LAGUNA NORD EST
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LAGUNA NORD EST ANNO XIII - N. 1 - GENNAIO 2015 Lega LAGUNA NORD EST FAVARO VENETO • MARCON • QUARTO D’ALTINO • PORTEGRANDI Supplemento mensile di VeneziaLavoro – Direttore responsabile Giovanni Pascoli – Direttore editoriale Ettore Vittiman – Autorizzazione Tribunale Ve n.1493 del 06.10.04 Sede: Sindacato Pensionati Italiani Cgil - Favaro Veneto via Monte Abetone, 30 - 30173. Venezia - Telefono 041 5491445 - Fax 041 5010276 - e-mail [email protected] - [email protected] PAKISTAN UN ANNO DA DIMENTICARE LE DONNE DELLA NOSTRA LEGA Segretario Generale Lega Laguna Nord Est Resp. Coordinamento Donne Lega Laguna NE Roberto Giacomini Anzi da ricordare per stimolarci a lottare ancora di più perché le politiche sociali e di sviluppo diventino veramente concrete per un progresso sociale ed economico, perché chi ci governa capisca che il sindacato ha davvero una rappresentanza con la quale si deve negoziare le condizioni di vita e di lavoro, perché, insomma, si ricordi (e si agisca di conseguenza) la storia e i contributi al progresso, alla ricostruzione, a far diventare l’Italia uno dei Paesi più sviluppati del mondo sono merito dei lavoratori. Di quelli che sono nelle fabbriche e negli altri posti di lavoro e di quelli -come i pensionatiche hanno passato il testimone, pur rimanendo una forza vera e attiva della nostra comunità. Una delusione ancor più cocente perché l’anno era cominciato, almeno Segue a pag. 2 per molti... Giannina Faraon Dal congresso ad oggi abbiamo continuato a lavorare con le donne della nostra lega come ogni anno, mantenendo il calendario “standard” che ci siamo insieme prefissate. La festa dell’ ”8 marzo” continua ad essere da sempre un impegno con le donne ospiti delle case di riposo del nostro territorio, che ci aspettano. È l’occasione per dialogare con i dipendenti e i famigliari. Portare avanti questi incontri è un modo per essere presenti con chi non ha voce. Questi incontri con i famigliari, anche se per pochi minuti, sono positivi per capire se il nostro lavoro ha un riscontro. Continuiamo a lavorare anche dopo il “marzo donna”, frequentando le case di riposo a tempi alterni in occasione delle feste che loro organizzano e a cui puntualmente ci invitano. Segue a pag. 4 Forse domani o dopodomani ce ne saremo dimenticati. Ma le stragi dei bambini in questo pianeta devono essere oggetto di una approfondita riflessione. Sicuramente un sindacato come la Cgil - che da sempre ha lottato per la valorizzazione e la difesa dei diritti inalienabili dell'Umanità- sottoscritti (e dimenticati) da gran parte dei Paesi di questa Terranon può rimanere indifferente all'ennesimo eccidio che colpisce degli innocenti. Anche qui a Venezia - e sicuramente in tutte le sedi della Cgil in Italia - si è annichiliti da una serie di stragi che non possono essere rivendicate solo come ritorsione militare ma come un progetto studiato e inaccettabile di prevaricazione e negazione dei diritti umani. Le ultime sono di questi giorni, in Pakistan e in Yemen. A poche ore di distanza sono state distrutte le vite di centinaia di bambini e specialmente di bambine. Ma non possiamo dimenticare le stragi di questi ultimi anni nelle quali sono state sacrificate migliaia di vite di bambini e di donne. Qualche cinico analista - anche nel nostro Paese- fa spallucce dicendo che queste stragi fanno parte della loro cultura. Quella cultura che i corifei nostrani della nuova "Difesa della razza" dicono "lasciamoli bollire nel loro brodo". Ma di che cultura si parla? La cultura di chi nega il diritto all'istruzione delle donne e delle bambine? Chi spara e chi mette le bombe dentro una scuola è un assassino. Non ci sono scusanti. E la serie di movimenti che vuole imporre una legge oscurantista come la "sharia" hanno ben poco a che fare con la vera tradizione musulmana. Giacomini - Segue dalla prima pagina ... con la speranza che il nuovo Governo avrebbe portato positive novità. Rispetto ai vent’anni di berlusconismo e all’esperienza di Monti, esperienza tanto breve quanto dannosa, se non per un recupero di visibilità e autorevolezza a livello internazionale. I risultati sono questi: - un aumento della povertà (un italiano su tre è “povero”) e della disoccupazione, specie quella giovanile con quasi mezzo milione di posti di lavoro in meno. - l’abbattimento delle difese dei lavoratori rispetto alla discrezionalità padronale di privarli del loro bene più prezioso: il lavoro. La barriera dell’art. 18 che era sta conquistata con dure, negli ultimi anni ’60 è stata spazzata via e il posto di lavoro diventa sempre più precario: determinato dal potere del “padrone” di pagare un po’ di mensilità. - una legge di stabilità che non dà speranze di sviluppo e che non contiene efficaci misure per combattere i cancri veri della nostra economia: l’evasione e l’elusione fiscale e contributiva -che sommata alla corruzione- depauperano le casse dello Stato di 300 miliardi l’anno, creando ingiustizie sociali e concorrenza sleale. Eppure la macchina di questa Repubblica, in tutte le sue articolazioni, ha donne e uomini capaci, anche se ha scarsi mezzi a diposizione. Basterebbe dar loro i mezzi, soprattutto legislativi, per operare nella loro pienezza -visto che sono donne e uomini dotati di un grande spirito di servizio e professionalitàche possono essere efficaci per vincere questa sfida. - le tasse, le imposte e le tariffe sono aumentate. Né vale (anzi è mistificante) dire che esse, invece, sono diminuite, prendendo a riferimento solo alcune di queste. Un solo esempio: la diminuzione dei trasferimenti agli enti locali della Repubblica ha comportato –per garantire un minimo di servizi- un aumento delle tariffe. Un’ultima valutazione è che ogni famiglia, solo per questo, sborserà ben 324 euro in più nel 2015. Altri esempi che si potrebbero fare: guardiamo, per dirne una sempre attuale, l’ inefficienza dei trasporti per i pendolari che li costringe ad usare la propria auto, con pesanti ricadute sul bilancio famigliare e sull’ambiente. A nulla valgono le disquisizioni letterali (IMU, TASI, IUC, TARSI, TARSU, IRPEF, IVA) e potremmo andare avanti per tre righe con gabelle, accise e via elencando. Il conto è l’ultima cifra in fondo ad un bilancio. Che per le famiglie è sempre in rosso a causa delle politiche degli ultimi Governi. - agli scandali ed ai crimini legati alla corruzione -che hanno visto nel Mo.S.E., nell’Expo e cosiddetta Mafia Capitale- i loro punti più alti, se ne affiancano un’ infinità di altri che quantitativamente forse li sopravanzano, ma che indicano una propensione del sistema a percorrere questa nefasta via. Basti ricordare che un Procuratore Aggiunto ha affermato, in una sua recente intervi- 2 sta, che solo la Procura di Venezia ha aperto ben 1000 fascicoli per questi crimini. Il che significa che il sistema della corruzione si è talmente raffinato che addirittura riemergono le stesse persone, inquisite e condannate, vent’anni fa. Ciò vuol dire che non si è lavorato per niente sulla prevenzione e che mancano strumenti legislativi efficaci per debellare questo malcostume. Cosa ha fatto il Governo, questo Governo, per dare quegli strumenti? Lo aspettiamo! - peraltro proprio qui a Venezia questi eventi hanno prodotto una crisi che dura da quasi un anno e che ha fatto sì che uno dei più importanti e complicati Comuni d’Italia fosse governato -in uno dei momenti più difficili della sua storia- da un Commissario. Si nega così il primato della politica, il che significa l’esercizio democratico dei cittadini. - anche alcune ipotesi di modifiche istituzionali (forse in parte opportune), sono state gestite in modo raffazzonato. Basta citare la ventilata modifica del “bicameralismo perfetto” o quella di ridurre seriamente il numero degli organi della Repubblica. Mentre questo giornale va in stampa stanno per scadere i termini del Decreto Legge per eliminare le province. Non è dato a sapere chi svolgerà le