beethoven pastorale
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beethoven pastorale
ministero per i beni e le attività culturali regione marche assessorato alla cultura in collaborazione con consorzio marche spettacolo in collaborazione con con il patrocinio del comune di ancona 2017 SOUDANT’S SERIES BEETHOVEN PASTORALE direttore Hubert Soudant Lunedì 13 febbraio, ore 21.00 Ancona, Aula Magna di Ateneo “Guido Bossi” orchestra filarmonica marchigiana filarmonicamarchigiana.com Programma L. van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827) Sinfonia n. 6 in fa magg., op. 68 “Pastorale” I. Risveglio di piacevoli sensazioni all’arrivo in campagna Allegro ma non troppo II. Scena presso il ruscello - Andante molto mosso III. Gaia riunione di contadini - Allegro IV. Temporale, tempesta - Allegro V. Canto del pastore: sentimenti di gioia e gratitudine dopo la tempesta - Allegretto Note «Più espressione di sensazioni che pittura». Così annotava Beethoven in testa alla partitura della Sesta Sinfonia in fa magg., op. 68 “Pastorale”, composta parallelamente alla Quinta tra il 1807 e il 1808. In questo modo il musicista, mettendo in guardia i commentatori da interpretazioni in chiave meramente descrittiva della sua opera, chiariva la funzione delle didascalie da lui stesso apposte (per la verità con una certa riluttanza) all’inizio di ciascun movimento e, soprattutto, il significato delle imitazioni strumentali di fenomeni naturali di antica ascendenza madrigalistica presenti in tutta la sinfonia: il mormorio dell’acqua, il canto degli uccelli, gli scrosci di pioggia, i fulmini, il rombo del tuono. Questo, purtroppo, non servì a proteggere l’opera dalla selva di pedantissime quanto inutili analisi tese ad individuare corrispondenze esatte tra l’idea musicale e il fenomeno naturale che, dall’avvento della “musica a programma” durante il periodo romantico fino a tutto l’Ottocento e oltre, ne condizionarono pesantemente la fruizione. Tuttora è infatti radicata, specie in alcuni manuali di storia della musica prêt-à-porter, l’immaginetta stereotipata di un Beethoven naïf, ecologista ante litteram, che nel corso di lunghe passeggiate fra i campi e i boschi di Heiligenstadt, la splendida località presso Vienna dove il compositore concepì e scrisse la Pastorale, cede all’incanto dei luoghi e, abbandonandosi con turistico compiacimento al bird-watching, contempla la natura e minuziosamente la ritrae. Nulla di più falso. La Pastorale beethoveniana non è la semplice descrizione di un paesaggio campestre, bensì l’espressione di una sofferta e al tempo stesso esaltante esperienza di “rifondazione” della Natura da parte di un genio che, prossimo all’apice del successo, si apparta dal mondo per cercare se stesso. C’è infatti qualcosa di grande, di eroico e insieme di tragico e commovente in quel suo piegarsi con profonda devozione di fronte alla Natura per farsi suo umile allievo; in quel suo servirla e liberarla, con immane sforzo fisico (la sordità, già avanzata, sarebbe presto divenuta totale), dalla pesante coltre di sovrastrutture letterarie gettatale addosso, non senza presunzione, dalla fantasticheria umana, permettendole così di rivelargli, attraverso il canto degli uccelli, il mistero glorioso e doloroso della vita. Gli uccelli, soprattutto. Dal loro canto – di uno in particolare: lo zigolo giallo che egli poi chiamerà con gratitudine “compositore” – Beethoven “impara” nuovamente la musica, come in tempi antichissimi avevano fatto i poeti lirici greci, primo fra tutti Alcmane che aveva dichiarato con orgoglio: «conosco il canto di tutti gli uccelli»; o come dopo di lui farà Leopardi nello splendido Elogio degli uccelli, dove il poeta, commosso fino alle lacrime di fronte a simili creature «vocali e musiche», esprime il desiderio di trasformarsi in uccello «per provare quella contentezza e letizia della loro vita»; e più oltre ancora Wagner, il quale affiderà al canto di un piccolo Waldvogel, un uccellino di bosco, il vaticinio della Natura per Sigfrido. Con Beethoven, per la prima volta nella storia della musica, la Natura non è più l’oggetto descritto o, come era stato per il Settecento arcadico, il variopinto tableau che faceva da sfondo al canto d’amore del pastore, figura mitologica di un’umanità che ai letterati era piaciuto immaginare immersa in un paesaggio sereno, confidente, fortemente stilizzato; bensì