio sociale e politico. Ed è una pratica legale. O ancora , il SOFTWARE LIBERO è un software distribuito con una licenza e deve rispettare 4 libertà: • libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo, senza vincoli sul suo utilizzo; • libertà di adattarlo e personalizzarlo alle proprie esigenze; • libertà di ridistribuire copie del programma; • libertà di migliorare il programma e di distribuirne i miglioramenti. Da ciò si evince come l’hacker ha una propria etica o “netica”, che si fonda su valori quali, la libertà, la passione, l’apertura, la responsabilità e la creatività. Un’ Hacker è per certi versi un artista dell’era digitale. Attraverso codici prestabiliti e studiati, riesce ad andare oltre questi stessi codici, trovando una regola per applicare le regole. Così come facevano i romanzieri dell’ottocento, vogliono realizzare la loro passione insieme agli altri, e creare qualcosa di valore per la comunità ed essere perciò riconosciuti dai loro pari. E permettono che i risultati della loro creatività vengano usati, sviluppati e testati da chiunque in modo tale che tutti possano imparare dagli altri. Il Pirata è invece una figura per certi versi ambigua. Egli è considerato dalla legge un criminale a tutti gli effetti, parte attiva della computer crime. La COMPUTER CRIME riguarda qualsiasi fatto o atto illecito contrario alle norme penali, nel quale il computer sia stato oggetto o strumento di danno. Negli ultimi anni si è assistito a un allarmante incremento della criminalità informatica che sfrutta le possibilità di mimetizzazione e di elusione della cattura che il mezzo informatico offre. Molti criminali informatici non hanno la percezione sociale del crimine, cioè non considerano reato ciò che è ritenuto tale dalle norme penali o civili, e percepiscono le loro azioni come impersonali, ossia che non producono danni economici diretti e non causano danni evidenti alla collettività. COSA ACCADE NELL’INDUSTRIA (CINEMATOGRAFICA)? Questo accade quotidianamente per quanto riguarda l’industria dell’intrattenimento. In questo contesto si potrebbero distinguere due categorie di pirata: • il pirata-hacker; • il pirata non hacker; Il pirata-Hacker commette i crimini informatici nelle aziende si possono classificare in due categorie: • La criminalità intraziendale: sono quelle attività illecite compiute dai dipendenti e dirigenti di una azienda ai danni dell’azienda stessa, come l’impiego dei computer per finalità personali (furto del tempo macchina) per l’uso di videogame o l’invio di e-mail private;furti o frodi ai danni dell’azienda da parte dei cittadini; danneggiamenti dolosi dei sistemi e furto d’informazioni. • La criminalità interaziendale: sono quelle azioni illegali, organizzate e pianificate, contro aziende rivali, come ad esempio l’acquisizione tramite intrusione telematica di informazioni riservate (furto di segreti commerciali), o il sabotaggio di sistemi informatici della concorrenza. Il fenomeno è ben più antico di quanto si possa immaginare. Ad esempio, l’industria cinematografica hollywoodiana degli anni ’30, sotto il regime dello studio system, doveva affrontare le case di produzione indipendenti, le quali distribuivano i loro prodotti anche senza il permesso della MPPDA (Motion picture producer and distribution of America). La pirateria più simile a come noi oggi la conosciamo nacque però, nell’era dell’home video, cioè negli anni 80’, con l’avvento della videocassetta. Le major introdussero successivamente il DVD proprio per evitare la distribuzione di copie illegali (pirateria fisica), ma la pirateria non si fermò. Il Blu-ray e il ritorno delle sale 3D si sono dimostrati come dei tentativi fallimentari, volti a riportare il pubblico al cinema e a comprare legalmente i film, puntando sull’alta definizione. In precedenza le major cercarono di codificare i DVD e i vari prodotti per regione; nonostante ciò, i codici venivano crackati facilmente. Su un altro fronte la Motion Picture Association (MPA) lanciò, nel 2005, una campagna internazionale che invitava i consumatori a non diventare ladri di film. Tuttavia, quando oggi vediamo che su internet compaiono copie perfette di film pochi giorni dopo l’uscita