LAGUNA NORD EST

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LAGUNA NORD EST
LAGUNA NORD EST
ANNO XIII - N. 1 - GENNAIO 2015
Lega
LAGUNA NORD EST
FAVARO VENETO • MARCON • QUARTO D’ALTINO • PORTEGRANDI
Supplemento mensile di VeneziaLavoro – Direttore responsabile Giovanni Pascoli – Direttore editoriale Ettore Vittiman – Autorizzazione Tribunale Ve n.1493 del 06.10.04
Sede: Sindacato Pensionati Italiani Cgil - Favaro Veneto via Monte Abetone, 30 - 30173. Venezia - Telefono 041 5491445 - Fax 041 5010276 - e-mail [email protected] - [email protected]
PAKISTAN
UN ANNO
DA DIMENTICARE
LE DONNE DELLA
NOSTRA LEGA
Segretario Generale Lega Laguna Nord Est
Resp. Coordinamento Donne Lega Laguna NE
Roberto Giacomini
Anzi da ricordare per stimolarci a
lottare ancora di più perché le politiche sociali e di sviluppo diventino
veramente concrete per un progresso
sociale ed economico, perché chi ci
governa capisca che il sindacato ha
davvero una rappresentanza con la
quale si deve negoziare le condizioni di vita e di lavoro, perché, insomma, si ricordi (e si agisca di
conseguenza) la storia e i contributi
al progresso, alla ricostruzione, a far
diventare l’Italia uno dei Paesi più
sviluppati del mondo sono merito
dei lavoratori. Di quelli che sono
nelle fabbriche e negli altri posti di
lavoro e di quelli -come i pensionatiche hanno passato il testimone, pur
rimanendo una forza vera e attiva
della nostra comunità.
Una delusione ancor più cocente perché l’anno era cominciato, almeno
Segue a pag. 2
per molti...
Giannina Faraon
Dal congresso ad oggi abbiamo continuato a lavorare con le donne della
nostra lega come ogni anno, mantenendo il calendario “standard” che ci
siamo insieme prefissate.
La festa dell’ ”8 marzo” continua ad
essere da sempre un impegno con le
donne ospiti delle case di riposo del
nostro territorio, che ci aspettano. È
l’occasione per dialogare con i dipendenti e i famigliari. Portare avanti
questi incontri è un modo per essere
presenti con chi non ha voce.
Questi incontri con i famigliari, anche
se per pochi minuti, sono positivi per
capire se il nostro lavoro ha un riscontro.
Continuiamo a lavorare anche dopo il
“marzo donna”, frequentando le case
di riposo a tempi alterni in occasione
delle feste che loro organizzano e a
cui puntualmente ci invitano.
Segue a pag. 4
Forse domani o dopodomani ce
ne saremo dimenticati. Ma le
stragi dei bambini in questo pianeta devono essere oggetto di una
approfondita riflessione.
Sicuramente un sindacato come
la Cgil - che da sempre ha lottato
per la valorizzazione e la difesa dei
diritti inalienabili dell'Umanità- sottoscritti (e dimenticati) da gran
parte dei Paesi di questa Terranon può rimanere indifferente all'ennesimo eccidio che colpisce
degli innocenti. Anche qui a Venezia - e sicuramente in tutte le sedi
della Cgil in Italia - si è annichiliti
da una serie di stragi che non
possono essere rivendicate solo
come ritorsione militare ma come
un progetto studiato e inaccettabile di prevaricazione e negazione
dei diritti umani.
Le ultime sono di questi giorni, in
Pakistan e in Yemen. A poche ore
di distanza sono state distrutte le
vite di centinaia di bambini e specialmente di bambine. Ma non
possiamo dimenticare le stragi di
questi ultimi anni nelle quali sono
state sacrificate migliaia di vite di
bambini e di donne.
Qualche cinico analista - anche
nel nostro Paese- fa spallucce dicendo che queste stragi fanno
parte della loro cultura. Quella cultura che i corifei nostrani della
nuova "Difesa della razza" dicono
"lasciamoli bollire nel loro brodo".
Ma di che cultura si parla? La cultura di chi nega il diritto all'istruzione delle donne e delle bambine?
Chi spara e chi mette le bombe
dentro una scuola è un assassino.
Non ci sono scusanti. E la serie di
movimenti che vuole imporre una
legge oscurantista come la "sharia" hanno ben poco a che fare
con la vera tradizione musulmana.
Giacomini - Segue dalla prima pagina
... con la speranza che il nuovo Governo avrebbe portato positive novità.
Rispetto ai vent’anni di berlusconismo
e all’esperienza di Monti, esperienza
tanto breve quanto dannosa, se non
per un recupero di visibilità e autorevolezza a livello internazionale.
I risultati sono questi:
- un aumento della povertà (un italiano su tre è “povero”) e della disoccupazione, specie quella giovanile con quasi mezzo milione di posti
di lavoro in meno.
- l’abbattimento delle difese dei lavoratori rispetto alla discrezionalità
padronale di privarli del loro bene
più prezioso: il lavoro. La barriera
dell’art. 18 che era sta conquistata
con dure, negli ultimi anni ’60 è
stata spazzata via e il posto di lavoro
diventa sempre più precario: determinato dal potere del “padrone” di
pagare un po’ di mensilità.
- una legge di stabilità che non dà
speranze di sviluppo e che non
contiene efficaci misure per combattere i cancri veri della nostra economia: l’evasione e l’elusione fiscale e
contributiva -che sommata alla corruzione- depauperano le casse dello
Stato di 300 miliardi l’anno, creando
ingiustizie sociali e concorrenza
sleale. Eppure la macchina di questa
Repubblica, in tutte le sue articolazioni, ha donne e uomini capaci,
anche se ha scarsi mezzi a diposizione. Basterebbe dar loro i mezzi,
soprattutto legislativi, per operare
nella loro pienezza -visto che sono
donne e uomini dotati di un grande
spirito di servizio e professionalitàche possono essere efficaci per vincere questa sfida.
- le tasse, le imposte e le tariffe
sono aumentate. Né vale (anzi è
mistificante) dire che esse, invece,
sono diminuite, prendendo a riferimento solo alcune di queste. Un solo
esempio: la diminuzione dei trasferimenti agli enti locali della Repubblica ha comportato –per garantire
un minimo di servizi- un aumento
delle tariffe. Un’ultima valutazione
è che ogni famiglia, solo per questo,
sborserà ben 324 euro in più nel
2015. Altri esempi che si potrebbero
fare: guardiamo, per dirne una sempre attuale, l’ inefficienza dei trasporti per i pendolari che li costringe
ad usare la propria auto, con pesanti
ricadute sul bilancio famigliare e
sull’ambiente. A nulla valgono le disquisizioni letterali (IMU, TASI,
IUC, TARSI, TARSU, IRPEF, IVA)
e potremmo andare avanti per tre
righe con gabelle, accise e via elencando. Il conto è l’ultima cifra in
fondo ad un bilancio. Che per le famiglie è sempre in rosso a causa
delle politiche degli ultimi Governi.
- agli scandali ed ai crimini legati
alla corruzione -che hanno visto nel
Mo.S.E., nell’Expo e cosiddetta
Mafia Capitale- i loro punti più alti,
se ne affiancano un’ infinità di altri
che quantitativamente forse li sopravanzano, ma che indicano una propensione del sistema a percorrere
questa nefasta via. Basti ricordare
che un Procuratore Aggiunto ha affermato, in una sua recente intervi-
2
sta, che solo la Procura di Venezia
ha aperto ben 1000 fascicoli per
questi crimini. Il che significa che il
sistema della corruzione si è talmente raffinato che addirittura riemergono le stesse persone, inquisite
e condannate, vent’anni fa. Ciò vuol
dire che non si è lavorato per niente
sulla prevenzione e che mancano
strumenti legislativi efficaci per debellare questo malcostume. Cosa ha
fatto il Governo, questo Governo,
per dare quegli strumenti? Lo aspettiamo!
- peraltro proprio qui a Venezia
questi eventi hanno prodotto una
crisi che dura da quasi un anno e che
ha fatto sì che uno dei più importanti
e complicati Comuni d’Italia fosse
governato -in uno dei momenti più
difficili della sua storia- da un Commissario. Si nega così il primato
della politica, il che significa l’esercizio democratico dei cittadini.
