1999 - 2011: Come cambiano e come si sentono gli adolescenti

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1999 - 2011: Come cambiano e come si sentono gli adolescenti
Conferenza dei Sindaci
REGIONE DEL VENETO
ULSS N.° 1- Belluno
QUADERNO N. 5
dello
Spazio Adolescenti-Giovani
Centro di Documentazione e Ricerca
1999-2011: Come cambiano e come
si sentono gli adolescenti bellunesi
1999-2003-2007-2011: comportamenti a rischio degli adolescenti
e loro immagine di sé
A cura di Galvano Pizzol e Alvaro Pra Baldi
Presentazione del Direttore generale dell’ULSS n.1- Belluno
Lo Spazio/Adolescenti-Giovani è un servizio consultoriale, afferente all’ Unità
Operativa Infanzia, Adolescenza e Famiglia dell’ULSS 1, che si occupa delle
problematiche dello sviluppo degli adolescenti, del supporto ai loro genitori e del
sostegno agli adulti significativi di riferimento, in particolare quelli del mondo
scolastico. Il servizio, ora gestito in convenzione con la cooperativa Le Valli, affronta
ogni anno le situazioni di disagio di circa 250 adolescenti e le difficoltà dei loro
genitori ad aiutarli nella crescita.
Questa Azienda ha voluto , fin dal 1999, uno spazio appositamente dedicato
agli adolescenti e ai loro genitori perché convinta che gli interventi in tale ambito
costituiscano una delle priorità delle politiche sociali e sanitarie nel campo della
prevenzione.
L’adolescenza è infatti un’età caratterizzata da grandi esplorazioni, che
spesso espongono a grandi rischi e pericoli. E’ in questa fase della vita che molti
giovani sperimentano comportamenti che possono creare danno alla loro salute, sia
fisica che mentale e sono causa, a volte, di mortalità, di patologia e di disabilità, ma
soprattutto di problematiche sociali
Lo Spazio/Adolescenti-Giovani svolge, accanto alla consulenza psicologica,
individuale e familiare, e alla consulenza educativa, un’ampia attività di indagine
proprio nel campo dei comportamenti a rischio, in autonomia ed anche in
collaborazione con associazioni presenti nel territorio. E’ particolarmente impegnato
nel monitoraggio, con cadenza quadriennale, dei mutamenti dei comportamenti a
rischio e dell’immagine di sé degli adolescenti delle scuole superiori del territorio
dell’ULSS n.1.
Questo quaderno n. 5 presenta i risultati dell’ultima indagine che, giunta
ormai alla quarta edizione, fornisce la storia del cambiamento del mondo dei giovani
bellunesi negli anni che vanno dal 1999 al 2011. Offre un prezioso sguardo d’insieme
sulla realtà dei giovani, sui loro comportamenti in continua evoluzione e, soprattutto,
sul loro modo di percepirsi. Questo spaccato longitudinale consente di capire come i
cambiamenti più ampi e continui, a volte repentini, della nostra complessa società si
riflettono sugli adolescenti, sia maschi che femmine. Il lettore potrà rilevare come, a
distanza di dodici anni, le nuove generazioni adolescenti mostrino una minor
tendenza ad esporsi a rischi, ma anche come siano cambiati i profili dell’immagine di
sé di chi si espone a rischi quali il fumo, l’alcool o le sostanze.
1
Ritengo che questa attività di ricerca sia estremamente rilevante in quanto l’
approfondimento conoscitivo può aprire nuove prospettive di prevenzione ed
intervento.
Ringrazio gli operatori che l’ hanno realizzata per il loro impegno, per lo
sforzo organizzativo ma soprattutto per la passione che hanno dimostrato nel loro
operare.
Auguro una buona e feconda lettura.
IL DIRETTORE GENERALE
dr. F. Antonio Compostella
2
Presentazione del Presidente della Cooperativa Le Valli
In quanto Presidente della Cooperativa Sociale “Le Valli”, non posso
esimermi dal porre in rilievo il ruolo strategico del Terzo Settore nel perseguire
l’interesse generale della comunità locale.
Richiamandomi a quegli articoli della Legge 328/00 ed ai relativi Decreti
attuativi, dedicati al coinvolgimento del Terzo Settore in progetti sperimentali ed
innovativi che affrontino distinte problematiche sociali, confermo la scelta che
abbiamo fatto concorrendo dal 2010, come Cooperativa Sociale “Le Valli”, per
essere contitolari con l’Ulss n.° 1 del Servizio Spazio Adolescenti Giovani.
Nell’arco di questi anni di collaborazione e gestione del servizio abbiamo
potuto apprezzare il quotidiano lavoro dei professionisti che accolgono gli
adolescenti, i loro genitori e adulti di riferimento ed anche il loro lavoro di ricerca che
ha prodotto come risultato questo Quaderno n.°5. Il Quaderno presenta la ricerca
“1999-2011: come cambiano e come si sentono gli adolescenti bellunesi” la quale
pone in rilievo specifiche variabili che veicolano tracce possibili di intervento per gli
organismi e gli operatori impegnati nel settore.
Un sistema integrato di servizi alla persona e alla Comunità va costruito sul
diritto/dovere delle persone e delle famiglie di esercitare la facoltà di
autodeterminazione e di libera scelta; la metodologia della ricerca, ed il Quaderno n.
5 in particolare, sono alla base di un processo che interroga nuove possibilità. Per
tale motivo la Società Cooperativa Sociale “Le Valli” partecipa all’esperienza e ne
condivide, pienamente, il percorso.
La tematiche affrontate supportano inoltre il lavoro dei nostri operatori, sia
come professionisti del lavoro sociale sia come genitori, nel loro contesto privato,
nella costruzione di processi educativi nell’area delle questioni dei minori, nelle
problematiche dello sviluppo evolutivo dei pre-adolescenti, degli adolescenti e dei
giovani adulti.
Questa ricerca è per noi importante in quanto genera contaminazioni positive
e offre uno sguardo nuovo per porsi con fiducia nella relazione tra le generazioni.
L’adulto ha il compito di cercare di creare le condizioni affinché il suo sguardo
e quello dei giovani si aprano insieme al mondo e si interroghino sui problemi che li
riguardano e li toccano entrambi.
Pensiamo che questo Quaderno possa favorire proprio questo scambio.
3
Un ringraziamento vivo va quindi agli operatori che hanno svolto la ricerca
coniugandola al proprio quotidiano lavoro all’interno dello Spazio Adolescenti di
Belluno con i ragazzi che vi si rivolgono con fiducia.
Non mi rimane che unirmi agli auguri del Direttore Generale Dr. Compostella
per una feconda lettura ed una proficua ricerca di elementi alla base di innovativi
interventi futuri.
IL PRESIDENTE
dott. Nicola De Min
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Introduzione
Questa è la quarta indagine sui “comportamenti a rischio e sull’”immagine di sé degli
adolescenti” condotta dallo Spazio Adolescenti dell’ULSS n.1 di Belluno.
Sono passati dodici anni dalla prima rilevazione effettuata nel 1999, le altre sono
state realizzate nel 2003 e nel 2007.
Si pensa che i ragazzi siano sempre uguali, invece, queste quattro indagini ci
mostrano che, in dodici anni, sono molto cambiati. Può sembrare impossibile, ma gli
adolescenti di oggi appaiono diversi da quelli di dodici anni fa nel modo di
comportarsi, nel modo di affrontare la scuola e il lavoro, la sessualità, i rapporti con i
genitori, il rischio, la trasgressione, il controllo di sé e delle proprie emozioni. Inoltre i
dati raccolti mostrano che questi cambiamenti avvengono in modo diverso, se non
opposto, nei maschi e nelle femmine.
Nel commentare i risultati del lavoro di ricerca si è cercato il più possibile di rimanere
fedeli ai dati rilevati; ma alla loro comprensione ha contribuito l’esperienza
1
dell’incontro quotidiano con i ragazzi dello Spazio Adolescenti di Belluno dal quale
parte la ricerca stessa. Si assiste in questo caso ad un evento fortunato nel quale la
ricerca e la clinica si incontrano e questo incontro arricchisce entrambi: da un lato il
dato statistico dei grandi numeri ci colloca meglio il comportamento del singolo e ci
dice che cosa è più “normale” per quella fascia di adolescenti per quel particolare
anno, da un altro lato il dato personale, tratto dall’incontro clinico, riempie di
significato quello che le statistiche ci mostrano.
2
Dal 1999, ogni quattro anni , vengono monitorati i comportamenti a rischio degli
adolescenti Bellunesi tramite il questionario YBRSS. Questo questionario, che viene
utilizzato in alcuni paesi per le ricerche epidemiologiche, si focalizza sui
comportamenti dei giovani che possono creare danno alla loro salute, sia fisica che
mentale. I comportamenti indagati sono alla base delle più significative cause di
mortalità, patologia e disabilità, ma soprattutto di problematiche sociali. Vengono
intervistati studenti delle scuole medie superiori per vedere se i loro comportamenti
pericolosi crescono, decrescono o rimangono stabili.
Agli studenti delle classi seconde e quarte, viene inoltre somministrato
contemporaneamente, il questionario di Offer, che aiuta ad indagare i cambiamenti
della percezione di sé: vediamo in questo modo la capacità degli intervistati di
osservarsi, vedersi ed ascoltarsi, di riflettersi, di pensarsi.
Questo secondo momento di indagine è molto importante perché ci permette di
esplorare la valutazione che il giovane dà di se stesso, la sua visione di insieme, la
sua rappresentazione di sentimenti, pensieri, desideri ed atteggiamenti. Questi aspetti
vengono esplorati perché sono quelli che orientano poi la loro azione.
1
Gli operatori dello “spazio adolescenti giovani” , affrontano ogni anno , da più di dodici anni, le richieste
di consulenza di più di centoquaranta adolescenti e altrettanti genitori ogni anno. Inoltre è molto attivo il
lavoro con le scuole e le comunità territoriali.
2
Le note metodologiche sulla ricerca e le caratteristiche degli strumenti utilizzati sono esposti nella
premessa dell’“Appendice statistica”
5
C’è una relazione stretta tra immagine di sé e i comportamenti a rischio, in quanto
l’immagine di sé fornisce informazioni alla parte dell’adolescente che deve essere
adattiva alla realtà, nella quale poi egli deve muoversi ed essere un soggetto attivo ed
operante.
Questo Quaderno n.5, diversamente da quanto fatto nei tre che lo hanno preceduto,
viene presentato separando nettamente la parte di lettura commento e riflessione sui
dati dalla parte metodologica e statistica. L’auspicio è che questa scelta permetta al
lettore una maggior facilità di concentrazione sui fenomeni rilevati e sulle possibili
interpretazioni e riflessioni sugli stessi, senza disperdersi in un mare di dati e di
tecnicismi, che, pur costituendo le fondamenta dell’intero lavoro, si è scelto di
confinare in Appendice in forma di grafici brevemente commentati.
Il lavoro qui presentato si sviluppa secondo una struttura top-down, nel senso che in
primo luogo viene presentata una visione d’insieme dei cambiamenti avvenuti a
distanza di dodici anni nei comportamenti a rischio, nell’immagine di sé e delle
relazioni fra quest’ultima e i comportamenti stessi, successivamente viene sviluppata
una riflessione più approfondita in relazione ai diversi tipi di rischio e infine viene dato
spazio ad alcune riflessioni che nascono dall’interazione fra dato di ricerca e pratica
clinica.
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2011-1999: Comportamenti a rischio ed Immagine di sé - una
visione d’insieme
I comportamenti
Il dato positivo
Per quanto riguarda gli studenti Bellunesi questa quarta ricerca ci fa vedere che i
comportamenti a rischio sono in continua diminuzione. Questa tendenza era già stata
riscontrata nelle altre rilevazioni e questa volta viene decisamente confermata: ci
sono meno ragazzi che si mettono in pericolo (Tab.1).
Presentano una diminuzione, sia per i maschi che per le femmine, il fumare sigarette,
consumare sostanze che alterano l’attività mentale: hashish, cocaina, ecstasy ed
eroina. Come nelle altre rilevazioni le femmine continuano a mostrare una minore
esposizione al rischio: si dimostrano più prudenti.
Comportamento
Non allacciare cinture
Viaggiare con chi ha bevuto
Scontro fisico
Danneggiamento
Fumo (sperimentazione)
Fumo (abituale)
Alcol (sperimentazione)
Alcol (ubriacatura)
Contatto con droghe leggere
Consumo di droghe leggere
Contatto con droghe pesanti
Consumo di droghe pesanti
Rapporto sessuale
Uso profilattico
Disturbi alimentari
Maschi
---
Femmine
----
++
---
++
---
---------
--------+++
--
Tab.1. Sintesi delle principali variazioni significative, riscontrate tra il 1999 e il 2011, nella
frequenza di esposizione ai diversi comportamenti a rischio dei maschi e delle femmine. Un
segno meno indica una riduzione del comportamento, un segno più un aumento. La
mancanza di segni indica che non sono state rilevate variazioni significative.
Nel 2011 si riscontra una diminuzione dei soggetti che dichiara sia di sperimentare
comportamenti rischiosi sia di tenere queste condotte con continuità.