in sala o anche prima, si evince che quasi sicuramente le copie provengano dall’interno dell’industria stessa. Su un articolo di Elio Cogno, pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” nel 2013, le principali case di produzione americane sono state scoperte da Torrentfreak, un sito di condivisione pirata. Infatti, grazie all’aiuto di alcune tecnologie messe a disposizione dall’azienda informatica Scaneye, sono stati scandagliati numerosi indirizzi ip-statici (numeri che identificano la posizione di un determinato pc connesso alla rete), tutti intenti alla condivisione e scaricamento di materiale protetto da copyright. Tra i nomi più illustri Warner Bros, Walt Disney, Paramount, 20th Century Fox e Sony. Nonostante la maggior parte delle connessione alla rete utilizzi un ip-dinamico, che cambia cioè ad ogni accesso, l’ip-statico permette un’individuazione più facile ma soprattutto più dettagliata. Tra gli indirizzi associati alla Paramount Pictures, ad esempio, si vedono film come Battle Force, The Hunger Games e persino una produzione dei concorrenti della Warner Bros. come Happy Feet 2, che è addirittura nella versione “cam”, cioè registrata abusivamente nella sala cinematografica. UNA GRANDE BAIA DI PIRATI La grande industria diventa, così, pari a un singolo utente che può scaricare o condividere un film pirata direttamente da casa sua. Proprio questi è da considerarsi come un pirata non Hacker/Cracker. Lo spettatore più comune, infatti, compie un’azione illegale quotidianamente. Dati del 2012 ci dicono che il numero di download, che mediamente equivale alla metà del numero di spettatori che poi ne usufruiscono, è pari a 96.681.133 solo negli Stati Uniti, seguiti da Inghilterra e Italia. Continuando l’analisi da un punto dal punto di vista del pubblico, si può affermare che l’industria cinematografica non è stata di certo quella più colpita dalla crisi del 2008. Dati forniti da “La Repubblica” ci dicono che, dal 2009 al 2014, gli incassi del cinema su scala mondiale sono aumentati del 33%. Pertanto si può affermare che la pirateria, nonostante provochi danni economici consistenti all’industria audiovisiva da una parte, dall’altra è un grande alleato e permette l’accesso ai prodotti a un pubblico molto più ampio. Questo stesso pubblico, non è più passivo, non guarda semplicemente un film, ma lo condivide illegalmente su internet o in proiezioni di convegni e quant’altro. Inoltre, il pubblico può essere attivo e anche produttivo. Grazie a canali di distribuzione gratuita video quali YouTube o Vimeo, ognuno di noi può condividere materiale preso, ad esempio, da film scaricati illegalmente. Solitamente questi prodotti sono rimontati o ridoppiati a mo’ di parodia. Canali di condivisione oramai chiusi come MegaUpload, hanno coperto fino alla loro chiusura, circa il 4% del mercato pirata mondiale. Così i produttori, i videomakers e i registi indipendenti hanno potuto rendere fruibile il proprio materiale, che altrimenti non avrebbe mai potuto circolare. Un pubblico sostanzialmente annoiato dall’offerta in sala e dei produttori che spesso se la prendono con la pirateria, come se fosse l’unico problema. Tornando un attimo indietro se tutto questo è permesso dagli Hacker-pirati, questi divengono delle figure piuttosto ambigue. Compiendo azioni illegali, infatti, hanno aperto l’industria audiovisiva al mondo degli indipendenti e spesso hanno agevolato la distribuzione dei film delle major. Queste e i loro prodotti sono continuamente pubblicizzati in maniera gratuita. Forse è proprio per questo che il fenomeno rimane incontrollato. “Se non puoi sconfiggere il nemico, fattelo amico” o trai dal nemico ciò che può potenziarti. Le ultime trovate dei distributori e dei produttori sembrano seguire questa teoria. Due piattaforme come Spotify e Netflix, si basano sullo streaming, il metodo più utilizzato per distribuire illegalmente i prodotti. Con circa 10€/mese per il primo e 8$/mese per il secondo, gli utenti possono usufruire legalmente di prodotti on-demand. Sarà proprio questa la soluzione? Nonostante Netflix, in America vengono sviluppate due realtà che imprimono un'accelerazione inarrestabile alla condivisione di qualsiasi