funzioni di questi organismi (Scuole, Viabilità, Gestione del Territorio , centri per l’impiego, ecc…). Senza pensare ai riflessi sui lavoratori portatori di conoscenze e professionalità. “Nave sanza nocchiere in gran tempesta”, come direbbe il Poeta. - si cancellano diritti veri che difendono il bene prezioso del lavoro (vedi jobs act). Non si riesce, invece, ad eliminare spudorati privilegi, rendite di posizione, benefits assurdi e così via. In questa vorticosa voglia di cambiare, cambiare, cambiare, si sono sovrapposte norme, anche in materia previdenziale -che non solo hanno di nuovo peggiorato le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori- ma che risultano anacronistiche. Andando a regime le leggi che hanno modificato l’età pensionabile che è oramai arrivata al tetto dei 70 anni. Ma alcune norme che erano state pensate per un pensionamento a 60 anni d’età sono rimaste integre. Ad esempio un’invalidità non può essere chiesta dopo i 60 anni d’età, ma... in pensione si va a 70 anni; ed allora che fa un lavoratore invalido in quella fascia d’età scoperta? A proposito, si è mai immedesimato Renzi in un lavoratore settantenne in catena di montaggio, in una sala operatoria o su un ponteggio in un cantiere edile? Insomma un disastro! Seppur con diverse modalità che bisogna lavorare ancora di più per ricomporre, il sindacato tutto, ha risposto con forza a queste linee e a questi provvedimenti. E bisogna continuare così! Le proposte ci sono, ben chiare. Basta avere l’intelligenza, da parte del Governo, di discuterle con noi. Con noi che, non solo rappresentiamo milioni di cittadini che sono quelli che le tasse le pagano davvero, tutti i mesi e che contribuiscono all’80% del gettito dello Stato. Quelli che sono la forza vera, la dignità di questo Paese, che dopo anni si merita davvero un Governo che ne aiuti lo sviluppo e che abbia come costante obiettivo la giustizia sociale ed economica. Un obiettivo che si costruisce con una contrattazione centrale, che deve essere vivificata nel territorio. Tutto ciò che incide sulle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini deve essere contrattato: i servizi, l’organizzazione del lavoro, la produttività, le tariffe e le imposte, locali e nazionali, la sanità, e via elencando. Il sindacato dei Pensionati da sem- pre si cala nel territorio dove vive la gente. Il sindacato infatti, non si deve limitare alla pur giusta ed essenziale funzione di contrattazione aziendale. E Renzi deve capirlo. Non sarà di certo lui a farci cambiare natura. Le lotte per sostenere queste cose sono sempre poche e mai troppe! La nostra Lega, come dettagliamo nell’inserto di questo giornale, questa funzione la sta svolgendo, unitariamente con tutte le omologhe strutture territoriali di CISL e UIL. Continuerà a farlo ancora di più e chiediamo a tutti i cittadini di essere al nostro fianco. Anzi di guidarci con le loro idee e con le loro lotte per migliorare la condizione di vita. SCATTA DA GENNAIO LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI Dal 1° gennaio 2015 le pensioni saranno rivalutate sulla base dell’aliquota (provvisoria) dello 0,30%. Già dallo scorso anno, con la legge di stabilità per il 2014, la rivalutazione automatica delle pensioni (perequazione) ha ripreso ad operare per tutte le pensioni, dopo il blocco nel biennio 2012-2013 per quelle di importo superiore a 3 volte il trattamento minimo. Gli effetti si vedranno solo da febbraio. L’aliquota di aumento (0,30%, la più bassa dal 1996) sarà applicata come segue: Nel mese di gennaio i pensionati non troveranno però alcun aumento dovendo restituire quanto percepito in più (cioè lo 0,1% di aumento) per effetto della previsione “in eccesso” della aliquota di perequazione del 2014. Infatti, dai conteggi effettuati successivamente, l’aliquota da riconoscere per il 2014 è stato calcolato essere dell’1,1% invece dell’1,2% applicato. Per esempio la differenza da recuperare con la rata di pensione di gennaio 2015 sarà pari a: • € 6,5 per una pensione minima • € 13 per una pensione di circa € 1.000 (mensili lordi) • € 19,5 per una pensione di circa € 1.500 (mensili lordi) Si dovrà, quindi, attendere il mese di febbraio per vedere l’effettivo importo della pensione per il 2015. Anche quest’anno l’aumento applicato alle pensioni è insufficiente per coprire la perdita del potere d’acquisto di oltre il 30%, subito dalle rendite pensionistiche in questi anni. Per questo lo SPI CGIL chiede misure diverse a partire da una tassazione più equa ed in linea con quella degli altri paesi europei e il bonus fiscale di 80 euro come per i lavoratori dipendenti. 3 Riceviamo e pubblichiamo L’ANTICA SCUOLA DEI BATTUTI Faraon - Segue dalla prima pagina Con tutte le “case di riposo” ci confrontiamo periodicamente per verificare rette e bontà dei servizi che erogano. I nostri impegni si espandono sul territorio anche con i Comuni, con i quali abbiamo un buon rapporto, nato da confronti negoziali che datano da anni. All’auditorio di Favaro Veneto abbiamo ritenuto opportuno svolgere un incontro basato sull’impegno che hanno i nonni nella società attuale. Partendo dal film “Irina Palm”, con Marianne Faithfull. Con l’allungamento dell’età pensionabile, difatti, i nonni sono diventati il pilastro dei giovani che intendono mettere su famiglia e avere dei figli. Gli anziani quindi, sono diventati, visti gli operati dei governi, compreso questo, verso lo sviluppo del Paese e quindi del ristagno dell’occupazione, dei veri e propri “ammortizzatori sociali”. Ma i nonni non sono solo quello, ma molto di più. In una società che tende a considerare il passato come una palla al piede, sono le testimonianze che, al contrario, rappresentano una generazione che ha saputo alzare la testa dopo una guerra. Ed essere stati determinanti per la ricostruzione del Paese. I nonni non sono valorizzati abbastanza. Non si considera che spesso sono l’ago della bilancia a livello finanziario. Quando il bilancio va in rosso e i figli in cassa integrazione non solo si sentono in obbligo di aiutarli, ma si sentono in dovere di farlo anche quando la loro pensione è bassa. E oggi questo Governo li sta dimenticando. Tanto più se sono donne e con pensione bassa. Basta vedere i dati delle pensioni e le crescenti necessità di servizi socio sanitari per le donne anziane. Alcune delle altre iniziative sono: - Quarto d’Altino: festa in allegria con una commedia divertente:“Un novissio par do done “. È stata l’occasione per stabilire un costruttivo contatto con il parroco del paese. - Marcon: abbiamo collaborato con il Comune e la Camera del Lavoro di Venezia per lo spettacolo tratto dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”. Un momento toccante dedicato alle donne che hanno dato la vita in nome dell’amore. Nemmeno le loro denunce sono servite per salvare la loro vita. Lo spettacolo è stato particolarmente significativo perché le letture sono state interpretate dalle donne della CGIL. - Campalto: è stato organizzato un pomeriggio con il coro “La Vita è Bella”. Anche in questa occasione ci siamo servite delle sale parrocchiali, per dare visibilità del nostro impegno anche a chi non ci conosce. La nostra organizzazione interna è composta da una segreteria a tre di cui due donne ed il Segretario Generale della nostra Lega, il compagno Roberto Giacomini. Come donne siamo sempre presenti alle contrattazioni sociali di questa Lega perché riteniamo che la condizione femminile debba essere affrontata concretamente nei confronti dei Servizi Sociali che le riguardano. Curiamo la comunicazione con una rubrica fissa sul nostro giornale, anzi due perché c’è anche la rubrica “Donne nella storia”. La nostra segreteria è davvero un “organo collegiale”. Con riunioni di segreteria ogni settimana, ma con confronti giornalieri. Così possiamo esprimerci, informarci e formarci. Abbiamo deleghe “pesanti”, come per esempio la delega per il Socio Sanitario. Continueremo quindi così. Ma vogliamo sempre di più