I cambiamenti positivi avvengono sia nella sperimentazione che nell’uso non
sporadico o continuativo: diminuiscono sia la frequenza delle persone che dichiarano
di utilizzare solo per provare il fumo e le sostanze psicotrope sia coloro che
dichiarano di farlo in modo più continuativo. Nell’uso delle sostanze psicotrope poi la
frequenza di coloro che dichiarano di farne un consumo si riduce notevolmente, in
particolare per le femmine.
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Rispetto all’uso dell’alcol nel 2011 si osserva una riduzione consistente nella
sperimentazione rispetto al 2003 per entrambi i generi, ma con riferimento al 1999 si
osserva solo una trascurabile diminuzione fra i maschi e un leggero incremento fra le
ragazze.
Il dato negativo
Nonostante queste linee di tendenza molto positive permangono ancora delle criticità:
- I minorenni che subiscono furti o danneggiamenti di propri oggetti nel 2011
aumentano sensibilmente: sono un giovane su tre e più di una ragazza su cinque
(Fig.C.6);
- un ragazzo su quattro e una ragazza su cinque fumano più di due sigarette al
giorno e pertanto possono considerarsi fumatori abituali (Fig.C.9);
- un intervistato maggiorenne su due e una maggiorenne su tre dichiarano ancora
che, pur non avendo bevuto, sono saliti in un’auto guidata da chi aveva (Fig.C.2);
- circa un ragazzo su due e una ragazza su tre nel fine settimana eccedono
notevolmente nell’uso delle bevande alcoliche (si ubriacano) almeno una volta in
un mese (Fig.C.13);
- un ragazzo su quattro e una ragazza su sei ancora si espongono all’uso
dell’hashish (Fig.C.14); sette maschi e tre ragazze su cento usano questa
sostanza con una certa frequenza (Fig.C.17);
- aumenta la quota di giovani che hanno rapporti sessuali completi, in maniera
cospicua fra le ragazze (Fig.C.26), e tende a diminuire l’età del primo rapporto
(Fig.C.28, Fig.C29);
- pur aumentando le precauzioni rispetto a gravidanze indesiderate, si riduce
sensibilmente l’uso del profilattico fra le ragazze (Fig.C.30) a favore della pillola
anticoncezionale.
L’immagine di sé
Il ragazzo del 2011, rispetto a quello del 1999 si percepisce come maggiormente
insicuro su molte dimensioni del sé essenziali al suo adeguamento al mondo reale
(Fig.A.1). È più fragile nelle aspirazioni scolastico professionali, nella capacità di
manifestare sentimenti e attitudini verso la sessualità, nel grado di far fronte ai propri
problemi. Questi adolescenti sono molto più riflessivi dei coetanei del 1999 ma
sentono che riescono meno di loro a produrre gli effetti che vorrebbero sulla realtà, si
sentono meno incisivi.
3
Aumenta la quota di adolescenti che presenta un disturbo (Fig.B.1): passano dal
dieci per cento nel 1999 al venti per cento nel 2011. Praticamente raddoppiano.
Nel 1999 i loro coetanei presentavano un profilo dell’immagine di sé migliore rispetto
ai coetanei del 2011, però tenevano poi dei comportamenti a rischio in forma
maggiore. Questo ci può far pensare che una maggiore capacità di vedere i propri
limiti e capacità reali li espone meno a comportamenti rischiosi.
3
Per la definizione di disturbo dell’immagine di sé viene utilizzato il criterio stabilito da Offer (1985): un
individuo viene considerato in situazione di disturbo dell’immagine di sé quando almeno 3 scale dell’ OSIQ
sono una deviazione standard sotto la media.
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Le femmine al contrario migliorano nettamente proprio nelle dimensioni del sé che nel
1999 rappresentavano per loro dei punti di vulnerabilità: la percezione del corpo e la
salute mentale (Fig.A.1).
Esse migliorano il loro profilo dell’immagine di sé, e, allo stesso tempo, limitano i loro
comportamenti a rischio.
La quota delle femmine che presenta un disturbo è diminuita, e passa dal venticinque
per cento al vent’uno per cento (Fig.B.1). Mentre nei maschi troppa sicurezza portava
a mettersi in pericolo, nelle femmine una maggiore consapevolezza di sé si
accompagna a comportamenti comunque adeguati.
Comportamenti e immagine di sé: una relazione circolare
Cambia, e risalta nel confronto tra i due anni di riferimento (la Tab.2 riporta una
sintesi di tali cambiamenti), come un adolescente rappresenti se stesso in relazione
ad un determinato comportamento da lui tenuto. Ad esempio il ragazzo che nel 1999
sosteneva di fumare sigarette e consumare hashish si differenziava, da chi non
teneva lo stesso comportamento, dal fatto che si descriveva come uno che aveva
buone amicizie con i coetanei. Dodici anni dopo i ragazzi che sostengono di tenere
questi stessi comportamenti, non hanno più l’idea di essere in buone relazioni di
amicizia con i coetanei: mostrano una visione di se stessi caratterizzata dal
disinvestimento verso il valore della scuola e del lavoro, da sfiducia verso gli altri e da
una forte difficoltà nei rapporti con i genitori (Fig.A.4, Fig.A.8).
Da questo possiamo dire che nel 1999 il fumare e l’utilizzo di “droghe leggere” era più
praticato nella popolazione giovanile ed aveva soprattutto la funzione di favorire la
socializzazione, quindi “essere amici”. Ora a fumare e consumare hashish sono
rimasti i ragazzi più in difficoltà e l’uso della sostanza non riesce a sollevarli
nemmeno nel momento della socializzazione. Nel 1999 tra i ragazzi che fumavano
abitualmente solo l’otto percento presentava un disturbo nell’immagine, una quota
inferiore a quella presente fra i non fumatori. Nel 2011 Tra chi non fuma la quota di
disturbo rimane costante intorno al sedici percento mentre sale oltre il trentadue
percento nei fumatori abituali. C’è quindi un ripiegamento rispetto questo tipo di
comportamento (Fig.B.3).
Sembra che queste sostanze abbiano cambiato la loro funzione: da agente
socializzante si siano trasformate in una modalità di automedicazione.
Per le ragazze, un esempio utile può essere il legame tra immagine di sé e
comportamento collegato ai comportamenti sessuali. Le ragazze che 1999
sostenevano di avere già avuto dei rapporti sessuali si rappresentavano in conflitto
con i familiari ed anche in difficoltà con la propria capacità di controllo di sé. Nel 2011
le ragazze che sostengono di aver già avuto rapporti sessuali si rappresentano con
un buon controllo di sé, pensano che le relazioni affettive siano importanti, si sentono
normali e con una buona autostima (Fig.A.12). La sessualità sembra risultare oggi
per le ragazze più integrata nelle visione di insieme della persona e in sintonia con la
cultura e i valori familiari.
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Comportamenti
Immagine di sé
Controllo degli impulsi
Tono emotivo
Immagine del corpo
Relazioni sociali
Coscienza morale
Aspirazioni
Atteggiamenti sessuali
Relazioni familiari
Padronanza
Salute mentale
Superiore Adattamento
Comportamenti
Immagine di sé
Controllo degli impulsi
Tono emotivo
Immagine del corpo
Relazioni sociali
Coscienza morale
Aspirazioni
Atteggiamenti sessuali
Relazioni familiari
Padronanza
Salute mentale
Superiore Adattamento
Fumo
‘99 ‘11
--+
+++
--+
----Fumo
‘99 ‘11
---+
Maschi
Alcol
Sesso
‘99 ‘11 ‘99 ‘11
++
+++
---
Alcol
‘99 ‘11
+
++
---
-+++
--
-
+
-
+
Femmine
Sesso
Hashish
‘99 ‘11 ‘99 ‘11
-+++
++
-------
+
--
--
++
-
Alimentari
‘99
‘11
+
+++
----+
M+F
Pesanti
‘99
‘11
--
+
-
--
Hashish
‘99 ‘11
+
-----
++
+++
-
-
-
++
---
-
Tab.2. Sintesi delle principali differenze significative, riscontrate nel 1999 e nel 2011, nelle
diverse aree dell’immagine di sé tra chi attua il comportamento a rischio e chi non lo attua. Un
segno meno indica che chi attua il comportamento ha un punteggio nell’area del sé inferiore a
chi non lo attua, un segno più indica un punteggio superiore. Ad esempio, con riferimento ai
maschi, nel 2011 i fumatori presentano un inferiore controllo degli impulsi rispetto ai non
fumatori, nel 1999 i fumatori si descrivono con migliori relazioni sociali dei non fumatori
Rischio e relazioni familiari
Quello che è notevolmente cambiato, in questi dodici anni, è la relazione tra i
comportamenti a rischio e la dimensione dell’immagine che gli adolescenti intervistati
forniscono del loro rapporto con i genitori, attraverso il “sé familiare”.
Se l’immagine di sé dell’adolescente intervistato lo presenta in sintonia con i propri
famigliari la sua azione è orientata in direzione adattiva. Se l’adolescente si
percepisce come rancoroso verso i genitori o uno di essi, allora è più portato a agire
avversativamente, rimanendo fuori casa il più possibile, cercando rifugio nelle
relazioni con le ragazze. In questo caso è anche più portato ad agire: a fumare, bere,
e anche, a volte ad usare sostanze psicoattive. Quando i ragazzi si sentono accettati
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e fiduciosi nei confronti dei familiari agiscono meno frequentemente questi
comportamenti a rischio.
Nel 2011 i maschi, che dicono di fumare, bere smodatamente, utilizzare hashish, di
aver fatto esperienze sessuali o di aver utilizzato sostanze pesanti, dichiarano anche
di percepirsi in conflitto con la famiglia e di sentirsi più portati nel rapporto con le
ragazze. Rientrano in questa tipologia anche i ragazzi che presentano un disturbo del
sé: tra quanti sostengono di avere già avuto rapporti sessuali completi quasi un
ragazzo su tre presenta disturbo (Fig.B.2). Questo non accadeva nel 1999 dove i
maschi che sostenevano di tenere questi comportamenti si percepivano
semplicemente maggiormente socializzati con i coetanei.
Nei maschi il comportamento a rischio discrimina nettamente due tipologie di
adolescenti. Nella prima tipologia vi troviamo quelli che non corrono pericoli e si
percepiscono in sintonia con la famiglia, sentendosi approvati, accettati, che
soddisfano i loro genitori e che questi saranno orgogliosi di loro nel futuro. Nella
seconda tipologia vi troviamo coloro che agiscono i comportamenti a rischio, i quali si
percepiscono come insicuri, si sentono di peso in famiglia, hanno il dubbio che
deluderanno i loro genitori nel futuro, cercano il più possibile di stare fuori di casa.
Le “relazioni familiari” si presentano come la dimensione del sé che può fare la
differenza nel tenere un certo comportamento o meno.
Per i maschi, ed anche per le femmine, l’elemento discriminante che sembra indurli
ad agire o non agire un comportamento a rischio è proprio il legame con i genitori:
coloro i quali dichiarano di non agire determinati comportamenti rischiosi attestano
anche che il legame con i genitori è da loro percepito come stabile e rassicurante con
entrambi; coloro i quali dichiarano di agire un comportamento a rischio percepiscono
questo legame come meno stabile, basato sulla sfiducia reciproca e il loro non
riconoscimento.
La percezione della sfiducia nel rapporto con i genitori, del non poter contare sul loro
sostegno e sulla loro approvazione, sembra essere il fattore che può portare ad agire
dei comportamenti a rischio in entrambi i generi. Sembra quindi che qualora venga
meno la fiducia nei genitori la fragilità del sé nei maschi o la sopravvalutazione del sé
nelle femmine diventino essi stessi dei fattori di rischio per comportamenti pericolosi.
Il fattore protettivo dei comportamenti a rischio sembra essere la percezione che i
propri genitori vanno d’accordo, sono comprensivi, hanno fiducia nell’adolescente,
non ne sono da lui delusi, non si vergognano di lui, non alimentano il suo rancore nei
loro confronti.
Nel 1999, come mostrano i dati, tenere determinati comportamenti pericolosi non
faceva sentire gli adolescenti in conflitto con i genitori; oppure il conflitto con i genitori,
qualora fosse stato percepito, non era pericoloso come sembra esserlo per gli attuali
adolescenti. La famiglia, con la sua cultura ed organizzazione, diventa fondamentale
per un corretto sviluppo di sé e una buona fitness sociale, in tempo di crisi generale.
Questi dati sulla percezione da parte degli adolescenti della loro intersoggettività con
la famiglia risulta molto importante per chi lavora nel sociale, nel campo educativo e
nei servizi che forniscono aiuto al fine di approntare politiche di prevenzione.
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In sintesi
Le politiche di prevenzione, ma sicuramente anche le politiche basate sul
miglioramento della salute in generale e sul benessere personale, hanno ottenuto dei
risultati dove era presente la consapevolezza degli effetti delle proprie azioni da parte
dell’adolescente e la famiglia era attenta e responsiva. Il messaggio disincentivante
su questo terreno ha sicuramente prodotto risultati, e l’effetto è stato a cascata
colpendo non solo il singolo bersaglio come ad esempio il fumo ma anche altri
comportamenti come il bere e l’assumere sostanze alteranti. Questi comportamenti
risultano infatti spesso correlati tra loro.
