Sommario Rassegna Stampa

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Titolo
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Consiglio Nazionale, Presidenza e Consiglieri
Ansa.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI, OK CODICE DELLE SANZIONI
3
33
il Sole 24 Ore
27/07/2016
COMMERCIALISTI , NUOVE SANZIONI (G.Camera/F.Micardi)
4
31
il Sole 24 Ore
27/07/2016
COMMERCIALISTI, NUOVE SANZIONI
6
1
Italia Oggi
27/07/2016
PRIMA PAGINA DI MERCOLEDI' 27 LUGLIO 2016
7
1
Italia Oggi
27/07/2016
COMMERCIALISTI, NON SI SGARRA (C.Feriozzi/L.De Angelis)
8
Italiaoggi.it
27/07/2016
PER I COMMERCIALISTI SANZIONI SEVERE
9
Milanofinanza.it
27/07/2016
COMMERCIALISTI: GUAI A CHI SGARRA (ITALIA OGGI)
10
TgCom24.Mediaset.it
27/07/2016
COMMERCIALISTI: GUAI A CHI SGARRA (ITALIA OGGI)
11
Allnews365.eu
27/07/2016
PER I COMMERCIALISTI SANZIONI SEVERE
12
Iusletter.com
27/07/2016
COMMERCIALISTI, SANZIONI TOSTE
14
Eutekne!nfo (Quotidiano del
Commercialista)
27/07/2016
DAL 1° GENNAIO 2017 IN VIGORE IL CODICE DELLE SANZIONI PER I
COMMERCIALISTI
15
Fiscal-focus.it
26/07/2016
CNDCEC: DAL 1° GENNAIO 2017 SARA' OPERATIVO IL NUOVO
CODICE DELLE SANZIONI
16
Ipsoa.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI: CODICE DELLE SANZIONI DISCIPLINARI DAL 1°
GENNAIO 2017
18
Studiopallino.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI: CODICE DELLE SANZIONI DISCIPLINARI DAL 1°
GENNAIO 2017
20
32
il Sole 24 Ore
27/07/2016
OPERAZIONI IMMOBILIARI CON INCOGNITA-PLUSVALENZA
(A.Cioccarelli/G.Gavelli)
21
40
Italia Oggi
27/07/2016
COMMERCIALISTI, UNA SQUADRA
23
Dirittobancario.it
26/07/2016
DAL CNDCEC LE NUOVE LINEE GUIDA PER I SINDACI CHE
EFFETTUANO LA REVISIONE LEGALE
24
Eutekne!nfo (Quotidiano del
Commercialista)
27/07/2016
NEL SOVRAINDEBITAMENTO, IL TRIBUNALE PUO' SEMPRE
NOMINARE IL PROFESSIONISTA
25
5
11
Rubrica
La professione di commercialista
34
Italia Oggi
27/07/2016
BREVI
26
20
Il Secolo XIX
27/07/2016
COMMERCIALISTI, L'ORDINE TOCCA QUOTA 1.800 ISCRITTI
27
2
il Sole 24 Ore
27/07/2016
PER IL FONDO ATLANTE 2 OBIETTIVO 3-3,5 MILIARDI (G.tr.)
28
35
Italia Oggi
27/07/2016
REGISTRO E IPOCATASTALI NEUTRI (F.Poggiami)
29
40
Italia Oggi
27/07/2016
ORDINE-TRENITALIA, AGEVOLAZIONI PER GLI ISCRITTI
30
40
Italia Oggi
27/07/2016
VENDITE COMPENDI PIGNORATI, NUOVA SEDE
31
22
Avvenire
27/07/2016
MPS VERSO UN AUMENTO DA 5 MILIARDI (L.Mazza)
32
Effemeride.it
27/07/2016
BANCHE SALVATE CON I SOLDI DELLE PENSIONI
33
10
Eutekne!nfo (Quotidiano del
Commercialista)
27/07/2016
CASSE DI CATEGORIA, ANCORA INCERTEZZA SULLA
PARTECIPAZIONE AL FONDO ATLANTE 2
38
14
Eutekne!nfo (Quotidiano del
Commercialista)
27/07/2016
LE CASSE PRIVATE NON DOVREBBERO PARTECIPARE AL
SALVATAGGIO DELLE BANCHE
39
20
Giornale di Sicilia
27/07/2016
"IMPOSTA NON PAGATA", SOSPESO RAGIONIERE
40
27
Giornale di Sicilia - Ed.
Caltanissetta-Enna-Agrigento
27/07/2016
BREVI - UN INCONTRO PER ILLUSTRARE LA CONVENZIONE
41
37
il Giornale di Brescia
27/07/2016
ELEZIONI COMMERCIALISTI: PENSIAMOFUTURO E' ON LINE
42
5
Il Piccolo
27/07/2016
L'OCCASIONE PER APRIRE GLI OCCHI SUGLI AFFARI DELLE MAFIE A 43
NORDEST
Iltirreno.it
27/07/2016
ESPERIMENTO DI AZIENDA AGRICOLA AL CARRARA
44
IX
la Gazzetta del Mezzogiorno
27/07/2016
MONOPOLI - SI SONO RITROVATI RAGIONIERI TRENT'ANNI DOPO
45
29
La Sicilia - Ed. Enna
27/07/2016
INFORMAZIONI PIU' FACILI GRAZIE ALL'INCROCIO DEI DATI
46
Sommario Rassegna Stampa
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Rubrica
42
Rubrica
Data
Titolo
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La professione di commercialista
Legalcommunity.it
27/07/2016
STUDI LEGALI: NON ESISTONO ISTITUZIONI SENZA STORIA
47
Ansa.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI, 'ATLANTE2? NO A SCAMBIO'
50
Ansa.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI, NO SOLDI CASSE ATLANTE2
51
Campo-ligure.virgilio.it
26/07/2016
COMMERCIALISTI, 1.800 ISCRITTI ALL'ORDINE DI GENOVA DOPO LA
SOPPRESSIONE DI CHIAVARI
52
Comunicazioneinform.it
26/07/2016
A NAPOLI IL 15 SETTEMBRE UN SEMINARIO DEL SETTORE AVIAZIONE 53
E AEROSPAZIALE
Concorsi-pubblici.com
26/07/2016
3 CONCORSI PER DIPLOMATI E LAUREATI ALLORDINE DEI
COMMERCIALISTI ED ALLE UNIVERSITA' DI
54
Corrierealpi.Gelocal.it
26/07/2016
CRIMINALITA' ORGANIZZATA: IN VENETO "TUTTI PRESENTI"
57
Corrieredilecco.it
26/07/2016
LECCO, COMMERCIALISTI PRATICANTI IN TRIBUNALE
67
Ctzen.it
26/07/2016
RENDICONTO 2015, ARRIVA IL COMMISSARIO DA PALERMO SENZA
APPROVAZIONE RISCHIO SCIOGLIMENTO CONSIGLIO
68
Freenewsonline.it
26/07/2016
BRUNETTA: BANCHE, PER SALVARE MPS RENZI PRONTO A
SACRIFICARE PENSIONATI ITALIANI
70
Ilfattoquotidiano.it
26/07/2016
BANCHE, COMMERCIALISTI: "NOSTRE CASSE NON SONO MUCCHE
DA MUNGERE, NON DIAMO UN EURO PER SALVATAGGI"
71
Ilgiorno.it
26/07/2016
LECCO, ACCORDO TRA COMMERCIALISTI E TRIBUNALE PER IL
PRATICANTATO
73
Le-Ultime-Notizie.eu
26/07/2016
BANCHE, COMMERCIALISTI: NOSTRE CASSE NON SONO MUCCHE DA
MUNGERE, NON DIAMO UN EURO PER SALVATAGGI
76
Le-Ultime-Notizie.eu
26/07/2016
DOPO LA RIUNIFICAZIONE DI CHIAVARI I COMMERCIALISTI
GENOVESI SALGONO A QUOTA 1800
77
LiberoQuotidiano.it
26/07/2016
BANCHE: BRUNETTA, PER MPS RENZI PRONTO SACRIFICARE
PENSIONATI
78
Mattinopadova.Gelocal.it
26/07/2016
CRIMINALITA' ORGANIZZATA: IN VENETO "TUTTI PRESENTI"
79
Napoliflash24.it
26/07/2016
NASCE A NAPOLI IL PRIMO CORSO DI LAUREA ITALIANO IN GREEN
ECONOMY
89
Nuovavenezia.Gelocal.it
26/07/2016
CRIMINALITA' ORGANIZZATA: IN VENETO "TUTTI PRESENTI"
92
Resegoneonline.it
26/07/2016
DOTTORI COMMERCIALISTI E TRIBUNALE: CONVENZIONE PER IL
TIROCINIO DEI PRATICANTI
100
Romaonline.org
26/07/2016
MISSIONE INTERNAZIONALIZZAZIONE A NEW YORK
103
Step1magazine.it
26/07/2016
RENDICONTO 2015, ARRIVA IL COMMISSARIO DA PALERMO
SENZA APPROVAZIONE RISCHIO SCIOGLIMENTO CONSIGLIO
104
Test3.Blogghy.Com
26/07/2016
BANCHE, COMMERCIALISTI: NOSTRE CASSE NON SONO MUCCHE DA
MUNGERE, NON DIAMO UN EURO PER SALVATAGGI
106
Tribunatreviso.gelocal.it
26/07/2016
CRIMINALITA' ORGANIZZATA: IN VENETO "TUTTI PRESENTI"
107
Realta' Industriale
01/06/2016
SUCCEDE A PALAZZO TORRIANI
117
Iusletter.com
27/07/2016
REGISTRO E IPOCATASTALI NEUTRI
118
Professioni
31
il Sole 24 Ore
27/07/2016
DAL 1^ AGOSTO FOCUS PER I PROFESSIONISTI (Gi.co.)
120
34
il Sole 24 Ore
27/07/2016
PARTE LA CORSA DELLA NUOVA SCIA (A.Selmin)
121
34
il Sole 24 Ore
27/07/2016
RADIO 24 (L.Paini)
123
33
Italia Oggi
27/07/2016
STUDI IN BALIA DELL'IRAP (M.Cicala)
124
33
Italia Oggi
27/07/2016
TROVA L'UFFICIO, IL GIOCO PER L'ESTATE DEL FISCO (A.Bongi)
125
41
Italia Oggi
27/07/2016
LA SOFT REGULATION E' VINCENTE
126
26-07-2016
Data
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Commercialisti, ok Codice delle sanzioni
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Commercialisti, ok Codice delle
sanzioni
Nuove norme su provvedimenti disciplinari in vigore dal 2017
Redazione ANSA ROMA 26 Luglio 2016 16:57
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(ANSA) - ROMA, 26 LUG - E' realtà il
primo Codice delle sanzioni dei
commercialisti. A dare il via libera alle
nuove norme il Consiglio nazionale della
categoria professionale, riferendo che
"entreranno in vigore a partire dal primo
gennaio 2017". L'iniziativa, "diretta ad
elaborare un apposito regolamento in
materia di sanzioni disciplinari – dichiara
il presidente nazionale dei
commercialisti, Gerardo Longobardi © ANSA
nasce dall'esigenza di promuovere sul
territorio nazionale un'applicazione uniforme dei provvedimenti sanzionatori in relazione
alle medesime fattispecie, favorendo in tal modo il rispetto effettivo, in sede di irrogazione
della sanzione, dei principi di proporzionalità e gradualità nonché di eguaglianza e di parità
di trattamento". Nel testo (disponibile su www.commercialisti.it) "è stata introdotta una
specifica disposizione per chiarire che le disposizioni presenti nel Codice si
applicheranno ai procedimenti disciplinari avviati successivamente al primo gennaio
2017". (ANSA).
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Violazioni alla deontologia, punite
con sanzioni «concrete» che
vanno dalla censura alla
sospensione fino alla radiazione
dall’Albo. La reiterazione del
comportamento figura fra le
circostanze aggravanti mentre
un’attenuazione della sanzione è
prevista per l’errore commesso in
buona fede. Dalla punibilità della
violazione del dovere di competenza e qualità nella prestazione a quella per la
mancata formazione professionale o per l’obbligo di copertura assicurativa. Sono
alcune fra le numerose previsioni del «Regolamento recante il codice delle sanzioni
disciplinari» emanato dal Cndcec il 26/7/2016 e in vigore a partire dal 1° gennaio
2017.
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Il codice delle sanzioni disciplinari. L’emanazione del primo codice delle
sanzioni della categoria recepisce i suggerimenti della pubblica consultazione
riservata agli Ordini territoriali e fa seguito al nuovo Codice deontologico in vigore dal
1° marzo di quest’anno. L’iniziativa, spiega il presidente nazionale dei
commercialisti, Gerardo Longobardi, nasce dall’esigenza di promuovere sul territorio
nazionale un’applicazione uniforme dei provvedimenti sanzionatori in relazione alle
medesime fattispecie, favorendo in tal modo il rispetto effettivo, in sede di
irrogazione della sanzione, dei principi di proporzionalità e gradualità nonché di
eguaglianza e di parità di trattamento». Per il consigliere nazionale delegato alla
materia, Giorgio Luchetta, il documento «conferma l’attenzione della governance
della professione al tema e la sua volontà di coinvolgere la categoria in un processo
di partecipazione democratica».
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luglio 27, 2016
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Violazioni alla deontologia, punite con
sanzioni «concrete» che vanno dalla
censura alla sospensione fino alla
radiazione dall’Albo. La reiterazione
del comportamento figura fra le
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26/7/2016 e in vigore a partire dal 1° gennaio 2017.