vedere donne. Vorremmo e faremo in modo che le donne siano sempre più presenti nelle nostre sedi. In questo senso il ruolo del recapitista è fondamentale per capire di più le esigenze della gente. Quindi bisogna fare un pensiero anche a quella funzione “al femminile”. Ringrazio sentitamente la Redazione del Vostro Giornale per l'occasione che ha voluto offrirmi, al fine di illustrare brevemente quanto il Centro Servizi "Antica Scuola dei Battuti" sta progettando per la valorizzazione del proprio Archivio Storico. Antica Scuola dei Battuti è certamente nota ai più per la sua "mission" in campo socio-assistenziale, essendo il più grande Centro Servizi della Terraferma per tipologie di unità d'offerta e per quantità di ospiti residenti e non, ma parimenti annovera con orgoglio l'eredità della sua tradizione di impegno e di servizio sociale, risalente fin dai primi anni del 1300, quando a seguito di un lascito, la allora Confraternita dei Battuti edificò il primo Ospizio, appena fuori dalle mura della città, esattamente ove ancora adesso continua la sua attività istituzionale. Testimonianze dei mutamenti storici, politici, urbanistici, assistenziali, sono contenuti nel prezioso Archivio Storico, conservatosi pressochè intatto, per il fatto di essere sempre stato preservato all'interno della struttura d'origine. Dal 2006 è cominciato un lungo percorso per far uscire dall'oblio una così importante documentazione, che ad oggi ha trovato il momento più alto nella Mostra, tenutasi l'anno scorso al Centro Culturale Candiani, dal titolo "I Battuti sette secoli di assistenza e solidarietà a Mestre", evento che ha avuto un grande riscontro sulla stampa locale ed un interesse che via via si accresce anche in ragione di una vera e propria campagna di sensibilizzazione e di iniziativa culturale proposta dall'archivista Dr.Sorteni e sostenuta dal nostro Ente. In particolare l'esperienza del "trekking urbano" collegando luoghi storici ed archivi della Città, esperienza ora sostenuta dalla Regione Veneto, ha potuto coinvolgere il crescente interesse delle associazioni culturali, del tempo libero e di volontariato della Città. Ora stiamo progettando una nuova Mostra che speriamo di realizzare nel 2015 e riguarderà testimonianze fotografiche dell'Ente e della sua attività caritatevole, ma anche formativa-lavorativa dei primi anni del "900, per poi traslare alla attuale intensa attività dell'Ente, attraverso l'obiettivo fotografico di un gruppo di fotografi non professionisti, per traguardare infine alle idee progettuali non solo di ristrutturazione della parte storica (per non dire più vecchia) della nostra struttura, ma soprattutto riguardanti progetti innovativi di servizi socio-assistenziali e sanitari, di tipo territoriale, di cui oggi si sente una particolare mancanza. L'obiettivo di questa Mostra, così come il proseguimento della attività di completamento di messa in ordine dell'Archivio Storico, trova ovviamente la indispensabile necessità di intervento e sostegno di sponsor. Aldo Mingati PresidenteAntica Scuola Dei Battuti Mestre 4 Perché si vuole abolire l’articolo 18? È del tutto evidente che, se taluno è inadempiente nei confronti di qualcuno, questi può ricorrere alla giustizia perché l’inadempiente venga condannato ad adempiere: adempiere significa fare quello che ci si è impegnati a fare, restituire ciò che si è ingiustamente preso, ripristinare la situazione che si è illegittimamente modificata, e via elencando. Talvolta, però, non è materialmente possibile restituire la cosa o ripristinare la situazione preesistente, perché, per esempio, la cosa è andata distrutta o smarrita, oppure perché, per disattenzione, è stato irreparabilmente rovinato un quadro di un famosissimo pittore del cinquecento, che non può resuscitare per ricreare il capolavoro distrutto, e via dicendo. In queste ipotesi, anziché eliminare il danno rimettendo le cose come stavano prima, l’inadempiente viene condannato a risarcire il danno pagando una somma di denaro come ristoro equivalente al danno subito e non più rimosso. Orbene, la legge 15 Luglio 1966, n. 604 ha previsto che i dipendenti di determinate categorie di datori di lavoro possono essere licenziati soltanto se sussiste una giusta causa o un giustificato motivo del licenziamento, per cui il datore che licenzia un dipendente senza giusta causa o giustificato motivo viola questa norma, arreca un danno ingiusto al dipendente, commette, pertanto, un’inadempienza nei suoi confronti. È materialmente possibile eliminare questo danno, rimettendo le cose come erano prima che venisse com- messa questa inadempienza? O ciò è materialmente impossibile per un qualche recondito motivo? Si tralascia la risposta, che appare del tutto ovvia. Eppure, la citata legge n. 604 del 1966 aveva previsto che, nel caso di inadempienza per violazione di tale legge, il datore di lavoro venisse condannato alternativamente o alla riassunzione del dipendente, o alla corresponsione di una penale a titolo di risarcimento danno. L’incongruenza, la violazione di tale principio generale è stata, poi, sanata dallo Statuto dei Lavoratori, che, nel “famigerato” art.18, ha introdotto la c.d. “stabilità reale”, per cui, in caso di inadempienza, il danno causato dall’ingiustificato licenziamento doveva essere eliminato rimettendo le cose come erano prima del licenziamento stesso. E adesso? Perché tanto scandalo se lo Statuto del 1970 ha semplicemente applicato un principio comune nel nostro ordinamento, che ricorre e trova attuazione in ogni caso di inadempimento? È pur vero che la Legge può disporre tutto ciò che vuole, ancorché nel rispetto delle norme costituzionali; ma il disagio che eventualmente può provare qualche datore di lavoro nel ritrovarsi in fabbrica un dipendente inviso (e ingiustificatamente licenziato) è giuridicamente tanto rilevante da doversi anteporre al dramma conseguente alla perdita del posto di lavoro per il dipendente e la sua famiglia (sanato con qualche mensilità di penale) e da giustificare la forzatura di un principio del nostro ordinamento giuridico? Avv. Giorgio Morisi Già G.O.A. Tribunale di Venezia 5 Un ricordo di Franco Donaggio Per una strana fatalità la posta mi si apre su questa vecchia lettera che scrissi ed inviai ai giornali il 12 dicembre 2004, il giorno dopo che morì Franco Donaggio, un ex compagno di lavoro. "È morto ieri Franco Donaggio, lo saluto. Di lui mi mancherà l'abbraccio. Di un amico sorridente, di una vicinanza sociale, solidale, umana. I nostri occhi si riconoscevano come ragazzi della Chatillon, ora Montefibre di Porto Marghera. Lui nel '67 lavorava alle imprese, io nel reparto di filatura acrilica; fu assunto come meccanico, diventò poi delegato sindacale nei difficili anni della nascita del movimento sindacale a Marghera. Il mio reparto fu chiuso quasi subito, eppure funzionava, la fabbrica era appena nata. Nonostante la volontà operaia e cittadina non vollero allora, né poi completare il ciclo produttivo, un'altra cattedrale nel deserto quel reparto, soldi pubblici al vento. Compagno di vita in fabbrica, di speranza di civiltà. Come quella volta dell'apertura della mensa agli operai delle imprese. Seduti per terra fuori della mensa, col tegamino freddo, noi entravamo per il pasto caldo, loro no. Mi si strizzava il cuore, tiravo i compagni di lavoro per la giacca, hanno risposto per primi Franco e quelli della manutenzione aprendo ogni giorno agli operai delle imprese le porte della mensa. Franco fu chiamato in Direzione, io fui risparmiata. Mi fu però proibita la mensa all'ora degli operai. Poi le cose cambiarono, anche i dirigenti. I guardiani familiarizzavano e si sindacalizzavano. Nel reparto dove ci siamo conosciuti con Franco c'era un cartello che diceva pressappoco così "Se due o più di due si fermano a parlare in reparto, nei corridoi, è considerata adunata sediziosa". Avevamo tute di colore differente per ogni reparto, per distinguere i "fuoriposto". Non erano rispettati i permessi di