tipo di file. Popcorn Time che viene ribattezzato il Netflix pirata, subito chiuso e poi riaperto e che dà la possibilità di vedere in streaming migliaia di film utilizzando i file torrent, e il sito TvStreamcms che opera probabilmente il passo definitivo in questa strenua battaglia tra il diritto alla condivisione e la necessità che venga riconosciuto a chi produce un ritorno economico. Le case di produzione dovranno sicuramente ripensare i propri modelli distributivi, dare la possibilità di fruire un film sul dispositivo che si preferisce (lo schermo della sala, il televisore o il proprio smartphone) e adeguare i prezzi alle differenti piattaforme. Internet più che uno spazio da combattere si prospetta, così, come l'ennesima frontiera da dover definitivamente conquistare: l'ennesima corsa all'oro su cui piantare la propria bandiera. La pirateria rimane comunque illegale. L’articolo 171bis della legge italiana sul diritto d’autore sanziona penalmente chiunque duplichi, distribuisca o venda “abusivamente” programmi per elaboratore per fini di profitto. Perché, allora, quando si scarica o si guarda un film in streaming non si ha la sensazione di rubare? Nell’approccio dei pirati all’oggetto film si rileva un cambiamento “culturale” in cui sembrano confluire fattori diversi ma convergenti. La possibilità di digitalizzare il film e di possederlo in forma di file cambia la percezione del materiale stesso. • cessa di essere un “oggetto” dotato di caratteristiche distintive e diviene file tra altri file ; • può essere fruito in modo istantaneo (i gesti per avviare la riproduzione sul PC sono minimi, la riproduzione può essere avviata dal punto desiderato), ma anche potenzialmente destrutturante rispetto al testo filmico e della sua natura di “racconto” (la consequenzialità delle scene può essere modificata senza sforzo, intere sequenze possono essere saltate.) • Si fa strada l’idea che un film possa essere immediatamente accessibile attraverso canali diversi e simultanei, non rendendo necessario un “tempo di attesa” La moltiplicazione delle piattaforme tecnologiche che consentono la visione di un film (I-Pod, lettori DVD portatili, convergenza tecnologica tra PC e televisore) la legittimazione di una fruizione on-the-go (in movimento, frammentata, disturbata da fattori esterni / ambientali) o accompagnata dallo svolgimento di attività parallele (navigare sul web, chattare, riorganizzare file e cartelle). Il fenomeno ha portato con sé anche una profonda trasformazione nella percezione del fenomeno che non è più considerato come una sottrazione indebita di un materiale audiovisivo bensì la condivisione e lo scambio di file. Il web viene vissuto come uno spazio “libero” e non dà la sensazione di commettere un’azione illegale. La sensazione di “assenza di reato” è amplificata sul piano psicologico dalla smaterializzazione dei contenuti scaricati (non si sottrae nulla di concreto). Questo è accaduto nel passaggio da una pirateria “fisica”, la quale agiva su VHS e DVD a quella digitale mentre un terzo tipo di pirateria, detta “idiretta”, rimane quella più difficile da controllare. PIRATERIA SOFTWARE E POSTPRODUCTION La duplicazione dei programmi per elaboratore costituisce uno dei maggiori comparti di violazione del diritto d’autore nel mondo. I pirati del software possono essere classificati in base alle dimensioni delle loro azioni criminali: • Dimensione organizzativa: riguarda gruppi organizzati che duplicano e distribuiscono illegalmente programmi per fini di lucro; • Dimensione aziendale: riguarda imprenditori che utilizzano deliberatamente software illegali per ridurre i costi di gestione dell’azienda e ottenere così più alti profitti; • Dimensione politica: riguarda gruppi di opinione che ritengono che il software non possa essere sottoposto a vincoli commerciali e debba poter circolare liberamente tra gli utenti; • Dimensione individuale: riguardano le varie componenti psicologiche che implicano la duplicazione e l’acquisizione illegale di programmi da parte del singolo utente del pc. L’utente che usufruisce dei programmi crackati diventa a sua volta un pirata. Egli, però, che non si considera ladro e crede di non far del male a