- anche alcune ipotesi di modifiche
istituzionali (forse in parte opportune), sono state gestite in modo raffazzonato. Basta citare la ventilata
modifica del “bicameralismo perfetto” o quella di ridurre seriamente
il numero degli organi della Repubblica. Mentre questo giornale va in
stampa stanno per scadere i termini
del Decreto Legge per eliminare le
province. Non è dato a sapere chi
svolgerà le funzioni di questi organismi (Scuole, Viabilità, Gestione
del Territorio , centri per l’impiego,
ecc…). Senza pensare ai riflessi sui
lavoratori portatori di conoscenze e
professionalità. “Nave sanza nocchiere in gran tempesta”, come direbbe il Poeta.
- si cancellano diritti veri che difendono il bene prezioso del lavoro
(vedi jobs act). Non si riesce, invece,
ad eliminare spudorati privilegi, rendite di posizione, benefits assurdi e
così via.
In questa vorticosa voglia di cambiare, cambiare, cambiare, si sono
sovrapposte norme, anche in materia
previdenziale -che non solo hanno di
nuovo peggiorato le condizioni delle
lavoratrici e dei lavoratori- ma che
risultano anacronistiche. Andando a
regime le leggi che hanno modificato l’età pensionabile che è oramai
arrivata al tetto dei 70 anni. Ma alcune norme che erano state pensate
per un pensionamento a 60 anni

d’età sono rimaste integre.
Ad esempio un’invalidità non può
essere chiesta dopo i 60 anni d’età,
ma... in pensione si va a 70 anni; ed
allora che fa un lavoratore invalido
in quella fascia d’età scoperta?
A proposito, si è mai immedesimato
Renzi in un lavoratore settantenne
in catena di montaggio, in una sala
operatoria o su un ponteggio in un
cantiere edile?
Insomma un disastro!
Seppur con diverse modalità che bisogna lavorare ancora di più per ricomporre, il sindacato tutto, ha
risposto con forza a queste linee e a
questi provvedimenti. E bisogna
continuare così! Le proposte ci
sono, ben chiare. Basta avere l’intelligenza, da parte del Governo, di
discuterle con noi. Con noi che, non
solo rappresentiamo milioni di cittadini che sono quelli che le tasse le
pagano davvero, tutti i mesi e che
contribuiscono all’80% del gettito
dello Stato. Quelli che sono la forza
vera, la dignità di questo Paese, che
dopo anni si merita davvero un Governo che ne aiuti lo sviluppo e che
abbia come costante obiettivo la
giustizia sociale ed economica.
Un obiettivo che si costruisce con
una contrattazione centrale, che
deve essere vivificata nel territorio.
Tutto ciò che incide sulle condizioni
di vita e di lavoro dei cittadini deve
essere contrattato: i servizi, l’organizzazione del lavoro, la produttività, le tariffe e le imposte, locali e
nazionali, la sanità, e via elencando.
Il sindacato dei Pensionati da sem-
pre si cala nel territorio dove vive la
gente. Il sindacato infatti, non si
deve limitare alla pur giusta ed essenziale funzione di contrattazione
aziendale. E Renzi deve capirlo.
Non sarà di certo lui a farci cambiare natura. Le lotte per sostenere
queste cose sono sempre poche e
mai troppe!
La nostra Lega, come dettagliamo
nell’inserto di questo giornale, questa funzione la sta svolgendo, unitariamente con tutte le omologhe
strutture territoriali di CISL e UIL.
Continuerà a farlo ancora di più e
chiediamo a tutti i cittadini di essere
al nostro fianco. Anzi di guidarci
con le loro idee e con le loro lotte
per migliorare la condizione di vita.
SCATTA DA GENNAIO LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI
Dal 1° gennaio 2015 le pensioni saranno rivalutate sulla base dell’aliquota (provvisoria) dello 0,30%. Già dallo
scorso anno, con la legge di stabilità per il 2014, la rivalutazione automatica delle pensioni (perequazione) ha
ripreso ad operare per tutte le pensioni, dopo il blocco nel biennio 2012-2013 per quelle di importo superiore
a 3 volte il trattamento minimo. Gli effetti si vedranno solo da febbraio.
L’aliquota di aumento (0,30%, la più bassa dal 1996) sarà applicata come segue:
Nel mese di gennaio i pensionati non troveranno però alcun aumento dovendo restituire quanto percepito in
più (cioè lo 0,1% di aumento) per effetto della previsione “in eccesso” della aliquota di perequazione del 2014.
Infatti, dai conteggi effettuati successivamente, l’aliquota da riconoscere per il 2014 è stato calcolato essere dell’1,1% invece
dell’1,2% applicato.
Per esempio la differenza da recuperare con la rata di pensione
di gennaio 2015 sarà pari a:
• € 6,5 per una pensione minima
• € 13 per una pensione di circa € 1.000 (mensili lordi)
• € 19,5 per una pensione di circa € 1.500 (mensili lordi)
Si dovrà, quindi, attendere il mese di febbraio per vedere l’effettivo importo della pensione per il 2015.
Anche quest’anno l’aumento applicato alle pensioni è insufficiente per coprire la perdita del potere d’acquisto di oltre il 30%,
subito dalle rendite pensionistiche in questi anni. Per questo lo
SPI CGIL chiede misure diverse a partire da una tassazione più
equa ed in linea con quella degli altri paesi europei e il bonus fiscale di 80 euro come per i lavoratori dipendenti.
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Riceviamo e pubblichiamo
L’ANTICA SCUOLA
DEI BATTUTI
Faraon - Segue dalla prima pagina
Con tutte le “case di riposo” ci confrontiamo periodicamente per verificare rette e bontà dei servizi che erogano.
I nostri impegni si espandono sul territorio anche con i Comuni, con i quali abbiamo un buon rapporto, nato da confronti negoziali che datano da anni.
All’auditorio di Favaro Veneto abbiamo ritenuto opportuno
svolgere un incontro basato sull’impegno che hanno i nonni
nella società attuale. Partendo dal film “Irina Palm”, con
Marianne Faithfull.
Con l’allungamento dell’età pensionabile, difatti, i nonni
sono diventati il pilastro dei giovani che intendono mettere
su famiglia e avere dei figli. Gli anziani quindi, sono diventati, visti gli operati dei governi, compreso questo, verso
lo sviluppo del Paese e quindi del ristagno dell’occupazione, dei veri e propri “ammortizzatori sociali”. Ma i
nonni non sono solo quello, ma molto di più. In una società
che tende a considerare il passato come una palla al piede,
sono le testimonianze che, al contrario, rappresentano una
generazione che ha saputo alzare la testa dopo una guerra.
Ed essere stati determinanti per la ricostruzione del Paese.
I nonni non sono valorizzati abbastanza. Non si considera
che spesso sono l’ago della bilancia a livello finanziario.
Quando il bilancio va in rosso e i figli in cassa integrazione
non solo si sentono in obbligo di aiutarli, ma si sentono in
dovere di farlo anche quando la loro pensione è bassa. E
oggi questo Governo li sta dimenticando. Tanto più se sono
donne e con pensione bassa. Basta vedere i dati delle pensioni e le crescenti necessità di servizi socio sanitari per le
donne anziane.
Alcune delle altre iniziative sono:
- Quarto d’Altino: festa in allegria con una commedia divertente:“Un novissio par do done “. È stata l’occasione
per stabilire un costruttivo contatto con il parroco del paese.
- Marcon: abbiamo collaborato con il Comune e la Camera
del Lavoro di Venezia per lo spettacolo tratto dal libro di
Serena Dandini “Ferite a morte”. Un momento toccante dedicato alle donne che hanno dato la vita in nome dell’amore. Nemmeno le loro denunce sono servite per salvare
la loro vita. Lo spettacolo è stato particolarmente significativo perché le letture sono state interpretate dalle donne
della CGIL.
- Campalto: è stato organizzato un pomeriggio con il coro
“La Vita è Bella”. Anche in questa occasione ci siamo servite delle sale parrocchiali, per dare visibilità del nostro impegno anche a chi non ci conosce.
La nostra organizzazione interna è composta da una segreteria a tre di cui due donne ed il Segretario Generale della
nostra Lega, il compagno Roberto Giacomini. Come donne
siamo sempre presenti alle contrattazioni sociali di questa
Lega perché riteniamo che la condizione femminile debba
essere affrontata concretamente nei confronti dei Servizi
Sociali che le riguardano. Curiamo la comunicazione con
una rubrica fissa sul nostro giornale, anzi due perché c’è
anche la rubrica “Donne nella storia”.
La nostra segreteria è davvero un “organo collegiale”. Con
riunioni di segreteria ogni settimana, ma con confronti giornalieri. Così possiamo esprimerci, informarci e formarci.
Abbiamo deleghe “pesanti”, come per esempio la delega
per il Socio Sanitario.