Il codice delle sanzioni disciplinari. L’emanazione del primo codice delle
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riservata agli Ordini territoriali e fa seguito al nuovo Codice deontologico in vigore
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commercialisti, Gerardo Longobardi, nasce dall’esigenza di promuovere sul
territorio nazionale un’applicazione uniforme dei provvedimenti sanzionatori in
Codice abbonamento:
relazione alle medesime fattispecie, favorendo in tal modo il rispetto effettivo, in
sede di irrogazione della sanzione, dei principi di proporzionalità e gradualità
nonché di eguaglianza e di parità di trattamento». Per il consigliere nazionale
delegato alla materia, Giorgio Luchetta, il documento «conferma l’attenzione della
governance della professione al tema e la sua volontà di coinvolgere la categoria
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in un processo di partecipazione democratica».
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Fonte: ItaliaOggi.it
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Commercialisti, sanzioni toste
Violazioni alla deontologia, punite con sanzioni «concrete» che vanno dalla censura alla sospensione fino alla radiazione
dall’Albo. La reiterazione del comportamento figura fra le circostanze aggravanti mentre un’attenuazione della sanzione è
prevista per l’errore commesso in buona fede. Dalla punibilità della violazione del dovere di competenza e qualità nella
prestazione a quella per la mancata formazione professionale o per l’obbligo di copertura assicurativa. Sono alcune fra le
numerose previsioni del «Regolamento recante il codice delle sanzioni disciplinari» emanato dal Cndcec il 26/7/2016 e in
vigore a partire dal 1° gennaio 2017.
Il codice delle sanzioni disciplinari, L’emanazione del primo codice delle sanzioni della categoria recepisce i suggerimenti della
pubblica consultazione riservata agli Ordini territoriali e fa seguito al nuovo Codice deontologico in vigore dal 1° marzo di
quest’anno. L’iniziativa, spiega il presidente nazionale dei commercialisti, Gerardo Longobardi, nasce dall’esigenza di
promuovere sul territorio nazionale un’applicazione uniforme dei provvedimenti sanzionatori in relazione alle medesime
fattispecie, favorendo in tal modo il rispetto effettivo, in sede di irrogazione della sanzione, dei principi di proporzionalità e
gradualità nonché di eguaglianza e di parità di trattamento». Per il consigliere nazionale delegato alla materia, Giorgio
Luchetta, il documento «conferma l’attenzione della governance della professione al tema e la sua volontà di coinvolgere la
categoria in un processo di partecipazione democratica».
I rischi per i professionisti. Concreta applicabilità alle regole del codice deontologico scaturisce dalla sanzionabilità delle
violazioni ai comportamenti ivi contemplati mediante l’applicazione di un ampio range di «deterrenti». Per le infrazioni non
particolarmente gravi è prevista la «censura», ossia una dichiarazione di formale biasimo che, nel caso di particolare tenuità
dell’infrazione con archiviazione immediata, può sostanziarsi nella verbalizzazione di un richiamo. Questo, tuttavia costituirà
un precedente per valutazioni future. Per quanto riguarda la sospensione dall’esercizio professionale, essa non potrà superare
nel massimo i due anni. Tale inibizione sarà graduata fino a un anno per le violazioni meno gravi con colpa o con dolo e fino a
due anni nel caso di particolare gravità e conseguente danno significativo a terzi e all’immagine della professione. Ultimo
stadio della punibilità è la radiazione dall’albo che potrebbe, però essere commutata in sospensione laddove l’iscritto abbia
tempestivamente riparato il danno arrecato. Particolare interesse pratico per i professionisti è destato dalle previsioni in
tema di sanzioni per le violazioni agli obblighi formativi e per quelli di copertura assicurativa per la responsabilità. Per le
prime, in particolare, l’art. 15 contempla una casistica dettagliata (vedi tabella) che viene ulteriormente distinta a seconda
che gli iscritti all’Albo abbiano o meno compiuto il 65° anno di età oppure che siano iscritti nell’elenco speciale. Il raddoppio
delle menzionate sanzioni, poi, si ha nel caso in cui il professionista incorra nella violazione dell’obbligo formativo nel triennio
successivo. Sospensione fino a sei mesi è prevista dall’art. 19 nel caso di mancata stipula di apposita polizza di assicurazione
per i danni derivanti al cliente per l’esercizio dell’attività professionale. Con la medesima sanzione, poi, è punita la violazione
del dovere di obiettività, ossia l’assenza di pregiudizi o conflitti di interessi nello svolgimento dell’attività. Mentre la violazione
del dovere di competenza, diligenza e qualità nella prestazione è punito con la censura. La trasgressione del dovere di
indipendenza, invece, può andare dalla censura nei casi di violazione dell’imparzialità e delle incompatibilità previste in
relazione alla natura dell’incarico, fino alla sospensione di un anno qualora sia diminuito il libero arbitrio del professionista o vi
sia ostacolo all’adempimento dei propri doveri.
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CNDCEC: DAL 1° GENNAIO 2017 SARÀ OPERATIVO IL
NUOVO CODICE DELLE SANZIONI
Lo scorso 30 giugno è terminata la pubblica consultazione, riservata agli
Ordini territoriali, per la valutazione dell’idoneità del Codice delle Sanzioni
predisposto dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili dopo il varo del nuovo codice deontologico entrato in vigore il 1°
marzo.
Obiettivo del testo – che, come ha dichiarato Giorgio Luchetta, Consigliere
Nazionale delegato alla materia, ha accolto, in sede di pubblica consultazione,
molte delle osservazioni suggerite dagli Ordini, a riprova di un operato ispirato
alla condivisione degli intenti e, soprattutto, alla partecipazione democratica
alla predisposizione di parametri di condotta indirizzati all’intera categoria – è
quello di fornire al Consiglio di Disciplina territoriale dell'Ordine, ovvero ai
Collegi disciplinari nei quali esso è articolato, indicazioni unitarie ed
uniformemente valide, per tutto il territorio nazionale, circa l’applicazione delle
sanzioni comminabili per violazioni delle norme deontologiche.
Quanto ai contenuti operativi, il Codice si articola in un primo Titolo,
contenente disposizioni di carattere generale, ed in un secondo Titolo dedicato alle sanzioni comminabili (ed ai loro criteri applicativi)
in caso di violazione di specifiche violazioni del codice deontologico della professione.
L’ambito di applicazione delle sanzioni irrogabili – precisato nel primo Titolo – ricomprende, oltre agli iscritti ordinari (tanto ai singoli
quanto alle società da essi costituite), anche gli iscritti nell’elenco speciale dei non esercenti ed i tirocinanti; il criterio applicativo delle
stesse è quello della proporzionalità alla gravità della violazione ed alle conseguenze dannose che ne possano derivare, dovendosi
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all’uopo valutare circostanze oggettive (gravità del fatto) e soggettive (sussistenza del dolo e sua intensità; grado di colpa) oltre che il
complessivo comportamento del professionista in relazione all’eventuale danno provocato (art. 4).
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Nell’individuare, poi, le speci che misure sanzionatorie (censura, sospensione e radiazione: artt. 5, 6 e 7) - commisurate al tipo di
violazione commessa ed elaborate anche alla luce dell’esperienza maturata dalla giurisprudenza disciplinare - il testo precisa altresì
le circostanze aggravanti e le attenuanti (artt. 8 e 9), sancendo pure l’obbligo di motivazione del provvedimento disciplinare (art. 10).
A seguito delle indicazioni recepite in sede di pubblica consultazione, a questo primo Titolo sono state apportate alcune precisazioni
rispetto alla formulazione contenuta nel testo iniziale: riguardo all’ipotesi di archiviazione immediata del provvedimento
sanzionatorio della censura, in ordine alla quale si è stabilito che debba essere motivata ed accompagnata dalla verbalizzazione di
un richiamo all’interessato non avente natura di sanzione disciplinare, che tuttavia avrà valore di precedente nella valutazione futura
di eventuali violazioni della stessa natura; circa le aggravanti, ove alla recidiva è stata sostituita la previsione più ampia della
reiterazione di comportamenti; relativamente alle attenuanti, ove è stato aggiunto il criterio dell’evidente errore commesso in buona
fede ed è stata sostituita la sospensione alla radiazione per l’ipotesi in cui l’iscritto abbia tempestivamente riparato il danno arrecato
oppure si sia attivato spontaneamente ed ef cacemente per elidere o attenuare le conseguenze dannose del suo operato, con
conseguente riduzione.
Il secondo Titolo, nello speci care in dettaglio le singole ipotesi di violazione di norme deontologiche e le sanzioni corrispondenti,
contempla: la violazione dell’interesse pubblico al corretto esercizio della professione (art.11); la violazione degli obblighi di integrità
(art. 12), di obiettività (art. 13), di competenza, diligenza e qualità della prestazione (art. 14), di Formazione Professionale (art. 15), di
indipendenza (art. 16), di riservatezza (art. 17), dei doveri relativi al comportamento professionale (art.18), dell’obbligo di copertura
assicurativa per responsabilità professionale (art. 19); la violazione dei doveri connessi ai rapporti con i colleghi (art. 20), con i clienti
(art. 21), con gli enti istituzionali di categoria (art. 22), con i dipendenti ed i collaboratori (art. 23), con i tirocinanti (art. 24); la
violazione, da parte dei tirocinanti, dei doveri connessi al rapporto di tirocinio (art. 25); la violazione dei doveri connessi ai rapporti con
altri soggetti (art. 26), per concludere con la violazione dei doveri inerenti la concorrenza (art. 27).
Anche a questo secondo Titolo alcune variazioni sono state introdotte a seguito dell’esito della pubblica consultazione, in particolare
con riguardo ai casi di violazione dell’obbligo di formazione professionale, ove sono stati rivisti alcuni criteri di valutazione e
comminazione della sanzione ed è stata altresì aggiunta come ipotesi sanzionabile il mancato conseguimento dei crediti formativi
minimi riferiti a ciascun anno nonché a quelli relativi alle materie obbligatorie.
Una norma di chiusura in ne ha chiarito che le disposizioni del Codice delle sanzioni si applicheranno ai procedimenti disciplinari
avviati successivamente alla sua entrata in vigore, stabilita per il prossimo 1° gennaio 2017.
Nel de nire il Codice delle sanzioni come “l’ideale completamento del nuovo Codice Deontologico in vigore dal 1° marzo di
quest’anno” il Presidente del CNDCEC, Gerardo Longobardi, ha ribadito l’auspicio che esso, promuovendo sul territorio nazionale
un’applicazione uniforme dei provvedimenti sanzionatori in relazione alle medesime fattispecie, “ottemperi all’esigenza di favorire il
rispetto effettivo, in sede di irrogazione della sanzione, dei principi di proporzionalità e gradualità nonché di eguaglianza e di parità di
trattamento”.
AUTORE: ESTER ANNETTA
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Home > Fisco > Professioni > Commercialisti: Codice delle sanzioni disciplinari dal 1° gennaio 2017
CHIUSA LA PUBBLICA CONSULTAZIONE - 26 LUGLIO 2016 ORE 15:03
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Commercialisti: Codice delle
sanzioni disciplinari dal 1° gennaio
2017
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Via libera definitivo del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti ed
esperti contabili al primo Codice delle sanzioni disciplinari della categoria. Le
nuove norme entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2017. Il Codice
delle sanzioni rappresenta, per il CNDCEC, l’ideale completamento del nuovo
Codice deontologico in vigore dal 1° marzo di quest’anno. “L’iniziativa”,
precisa Presidente del CNDCEC Gerardo Longobardi, “nasce dall’esigenza di
promuovere sul territorio nazionale un’applicazione uniforme dei
provvedimenti sanzionatori in relazione alle medesime fattispecie, favorendo
in tal modo il rispetto effettivo dei principi di proporzionalità e gradualità
nonché di eguaglianza e di parità di trattamento”.
Entrerà in vigore dal 1° gennaio 2017 il nuovo Codice delle sanzioni disciplinari ,
che ha ricevuto il via libera del Consiglio nazionale dei commercialisti.
Il Nuovo codice recepisce alcuni suggerimenti emersi nel corso della pubblica
consultazione riservata agli Ordini territoriali, conclusasi il 30 giugno scorso.
Leggi anche CNDCEC: in consultazione il Codice delle sanzioni disciplinari
“L’iniziativa diretta ad elaborare un apposito regolamento in materia di sanzioni
disciplinari”, afferma il Presidente del CNDCEC Gerardo Longobardi, “nasce
dall’esigenza di promuovere sul territorio nazionale un’applicazione uniforme dei
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provvedimenti sanzionatori in relazione alle medesime fattispecie, favorendo in
tal modo il rispetto effettivo, in sede di irrogazione della sanzione, dei principi di
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proporzionalità e gradualità nonché di eguaglianza e di parità di trattamento”.
“Il testo”, spiega il Consigliere nazionale delegato alla materia, Giorgio Luchetta,
“pur mantenendo il suo impianto originale, ha accolto molte delle osservazioni
formulate dagli Ordini e dai relativi organi di disciplina nell’ambito della
consultazione, confermando, attraverso tale importante contributo, l’attenzione
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della governance della Professione al tema e la sua volontà di coinvolgere la
categoria in un processo di partecipazione democratica”
Consulta il Dossier Commercialisti: nuovo Codice deontologico
Il nuovo Codice delle sanzioni
Il CNDCEC ha individuato disposizioni generali su natura e tipologia delle sanzioni,
sulle circostanze aggravanti o attenuanti da considerare nella valutazione delle
singole fattispecie, individuando infine le sanzioni (o, più spesso, range
sanzionatori) in corrispondenza di condotte in violazione di specifiche norme del
Codice deontologico.
In particolare le sanzioni edittali sono state individuate, generalmente, alla luce
dell’esperienza maturata dalla giurisprudenza disciplinare.