diviene il soggetto, la protagonista della rappresentazione musicale. Una protagonista che se nell’Eroica e nella Quinta si era manifestata come oscura forza irrazio- nale e come destino avverso all’uomo, ora, nella Sesta, diviene essa stessa potenza eroica positiva. O meglio: risorge come arcana capostipite dell’antico eroe sciamanolegislatore, fondatore di leggi, datore di norme di vita per il suo popolo; unica vera maestra per l’uomo, come aveva predicato Rousseau, che in essa trova rispecchiati i propri sentimenti, i propri conflitti interiori in quanto da essa derivano, in essa hanno origine. È l’idea, già illuminista ma fatta propria da Beethoven attraverso una personalissima rielaborazione dell’armamentario musicale tradizionale legato all’espressione del mito bucolico, di una Natura santa e pura, fonte per l’uomo di verità, di conoscenza e di ogni legge morale. Come un antico musico-scienziato-profeta, Beethoven osserva e studia da capo la Natura, in loco. Ne fissa il suono sui fogli sgualciti di un taccuino, prezioso scrigno personale del sapere naturale cui la sua scienza eccelsa di compositore, figlia dei fiamminghi, dei maestri italiani, di Bach, di Händel, di Haydn e di Mozart, darà una nuova, rivoluzionaria forma sinfonica. Il senso della quale è per l’interprete tutto condensato in quel monito: «Più espressione di sensazioni che pittura»; dove espressione significa soprattutto dramma, azione. Sin dall’attacco del primo movimento, infatti, Beethoven, con mezzi essenziali e con un controllo ammirevole della struttura sinfonica classica, rappresenta drammaticamente, come fenomeno in divenire, il “risvegliarsi” dei sensi al primo contatto con l’ambiente campestre e il loro percepire, come una sorta di premonizione, la presenza sacra della Natura, la quale, diffondendosi intorno con un dolcissimo crescendo di vibrazione panica, si manifesta infine all’uomo in tutto il suo splendore – con la stessa tecnica, seppure in un contesto poetico affatto differente, Beethoven aveva rappresentato nella Terza l’epifania del motivo dell’eroe: la Natura tutta, per lui, è una potenza eroica. E quando al termine della sinfonia le forze incontrollate e terribili della tempesta si placano per far risplendere di nuovo la luce del sole, il “canto del pastore” suona come una religiosa celebrazione del trionfo del cosmo sul caos e della ritrovata armonia tra l’anima dell’uomo e l’ordine razionale del creato. Cristiano Veroli Hubert Soudant direttore Nato a Maastricht (Olanda), Hubert Soudant ha vinto numerosi premi in importanti concorsi internazionali di direzione d’orchestra, tra cui il Von Karajan a Berlino, il Cantelli a Milano e il concorso internazionale di Besançon. Che si tratti d’opera o di concerti, Hubert Soudant dirige le più prestigiose orchestre europee, tra cui i Berliner Philharmoniker, London Philharmonic Orchestra, London Symphony Orchestra, Bamberger Symphoniker, Wiener Symphoniker, Dresdner Staats Kapelle. Ha partecipato a festival internazionali quali la Primavera di Praga, il Festival di Vienna, il Festival Bruckner di Linz, i Festival di Spoleto e di Ravenna. Soudant è stato direttore principale della Melbourne Symphony Orchestra e direttore musicale della Radio France Nouvelle Orchestra Philharmonique, della Utrecht Symphony Orchestra, dell’Orchestra Toscanini di Parma, dell’Orchestre National des Pays de la Loire. Per molti anni ha assunto la guida dell’Orchestra del Salzburg Mozarteum, ricevendo nel 2004 l’Anello della Città di Salisburgo e la Medaglia d’Oro d’Onore del Land di Salisburgo per il suo contributo artistico alla città. Dal settembre 2004 all’agosto 2014 è stato direttore musicale della prestigiosa Tokyo Symphony Orchestra. Dal 2015 è direttore principale della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana. L’interpretazione originale e brillante che egli ha dato del repertorio mozartiano e di opere del periodo classico viennese ha incontrato il favore di pubblico e critica. Entusiastica è stata la risposta anche alla sua versione del repertorio francese, che ama in modo particolare, come pure delle grandi Sinfonie di Bruckner e Mahler. Come direttore lirico, ha riscosso un grande successo non solo con Mozart ma anche, ad esempio, con la Daphne di Richard Strauss. Al Festival di Salisburgo Soudant ha diretto molte splendide matinée dedicate a Mozart, come pure una magnifica Jeanne