Continueremo quindi così. Ma vogliamo sempre di più vedere donne. Vorremmo e faremo in modo che le donne
siano sempre più presenti nelle nostre sedi. In questo senso
il ruolo del recapitista è fondamentale per capire di più le
esigenze della gente. Quindi bisogna fare un pensiero anche
a quella funzione “al femminile”.
Ringrazio sentitamente la Redazione del Vostro Giornale per
l'occasione che ha voluto offrirmi, al fine di illustrare brevemente quanto il Centro Servizi "Antica Scuola dei Battuti"
sta progettando per la valorizzazione del proprio Archivio
Storico.
Antica Scuola dei Battuti è certamente nota ai più per la
sua "mission" in campo socio-assistenziale, essendo il più
grande Centro Servizi della Terraferma per tipologie di unità
d'offerta e per quantità di ospiti residenti e non, ma parimenti annovera con orgoglio l'eredità della sua tradizione
di impegno e di servizio sociale, risalente fin dai primi anni
del 1300, quando a seguito di un lascito, la allora Confraternita dei Battuti edificò il primo Ospizio, appena fuori dalle
mura della città, esattamente ove ancora adesso continua
la sua attività istituzionale.
Testimonianze dei mutamenti storici, politici, urbanistici,
assistenziali, sono contenuti nel prezioso Archivio Storico,
conservatosi pressochè intatto, per il fatto di essere sempre stato preservato all'interno della struttura d'origine.
Dal 2006 è cominciato un lungo percorso per far uscire
dall'oblio una così importante documentazione, che ad oggi
ha trovato il momento più alto nella Mostra, tenutasi l'anno
scorso al Centro Culturale Candiani, dal titolo "I Battuti sette secoli di assistenza e solidarietà a Mestre", evento
che ha avuto un grande riscontro sulla stampa locale ed
un interesse che via via si accresce anche in ragione di
una vera e propria campagna di sensibilizzazione e di iniziativa culturale proposta dall'archivista Dr.Sorteni e sostenuta dal nostro Ente. In particolare l'esperienza del "trekking
urbano" collegando luoghi storici ed archivi della Città,
esperienza ora sostenuta dalla Regione Veneto, ha potuto
coinvolgere il crescente interesse delle associazioni culturali, del tempo libero e di volontariato della Città.
Ora stiamo progettando una nuova Mostra che speriamo
di realizzare nel 2015 e riguarderà testimonianze fotografiche dell'Ente e della sua attività caritatevole, ma anche formativa-lavorativa dei primi anni del "900, per poi traslare
alla attuale intensa attività dell'Ente, attraverso l'obiettivo
fotografico di un gruppo di fotografi non professionisti, per
traguardare infine alle idee progettuali non solo di ristrutturazione della parte storica (per non dire più vecchia) della
nostra struttura, ma soprattutto riguardanti progetti innovativi di servizi socio-assistenziali e sanitari, di tipo territoriale, di cui oggi si sente una particolare mancanza.
L'obiettivo di questa Mostra, così come il proseguimento
della attività di completamento di messa in ordine dell'Archivio Storico, trova ovviamente la indispensabile necessità
di intervento e sostegno di sponsor.
Aldo Mingati PresidenteAntica Scuola Dei Battuti Mestre
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Perché si vuole abolire
l’articolo 18?
È
del tutto evidente che, se taluno è inadempiente
nei confronti di qualcuno, questi può ricorrere
alla giustizia perché l’inadempiente venga condannato ad adempiere: adempiere significa fare quello
che ci si è impegnati a fare, restituire ciò che si è ingiustamente preso, ripristinare la situazione che si è illegittimamente modificata, e via elencando.
Talvolta, però, non è materialmente possibile restituire
la cosa o ripristinare la situazione preesistente, perché,
per esempio, la cosa è andata distrutta o smarrita, oppure
perché, per disattenzione, è stato irreparabilmente rovinato un quadro di un famosissimo pittore del cinquecento, che non può resuscitare per ricreare il capolavoro
distrutto, e via dicendo. In queste ipotesi, anziché eliminare il danno rimettendo le cose come stavano prima,
l’inadempiente viene condannato a risarcire il danno pagando una somma di denaro come ristoro equivalente al
danno subito e non più rimosso. Orbene, la legge 15 Luglio 1966, n. 604 ha previsto che i dipendenti di determinate categorie di datori di lavoro possono essere
licenziati soltanto se sussiste una giusta causa o un giustificato motivo del licenziamento, per cui il datore che
licenzia un dipendente senza giusta causa o giustificato
motivo viola questa norma, arreca un danno ingiusto al
dipendente, commette, pertanto, un’inadempienza nei
suoi confronti.
È materialmente possibile eliminare questo danno, rimettendo le cose come erano prima che venisse com-
messa questa inadempienza? O ciò è materialmente impossibile per un qualche recondito motivo? Si tralascia
la risposta, che appare del tutto ovvia. Eppure, la citata
legge n. 604 del 1966 aveva previsto che, nel caso di inadempienza per violazione di tale legge, il datore di lavoro venisse condannato alternativamente o alla
riassunzione del dipendente, o alla corresponsione di una
penale a titolo di risarcimento danno. L’incongruenza, la
violazione di tale principio generale è stata, poi, sanata
dallo Statuto dei Lavoratori, che, nel “famigerato” art.18,
ha introdotto la c.d. “stabilità reale”, per cui, in caso di
inadempienza, il danno causato dall’ingiustificato licenziamento doveva essere eliminato rimettendo le cose
come erano prima del licenziamento stesso.
E adesso? Perché tanto scandalo se lo Statuto del 1970
ha semplicemente applicato un principio comune nel
nostro ordinamento, che ricorre e trova attuazione in
ogni caso di inadempimento? È pur vero che la Legge
può disporre tutto ciò che vuole, ancorché nel rispetto
delle norme costituzionali; ma il disagio che eventualmente può provare qualche datore di lavoro nel ritrovarsi
in fabbrica un dipendente inviso (e ingiustificatamente
licenziato) è giuridicamente tanto rilevante da doversi
anteporre al dramma conseguente alla perdita del posto
di lavoro per il dipendente e la sua famiglia (sanato con
qualche mensilità di penale) e da giustificare la forzatura
di un principio del nostro ordinamento giuridico?
Avv. Giorgio Morisi Già G.O.A. Tribunale di Venezia
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Un ricordo di Franco Donaggio
Per una strana fatalità la posta mi si apre su questa vecchia lettera che scrissi ed inviai ai
giornali il 12 dicembre 2004, il giorno dopo che morì Franco Donaggio, un ex compagno di
lavoro.
"È morto ieri Franco Donaggio, lo
saluto. Di lui mi mancherà l'abbraccio. Di un amico sorridente, di una
vicinanza sociale, solidale, umana.
I nostri occhi si riconoscevano
come ragazzi della Chatillon, ora
Montefibre di Porto Marghera. Lui
nel '67 lavorava alle imprese, io nel
reparto di filatura acrilica; fu assunto come meccanico, diventò poi
delegato sindacale nei difficili anni
della nascita del movimento sindacale a Marghera. Il mio reparto fu
chiuso quasi subito, eppure funzionava, la fabbrica era appena nata.
Nonostante la volontà operaia e cittadina non vollero allora, né poi
completare il ciclo produttivo, un'altra cattedrale nel deserto quel reparto, soldi pubblici al vento.
Compagno di vita in fabbrica, di
speranza di civiltà. Come quella
volta dell'apertura della mensa agli
operai delle imprese. Seduti per
terra fuori della mensa, col tegamino freddo, noi entravamo per il
pasto caldo, loro no. Mi si strizzava
il cuore, tiravo i compagni di lavoro
per la giacca, hanno risposto per
primi Franco e quelli della manutenzione aprendo ogni giorno agli
operai delle imprese le porte della
mensa. Franco fu chiamato in Direzione, io fui risparmiata. Mi fu però
proibita la mensa all'ora degli operai.
Poi le cose cambiarono, anche i dirigenti. I guardiani familiarizzavano
e si sindacalizzavano. Nel reparto
dove ci siamo conosciuti con
Franco c'era un cartello che diceva
pressappoco così "Se due o più di
due si fermano a parlare in reparto,
nei corridoi, è considerata adunata
sediziosa". Avevamo tute di colore
differente per ogni reparto, per distinguere i "fuoriposto". Non erano
rispettati i permessi di legge per l'allattamento, né la preoccupazione
per gli effetti degli oli di produzione
sulla cute delle braccia delle mie
compagne di lavoro. Era alla fine
degli anni '60. Solo pochi decenni
fa, ma non ancora tempo di diritti
civili. Era tutto difficile. Lo Statuto
dei Lavoratori nasce solo nel '71,
prima d'allora il buio della democrazia. Non eravamo noi troppo avanti,
era la Società ferma al tempo di
guerra, come se la Costituzione non
fosse mai nata. Laddove in troppi
vogliono ricacciarci ancora ed a difenderci non potranno essere certo
pochi illuminati, ma persone come
Franco in un ampio e aperto movimento democratico. Come fu allora,
che gli studenti venivano davanti
alle fabbriche e molti operai, fra i
quali Franco andavano nelle Scuole
Superiori, Università , nei luoghi di
vita degli studenti: Dogadum, Do
Farai, a parlare di lavoro, scuola, diritti civili, pacificamente.