Leggi anche
- Dalla censura alla radiazione: tutte le sanzioni disciplinari per i commercialisti
- Commercialisti: il Codice sulle sanzioni completa l’assetto deontologico della
categoria
- Commercialisti: sanzioni disciplinari anche per STP e tirocinanti
Rispetto al testo iniziale, all’esito della consultazione pubblica, sono state fornite
alcune importanti precisazioni:
- (nel caso di archiviazione immediata) è stata chiarita la modalità con cui viene
espresso il richiamo all’iscritto (attraverso verbalizzazione dello stesso),
confermando la circostanza che tale richiamo non ha carattere di sanzione
disciplinare ma che comunque costituisce un precedente nella valutazione futura
di eventuali violazioni della stessa natura da parte dell’iscritto;
- (in riferimento alle circostanze aggravanti) l’istituto della recidiva è stato
sostituito con il parametro, più ampio, della reiterazione dei comportamenti;
- (nell’ambito delle condizioni in presenza delle quali è possibile un’attenuazione
della sanzione) è stata introdotta anche la circostanza relativa all’errore
commesso in buona fede ed è stata espressamente prevista la possibilità di
comminare la sospensione da uno a due anni in luogo della radiazione laddove
l’iscritto abbia tempestivamente riparato il danno arrecato.
- (relativamente alle sanzioni conseguenti alla violazione dell’obbligo di
formazione professionale) sono stati modificati i range sanzionatori e sono state
precisate le sanzioni anche nei casi di mancato conseguimento dei crediti
formativi minimi riferiti a ciascun anno nonché a quelli relativi alle materie
obbligatorie;
- è stata introdotta una specifica disposizione per chiarire che le disposizioni
presenti nel Codice si applicheranno ai procedimenti disciplinari avviati
successivamente al 1° gennaio 2017, data della sua entrata in vigore.
A cura della Redazione
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disciplinari della categoria. Le nuove norme entreranno in vigore a
partire dal 1° gennaio 2017. Il Codice delle sanzioni rappresenta, per il CNDCEC,
l’ideale completamento del nuovo Codice deontologico in vigore dal 1° marzo di
quest’anno. “L’iniziativa”, precisa Presidente del CNDCEC Gerardo Longobardi, “nasce
dall’esigenza di promuovere sul territorio nazionale un’applicazione uniforme dei
provvedimenti sanzionatori in relazione alle medesime fattispecie, favorendo in tal
modo il rispetto effettivo dei principi di proporzionalità e gradualità nonché di
eguaglianza e di parità di trattamento”.
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per i sindaci che effettuano la
revisione legale
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Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e
degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha pubblicato le
nuove “Linee Guida per il Sindaco-Revisore alla luce
degli ISA Italia”.
Scopo delle presenti Linee guida è quello di fornire
alcune indicazioni di carattere operativo in merito
all’attività del collegio sindacale incaricato della
revisione legale, raccordando i due sistemi di regole vigilanza ex artt. 2403 e ss. c.c. e revisione legale ai
sensi del D.Lgs. n. 39/2010 - declinando, inoltre, lo
svolgimento delle attività di controllo regolamentate
dai principi di revisione internazionali (ISA Italia)
nell’ambito del funzionamento e delle caratteristiche
del collegio sindacale.
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Linee Guida per il Sindaco-Revisore alla
luce degli ISA Italia
Le Linee guida descrivono e analizzano alcune delle
aree di “maggiore criticità” connesse all’operatività del collegio sindacale incaricato della revisione,
individuate in particolare: nell’attività preliminari all’accettazione dell’incarico; nell’organizzazione del
collegio sindacale; nelle sinergie; nei primi incarichi di revisione e saldi di apertura - i rapporti tra il collegio
sindacale incaricato della revisione ed il precedente incaricato della revisione; nella verbalizzazione e
documentazione; nella continuità aziendale; in eventi successivi.
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contempla sì la possibilità di un aiuto dello stato agli istituti, ma passando per il
coinvolgimento nelle perdite anche degli azionisti e degli obbligazionisti, subordinati in
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Ecco, quindi, che il governo Renzi starebbe spingendo, in assenza dell’avallo europeo
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a un eventuale salvataggio pubblico senza perdite per gli obbligazionisti subordinati,
attraverso un potenziamento del fondo Atlante. Per questo, Palazzo Chigi vorrebbe
che a metterci nuovi quattrini fossero i fondi pensione del nostro paese, partendo
dalle casse previdenziali delle categorie professionali. Lo ha già fatto indirettamente la
cassa per i geometri, tra i controllanti di Quaestio Sgr, la società di gestione di Atlante.
E proprio Quaestio starebbe dando vita al cosiddetto Atlante 2, partecipato dall’Adepp
(Associazione degli enti privati di previdenza), Cdp, Sga e il fondo Atlante.
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DATA DI NASCITA del proprietario
GG / MM / AAAA
Fonte: ANIA aprile 2015.
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le cartucce dopo aver ricapitalizzato le
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dove prendere i soldi per mettere una toppa al buco (enorme) di Monte dei Paschi che
deve vendere sul mercato 10 miliardi di crediti deteriorati netti e poi, probabilmente,
sarà costretta a ricapitalizzare per 3-4 miliardi” fanno sapere in una nota dal
MoVimento 5 Stelle.
Il M5S precisa inoltre: “E allora ecco la geniale idea: creare un nuovo Atlante. I fondi
esteri, però, subodorata la fregatura, hanno già dato picche; le banche italiane non
sono disposte a mettere che spiccioli. Che fare allora? Quello che si fa sempre:
svuotare le tasche dei cittadini, in particolare le pensioni faticosamente accantonate. Il
governo infatti da settimane sta pressando le casse previdenziali private affinché
sgancino il tesoretto. In pratica, si vogliono usare i soldi delle pensioni di domani per
coprire le malefatte dei banchieri di oggi. Hanno anche il coraggio di chiamarla
‘operazione di mercato’. E’ inaccettabile forzare le casse previdenziali, che hanno una
mission pubblica, a coprire i buchi di Montepaschi, causati da banchieri senza scrupoli e
da una vigilanza dormiente.”
“Il danaro prelevato dalle buste paga dei professionisti e versato per assicurarsi la
pensione viene così ‘investito’ in sofferenze bancarie, con la scusa che tutti sono
chiamati a garantire la stabilità del Paese. Quella stessa stabilità sistemica in nome
della quale, sul fronte del credito, Bankitalia ha avallato in passato le peggiori pratiche”
proseguono i pentastellati.
Dai grillini viene puntalizzato: “Cosa dirà la UE di fronte a un eventuale apporto di
capitale di soggetti come le casse previdenziali che sono eminentemente pubbliche? E
cosa dirà dell’intervento di società partecipate dello Stato come Cassa depositi e
prestiti o Poste Vita? E che dire del ministero dell’Economia che è da una parte socio
di Mps e dall’altra vigilante sulle casse? Il M5S ha chiesto di incontrare i vertici di Cdp
per avere lumi.”
“Il sostegno dell’Adepp risponde invece a logiche eminentemente politiche e gli iscritti
alle gestioni dovrebbero ribellarsi. Da sempre teorizziamo la possibilità di un intervento
pubblico nel sistema bancario. Ma ciò dovrebbe avvenire in un panorama del tutto
diverso, a partire dalla separazione tra banche di investimento e banche commerciali
e con una vigilanza riformata alla radice. E’ assurdo, invece, usare il denaro dei
contribuenti come tappeto sotto il quale nascondere i reati dei manager amici dei
politici” si rende noto infine.
Brunetta: Per salvare MPS Renzi pronto a sacrificare
pensionati italiani
Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia:
“Alert: per salvare Monte dei Paschi di Siena Renzi è pronto a sacrificare le pensioni di
un milione e mezzo di pensionati italiani: notai, avvocati, geometri, ragionieri, periti
commerciali, periti industriali, dottori commercialisti, biologi, consulenti del lavoro,
farmacisti, agrotecnici e periti agrari, medici, psicologi, veterinari, agronomi, forestali,
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attuari, chimici, geologi, ingegneri, architetti, giornalisti, liberi professionisti, infermieri,
assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia, spedizionieri doganali, rappresentanti e agenti di
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commercio.
A ciascuno di essi, infatti, il governo intende chiedere un contributo di oltre 330 euro
(totale 500 milioni) da conferire nel Fondo cosiddetto ‘Atlante 2’, che dovrebbe
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acquistare i crediti deteriorati di Monte dei Paschi. Il milione e mezzo di pensionati
italiani lo sa che Renzi vuole sfilare alle loro casse previdenziali questi soldi? Fondo
che, tra l’altro, dovrebbe godere anche della garanzia dello Stato, per cui oltre ai
pensionati finiranno per dover pagare tutti i contribuenti. Il tutto perché Renzi vuole
evitare di perdere consenso con un eventuale bail-in, che aprirebbe nel governo un
secondo ‘caso Etruria’. Ormai non gliene va bene più una”.
La denuncia del Codacons: No soldi pensioni private
per salvare MPS
“L’intervento delle casse previdenziali nel fondo Atlante 2 rappresenta una illecita
intromissione del governo nelle tasche dei cittadini e, come tale, sarà denunciato in
Procura e impugnato al Tar del Lazio” annuncia in una nota il Codacons, bocciando
senza mezzi termini “l’indicazione dell’Associazione degli Enti previdenziali privati
(Adepp) che ha deliberato di sostenere l’iniziativa Atlante 2 per salvare Monte dei
Paschi”.
“Ancora una volta si ricorre ai soldi dei cittadini per salvare le banche, una decisione
folle contro la quale ci opporremo in ogni sede – dichiara il presidente Carlo Rienzi – In
sostanza il governo prende i soldi dalle casse pensionistiche private, andando a
pescare presso i professionisti che hanno versato negli anni contributi per garantirsi
una serena vecchiaia. Un atto a nostro avviso illegittimo, che abbiamo deciso di
denunciare alla Procura della Repubblica di Roma alla luce della possibile fattispecie di
appropriazione indebita: al contempo abbiamo diffidato il premier Matteo Renzi e il
Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a non toccare nemmeno un centesimo dei
soldi dei lavoratori”.
ADC: Le Casse di Previdenza dei Liberi Professionisti
non sono una mucca da mungere
Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro dell’Economia.
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Il titolo di apertura di questa lettera potrebbe sembrare irriverente,
ma è quello che molti professionisti hanno pensato alla lettura dei
giornali che riportavano in varia maniera le notizie secondo le quali il
Governo avrebbe chiesto alle Casse di Previdenza dei professionisti di
contribuire al Fondo salva banche ATLANTE, dapprima con 4 dei circa
70 miliardi di euro che compongono il loro patrimonio, e ora con
“soli” 500 milioni finalizzati all’acquisto dei crediti deteriorati di Monte
Paschi Siena.
La notizia ovviamente non è la riduzione della pretesa da 4 miliardi a
500 milioni, ma la pretesa in sé, alla quale purtroppo si aggiunge la
diffusione dell’approvazione, da parte dell’Adepp, l’associazione delle
Cassa di previdenza dei professionisti, di una delibera che sostiene tale
intervento. Ovviamente ora i CdA delle diverse Casse dovranno poi
autonomamente deliberare. Ma la maggioranza, in sede Adepp, ha
evidentemente aderito alla scelta di indirizzo.
La sensazione è quella che si pensi che i patrimoni della Casse di
Previdenza dei Professionisti siano dei “gioiellini” del sistema
previdenziale italiano in cui vi sia custodito un “tesoretto “ a cui
attingere in caso di bisogno, come è stato fatto sino ad ora con la
tassazione dei rendimenti degli investimenti, spending review e balzelli
vari. Dimenticando, volutamente, che le Casse autonome dei
professionisti sono state istituite e successivamente privatizzate per
poter garantire un futuro previdenziale, senza oneri a carico dello
Stato e della collettività, a tutti i professionisti che obbligatoriamente
vi contribuiscono versando una parte del loro reddito ed alimentando
così un patrimonio che, incrementato dai rendimenti, deve garantire
adeguate prestazioni previdenziali nel momento in cui verrà meno il
reddito della professione.
Per tale motivo il patrimonio complessivo di 70 miliardi di euro non
costituisce un valore da aggredire, anche se per il bene del Paese, ma
un patrimonio da conservare e far fruttare per adempiere
puntualmente al debito che le casse hanno maturato e matureranno
nei confronti dei professionisti, derivante dall’obbligo che gli enti
previdenziali hanno assunto per erogare corrispondenti prestazioni
assistenziali e previdenziali.
Se le Casse Previdenziali dovessero inserire nel passivo dei propri
bilanci tale debito “latente”, pari al valore attuale delle pensioni da
erogare sia ai pensionati in corso che a quelli futuri, si vedrebbe che il
valore patrimoniale è assolutamente tutto impegnato per gli obiettivi
di stabilità a lungo termine secondo le stime attuariali dei rispettivi
bilanci tecnici. Le Casse di Previdenza private dei professionisti sono
enti di diritto privato che si sono assunti l’onere di soddisfare un
diritto costituzionale che è quello della pensione e lo fanno “senza
oneri per lo Stato “ a differenza di quanto accade per la gestione
dell’Inps, dovrebbero quindi essere aiutate a svolgere al meglio tale
funzione e poter erogare pensioni più adeguate a quello che ora sono
in grado di fare.
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Anche la CNPADC, considerata una delle più virtuose in tema di
redditività e stabilità e che ha un patrimonio al 31/12/2015 superiore
ai 6 miliardi, nonostante la riforma adottata dal 2004 che prevede il
calcolo delle pensioni con metodo contributivo pro-rata temporis,
ancora non ha raggiunto un equilibrio totale e tanta è ancora la
strada per mettere in definitiva sicurezza il sistema consentendo
l’erogazione di pensioni più adeguate di quelle che si possono
garantire ora che a fatica raggiungono un tasso di sostituzione del
50%.