Le politiche di prevenzione primaria, che hanno avuto una buona parte nell’ottenere
questi risultati, pur necessarie, potrebbero risultare meno efficaci rispetto al passato
su questa tipologia di ragazzi. Si nota infatti un immediato riprendere di condotte a
rischio nel momento in cui l’attenzione e l’informazione su questi comportamenti si
allenta come ad esempio nell’uso delle cinture di sicurezza o nella protezione da
malattie sessualmente trasmesse. L’area che non viene interessata a questi
miglioramenti è quella nella quale è maggiormente presente una certa sofferenza
personale. Quest’area rappresenta un insieme più problematico. Nei ragazzi fumatori
(Fig.B.3) ad esempio aumenta notevolmente la quota di ragazzi che presentano un
disturbo nell’immagine di sé.
Qui le politiche di prevenzione primaria non riescono ad agire, il danno è già in atto e
oltre che di prevenzione primaria è utile approntare politiche di intervento precoce di
tipo educativo, ed anche di aiuto psicologico.
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Alcuni dati più pensati
Adolescenti e pericolo sulla strada
Aumenta la prudenza sia dei maschi che delle femmine nell’uso delle cinture di
sicurezza. Il rischio stradale tendenzialmente diminuisce nel tempo e si attesta su
valori intorno ad un ragazzo su dieci (Fig.C.1). Diminuisce di circa venti punti
percentuali la quota, sia dei maschi che delle femmine maggiorenni, che attestano di
salire su un’auto guidata da qualcuno che ha assunto alcool (Fig.C.2). Questo
comportamento ha subito dei cambiamenti positivi particolarmente nell’ultimo
quadriennio. Sembra si sia rotto quello che sembrava un blocco psichico, in
particolare per le ragazze. A far diminuire questi comportamenti sicuramente hanno
influito più fattori.
In primo luogo hanno agito le politiche di prevenzione sui rischi della guida insicura,
promosse da vari enti e portate avanti, tramite campagne pubblicitarie, e con
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interventi nella comunità territoriale anche da parte dei servizi dell’Ulss n.1.
In secondo luogo hanno influito le pesanti sanzioni pecuniarie e amministrative
irrogate dalla forza pubblica nei numerosi controlli stradali qualora l’etilometro, per il
consumo dell’alcool, e l’autovelox per il controllo della velocità, rilevassero una
trasgressione alle disposizioni di legge. Negli ultimi anni si è molto inasprito il
controllo e l’applicazione delle norme sulla guida.
In terzo luogo un fattore rilevante è stato l’esempio fornito dagli adulti significativi con
i quali si rapportano gli adolescenti. I genitori e tutti gli altri adulti di riferimento
utilizzano le cinture di sicurezza, evitano di guidare sotto l’effetto dell’alcol,
controllano maggiormente la velocità sulle strade.
Si può ipotizzare che il comportamento normativamente corretto dell’adulto abbia un
forte impatto sul comportamento degli adolescenti: qualora l’adulto desista dall’agire
modi di fare sanzionabili, non solo sul piano etico, morale e della tutela della salute,
ma anche sul piano normativo anche l’adolescente lo segue nella condotta.
Rimane una percentuale, anche se bassa, e nell’ultimo quadriennio leggermente in
aumento, di soggetti che non utilizzano ancora le cinture di sicurezza e una metà dei
ragazzi e ragazze che tutt’ora viaggiano su veicoli condotti da persone che hanno
bevuto. C’è ancora molta strada da fare nell’ambito delle politiche della prevenzione
degli incidenti stradali e della guida pericolosa.
L’adolescente aggressivo
Lo scontro fisico
Lo scontro fisico, e quindi l’aggressività agita in famiglia o all’esterno di essa, è in
continua diminuzione nei dodici anni (Fig.C.4). Complessivamente è diminuito di
quattordici punti percentuali. Si manifesta prevalentemente come un modo di fare dei
maschi minorenni: tre ragazzi su dieci, dai 14 ai 17 anni, dichiara che si è trovato
coinvolto in uno scontro fisico.
4
Ad esempio le esperienze del Sert con il camper di “fuori posto” presente alle feste
paesane
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La diminuzione dei comportamenti fisicamente aggressivi suggerisce l’ipotesi che la
parola, la dialettica anche se sotto la forma di aggressività verbale, sostituisca lo
spintone, la spallata, la testata, lo schiaffo, il pugno o il calcio.
L’autocontrollo, la gestione dell’aggressività tendono ad aumentare pur rimanendo
costanti le occasioni che in genere le scatenano: una presa in giro, uno sgarbo, un
non cedere il posto in autobus, uno sguardo storto, un apprezzamento sulla propria
ragazza, un commento sull’andamento scolastico, un percepire che la propria
ragazza viene insidiata, un punire uno che ha parlato troppo o più semplicemente un
attacco ad una diversità nel vestire o nell’atteggiarsi, o il non aver suggerito durante il
compito, un soprannome gridato e non gradito, un eccesso di competitività.
Come suggerisce anche l’esperienza di intervento nelle comunità scolastiche e
territoriali, i conflitti con gli estranei, nelle descrizioni degli adolescenti, hanno come
contesti elettivi di manifestazione gli autobus e avvengono prevalentemente alla fine
dell’orario scolastico, nel ritorno a casa da scuola, quando essi sono stanchi e/o
frustrati dall’andamento scolastico (Fig.C.5). L’aggressività fisica si manifesta inoltre
anche, e prevalentemente, nei i luoghi di transito: negli spazi comuni delle stazioni
ferroviarie o degli autobus, nei contesti di aggregazione come le piazze o le vie
pedonali quando diventano occasioni per feste o manifestazioni.
Molta parte dell’aggressività però, circa la metà delle situazioni rilevate, viene
esercitata verso persone conosciute, quali genitori, fratelli, amici, persone alle quali si
è legati affettivamente come le fidanzate.
Nella consulenza con questi adolescenti, sempre più capita di assistere al fatto che,
in seguito a questi episodi, l’aggressività legata a queste situazioni venga poi agita in
seguito verso se stessi. A volte essa si trasforma in una chiusura personale che può
arrivare fino all’isolamento, al rimanere chiusi in casa per un lungo periodo o
all’essere costretti ad essere portati a scuola dai genitori in auto escludendo i mezzi
pubblici.
Questo tipo di comportamento assume un valore particolare quando l’aggressività è
vissuta come aggressività tra i generi ed è più accentuata quando è vissuta dai
maschi verso le femmine. Può accadere in conseguenza di “abbandoni” non previsti
e/o ammessi. Questo tipo di frustrazione può risultare intollerabile e sviluppare una
grande aggressività, che si teme di non riuscire a gestire.
Tra le ipotesi interpretative di tutti questi comportamenti, si può arrivare alla
considerazione che l’aggressività agita più che un problema di gestione
dell’impulsività, di non rispetto delle regole, spesso diventi una modalità di agire, di
non pensare, di calmare un’ansia, un’angoscia che non ha un’origine chiara, e a volte
anche al precipitato di una situazione diffusa di aggressività intrafamiliare.
L’aggressione alle cose
Un ragazzo su tre tra i minorenni maschi e uno su cinque tra le minorenni femmine
denuncia il furto o il danneggiamento delle proprie cose. Questa denuncia dal ’99 ad
oggi risulta sempre in crescita (Fig.C.6).
Il furto e il danneggiamento delle cose appartenenti a dei coetanei sembra essere un
problema per i minorenni maschi e in misura minore per le minorenni femmine; tra i
maggiorenni, sia maschi che femmine, il fenomeno assume valori molto bassi ed è in
diminuzione nel tempo.
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A commento di questo dato si può dire che preoccupa il fatto che un numero
relativamente consistente di minorenni percepisca che le proprie ”cose” vengano
sottratte o danneggiate intenzionalmente.
Risulta difficile pensare che questi minorenni ricorrano al furto come
un’appropriazione indebita svolta per proprio vantaggio o lucro. Può accadere che un
telefonino venga rubato per trarne un guadagno; ma l’entità del fenomeno è troppo
alta per questo tipo di comportamento. Se si fosse trasformato in devianza, questa
sarebbe stata sicuramente segnalata dalle forze dell’ordine e di sicuro evidenziata
anche dai media.
Allo “Spazio Adolescenti” ci si è trovati, a volte, a dover affrontare situazioni di
appropriazione o danneggiamento di cose. Risultano in questi casi ad essere oggetto
del furto o di danneggiamento (ad esempio un re-settaggio che rende il materiale
elettronico inoperante) cose d’uso quotidiano, di uso personale: un telefonino, un
lettore Mp3, un game boy di nuova generazione, degli occhiali firmati, un berretto.
Spesso i ragazzi si fanno degli scambi di vestiario, quali felpe, maglie e le mamme
spesso se ne lamentano. Forse a volte questi scambi vanno a finire male.
L’origine di fondo, di questa condotta spiacevole, sembra dovuta a un vissuto di
deprivazione o all’incapacità di sopportare i limiti imposti dalla famiglia.
Il non sentirsi alla pari con i coetanei nel possesso di accessori elettronici o di
vestiario è spesso alla base dei conflitti tra genitori e adolescenti che vengono portati
in consultazione. Molte volte l’adolescente percepisce che la mancata soddisfazione
dei propri bisogni e desideri deriva da un difetto nella capacità del genitore di
riconoscergli uno stato esperienziale e affettivo. Si tratta spesso del mancato
riconoscimento di un bisogno di unicità o di similarità, necessario a riflettere una
coerente e adeguata immagine di sé nella quale potersi ritrovare. Il non poter
mostrare questi aspetti di sé, in quanto percepiti come non accettati dai genitori, e
che ne mettono in pericolo il rapporto, li può portare ad agire. Il furto allora assume,
sul piano comunicativo, la necessità dell’adolescente di avere, da parte del genitore,
una maggiore presenza psicologica nei suoi confronti per poter capire meglio le
proprie esperienze interne.
L’alcool: costante culturale o variabile personale?
L’alcol rimane uno degli elementi di criticità anche nel 2011: nell’età fra i 18 e 19 anni,
più di un ragazzo su due e una ragazza su tre nel fine settimana eccedono
notevolmente nell’uso delle bevande alcoliche almeno una volta al mese; fra i minori il
problema riguarda ancora quasi un maschio su due e poco meno di una ragazza su
cinque (Fig.C.13).
Si rileva comunque una tendenza alla diminuzione sia del provare a bere (Fig.C.10)
che nel suo consumo smodato nel fine settimana. Questa diminuzione dell’uso
dell’alcol vale sia per i maschi che per le femmine. Ciò avviene a partire dal 2007,
periodo nel quale la quota dei consumatori aveva raggiunto il 67% e questo dato
costituiva il picco di una crescita iniziata nel 1999.
Questo comportamento si è ridotto di un quarto negli ultimi quattro anni ed è ritornato
quasi ai livelli del 1999.
Associando questi dati con quelli ottenuti con il questionario OSIQ (Fig.A.6, Fig.A.7),
si possono inferire delle prime ipotesi interpretative.
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Nel 1999 per i maschi il consumo di alcol si associava ad un profilo del sé assai
simile a quello in assenza di consumo; faceva eccezione la dimensione del sé della
capacità di prevedere determinate situazioni nelle quali potevano venirsi a trovare. I
consumatori tendevano ad agire senza pensare alle conseguenze.
Nel 2011 l’utilizzo dell’alcol in modo smodato, almeno una volta al mese, discrimina
due tipologie di soggetti: i bevitori, i quali si rappresentano più sicuri e assertivi nei
rapporti sociali e con l’altro sesso, meno preoccupati degli effetti delle proprie azioni e
parole verso gli altri, e in grave difficoltà con la famiglia; i non bevitori che si vivono
più in difficoltà nello stabilire rapporti sociali, più riflessivi e prudenti nelle relazioni
affettive, che esprimono una forte eticità e una buona sintonia con la famiglia.
Pur non essendoci differenze statisticamente rilevanti fra bevitori smodati e non
bevitori, nel tempo fra i maschi che bevono, aumenta la quota di disturbo, ma ciò si
verifica anche fra i non bevitori, a testimonianza di un peggioramento generale
dell’immagine di sé del campione maschile. Diversamente fra le ragazze tali quote di
disturbo, pur ancora maggiori che fra i maschi, tendono a ridursi nel tempo (Fig.B.4).
L’utilizzo dell’alcol in modo smodato sembra essere una modalità generalizzata di
gestire le situazioni stressanti. Si tratta forse di strategie di problem solving, atte a
mediare il rapporto con la realtà e fornite al singolo individuo da un codice culturale,
che può essere, allo stesso tempo, familiare, comunitario o sociale.
Si ha la sensazione che l’alcol possa essere utilizzato come un diluente del senso di
diffidenza verso gli altri assumendo inoltre una funzione specifica di facilitatore dei
rapporti sociali e relazionali con l’altro sesso, i quali, con l’utilizzo dell’alcool possono
diventare più fluidi.
In altri casi l’alcool sembra assumere la funzione di “dare coraggio” per affrontare
situazioni che richiedono impegno e fiducia in se stessi. Forse questi ragazzi non si
sentono dotati nell’affrontare le numerose prestazioni che una società competitiva
chiede loro. L’alcool sembra essere utilizzato quando è richiesta una certa assertività.