Le ragazze e i ragazzi della mia generazione hanno costruito ponti e
abbattuto muri. Ma non era facile,
abbiamo tutti pagato moltissimo sia
le appartenenze sindacali e politiche
che l'andare oltre, per amore delle
cose che contano ed anche per la
nostra fratellanza. Per le donne era
ancora più difficile, ce n'erano
poche a Marghera ed erano fin
troppo visibili, punibili. "Gli uomini
non cambiano" canta la Mannoia, a
volte per fortuna.
Franco rimaneva un uomo libero,
dolce, prima di tutto umanamente
coerente. Lo incontravo ogni tanto,
negli ultimi anni quasi sempre sulla
strada, per uno spostamento fra una
sede sindacale e l'altra, o ad una manifestazione. Pochi giorni prima del
suo malore era in via Cappuccina,
faceva "un giro largo" per andare
alla Cgil in Corso del Popolo:
"Quattro passi a piedi mi fanno
bene". Ci siamo scambiati le ultime
reciproche novità. Dispiaciuta io per
le molte stupidità e disumanità che
non risparmiano nessun ambito sociale, scherzoso lui, aggiungeva elementi al mio dire, in modo leggero,
ironico, mi ha fatto ridere. Una risata forte, di speranza come a dire
che per il nostro essere, sentire, il
nostro vissuto non possiamo che
camminare con l'indice puntato in
avanti, oltre. Un braccio attorno alle
spalle abbiamo fatto un pezzo di
strada assieme, è l'ultima immagine
che ho di lui.
Ci saremmo dovuti rivedere il 3
gennaio al Malcanton, nella sede
della Cgil a Venezia, ospiti per una
riunione di Associazioni della Consulta per la Salute. Lui non c'era ad
aspettarmi, era già in Ospedale,
sembrava una cosa leggera, come
lui"
Leda Cossu
6
SPI CGIL
VENEZIA
Lega Laguna Nord Est
INSERTO/11-2015
CRONACA DI UNA GIORNATA
DI VERIFICA E DI IMPEGNO
Nell’aprire la riunione del Comitato
Direttivo di fine anno, Roberto Giacomini, Segretario Generale della
Lega Laguna Nord Est, ha voluto
precisare che quella non era una riunione rituale, ne di routine, come
del resto non lo sono mai le riunioni
del Comitato Direttivo di questa
Lega, ma una doverosa occasione di
riepilogare, sia alcuni fatti salienti
della vita del nostro Paese e di quelli
locali, sia riepilogare al C.D. -pur
sempre partecipe alla vita della
struttura- il lavoro fatto e le prospettive future.
Ma -ha aggiunto- è anche la consueta occasione per ringraziare tutte
le compagne e compagni che, a titolo completamente volontario,
hanno aiutato a raggiungere gli
obiettivi prefissati.
Ha sottolineato, in premessa, la situazione viepiù aggravata del Paese
e con un Governo che continua “a
non tener conto che questi cittadini
(i lavoratori e i pensionati) non sono
solo quelli che continuano da sempre a tener in piedi questo Paese,
che contribuiscono, mese dopo
mese, rifornire lo Stato con l’80%
di quando viene versato. Si disconosce il ruolo del Sindacato, si colpiscono i lavoratori diminuendo le
loro difese, non si dedica allo sviluppo, alle risorse per i servizi
socio sanitari quanto necessario”.
Questo disconoscimento e anzi, una
continua diminuzione dei diritti e
delle difese dei lavoratori e dei pensionati (vedi Jobs Act, negazione
degli 80 euro ai pensionati, ad
esempio) e una politica economica
che non prevede congrui investimenti per lo sviluppo del Paese
(vedi Legge di stabilità), il rifiuto di
ogni negoziazione con i sindacati,
non ostante le splendide iniziative
recenti (25 ottobre, 12 dicembre)
sono una costante di questo Governo.
E aggiunge: “Se così si continua,
non abbiamo altre scelte che saldare
a quelle iniziative di lotta altre e
anche più incisive”.
Le Leghe del Sindacato dei Pensionati hanno un grande compito, ricorda,“… coniugare l’azione del
sindacato nazionale con quella del
territorio”. Ed è questa una delle
azioni, giorno dopo giorno, che a
tutto campo, bisogna compiere.
E argomenta: “Come Lega Laguna,
siamo partiti proprio da qui da sempre, cercando, specie ora quando le
condizioni dei pensionati sono più
difficili, di avere dagli enti e istituzioni che insistono nel nostro territorio migliori servizi e un utilizzo
delle risorse a disposizione di quelle
istituzioni rivolte sempre di più
verso i bisogni della gente, cercando
di attenuare quelle situazioni di dif-
I
ficoltà.”
Oltre il ruolo di agente negoziale
unitario, ricorda il ruolo di “tutela
individuale per rendere esigibile
quei diritti e quelli comunque sanciti, il proselitismo legato alla nostra
azione, la partecipazione delle
donne, progetto memoria per affermare i valori che sono insiti nella
nostra Carta Fondamentale, nella
democrazia e nella legalità, il progetto “agorà” che organizza la diffusione delle notizie che illustrano
quanto necessario spalmandole su
tutto il nostro territorio.”
Sottolinea, poi, che in Luglio è stata
inaugurata la sede di Favaro del Distretto S.S., le tante lotte convinte
della gente che sono state necessarie
per ottenerlo e il ruolo del Sindacato
dei Pensionati per dirigerle, firmando ben 44 intese solo su questo
tema, volta volta che nasceva una
difficoltà, per risolvere i problemi
che emergevano.
Nei quattro recapiti della Lega Laguna entrano ogni anno circa 10.000
persone per ogni necessità. Vengono
ricevute e soddisfatte coniugando
così l’azione collettiva del sindacato
con la sua pratica azione di tutela individuale. Anche se, sottolinea, vorremmo avere più tempo, più spazi
per ricevere, specie in certi periodi,
con più calma i cittadini e approfondire di più con loro, ascoltandoli ancora meglio, come noi potremmo
agire per soddisfare i loro bisogni.
Ricorda il lavoro per valorizzare la
presenza e la partecipazione delle
donne, stimolandone la loro motivazione. Ciò è stato poi approfondito
con specifici interventi da Giannina
Faraon, anche quale Responsabile
del Coordinamento Donne della
Lega Laguna e con Bruna Busso,
componenti della Segreteria. “Le
donne nella nostra lega sono come
un fiume in piena nelle loro iniziative. Su questo tema, lascio a loro la
parola. Basta dire pero, che in segreteria, due componenti su tre sono
Donne, ricorda Roberto Giacomini.
Sottolinea, poi, il valore del “Progetto Memoria”: tutti gli anni incontri nelle scuole medie, parlando
della Resistenza e su come è nata la
nostra Costituzione. Il centenario
della Prima Guerra Mondiale sarà
poi un’occasione, per riscoprire
fatti che coinvolsero il nostro territorio, anche con il contributo dello
storico della Brigata Sassari, visto
che a Gaggio di Marcon c'era un
ospedale da campo di quella Brigata; a Marcon rimangono ancora
tracce evidenti di un aeroporto
anche con strutture in cemento armato, un deposito di dirigibili a
Campalto, la battaglia del Solstizio,
e via elencando.
Aggiunge, sempre nella sua introduzione, l’impegno per realizzare il
progetto “Agorà” teso a diffondere
sempre di più il lavoro del sindacato
nelle piazze, per ascoltare i cittadini,
per parlare con loro e assumere tutte
le loro idee. È un progetto già iniziato ed in fase di completa definizione. Dentro il progetto per
comunicare sottolinea il valore del
nostro giornale. È questo un giornale, che da dodici anni esce puntualmente tutti i mesi e diventa
sempre più completo.
Affronta poi un’altra questione.