legge per l'allattamento, né la preoccupazione per gli effetti degli oli di produzione sulla cute delle braccia delle mie compagne di lavoro. Era alla fine degli anni '60. Solo pochi decenni fa, ma non ancora tempo di diritti civili. Era tutto difficile. Lo Statuto dei Lavoratori nasce solo nel '71, prima d'allora il buio della democrazia. Non eravamo noi troppo avanti, era la Società ferma al tempo di guerra, come se la Costituzione non fosse mai nata. Laddove in troppi vogliono ricacciarci ancora ed a difenderci non potranno essere certo pochi illuminati, ma persone come Franco in un ampio e aperto movimento democratico. Come fu allora, che gli studenti venivano davanti alle fabbriche e molti operai, fra i quali Franco andavano nelle Scuole Superiori, Università , nei luoghi di vita degli studenti: Dogadum, Do Farai, a parlare di lavoro, scuola, diritti civili, pacificamente. Le ragazze e i ragazzi della mia generazione hanno costruito ponti e abbattuto muri. Ma non era facile, abbiamo tutti pagato moltissimo sia le appartenenze sindacali e politiche che l'andare oltre, per amore delle cose che contano ed anche per la nostra fratellanza. Per le donne era ancora più difficile, ce n'erano poche a Marghera ed erano fin troppo visibili, punibili. "Gli uomini non cambiano" canta la Mannoia, a volte per fortuna. Franco rimaneva un uomo libero, dolce, prima di tutto umanamente coerente. Lo incontravo ogni tanto, negli ultimi anni quasi sempre sulla strada, per uno spostamento fra una sede sindacale e l'altra, o ad una manifestazione. Pochi giorni prima del suo malore era in via Cappuccina, faceva "un giro largo" per andare alla Cgil in Corso del Popolo: "Quattro passi a piedi mi fanno bene". Ci siamo scambiati le ultime reciproche novità. Dispiaciuta io per le molte stupidità e disumanità che non risparmiano nessun ambito sociale, scherzoso lui, aggiungeva elementi al mio dire, in modo leggero, ironico, mi ha fatto ridere. Una risata forte, di speranza come a dire che per il nostro essere, sentire, il nostro vissuto non possiamo che camminare con l'indice puntato in avanti, oltre. Un braccio attorno alle spalle abbiamo fatto un pezzo di strada assieme, è l'ultima immagine che ho di lui. Ci saremmo dovuti rivedere il 3 gennaio al Malcanton, nella sede della Cgil a Venezia, ospiti per una riunione di Associazioni della Consulta per la Salute. Lui non c'era ad aspettarmi, era già in Ospedale, sembrava una cosa leggera, come lui" Leda Cossu 6 SPI CGIL VENEZIA Lega Laguna Nord Est INSERTO/11-2015 CRONACA DI UNA GIORNATA DI VERIFICA E DI IMPEGNO Nell’aprire la riunione del Comitato Direttivo di fine anno, Roberto Giacomini, Segretario Generale della Lega Laguna Nord Est, ha voluto precisare che quella non era una riunione rituale, ne di routine, come del resto non lo sono mai le riunioni del Comitato Direttivo di questa Lega, ma una doverosa occasione di riepilogare, sia alcuni fatti salienti della vita del nostro Paese e di quelli locali, sia riepilogare al C.D. -pur sempre partecipe alla vita della struttura- il lavoro fatto e le prospettive future. Ma -ha aggiunto- è anche la consueta occasione per ringraziare tutte le compagne e compagni che, a titolo completamente volontario, hanno aiutato a raggiungere gli obiettivi prefissati. Ha sottolineato, in premessa, la situazione viepiù aggravata del Paese e con un Governo che continua “a non tener conto che questi cittadini (i lavoratori e i pensionati) non sono solo quelli che continuano da sempre a tener in piedi questo Paese, che contribuiscono, mese dopo mese, rifornire lo Stato con l’80% di quando viene versato. Si disconosce il ruolo del Sindacato, si colpiscono i lavoratori diminuendo le loro difese, non si dedica allo sviluppo, alle risorse per i servizi socio sanitari quanto necessario”. Questo disconoscimento e anzi, una continua diminuzione dei diritti e delle difese dei lavoratori e dei pensionati (vedi Jobs Act, negazione degli 80 euro ai pensionati, ad esempio) e una politica economica che non prevede congrui investimenti per lo sviluppo del Paese (vedi Legge di stabilità), il rifiuto di ogni negoziazione con i sindacati, non ostante le splendide iniziative recenti (25 ottobre, 12 dicembre) sono una costante di questo Governo. E aggiunge: “Se così si continua, non abbiamo altre scelte che saldare a quelle iniziative di lotta altre e anche più incisive”. Le Leghe del Sindacato dei Pensionati hanno un grande compito, ricorda,“… coniugare l’azione del sindacato nazionale con quella del territorio”. Ed è questa una delle azioni, giorno dopo giorno, che a tutto campo, bisogna compiere. E argomenta: “Come Lega Laguna, siamo partiti proprio da qui da sempre, cercando, specie ora quando le condizioni dei pensionati sono più difficili, di avere dagli enti e istituzioni che insistono nel nostro territorio migliori servizi e un utilizzo delle risorse a disposizione di quelle istituzioni rivolte sempre di più verso i bisogni della gente, cercando di attenuare quelle situazioni di dif- I ficoltà.” Oltre il ruolo di agente negoziale unitario, ricorda il ruolo di “tutela individuale per rendere esigibile quei diritti e quelli comunque sanciti, il proselitismo legato alla nostra azione, la partecipazione delle donne, progetto memoria per affermare i valori che sono insiti nella nostra Carta Fondamentale, nella democrazia e nella legalità, il progetto “agorà” che organizza la diffusione delle notizie che illustrano quanto necessario spalmandole su tutto il nostro territorio.” Sottolinea, poi, che in Luglio è stata inaugurata la sede di Favaro del Distretto S.S., le tante lotte convinte della gente che sono state necessarie per ottenerlo e il ruolo del Sindacato dei Pensionati per dirigerle, firmando ben 44 intese solo su questo tema, volta volta che nasceva una difficoltà, per risolvere i problemi che emergevano. Nei quattro recapiti della Lega Laguna entrano ogni anno circa 10.000 persone per ogni necessità. Vengono ricevute e soddisfatte coniugando così l’azione collettiva del sindacato con la sua pratica azione di tutela individuale. Anche se, sottolinea, vorremmo avere più tempo, più spazi per ricevere, specie in certi periodi, con più calma i cittadini e approfondire di più con loro, ascoltandoli ancora meglio, come noi potremmo agire per soddisfare i loro bisogni. Ricorda il lavoro per valorizzare la presenza e la partecipazione delle donne, stimolandone la loro motivazione. Ciò è stato poi approfondito con specifici interventi da Giannina Faraon, anche quale Responsabile del Coordinamento Donne della Lega Laguna e con Bruna Busso, componenti della Segreteria. “Le donne nella nostra lega sono come un fiume in piena nelle loro iniziative. Su questo tema, lascio a loro la parola. Basta dire pero, che in segreteria, due componenti su tre sono Donne, ricorda Roberto Giacomini. Sottolinea, poi, il valore del “Progetto Memoria”: tutti gli anni incontri nelle scuole medie, parlando della Resistenza e su come è nata la nostra Costituzione. Il centenario della Prima Guerra Mondiale sarà poi un’occasione, per riscoprire fatti che coinvolsero il nostro territorio, anche con il contributo dello storico della Brigata Sassari, visto che a Gaggio di Marcon c'era un ospedale da campo di quella Brigata; a Marcon rimangono ancora tracce evidenti di un aeroporto anche con strutture in cemento armato, un deposito di dirigibili a Campalto, la battaglia del Solstizio, e via elencando. Aggiunge, sempre nella sua introduzione, l’impegno per realizzare il progetto “Agorà” teso a diffondere sempre di più il lavoro del sindacato nelle piazze, per ascoltare i cittadini, per parlare con loro e assumere tutte le loro idee. È un progetto già iniziato ed in fase di completa definizione. Dentro il progetto per comunicare sottolinea il valore del nostro giornale. È questo un giornale, che da dodici anni esce puntualmente tutti i mesi e diventa sempre più completo. Affronta poi un’altra questione. Sono stati illustrati