Nel tempo il bere fa rilevare il suo aspetto disfunzionale: fa sentire in disaccordo con i
valori familiari, produce solitudine, isolamento, perdita del senso del tempo.
Anche per le ragazze l’alcool serve per favorire la socializzazione, lo stare con gli
amici e partecipare alle feste divertendosi e non sentendosi fuori posto. Esso assume
un ruolo “funzionale” in quanto favorisce i rapporti sociali e con l’altro sesso. Aveva
questo ruolo nel 99, lo ha maggiormente oggi.
Parte di questi adolescenti arriva a far percepire ai genitori l’evidenza di questo
comportamento di assunzione smodata di alcool, con comportamenti irragionevoli. In
questi casi, questo comportamento assume, sul piano comunicativo, la stessa
funzione del furto o del fumo: è la richiesta di una loro maggiore presenza psicologica
per soddisfare sia il bisogno di limiti, divieti e regole coerenti sia un bisogno di
individuazione (chi sono io)?
Le ragazze che utilizzano l’alcool però aggravano il loro profilo. Nel corso del tempo
emerge il conflitto con la famiglia. Se non si sta a casa, perché in casa ci sono conflitti
o non si va d’accordo con un genitore o non ci si sente apprezzati e valorizzati, allora
si sta al bar, unico contesto di socializzazione, e qui si beve.
Osservando questi dati viene da dire che questa tipologia di “ragazza” è in una
situazione di pericolo, per il senso di solitudine che esprime non potendo contare sui
genitori. Qualora venga o debba sentirsi in difficoltà, può avvertire di non poter
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ricorrere ai genitori come fonte di aiuto e in tal modo potrebbe porsi in una potenziale
e ulteriore situazione di rischio personale.
Il fumo: un comportamento segnale
Rispetto al 1999 la frequenza dei fumatori, di entrambi i sessi, è diminuita del trenta
per cento. Nel 2011 un ragazzo su quattro e una ragazza su cinque fumano più di
due sigarette al giorno, nel 1999 erano quasi uno su due i maschi e uno su tre le
femmine (Fig. A.4, Fig.A.5).
Si può rilevare anche come diminuisca di circa dieci punti percentuali la quota parte
dei maschi e delle femmine (da più di sette su dieci a sei su dieci), che affermano di
non aver mai provato a fumare una sigaretta: aumentano i giovani che non iniziano a
fumare.
Nel 2011, sia tra i maschi che tra le femmine che hanno provato a fumare almeno
una volta, sei su dieci poi non continuano a fumare; erano quattro su dieci nel 1999.
La maggioranza degli adolescenti prova solamente a fumare, ma poi non continua.
Rimane solo un gesto dimostrativo: se vogliono possono. Una volta fatta questa
trasgressione il gesto perde il suo significato. Solo una minoranza continua nel
comportamento che allora assume altri significati sia per se stessi che nel rapporto
con i caregiver. Un rinforzo a questa ipotesi di lavoro viene fornita dalle informazioni
che si ottengono dall’incrocio dei dati tra fumatori e utilizzatori di alcool e sostanze
psicotrope: si riscontra che tra i fumatori sono maggiormente frequenti coloro i quali
utilizzano poi anche alcool e sostanze psicotrope, rispetto ai non fumatori.
In sintesi provano a fumare sempre meno adolescenti e sempre meno passano alla
cattiva abitudine, inoltre diminuiscono coloro che fumano con una certa continuità. Ma
nel confronto fra fumatori abituali e non fumatori le quote di ragazzi e ragazze
disturbati crescono notevolmente nel tempo (Fig.B.3.).
I divieti di fumare nei luoghi pubblici e le campagne mediatiche sui danni recati dal
fumo, sia esso attivo che passivo, hanno sicuramente giovato a disincentivare molti
adolescenti dal fumare.
Per cercare di comprendere come mai un comportamento così nocivo per la salute e
sempre più stigmatizzato culturalmente trovi ancora adesione in un quarto degli
adolescenti, è di aiuto osservare che i profili dei fumatori e dei non fumatori nei due
anni di riferimento, 1999 e 2011, sono molto cambiati: si rileva un peggioramento
dell’immagine si sé dei i fumatori rispetto a quella dei non fumatori. L’atto di fumare è
collegato ad una immagine di sé inferiore su ben sette dimensioni del sé in entrambi i
generi.
Sempre nel 2011 il fumo di sigarette, fra i comportamenti a rischio, è quello in
rapporto al quale si osserva il maggior numero di punti di caduta nell’immagine di sé
dei i maschi; nel 1999 lo era l’uso di sostanze pesanti. Nel 2011 le quote di disturbo
sono significativamente maggiori nei maschi fumatori (Fig.B.3) mentre nel 1999 non
si osservavano differenze significative nelle quote di disturbo fra fumatori e non
fumatori.
Anche fra le femmine, le fumatrici nel 2011 presentano il maggior numero di aspetti
negativi nell’immagine di sé; nel 1999 erano le ragazze che avevano avuto rapporti
sessuali completi quelle con il maggior numero di cadute nel profilo di sé rispetto alle
coetanee.
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La dimensione del sé dei “rapporti familiari” è quella che risulta più negativa, sia tra i
maschi che tra le femmine che fumano, rispetto a coloro che non fumano.
Il fumare sigarette nel 1999 faceva percepire l’adolescente fumatore in sintonia con
se stesso e ben socializzato, nel 2011 questa attività ce lo presenta come fragile,
insicuro, solo, non in sintonia con la famiglia, non in grado di investire nel presente e
nel futuro.
Nel 1999 l’atto di fumare era utile ai ragazzi per sentirsi più sicuri di sé in quanto si
percepivano ben integrati nei loro rapporti sociali e in sintonia con il proprio corpo. I
non fumatori mantenevano tutta la loro incertezza e si relazionavano con i coetanei
senza la mediazione della sigaretta. Nel 1999 l’adolescente fumatore sembrava più
sicuro e sintonico con se stesso.
Nel 2011 accade esattamente il contrario: chi fuma si rappresenta come molto più
insicuro ed instabile nell’immagine di sé rispetto ai coetanei non fumatori.
In sintesi, nel 1999, fumava anche la maggioranza dei maschi che si percepiva in
sintonia con se stesso e che presenta una buona percezione di sé. Nel 2011 lo fa
solo una ristretta minoranza di coloro i quali presentano una buona percezione di sé.
Tra coloro invece che sono in difficoltà con se stessi e con l’ambiente il numero dei
fumatori è considerevole.
Sia per i maschi che per le femmine il fumare diventa un marcatore di individualità. Il
fumatore emerge come un adolescente che è in difficoltà ad autoregolarsi sia nei
comportamenti che nelle emozioni, sfiduciato in sé stesso e nelle proprie possibilità,
insicuro verso i genitori che percepisce come insoddisfatti nei suoi confronti e da
evitare; non si proietta nel futuro, e non riesce a dare un ordine e senso alla propria
esperienza.
Per i maschi le esperienze affettive con l’altro sesso sono percepite come fonte di
piacere, ed è questa l’unica dimensione del sé che differenzia positivamente i
fumatori dai non fumatori. La percezione di sentirsi in sintonia affettiva con l’altro
sesso sembra assumere l’aspetto di un investimento emotivo che bilancia la
percezione di relazioni insoddisfacenti con gli adulti, con i coetanei, la scuola e la
fiducia nel futuro. Le attitudini sessuali, quale unica percezione di una efficacia
soggettiva (sentirsi attraente per le ragazze), sembrano essere compensative di
relazioni affettive con i genitori percepite come molto negative.
Questo passaggio, se sommato alle due tendenze precedentemente osservate e al
fatto che la prevalenza dell’età di inizio del fumare si alza, suggerisce un
cambiamento del senso del fumare per gli adolescenti: sembrerebbe che il fumo
perda in parte la classica caratteristica di rito di passaggio iniziatico in una gran parte
nella comunità giovanile. Fumare, se per alcuni adolescenti può assumere l’aspetto
del rito iniziatico, sembra assumere, per altri, un significato più simile a quello degli
adulti: un modo per far fronte allo stress.
Alcune considerazioni, tratte dalla pratica del lavoro di consultazione con gli
adolescenti fumatori, possono aiutare ad allargare il campo interpretativo di questo
comportamento così dannoso per la salute.
Il fumare, anche se è praticato come sperimentazione, può essere ricercato in quanto
è un comportamento decisamente non gradito ai genitori e agli adulti. Esso produce
la loro disapprovazione, ma come tale tenderebbe ad essere una prova di messa in
proprio, di auto-determinazione, di sottrazione dallo sguardo dell’adulto.
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Paradossalmente esso produce l’effetto contrario ed opposto: il fumare attiva l’adulto,
il genitore o l’insegnante, il quale è invitato ad intervenire con azioni regolative sul
piano comportamentale. Questa condotta, che per l’adolescente dovrebbe generare
un sensazione di autonomia, finisce con il produrre di fatto una eteronomia ed una
dipendenza.
Il più delle volte le strategie dissuasive sembrano funzionare, almeno in parte. Su
dieci adolescenti, che almeno una volta hanno provato a fumare, poi quattro
diventano fumatori, pari a poco più di due su dieci nel totale della popolazione di
riferimento. Altre volte queste strategie non funzionano e ne nasce una relazione di
empasse tra genitore e adolescente: il primo cerca di porre limiti e divieti, il secondo
si percepisce come non riconosciuto nei suoi vissuti esperenziali ed infantilizzato.
Questa situazione espone l’adolescente ad una condizione di diffidenza reciproca con
i genitori: diffidando di loro non può contare su di loro. Non poter contare su di loro
qualora egli si venga a trovare in difficoltà lo espone ad ulteriori rischi. In questo clima
di sfiducia di fatto l’adolescente fumatore finisce con appoggiare all’esterno di se
stesso, in questo caso nei genitori, aspetti di controllo degli impulsi, della
consapevolezza di sé e degli effetti delle proprie azioni, che dovrebbero cominciare
ad essere legati ad una corretta rappresentazione di sé come soggetto agente.
Il fumo quindi è un segnale che viene inviato a tutti coloro i quali si prendono cura
degli adolescenti; indica che qualcosa, nel processo di separazione–individuazione,
forse non sta funzionando come dovrebbe.
Fumare / non fumare rappresenta oggi un comportamento discriminante sul piano dei
rapporti con se stessi, con i genitori e con il mondo esterno e le sue richieste di
performance. Le politiche preventive diventano molto importanti, ma solo se vengono
differenziate nelle metodologie di intervento. Si può constatare come esse agiscono
positivamente sui soggetti che razionalmente riescono a pensare di non iniziare a
fumare, o su quelli che utilizzano questa forma di trasgressione per sentirsi vivi ma
dispongono di una propria capacità di valutare gli effetti delle proprie azioni. Per
coloro che continuano a fumare forse può essere utile approntare metodi preventivi
d’intervento a carattere educativo o psicologico, anche non specialistici, per
consentire all’adolescente di accedere a quegli aspetti di sé che lo portano ad agire
questo comportamento.
Le sostanze psicotrope: sofferenza solitudine e autoregolazione degli affetti
Nel 2011 un ragazzo su quattro e una ragazza su sei si espongono all’uso
dell’hashish (Fig.C.14); otto maschi e tre ragazze su cento usano questa sostanza
con una certa continuità (Fig.C.17);
Dal 1999 diminuisce di dodici punti percentuali la quota di coloro i quali affermano di
avere fatto almeno per una volta l’esperienza del consumo di hashish e/o della
marijuana; la diminuzione dei soggetti che dichiarano di aver fatto uso di questa
sostanza, anche se per una volta, si riscontra sia nei maschi che nelle femmine. Le
ragazze sperimentatrici si riducono della metà rispetto al valore del 1999; si abbassa
di molto l’uso frequente dell’hashish; il suo valore percentuale diventa circa un terzo
di quello dei consumatori del 1999.
L’uso di sostanze pesanti, quali ecstasy, cocaina e eroina è nettamente diminuito sia
nell’esperienza del “provare almeno una volta” sia nell’uso abituale (Fig.C.20,
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Fig.C.21, Fig.C.22, Fig.C.23). Tanto nella sperimentazione quanto nell’uso abituale, il
consumo si è ridotto del settanta per cento; ora investe meno di due persone su
cento. La prevalenza dell’età della sperimentazione si eleva intorno ai diciassette anni
(Fig.C.15, Fig.C.16).
Nel 1999 questo consumatore presentava di sé l’immagine di un soggetto totalmente
in crisi nelle dimensioni relazionali familiari e individuali intese come proiezioni del sé
verso l’esterno, le performance, le aspettative, il futuro.