Sono stati illustrati alcuni dati del
nostro territorio. Quante aziende qui
operano, suddivise tra industriali,
commerciali, artigianali, con quanti
dipendenti, ecc. Se -ha affermatoaggiungiamo poi cosa si sta mettendo in moto in questa zona come:
la terza pista dell'aeroporto, il nuovo
stadio, l’alta velocità che raggiungerà l'aeroporto, la metropolitana di
superficie, lo snodo autostradale,
l’attracco per natanti con la linea
ACTV per Venezia, l’ulteriore sviluppo artigianale, industriale e commerciale, nasce una preoccupazione:
che con tale mole di interventi, con
un movimento di lavoratori di tale
portata, sia sempre più necessaria
una regia Confederale di Zona, certo
con Categorie, con servizi, ma “confederalmente organizzati e diretti,
qui in loco”. Per quanto la Lega Laguna si dia da fare per intercettare i
lavoratori, ben poco può a fronte di
quello che è realmente necessario
in un così composito panorama.
E quindi -ha concluso- con un appello, che fu quello di Ettore, prima,
poi di Giusy, poi di Giselda e ora il
suo per una sempre più marcata presenza della Confederazione.
E -termina- ricordando come questo
territorio sia sempre più interessato
da infrastrutture di valore anche internazionale, da un uno sviluppo
molto marcato, da una popolazione
sempre più numerosa. È necessario
quindi che il sindacato, tutto il sindacato, sia sempre più presente.
Alla fine chiude la sua relazione con
queste parole: “Abbiamo voluto
quindi fare il doveroso punto, indicare ciò che è stato fatto, ciò che vogliamo fare ancora, ciò che
vogliamo continuare a migliorare,
stringendo ancora di più sui risultati. Noi non siamo soliti misurarci
sull’efficienza, ma sull’efficacia,
non su come “adempiamo”, ma su
che “risultato” portiamo, e, giammai, assolverci con motivazioni
anche se valide, perché un obiettivo
non è raggiunto, ma, invece, trovare
sempre vie, soluzioni per portare
migliori risultati.”
Un lavoro fatto, un impegno costante, che questa lega ha voluto
presentare al suo gruppo dirigente.
In coda al C.D. si è ringraziato,
anche con un veloce brindisi, tutti i
molti volontari che hanno lavorato,
spesso giorno dopo giorno, in modo
del tutto gratuito. Senza il loro contributo la Lega Laguna non sarebbe
mai riuscita a rispettare i traguardi
conquistati.
Ettore Vittiman
INTESE UNITARIE RAGGIUNTE E SOTTOSCRITTE
DALLA LEGA LAGUNA NEL 2014
- Con Municipalità di Favaro Veneto n.° 2
- Con Residenza per Anziani “ Ca’ dei Fiori” di Quarto d’Altino n.° 1
- Residenza per Anziani “Anni Azzurri” di Favaro Veneto n.° 1
- Residenza per Anziani “Anni Azzurri” di Quarto d’Altino n.° 1
- Con Comune di Marcon n.° 1
- Con Comune di Quarto d’Altino n°. 1
Complessivamente, negli anni, la Lega Laguna a sottoscritto unitariamente n.° 126 intese con
Enti e Istituzioni di Questo Territorio.
II
ANALISI SINTETICA
DELLE AZIENDE E INFRASTRUTTURE CHE INSISTONO
NEL TERRITORIO DI COMPETENZA
DELLA LEGA LAGUNA NORD EST SPI CGIL VENEZIA
INDUSTRIE E
COMMERCIO
MARCON (16.593 abitanti)
DIPENDENTI ARTIGIANI DIPENDENTI (e Titolari lavoratori)
(NR AZIENDE)
671
INDUSTRIE E
COMMERCIO
4.725
395
700
QUARTO D’ALTINO (8.270 abitanti)
DIPENDENTI ARTIGIANI
DIPENDENTI E TITOLARI
(NR AZIENDE)
347
INDUSTRIE E
COMMERCIO
2423
222
I lavoratori dipendenti sono compresi nella colonna
DIPENDENTI
FAVARO VENETO (23.500 abitanti)
DIPENDENTI ARTIGIANI
DIPENDENTI E TITOLARI
(NR. AZIENDE)
783
5340
378
792
Si sommano a ciò, le istituzioni ed imprese pubbliche quali: municipalità, comuni, servizi socio
sanitari ecc. con i relativi addetti. Fonte Istituzioni relative.
Note: Il Territorio è caratterizzato da un marcato sviluppo economico con piccole e medie
aziende, ma anche grandi, in continua crescita, basato sulla creazione di importanti zone ad esse
dedicate, servite da infrastrutture con rilevanza nazionale ed anche internazionale.
Oltre a ciò insistono in quella area servizi determinati per la vita dell’intero Paese a partire
dall’AEROPORTO MARCO POLO (il terzo d’Italia, ma che lavora in sinergia con gli altri aeroporti del
Veneto primo di tutti Treviso) per il quale è previsto un ulteriore sviluppo con un Masterplan che
ha suscitato un forte dibattito tra la popolazione e le istituzioni locali.
Lo snodo autostradale a scavalco tra i tre segmenti del territorio analizzato è uno dei più
importanti d’Italia perché congiunge determinanti direttive di trasporto di persone e mezzi non
solo del nostro Paese ma da e per Paesi dell’Est e del Nord d’Europa, ma anche nell’asse sud
adriatica. I potenziamenti di questo snodo sono ulteriormente previsti.
Oltre a ciò è prevista alche la linea ferrovia ad alta velocità, funzionale all’Aeroporto, ma più in
generale a tutto il quadrante e un terminal acqueo che dai bordi dell’aeroporto conduca in Centro
Storico con un servizio di linea
E’ prevista anche la costruzione dello Stadio di Venezia, anche se momentaneamente si è in stand
by, anche per la situazione istituzionale del Comune di Venezia. Allo stadio verranno aggregati tutti
i servizi connessi, ma si aggiungeranno anche tutte le altre strutture commerciali e artigianali.
III
Pubblicazioni della Lega
Giornale mensile”Lega Laguna Nord Est”
È un periodico mensile (11 numeri) di 12 pagine, oltre a supplemento monotematico di approfondimento di 4
pagine. Il giornale è a colori nella sua versione informatizzata e in bianco e nella della sua versione cartacea.
Viene inviato per e-mail tramite 18 mailing-list di circa 12 indirizzi ciascuna (quindi 200/250 indirizzi) a tutte
le istituzioni ed enti del nostro territorio, strutture sindacali provinciali e anche regionali e nazionali (dalla Segreteria della CGIL Nazionale fino a tutte le leghe della nostra Provincia) e ne vengono stampate 400/500
copie al mese. La pubblicazione, pur essendo editata da una strutture sindacale e quindi l’impostazione è conseguente, tende a qualificarsi come un giornale che tratta anche di temi, pur a carattere storico sociale, non
strettamente di politica sindacale.
In ciascun numero vengono, tra le altre cose, pubblicate le seguenti rubriche fisse:
- Pagina gestita dal Coordinamento Donne della Lega
- Rubrica giuridica a cura dell’ Avv. Giorgio Morisi
- Rubrica “Le donne nella storia” a cura di Giancarlo Centazzo
- Rubrica “Evasione e Corruzione” a cura di Flilippo Alessandro Nappi
- Rubrica “Tutela individuale” a cura di Roberto Giacomini
- Rubrica “La Grande Guerra” (rubrica temporanea)
Il giornale viene aperto sempre con un articolo di fondo su un tema di attualità, di carattere sindacale e/o politico, anche scritto da importati dirigenti sindacali dello SPI o Confederali.
Scrivono nel giornale diverso protagonisti della scena sindacale, politica e sociale del Paese.
Il Direttore responsabile del giornale, che esce come Supplemento di “Venezia Lavoro” è Giovanni Pascoli e
il Direttore Editoriale è Ettore Vittiman.
Il giornale esce con un “Numero in Rosa”, aggiuntivo a quelli di normale pubblicazione in occasione dell’8
Marzo, completamente gestito dal Coordinamento Donne della Lega a anche, se del caso, con alcune edizioni
straordinarie.
La Lega pubblica sporadicamente anche alcune raccolte monotematiche fascicolando articoli del giornale
“Lega Laguna Nord Est”, quali:
- Articoli scritti dalle donne e sulle donne
- Rubrica Giuridica
- Le Donne celebri nella Storia
Ha pubblicato, poi anche
- Testo della Costituzione (testo integrale, commentato) – Distribuito a tutte le classi da noi incontrate
- I simboli della nostra Repubblica (la storia del nostro Inno, del Tricolore, ecc.) – Distribuito a tutte le classi
da noi incontrate
- Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 Dicembre 2014 – Distribuito alle scuole da noi incontrate
- Raccolte Poesie di nostra dirigente
- Memorie di un reduce dalla Russia
- Cronache di “Viaggi della Memoria” da noi organizzati (a Auschwitz, a Stazzema, ecc.)