alcuni dati del nostro territorio. Quante aziende qui operano, suddivise tra industriali, commerciali, artigianali, con quanti dipendenti, ecc. Se -ha affermatoaggiungiamo poi cosa si sta mettendo in moto in questa zona come: la terza pista dell'aeroporto, il nuovo stadio, l’alta velocità che raggiungerà l'aeroporto, la metropolitana di superficie, lo snodo autostradale, l’attracco per natanti con la linea ACTV per Venezia, l’ulteriore sviluppo artigianale, industriale e commerciale, nasce una preoccupazione: che con tale mole di interventi, con un movimento di lavoratori di tale portata, sia sempre più necessaria una regia Confederale di Zona, certo con Categorie, con servizi, ma “confederalmente organizzati e diretti, qui in loco”. Per quanto la Lega Laguna si dia da fare per intercettare i lavoratori, ben poco può a fronte di quello che è realmente necessario in un così composito panorama. E quindi -ha concluso- con un appello, che fu quello di Ettore, prima, poi di Giusy, poi di Giselda e ora il suo per una sempre più marcata presenza della Confederazione. E -termina- ricordando come questo territorio sia sempre più interessato da infrastrutture di valore anche internazionale, da un uno sviluppo molto marcato, da una popolazione sempre più numerosa. È necessario quindi che il sindacato, tutto il sindacato, sia sempre più presente. Alla fine chiude la sua relazione con queste parole: “Abbiamo voluto quindi fare il doveroso punto, indicare ciò che è stato fatto, ciò che vogliamo fare ancora, ciò che vogliamo continuare a migliorare, stringendo ancora di più sui risultati. Noi non siamo soliti misurarci sull’efficienza, ma sull’efficacia, non su come “adempiamo”, ma su che “risultato” portiamo, e, giammai, assolverci con motivazioni anche se valide, perché un obiettivo non è raggiunto, ma, invece, trovare sempre vie, soluzioni per portare migliori risultati.” Un lavoro fatto, un impegno costante, che questa lega ha voluto presentare al suo gruppo dirigente. In coda al C.D. si è ringraziato, anche con un veloce brindisi, tutti i molti volontari che hanno lavorato, spesso giorno dopo giorno, in modo del tutto gratuito. Senza il loro contributo la Lega Laguna non sarebbe mai riuscita a rispettare i traguardi conquistati. Ettore Vittiman INTESE UNITARIE RAGGIUNTE E SOTTOSCRITTE DALLA LEGA LAGUNA NEL 2014 - Con Municipalità di Favaro Veneto n.° 2 - Con Residenza per Anziani “ Ca’ dei Fiori” di Quarto d’Altino n.° 1 - Residenza per Anziani “Anni Azzurri” di Favaro Veneto n.° 1 - Residenza per Anziani “Anni Azzurri” di Quarto d’Altino n.° 1 - Con Comune di Marcon n.° 1 - Con Comune di Quarto d’Altino n°. 1 Complessivamente, negli anni, la Lega Laguna a sottoscritto unitariamente n.° 126 intese con Enti e Istituzioni di Questo Territorio. II ANALISI SINTETICA DELLE AZIENDE E INFRASTRUTTURE CHE INSISTONO NEL TERRITORIO DI COMPETENZA DELLA LEGA LAGUNA NORD EST SPI CGIL VENEZIA INDUSTRIE E COMMERCIO MARCON (16.593 abitanti) DIPENDENTI ARTIGIANI DIPENDENTI (e Titolari lavoratori) (NR AZIENDE) 671 INDUSTRIE E COMMERCIO 4.725 395 700 QUARTO D’ALTINO (8.270 abitanti) DIPENDENTI ARTIGIANI DIPENDENTI E TITOLARI (NR AZIENDE) 347 INDUSTRIE E COMMERCIO 2423 222 I lavoratori dipendenti sono compresi nella colonna DIPENDENTI FAVARO VENETO (23.500 abitanti) DIPENDENTI ARTIGIANI DIPENDENTI E TITOLARI (NR. AZIENDE) 783 5340 378 792 Si sommano a ciò, le istituzioni ed imprese pubbliche quali: municipalità, comuni, servizi socio sanitari ecc. con i relativi addetti. Fonte Istituzioni relative. Note: Il Territorio è caratterizzato da un marcato sviluppo economico con piccole e medie aziende, ma anche grandi, in continua crescita, basato sulla creazione di importanti zone ad esse dedicate, servite da infrastrutture con rilevanza nazionale ed anche internazionale. Oltre a ciò insistono in quella area servizi determinati per la vita dell’intero Paese a partire dall’AEROPORTO MARCO POLO (il terzo d’Italia, ma che lavora in sinergia con gli altri aeroporti del Veneto primo di tutti Treviso) per il quale è previsto un ulteriore sviluppo con un Masterplan che ha suscitato un forte dibattito tra la popolazione e le istituzioni locali. Lo snodo autostradale a scavalco tra i tre segmenti del territorio analizzato è uno dei più importanti d’Italia perché congiunge determinanti direttive di trasporto di persone e mezzi non solo del nostro Paese ma da e per Paesi dell’Est e del Nord d’Europa, ma anche nell’asse sud adriatica. I potenziamenti di questo snodo sono ulteriormente previsti. Oltre a ciò è prevista alche la linea ferrovia ad alta velocità, funzionale all’Aeroporto, ma più in generale a tutto il quadrante e un terminal acqueo che dai bordi dell’aeroporto conduca in Centro Storico con un servizio di linea E’ prevista anche la costruzione dello Stadio di Venezia, anche se momentaneamente si è in stand by, anche per la situazione istituzionale del Comune di Venezia. Allo stadio verranno aggregati tutti i servizi connessi, ma si aggiungeranno anche tutte le altre strutture commerciali e artigianali. III Pubblicazioni della Lega Giornale mensile”Lega Laguna Nord Est” È un periodico mensile (11 numeri) di 12 pagine, oltre a supplemento monotematico di approfondimento di 4 pagine. Il giornale è a colori nella sua versione informatizzata e in bianco e nella della sua versione cartacea. Viene inviato per e-mail tramite 18 mailing-list di circa 12 indirizzi ciascuna (quindi 200/250 indirizzi) a tutte le istituzioni ed enti del nostro territorio, strutture sindacali provinciali e anche regionali e nazionali (dalla Segreteria della CGIL Nazionale fino a tutte le leghe della nostra Provincia) e ne vengono stampate 400/500 copie al mese. La pubblicazione, pur essendo editata da una strutture sindacale e quindi l’impostazione è conseguente, tende a qualificarsi come un giornale che tratta anche di temi, pur a carattere storico sociale, non strettamente di politica sindacale. In ciascun numero vengono, tra le altre cose, pubblicate le seguenti rubriche fisse: - Pagina gestita dal Coordinamento Donne della Lega - Rubrica giuridica a cura dell’ Avv. Giorgio Morisi - Rubrica “Le donne nella storia” a cura di Giancarlo Centazzo - Rubrica “Evasione e Corruzione” a cura di Flilippo Alessandro Nappi - Rubrica “Tutela individuale” a cura di Roberto Giacomini - Rubrica “La Grande Guerra” (rubrica temporanea) Il giornale viene aperto sempre con un articolo di fondo su un tema di attualità, di carattere sindacale e/o politico, anche scritto da importati dirigenti sindacali dello SPI o Confederali. Scrivono nel giornale diverso protagonisti della scena sindacale, politica e sociale del Paese. Il Direttore responsabile del giornale, che esce come Supplemento di “Venezia Lavoro” è Giovanni Pascoli e il Direttore Editoriale è Ettore Vittiman. Il giornale esce con un “Numero in Rosa”, aggiuntivo a quelli di normale pubblicazione in occasione dell’8 Marzo, completamente gestito dal Coordinamento Donne della Lega a anche, se del caso, con alcune edizioni straordinarie. La Lega pubblica sporadicamente anche alcune raccolte monotematiche fascicolando articoli del giornale “Lega Laguna Nord Est”, quali: - Articoli scritti dalle donne e sulle donne - Rubrica Giuridica - Le Donne celebri nella Storia Ha pubblicato, poi anche - Testo della Costituzione (testo integrale, commentato) – Distribuito a tutte le classi da noi incontrate - I simboli della nostra Repubblica (la storia del nostro Inno, del Tricolore, ecc.) – Distribuito a tutte le classi da noi incontrate - Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 Dicembre 2014 – Distribuito alle scuole da noi incontrate - Raccolte Poesie di nostra dirigente - Memorie di un reduce dalla Russia - Cronache di “Viaggi della Memoria” da noi organizzati (a Auschwitz, a Stazzema, ecc.) - Interviste ai rappresentati degli Enti e Istituzioni che insistono nel nostro territorio sul valore e ruolo del sindacato nell’azione concertativa con essi Progetto