mie grosse grasse vacanze greche
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mie grosse grasse vacanze greche
MIE GROSSE GRASSE VACANZE GRECHE (LE) MY LIFE IN RUINS RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Bonomelli, 13 - 24122 BERGAMO Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected] 1 Regia: Donald Petrie Interpreti: Nia Vardalos (Georgia), Richard Dreyfuss (Irv Gordon), Alistair Mcgowan (Nico), Alexis Georgoulis (Poupi Kakas), Rita Wilson (Elinor), Harland Williams (Big Al), Rachel Dratch (Kim), Caroline Goodall (Dott. Tullen), Ian Ogilvy (Sig. Tullen), Sophie Stuckey (Caitlin), María Botto (Lala), María Adánez (Lena), Brian Palermo (Marc), Jareb Dauplaise (Gator), Simon Gleeson (Ken), Natalie O'Donnell (Sue) Genere: Commedia - Origine: Stati Uniti d'America - Anno: 2009 - Sceneggiatura: Mike Reiss - Fotografia: José Luis Alcaine - Musica: David Newman - Montaggio: Patrick J. Don Vito - Durata: 100' - Produzione: tra I Produttori Esecutivi Figura Anche Tom Hanks - Distribuzione: Videa C.D.E. (2009) Il titolo italiano ha l'intenzione di richiamare quello de "Il mio grosso, grasso matrimonio greco", commedia di grande successo (cfr.) che impose all'attenzione la greca Nia Vardalos. Quello originale, "My life in ruins", rimanda alle gite 'classiche' che fanno i turisti in Grecia. Il copione dovrebbe avere un tono ironico, scanzonato, tra presa in giro dei luoghi comuni turistici e omaggio alle bellezze locali. Qualche passaggio (qualche personaggio del gruppo) é di irritante banalità e di stentata comicità. La storia quindi si regge quasi per intero sulla verve della protagonista, e sulla sua capacità di trasmetterci le emozioni che prova. Clima idilliaco, qualche spruzzata di trasgressione, conclusione all'insegna del romanticismo. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile e del tutto semplice. Commissione Nazionale Valutazione Film: Consigliabile/Semplice Difficile trovare tanti cretini in un unico film. Che per di più dura meno di un'ora e mezzo. Il record è di "Le mie grosse grasse vacanze greche", svogliatamente diretto del recidivo Donald Petrie, già autore dei micidiali "Miss Detective" e "Come farsi lasciare in 10 giorni". Una penosa commediola sentimental-turistica, che nel titolo maliziosamente tradotto (l'originale è "My Life in Ruins", ovvero "La mia vita tra le rovine") s'aggrappa a un film di sette anni prima, "Il mio grosso grasso matrimonio greco", un po' meno scemo e molto più divertente, conservando la stessa protagonista, la simpatica strabica Nia Vardalos. Dunque, succede che la giovane, nella realtà quarantasette anni piuttosto ben portati, Georgia, rimasta senza cattedra di Storia antica, si è adattata a fare la guida turistica. Con il barbuto autista Procopio (Alexis Georgoulis) si scapicolla sull'ansimante pullman tra Delfi e Olimpia, cercando di coinvolgere vacanzieri di ogni paese, più interessati ai souvenir che ai monumenti. E il disappunto della ragazzona, infelicemente single, cresce nel vedere che il collega giocherellone Nico finisce sempre col suo gruppo in grandi alberghi, mentre a lei assegnano locande a una stella. Pazienza, in fondo il maturo vedovo di Chicago Irv (Richard Dreyfuss) e compagnia viaggiante sono davvero socievoli, e il conducente, ora che si è rasato, è proprio fascinoso. Nel trionfo della banalità, c'è spazio per un umorismo a dir poco pierinesco: 'Sono aperta', 'No, sei chiusa come il culo di mia zia Gladys'; oppure, per restare in tema: 'Uso la preparazione H perché ho la faccia come il culo'. Due battute che, ahi lui, escono dalla bocca del glorioso Richard Dreyfuss, patetico reduce di tanti film decenti. Il Giornale - 09/10/09 Massimo Bertarelli E' di sette anni fa "II mio grosso grasso matrimonio greco", successo internazionale a sorpresa - scritto e interpretato da Nia Vardalos - in cui si condiva di romanticismo la favola del brutto anatroccolo e si sorrideva con garbo, mostrando come in epoca di globalizzazione esistano ancora differenze etnoculturali. Ora - sempre con la stessa protagonista (e co-sceneggiatrice) greco-nordamericana, però sdutta e in perfetto peso forma - arriva "La mia vita in rovina", in Italia reintitolato "Le mie grosse grasse vacanze greche". Rimando per altro isolato, perché non si sorride su usi e costumi greci, ma sui cliché di un variopinto gruppo internazionale di turisti in gita nella culla della civiltà con tanto di vecchietta cleptomane, inglesi freddi e disamorati con figlia ingrugnita, divorziate spagnole in cerca di sesso, australiani birromani e così via, compreso il vedovo inconsolabile, o quasi, Richard Dreyfuss. Li guida la Vardalos, professoressa senza cattedra costretta a riciclarsi in accompagnatrice di gruppi che snobbano arte e storia e preferiscono lo shopping, costretta per di più a subire le angherie della datrice di lavoro, che la manda in alberghi scadenti, e di un odioso collega che vuol farla licenziare. Il fatto è che lei, pur avendo parte di sangue greco, non ha la 'kefi', ossia la gioia di vita istintiva, ma chissà che con i consigli di Dreyfuss in versione grillo parlante e la scoperta che l'autista non è il neanderthaliano che sembra non possa trovarla: e scoprire anche l'umanità della gente... Il tutto in un filmetto innocuo e dalle gag fiacche e scontate, la cui visione lascia poco o nullo segno. Il Giornale di Brescia - 11/10/09 Marco Bertoldi 'Ehi, questa è commedia: l'hanno inventata i greci!'