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E’ per questo motivo che non consentiremo che neanche un euro del
patrimonio della nostra Cassa sia distratto dallo scopo a cui è
destinato e cioè erogare assistenza e previdenza adeguata ai dottori
commercialisti.
Cosa è diversa invece è valutare, in piena autonomia, la possibilità di
indirizzare gli investimenti delle Casse Previdenziali Private anche
nell’economia reale, come già sta facendo la nostra Cassa, ovviamente
nel rispetto rigoroso delle procedure di investimento che si è data, i
quali devono contemperare redditività, diversificazione, sicurezza
degli investimenti e garanzia dei flussi necessari alla gestione di un
ente previdenziale.
Il Fondo Atlante ha come scopo il “salvataggio” di Istituti di credito in
crisi e, al di là delle opportune valutazioni degli specifici strumenti di
investimento, non si può pensare che questi “prodotti”, che
teoricamente si portano dietro interessanti rendimenti e molto
realisticamente non pochi rischi, vengano imposti (di fatto si tratta di
tentativi di moral suasion) ad Enti che innanzi tutto devono limitare i
rischi perché in primo luogo è il capitale che va conservato.
L’invito in questa sede al Governo ed agli organi delle Casse di
Previdenza, ed in particolare al Consiglio di Amministrazione ed
all’Assemblea dei Delegati della CNPADC che devono assumere
decisioni in merito, è quello di non perdere di vista l’unico scopo
sostanziale e di legge delle Casse di Previdenza e cioè quello di
garantire il futuro previdenziale ed assistenziale dei professionisti
iscritti obbligatoriamente a dette Casse e che detto fine non può essere
messo in pericolo in nessun modo tanto meno per fungere da
stampella ad operazioni di salvataggio di alcuni pezzi del sistema
bancario italiano la cui soluzione deve essere trovata con strumenti
suoi propri.
Fausto Bertozzi Coordinatore della Commissione Previdenza ADC
Nazionale
Fonte: InvestireOggi, Mainfatti, Free News Online, Adcnazionale
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È il frutto del progetto di alternanza scuola lavoro realizzato con enti e
professionisti lucchesi
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LUCCA. Una bella esperienza all’Itet Carrara: l'alternanza scuola-lavoro che ha
interessato, nell'anno scolastico 2015/16, tutte le classi del triennio. La legge 107
del 2015 ha introdotto l'obbligo per gli studenti di effettuare, nel triennio, 400 ore
di alternanza scuola-lavoro. In questo contesto, tre terze hanno sperimentato un
percorso intensivo di simulazione d'impresa articolato in incontri con esperti,
visite aziendali e attività di laboratorio per l'elaborazione di un business plan e
l'acquisizione di procedure di funzionamento di un pacchetto gestionale (Team
System). In settembre gli studenti proseguiranno l'esperienza con uno stage. Una
caratteristica innovativa è stata l'interazione con altri indirizzi della scuola, in
particolare l'Agrario Busdraghi, per la simulazione di una start-up agricola con ecommerce; con l'Istituto Nottolini è stata condivisa la progettazione degli spazi di
vendita dell'azienda simulata. L'attività di alternanza scuola-lavoro è stata
possibile, spiegano il preside del Carrara Cesare Lazzari e la coordinatrice del
progetto professoressa Santina Di Lallo, grazie alla collaborazione di imprese,
studi professionali, Camera di Commercio, Polo Tecnologico Lucchese, enti
pubblici che hanno aderito. Anche la partecipazione agli incontri Scuole Aperte
promossi dalla Prefettura di Lucca ha consentito di approfondire tematiche
specifiche. Gli ordini dei commercialisti e dei consulenti del lavoro di Lucca
hanno effettuato incontri con gli studenti del triennio sul temi rilevanti del loro
percorso formativo. «Ringraziamo - spiegano - imprese, enti pubblici, studi
professionali e tutti coloro che hanno contribuito alle attività. In particolare per
l'ordine dei commercialisti, la presidente Carla Saccardi, Alessandro Stefani,
Stefano Frediani , referente dell'ordine per l'Asl, Paola Mazzoni, Ahmed Varetti,
la presidente dell'ordine dei consulenti del lavoro Luciana Conti, Roberto
Gemignani e il prefetto Giovanna Cagliostro. Le difficoltà incontrate hanno fatto
sorgere dubbi sulla sostenibilità di quanto previsto dalla legge 107 ed emergere
criticità varie. Riteniamo importante costruire forme corrette di relazioni fra
scuola e territorio con confronti
nel rispetto delle specificità dei soggetti coinvolti. L'obiettivo da costruire è una
più incisiva formazione professionale e civica degli studenti. L'Itet CarraraNottolini-Busdraghi auspica di poter contare sulle collaborazioni attivate anche in
futuro e di incrementare il confronto».
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Cuchel (Anc), 'patrimonio Casse è il futuro dei professionisti'
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(ANSA) - ROMA, 26 LUG - "In un momento in cui la decisione su qualsiasi
investimento, da parte di privati, o di soggetti istituzionali necessita di una
© ANSA
valutazione attentissima sotto il profilo dei rischi, il patrimonio delle Casse, che
costituisce il futuro previdenziale di milioni di professionisti, non dovrebbe essere messo
a disposizione di operazioni il cui esito, al momento, rimane incerto". A pensarla così il
presidente dell'Anc (Associazione nazionale commercialisti), Marco Cuchel, a proposito
dell'assenso dell'Adepp (Associazione degli Enti pensionistici privati) ad immettere 500
milioni di euro nel Fondo salva-banche Atlante 2, su richiesta del Governo. "Anche
ammettendo - prosegue il sindacalista - che l'eventuale operazione d'investimento sia
conforme a quei principi di prudenzialità cui le Casse private hanno l'obbligo di attenersi,
non possiamo fare a meno di sottolineare che le misure promesse dal Governo all'Adepp
(revisione dell'imposizione fiscale, eliminazione dall'elenco Istat degli Enti pubblici e
conseguente esclusione dall'obbligo della spending review a favore dell'Erario e maglie
più larghe sull'autonomia di gestione) sono richieste che l'Anc ha più volte formulato,
rivendicandole come diritti che, ora - chiude il vertice dell'Anc - sembrano essere diventati
merce di scambio". (ANSA).
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Adc a Governo, 'Enti previdenza non sono mucche da mungere'
Redazione ANSA ROMA 26 Luglio 2016 15:20
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(ANSA) - ROMA, 26 LUG - "Non
consentiremo che neanche un euro del
patrimonio della nostra Cassa sia
distratto dallo scopo cui è destinato",
cioè "erogare assistenza e previdenza
adeguata ai dottori commercialisti". Lo si
legge nella lettera che l'Adc
(Associazione dottori commercialisti) ha
inviato al presidente del Consiglio Matteo
Renzi e al ministro dell'Economia Pier
Carlo Padoan, in relazione alle "notizie
© ANSA
secondo le quali il Governo avrebbe
chiesto alle Casse di previdenza dei professionisti di contribuire al Fondo salva banche
Atlante" e alla "approvazione, ieri, da parte dell'Adepp", l'Associazione degli Enti
pensionistici, di "una delibera che sostiene l'intervento". Le Casse, va avanti la missiva,
"non sono mucche da mungere", eppure "la sensazione è che si pensi che i loro
patrimoni siano dei 'gioiellini' del sistema previdenziale italiano, in cui sia custodito un
'tesoretto', cui attingere in caso di bisogno, come fatto sino ad ora con la tassazione dei
rendimenti degli investimenti, spending review e balzelli vari".
Perciò, l'Adc "invita il Governo, gli organi delle Casse, e in particolare il Consiglio di
amministrazione e l'Assemblea dei delegati della Cassa dei dottori commercialisti
(Cnpadc)" a "non perdere di vista che l'unico scopo sostanziale e di legge degli Enti è
garantire il futuro previdenziale ed assistenziale dei professionisti", che "non può esser
messo in pericolo in alcun modo, tanto meno per fungere da stampella ad operazioni di
salvataggio di pezzi del sistema bancario italiano, la cui soluzione deve essere trovata
con strumenti suoi propri".
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NAPOLI – Si svolgerà il 15 settembre presso Palazzo Calabritto a Napoli il seminario del settore
aviazione e aerospaziale organizzato dalla Camera di commercio italiana per la Svizzera in
collaborazione con il Canton Vaud e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili.
L’iniziativa è rivolta a tutte le ditte italiane operanti nel settore in possesso di una strategia di
sviluppo internazionale e illustrerà le opportunità offerte dall’Aeropole di Payerne per l’avvio di
collaborazioni commerciali, l’apertura di filiali o la creazione di joint venture con partner locali. Il
seminario sarà in italiano e in inglese. Prevista anche la possibilità di incontrare i relatori one-toone per eventuali approfondimenti sul mercato. (Inform)
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509/1999 e del D.M. 270/2004, in una delle seguenti classi:
Giurisprudenza (22/S e LMG-01) ed equivalenti;
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consenta l’iscrizione nell’elenco speciale degli avvocati dipendenti
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da enti pubblici.
La domanda di partecipazione deve essere indirizzata all’Area
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Marco, 4 – 50121 Firenze e dovrà pervenire entro il giorno 4 agosto
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Criminalità organizzata: in Veneto
"tutti presenti"
La relazione di Naccarato per il Forum Sicurezza del Pd: così le mafie si
spartiscono il territorio e gli affari
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
26 luglio 2016
Pubblichiamo di seguito ampi stralci del dossier "La criminalità organizzata in
Veneto" redatto da Alessandro Naccarato per il Forum Sicurezza del Partito
Democratico.
"In Veneto le organizzazioni criminali di tipo mafioso hanno un vero e proprio
radicamento ed è stata documentata l’operatività di soggetti riconducibili ad
organizzazioni criminali campane, calabresi, siciliane e pugliesi.
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In particolare: affiliati ai clan camorristici dei Sangermano di Nola e dei
casalesi; elementi legati alle ‘ndrine di Limbadi (Vv), Crotone, Isola di Capo
Rizzuto (Kr), Cutro (Kr), Sinopoli (Rc), Gioia Tauro (Rc) e Locri (Rc); referenti di
Cosa Nostra di famiglie di Catania e di Palermo; elementi dei clan della Sacra
corona unita di Taranto.
L’attività delle organizzazioni criminali si concretizza soprattutto nell’acquisizione
di attività imprenditoriali in difficoltà. Ai gruppi mafiosi sono attribuibili delitti
economico-finanziari, come turabtiva d’asta, truffa, riciclaggio, e reati di natura
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fallimentare, societaria e tributaria.
In provincia di Venezia le indagini hanno evidenziato interessi criminali di
soggetti campani legati alla camorra nella zona orientale: San Donà di Piave,
Portogruaro, Caorle, Bibione, Jesolo, Eraclea. La ‘ndragnheta è attiva
soprattutto nel traffico di cocaina; mentre cosa nostra ha stabilito contatti con
imprese del settore edile.
In provincia di Padova si registra la presenza di elementi riconducibili alle
organizzazioni criminali di tipo mafioso, in particolare calabresi, che reinvestono
nel territorio i proventi delle loro attività illecite spesso mediante la collaborazione
di imprenditori e professionisti.
In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati
dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro
la pubblica ammnistrazione. Sono presenti imprenditori di origine calabrese,
attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel truismo della zona del Garda, legati alla
‘ndrangheta con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona,
Mantova e Reggio Emilia.
Anche in provincia di Treviso si rileva la presenza di elementi riconducibili a
soggetti siciliani e calabresi responsabili di associazione per delinquere di
stampo mafioso.
La presenza stabile della criminalità organizzata in Veneto è dimostrata con
evidenza da numerose indagini. Si tratta di una presenza economica e
finanziaria che non esercita il controllo militare del territorio. L’obiettivo
prevalente dei gruppi criminali è il riciclaggio del denaro proveniente da diversi
reati attraverso l’inserimento in attività commerciali e d’impresa. Le mafie stanno
ripetendo ed estendendo una tendenza espansiva già evidenziata nei primi anni
’90 che per molti anni non è stata contrastata in modo efficace.
La criminalità organizzata è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e
regolare senza farsi individuare. Numerose indagini confermano che questo
fenomeno si è verificato grazie all’esistenza di rapporti continuativi tra
imprenditori locali, una vasta area di professionisti, soprattutto consulenti
e commercialisti, e operatori finanziari.
Tali rapporti, finalizzati a commettere reati di natura fiscale o patrimoniale
come la bancarotta fraudolenta e il riciclaggio, hanno assicurato per anni
consistenti guadagni illeciti a tutti i protagonisti. In questo contesto si è realizzata
una convergenza di interessi tra investitori riconducibili alle organizzazioni
mafiose, professionisti, imprenditori e istituti di credito coinvolti.
Le relazioni tra imprenditori locali e gruppi mafiosi sono favorite dall’azione di
mediazione che la Dia ha così descritto: “una vasta area collusiva nella quale
personaggi dell’imprenditoria, della finanza, della pubblica
amministrazione, della politica e delle professionalità più elevate si
prestano con diverso grado di intensità alla cura degli interessi mafiosi,
traendo a loro volta cospicui vantaggi”.
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Le mafie hanno assunto la morfologia caratteristica dei gruppi societari
internazionali che, attraverso una capogruppo controllano e dirigono, secondo
un disegno unitario, molteplici business criminali, sempre più interdipendenti.
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La criminalità organizzata è entrata in Veneto sostanzialmente senza violenza
e senza imposizioni o minacce, e ha costruito relazioni solide con
imprenditori, professionisti e operatori finanziari locali con l’obiettivo condiviso di
assicurare guadagni reciproci.