Memoria / La Grande Guerra - Organizzate visioni di film “ Torneranno i Prati” di Olmi - Mostra fotografica “ Venezia si difende” - Rubrica fissa sulla Grande Guerra sul Nostro Giornale con pagina Monotematica - Numero speciale del Nostro Giornale in occasione del 24 Maggio - Tavola rotonda a Marcon su: “La Grande Guerra nel nostro territorio e limitrofi” Aeroporto/Campo di volo di Marcon, Deposito dirigibili a Campalto, Ospedale militare a Marcon, in collaborazione con L.T. Antonio Pinna della Brigata Sassari, a Mogliano Veneto “Ville e Strutture utilizzate dai comandi dell’esercito Italiano, Battaglia del Solstizio” - Le iniziative continueranno con diversa intensità fino al 2018 Incontri con le Scuole del Territorio - Incontri con tutti glia alunni delle terze medie in collaborazione con A.N.P.I. di Mestre su: Resistenza, riconquista della democrazia, legalità - A Quarto d’Altino mostra fotografica su episodi della Resistenza - A Portegrandi in fase di accordo per la ripetizione, nelle scuole elementari, di una iniziativa sulla Costituzione N.B. La scuola Gramsci e la Scuola Volpi, oltre agli incontri sopra indicati, faranno una giornata di lavoro, per ciascuna classe presso ISEVER di Venezia IV FERRERO, IMPERO DOLCIARIO L’emissione nei mesi scorsi di un francobollo, celebra la storia della dinastia dei Ferrero, fondata da Pietro Ferrero nel 1946, famosa per la creazione della “NUTELLA” che ha compiuto 50 anni. La FERRERO è la quarta azienda dolciaria nel mondo, attualmente guidata dal figlio Michele Ferrero. Ciò che colpisce è la diversità di comportamento dagli altri industriali tipo Benetton, Barilla, Berlusconi o Pirelli. La storia inizia con il periodo della liberazione dal nazi fascismo, che ad Alba vide tanti morti e tanti patimenti. Le Langhe di allora non erano quelle di oggi, patrimonio dell’Unesco. Quando Pietro Ferrero, pasticcere, inventò un dolcetto fatto con nocciole, prodotte in zona, e scarti di cacao e cioccolato che comprava in Svizzera, fu una specie di miracolo. Il prodotto trovò grande consenso di vendita presso le fiere, i bar, le scuole e gli orfanatrofi. In breve tempo l’azienda diventò una grande fabbrica, dove i lavoratori venivano portati al lavoro e riportati a casa con i pulmini con la scritta Ferrero. Dopo poco tempo nacque il villaggio Ferrero, furono costruiti asili ed una scuola professionale ed ai lavoratori veniva lasciato il tempo libero per la raccolta delle nocciole e per la vendemmia. Il motto della Ferrero fu: Lavorare, Creare, Donare. I Ferrero furono profondamente cattolici e favorirono un capitalismo armonico con la struttura sociale in cui operava a cominciare con l’aiuto economico per gli studi dei figli dei dipendenti, molto spesso, fino al compimento degli studi universitari. La Ferrero ad Alba fu ed è una istituzione , 4.000 dipendenti su 30.000 abitanti, con fiore all’occhiello la Fondazione culturale Ferrero. Michele Ferrero, nel 1975, superò momenti critici legati al pericolo di rapimento dei suoi figli da parte delle brigate rosse. Per questo, i due figli, furono trasferiti in Belgio con un tutore privato, fino al momento del loro rientro per lavorare in azienda. Nel 1982, dopo vari successi, fu creato il famoso Ferrero ROCHER, ma nel 1994 una disastrosa alluvione sommerse lo stabilimento. Lo stesso Michele, a bordo di un gommone mise in salvo la madonnina protettrice dello stabilimento che riportò in fabbrica dopo pochi giorni quando lo stabilimento riprendeva la produzione a pieno ritmo. Nel 2011, la tragedia; Pietro, il figlio maggiore, muore di infarto mentre si allenava in bicicletta in Sudafrica. Oggi, uno degli uomini più ricchi d’Italia, guida ancora personalmente il colosso dolciario, con un preciso scopo, sbarcare in Cina. Ci riuscirà, rimanendo sempre un’azienda dal “volto umano” ITALIANA? (B.B.) 7 LA PAROLA AI POETI Cara maestra, un giorno m'insegnavi che a questo mondo noi noi siamo tutti uguali. Ma quando entrava in classe il direttore tu ci facevi alzare tutti in piedi, e quando entrava in classe il bidello ci permettevi di restar seduti. Mio buon curato, dicevi che la chiesa è la casa dei poveri, della povera gente. Però hai rivestito la tua chiesa di tende d'oro e marmi colorati: come può adesso un povero che entra sentirsi come fosse a casa sua? Egregio sindaco, m' hanno detto che un giorno tu gridavi alla gente "vincere o morire". Ora vorrei sapere come mai vinto non hai, eppure non sei morto, e al posto tuo è morta tanta gente che non voleva né vincere né morire? L. Tenco SOLITUDINE A NATALE Fernando Silva dirige l’ospedale pediatrico di Managua. Una vigilia di Natale rimase a lavorare fino a tardi. Si sentivano già gli scoppi dei razzi, e i lampi dei fuochi d’artificio illuminavano il cielo, quando Fernando si decise ad andarsene a casa, dove lo aspettavano per la festa. Mentre stava facendo un ultimo giro attraverso le corsie per vedere se tutto era in ordine, sentì d’un tratto un lieve rumore di passi alle spalle. Passettini di bambagia. Si volse, e vide uno dei piccoli pazienti che lo seguiva. Nella penombra, lo riconobbe, era un bambino che non aveva nessuno. Fernando riconobbe quel viso già segnato dalla morte e gli occhi che chiedevano scusa, o forse chiedevano permesso. Fernando gli andò vicino e il bimbo lo sfiorò con la mano: «Diglielo... » sussurrò. «Di’ a qualcuno che io sono qui. » Notte di Natale, di Eduardo Galeano da: Il Libro degli Abbracci - Sperling & Kupfer 2005 UN’EROINA DELLA GRANDE GUERRA: VERA BRITTAIN Al grande pubblico italiano è sfortunatamente poco nota la scrittrice inglese Vera Brittain, che sviluppò gran parte della sua prolifica produzione letteraria su avvenimenti e personaggi realmente vissuti e conosciuti in prima persona, durante il Primo Conflitto Mondiale. Vera Brittain fu attiva, come scrittrice e propagandista pacifista, anche durante la Seconda guerra Mondiale, ma è ancora oggi considerata una stella di prima grandezza nel firmamento della letteratura di guerra del periodo 1914-1918. La scrittrice nasce il 29 dicembre 1893 a Neewcasle-under-Lyme, Inghilterra, da famiglia benestante e sin da ragazza si dimostrò fortemente portata per lo studio, la ricerca e le attività sociali. In un tipico ambiente edoardiano del ceto borghese anglosassone, la sua decisione di andare a studiare ad Oxford provocò non poche reazioni e perplessità in famiglia. Frequentò il Somerville College di Oxford dove tra le amicizie universitarie del fratello Edward conobbe Ronald Leighton, il grande amore della sua vita. Nell' estate del 1915 lascia gli studi per arruolarsi come infermiera nella V.A.D. (Voluntary Aid Detachment) durante la Prima guerra mondiale, guerra che coinvolse il fratello e il fidanzato, entrambi arruolatesi come volontari. Durante questo conflitto sia il fratello Edward che il fidanzato Roland rimangono uccisi. Le loro lettere daranno a Vera lo spunto per scrivere il libro Letters from a Lost Generation (Lettere da una generazione perduta). Tornata a Oxford dopo la guerra , Vera troverà delle difficoltà di adattamento alla vita tra la generazione del dopoguerra. Fu in questo periodo che incontrò Winifred Holtby, con il quale sviluppò una stretta amicizia. Il legame durò fino alla morte di Holtby, avvenuta nel 1935. Nel 1925 sposa George Catlin Brittain, politico e filosofo. Il loro figlio John Brittain-Catlin diventerà artista e pittore. La loro figlia Shirley Williams, nata nel 1930 divenne invece ministro. Il primo romanzo pubblicato da Vera nel 1923 fu The Dark Tide. Nel 1933 pubblica Testament of Youth; molti dei suoi romanzi si basano su esperienze reali e persone reali. A questo proposito il romanzo Honourable Estate (1936) è più di un libro di memorie. La sua vocazione per il pacifismo viene alla ribalta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando scrive le Letters to Peacelovers (Lettere ai pacifisti). Venne però accusata quando nel 1944 scrisse Massacre by Bombing dove si lamentava a proposito dei