Maxi sequestro di addobbi natalizi

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Maxi sequestro di addobbi natalizi
Fuga di gas a Ciriè
Stalking, condannato un operaio
È accaduto venerdì scorso, in corso Nazioni Unite, all’altezza del civico 24. Un allarme che è continuato anche sabato ed è stato risolto dai tecnici dell’Italgas dopo che, con
l’aiuto di Arpa e pompieri, hanno individuato la perdita in
una delle tubazioni che corre sotto il suolo.
(gia.gia.)
Un anno e due mesi di carcere. È questa la condanna che ha inlitto il giudice Giulia Casalegno
ad un operaio di Mathi, S.V., 58 anni, accusato di stalking. L’uomo, in diverse circostanze avrebbe seguito e molestato un’ impiegata, anche lei di Mathi. I due avevano avuto una relazione di
circa due anni, inita nel 2007 dopo una serie di dissapori. Da quel momento S.V. avrebbe cominciato a perseguitare la sua ex idanzata, difesa dall’avvocato Giuliana Aghemo.
(gia.gia.)
Giovedì 5 dicembre 2013
pagina 11
IL CASO. Ritirati in tutto 1 milione e 300mila articoli. Guai per due commercianti di Cafasse e Volpiano
Maxi sequestro di addobbi natalizi
Sono initi nei guai anche due
commercianti di Cafasse e di
Volpiano pizzicati nell’operazione “Christmas Tree” della Guardia di inanza. Un blitz che ha
portato al sequestro di luci di
Natale pericolose, decorazioni e
addobbi natalizi non conformi e
giocattoli con marchi di fabbrica contraffatti. Tutta la merce è
stata ritirata dal mercato e verrà distrutta. Ai sedici commercianti denunciati i militari hanno
comminato multe per un totale
di circa 250mila euro. A vendere gli articoli al pubblico, era una
iliera gestita da cinesi che erano riusciti a piazzare nei negozi,
sparsi per tutta la provincia, circa un milione e 300 mila articoli.
Nel negozio di Cafasse i baschi verdi del comando provinciale hanno sequestrato 43mila
luci e un centinaio di giocattoli.
A Volpiano, invece, gli investigatori si sono portati via 11mila
luci. Tra i circa 40mila giocattoli sequestrati in tutto il Torinese
ci sono gadget di “Hello Kitty”,
carte da gioco “Pokemon”, trenini del cartone animato “Ben 10”,
personaggi della serie cinematograiche basate sui personaggi
“Marvel” e “Walt Disney”, compresi i protagonisti dell’ultimo
ilm “Planes” e tutti riproducenti
le versioni originali che possono
essere acquistate regolarmente.
Pezzi che, tra qualche giorno, sarebbero initi sotto gli alberi di
Natale come regali.
Ovviamente il prezzo di vendita era inferiore a quello degli
originali.
«Molti dei prodotti sequestrati, privi del marchio “CE”, pongono a rischio la sicurezza dei
consumatori ed in particolare
dei bambini – spiegano gli investigatori - È di tutta evidenza infatti che, trattandosi di accessori natalizi alimentati elettricamente e destinati ad addobbare
le abitazioni e gli ambienti familiari, la mancanza dei minimi
requisiti di sicurezza comporta
che tali apparecchiature possano divenire l’innesco di gravi incidenti domestici, come un corto
circuito, dei principi d’incendio
o la dispersione di corrente».
«Ben vengano questi controlli a tappeto che garantiscono più
sicurezza ai consumatori – rilette Fabrizio Fossati, il presidente dell’Ascom di Ciriè – e, nello
stesso tempo, proteggono anche
gli esercenti che si comportano
in maniera corretta. Qui si tratta di una doppia concorrenza sleale, perché ci si può trovare davanti a fenomeni di evasione».
Sulla stessa linea di pensiero
si sintonizza anche Carla Contesso, la responsabile dell’associazione di commercianti Le Rondini di Volpiano. «Servirebbero
indagini più articolate in tutti i
settori, forse sarebbe opportuno varare una legge apposita per
contrastare a fondo il fenomeno
della contraffazione – continua
ancora la Contesso – Oramai non
si può più essere sicuri di nulla.