La crisi economica ha favorito le attività già in atto dei gruppi criminali. Diversi
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imprenditori hanno cercato o hanno accettato più o meno consapevolmente le
risorse dei gruppi criminali; diversi importanti istituti di credito hanno
sostenuto operazioni finanziarie di soggetti vicini alla criminalità
organizzata senza approfondire la provenienza delle risorse; diversi
professionisti hanno partecipato alla costituzione di società e alla stesura di
contratti seguendo gli interessi di persone legate alle associazioni mafiose.
Queste attività, al di là delle responsabilità e dei singoli rilievi penali, sono
emerse in numerose indagini e si sono evidenziate soprattutto in relazione a
procedure di fallimenti o di liquidazioni di società. Le inchieste della Banca
d’Italia e dell’autorità giudiziaria su numerosi istituti di credito cooperativo e
banche popolari della regione indicano cattiva gestione e fragilità e
costituiscono segnali da non sottovalutare sul pericolo che il sistema creditizio
possa essere utilizzato dalle mafie per riciclare risorse di provenienza illecita.
I gruppi mafiosi hanno scelto di insediarsi in Veneto con due obiettivi:
riciclaggio di risorse provenienti da reati, e in particolare dal narcotraffico;
aggiudicazione degli appalti e dei subappalti per opere e servizi. Per
entrare nel tessuto imprenditoriale le mafie hanno scelto alcuni settori: procedure
fallimentari, smaltimento di rifiuti solidi urbani e speciali, turismo.
Nel ambito del crimine organizzato va registrata l’iniziativa di alcuni criminali
già appartenenti alla mafia del Brenta, che, dopo essere tornati in libertà,
hanno ripreso a delinquere in particolare nel campo delle rapine e del traffico
di droga. Queste persone costituiscono spesso, come in passato, un punto di
contatto con esponenti mafiosi e si segnalano per i gravi reati contro il
patrimonio: rapine, anche con armi da guerra, furti aggravati, traffico
internazionale di droga e riciclaggio.
Infine si conferma la presenza di gruppi criminali di origine straniera che
gestiscono in forme più o meno articolate specifiche attività legate ai traffici di
stupefacenti (albanesi, nordafricani, nigeriani) e di persone per la
prostituzione (albanesi, rumeni, cinesi).
La cronologia.
Ci sono stati numerosi episodi che confermano la presenza di soggetti collegati
a gruppi mafiosi. Questa presenza si è manifestata in particolare nelle seguenti
vicende.
Arresti di mafiosi e di pericolosi latitanti
Luglio 2010 - A Chioggia viene arrestato Antonio Barra, esponente del clan di
camorra Moccia, accusato di coordinare il racket delle pizzerie tra le province di
Treviso e Venezia.
Luglio 2011 - A Verona viene arrestato Domenico Multari, crotonese, residente a
Gazzo Veronese (Vr), appartenente al clan della n'drangheta Dragone. Multari
risulta aver precedenti per sequestro di persona, omicidio colposo, bancarotta
fraudolenta e ricettazione. Tra i beni posti sotto sequestro risulta una quota
rilevante di Real Costruzioni, società con sede a Verona.
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Gennaio 2012 - A Brugine, in provincia di Padova, viene arrestato Nicola
Imbriani, ritenuto esponente di spicco del clan camorristico “Polverino”. Imbriani
è accusato anche di avere reinvestito in Veneto nel settore dell’edilizia privata i
proventi delle attività criminali del gruppo. Con lui sono arrestate due persone
accusate di aver favorito la latitanza.
Marzo 2012 - A Preganziol, in provincia di Treviso, viene arrestato Valerio
Crivello, accusato di tentato omicidio e di appartenere alla ‘ndrangheta.
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Settembre 2012 - A Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, viene arrestato
Rosario Lo Nardo, appartenente al clan mafioso “Fidanzati” di Palermo. Nel
novembre 2010 a Galliera Veneta, in provincia di Padova, era stata arrestata la
figlia Caterina nell’ambito di un’indagine contro un’organizzazione che, in
collegamento con la mafia, riciclava nell’usura proventi di rapine.
Gennaio 2013 - Sergi Vitali, condannato per un efferato delitto, durante un
permesso premio fugge dal carcere di Padova con l’aiuto della Sacra corona
unita e viene ripreso dopo due mesi. La fuga evidenzia una presenza
dell’organizzazione mafiosa a Padova.
Giugno 2014 - Viene arrestato a Mestre Vito Galatolo, figlio del boss mafioso
Vincenzo, per avere riciclato proventi illeciti attraverso scommesse sulle partite
di calcio. Nei mesi successivi vengono indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa diversi operatori economici e liberi professionisti siciliani
e veneziani che avevano avuto contatti con Galatolo. In particolare nel maggio
2015 sono stati arrestati alcuni professionisti residenti in Veneto con l’accusa di
avere costituito insieme a Galatolo un’associazione criminale per eseguire
rapine.
Settembre 2014 - In provincia di Verona vengono arrestate 10 persone collegate
alla Sacra corona unita pugliese.
Ottobre 2014 - La Dda di Reggio Calabria, nell’ambito di un’operazione contro
un’associazione mafiosa controllata dalla famiglia di ‘ndrangheta Pesce, che ha
portato all’arresto di 12 persone, al sequestro di 23 società e alla confisca di
beni per 56 milioni, dispone l’arresto di Giuseppe Franco che opera nella
provincia di Verona. Franco è accusato di avere costituito, attraverso alcune
cooperative, i collegamenti tra la criminalità organizzata calabrese e il territorio
veronese utilizzato per evadere il fisco e riciclare denaro.
Gennaio 2015 - Il 28 gennaio la Dda di Bologna dispone l’arresto di 117 persone
e 46 fermi in tutta Italia e il sequestro di beni per circa 100 milioni. Tra gli
arrestati ci sono 8 residenti in Veneto che svolgevano attività economiche nella
regione: Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), Andrea Bighignoli,
residente a Verona, Salavatore Grossetti, residente a Montecchia di Corsara
(Vr), Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), Salvatore Lerose, residente a
Oppeano (Vr), Raffaele Oppido, domiciliato a Roverchiara (Vr), Sergio
Bolognino, residente a Rosà (Vi), Francesco Frontera, residente a Orgiano (Vi).
Bolognino, Cappa, Gullà, Lerose e Frontera sono accusati di associazione di
stampo mafioso; Grossetti, e Lerose di estorsione e usura, Oppido, Cappa e
Bolognino, di riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita.
La famiglia Bolognino è stata protagonista di un precedente tentativo di inserirsi
in un’azienda di Galliera veneta in provincia di Padova. Al centro dell’indagine
della Dda c’è il fallimento della Rizzi costruzioni di Verona che vide coinvolto per
reati contro il patrimonio Giovanni Barone, nel 2011 socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
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Maggio 2015 - Il 14 maggio è stato arrestato a Venezia Saverio De Martino su
ordine della procura di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta.
De Martino è un imprenditore nel settore edile e dell’intermediazione immobiliare
a Venezia.
Agosto 2015 - Il 3 agosto a Conche di Codevigo, in provincia di Padova, viene
arrestato Giovanni Loretta, autotrasportatore, accusato di favoreggiamento
aggravato dalla modalità mafiosa per avere agevolato la latitanza di Matteo
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Messina Denaro. Loretta era in viaggio verso il mercato ittico di Chioggia e si
era fermato a Codevigo per una sosta in un albergo locale.
Novembre 2015 - Il 5 novembre a Treviso sono stati arrestati il titolare, Pierluigi
Dal Ben, e l’amministratrice, Cosima Gigantiello, dei magazzini Dal Ben Tre.
Nell’indagine per bancarotta fraudolenta, collegata al fallimento della società, è
coinvolto anche Paolo Signifredi, già detenuto con l’accusa di riciclaggio
nell’ambito di inchieste sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Reggio Emilia,
Brescia e Mantova.
Gennaio 2016 - Il 20 gennaio la procura di Palmi (Rc) ha ordinato l’arresto a
Cortina d’Ampezzo di Daniele Misiano per gravi reati contro il patrimonio e
lesioni. L’arrestato è considerato un affiliato alla ‘ndrangheta.
Aprile 2016 - Il 14 aprile la Dda di Trieste ha arrestato Antonio Bartucca,
Giovanni Spadafora e Lorenzo Ceoldo con l’accusa di spaccio di droga e false
fatturazioni. I tre utilizzavano come copertura e magazzino un’impresa di Vigonza
(Pd). Secondo l’accusa Bartucca e Spadafora sono collegati con la ‘ndrangheta.
Il 27 aprile il tribunale di Brescia ha condannato Paolo Signifredi a 6 anni di
reclusione per estrosione e associazione di stampo mafioso nell’ambito del
processo Pesci contro il gruppo della ‘ndrangheta attivo in Emilia, Lombardia
meridionale e Veneto.
Il 28 aprile la procura di Treviso ha arrestato per bancarotta fraudolenta Paolo e
Stefano Zanatta e Paolo Signifredi, già detenuto. I tre sono accusati nell’indagine
sul fallimento delle officine Zanatta di Falzè di Trevignano (Tv). Signifredi è un
elemento di rilievo nelle strategie della ‘ndrangheta per operare in Veneto: ha
svolto ruoli di amministratore e liquidatore in 20 società della regione con
l’obiettivo di favorire gli affari di persone collegate alla criminalità organizzata.
Giugno 2016 - Il 9 giugno a Sant’angelo di Piove di sacco (Pd) un attentato di
origine dolosa ha distrutto il centro commerciale “Sorelle Ramonda”.
Il 24 giugno la procura di verona ha disposto l’arresto di 7 persone originarie
della Calabria per reati economici aggravati dalle minacce. Oltre agli arresti
sono state indagate 18 persone per truffa, estrosione, riciclaggio.
Luglio 2016 - Il 4 luglio il tribunale di Padova ha condannato per bancarotta
fraudolenta nella gestione della Tpa trituratori di Santa Giustina in colle (Pd)
Franco Caccaro a 4 anni e 6 mesi di reclusione e Cipriano Chianese a 3 anni.
La condanna conferma le realzioni criminali tra Caccaro e Chianese, che è
considerato uno degli inventori delle ecomafie legato alla camorra casalese.
Indagini principali
Ottobre 2011 - Giuseppe Salvatore Riina, condannato a 8 anni e 10 mesi per
associazione mafiosa, e figlio del capo mafia condannato per le stragi
dell’estate 1992 e per altri gravi reati, sceglie di scontare la parte finale della
pena in affidamento ai servizi sociali a Padova.
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Aprile 2012 - La procura di Venezia interrompe l’assegnazione di un appalto di
76 milioni di euro del servizio sanitario regionale veneto per prestazioni
assicurative. Secondo l’accusa la City insurance, società rumena vincitrice della
gara, era in collegamento con alcuni soggetti collegati alla camorra. L’Isvap ha
successivamente vietato alla società di assumere nuovi contratti in Italia.
Maggio 2012 - 13 persone residenti nel Veneto orientale vengono arrestate per
aver costituito un’associazione criminale legata alla camorra. Tra gli arrestati ci
sono Mauro Bugno, ex presidente del San Donà Calcio di San Donà di Piave,
Federico Marchesan, vicedirettore del Banco veneziano di Caorle, Antonio
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Pacifico di Eraclea, Franco Crosariol di San Stino di Livenza.
Giugno 2012 -Tra Treviso e Venezia vengono arrestate 11 persone per illeciti
nella gestione dell’emergenza rifiuti a Napoli. Si tratta dei vertici della società
Enerambiente a partire dall’imprenditore veneziano Stefano Gavioli. L’accusa è
di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso in
bilancio, ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio.
A Padova vengono arrestati Franco Caccaro, Nicoletta Zuanon e Cipriano
Chianese. L’accusa è di bancarotta fraudolenta, accesso abusivo al credito e
falsificazione di comunicazioni societarie per la gestione e il fallimento delle
società Tecnologie Per l’Ambiente (TPA) srl e TPA Trituratori srl di Santa
Giustina in Colle. Chianese, imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti e
già titolare della Resit srl, è al centro di numerose inchieste per appartenenza
alla camorra casalese.
Vengono sequestrati diversi immobili dell’imprenditore Michele Pezzone,
secondo l’accusa, legato al clan camorristico “Schiavone”. Tra gli immobili ci
sono un negozio a Bagnoli (PD), un’abitazione a Ponte San Nicolò (PD), e
diverse proprietà a Jesolo e a San Donà di Piave (VE).
Ottobre 2012 - A Verona viene arrestato Giovanni Barone con l’accusa di
bancarotta fraudolenta nel fallimento della Rizzi costruzioni srl. Barone, coinvolto
nell’operazione “Tenacia” della DIA di Milano contro le infiltrazioni della
’ndrangheta in Lombardia, dal luglio 2011 è stato socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
Dicembre 2012 - Il tribunale di Venezia condanna 22 persone, arrestate
nell’aprile 2011 con l’operazione “Serpe”, per associazione a delinquere di
stampo mafioso, estorsione, sequestro di persona e usura. L’associazione,
guidata da Mario Crisci, condannato a 17 anni e 8 mesi di carcere, è collegata al
clan dei casalesi. La sentenza è confermata con condanne complessive a più di
120 anni di carcere per la stragrande maggioranza degli imputati in Appello nel
2014 e in Cassazione nel 2015.
Aprile 2013 - La Dda di Palermo dispone l’esecuzione di perquisizioni e la
notifica di diverse informazioni di garanzia disarticolando un’associazione
mafiosa, collegata alla cosca “Acquasanta” di Palermo, operante in Veneto e in
Sicilia attraverso il riciclaggio e l’infiltrazione nei cantieri navali. A Galliera
Veneta, in provincia di Padova, alcuni esponenti della famiglia Bolognino, con
precedenti penali per i legami con la ’ndrangheta, cercano di acquistare la GS
scaffalature e automazioni srl attraverso la partecipazione in altre società.