- Interviste ai rappresentati degli Enti e Istituzioni che insistono nel nostro territorio sul valore e ruolo del sindacato nell’azione concertativa con essi
Progetto Memoria / La Grande Guerra
- Organizzate visioni di film “ Torneranno i Prati” di Olmi
- Mostra fotografica “ Venezia si difende”
- Rubrica fissa sulla Grande Guerra sul Nostro Giornale con pagina Monotematica
- Numero speciale del Nostro Giornale in occasione del 24 Maggio
- Tavola rotonda a Marcon su: “La Grande Guerra nel nostro territorio e limitrofi” Aeroporto/Campo di volo
di Marcon, Deposito dirigibili a Campalto, Ospedale militare a Marcon, in collaborazione con L.T. Antonio
Pinna della Brigata Sassari, a Mogliano Veneto “Ville e Strutture utilizzate dai comandi dell’esercito Italiano,
Battaglia del Solstizio”
- Le iniziative continueranno con diversa intensità fino al 2018
Incontri con le Scuole del Territorio
- Incontri con tutti glia alunni delle terze medie in collaborazione con A.N.P.I. di Mestre su: Resistenza, riconquista della democrazia, legalità
- A Quarto d’Altino mostra fotografica su episodi della Resistenza
- A Portegrandi in fase di accordo per la ripetizione, nelle scuole elementari, di una iniziativa sulla Costituzione
N.B. La scuola Gramsci e la Scuola Volpi, oltre agli incontri sopra indicati, faranno una giornata di lavoro, per
ciascuna classe presso ISEVER di Venezia
IV
FERRERO, IMPERO DOLCIARIO
L’emissione nei mesi
scorsi di un francobollo,
celebra la storia della dinastia dei Ferrero, fondata da Pietro Ferrero nel
1946, famosa per la creazione della “NUTELLA”
che ha compiuto 50 anni.
La FERRERO è la quarta
azienda dolciaria nel
mondo, attualmente guidata dal figlio Michele
Ferrero.
Ciò che colpisce è la diversità di comportamento
dagli altri industriali tipo
Benetton, Barilla, Berlusconi o Pirelli. La storia inizia con il periodo della liberazione
dal nazi fascismo, che ad Alba vide tanti morti e tanti patimenti.
Le Langhe di allora non erano quelle di oggi, patrimonio dell’Unesco.
Quando Pietro Ferrero, pasticcere, inventò un dolcetto fatto con
nocciole, prodotte in zona, e scarti di cacao e cioccolato che
comprava in Svizzera, fu una specie di miracolo. Il prodotto
trovò grande consenso di vendita presso le fiere, i bar, le scuole
e gli orfanatrofi. In breve tempo l’azienda diventò una grande
fabbrica, dove i lavoratori venivano portati al lavoro e riportati
a casa con i pulmini con la scritta Ferrero.
Dopo poco tempo nacque il villaggio Ferrero, furono costruiti
asili ed una scuola professionale ed ai lavoratori veniva lasciato
il tempo libero per la raccolta delle nocciole e per la vendemmia.
Il motto della Ferrero fu: Lavorare, Creare, Donare.
I Ferrero furono profondamente cattolici e favorirono un capitalismo armonico con la struttura sociale in cui operava a cominciare con l’aiuto economico per gli studi dei figli dei dipendenti,
molto spesso, fino al compimento degli studi universitari.
La Ferrero ad Alba fu ed è una istituzione , 4.000 dipendenti su
30.000 abitanti, con fiore all’occhiello la Fondazione culturale
Ferrero.
Michele Ferrero, nel 1975, superò momenti critici legati al pericolo di rapimento dei suoi figli da parte delle brigate rosse. Per
questo, i due figli, furono trasferiti in Belgio con un tutore privato, fino al momento del loro rientro per lavorare in azienda.
Nel 1982, dopo vari successi, fu creato il famoso Ferrero ROCHER, ma nel 1994 una disastrosa alluvione sommerse lo stabilimento. Lo stesso Michele, a bordo di un gommone mise in
salvo la madonnina protettrice dello stabilimento che riportò in
fabbrica dopo pochi giorni quando lo stabilimento riprendeva la
produzione a pieno ritmo.
Nel 2011, la tragedia; Pietro, il figlio maggiore, muore di infarto
mentre si allenava in bicicletta in Sudafrica.
Oggi, uno degli uomini più ricchi d’Italia, guida ancora personalmente il colosso dolciario, con un preciso scopo, sbarcare in
Cina. Ci riuscirà, rimanendo sempre un’azienda dal “volto
umano” ITALIANA? (B.B.)
7
LA PAROLA AI POETI
Cara maestra,
un giorno m'insegnavi
che a questo mondo noi
noi siamo tutti uguali.
Ma quando entrava in classe il direttore
tu ci facevi alzare tutti in piedi,
e quando entrava in classe il bidello
ci permettevi di restar seduti.
Mio buon curato,
dicevi che la chiesa
è la casa dei poveri,
della povera gente.
Però hai rivestito la tua chiesa
di tende d'oro e marmi colorati:
come può adesso un povero che entra
sentirsi come fosse a casa sua?
Egregio sindaco,
m' hanno detto che un giorno
tu gridavi alla gente
"vincere o morire".
Ora vorrei sapere come mai
vinto non hai, eppure non sei morto,
e al posto tuo è morta tanta gente
che non voleva né vincere né morire?
L. Tenco
SOLITUDINE A NATALE
Fernando Silva dirige l’ospedale pediatrico di
Managua. Una vigilia di Natale rimase a lavorare fino a tardi.
Si sentivano già gli scoppi dei razzi, e i lampi
dei fuochi d’artificio illuminavano il cielo,
quando Fernando si decise ad andarsene a
casa, dove lo aspettavano per la festa. Mentre
stava facendo un ultimo giro attraverso le corsie per vedere se tutto era in ordine, sentì d’un
tratto un lieve rumore di passi alle spalle. Passettini di bambagia. Si volse, e vide uno dei
piccoli pazienti che lo seguiva. Nella penombra, lo riconobbe, era un bambino che non
aveva nessuno. Fernando riconobbe quel viso
già segnato dalla morte e gli occhi che chiedevano scusa, o forse chiedevano permesso.
Fernando gli andò vicino e il bimbo lo sfiorò
con la mano: «Diglielo... » sussurrò. «Di’ a
qualcuno che io sono qui. »
Notte di Natale, di Eduardo Galeano da: Il Libro degli
Abbracci - Sperling & Kupfer 2005
UN’EROINA DELLA GRANDE
GUERRA: VERA BRITTAIN
Al grande pubblico italiano è
sfortunatamente poco nota la
scrittrice inglese Vera Brittain,
che sviluppò gran parte della
sua prolifica produzione letteraria su avvenimenti e personaggi
realmente vissuti e conosciuti in
prima persona, durante il Primo
Conflitto Mondiale.
Vera Brittain fu attiva, come
scrittrice e propagandista pacifista, anche durante la Seconda
guerra Mondiale, ma è ancora
oggi considerata una stella di
prima grandezza nel firmamento della letteratura di guerra del periodo 1914-1918.
La scrittrice nasce il 29 dicembre 1893 a Neewcasle-under-Lyme, Inghilterra, da famiglia benestante e
sin da ragazza si dimostrò fortemente portata per lo studio, la ricerca e le attività sociali. In un tipico
ambiente edoardiano del ceto borghese anglosassone, la sua decisione di andare a studiare ad Oxford
provocò non poche reazioni e perplessità in famiglia. Frequentò il Somerville College di Oxford dove tra
le amicizie universitarie del fratello Edward conobbe Ronald Leighton, il grande amore della sua vita.
Nell' estate del 1915 lascia gli studi per arruolarsi come infermiera nella V.A.D. (Voluntary Aid Detachment) durante la Prima guerra mondiale, guerra che coinvolse il fratello e il fidanzato, entrambi arruolatesi
come volontari. Durante questo conflitto sia il fratello Edward che il fidanzato Roland rimangono uccisi.
Le loro lettere daranno a Vera lo spunto per scrivere il libro Letters from a Lost Generation (Lettere da
una generazione perduta).
Tornata a Oxford dopo la guerra , Vera troverà delle difficoltà di adattamento alla vita tra la generazione
del dopoguerra. Fu in questo periodo che incontrò Winifred Holtby, con il quale sviluppò una stretta amicizia. Il legame durò fino alla morte di Holtby, avvenuta nel 1935. Nel 1925 sposa George Catlin Brittain,
politico e filosofo. Il loro figlio John Brittain-Catlin diventerà artista e pittore. La loro figlia Shirley Williams,
nata nel 1930 divenne invece ministro.