Nel 2011 l’uso delle sostanze psicotrope segnala un passaggio dell’adolescente da
una visione di sé stesso come oppositivo sul piano familiare e sociale, legato alle
difficoltà di far fronte ai compiti richiesti dall’ambiente, ad una posizione nella quale il
soggetto è tutto rivolto verso se stesso, verso l’incapacità di autoregolarsi e di
interiorizzare figure di riferimento stabili ed affidabili che lo possano sostenere di
fronte ai nuovi eventi della vita (Fig.A.8, Fig.A.9, Fig.A.10)
Gli aspetti di degrado, personale e sociale, tipici del tossicodipendente sono oggi
meno marcati ed emerge un profilo di un soggetto che utilizza le sostanze per far
fronte alle alterazioni dell'umore, caratterizzate da tristezza, senso di vuoto, di
solitudine e dalla perdita del senso della vita.
Questi ragazzi presentano una visione dei rapporti con i genitori molto deteriorata,
caratterizzata da insicurezza, impazienza, non vicinanza, partigianeria verso fratelli o
sorelle, estraneità, rancore, insofferenza e ostilità. Il giudizio è del tutto negativo.
Si può ragionevolmente ipotizzare allora che la diminuzione di consumatori di queste
sostanze possa derivare da un miglioramento del clima familiare e
conseguentemente delle cure genitoriali in quanto la conflittualità tra generazioni può
essere, oggi, maggiormente tollerata e affrontata.
Il sostegno genitoriale aiuta ad investire nel presente, nella scuola e nel lavoro, e può
fornire all’adolescente, ed in particolare ai maschi, quelle risorse, in termini di
autostima, necessarie ad affrontare sia i coetanei che le problematiche della
sessualità con la giusta misura di individualità ed alterità, meno angosciante e/o
auto/etero consolatoria.
Contrariamente la mancanza del sostegno genitoriale, anche se solo vissuto
soggettivamente, aumenta le difficoltà ad affrontare lo stress quotidiano.
Là dove le cure genitoriali non riescono, per l’accumularsi di incomprensioni e di
empasse, la sostanza psicotropa forse trova un suo spazio per sostituire una chimica
delle emozioni carente.
La dimensione delle attitudini sessuali, anche se vissuta in modo molto personale, è
molto presente nella mente di questi adolescenti e da loro enfatizzata. Il loro sguardo
invece che posarsi sulle performance richieste dal mondo degli adulti si focalizza sul
rapporto tra i sessi che può presentarsi, a volte, come una necessità invadente.
Comportamenti alimentari: una costante
Nei comportamenti alimentari i valori del 2011 sono analoghi a quelli del 1999: circa
sei ragazze su cento controllano il peso con vomito e lassativi ed altro, oltre che con
le diete e lo sport (Fig.C.32, Fig.C.33).
Nel 1999 le ragazze che attuano questi comportamenti di controllo del peso, rispetto
alle coetanee, si descrivevano con migliori rapporti con i coetanei, ma con minore
energia e una tendenza all’auto-svalutazione.
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Nel 2011 questo comportamento sembra legato anche ad una difficoltà di controllare
gli impulsi e la rabbia del non riuscire a fare quello che si vuole, ad una mancanza di
fiducia e correttezza nel rapporto con i coetanei e con la famiglia (Fig.A.13).
L’immagine di sé di queste ragazze è quindi cambiato notevolmente in questi dodici
anni. Ora mostrano una percezione di perdita di controllo dal proprio mondo interno e
la diffidenza e la sfiducia verso gli altri e verso la famiglia le pone in ulteriore difficoltà.
Il bisogno di relazioni e di rispecchiamento sembra non trovare un suo riferimento. Il
disagio alimentare diventa un segnale di una richiesta di visibilità.
La sessualità agita e l’affettività
Nel 2011 quattro ragazzi e più di quattro ragazze su dieci attestano di aver già avuto
un rapporto sessuale. Dal 1999 è aumentato di dieci punti percentuali la frequenza
dei ragazzi che dichiara di aver già avuto questa esperienza (Fig.C.26). L’età di inizio
si anticipa sui 15 e 16 anni. Questo vale sia per i maschi che per le femmine
(Fig.C.28).
Questo comportamento è l’unico tra i comportamenti, indagati nella ricerca, ad
aumentare nella frequenza, (aumenta del 30%) ed anche a diminuire nell’età
dell’inizio. Tutti gli altri comportamenti diminuiscono nella frequenza e aumentano
nella età di inizio.
Il rischio nei rapporti sessuali risulta diminuito: tra coloro i quali dichiarano di aver
avuto questa esperienza si dimezza la frequenza dei soggetti che dichiara di non
utilizzare alcun tipo di precauzione rispetto a gravidanze indesiderate o al contagio.
L’assenza di precauzione nei rapporti sessuali investe però ancora il 12% di questi
maschi e l’ 8% delle femmine (Fig.C.30).
Il profilattico risulta la protezione utilizzata dal sessanta per cento dei maschi e il suo
utilizzo rimane costante nel tempo. Il trenta per cento dichiara di utilizzare altri metodi
per evitare gravidanze indesiderate. Il profilattico è viene indicato, anche dalle
femmine, come il metodo più frequentemente utilizzato, anche se il suo impiego è in
diminuzione nel tempo (Fig.C.30). A partire dal 2007 le ragazze aumentano
notevolmente l’utilizzo della pillola anticoncezionale (Fig.C.31).
Si riducono anche le ragazze che dichiarano di essere rimaste incinte (quattro su
cento di coloro che attestano di aver avuto rapporti sessuali e circa due su cento
sull’intera popolazione femminile).
La promiscuità sessuale, come comportamento a rischio, rimane su valori molto
bassi.
Pur aumentando di un terzo la frequenza degli adolescenti che dichiara di aver già
avuto un rapporto sessuale di fatto costoro rimangono una minoranza: il sessanta per
cento dei ragazzi non ha rapporti sessuali prima dei diciannove anni. Questo è un
dato importante che può portare a dare la giusta misura a un comportamento che
spesso viene sovraesposto nell’attenzione degli adulti e a volte sovra determinato di
significati, sia da parte degli stessi adolescenti che da parte degli adulti.
La sessualità per i ragazzi e le ragazze è molto importante, e sembra che lo siano
ancora di più le possibilità di stabilire dei legami affettivi con l’altro sesso, anche se
non sfociano nell’azione sessuale. È di grande interessamento per gli adolescenti
intervistati il sentirsi attraenti, provare piacere nelle esperienze affettive, non essere
considerati una noia, sapere come trattare e parlare della sessualità, sia che abbiano
21
avuto già dei rapporti che al contrario non li abbiano avuti. La dimensione del sé delle
“attitudini sessuali”, che misura i sentimenti e gli atteggiamenti verso l’altro sesso, è
una variabile importante: essa misura il senso di efficacia soggettiva. Appare in quasi
tutti i comportamenti come una dimensione che differenzia chi li attua da chi non li
attua.
Le ragazze
Le ragazze che non hanno avuto rapporti sessuali, sei ragazze su dieci del campione
femminile, si sentono più inefficaci con i ragazzi e nei rapporti sociali rispetto alle
coetanee che invece dichiarano di avere avuto questa esperienza. Esse si sentono
più in difficoltà nella percezione di sé: manifestano sfiducia e insicurezza sulle loro
caratteristiche, capacità e possibilità personali di relazionarsi con l’altro sesso;
esprimono vissuti di inadeguatezza tali da far loro pensare che non sarebbero in
grado di costituire un oggetto di investimento da parte dei maschi. Si tratta di una
valutazione prudente, anche se un po’ svalutante e critica di se stesse, al limite dello
sconforto, che non dipende dalla relazione con i genitori che è invece percepita come
positiva.
Nel 2011 le ragazze che attestano di aver già avuto una esperienza sessuale,
sentono di poter controllare i loro impulsi, si sentono efficaci nei rapporti con l’altro
sesso, e nello stato positivo della loro mente. Rispetto al 1999 non si osservano
differenze nelle quote di disturbo tra ragazze che hanno o non hanno avuto un
rapporto completo (Fig.B.2).
Nel 1999 l’attività sessuale per le ragazze aveva il senso di acquisire efficacia di sé,
una forma di assertività, che compensava delle difficoltà di integrare una corretta
immagine psicologica di sé e una difficoltà a padroneggiare il mondo esterno, un
difetto nelle aspirazioni scolastico professionali e difficoltà nelle relazioni familiari.
Nelle attitudini sessuali infatti le ragazze si percepivano come efficaci verso i ragazzi
(“i ragazzi mi trovano attraente”) e le esperienze affettive davano loro piacere
(Fig.A.12).
Nel 2011 le ragazze che hanno avuto rapporti sessuali, rispetto alle coetanee del
1999, si percepiscono molto più assertive sul piano sociale, capaci di sostenere i
rapporti con i coetanei e gli adulti. Manifestano un buon senso della vita. I rapporti
sessuali sono ora inseriti nella prassi della vita quotidiana e delle relazioni con i
coetanei. Sembra che la sessualità venga vissuta come una esperienza che completa
il quadro di una identità personale in via di formazione, che riesce a coniugare sesso
e affettività senza produrre scissioni tra mente e corpo.
Anche le ragazze minorenni, che dichiarano di aver avuto rapporti sessuali, attestano
che tali esperienze con i ragazzi danno loro piacere, si sentono meno noiose delle
coetanee astinenti dai rapporti sessuali. L’immagine del proprio corpo sessuato risulta
loro integrata, si presentano ben organizzate sul piano del senso di realtà, e stanno
bene con altra gente. Sono quindi in armonia con se stesse e la propria percezione di
sé, all'opposto delle coetanee del 1999.
I ragazzi
I ragazzi del 2011 che non hanno ancora avuto rapporti sessuali, quindi il sessanta
per cento del campione maschile, si sentono molto più in sintonia con se stessi, con i
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valori della cultura familiare di appartenenza, con il lavoro e la scuola rispetto ai
ragazzi che hanno avuto rapporti sessuali (Fig.A.11).
I maschi, che nel 1999 avevano già avuto dei rapporti sessuali, non facevano vedere
differenze significative nell’immagine di sé da coloro i quali non li avevano avuti: i
maschi che non avevano avuto rapporti sessuali manifestavano solamente maggiori
aspirazioni verso la scuola e il lavoro.
Nel 2011 il maschio che dichiara di aver avuto rapporti sessuali si differenzia
notevolmente da quello che dichiara di non averli avuti. Si presenta più indifferente
verso gli altri, meno interessato a mostrarsi coerente e sincero, e nelle relazioni
familiari mostra una totale sfiducia nei genitori ed un vissuto di non accettazione.
Viceversa si sente più a suo agio nei rapporti affettivi con le ragazze.
La fragilità del sé maschile appare in modo più marcato rispetto alla sicurezza di sé
mostrata dalle femmine in particolare nelle aspirazioni e nel rapporto con i familiari.
Nei maschi là dove i rapporti familiari sono caratterizzati da negatività le attitudini
verso l’altro sesso sono caratterizzati da positività anche esagerata. Emerge una
significativa maggior presenza di disturbo in chi ha già avuto un rapporto (Fig.B.2).
Sessualità e comportamenti a rischio
Se si incrociano i dati di coloro che hanno già avuto un rapporto sessuale e coloro
che fumano o assumono sostanze psicoattive si nota che nel 1999 c’era una
tendenza generale ad esporsi al rischio, tendenza che nel 2011 viene ridimensionata
(dati non riportati in Appendice). Il dato vale sia per i maschi che per le femmine.
Analizzando i dati si può notare come nel 1999 circa otto intervistati su dieci tra coloro
che avevano avuto rapporti sessuali, sia nei maschi che nelle femmine, erano anche
fumatori, mentre nel 2011 lo sono solo quattro su dieci, esattamente la metà.
Se nel 1999 tra coloro che non avevano avuto rapporti sessuali potevamo individuare
che la metà di loro era anche fumatore, nel 2011 lo è solo meno un ragazzo su dieci.
Anche in questo caso il dato vale sia per i maschi che per le femmine.
In relazione all’uso delle sostanze psicotrope possiamo dire che nel 1999 tra coloro
che avevano avuto rapporti sessuali, sia tra i maschi che tra le femmine, sei
intervistati su dieci utilizzavano anche sostanze leggere e in minor frequenza anche
pesanti, cosa che avviene in due casi su dieci nel 2011.
Coloro i quali non hanno avuto rapporti sessuali non utilizzano sostanze psicoattive
nel 2011 mentre nel 1999 sei su cento le utilizzava.
In sintesi
Coinvolgersi in rapporti sessuali con l’altro sesso è una attività esplorativa che
presenta una propensione a rischiare: dal punto di vista affettivo e della coesione di
sé, del rischio di gravidanze non coerenti con un progetto di genitorialità, della
trasmissione di malattie. Questa attitudine nel 1999 era legata anche ad una
propensione ad esporsi ugualmente ad altri rischi come quelli derivanti dall’alcool, dal
fumo e dalle sostanze psicoattive. Nel 2011 questa tendenza si riduce fortemente, le
esperienze sessuali vengono in gran parte svincolate dalle esperienze trasgressive,
mentre lo erano nel 1999.
Per le femmine avere un rapporto sessuale ora vuol dire sperimentarsi, mettere in
gioco le proprie certezze personali, non manifestare una trasgressione. Per i maschi
23
sembra invece la ricerca di un completamento del sé, di qualcosa che colmi una
mancanza, un vuoto, qualcosa che li identifichi: “ho la ragazza”, quindi sono.