Maggio 2013 - A Limena, in provincia di Padova, viene perquisita la SC
costruzioni di Cristian Sicari, che è ritenuto dall’accusa il prestanome di Antonio
Mario Tripodi, collegato alla ‘ndrangheta di Vibo Valentia. La società è stata
sequestrata nel luglio 2014.
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Giugno 2013 -Nell’ambito dell’inchiesta per riciclaggio sui fondi gestiti dal
tesoriere nazionale della Lega Nord, Francesco Belsito, in rapporto con alcuni
soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta, viene indagato l’imprenditore padovano
Stefano Bonet, titolare della Polare scarl di Padova.
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Luglio 2013 - A Rovigo, nell’ambito di un’indagine del tribunale di Napoli contro
un traffico internazionale di stupefacenti gestito da clan della camorra, viene
arrestato un commerciante ritenuto il corriere per la zona del Polesine.
Febbraio 2014 - La procura della Repubblica di Verona dispone l’arresto di Vito
Giacino e, nell’ambito della stessa inchiesta, gli arresti domiciliari di Alessandra
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Lodi, avvocato e moglie di Giacino. A Giacino, vicesindaco e assessore
all’urbanistica del comune di Verona, viene contestato il reato di concussione
continuata dal 2008 al 2013. Al centro delle indagini ci sono anche i rapporti tra
Giacinto e la Soveco spa.
Tale ditta, con sede a Verona, è una delle principali imprese di costruzioni
operanti negli appalti pubblici del territorio di Verona e partecipa alla
realizzazione del traforo delle Torricelle, del filobus, di tre impianti di biogas, di
parcheggi e centri commerciali e della ristrutturazione dell’ospedale di
Peschiera. Antonio Papalia, ex marito di una dei proprietari di Soveco, è
sospettato di essere il socio occulto della spa. Papalia è stato coinvolto nel 1989
in un’indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia e ha precedenti
penali.
Nel mese di dicembre Giacinto e Lodi sono stati condannati, rispettivamente a 5
anni e a 4 anni di reclusione, per concussione e induzione a dare o promettere
utilità.
Giugno 2014 - La procura de L’Aquila dispone l’arresto di 7 persone, accusate
di essere collegate alla camorra, che riciclavano al casinò di Venezia i proventi
di estorsioni operate nei cantieri per la ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Luglio 2014 - Sandro Rossato è arrestato a Padova per associazione mafiosa e
altri reati contro il patrimonio. Rossato è accusato insieme ad altre 22 persone
per avere gestito, attraverso alcune società, lo stoccaggio e il trattamento di
rifiuti favorendo le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nei servizi pubblici
di gestione delle discariche.
Sui rapporti tra Rossato e la criminalità organizzata è intervenuta la
Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti che nella sua relazione sulla regione Calabria del maggio 2011 ha spiegato
che alcune cosche della ‘ndrangheta hanno costituito con Rossato società per
entrare nella gestione ciclo dei rifiuti: “dal quadro probatorio – quale acclarato da
una sentenza del tribunale di Reggio Calabria che, nel dicembre 2008, ha
condannato tutti gli imputati per associazione mafiosa – risulta l’inserimento
mafioso negli appalti dei comuni del territorio reggino. Invero, alcuni imprenditori,
gli Alampi, specializzati nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, in
collegamento con la cosca mafiosa dei Libri, avevano costituito delle società ad
hoc (la Edilprimavera, la Rossato Fortunato ed altre ancora) per effettuare tali
attività” (pag.112, Relazione Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti maggio 2011).
La relazione proseguiva spiegando che “Le discariche di Motta San Giovanni
(Rc) e di Gioia Tauro (Rc) venivano gestite da un’ATI appositamente costituita
nels settembre del 1999, composta dalla capogruppo “Rossato Fortunato srl”,
società con sede in Pianiga (Ve) operante nel settore dello smaltimento di rifiuti
solidi, anch’essa in possesso dell’iscrizione all’Albo nazionale degli smaltitoti e
dalla Edilprimavera srl, con sede in Reggio Calabria, società impegnata nel
settore dell’edilizia e riconducibile alla famiglia Alampi”. (pag.115 della citata
relazione).
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Dicembre 2014 - Nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale vengono coinvolte
alcune società operanti in provincia di Padova. La procura di Roma sequestra la
Terni scarl e la Bellolampo scarl, entrambe con sede a Limena, e riconducibili a
Riccardo Mancini, arrestato e indagato per associazione mafiosa. Le due
società sono di proprietà della Società Generale rifiuti srl e della Intercantieri
Vittadello spa. A Montegrotto dal 2010 svolge il servizio di manutenzione
dell’illuminazione pubblica la Marco Polo spa che è amministrata da un soggetto
indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta mafia capitale.
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26-07-2016
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Gennaio 2015 - Il 30 gennaio la Dda di Venezia dispone il sequestro di beni per
130 milioni gestiti, secondo l’accusa da Francesco Manzo, residente a Padova,
con diversi precedenti penali per furto, truffa in concorso, associazione per
delinquere, bancarotta fraudolenta, porto illegale di armi, e sospettato dagli
inquirenti di avere relazioni con gruppi legati alla camorra campana e con
appartenenti alla ex mafia del Brenta.
Tra i beni sequestrati ci sono 350 unità immobiliari tra cui 40 appartamenti nel
grattacielo Belvedere davanti alla stazione di Padova, la torre direzionale in
costruzione nella zona industriale di Padova, diversi appartamenti e un castello a
Ponte nelle Alpi. La vicenda indica la facilità con cui persone sospettate di
legami con la criminalità organizzata entrano in relazione con l’economia e
l’impresa locale.
Un pregiudicato, apparentemente privo di capitali a lui riconducibili, è riuscito a
farsi erogare ingenti prestiti da istituti bancari, ad acquistare a prezzi
elevatissimi numerosi beni e ad avviare la realizzazione tramite l’Interporto di
Padova di una struttura immobiliare molto onerosa che, fino a quel momento, non
aveva attratto l’interesse delle principali imprese di costruzioni. In maggio il
tribunale di Padova ha revocato il sequestro dei beni riferibili a Manzo. Gli
accertamenti dell’autorità giudiziaria sono ancora in corso.
La relazione della Dia del I semestre 2015 descrive così il caso Manzo: “Il 23
gennaio 2015 il tribunale di Padova ha emesso il decreto di sequestro di un
ingente patrimonio costituito da società, beni mobili ed immobili, conti correnti,
facente capo ad un soggetto, residente a padova, legato ad un gruppo criminale
dell’agro nocerino sarnese, provincia di Salerno, indiziato di riclare denaro per
conto di diverse organizzazioni di quella zona (operazione “Grattacielo”). I beni,
intestati a diversi soggetti, molti dei quali originari dell’agro nocerino sarnese,
sono risultati ubicati sia in Veneto che in altre regioni (Friuli Venezia Giulia,
Emilia Romagna, Lazio, Campania)”.
Luglio 2015 - Nell'ambito dell'inchiesta, denominata operazione Gambling,
coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, sono stati eseguiti due provvedimenti
cautelari nei confronti degli avvocati veneti Andrea Vianello e Marco Colapinto,
con l'accusa di associazione a delinquere, esercizio abusivo di attività di gioco e
di scommessa e truffa ai danni dell'Agenzia delle entrate.
I due sono considerati dagli inquirenti gli artefici di un complesso sistema
costruito per ripulire il denaro di provenienza illecita della ’ndrangheta facendolo
transitare da Malta e da altri paradisi fiscali come Antille olandesi, Panama e
Romania, tramite società estere di diritto maltese per esercitare abusivamente
l'attività di gioco e delle scommesse in Italia eludendo la normativa fiscale e antiriciclaggio. Per l’accusa i legali sarebbero tra i fautori di avventure societarie
intraprese sfruttando le normative di favore, appoggi istituzionali e il
coinvolgimento di personaggi legati alle cosche di riferimento come le famiglie di
‘ndrangheta Ficara, Alvaro e Pesce.
Agosto 2015 - Il 10 agosto a Spresiano (Tv) il ristorante “Divino gourmet” viene
colpito da un attentato incendiario: prima un’auto rubata ha sfondato una vetrata
e poi gli interni del locale sono stati cosparsi di benzina e incendiati.
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Ottobre 2015 - Nell’ambito dell’indagine “Aemilia” vengono sequestrate due
aziende situate in provincia di Verona: Secav sr, con sede a Roverchiara e Sime
srl. con sede a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Le imprese sono considerate
sotto il controllo di esponenti criminali. Risulta di particolare interesse la vicenda
della Sime.
Due arrestati nell’operazione “Aemilia” avevano trasferito l’impresa dalla
provincia di Reggio Emilia a quella di Verona per continuare a delinquere. La
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scelta era stata motivata dalle caratteristiche del territorio veronese: minori
controlli e presenza di una rete di relazioni favorevoli per proseguire le attività
criminali.
Nei mesi precedenti il nuovo prefetto di Verona, entrato in carica a luglio, ha
emanato diverse interdittive, in particolare nei confronti della Nico.fer e della
Gri.Ka, imprese da tempo ritenute in contatto con esponenti della ‘ndrangheta
arrestati nell’indagine “Aemilia”.
Novembre 2015 - Nel mese di novembre il prefetto di Verona ha emesso due
interdittive antimafia nei confronti di Francesco Piserà, titolare della Gfa di
Bardolino e gestore di diversi locali nei comuni della zona del lago di Garda e
degli impianti di risalita a San Giorgio di Bosco Chiesanuova e di Maria Anna
Vaccaro, titolare di una tabaccheria a Verona.
Il 27 novembre sono stati confiscati beni per 7 milioni di euro a società di
proprietà di Giuseppe Faro e dei suoi familiari. I beni erano già stati posti sotto
sequestro nel febbraio 2013 nell’ambito di un’indagine della Dia di Catania Tra i
beni confiscati ci sono quote della Edil Guizza srl di Padova, della Teolo
Residence e della 3MG Immobiliare di Albignasego (Pd) e della Ediladriatica srl
di Cona (Ve).
Dicembre 2015 - Il 5 dicembre la Dda di Venezia ha smantellato
un’organizzazione gestita da esponeneti della ‘ndrangheta che gestiva il traffico
di cocaina tra Colombia, Calabria, Lombardia e Veneto. Tra le 9 persone
arrestate ci sono Attilio Vittorio Violi, residente a Marcon (Ve) e Santo Morabito,
considerati i capi del gruppo criminale.
Gennaio 2016 - La Dda di Brescia, nell’ambito dell’inchiesta contro la presenza
della ‘ndrangheta nelle province di Mantova, Cremona e Verona, ha chiesto il
rinvio a giudizio per 27 persone tra le quali il commercialista Attilio Fanini di
Bussolengo (Vr) e Moreno Nicolis, l’imprednitore della Nicofer al centro
dell’indagine Aemilia. Nicolis è accusato di tentata estrosione e di avere
esercitato esplicite minacce avvalendosi della forza d’intimidazione derivante
dall’apparetenenza a un’associazione mafiosa per farsi cedere gratuitamente
degli appartamenti.
La prefettura di Treviso ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di
Gerardo Palumbo, imprenditore campano attivo a Vedelago (Tv), accusato di
avere rapporti con la criminalità organizzata casalese.
Aprile 2016 - Il 12 aprile il Comune di Padova interrompe il contratto con la Pi.Ca
Holding srl che sta realizzando l’asilo in via del Commissario. L’impresa infatti ha
avuto l’interdittiva antimafia dalle prefetture di Milano e Modena nell’ottobre
2015. Non si comprendono le ragioni del ritardo con cui l’interdittiva ha avuto
efficacia a Padova.
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Il 23 aprile la sentenza con rito abbreviato nel processo “Aemilia” conferma
l’insediamento della ‘ndrangheta in diverse zone dell’Emilia e del Veneto. Infatti
tra i condannati ci sono anche quattro criminali residenti e attivi nella nostra
regione: 9 anni e 4 mesi a Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), 4 anni a
Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), 8 anni e 10 mesi a Francesco
Frontera, residente a Orgiano (Vi), 2 anni e 9 mesi a Raffaele Oppido,
domiciliato a Roverchiara (Vr). Tra i condannati ci sono anche Giulio (4 anni) e
Giuseppe (12 anni e 6 mesi) Giglio, collegati con i fratelli Bolognino nella
gestione della Gs scaffalature di Galliera veneta.
Maggio 2016 - La Dda di Napoli ha arrestato Marco Cascella, ex amministratore
della Lande spa, e altre 8 persone nell’ambito di un’indagine per corruzione e
turbativa d’asta per agevolare la camorra casalese. Lande spa gestisce in
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Veneto gli appalti per il Passante verde di Mestre e per le bonifiche del
petrolchimico
di Marghera.
Giugno 2016 - Il prefetto di Verona ha emesso due interdittive verso imprese
collegate con la ‘ndrangheta: Albi service e noleggi di Sommacampagna, AGL
group srl di Nogarole Rocca".
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
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Lecco, commercialisti praticanti in tribunale
Lecco (Lècch) - Firmata una convenzione tra l’Ordine dei
Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della Provincia
di Lecco e il Tribunale di Lecco, relativa alla formazione e
all’orientamento dei praticanti dottori commercialisti. Il
documento è stato sottoscritto dal presidente dell’Odcec
dottor Antonio Rocca e dal presidente del Tribunale di Lecco
dottor Ersilio Secchi.