Basta vedere quello che è successo nel settore alimentare per
avere paura».
— GIANNI GIACOMINO
Fabrizio Fossati (Ascom):
Ben vengano
questi controlli,
garantiscono più
sicurezza ai consumatori
e proteggono
gli esercenti corretti
I Baschi verdi hanno ritirato dal mercato giocattoli e luci potenzialmente pericolosi perché senza marchio CE
Minotauro: Appello e restituzione dei beni
Migliaia di euro e di beni immobili torneranno nelle mani degli imputati di Minotauro. Con la sentenza di primo grado del processo che si è svolto in dibattimento, il giudice infatti non ha soltanto ordinato 36 condanne e 38 assoluzioni, ma si è espresso su
una serie di sequestri che erano stati operati già dal mese di giugno del 2011, nel periodo degli arresti, stabilendo la restituzione di case, conti correnti e quote societarie
a molti indagati. La restituzione non è stata
decisa solo per gli assolti, ma in alcuni casi
anche per i condannati. Come per Agostino
Nicodemo, presunto membro della locale di
Cuorgné, condannato a nove anni. Per lui,
difeso dall’avvocato Franco Papotti, il giudice Paola Trovati ha stabilito la restituzione di alcuni conti correnti. La corte ha anche espresso poi il “non luogo a provvedere” per la casa e i terreni di sua proprietà a
Cuorgné, perché il tribunale di Prevenzione
ne aveva già stabilito la confisca. Per Antonino Occhiuto, difeso dall’avvocato Giovanni Figliomeni, condannato a quattro anni
e sei mesi per la tentata estorsione all’imprenditore Gaetano Greco, assolto invece
dal reato più grave, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, la corte ha stabilito la restituzione di alcuni conti correnti e
la quota del venti percento della Iso costruzioni, la società edile di famiglia. Nei mesi
scorsi, l’avvocato Figliomeni aveva già otte-
Oggi in aula i condannati che hanno scelto il rito abbreviato
nuto per il suo assistito dal tribunale del Riesame la restituzione della casa di Occhiuto, che si trova a Salassa. Il giudice Trovati
infine ha ordinato anche, come si legge nel
dispositivo, «il dissequestro e la restituzione di quanto sequestrato il 6 giugno 2011»
a Cosimo Arena, condannato a otto anni e
sei mesi, presunto membro della locale di
Cuorgné, ad Achille Berardi e Valerio Ierardi, entrambi assolti, a Domenico Portolesi (Volpiano), assolto, e a Rosario Marando,
anche lui dichiarato innocente. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Wilmer Perga,
è tornato in possesso di un conto corrente
con cinquemila euro. Gli altri suoi beni sono
ancora in stato di sequestro secondo quanto ordinato dal tribunale di prevenzione. Il
tribunale ha infine ordinato il dissequestro
e la restituzione delle somme di denaro sequestrate a Vincenzo Antonio Fazari, anche
lui assolto.
Oggi si svolge invece l’Appello per le condanne in rito abbreviato. Tra i tanti nomi
spiccano quello di Aldo e Adolfo Crea, considerati i capi del Crimine che avevano a Caselle, in una carrozzeria la loro sede fittizia
di una ditta di trasporti. Gente spietata che,
in poco tempo, è riuscita ad arrivare ai vertici dell’organizzazione criminale nel Torinese. Secondo gli investigatori uno degli
uomini vicini ad Adolfo Crea sarebbe stato
l’architetto di Nole Vittorio Bartesaghi che
per, conto dello stesso, curava la parte relativa ai lavori di edilizia, ed in particolare
appalti e subappalti di opere pubbliche aggiudicati da Crea sotto la copertura di altre
ditte, quali Asfalti Vinovo e Samà Antonio.
Insieme ai due fratelli Crea si presenteranno in Appello una serie di altri imputati di
rilievo come il boss di Cuorgnè Bruno Iaria e
Antonio Agresta, ritenuto il “capo società”
del locale di Volpiano al quale apparterebbe anche Pasquale Barbaro (8 anni e 8 mesi) detto “U Nigru”, una delle figure apicali
dell’organizzazione, referente in zona per la
potentissima locale di Platì.