bombardamenti a tappeto sulle città tedesche. Nel 1966 cadde in una strada poco illuminata di Londra e le lesioni che subì le riportarono un declino fisico che la coinvolsero pesantemente e che le impedirono anche di continuare a scrivere. In tutta la sua vita non superò mai la morte del fratello Edward, e quando morì il 29 marzo1970, la sua volontà fu che le sue ceneri fossero disperse sulla tomba del fratello che giace nel piccolo cimitero britannico di Granezza sull' altopiano di Asiago: “… per quasi 50 anni gran parte del mio cuore è rimasto in quel cimitero del Paese Italiano” disse. Sua figlia ha onorato questa richiesta nel settembre del 1970. Ricerca a cura di Giancarlo Centazzo 8 LE CROCEROSSINE NELLA GRANDE GUERRA Tra i compiti in cui la donna è più frequentemente rappresentata al tempo della Grande Guerra sono quelli tradizionali dell’infermiera e della dama di carità, che sottolineano il ruolo tipicamente femminile di angelo consolatore, assistente sociale e sanitaria di una società in conflitto e purtroppo anche di prostitute. In un secondo momento poi si vedrà supplente dell’uomo in tutti i ruoli che sino allora erano di competenza strettamente maschile. I giornali e le riviste si occuparono in primo luogo del compito sociale e in seguito di rappresentarne le altre realtà professionali. Le infermiere venivano quasi sempre relegate al compito materno della cura e della consolazione dei pazienti, mentre ai medici professionisti erano affidate diagnosi e terapia. La Croce Rossa, fu fondata nel 1864, da donne del ceto medio - alto, che avevano avuto modo di apprezzare il contributo all’organizzazione sanitaria delle donne dell’esercito russo. A sua volta ciò ha permesso a Camperio Mayer di fondare a Milano nel 1908 la prima scuola italiana per infermiere. L’organizzazione della Croce Rossa allo scoppio della Prima Guerra Mondiale mobilitò moltissime infermiere volontarie che trovarono impiego nelle opere di assistenza sanitaria nelle immediate retrovie, nei treni ospedale e negli ospedali più grandi, lontani dal fronte Nel 1917 le infermiere della Croce Rossa erano quasi 10.000 e altrettante quelle organizzate dalle associazioni di mutuo soccorso. L’associazione Italiana della Croce Rossa è nata, e tuttora è, come un ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale ed ha per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che di guerra. Nella Grande Guerra alle infermiere volontarie venivano affidati i soldati semplici, i quali, essendo di estrazione popolare, non avrebbero osato concepire, e meno che meno, manifestare pulsioni erotiche nei loro confronti. A riprova di ciò basti consultare le molte lettere dai soldati alle infermiere e alle “madrine”; quelle lettere appaiono cariche di gratitudine e raramente si abbandonano a sentimenti confidenziali ma ne sono nati anche dei grandi amori. Ma spesso erano le infermiere a piangere i soldati morti per la patria, perché avrebbero potuto essere loro padri, fratelli o parenti. I soldati affidati alle loro cure, erano spesso analfabeti e chiedevano loro di leggere le lettere che arrivavano da casa nonché rispondere ad esse. Furono molte le donne che a quel tempo scelsero la scuola infermieristica della Croce Rossa sia per ciò che rappresenta sia per avere un impiego e uscire dal contesto famigliare, avere uno stipendio, anche se misero, ma sempre utile alla famiglia che spesso mancava del supporto maschile. Le giovani donne erano spesso lontano dal paese di origine e questo le segnava negli affetti e nel morale. Anche tra queste donne si possono contare eroine e cadute per la patria. Giannina Faraon La pista ciclabile di Favaro-Dese: un’esigenza vitale per il territorio Le Organizzazioni Sindacali dei pensionati CGIL CISL UIL di Favaro Veneto, già da tempo hanno sollevato la questione inerente della realizzazione della pista ciclabile Favaro – Dese. Difatti come risulta da intese sottoscritte con la Municipalità di Favaro Veneto (ultime quelle del 5 ottobre 2012 e 22 settembre 2014), su precisa richiesta sindacale, le parti si impegnavano a fare le opportune pressioni a chi di competenza per la realizzazione della struttura, per la quale è stata assegnata, proprio a fronte di quelle richieste, una debita risorsa finanziaria, anche a carico della Regione Veneto. Questa pista è particolarmente importante, specie per le persone anziane, per garantire la loro sicurezza, ma anche per chiunque voglia raggiungere le oasi naturalistiche che insistono in quella zona e che sono tra le più importanti della Provincia. Il Sindacato dei Pensionati che vuole garantire ai cittadini, specie e anziani, la più congrua vivibilità del loro territorio, oltre che a efficaci servizi sociali e sanitari, e quindi è pronto, non risolvendosi la questione, a intraprendere ogni iniziativa per ottenere quanto richiesto. 9 DIRITTI E PRIVILEGI UN INSEGNAMENTO DI LUCIANO LAMA Mille anni fa … (ahimè!), partecipai ad un corso di Politica Economica, lunghissimo (più di un paio di mesi ininterrotti, con lezioni anche serali e festive), nella Scuola di Formazione della CGIL di Ariccia. Era un corso per giovani dirigenti sindacali tenuto da professori universitari e presenziato, a turno da un componente della Segretaria Confederale e delle maggiori categorie e concluso da Luciano Lama, al quale ciascuno di noi, oltre che dare le proprie valutazioni di quell’esperienza, poteva porre alcune domande. Quando toccò il mio turno gli chiesi cosa pensasse dei “diritti acquisiti” e se fosse giusto che fossero messi in discussione. Eravamo infatti all’apice di una stagione dove si erano fatti notevoli passi in avanti per tutelare e far avanzare le condizioni dei lavoratori e dei pensionati (lo Statuto dei Lavoratori, il nuovo regime pensionistico, ecc.). Lama fu categorico: “i diritti sono diritti - affermò - ma per essere tali e quindi per essere difesi, non devono essere privilegi. Il sindacato è quindi contro la tutela di quei diritti che ha torto vengono chiamati così, ma che in sostanza sono privilegi che affermano la prevalenza della parte più forte su quella più debole.” E continuò con alcuni esempi, forse estremizzati ma chiari: “Era un diritto acquisito sfruttare un altro uomo solo perché con una pelle non bianca, era un diritto acquisito licenziare senza motivazione un lavoratore, era un diritto acquisito far lavorare fino allo sfinimento, ma noi abbiamo lottato contro questi “diritti acquisiti”, li abbiamo cancellati e sostituiti con altri diritti, più giusti. E noi insistette- dobbiamo aver la forza di individuare quelle condizioni che creano disparità, che sono frutto di corporativizzazioni, di privilegi e combatterli, eliminarli e sostituirli con altri diritti, veri, più giusti, ispirati al progresso della classe lavoratrice, all’equità e alla solidarietà” Ripenso a quelle parole ora che molti dei diritti, veri, di quella stagione sono messi in discussione e che invece di fare leggi che colpiscano gli illeciti e i privilegi, si lasciano questi sostanzialmente integri e, di contro, si indeboliscono e si discriminano i cittadini. Alcuni esempi? La più forte protezione contro i licenziamenti -e comunque un enorme deterrente per l’allontanamento dal suo posto di lavoro di un dipendente- è stata abolita, monetizzando la cessazione del rapporto di lavoro e sancendo così, nei fatti, l’eliminazione del contratto a tempo indeterminato; se c’era un diverso trattamento tra i lavoratori delle grandi e piccole aziende al di sotto di 15 dipen- denti, bisognava invece ampliarlo a queste, piuttosto che eliminarlo per le altre! E ciò perché in “una Repubblica fondata sul lavoro” il lavoratore va protetto con leggi opportune, anche per attuare il dettato dell’art. 3 della Costituzione stessa. La giustizia fiscale in questo Paese è una “contraddizione in termini”. Un Paese: dove esistono evasioni e elusioni fiscali e contributive che superano i 200 miliardi di euro annui e che sommati alla corruzione sfiorano i 