ESAME. I praticanti dell’Ordine lecchese potranno così svolgere una
parte del periodo di pratica necessario per l’iscrizione all’esame di
Stato (fino a dodici mesi su diciotto) presso gli uffici del Tribunale in
ambito concorsuale e per le esecuzioni immobiliari.
Clicca per ingrandire e vedere tutte le foto
SELEZIONE. «Ogni praticante (che potrà candidarsi per questa attività presso l’Ordine e verrà selezionato
da una apposita Commissione) sarà affidato a un magistrato con il quale collaborerà nell’analisi e nella
elaborazione delle pratiche – entra nei dettagli Rocca – In questo modo potrà svolgere direttamente sul
campo il proprio percorso formativo finalizzato al praticantato e all’esame di Stato. I nostri giovani, fornendo
un utile supporto operativo al tribunale, potranno avere un’occasione di formazione davvero unica. Oltre a
ciò il praticante avrà anche un commercialista come tutor».
CONTRIBUTO. «Da parte sua il Tribunale di Lecco, che soffre delle stesse carenze di organico lamentate
da altre realtà in Italia, potrà contare sul supporto dei praticanti che – ne sono certo – daranno un contributo
essenziale», aggiunge il presidente Secchi. L’accordo rappresenta anche un investimento di lungo periodo:
«Le informazioni che questi giovani acquisiranno durante questo percorso li renderanno di certo
professionisti più preparati e quindi, in futuro, la società avrà un ritorno da questa collaborazione del nostro
Tribunale con l’Ordine dei Commercialisti».
NORME. La convenzione sottoscritta, che si colloca nell’alveo di analoghe intese concluse altrove tra gli
Odcec e gli Uffici giudiziari, detta precise norme comportamentali al fine di garantire, con la formazione dei
tirocinanti, l’osservanza di ineludibili obblighi di riservatezza a carico degli stessi e prevenire potenziali
situazioni di conflitto di interessi derivanti dallo svolgimento della pratica professionale. La convenzione avrà
durata biennale e sarà operativa dal mese di settembre 2016. Possono essere ammessi i praticanti muniti di
laurea quinquennale.
Nella foto: Rocca e Secchi.
26 luglio 2016
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© Corriere di Lecco. | Testata giornalistica quotidiana. | Direttore responsabile: Giulio Ferrari. | Reg. Trib. di Lecco n°. 2/2012. | P.I.: 07709050962 | Gerenza
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Rendiconto 2015, arriva il commissario da Palermo
Senza approvazione rischio scioglimento Consiglio
LUISA SANTANGELO 26 LUGLIO 2016
ECONOMIA – A vigilare sull'approvazione del documento contabile del Comune di Catania sarà
Carlo Domenico Turriciano, componente dell'u
cio ispettivo regionale alle Autonomie locali.
Che ha comunicato con una nota il suo insediamento a Palazzo degli elefanti. Dove rimarrà
no
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alla votazione del bilancio consuntivo
A vigilare sull'approvazione del rendiconto 2015 del Comune di Catania sarà
Carlo Domenico Turriciano. Con una nota di usa ai consiglieri comunali, il
componente dell'u
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cio ispettivo dell'assessorato regionale alle Autonomie
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26-07-2016
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locali ha comunicato il suo insediamento a Palazzo degli elefanti. Sarà lui a
controllare che il senato cittadino approvi, entro 30 giorni dall'inserimento
nell'ordine del giorno, il bilancio consuntivo dell'anno appena passato. Anche
stavolta, in ritardo rispetto al limite del 30 aprile imposto dalla legge. «I
signori consiglieri - si legge nel decreto regionale con il quale Turriciano viene
nominato - dovranno essere formalmente avvertiti che l'infruttuosa
decorrenza del termine assegnato comporterà l'azione sostitutiva del
commissario e il conseguente avvio delle procedure di sospensione del
Consiglio comunale e del successivo scioglimento».
La spada di Damocle, però, prima che sui consiglieri, pende sul collegio dei
revisori dei conti del Comune di Catania. Solo una settimana fa i componenti
dell'organo di revisione etneo - Fabio Sciuto, Francesco Battaglia e
Massimiliano Lo Certo - avevano inviato agli u
ci comunali un documento
all'interno del quale chiedevano chiarimenti proprio sul consuntivo 2015. Un
elenco di sette voci rispetto alle quali, secondo gli esperti contabili, sarebbero
state necessarie precisazioni e integrazioni al
ne di permettere la
formulazione del parere collegiale. Uno strumento necessario perché il
rendiconto venga poi inviato alle commissioni consiliari e al successivo esame
del senato cittadino.
A Catania, quindi, Turriciano troverà un documento contabile che non ha
ancora incassato il parere dei revisori e dovrà, secondo quanto disposto da
Palermo, avviare «speci ca attività sollecitatoria». Un punto al quale però non
si dovrebbe arrivare. «Siamo in dirittura d'arrivo», sostiene Sciuto,
presidente del collegio dei revisori contabili del Comune catanese. «Gli u
ci
hanno risposto alle nostre richieste e nei prossimi giorni, non so se già
domani o dopodomani, saremo in grado di consegnare il parere»,
dichiara. Una volta che il consuntivo sarà stato valutato dai contabili
dell'amministrazione, «il commissario provvederà a convocare il Consiglio
comunale e ad assegnare un termine massimo di 30 giorni, dalla data della
prima adunanza, entro il quale il Consiglio dovrà provvedere alla deliberazione
del documento
nanziario».
«Nell'ipotesi in cui il Consiglio abbia già deliberato di non approvare la
proposta di deliberazione relativa al rendiconto di gestione 2015 - prosegue la
nota regionale - il commissario, dopo avere valutato gli eventuali rilievi dei
consiglieri, dovrà avviare una nuova sessione consiliare». E così
no
all'approvazione del consuntivo, ma sempre entro 30 giorni dalla prima seduta
di Consiglio comunale utile. Il mancato rispetto delle scadenze comporterà non
solo che il bilancio consuntivo sarà approvato dal commissario Carlo
Domenico Turriciano, ma anche il concreto rischio di sospensione e
082243
scioglimento del Consiglio comunale. Una minaccia che non riguarda solo il
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Comune di Catania ma anche altre 40 amministrazioni della provincia etnea
che ancora non hanno votato il documento contabile. Necessario per ottenere
i trasferimenti dallo Stato.
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Brune a: Banche, “Per salvare MPS Renzi pronto a
sacrificare pensionati italiani”
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Brunetta: Banche, “Per salvare MPS Renzi
pronto a sacrificare pensionati italiani”
Brunetta: Banche, “Renzi-Padoan
irresponsabili, vengano in Parlamento”
Brunetta: Referendum, “Sondaggi univoci,
‘NO’ in crescita,’SI’ in picchiata”
Brunetta: Banche, ” Quando ci sono troppe
rassicurazioni qualcosa non va”
Brunetta: Rai, ” Stipendi oltre tetto 240 mila
euro? Colpa del governo Renzi”
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Dichiarazione dell’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia:
“Alert: per salvare Monte dei Paschi di Siena Renzi è pronto a sacrificare le pensioni
di un milione e mezzo di pensionati italiani: notai, avvocati, geometri, ragionieri, periti
commerciali, periti industriali, dottori commercialisti, biologi, consulenti del lavoro,
farmacisti, agrotecnici e periti agrari, medici, psicologi, veterinari, agronomi, forestali,
attuari, chimici, geologi, ingegneri, architetti, giornalisti, liberi professionisti,
infermieri, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia, spedizionieri doganali,
rappresentanti e agenti di commercio.
A ciascuno di essi, infatti, il governo intende chiedere un contributo di oltre 330 euro
(totale 500 milioni) da conferire nel Fondo cosiddetto ‘Atlante 2’, che dovrebbe
acquistare i crediti deteriorati di Monte dei Paschi. Il milione e mezzo di pensionati
italiani lo sa che Renzi vuole sfilare alle loro casse previdenziali questi soldi?
Fondo che, tra l’altro, dovrebbe godere anche della garanzia dello Stato, per cui oltre
ai pensionati finiranno per dover pagare tutti i contribuenti.
Il tutto perché Renzi vuole evitare di perdere consenso con un eventuale bail-in, che
aprirebbe nel governo un secondo ‘caso Etruria’. Ormai non gliene va bene più una”.
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Banche, commercialisti: “Nostre
casse non sono mucche da mungere,
non diamo un euro per salvataggi”
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Numeri & News
Altolà dell'Adc dopo la decisione dell'associazione degli enti
pensionistici privati di spingere per un investimento degli enti
nel fondo che si appresta a tentare l'ennesimo salvataggio del
Monte dei Paschi di Siena
di F. Q. | 26 luglio 2016
COMMENTI
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Francia, prete sgozzato
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La strage dei cristiani Da padre
Dall’Oglio agli orrori di Boko
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alle Casse di previdenza dei professionisti di contribuire al Fondo
salva banche Atlante” e alla “approvazione, ieri, da parte
dell’Adepp“, l’Associazione degli Enti pensionistici, di “una delibera
che sostiene l’intervento”. Le Casse, prosegue la missiva, “non sono
mucche da mungere”, eppure “la sensazione è che si pensi che i loro
patrimoni siano dei gioiellini del sistema previdenziale italiano, in
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“Non consentiremo che neanche un euro del patrimonio della
nostra Cassa sia distratto dallo scopo cui è destinato”, cioè “erogare
assistenza e previdenza adeguata ai dottori commercialisti“.
E’ quanto si legge in una lettera aperta che l’Adc (Associazione
dottori commercialisti) ha inviato al presidente del Consiglio
Matteo Renzi e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan,
in relazione alle “notizie secondo le quali il Governo avrebbe chiesto
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Pag. 71
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26-07-2016
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cui sia custodito un tesoretto, cui attingere in caso di bisogno, come
fatto sino ad ora con la tassazione dei rendimenti degli
investimenti, spending review e balzelli vari”. Perciò, l’Adc “invita il
Governo, gli organi delle Casse, e in particolare il Consiglio di
amministrazione e l’Assemblea dei delegati della Cassa dei
dottori commercialisti (Cnpadc)” a “non perdere di vista che
l’unico scopo sostanziale e di legge degli Enti è garantire il futuro
previdenziale ed assistenziale dei professionisti”, che “non può
esser messo in pericolo in alcun modo, tanto meno per fungere da
stampella ad operazioni di salvataggio di pezzi del sistema
bancario italiano, la cui soluzione deve essere trovata con
strumenti suoi propri“.
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tagliare 170 manager: indennità
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Banca Popolare di Vicenza,
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Confindustria Veneto
di F. Q. | 26 luglio 2016
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Crescita, Ufficio parlamentare
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Merate, forza con il furgone un posto
di blocco: i carabinieri sparano
2 min
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Lecco, 26 luglio 2016 - E' stata firmata lunedì 25 luglio la convenzione tra
l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della Provincia
di Lecco e il Tribunale di Lecco relativa alla formazione e all’orientamento
dei praticanti dottori commercialisti. Il documento è stato sottoscritto dal
presidente dell’Odcec Antonio Rocca e dal presidente del Tribunale di Lecco
Ersilio Secchi.
CRONACA
Fermato dai carabinieri pirata della
strada di Merate
I praticanti dell’Ordine lecchese potranno così svolgere una parte del
periodo di pratica necessario per l’iscrizione all’esame di Stato presso gli
uffici del Tribunale in ambito concorsuale e per le esecuzioni
immobiliari. “Ogni praticante sarà affidato a un magistrato con il quale
collaborerà nell’analisi e nella elaborazione delle pratiche – entra nei
dettagli Rocca – In questo modo potrà svolgere direttamente sul campo il
CRONACA
proprio percorso formativo finalizzato al praticantato e all’esame di Stato. I
Ritrovato a Calco il furgone che ha
seminato il panico a Merate
nostri giovani, fornendo un utile supporto operativo al tribunale, potranno
avere un’occasione di formazione davvero unica. Oltre a ciò il praticante
avrà anche un commercialista come tutor”.
“Da parte sua il Tribunale di Lecco, che soffre delle stesse carenze di
organico lamentate da altre realtà in Italia, potrà contare sul supporto dei
praticanti che – ne sono certo aggiunge il presidente Secchi – daranno un
CRONACA
contributo essenziale”. L’accordo rappresenta anche un investimento di
Bagnante ferito: caccia al «natante
pirata»
lungo periodo: “Le informazioni che questi giovani acquisiranno durante
questo percorso li renderanno di certo professionisti più preparati e quindi,
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in futuro, la società avrà un ritorno da questa collaborazione del nostro
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Tribunale con l’Ordine dei Commercialisti”.
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La convenzione avrà durata biennale e sarà operativa dal mese di settembre
2016.
Possono essere ammessi i praticanti muniti di laurea quinquennale.
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Firenze Bari Brescia La più letta in Italia
Banche, commercialisti: “Nostre casse
non sono mucche da mungere, non
diamo un euro per salvataggi”
Home / Il Fatto Quotidiano / Notizie del giorno
Altolà dell'Adc dopo la decisione dell'associazione degli enti pensionistici privati di
spingere per un investimento degli enti nel fondo che si appresta a tentare
l'ennesimo salvataggio del Monte dei Paschi di Siena
“Non consentiremo che neanche un euro del patrimonio della nostra Cassa sia distratto dallo
scopo cui è destinato”, cioè “erogare assistenza e previdenza adeguata ai dottori commercialisti“.
E’ quanto si legge in una lettera aperta che l’Adc (Associazione dottori commercialisti) ha inviato
al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in
relazione alle “notizie secondo le quali il Governo avrebbe chiesto alle... la provenienza: Il Fatto Quotidiano
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dopo i ghiacciai della Groenlandia
anche le nuvole cambiano forme e
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non sono mucche da mungere, non
diamo un euro per salvataggi”
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Firenze Bari Brescia La più letta in Genova
Dopo la ‘riunificazione’ di Chiavari i
commercialisti genovesi salgono a quota
1800
Home / Notizie Genova / Genova 24
Genova. Salgono a quota 1.800 gli iscritti all’ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di
Genova. In data 14 luglio 2016, il Consiglio dell’Ordine ha infatti deliberato il trasferimento dei
240 professionisti precedentemente iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili di Chiavari.