(e.s.- gia.gia.)
Venti anni a Gallina
LEINI’ — Venti anni di carcere. Ecco la condanna inlitta,
in rito abbreviato, dal giudice Silvia Carosio, a Francesco Gallina (foto), l’impresario edile di Leinì, che ha confessato l’omicidio del geometra Gabriele Cavallin, 47 anni, avvenuto il 14 gennaio di
quest’anno, a Vallanzengo,
nel Biellese. L’accusa aveva
chiesto 30 anni, ma il giudice
ha concesso le attenuanti generiche e si è presa 90 giorni per motivare la sentenza.
Gallina, 52 anni, aveva freddato Cavallin con 5 colpi di
pistola. Movente: un debito di
30mila euro, che l’imprenditore di Leinì non riusciva più
a saldare. L’avvocato Giovanni Passero, difensore di Gallina (che ha scritto una lettera di scuse alla famiglia della
vittima), ha sostenuto la tesi
della legittima difesa putativa, ovvero con la vittima disarmata. Il suo cliente, infatti, ha sempre ribadito di essere stato aggredito da Cavallin
e, caduto a terra spaventato,
di aver sparato per difendersi. Una ricostruzione che sarebbe stata considerata quantomeno stramba, visto che la
perizia medico legale ha stabilito come i colpi siano stati esplosi a bruciapelo, con
una traiettoria in linea retta.
Quindi non dall’alto verso il
basso. Poi, il primo proiettile scaraventò il geometra ad
alcuni metri di distanza dove venne poi ritrovato in una
pozza di sangue, inito con
altre quattro pallottole. Per
questo il gup Carosio non ha
concesso la perizia balistica
richiesta dalla difesa.
«Sono moderatamente soddisfatto, andremo in Appello per ottenere un ulteriore
sconto di pena – ha detto Passero - È stata riconosciuta la
volontà del mio assistito di risarcire il danno. Attendiamo
di conoscere le motivazioni».
Intanto, la madre e i igli di
Gabriele Cavallin si sono costituiti parte civile.
— GIA.GIA.
UDIENZA. «Fino al 31 dicembre c’è la possibilità di costituirsi parte lesa»
Processo Fonsai: decine le vittime della zona
Ci sono anche decine di canavesani tra i piccoli
investitori che vogliono costituirsi parte civile al
processo Fonsai. Cittadini di Caselle, Venaria, San
Maurizio, Rivarolo e altri piccoli Comuni che ieri
hanno mandato i loro legali al Palagiustizia di Torino, per la prima udienza del processo che vede alla sbarra per falso in bilancio e aggiotaggio informativo Salvatore Ligresti e tre ex manager della
società di assicurazioni: Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta e Antonio Talarico. Davanti alla corte presieduta dal giudice Giorgio Gianetti, sono silati più di 50 avvocati in rappresentanza di oltre
mille investitori “truffati” in tutta Italia, per consegnare la documentazione con cui si richiede la costituzione di parte civile. Il giudice si esprimerà a
giorni. Spiega l’avvocato Marco Gagliardi, che con
Movimento consumatori assiste almeno una decina di canavesani e circa 200 persone in tutta Italia: «È ancora possibile costituirsi come parti lese
contattando l’associazione. Si può chiamare il numero verde 800150872 o mandare una mail a [email protected]». In Canavese ci sono risparmiatori che hanno afidato alla società cifre più modeste, come tremila euro, ma anche cifre più alte, come è accaduto a un signore di San
Maurizio, che ha comprato 3600 azioni per un valore e quindi un danno di 36mila euro. Molti importi
si aggirano sui 1500-1800 euro. «Fino al 13 dicembre – ribadisce il legale – c’è la possibilità di costituirsi al processo che si svolge con rito immediato.
È importante che ci sia un’adesione di massa per
(e.s.)
fare sentire la voce di tutti i danneggiati».
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