. la battuta, messa in bocca a un imbolsito Richard Dreyfuss, apre la commediola a mo' di paradigma. Come dire: visto che la pellicola a cui si 'ispira', "Il mio grosso grasso matrimonio greco" (2002), si rivelò uno dei più clamorosi ed esagerati successi planetari e la protagonista di entrambe le operette, Nia Vardalos (qui sensibilmente dimagrita: la 'traduzione' italiana è fuorviante oltremisura), è figlia di genitori greco-canadesi, e lo sfondo - le antiche rovine: il titolo originale, giocando su un depresso quanto sconsolante doppio senso, suona infatti "My Life in Ruins" - è proprio quello in cui si può inciampare se si decide di trascorrere qualche giorno dalle parti di Atene, ecco il piatto pronto. Di quelli surgelati però, che si consumano solo per fame dopo cinque minuti che li hai tirati fuori dal frigorifero. Il 'coro' è un tappeto di imbarazzanti guide turistiche, sia in carne e ossa (a cominciare dal personaggio della Vardalos) sia su supporto cartaceo. Le caldi luci del Mediterraneo non riscaldano mai un film che tanto somiglia a un triste viaggio low cost in comitiva. Producono, tra gli altri, Tom Hanks e consorte (Rita Wilson, che compare in un cameo). Tra cento 'Kalimera' e cento 'Kalispera' c'è solo spazio per tanta kalanoia. Film TV - 2009-40-8 Aldo Fittante La storia Una guida turistica accompagna una comitiva di americani tra le rovine dell'antica Grecia, chiedendo agli oracoli una soluzione per risollevare la propria vita. Troverà dei veri amici e anche l'amore. Un frullato di banali cliché culturali dal sapore preconfezionato, con una spolverata di sensismo neo-epicureo e un tocco di sdolcinato romanticismo: è questa la ricetta con cui è stata sfornata la commedia "Le mie grosse grasse vacanze greche" che, grazie all'intuizione degli strateghi del marketing italiano, tenta di ripetere il successo di "Il mio grosso grasso matrimonio greco" semplicemente ricalcandone la formula del titolo. In realtà quello originale, "My life in ruins", rimane più evocativo perché capace di giocare su un doppio livello: il richiamo alle rovine archeologiche dell'antica Grecia, tracce visibili di un glorioso passato che sembra naufragato nella superficialità della cultura media contemporanea, è affiancato dal tentativo di tracciare un trait d'union tra L'ambiente e il destino della protagonista. Georgia, che nel suo fallimentare e frustrante lavoro di guida turistica cerca di risvegliare la curiosità intellettuale di orde di svogliati stranieri interessati solo ai souvenir, è una sopravvissuta tra le macerie di se stessa. Quali soluzioni potrà trovare per restaurare la propria vita in rovina, se non tuffarsi in un'inaspettata storia d'amore? La riproducibilità dei contenuti, il riciclaggio di forme espressive, l'abuso di triti stereotipi sociali: sono questi i fattori in grado di scatenare la 'decadenza dell'aura' di film pensati per far divertire, ma che sembrano alimentare una visione superficiale del mondo? Se una sceneggiatura segue solitamente le tappe del 'viaggio dell'eroe', in questo caso si tratta di un viaggio organizzato dove tutto è già visto: nessuna possibilità di scoperta, di ricerca personale, di confronto con altro da sé. Il mondo è guardato dai finestrini di un bus turistico, in cui le visioni sono imposte e guidate. La logica della 'vacanza tutto incluso', fondata sull'illusione che la cultura e le emozioni si possano comprare senza farne esperienza diretta, rappresenta in fondo la negazione stessa del viaggio. Nella confusa proliferazione di feticci senza valore e immagini replicate all'infinito, cosa può importare al cleptomane turista di scoprire se davvero le cose si sono inghiottite il loro specchio? Davanti alla meraviglia del Partenone, un'anziana esclama: 'é uguale identico alle foto!'. Il processo di significazione si avvita su se stesso, capovoLgendo i rapporti classici tra un referente e la sua rappresentazione: il modello di riferimento, la realtà prima è diventata l'immagine, spesso immessa nel circuito del reale senza alcuna coscienza critica del suo senso, o della sua incapacità di produrne. Duellanti - 2009-57-2 Stefano Borgo La voglia di cavalcare il titolo (italiano) di uno dei più sopravalutati film comici di ogni tempo, se ne frega di affossare le grazie di Nia Vardalos, nel frattempo dimagrita non poco. Qui è un'accompagnatrice turistica alle falde del Partenone, nemica delle spiagge, convinta della superiorità dell'arte sui souvenir e perciò mal sopportata sia dai colleghi che vogliono esasperarla affinché se ne va- da, sia dall'orrido gruppo vacanze che le è stato affidato: la vecchia cleptomane, la ragazzina annoiata, il decrepito sul deambulatore, il giovinastro ciccione, gli sposini australiani, lo yuppie pedante⦠Più un imbarazzante Richard Dreyfuss in balia di ogni squalo retorico: spiritosone saccente, poi saggio oracolo di Delfi, infine vedovo malato. Truppa, paesaggi e umorismo low cost: la gag del fastidio agli occhi scambiato per ammiccamento era già vecchia ai tempi di Talete. Inutile dire che la guida finisce in gloria, sessualmente risvegliata dall'autista che, limato il look da Drupi, si rivela un sirenetto fisicato. Citazioni a pioggia per "Zorba" Anthony Quinn. Riproduce Tom Hanks, con moglie ellenica. Zeus li maledica. City - 10/10/09 Alessio Guzzano