Il primo romanzo pubblicato da Vera nel 1923 fu The Dark Tide. Nel 1933 pubblica Testament of Youth;
molti dei suoi romanzi si basano su esperienze reali e persone reali. A questo proposito il romanzo Honourable Estate (1936) è più di un libro di memorie.
La sua vocazione per il pacifismo viene alla ribalta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando scrive
le Letters to Peacelovers (Lettere ai pacifisti). Venne però accusata quando nel 1944 scrisse Massacre
by Bombing dove si lamentava a proposito dei bombardamenti a tappeto sulle città tedesche.
Nel 1966 cadde in una strada poco illuminata di Londra e le lesioni che subì le riportarono un declino
fisico che la coinvolsero pesantemente e che le impedirono anche di continuare a scrivere. In tutta la
sua vita non superò mai la morte del fratello Edward, e quando morì il 29 marzo1970, la sua volontà fu
che le sue ceneri fossero disperse sulla tomba del fratello che giace nel piccolo cimitero britannico di
Granezza sull' altopiano di Asiago: “… per quasi 50 anni gran parte del mio cuore è rimasto in quel cimitero del Paese Italiano” disse.
Sua figlia ha onorato questa richiesta nel settembre del 1970.
Ricerca a cura di Giancarlo Centazzo
8
LE CROCEROSSINE
NELLA GRANDE GUERRA
Tra i compiti in cui la donna è più
frequentemente rappresentata al
tempo della Grande Guerra sono
quelli tradizionali dell’infermiera e
della dama di carità, che sottolineano il ruolo tipicamente femminile di angelo consolatore,
assistente sociale e sanitaria di una
società in conflitto e purtroppo
anche di prostitute. In un secondo
momento poi si vedrà supplente dell’uomo in tutti i ruoli che sino allora
erano di competenza strettamente
maschile. I giornali e le riviste si occuparono in primo luogo del compito sociale e in seguito di
rappresentarne le altre realtà professionali. Le infermiere venivano
quasi sempre relegate al compito
materno della cura e della consolazione dei pazienti, mentre ai medici
professionisti erano affidate diagnosi e terapia. La Croce Rossa, fu
fondata nel 1864, da donne del ceto
medio - alto, che avevano avuto
modo di apprezzare il contributo all’organizzazione sanitaria delle
donne dell’esercito russo. A sua
volta ciò ha permesso a Camperio
Mayer di fondare a Milano nel 1908
la prima scuola italiana per infermiere. L’organizzazione della Croce
Rossa allo scoppio della Prima
Guerra Mondiale mobilitò moltissime infermiere volontarie che trovarono impiego nelle opere di
assistenza sanitaria nelle immediate
retrovie, nei treni ospedale e negli
ospedali più grandi, lontani dal
fronte Nel 1917 le infermiere della
Croce Rossa erano quasi 10.000 e
altrettante quelle organizzate dalle
associazioni di mutuo soccorso.
L’associazione Italiana della Croce
Rossa è nata, e tuttora è, come un
ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale ed ha per scopo
l’assistenza sanitaria e sociale sia in
tempo di pace che di guerra. Nella
Grande Guerra alle infermiere volontarie venivano affidati i soldati
semplici, i quali, essendo di estrazione popolare, non avrebbero osato
concepire, e meno che meno, manifestare pulsioni erotiche nei loro
confronti. A riprova di ciò basti consultare le molte lettere dai soldati
alle infermiere e alle “madrine”;
quelle lettere appaiono cariche di
gratitudine e raramente si abbandonano a sentimenti confidenziali ma
ne sono nati anche dei grandi amori.
Ma spesso erano le infermiere a
piangere i soldati morti per la patria,
perché avrebbero potuto essere loro
padri, fratelli o parenti. I soldati affidati alle loro cure, erano spesso
analfabeti e chiedevano loro di leggere le lettere che arrivavano da
casa nonché rispondere ad esse. Furono molte le donne che a quel
tempo scelsero la scuola infermieristica della Croce Rossa sia per ciò
che rappresenta sia per avere un impiego e uscire dal contesto famigliare, avere uno stipendio, anche se
misero, ma sempre utile alla famiglia che spesso mancava del supporto maschile. Le giovani donne
erano spesso lontano dal paese di
origine e questo le segnava negli affetti e nel morale. Anche tra queste
donne si possono contare eroine e
cadute per la patria.
Giannina Faraon
La pista ciclabile di Favaro-Dese: un’esigenza vitale per il territorio
Le Organizzazioni Sindacali dei pensionati CGIL CISL UIL di Favaro Veneto, già da tempo hanno sollevato la
questione inerente della realizzazione della pista ciclabile Favaro – Dese.
Difatti come risulta da intese sottoscritte con la Municipalità di Favaro Veneto (ultime quelle del 5 ottobre 2012
e 22 settembre 2014), su precisa richiesta sindacale, le parti si impegnavano a fare le opportune pressioni a chi
di competenza per la realizzazione della struttura, per la quale è stata assegnata, proprio a fronte di quelle richieste, una debita risorsa finanziaria, anche a carico della Regione Veneto. Questa pista è particolarmente importante, specie per le persone anziane, per garantire la loro sicurezza, ma anche per chiunque voglia raggiungere
le oasi naturalistiche che insistono in quella zona e che sono tra le più importanti della Provincia.
Il Sindacato dei Pensionati che vuole garantire ai cittadini, specie e anziani, la più congrua vivibilità del loro
territorio, oltre che a efficaci servizi sociali e sanitari, e quindi è pronto, non risolvendosi la questione, a intraprendere ogni iniziativa per ottenere quanto richiesto.
9
DIRITTI E PRIVILEGI
UN INSEGNAMENTO DI LUCIANO LAMA
Mille anni fa … (ahimè!), partecipai ad un corso di Politica Economica, lunghissimo (più di un paio di mesi
ininterrotti, con lezioni anche serali e festive), nella
Scuola di Formazione della CGIL di Ariccia.
Era un corso per giovani dirigenti sindacali tenuto da
professori universitari e presenziato, a turno da un componente della Segretaria Confederale e delle maggiori
categorie e concluso da Luciano Lama, al quale ciascuno
di noi, oltre che dare le proprie valutazioni di quell’esperienza, poteva porre alcune domande.
Quando toccò il mio turno gli chiesi cosa pensasse dei
“diritti acquisiti” e se fosse giusto che fossero messi in
discussione. Eravamo infatti all’apice di una stagione
dove si erano fatti notevoli passi in avanti per tutelare e
far avanzare le condizioni dei lavoratori e dei pensionati
(lo Statuto dei Lavoratori, il
nuovo regime pensionistico, ecc.).
Lama fu categorico: “i diritti sono
diritti - affermò - ma per essere
tali e quindi per essere difesi, non
devono essere privilegi. Il sindacato è quindi contro la tutela di
quei diritti che ha torto vengono
chiamati così, ma che in sostanza
sono privilegi che affermano la
prevalenza della parte più forte su
quella più debole.” E continuò
con alcuni esempi, forse estremizzati ma chiari: “Era un diritto acquisito sfruttare un altro uomo
solo perché con una pelle non
bianca, era un diritto acquisito licenziare senza motivazione un lavoratore, era un diritto
acquisito far lavorare fino allo sfinimento, ma noi abbiamo lottato contro questi “diritti acquisiti”, li abbiamo
cancellati e sostituiti con altri diritti, più giusti. E noi insistette- dobbiamo aver la forza di individuare quelle
condizioni che creano disparità, che sono frutto di corporativizzazioni, di privilegi e combatterli, eliminarli e
sostituirli con altri diritti, veri, più giusti, ispirati al progresso della classe lavoratrice, all’equità e alla solidarietà”
Ripenso a quelle parole ora che molti dei diritti, veri, di
quella stagione sono messi in discussione e che invece
di fare leggi che colpiscano gli illeciti e i privilegi, si lasciano questi sostanzialmente integri e, di contro, si indeboliscono e si discriminano i cittadini.
Alcuni esempi?
La più forte protezione contro i licenziamenti -e comunque un enorme deterrente per l’allontanamento dal suo
posto di lavoro di un dipendente- è stata abolita, monetizzando la cessazione del rapporto di lavoro e sancendo
così, nei fatti, l’eliminazione del contratto a tempo indeterminato; se c’era un diverso trattamento tra i lavoratori
delle grandi e piccole aziende al di sotto di 15 dipen-
denti, bisognava invece ampliarlo a queste, piuttosto che
eliminarlo per le altre! E ciò perché in “una Repubblica
fondata sul lavoro” il lavoratore va protetto con leggi opportune, anche per attuare il dettato dell’art. 3 della Costituzione stessa.