Nei maschi del 2011 tra coloro che asseriscono di avere avuto esperienze sessuali
diminuisce la frequenza di quelli che affermano di tenere anche comportamenti
trasgressivi (fumo, alcool e sostanze psicotrope) e aumentano coloro che non
agiscono tali comportamenti. Si può avere una ragazza senza essere per questo allo
stesso tempo, fumatori o bevitori, o usare sostanze psicotrope.
Al contrario per chi fuma, ed è solito bere e/o usare sostanze alteranti la propria
emotività, i rapporti affettivi sono vitali, essenziali per il nutrimento del proprio sé e
della propria auto-stima. Essi affermano che trovano piacere nelle esperienze
affettive e nel pensare che le ragazze li trovino attraenti. Le esperienze affettive
quindi alimentano la propria stima di sé. In questo campo essi si rappresentano come
efficaci. Questi ragazzi si rappresentano con delle carenze nella responsabilità, nella
correttezza verso gli altri, nella fiducia e nella sicurezza nel rapporto con i genitori.
Per molti di questi ragazzi avere esperienze affettive e sessuali sembra essere un
modo per ridurre la complessità della vita che è vista come “una serie infinita di
problemi senza soluzioni in vista”.
Alcune riflessioni (in libertà) su aspettative verso la scuola, il lavoro, il futuro.
Nel confronto 1999-2011, attira l’attenzione come alcuni item vengano ritenuti
maggiormente descrittivi della propria condizione dall’ultima generazione di
adolescenti. Due degli Item più significativi, sono: “piuttosto che lavorare, preferirei
starmene lì a far niente”, “preferirei essere mantenuto per il resto della mia vita,
piuttosto che lavorare”. A questi spesso si aggiungono “la scuola e lo studio hanno
per me pochissimo valore”, “ho la sensazione che lavorare sia una responsabilità
troppo grossa per me”. Sono affermazioni che gli intervistati segnalano in quanto li
descrivono maggiormente. In queste affermazioni la scuola e il lavoro, e con esse le
prospettive per il futuro, vengono vissute come condizioni di passività e/o status di
dipendenza.
Di norma gli adulti, nella relazione con i giovani, rappresentano il lavoro come un
valore importante, l’obiettivo da raggiungere, il perché dello studio e dei sacrifici
personali. Sembra invece che il lavoro non venga più percepito dai giovani come il
catalizzatore delle proprie aspirazioni e degli orientamenti personali.
Nel loro immaginario la scuola sembra disgiunta dal lavoro e/o non appare collegata
ad esso. Per i maschi l’assenza di un futuro orientato al lavoro fa anche disinvestire,
nel presente, nella scuola e nello studio.
C’è da chiedersi da dove venga il disvalore del lavoro nella costruzione del sé, e a
quali fattori si possa imputare questo cambiamento.
Non far niente o essere mantenuti, piuttosto che lavorare, avvalora la tesi che il
lavoro è percepito come qualcosa che crea insofferenza; ciò non può essere però
inteso come un problema morale, di cultura, di ambiente sociale o, come
semplicisticamente potremmo dire, di “società liquida” e di perdita di solidità delle
cose: “non ci sono più i valori di una volta. “
24
Per i giovani del 2011 si tratta sicuramente di una esperienza di vita, di una
5
assimilazione, inconsapevole di uno “script” familiare . Tutto ciò può significare che i
giovani, e soprattutto i maschi, forse vivono in famiglie dove i genitori manifestano
un’atmosfera di insofferenza, di insoddisfazione lavorativa. Forse per loro non c’è un
vissuto di corrispondenza tra il titolo di studio ottenuto e il lavoro acquisito; ci deve
essere uno scarto negativo tra i due elementi che produce un vissuto di delusione.
Probabilmente queste ultime generazioni di ragazzi abitano in famiglie dove entrambi
i genitori, diversamente dai loro nonni, hanno raggiunto un titolo di studio, con sacrifici
e impegno, ma non hanno invece raggiunto una posizione lavorativa che essi
possano ritenere correlata al titolo acquisito o alle aspettative investite per
raggiungerlo.
È plausibile che questi ragazzi vivano in una cultura familiare dove permea uno stato
di delusione personale ed i genitori, soprattutto i padri, siano amareggiati per la loro
condizione lavorativa (ed economica).
L’eventuale stato di delusione nei padri può produrre di disincanto nei figli maschi. Da
qui la verosimile difficoltà dei padri nel sostenere i figli identificandoli e rispecchiandoli
in una corretta immagine di sé: possono non riuscire, come vorrebbero, a trasferire
loro il senso delle capacità personali acquisite, ma anche non riuscire a riconoscere e
promuovere quelle necessarie per i figli, al fine del loro adattamento al loro futuro
ambiente di vita.
Tutto ciò ha dei riflessi dal punto di vista motivazionale. Il “devi studiare” non è più
credibile da parte dei ragazzi, anche se i genitori sanno che è indispensabile
sostenerlo. Il dire “è per il tuo bene futuro, “…impegnati” “il titolo di studio è
necessario” non ha la tenuta che dovrebbe ottenere nei figli.
In sintesi l’aspetto pedagogico, il “bisogna studiare per avere un lavoro” perde il suo
peso motivazionale in quanto non si appoggia su un aspetto educativo legato
all’esperienza dei genitori; in sintesi ci credono e non ci credono.(“cosa dici tu che sei
sempre scontento, o che hai studiato per niente?”).
Non c’è riconoscimento dello spaesamento vissuto del ragazzo di fronte allo stallo
familiare e quindi la spinta motivazionale non riesce nel suo intento.
Le femmine, diversamente, mantengono, sotto la spinta delle madri, che si sono
emancipate tramite lo studio e la partecipazione scolastica, il valore della scuola. Con
molta probabilità esse possono identificarsi maggiormente nelle madri, le quali
possono presentare delle insoddisfazioni rispetto al lavoro e allo scarto tra il titolo
posseduto e il lavoro svolto, ma il fatto di lavorare è comunque in sé un valore di
emancipazione personale e sociale, il quale anche se non sempre produce la
soddisfazione desiderata, comunque non macchia il valore del lavoro in sé.
Le femmine, contrariamente ai maschi, vedono nella scuola e nello studio un
elemento di emancipazione, di uscita dalla dipendenza, dalla subordinazione; per
questo la scuola ha comunque un valore indipendentemente dai riflessi sul lavoro
5
Queste osservazioni trovano la loro ragione, quali asserzioni induttive, dal lavoro con i genitori degli
adolescenti in consultazione allo Spazio Adolescenti. Lo psicologo a volte si trasforma, inevitabilmente e
indipendentemente da se stesso e dalle sue intenzioni, in un “etnologo”, che entra in una comunità
familiare, e vede, ed in parte, in quella situazione, vive, una cultura familiare in azione.
25
futuro. Accade quindi che a parole il lavoro sia un valore e nei fatti venga percepito
come un aspetto che crea insoddisfazione.
Questa situazione continua di incertezza e di preannuncio di crisi di immagine di sé
da parte dei genitori, fa sì che essi si mantengano più vigili e attenti alle situazioni dei
figli. Essere costantemente alla ricerca di una propria continuità di sé, il tener viva la
memoria, fa sì che essi siano più attenti ai processi di continuità e di costruzione di
una identità dei figli. Tutto ciò aumenta la loro “presenza psicologica”. L’attenzione
vigile per sé stessi diventa anche l’allarme per i figli.
26
Appendice statistica
Il campione
Il campione anche nel 2011 è costituito da studenti delle classi dalla prima
alla quinta frequentanti le stesse 7 scuole superiori, distribuite sul territorio dell’ULSS
n.° 1, coinvolte nelle precedenti indagini (1999, 2003, 2007). In particolare 2 licei, 1
magistrale e 4 istituti tecnici e professionali a diverso indirizzo collocati nei distretti di
Belluno, Agordo e Cadore.
I campioni delle quattro rilevazioni, pur non essendo stato possibile
6
garantirne la medesima numerosità , possono ritenersi comparabili rispetto all’età, e
l’indirizzo scolastico, essendo questo ultimo ritenuto correlato con una serie di fattori
sottostanti di tipo socio-economico e cognitivo-motivazionale.
Procedura
Nella rilevazione 2011 vengono utilizzati la stessa procedura e gli stessi due
strumenti di indagine utilizzati in occasione delle precedenti ricerche: la versione
italiana del “Youth Risk Behavior Surveillance System” (YRBSS ) e dell’ OSIQ (Offer
Self-Image Questionnaire; Offer et al., 1987, adattamento di E. De Vito).
Il primo questionario indaga i comportamenti a rischio correlati ad otto aree
fondamentali della vita dei giovani e della loro salute: 1. Sicurezza stradale;
2.Violenza e bullismo; 3. Consumo di tabacco; 4. Consumo di alcol; 5. Consumo di
sostanze ad azione psicotropa; 6. Comportamenti sessuali; 7. Disturbi del
comportamento alimentare; 8. Pratica di attività fisica e sportiva. Nell’adattamento
italiano (curato dal Gruppo di Ricerca coordinato dal dott. A.Pellai) il questionario è
costituito da 47 quesiti.
Il secondo (applicato ai soli alunni delle classi seconde e quarte) consiste in
un questionario di personalità autodescrittivo che può essere impiegato per rilevare i
livelli di adattamento di ragazzi e ragazze tra i 13 e i 19 anni. È costituito di 130
affermazioni per ciascuna delle quali il/la ragazzo/a deve esprimere il grado in qui si
sente descritto dall’affermazione stessa su una scala a 6 punti. Gli item vanno a
coprire 11 aree di contenuto considerate importanti nel mondo psicologico
dell’adolescente che sono: PS-1 Controllo degli impulsi, PS-2 Tono emotivo, PS-3
Immagine del corpo, SS-1 Relazioni sociali, SS-2 Coscienza morale, SS-3
Aspirazioni professionali ed educative, SxS Atteggiamenti sessuali, FS Relazioni
familiari, CS-1 Padronanza del mondo esterno, CS-2 Salute mentale, CS-3 Livello
superiore di adattamento.
La somministrazione dei questionari è avvenuta attraverso consegna in busta
bianca contenente il YRBSS e nel caso delle classi seconde e quarte anche l’OSIQ.
Dal momento che i questionari erano del tutto anonimi, nel caso delle seconde e delle
quarte il collegamento fra i due questionari era garantito da un medesimo numero
6
Pur avendo considerato le stesse scuole e le stesse classi, le prime tre indagini avevano riguardato 510
giovani (210 maschi, 300 femmine) ciascuna, l’ultima, anche seguito dei cambiamenti nel
dimensionamento delle classi, ha riguardato 671 studenti (349 maschi , 322).
27
seriale. La consegna richiedeva la compilazione privata a casa e la riconsegna nella
busta bianca sigillata entro due giorni.
Analisi dei dati
Le analisi sono volte ad indagare, a distanza di 12 anni, i cambiamenti
nell’esposizione ai diversi tipi di rischio, nella immagine di sé e nella relazione fra
immagine di sé ed esposizione ai rischi.
Sui dati raccolti si è proceduto ad un’analisi preliminare volta ad eliminare i
protocolli palesemente mal compilati o con eccessive omissioni.
Per quanto riguarda l’OSIQ si è ritenuto utile, ai fini delle successive analisi e
rappresentazioni, trasformare, separatamente per maschi e femmine, i punteggi di
area in punti T (media 50 deviazione standard 10) con riferimento ai parametri (media
e deviazione standard di area) dell’insieme dei dati di tutte quattro le rilevazioni.
Questa scelta si è resa necessaria in quanto, come abbiamo riscontrato ed è pure
noto in letteratura, maschi è femmine rispondono al questionario di Offer con modalità
diverse. Il che significa che i parametri dei due generi sono significativamente diversi
e quindi, senza la trasformazione effettuata, sarebbe stato fuorviante, oltre che errato,
confrontare i profili maschili con quelli femminili. Con questa trasformazione è stato
possibile operare confronti non solo tra gli anni e fra gli anni all’interno dei generi, ma
anche fra i generi.
Le analisi sono state condotte essenzialmente tramite tavole di contingenza
per i comportamenti a rischio e confronti fra medie per l’immagine di sé. Per il calcolo
della significatività statistica si è utilizzato il test del Chi-quadro per le tavole di
contingenza e l’analisi della varianza per il confronto fra medie.
I risultati per facilitare la lettura vengono esposti solo in forma grafica uniti ad
una breve lettura del dato illustrato.
28
A- I cambiamenti nell’immagine di sé 1999-20117
Fig. A.1. Confronto maschi-femmine nel 1999 e nel 2011. Se nel 1999 il profilo
femminile era al di sotto di quello maschile in 10 delle 11 aree di funzionamento del
sé considerate e in maniera statisticamente significativa nell’immagine del corpo e nel
livello di salute mentale, nel 2011 si osserva un’inversione della situazione con un
netto progresso delle ragazze in termini di salute mentale che ora supera in modo
significativo il livello dei maschi.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
7
Le figure riportate in questo paragrafo rappresentano medie dei punteggi ottenuti nelle diverse aree
dell’OSIQ da parte di studenti di classi 2° e 4° appartenenti alle medesime scuole del territorio
dell’USLSS n.1 di Belluno esaminate nel 1999 e nel 2011. Tali punteggi sono espressi in punti T (media 50
e deviazione standard 10) calcolati separatamente per i maschi e per le femmine sull’insieme di tutte
quattro le rilevazioni finora effettuate (1999-2003-2007-2011). La significatività delle differenze e delle
interazioni è stata calcolata col metodo dell’Analisi della Varianza (ANOVA).