d’Arc di Honegger alla Grosses Festspielhaus. Sono seguite, fra le altre cose, un acclamato Don Giovanni nel 2006 con la regia di Franco Zeffirelli e, nello stesso anno, una Clemenza di Tito al Teatro Nazionale di Tokyo che è stata premiata come migliore performance operistica dell’anno. Nel 2007, alla Fenice di Venezia, ha diretto Erwartung di Schönberg riscuotendo grande successo ed iniziando con il teatro veneziano una felice collaborazione artistica. Durante il 2008 è stato impegnato in nuovi allestimenti nei teatri lirici di Venezia e Roma e, per la prima volta, ha diretto l’Orchestra Sinfonica di Shangai. Nel marzo 2009, Hubert Soudant e la Tokyo Symphony Orchestra sono stati premiati con il “Best Concert Performance by Japanese Artist” al 21° Music Pen Club Japan Awards, riconoscimento ottenuto per il ciclo schubertiano della stagione 2008-2009 entusiasticamente recensito dalla stampa. Soudant ha inciso numerosi CD, fra cui: le sinfonie n. 4, 5, 6 e il Concerto per violino di Čajkovskij, i concerti per pianoforte di Liszt per la Pye Records con la London Philharmonic Orchestra premiati con il Grand Prix du disque dalla Liszt Society di Budapest, le cantate di Ravel con la Bamberg Symphony Orchestra per la Rizzoli Records, opere di autori francesi con l’Orchestre National des Pays de la Loire per la Forlan Records, i concerti per pianoforte di Beethoven con Affanasiev e la Mozarteum Orchestra per la Oehms Records e inoltre le sinfonie n. 4 e 9 di Bruckner. Con la Tokyo Symphony Orchestra ha registrato cd di grande successo, come la Nona Sinfonia di Beethoven, l’Ottava e la Settima di Bruckner, le sinfonie di Mozart e Schubert per la TSO. Nel 2010 la sua registrazione dell’Ottava di Bruckner ha ottenuto il riconoscimento come “Best recording by Japanese Artist” al 22° Music Pen Club Japan Awards. OrchestraFilarmonicaMarchigiana Violini I Alessandro Cervo** Giannina Guazzaroni* Alessandro Marra Elisabetta Spadari Laura Di Marzio Lisa Maria Pescarelli Cristiano Pulin Paolo Strappa Ludovica Lorenzini Maria Giuseppa Parisi Violini II Simone Grizi* Laura Barcelli Baldassarre Cirinesi Simona Conti Gisberto Cardarelli Matteo Di Iorio Elisa I Olena Larina Silvia Stella Andrea Esposto Viole Greta Xoxi* Massimo Augelli Cristiano Del Priori Lorenzo Anibaldi Costanza Pepini Federica Isidori Silvia Vannucci Matteo Torresetti Violoncelli Alessandro Culiani* Antonio Coloccia Gabriele Bandirali Nicolino Chirivì Elena Antongirolami Denis Burioli Contrabbassi Luca Collazzoni* Andrea Dezi Michele Mantoni Michele Santi Flauti Francesco Chirivì* Stella Barbero Saverio Salvemini Oboi Fabrizio Fava* Marco Vignoli Clarinetti Danilo Dolciotti* Michele Scipioni Fagotti Riccardo Papa* Giacomo Petrolati ** Primo Violino di spalla * Prime parti Corni Alessandro Fraticelli* Marco Venturi Roberto Quattrini Trombe Giuliano Gasparini* Manolito Rango Tromboni Massimo Gianangeli* Eugenio Gasparrini Timpani Adriano Achei* Ispettore d’orchestra Michele Scipioni prossimi appuntamenti ČAJKOVSKIJ E MOZART P. I. Čajkovskij Serenata per archi in do magg., op. 48 W. A. Mozart Sinfonia n. 40 in sol min., K. 550 Primo violino concertatore Alessandro Cervo Mercoledì 22 febbraio, ore 21.15 – Chiaravalle, Teatro “Valle” FAMILY CONCERT PIERINO E IL LUPO Giovedì 23 febbraio, ore 21 – Macerata, Teatro Lauro Rossi Venerdì 24 febbraio, ore 21 – Jesi, Teatro Pergolesi SOUDANT’S SERIES SCHUBERT E BEETHOVEN F. Schubert Sinfonia n. 6 in do magg. D. 589 “La piccola” F. Schubert Rondò in la magg. per violino e archi D. 438 L. v. Beethoven Romanza per violino e orchestra in fa magg., op. 50 L. v. Beethoven Sinfonia n. 2 in re magg., op. 36 Violino Vincenzo Bolognese Direttore Hubert Soudant Giovedì 2 marzo, ore 21 – Jesi, Teatro Pergolesi Venerdì 3 marzo, ore 21 – Fano, Teatro della Fortuna Sabato 4 marzo, ore 21 – Fabriano, Teatro Gentile Lunedì 6 marzo, ore 21 – Macerata, Teatro Lauro Rossi U35 – GIOVANI INTERPRETI L. v. Beethoven Coriolano, Ouverture in do min., op. 62 L. Lugli Jan’s Shriek, omaggio a Jan Palach, per sassofono e orchestra L. v. Beethoven Sinfonia n. 2 in re magg., op. 36 Sassofono Alex Sebastianutto Direttore Stefano Pecci Giovedì 9 marzo, ore 21 – Ancona, Aula Magna di Ateneo “Guido Bossi” Domenica 12 marzo, ore 17.30 – Chiaravalle, Teatro “Valle” FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730 filarmonicamarchigiana.com | [email protected]