La giustizia fiscale in questo Paese è una “contraddizione in termini”. Un Paese: dove esistono evasioni e
elusioni fiscali e contributive che superano i 200 miliardi
di euro annui e che sommati alla corruzione sfiorano i
300; dove i pensionati e i lavoratori contribuiscono alle
entrate dello Stato per oltre l’80%; dove la metà della
ricchezza è concentrata nel 10% della popolazione; dove
norme contraddittorie impediscono talvolta di reprimere
gli illeciti e comunque di protrarre l’effettiva azione di
giustizia alla calende greche e dove, invece, si continua
a seguire in sostanza la vecchia
strada, è un Paese che va nel senso
opposto ad una giustizia sociale.
Le pensioni diminuiscono il loro
potere d’acquisto, si nega per due
anni la loro seppur misera rivalutazione, che costerà per tutta la
loro vita e per quella dei “superstiti” alcune centinaia di euro ogni
anno. Si nega loro il cosiddetto
“bonus” di 80 euro, si sposta costantemente in avanti la possibilità
di fruire della pensione. Invece si
lasciano integri i trattamenti pensionistici di alcune categorie (i
“vitalizi” dei parlamentari, dei
consiglieri regionali, ecc.). È un
Paese incapace di distinguere la necessità di garantire un
livello dignitoso di esistenza per tutti -parole che di
nuovo riecheggiano la nostra Costituzione- visto che la
pensione media è sotto i mille euro lordi. Bisogna invece
abolire assurdi privilegi. Da aggiungere che le pensioni
in Italia sono tassate enormemente di più che negli altri
Paesi Europei. In Germania un pensionato con 19.000
euro annui paga poche diecine di euro di tasse e qui da
noi alcune centinaia al mese, come dettagliato in un precedente numero di questo giornale.
Lo spazio è tiranno, ma verrebbe la voglia di continuare:
poltrone che si sovrappongono, aziende pubbliche con
zero dipendenti, ma con sedi, presidenti, vice presidenti,
consiglieri di amministrazione con emolumenti, sei società per gestire 300 kilometri di autostrada, di nuovo,
con sedi, presidenti, ecc. Ecco, dunque, la lezione di
Lama di allora, ma sempre più attuale.
I diritti sono diritti. Bisogna ampliarli e comunque difenderli; i privilegi, invece, vanno abbattuti e sostituirli,
magari con i risparmi ottenuti con questi abbattimenti,
con nuovi diritti che migliorino le condizioni di vita di
chi sta peggio. E purtroppo questo Governo, invece, va
Ettore Vittiman
nel senso opposto.
10
NOSTRA SIGNORA EVASIONE
E CORRUZIONE QUOTIDIANA
Curare una rubrica sulla corruzione, sull’evasione e sul poco senso civico di una
certa Italia è sempre più arduo. Non tanto
per il motivo che c’è poco da scrivere,
anzi, ma per il motivo opposto.
Questo giornale è un mensile ma i temi
trattati in questa e anche altre rubriche
ormai, purtroppo, scandiscono il nostro
quotidiano
Solo nell’anno appena trascorso abbiamo
avuto tre grandi scandali legati alla corruzione tra imprenditoria e politica: il Mose
a Venezia con l’arresto di politici e imprenditori edili e le conseguenti dimissioni del
Sindaco della città lagunare; inquisito per
finanziamento illecito; l’Expo di Milano e
Roma Capitale.
Questa ultima indagine ancora in corso ha
portato all’arresto, anche in questo caso,
d’imprenditori, funzionari pubblici ed ex
terroristi neri, anche con l’accusa pesantissima, di associazione mafiosa.
La Nostra Lega fornisce una “rassegna
stampa”: sono notizie, che raccontano la
“mala economia” di questo nostro bistrattato Paese, che se, e con i se non si governa, non avesse i difetti che ha, evasione
e corruzione senza fine, sarebbe un Paese
economicamente più sano.
Articoli di giornali nazionali e locali che
ogni giorno registrano collusioni, evasioni
milionarie, corrotti e corruttori di tutte le
specie, imprenditori, artigiani e commercianti, professionisti e semplici cittadini distribuiti in tutta Italia: da Milano a
Venezia, da Reggio Emilia a Roma, da Catanzaro a Palermo.
L’Italia intera non si salva tanto che in una
speciale classifica dei paesi più corrotti del
pianeta noi ci facciamo una pessima figura
dato che, posto al numero 1 il paese più
virtuoso, cioè meno corrotto, noi siamo al
sessantanovesimo posto. Si può scrivere di
corruzione e evasione con alcuni titoli di
articoli dei giornali? Proviamoci.
FISCO: 475 MILIARDI DI CREDITI VERSO I CITTADINI cioè
tutti i cittadini non danno quanto dovuto allo Stato questa cifra: Equitalia fa i conti su accertamenti e sanzioni considerando incassabili il
6% del totale cioè solo 25 miliardi! Le regioni che detengono questo
triste primato d’evasione di tasse e tariffe sono, Lombardia, Lazio,
Campania; il Veneto se “la cava bene” al quinto posto.
A REGGIO EMILIA PROPRIETARIO DI 30 CASE NULLATENENTE neanche faceva la dichiarazione dei redditi.
IL TOTALE DI EVASIONE STIMATO È DI 180 MILIARDI
L’ANNO a parte le evasioni di tariffe e tasse dei comuni cittadini l’Agenzia delle Entrate stima però che almeno 300 miliardi di denaro prodotto in Italia o da contribuenti italiani tenuti a pagare le tasse in Italia,
sia invece depositato su conti correnti all’estero.
TROVATI 71 EVASORI TOTALI in provincia di Venezia nei primi
cinque mesi del 2014
SCOPERTO HOTEL ABUSIVO A VENEZIA in città dei cittadini
coreani sono riusciti ad aprire un piccolo hotel (fatto chiudere a luglio)
del tutto abusivo, con camere in grado di ospitare fino a 19 turisti a notte.
Se la sono cavata con una multa di poco superiore ai cinquemila euro!
UN NEGOZIO SU TRE NON FA ANCORA LO SCONTRINO
FISCALE mentre gli alberghi pur vivendo in qualche misura presenze
in meno incassano di più.
DATORE DI LAVORO GUADAGNA MENO DEL SUO DIPENDENTE Chi scrive vorrebbe davvero essere ottimista: difficile. In Italia le cose non cambiano e se lo fanno il processo di cambiamento
verso il meglio è lento, lentissimo tanto che chi ha un negozio di abbigliamento e calzature dichiara un guadagno di 6.500 euro l’anno; un
negozio di giocattoli 13.200; un macellaio con la sua macelleria
16.700; il gioielliere, povero, solo 17.300… In sostanza il pensionato
al minimo con 516 euro al mese guadagna 208 euro in più del proprietario di negozio di abbigliamento.
Per non parlare poi dei lavoratori dipendenti, i veri ricchi con i loro
18/22.000 euro! E’ evidente che non basta fare leggi che rincorrono
gli avvenimenti, come nel caso di Roma Capitale inasprendo le pene
e allungando la prescrizione, bisognerebbe fare invece un riordino
complessivo di tutta la materia fiscale a partire dal prelievo Irpef.
La sola repressione non basta e paga troppo poco. Si ricominci da qui,
da una vera, estesa, capillare lotta all’evasione, senza le solite scorciatoie dei condoni e con pene certe per i corruttori, due dei reati più
odiosi e con meno condanne nel nostro Paese.
Filippo Alessandro Nappi
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Susanna Camusso sul “Jobs Act”
“Questa partita è solo agli inizi. Continueremo a lottare, a mobilitarci, a scioperare anche contro le aziende
perché non può esserci uno che incassa e l'altro che subisce soltanto. Useremo la contrattazione e i ricorsi
giudiziari in Italia e in Europa. Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per ribaltare un'idea recessiva del lavoro, dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. E questo è il piano d'azione della
Cgil, il secondo tempo dello scontro con il governo sul Jobs act”…
“Perché il presupposto a queste norme è che i lavoratori abbiano sempre torto e le imprese sempre ragione.
Eppure, come è noto, la visione in bianco e nero non funziona”…
“L’incapacità di interpretare le ragioni profonde della crisi strutturale italiana. Che non è figlia del mercato
del lavoro bensì di un tasso di investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, che è letteralmente crollato”.
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Numero chiuso in redazione il 29 dicembre 2015
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