29
Fig. A.2. Interazioni Anno X Sesso per le diverse aree. Emerge che il tempo agisce
diversamente sui generi nelle aree del controllo degli impulsi (p<0,10), dell’immagine
corporea (p<0,05), della padronanza (p<0,10) e della salute mentale (p<0,005). Tali
variazioni sono tutte nel senso di un miglioramento dei livelli delle ragazze e di un
peggioramento di quelli dei maschi.
30
Fig. A.3. Confronti 1999-2011 dei profili dei maschi e delle ragazze. Emerge un
generale peggioramento del profilo maschile, con differenze significative nelle aree
delle aspirazioni scolastico professionali, degli atteggiamenti sessuali, della
padronanza e della salute mentale. Le ragazze al contrario in 12 anni migliorano il
proprio profilo in maniera significativa nell’ immagine del corpo e nella salute mentale.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
31
Fig. A.4. Confronti dei profili dei maschi fumatori (almeno 2 sigarette tutti i giorni) e
non fumatori nel 1999 e nel 2011. Si nota come l’immagine del giovane fumatore nel
1999 si caratterizzava rispetto al non fumatore per una migliore immagine corporea e
per superiori relazioni sociali. Nel 2011 si assiste quasi ad un capovolgimento dei
profili fra chi fuma e chi non fuma, risultando i primi con un’immagine di sé
nettamente peggiore in quasi tutte le dimensioni analizzate (8). Solo le attitudini
sessuali risultano migliori. È interessante notare che oggi il fumo ha perso la sua
funzione socializzante (nel 2011 sparisce la superiorità nelle relazioni sociali dei
fumatori).
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
32
Fig. A.5. Confronti dei profili delle femmine fumatrici (almeno 2 sigarette tutti i giorni)
e non fumatrici nel 1999 e nel 2011. Si nota come l’immagine delle giovani fumatrici
nel 1999 si caratterizzava rispetto alle altre per superiori relazioni sociali e per
atteggiamenti sessuali più sviluppati. Nel 2011 si assiste ad un capovolgimento dei
profili quasi completo fra chi fuma e chi non fuma, risultando le prime con
un’immagine di sé nettamente peggiore in quasi tutte le dimensioni analizzate (7). È
da notare che oggi, anche per le ragazze, il fumo ha perso la sua funzione
socializzante (nel 2011 perde di significatività la superiorità nelle relazioni sociali e
negli atteggiamenti sessuali delle fumatrici).
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
33
Fig. A.6. Confronti dei profili dei maschi bevitori (chi si è ubriacato almeno una volta
negli ultimi 30 giorni) e quello dei non bevitori nel 1999 e nel 2011. Si nota come
l’immagine del giovane bevitore nel 1999 si caratterizzava rispetto al non bevitore per
un peggiore livello superiore di adattamento. Nel 2011 le relazioni sociali e gli
atteggiamenti sessuali risultano significativamente più sviluppati
nei bevitori,
scompare la differenza nel livello superiore di adattamento mentre divengono
significative le difficoltà degli stessi nella coscienza morale e nelle relazioni familiari.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
34
Fig. A.7. Confronti dei profili delle femmine bevitrici (chi si è ubriacata almeno una
volta negli ultimi 30 giorni) e quello delle non bevitrici nel 1999 e nel 2011. Il profilo
dell’immagine di sé delle bevitrici nel tempo sembra subire minori cambiamenti di
quello dei maschi: si confermano le maggiori relazioni sociali e i più sviluppati
atteggiamenti sessuali rispetto alle non bevitrici e diviene significativa la difficoltà
nelle relazioni familiari.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
35
Fig. A.8. Confronti dei profili dei maschi che fumano hashish con frequenza (chi ha
fumato hashish o marijuana 3 o più volte negli ultimi 30 giorni) e quello di chi non lo
fuma o fuma occasionalmente nel 1999 e nel 2011. A distanza di 12 anni sparisce la
superiorità delle relazioni sociali di chi fuma con frequenza. Nel 2011 non emergono
differenze significative fra i due gruppi anche se il profilo dei consumatori frequenti
mostra delle differenze prossime alla significatività minima per un inferiore livello di
aspirazioni scolastico-professionali , per superiori autovalutazioni dei propri
atteggiamenti sessuali, per inferiori relazioni familiari e per un superiore livello di
adattamento.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
36
Fig. A.9. Confronti dei profili delle femmine che fumano hashish con frequenza (chi
ha fumato hashish o marijuana 3 o più volte negli ultimi 30 giorni) e quello di chi non
lo fuma o fuma occasionalmente nel 1999 e nel 2011. Nel 2011, per le ragazze
consumatrici sparisce la difficoltà nelle relazioni familiari presenti nel 1999, mentre
divengono significativi il più alto livello di relazioni sociali e il maggior livello nell’area
degli atteggiamenti sessuali.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
37
Fig. A.10. Confronti dei profili di chi ha usato droghe pesanti (ha dichiarato di aver
usato almeno una volta negli ultimi 30 giorni pasticche, cocaina, o sostanze iniettabili)
e quello di chi ha detto di non aver usato alcuna droga nell’indagine del 1999 e del
2011. Vengono considerati assieme maschi e femmine dato il numero molto basso di
casi di consumo. Nel 1999 i consumatori di droghe pesanti mostravano deficit
significativi nella coscienza morale, nelle aspirazioni scolastiche e professionali, nelle
relazioni familiari e nel livello superiore di adattamento. Nel 2011 il profilo dei
consumatori sembra cambiato. I deficit presenti nel 1999 perdono di significatività e
divengono significative le difficoltà nel controllo degli impulsi, nel tono emotivo e un
esagerato livello di attitudini sessuali.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
38
Fig. A.11. Confronti dei profili ottenuti nell’indagine del 1999 e del 2011 dai maschi
che hanno avuto o non ha avuto un rapporto sessuale completo. Nel 1999 il profilo
dell’immagine di sé dei maschi che avevano già avuto un rapporto completo e quello
di coloro che non avevano fatto questa esperienza differivano in maniera
statisticamente significativa solo nel livello delle aspirazioni scolastico professionali. A
distanza di 12 anni compaiono significative differenze fra i due gruppi in 5 aree del
funzionamento del sé: la coscienza morale (seppur modesta), il livello di aspirazioni
(una conferma), gli atteggiamenti sessuali, le relazioni familiari e il sentimento di
padronanza.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
39
Fig. A.12. Confronti dei profili ottenuti nell’indagine del 1999 e del 2011 dalle
femmine che hanno avuto o non ha avuto un rapporto sessuale completo. Nel 1999 le
ragazze con esperienze sessuali complete nel confronto con le compagne
mostravano livelli significativamente inferiori in otto aree del funzionamento del sé
(controllo degli impulsi, tono emotivo, coscienza morale, aspirazioni scolastico
professionali, relazioni familiari, padronanza e livello superiore di adattamento)
mentre mostravano più sviluppati atteggiamenti sessuali. Nel 2011 di osserva un
sostanziale cambiamento dei profili. Le ragazze che hanno avuto rapporti non
mostrano più differenze con le altre nel controllo degli impulsi, nel tono emotivo, nelle
relazioni familiari, nella padronanza e nel livello superiore di adattamento. Si
distinguono ora per migliori relazioni sociali e atteggiamenti sessuali (una conferma)
e per un più alto livello di salute mentale.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
40
Fig. A.13. Confronti dei profili delle femmine che ricorrono e non ricorrono a diete,
lassativi o vomito per perdere peso nel 1999 e nel 2011. Nel 1999 il gruppo che
ricorreva a metodi di controllo del peso mostrava relazioni sociali più elevate e
difficoltà nell’area della salute mentale. Nel 2011 il profilo delle stesse cambia
notevolmente e si abbassa significativamente rispetto a quello di chi non usa questi
metodi per ridurre il peso in 5 aree di funzionamento: controllo degli impulsi, tono
emotivo, coscienza morale e relazioni familiari e salute mentale.
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005.
41
B- I cambiamenti nelle quote di disturbo8 nel 1999 e nel 2011
Fig. B.1. Confronti fra le quote di disturbo rilevate nell’indagine del 1999 e del 2011
tra i maschi e tra le femmine. Si osserva un avvicinamento delle quote rilevate nei
generi dovuto ad una riduzione delle quote tra le ragazze e ad un aumento evidente
ma ancora non significativo fra i maschi (p=0,123).
Significatività: (*) p<0,10; (**) p<0,05; (***) p<0,01; (****) p<0,005
8
Per la definizione di disturbo dell’immagine di sé viene utilizzato il criterio stabilito da Offer (1985): un
individuo viene considerato in situazione di disturbo dell’immagine di sé quando almeno 3 scale dell’ OSIQ
sono una deviazione standard sotto la media.
42
Fig. B.2. Confronti fra le quote di disturbo rilevate nell’indagine del 1999 e del 2011
tra i maschi e tra le femmine che hanno già avuto o non hanno ancora avuto un
rapporto sessuale completo. Se nel 1999 fra i maschi non vi erano differenza nella
presenza di disturbo fra chi aveva avuto o non avuto un rapporto sessuale, nel 2011
emerge una significativa maggior presenza di disturbo in chi ha già avuto un rapporto
(p<0,10). La situazione appare capovolta per le ragazze: se nel 1999 quelle che
avevano avuto rapporti completi risultavano significativamente più disturbate(p<0,05),
nel 2011 non si osservano differenze fra i due gruppi.
43
Fig. B.3. Confronti fra le quote di disturbo rilevate nell’indagine del 1999 e del 2011
tra i maschi e tra le femmine che sono o non sono fumatori abituali (almeno due
sigarette tutti i giorni). Nel 1999 non si osservavano differenze significative nelle
quote di disturbo fra fumatori e non fumatori, sia maschi che femmine. Nel 2011 le
quote di disturbo sono significativamente maggiori sia nei maschi (p<0,05) che nelle
femmine (p<0,10).
44
Fig. B.4. Confronti fra le quote di disturbo rilevate nell’indagine del 1999 e del 2011
tra i maschi e tra le femmine che hanno o non hanno bevuto in modo smodato
almeno una volta nell’ultimo mese. Le figure evidenziano il dato generale di un
aumento nel tempo del disturbo fra i maschi e di una riduzione fra le femmine, ma
non si osservano differenze significative nel disturbo fra bevitori e non bevitori.
45
C- I cambiamenti nell’esposizione ai rischi tra il 1999 e 2011
Sicurezza stradale
Fig. C.1. Vengono riportate le percentuali di risposta “mai o quasi mai” alla domanda
“Quando viaggi allacci le cinture di sicurezza?”. A distanza di 12 anni si osserva una
grande e significativa (p<0,001) riduzione di questo comportamento a rischio fino al
2007 con una certa risalita fra i maschi nel 2011.
46
Fig. C.2. Esposizione al rischio di viaggiare con qualcuno che ha bevuto. Sia fra i
maschi che fra le femmine tra il 1999 e il 2011 si osserva una riduzione
dell’esposizione al rischio di viaggiare con un guidatore che ha bevuto. Tali riduzioni
sono significativa per i maschi minorenni (p<0,1) e per le femmine maggiorenni
(p<0,05). anche se ancora i maschi che si espongono al pericolo sono quasi 5
maggiorenni su 10 e 3 minorenni su 10. Le ragazze sono divenute alquanto più
prudenti: il rischio riguarda 3 maggiorenni su 10 e poco più di 2 minorenni su 10.
47
Fig. C.3. Vengono riportate le percentuali di persone che pur non avendo bevuto
dichiarano di essere salite almeno una volta negli ultimi trenta giorni su mezzi guidati
da qualcuno che ha bevuto. Tali percentuali tendono ad una progressiva riduzione nei
12 anni fra i maschi. Interessante è il netto calo dal 2007 al 2011 (p<0,01) del
comportamento tra le femmine (più spesso passeggere), che può spiegarsi con
l’inasprimento delle sanzioni per la guida in stato di ebrezza. Non si riscontrano
variazioni significative nel confronto 1999-2011.
48
Antisocialità
Fig. C.4. Vengono riportate le percentuali di persone, distinte per genere ed età, che
dichiarano di essersi trovate coinvolte in uno scontro fisico almeno una vola negli
ultimi 12 mesi. Nel 2011 la maggior riduzione rispetto al 1999 si osserva tra i maschi
maggiorenni, al contrario osserva una crescita fra le ragazze maggiorenni anche se
tali variazioni non sono significative.
49
Fig. C.5. Vengono riportate le percentuali di persone, distinte per genere ed età, che
dichiarano di essersi trovate coinvolte in uno scontro fisico presso la scuola almeno
una vola negli ultimi 12 mesi. Si può notare fra i maschi una tendenza alla riduzione
della frequenza di questo evento tra il 1999 e il 2011, statisticamente significativa solo
per i maggiorenni (p<0,10), mentre rimane pressoché costante fra le ragazze.