300; dove i pensionati e i lavoratori contribuiscono alle entrate dello Stato per oltre l’80%; dove la metà della ricchezza è concentrata nel 10% della popolazione; dove norme contraddittorie impediscono talvolta di reprimere gli illeciti e comunque di protrarre l’effettiva azione di giustizia alla calende greche e dove, invece, si continua a seguire in sostanza la vecchia strada, è un Paese che va nel senso opposto ad una giustizia sociale. Le pensioni diminuiscono il loro potere d’acquisto, si nega per due anni la loro seppur misera rivalutazione, che costerà per tutta la loro vita e per quella dei “superstiti” alcune centinaia di euro ogni anno. Si nega loro il cosiddetto “bonus” di 80 euro, si sposta costantemente in avanti la possibilità di fruire della pensione. Invece si lasciano integri i trattamenti pensionistici di alcune categorie (i “vitalizi” dei parlamentari, dei consiglieri regionali, ecc.). È un Paese incapace di distinguere la necessità di garantire un livello dignitoso di esistenza per tutti -parole che di nuovo riecheggiano la nostra Costituzione- visto che la pensione media è sotto i mille euro lordi. Bisogna invece abolire assurdi privilegi. Da aggiungere che le pensioni in Italia sono tassate enormemente di più che negli altri Paesi Europei. In Germania un pensionato con 19.000 euro annui paga poche diecine di euro di tasse e qui da noi alcune centinaia al mese, come dettagliato in un precedente numero di questo giornale. Lo spazio è tiranno, ma verrebbe la voglia di continuare: poltrone che si sovrappongono, aziende pubbliche con zero dipendenti, ma con sedi, presidenti, vice presidenti, consiglieri di amministrazione con emolumenti, sei società per gestire 300 kilometri di autostrada, di nuovo, con sedi, presidenti, ecc. Ecco, dunque, la lezione di Lama di allora, ma sempre più attuale. I diritti sono diritti. Bisogna ampliarli e comunque difenderli; i privilegi, invece, vanno abbattuti e sostituirli, magari con i risparmi ottenuti con questi abbattimenti, con nuovi diritti che migliorino le condizioni di vita di chi sta peggio. E purtroppo questo Governo, invece, va Ettore Vittiman nel senso opposto. 10 NOSTRA SIGNORA EVASIONE E CORRUZIONE QUOTIDIANA Curare una rubrica sulla corruzione, sull’evasione e sul poco senso civico di una certa Italia è sempre più arduo. Non tanto per il motivo che c’è poco da scrivere, anzi, ma per il motivo opposto. Questo giornale è un mensile ma i temi trattati in questa e anche altre rubriche ormai, purtroppo, scandiscono il nostro quotidiano Solo nell’anno appena trascorso abbiamo avuto tre grandi scandali legati alla corruzione tra imprenditoria e politica: il Mose a Venezia con l’arresto di politici e imprenditori edili e le conseguenti dimissioni del Sindaco della città lagunare; inquisito per finanziamento illecito; l’Expo di Milano e Roma Capitale. Questa ultima indagine ancora in corso ha portato all’arresto, anche in questo caso, d’imprenditori, funzionari pubblici ed ex terroristi neri, anche con l’accusa pesantissima, di associazione mafiosa. La Nostra Lega fornisce una “rassegna stampa”: sono notizie, che raccontano la “mala economia” di questo nostro bistrattato Paese, che se, e con i se non si governa, non avesse i difetti che ha, evasione e corruzione senza fine, sarebbe un Paese economicamente più sano. Articoli di giornali nazionali e locali che ogni giorno registrano collusioni, evasioni milionarie, corrotti e corruttori di tutte le specie, imprenditori, artigiani e commercianti, professionisti e semplici cittadini distribuiti in tutta Italia: da Milano a Venezia, da Reggio Emilia a Roma, da Catanzaro a Palermo. L’Italia intera non si salva tanto che in una speciale classifica dei paesi più corrotti del pianeta noi ci facciamo una pessima figura dato che, posto al numero 1 il paese più virtuoso, cioè meno corrotto, noi siamo al sessantanovesimo posto. Si può scrivere di corruzione e evasione con alcuni titoli di articoli dei giornali? Proviamoci. FISCO: 475 MILIARDI DI CREDITI VERSO I CITTADINI cioè tutti i cittadini non danno quanto dovuto allo Stato questa cifra: Equitalia fa i conti su accertamenti e sanzioni considerando incassabili il 6% del totale cioè solo 25 miliardi! Le regioni che detengono questo triste primato d’evasione di tasse e tariffe sono, Lombardia, Lazio, Campania; il Veneto se “la cava bene” al quinto posto. A REGGIO EMILIA PROPRIETARIO DI 30 CASE NULLATENENTE neanche faceva la dichiarazione dei redditi. IL TOTALE DI EVASIONE STIMATO È DI 180 MILIARDI L’ANNO a parte le evasioni di tariffe e tasse dei comuni cittadini l’Agenzia delle Entrate stima però che almeno 300 miliardi di denaro prodotto in Italia o da contribuenti italiani tenuti a pagare le tasse in Italia, sia invece depositato su conti correnti all’estero. TROVATI 71 EVASORI TOTALI in provincia di Venezia nei primi cinque mesi del 2014 SCOPERTO HOTEL ABUSIVO A VENEZIA in città dei cittadini coreani sono riusciti ad aprire un piccolo hotel (fatto chiudere a luglio) del tutto abusivo, con camere in grado di ospitare fino a 19 turisti a notte. Se la sono cavata con una multa di poco superiore ai cinquemila euro! UN NEGOZIO SU TRE NON FA ANCORA LO SCONTRINO FISCALE mentre gli alberghi pur vivendo in qualche misura presenze in meno incassano di più. DATORE DI LAVORO GUADAGNA MENO DEL SUO DIPENDENTE Chi scrive vorrebbe davvero essere ottimista: difficile. In Italia le cose non cambiano e se lo fanno il processo di cambiamento verso il meglio è lento, lentissimo tanto che chi ha un negozio di abbigliamento e calzature dichiara un guadagno di 6.500 euro l’anno; un negozio di giocattoli 13.200; un macellaio con la sua macelleria 16.700; il gioielliere, povero, solo 17.300… In sostanza il pensionato al minimo con 516 euro al mese guadagna 208 euro in più del proprietario di negozio di abbigliamento. Per non parlare poi dei lavoratori dipendenti, i veri ricchi con i loro 18/22.000 euro! E’ evidente che non basta fare leggi che rincorrono gli avvenimenti, come nel caso di Roma Capitale inasprendo le pene e allungando la prescrizione, bisognerebbe fare invece un riordino complessivo di tutta la materia fiscale a partire dal prelievo Irpef. La sola repressione non basta e paga troppo poco. Si ricominci da qui, da una vera, estesa, capillare lotta all’evasione, senza le solite scorciatoie dei condoni e con pene certe per i corruttori, due dei reati più odiosi e con meno condanne nel nostro Paese. Filippo Alessandro Nappi 11 Susanna Camusso sul “Jobs Act” “Questa partita è solo agli inizi. Continueremo a lottare, a mobilitarci, a scioperare anche contro le aziende perché non può esserci uno che incassa e l'altro che subisce soltanto. Useremo la contrattazione e i ricorsi giudiziari in Italia e in Europa. Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per ribaltare un'idea recessiva del lavoro, dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. E questo è il piano d'azione della Cgil, il secondo tempo dello scontro con il governo sul Jobs act”… “Perché il presupposto a queste norme è che i lavoratori abbiano sempre torto e le imprese sempre ragione. Eppure, come è noto, la visione in bianco e nero non funziona”… “L’incapacità di interpretare le ragioni profonde della crisi strutturale italiana. Che non è figlia del mercato del lavoro bensì di un tasso di investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, che è letteralmente crollato”. FAVARO VENETO via monte Abetone, 30 tel. 041 5491445 fax 041 5010276 [email protected] [email protected] aperto da lunedì a venerdì, dalle 8.30 alle 11.30 QUARTO D’ALTINO Via Matteotti, 7 tel. 0422 780712 aperto il lunedì ed il mercoledì dalle 8.30 alle 11.30 Lega LAGUNA NORD EST MARCON via dello Sport, 10 tel. 041 5491412 fax 041 5952584 [email protected] aperto da lunedì a venerdì, dalle 8.30 alle 11.30 PORTEGRANDI presso il Centro Civico aperto il 1º ed il 3º giovedì del mese dalle 14 alle 16.00 Numero chiuso in redazione il 29 dicembre 2015 16