nessuno, spesso lo fa per coltivare una propria passione che potrebbe portare a comprare il prodotto per esigenze lavorative. Probabilmente oggi esisterebbero meno della metà dei videomakers che ci sono in circolazione se non si potesse accedere ai programmi contraffatti. Cambiare guardare un video su YouTube. la licenza è facile come Link: https://www.youtube.com/wat ch?v=NB1NFRp1nuU Come vediamo dalla foto, nel video linkato, l’autore si libera da ogni responsabilità invitando a comprare il software. Nel video ci viene mostrato step by step tutto ciò che bisogna fare. Attraverso altri software video di YouTube. è possibile scaricare persino lo stesso Tutto ciò, come abbiamo visto, non riguarda solo l’ambito ristretto dell’informatica ma è in linea con quella che è l’ottica dell’artista post-moderno. Che si occupi di cinema o di altre forme d’arte l’artista dell’era digitale può accedere a una quantità di informazione impensabili appena venti anni fa. Attraverso la rielaborazione del “già dato” crea qualcosa di nuovo e di proprio. Il post-moderno è l’estremizzazione dell’idea Duchampiana di arte. Il ready-made è il materiale attraverso cui l’artista oggi lavora. Il materiale manipolato, infatti, non è più primario: non si tratta più di elaborare una forma sul base di materiale grezzo, ma di lavorare con oggetti che sono già in circolazione sul mercato culturale, oggetti già informati da altri oggetti. I concetti d’originalità (creare qualcosa di nulla) svaniscono lentamente nel nuovo panorama culturale segnato dalle figure di deejay, VJ, e del programmatore di computer, con il compito di selezionare oggetti culturali e includerli in nuovi contesti. Piuttosto si tratta delle forme di conoscenza generate dall’apparizione della rete: in breve, come orientarsi nel caos culturale e come dedurne i nuovi modi di produzione. Si può pertanto dire che la pirateria ha aperto l’uomo-utente all’arte? L’uomo-utente-pirata diventa artista se mette insieme dei video? Se tutti possono potenzialmente diventare artisti, ciò non sarà più così quando si arriverà alla rimessa in discussione dell’arte stessa. Sono domande a cui è difficile dare una risposta, in quanto viene messo in discussione il concetto stesso di arte ed è proprio quando questo viene messo in discussione che viene fuori l’artista. L’arte è tale proprio perché si mette in discussione. Tornando alla pirateria possiamo affermare, in ultima analisi, che probabilmente già oggi tutto quello che si considera illegale è scaricabile ed è probabilmente proprio questo osteggiare la pirateria che le permette di andare avanti. Se non fosse controllata, la pirateria non esisterebbe. BIBLIOGRAFIA: • FAPAV(Federazione anti pirateria audiovisiva)- La pirateria video in Itala (pdf)-2009 • NicolasBourriard, Postproduction, Comel’arteriprogrammailmondo, postmedia.books, 2002; • Lev Manovich, Il linguaggio di nuovi media, Olivares, 2005; • Elogio della pirateria - Manifesto di ribellione creativa- Carlo Gubitosa — <[email protected]> 2005 • “Pirateria informatica, l'Italia al terzo posto nella classifica mondiale”- articolo de “Il Corriere della Sera” del 12/09/12 di Emanuela Di Pasqua • “Pirateria online: gli ‘scariconi’ sono le major, da Walt Disney alla Sony”- Articolo de “Il fatto Quotidiano” di Elio Cogno del 7/01/2013 • “Pirateria, danni per 1,5 miliardi all'anno la metà del software in Italia è illegale”- articolo de “La Repubblica” di Andrea Ferrario del 31/03/2013 • “la pirateria che “fa bene” al cinema”- Articolo di Francesco Linguiti pubblicato su stradeonline.it il 30/01/2014 • “i pirati che hanno salvato il cinema”- Inchiesta pubblicato su “La Repubblica”- di ERNESTO ASSANTE, MARCO FAGNOCCHI e ALESSANDRO LONGO, video di MARCO FAGNOCCHI e SERGIO PROTO 18/08/2014 LINK UTILI: • http://www.lffl.org/2014/07/mega-bloccato-in-italia.html (MEGA) • http://www.autodesk.it/adsk/servlet/index?siteID=457036&id=101 67851 (Autodesk e la prevenzione contro le copie contraffatte) • http://www.key4biz.it/News-2014-04-22-Contenuti-Netflix-videostreaming-amazon-hulu-224522/11635/ (Netflix) • https://www.youtube.com/watch?v=UohUQUuF7PI (Yotobi su Netflix)
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