50
Fig. C.6. Vengono riportate le percentuali di persone, distinte per genere ed età, che
dichiarano di aver subito furti o danneggiamenti presso la scuola almeno una vola
negli ultimi 12 mesi. Si può notare fra i minorenni, sia maschi che femmine, una netta
tendenza alla crescita della frequenza di questo evento nel tempo (p<0,05). Non si
riscontrano variazioni 1999-2011 fra i maggiorenni, sia maschi che femmine, ma dopo
una tendenza alla crescita fino al 2007 si riscontra, al contrario, una riduzione tra il
2007 e il 2011, ampia fra i maschi (p<0,001).
51
Fumo di sigarette
Fig. C.7. Vengono riportate le percentuali di persone, distinte per genere, che
dichiarano di aver provato a fumare anche solo qualche tiro. Si può notare che in 12
anni vi è stato un calo significativo sia per i maschi (p<0,10) che per le femmine
(p<0,001). Il calo per queste ultime è avvenuto soprattutto tra il 2003 e il 2007,
mentre è stato più tardivo per i maschi.
52
Fig. C.8. Età della prima vera fumata. Fra i maschi maggiorenni, aumenta la
percentuale di chi dichiara di non aver mai fumato. L’età più frequente di questa
esperienza fino la 2007 è tra i 13 e i 14 anni, mentre nel 2011 si alza a 15-16 anni
con una riduzione di tutte le età più precoci. L’età media di della prima fumata si è
significativamente alzata dal 1999 al 2011 (p<0,05).
53
Fig. C.9. Età della prima vera fumata. Fra i femmine maggiorenni, l’età più frequente
di questa esperienza che era tra i 15 e i 16 anni nel 1999 torna ad essere la stessa
nel 2011 dopo essersi abbassata ai 13-14 anni nel 2003 e nel 2007.
54
Fig. C.9. Quote di fumatori (più di una sigaretta tutti i giorni) distinte per genere. Si
assiste ad una netta riduzione del numero di fumatori abituali in entrambi i generi, più
significativa tra i maschi (p<0,005) che tra le femmine (p<0,10). Se nel 1999
fumavano quasi 4 ragazzi su 10 e 3 ragazze su 10, nel 2011 i ragazzi divengono 1 su
4 e le ragazze poco più di una su 5.
55
Alcool
Fig. C.10. Quote di giovani, distinte per maschi e femmine, che dichiarano di aver
bevuto almeno una volta un’intera bevanda alcolica nelle diverse rilevazioni. La
pratica è sempre molto diffusa riguardando intorno a 8 giovani su 10 e non cambia
significativamente a distanza di 12 anni.
56
Fig. C.11. Età di primo contatto con l’alcol dei maschi (rispondenti maggiorenni). L’età
più frequente del primo contatto nel tempo è costantemente tra i 13 e i 14 anni. Nel
2011 aumenta la quota di chi ha un primo contatto più tardivo. L’età media di primo
contatto cresce significativamente tra il 1999 e il 2011 (p<0,05).
57
Fig. C.12. Età di primo contatto con l’alcol delle femmine (rispondenti maggiorenni).
L’età più frequente del primo contatto, che nelle rilevazioni era fra i 15 e i 16 anni, nel
2011 si riduce a 13-14 anni similmente al i maschi. . L’età media di primo contatto
però non cambia significativamente tra il 1999 e il 2011.
58
Fig. C.13. Quote di giovani che ammettono di essersi ubriacati almeno una volta negli
ultimi trenta giorni nelle diverse rilevazioni distinte per genere ed età. Non sembra
che questo comportamento si sia sostanzialmente modificato dal 1999 al 2011 se non
con un leggero incremento nei maschi di entrambe le età e una piccola riduzione
nelle ragazze maggiorenni, ma il tutto non statisticamente significativo .
59
Sostanze illegali
Fig. C.14. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso di marijuana o hashish
distinte per genere. Questo comportamento appare essersi significativamente ridotto
nel tempo in entrambi i generi (p<0,05), pur riguardando ancora oltre il 25% dei
maschi e il 15% delle femmine frequentanti la scuola superiore.
60
Fig. C.15. Età di primo contatto con marijuana o hashish dei maschi (rispondenti
maggiorenni). L’età più frequente del primo contatto nel tempo è costantemente tra i
15 e i 16 anni. Nel 2011 aumenta la quota di chi ha un primo contatto più tardivo, ma
l’età media non cambia significativamente nel confronto 1999-2011.
61
Fig. C.16. Età di primo contatto con marijuana o hashish delle femmine (rispondenti
maggiorenni). L’età più frequente del primo contatto nel tempo è costantemente tra i
tra il 1999 e il 2007 per poi portarsi nel 2011 su età più tardive similmente a quanto
avviene per i maschi, ma l’età media non cambia significativamente nel confronto
1999-2011. .
62
Fig. C.17. Le quote di giovani, sia maschi che femmine, che fanno uso frequente di
droghe “leggere” tendono a ridursi significativamente nel tempo (p<0,005). Rispetto al
1999 nel 2011 tale quota risulta di circa 11 punti inferiore per i maschi e rispetto al
2003 (massimo per le ragazze) di oltre 6 punti per le ragazze.
63
Fig. C.18. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso si marijuana o hashish
frequente negli ultimi 30 giorni distinti per classe d’età. Appare evidente la
significativa riduzione negli anni di tali quote fra i maschi di entrambe le età (p<0,05),
fra le femmine maggiorenni (p<0,005) e fra le minorenni (p<0,05).
64
Fig. C.19. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso di cocaina almeno una
volta nella loro vita distinte per genere. Appare evidente la significativa (p<0,05)
riduzione negli anni di tali fra le femmine, mentre la variazione fra i maschi non
raggiunge la significatività .
65
Fig. C.20. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso di cocaina negli ultimi 30
giorni distinte per genere. Appare evidente la significativa riduzione negli anni di tali
quote più marcatamente fra i maschi (p<0,05) , meno fra le femmine (p<0,10).
66
Fig. C.21. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso ecstasy, pasticche o
altre sostanze eccitanti almeno una volta nella propria vita. Nel 2011 si osserva quasi
un dimezzamento delle quote 1999 per entrambi i generi. Tali variazioni non
raggiungono però la significatività statistica.
67
Fig. C.22. Quote di giovani che ammettono di aver fatto uso ecstasy, pasticche o
altre sostanze eccitanti negli ultimi 30 giorni. Nel 2011 si osserva una forte riduzione
delle quote 1999 per entrambi i generi. La variazione 1999-2011 risulta significativa
sia per i maschi (p<0,05) che per le femmine (p<0,10).
68
Fig. C.23. Quote di giovani che ammettono di essersi iniettati sostanze illegali almeno
una volta nella propria vita. Fra i maschi, nel 2011 si osserva una forte riduzione delle
quote 1999 (p<0,05). Anche le già basse quote femminili (tali da non consentire
l’applicazione del chi-quadrato) si riducono ulteriormente.
69
Fig. C.24. Rielaborazione che riporta le quote di giovani che, nei diversi anni,
dichiarano di non aver avuto alcun contatto con droghe, solo contatto con hashish o
marijuana, con droghe pesanti con o senza contatto con hashish o marijuana. Nel
tempo si è significativamente ridotto il contatto con entrambi i tipi di droga (p<0,005).
70
Fig. C.25. Rielaborazione che riporta le quote di giovani che, nei diversi anni,
dichiarano di non aver mai usato droghe, di aver usato negli ultimi 30 giorni, solo
hashish o marijuana, o droghe pesanti assieme a hashish o marijuana o da sole. Le
variazioni nel tempo risultano nettamente significative (p<0,001).
71
Comportamenti sessuali
Fig. C.26. In 12 anni la percentuale di studenti delle superiori che hanno avuto un
rapporto sessuale completo passa per i maschi dal 35,2% al 41,8%; per le femmine
dal 31% al 44,1%. Quest’ultima variazione risulta statisticamente significativa
(p<0,005).
72
Fig. C.27. Fra i maschi maggiorenni cresce significativamente (p<0,005) la quota di
quanti hanno avuto rapporti sessuali completi, mentre rimane stabile con un lieve calo
fra i minorenni. Nel tempo aumenta in maniera significativa la percentuale di ragazze
che hanno avuto rapporti completi (maggiorenni p<0,10; minorenni p<0,05)). Fra le
minorenni tale tendenza sembra accelerarsi negli anni raggiungendo il 30,2% nel
2011.
73
31. Quanti anni avevi quando hai avuto il tuo primo
rapporto sessuale? * Anno * 1. Sesso
(rispondenti maschi maggiorenni)
% nell' anno
2,6%
100,0%
5,1%
2,6%
10,3%
75,0%
33,3%
1,9%
3,8%
5,7%
2,1%
2,1%
11,1%
5,7%
17,0%
13,3%
22,6%
26,7%
50,0%
12 anni
13 anni
14 anni
15 anni
16 anni
17 anni o piu
35,1%
26,4%
15,6%
46,2%
25,0%
18,1%
11 anno o meno
34,0%
33,3%
25,5%
0,0%
1999
2003
2007
2011
Fig. C.28. Età del primo rapporto sessuale completo (rispondenti maschi
maggiorenni). Si osserva una progressiva riduzione della quota di giovani che
sperimentano il primo rapporto a 17 o più anni e al contempo si osserva un
incremento della quota di sperimentazione dei 14enni. L’età media di primo rapporto
tende a ridursi significativamente tra il 1999 e il 2011 (p<0,10).
74
31. Quanti anni avevi quando hai avuto il tuo primo
rapporto sessuale? * Anno * 1. Sesso
(rispondenti femmine maggiorenni)
% nell'anno
100,0%
5,4%
1,8%
3,6%
2,6%
17,6%
3,8%
11,5%
75,0%
3,2%
14,3%
14,1%
12 anni
13 anni
11,3%
21,0%
11 anno o meno
28,2%
14 anni
15 anni
16 anni
17 anni o piu
32,1%
29,5%
50,0%
16,1%
30,6%
48,4%
42,9%
38,5%
25,0%
23,5%
0,0%
1999
2007
2003
2011
Fig. C.29. Età del primo rapporto sessuale completo (rispondenti femmine
maggiorenni). Si osserva una progressiva riduzione della quota delle giovani che
sperimentano il primo rapporto a 17 o più anni e al contempo si osserva un
incremento della quota di sperimentazione delle 15enni e delle 14enni. L’età media di
primo rapporto tende a ridursi tra il 1999 e il 2011 ma in maniera non statisticamente
significativa
75
Fig. C.30. Cambiamenti nei metodi di contraccezione. Fra i maschi nel tempo si
mantiene pressoché costante l’uso del profilattico, si riduce l’assenza di protezione e
aumenta l’uso di altri metodi, mentre fra le ragazze si riduce significativamente
(p<0,05) l’uso del profilattico a favore di altri metodi che riducono il rischio di
gravidanze ma non proteggono dalle malattie sessualmente trasmissibili (vedi fig. 31).
76
Fig. C.31. Cambiamenti nei metodi di contraccezione (altri metodi). Aumenta in
entrambi i generi l’uso della pillola anticoncezionale, soprattutto nell’ultima
rilevazione. Nel 2011 si mantiene ancora elevato l’uso del coito interrotto fra le
ragazze anche se con frequenza dimezzata rispetto al 2007.
77
Comportamenti alimentari
Fig. C.32. Ricorso a diete per non ingrassare. Non si osservano variazioni
significative nel tempo anche se si nota una certa tendenza all’aumento del ricorso a
diete per dimagrire fra i maschi
78
Fig. C.33. Ricorso vomito o lassativi per non ingrassare. Non si osservano variazioni
significative. Fra i maschi tali pratiche si mantengono molto poco frequenti.
79
INDICE
Presentazione del Direttore generale dell’ULSS n.1- Belluno
Pag. 1
Presentazione del Presidente della Cooperativa Le Valli
Pag. 3
Introduzione
Pag. 5
2011-1999: Comportamenti a rischio ed Immagine di sé una visione d’insieme
Pag. 7
I comportamenti
Pag. 7
L’immagine di sé
Pag. 8
Comportamenti e immagine di sé: una relazione circolare
Pag. 9
Rischio e relazioni familiari
Pag. 10
In sintesi
Pag. 12
Alcuni dati più pensati
Pag. 13
Adolescenti e pericolo sulla strada
Pag. 13
L’adolescente aggressivo
Pag. 13
L’alcool: costante culturale o variabile personale?
Pag. 15
Il fumo: un comportamento segnale
Pag. 17
Le sostanze psicotrope: sofferenza solitudine e autoregolazione
degli affetti
Pag. 19
Comportamenti alimentari: una costante
Pag. 20
La sessualità agita e l’affettività
Pag. 21
Alcune riflessioni (in libertà) su aspettative verso la scuola, il lavoro,
il futuro.
Pag. 24
Appendice statistica
Pag. 27
A- I cambiamenti nell’immagine di sé 1999-2011
Pag. 29
B- I cambiamenti nelle quote di disturbo nel 1999 e nel 2011
Pag. 42
C- I cambiamenti nell’esposizione ai rischi tra il 1999 e 2011
Pag. 46
80