Si conclude così un iter iniziato tre anni fa con la soppressione del Tribunale di Chiavari e il suo
accorpamento in quello di Genova, in base al... la provenienza: Genova 24
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(AGI) - Roma, 26 lug. - "Alert: per salvare Monte dei Paschi di Siena
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I SONDAGGI DEL GIORNO
26 Luglio 2016
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VIAGGI
Renzi e' pronto a sacrificare le pensioni di un milione e mezzo di
pensionati italiani: notai, avvocati, geometri, ragionieri, periti
commerciali, periti industriali, dottori commercialisti, biologi,
VOTA SUBITO!
consulenti del lavoro, farmacisti, agrotecnici e periti agrari, medici,
psicologi, veterinari, agronomi, forestali, attuari, chimici, geologi,
ingegneri, architetti, giornalisti, liberi professionisti, infermieri,
assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia, spedizionieri doganali,
L'IMBECCATA
DI FRANCO BECHIS
rappresentanti e agenti di commercio". Lo afferma Renato Brunetta. Il
presidente dei deputati di Forza Italia aggiunge che "a ciascuno di essi,
infatti, il governo intende chiedere un contributo di oltre 330 euro,
totale 500 milioni, da conferire nel Fondo cosiddetto 'Atlante 2', che
dovrebbe acquistare i crediti deteriorati di Monte dei Paschi. Il milione
e mezzo di pensionati italiani lo sa che Renzi vuole sfilare alle loro
casse previdenziali questi soldi? Fondo che, tra l'altro, dovrebbe godere
anche della garanzia dello Stato, per cui oltre ai pensionati finiranno
per dover pagare tutti i contribuenti. Il tutto perche' Renzi vuole evitare
di perdere consenso con un eventuale bail-in, che aprirebbe nel
governo un secondo 'caso Etruria'. Ormai non gliene va bene piu' una".
(AGI) Bal
Il mio nome è Caine, Michael
Caine. Colpa dell’Isis?!?
Chissà quante volte lo avete visto in uno dei
129 film in cui ha recitato come attore
conquistando ogni tipo di premio possibile,
fra cui due Oscar e ...
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L'IMBECCATA
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Criminalità organizzata: in Veneto
"tutti presenti"
La relazione di Naccarato per il Forum Sicurezza del Pd: così le mafie si
spartiscono il territorio e gli affari
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
26 luglio 2016
Pubblichiamo di seguito ampi stralci del dossier "La criminalità organizzata in
Veneto" redatto da Alessandro Naccarato per il Forum Sicurezza del Partito
Democratico.
"In Veneto le organizzazioni criminali di tipo mafioso hanno un vero e proprio
radicamento ed è stata documentata l’operatività di soggetti riconducibili ad
organizzazioni criminali campane, calabresi, siciliane e pugliesi.
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In particolare: affiliati ai clan camorristici dei Sangermano di Nola e dei
casalesi; elementi legati alle ‘ndrine di Limbadi (Vv), Crotone, Isola di Capo
Rizzuto (Kr), Cutro (Kr), Sinopoli (Rc), Gioia Tauro (Rc) e Locri (Rc); referenti di
Cosa Nostra di famiglie di Catania e di Palermo; elementi dei clan della Sacra
corona unita di Taranto.
L’attività delle organizzazioni criminali si concretizza soprattutto nell’acquisizione
di attività imprenditoriali in difficoltà. Ai gruppi mafiosi sono attribuibili delitti
economico-finanziari, come turabtiva d’asta, truffa, riciclaggio, e reati di natura
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fallimentare, societaria e tributaria.
In provincia di Venezia le indagini hanno evidenziato interessi criminali di
soggetti campani legati alla camorra nella zona orientale: San Donà di Piave,
Portogruaro, Caorle, Bibione, Jesolo, Eraclea. La ‘ndragnheta è attiva
soprattutto nel traffico di cocaina; mentre cosa nostra ha stabilito contatti con
imprese del settore edile.
In provincia di Padova si registra la presenza di elementi riconducibili alle
organizzazioni criminali di tipo mafioso, in particolare calabresi, che reinvestono
nel territorio i proventi delle loro attività illecite spesso mediante la collaborazione
di imprenditori e professionisti.
In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati
dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro
la pubblica ammnistrazione. Sono presenti imprenditori di origine calabrese,
attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel truismo della zona del Garda, legati alla
‘ndrangheta con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona,
Mantova e Reggio Emilia.
Anche in provincia di Treviso si rileva la presenza di elementi riconducibili a
soggetti siciliani e calabresi responsabili di associazione per delinquere di
stampo mafioso.
La presenza stabile della criminalità organizzata in Veneto è dimostrata con
evidenza da numerose indagini. Si tratta di una presenza economica e
finanziaria che non esercita il controllo militare del territorio. L’obiettivo
prevalente dei gruppi criminali è il riciclaggio del denaro proveniente da diversi
reati attraverso l’inserimento in attività commerciali e d’impresa. Le mafie stanno
ripetendo ed estendendo una tendenza espansiva già evidenziata nei primi anni
’90 che per molti anni non è stata contrastata in modo efficace.
La criminalità organizzata è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e
regolare senza farsi individuare. Numerose indagini confermano che questo
fenomeno si è verificato grazie all’esistenza di rapporti continuativi tra
imprenditori locali, una vasta area di professionisti, soprattutto consulenti
e commercialisti, e operatori finanziari.
Tali rapporti, finalizzati a commettere reati di natura fiscale o patrimoniale
come la bancarotta fraudolenta e il riciclaggio, hanno assicurato per anni
consistenti guadagni illeciti a tutti i protagonisti. In questo contesto si è realizzata
una convergenza di interessi tra investitori riconducibili alle organizzazioni
mafiose, professionisti, imprenditori e istituti di credito coinvolti.
Le relazioni tra imprenditori locali e gruppi mafiosi sono favorite dall’azione di
mediazione che la Dia ha così descritto: “una vasta area collusiva nella quale
personaggi dell’imprenditoria, della finanza, della pubblica
amministrazione, della politica e delle professionalità più elevate si
prestano con diverso grado di intensità alla cura degli interessi mafiosi,
traendo a loro volta cospicui vantaggi”.
082243
Le mafie hanno assunto la morfologia caratteristica dei gruppi societari
internazionali che, attraverso una capogruppo controllano e dirigono, secondo
un disegno unitario, molteplici business criminali, sempre più interdipendenti.
Codice abbonamento:
La criminalità organizzata è entrata in Veneto sostanzialmente senza violenza
e senza imposizioni o minacce, e ha costruito relazioni solide con
imprenditori, professionisti e operatori finanziari locali con l’obiettivo condiviso di
assicurare guadagni reciproci.
La crisi economica ha favorito le attività già in atto dei gruppi criminali. Diversi
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imprenditori hanno cercato o hanno accettato più o meno consapevolmente le
risorse dei gruppi criminali; diversi importanti istituti di credito hanno
sostenuto operazioni finanziarie di soggetti vicini alla criminalità
organizzata senza approfondire la provenienza delle risorse; diversi
professionisti hanno partecipato alla costituzione di società e alla stesura di
contratti seguendo gli interessi di persone legate alle associazioni mafiose.
Queste attività, al di là delle responsabilità e dei singoli rilievi penali, sono
emerse in numerose indagini e si sono evidenziate soprattutto in relazione a
procedure di fallimenti o di liquidazioni di società. Le inchieste della Banca
d’Italia e dell’autorità giudiziaria su numerosi istituti di credito cooperativo e
banche popolari della regione indicano cattiva gestione e fragilità e
costituiscono segnali da non sottovalutare sul pericolo che il sistema creditizio
possa essere utilizzato dalle mafie per riciclare risorse di provenienza illecita.
I gruppi mafiosi hanno scelto di insediarsi in Veneto con due obiettivi:
riciclaggio di risorse provenienti da reati, e in particolare dal narcotraffico;
aggiudicazione degli appalti e dei subappalti per opere e servizi. Per
entrare nel tessuto imprenditoriale le mafie hanno scelto alcuni settori: procedure
fallimentari, smaltimento di rifiuti solidi urbani e speciali, turismo.
Nel ambito del crimine organizzato va registrata l’iniziativa di alcuni criminali
già appartenenti alla mafia del Brenta, che, dopo essere tornati in libertà,
hanno ripreso a delinquere in particolare nel campo delle rapine e del traffico
di droga. Queste persone costituiscono spesso, come in passato, un punto di
contatto con esponenti mafiosi e si segnalano per i gravi reati contro il
patrimonio: rapine, anche con armi da guerra, furti aggravati, traffico
internazionale di droga e riciclaggio.
Infine si conferma la presenza di gruppi criminali di origine straniera che
gestiscono in forme più o meno articolate specifiche attività legate ai traffici di
stupefacenti (albanesi, nordafricani, nigeriani) e di persone per la
prostituzione (albanesi, rumeni, cinesi).
La cronologia.
Ci sono stati numerosi episodi che confermano la presenza di soggetti collegati
a gruppi mafiosi. Questa presenza si è manifestata in particolare nelle seguenti
vicende.
Arresti di mafiosi e di pericolosi latitanti
Luglio 2010 - A Chioggia viene arrestato Antonio Barra, esponente del clan di
camorra Moccia, accusato di coordinare il racket delle pizzerie tra le province di
Treviso e Venezia.
Luglio 2011 - A Verona viene arrestato Domenico Multari, crotonese, residente a
Gazzo Veronese (Vr), appartenente al clan della n'drangheta Dragone. Multari
risulta aver precedenti per sequestro di persona, omicidio colposo, bancarotta
fraudolenta e ricettazione. Tra i beni posti sotto sequestro risulta una quota
rilevante di Real Costruzioni, società con sede a Verona.
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Gennaio 2012 - A Brugine, in provincia di Padova, viene arrestato Nicola
Imbriani, ritenuto esponente di spicco del clan camorristico “Polverino”. Imbriani
è accusato anche di avere reinvestito in Veneto nel settore dell’edilizia privata i
proventi delle attività criminali del gruppo. Con lui sono arrestate due persone
accusate di aver favorito la latitanza.
Marzo 2012 - A Preganziol, in provincia di Treviso, viene arrestato Valerio
Crivello, accusato di tentato omicidio e di appartenere alla ‘ndrangheta.
La professione di commercialista
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Settembre 2012 - A Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, viene arrestato
Rosario Lo Nardo, appartenente al clan mafioso “Fidanzati” di Palermo. Nel
novembre 2010 a Galliera Veneta, in provincia di Padova, era stata arrestata la
figlia Caterina nell’ambito di un’indagine contro un’organizzazione che, in
collegamento con la mafia, riciclava nell’usura proventi di rapine.
Gennaio 2013 - Sergi Vitali, condannato per un efferato delitto, durante un
permesso premio fugge dal carcere di Padova con l’aiuto della Sacra corona
unita e viene ripreso dopo due mesi. La fuga evidenzia una presenza
dell’organizzazione mafiosa a Padova.
Giugno 2014 - Viene arrestato a Mestre Vito Galatolo, figlio del boss mafioso
Vincenzo, per avere riciclato proventi illeciti attraverso scommesse sulle partite
di calcio. Nei mesi successivi vengono indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa diversi operatori economici e liberi professionisti siciliani
e veneziani che avevano avuto contatti con Galatolo. In particolare nel maggio
2015 sono stati arrestati alcuni professionisti residenti in Veneto con l’accusa di
avere costituito insieme a Galatolo un’associazione criminale per eseguire
rapine.
Settembre 2014 - In provincia di Verona vengono arrestate 10 persone collegate
alla Sacra corona unita pugliese.
Ottobre 2014 - La Dda di Reggio Calabria, nell’ambito di un’operazione contro
un’associazione mafiosa controllata dalla famiglia di ‘ndrangheta Pesce, che ha
portato all’arresto di 12 persone, al sequestro di 23 società e alla confisca di
beni per 56 milioni, dispone l’arresto di Giuseppe Franco che opera nella
provincia di Verona. Franco è accusato di avere costituito, attraverso alcune
cooperative, i collegamenti tra la criminalità organizzata calabrese e il territorio
veronese utilizzato per evadere il fisco e riciclare denaro.
Gennaio 2015 - Il 28 gennaio la Dda di Bologna dispone l’arresto di 117 persone
e 46 fermi in tutta Italia e il sequestro di beni per circa 100 milioni. Tra gli
arrestati ci sono 8 residenti in Veneto che svolgevano attività economiche nella
regione: Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), Andrea Bighignoli,
residente a Verona, Salavatore Grossetti, residente a Montecchia di Corsara
(Vr), Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), Salvatore Lerose, residente a
Oppeano (Vr), Raffaele Oppido, domiciliato a Roverchiara (Vr), Sergio
Bolognino, residente a Rosà (Vi), Francesco Frontera, residente a Orgiano (Vi).
Bolognino, Cappa, Gullà, Lerose e Frontera sono accusati di associazione di
stampo mafioso; Grossetti, e Lerose di estorsione e usura, Oppido, Cappa e
Bolognino, di riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita.
La famiglia Bolognino è stata protagonista di un precedente tentativo di inserirsi
in un’azienda di Galliera veneta in provincia di Padova. Al centro dell’indagine
della Dda c’è il fallimento della Rizzi costruzioni di Verona che vide coinvolto per
reati contro il patrimonio Giovanni Barone, nel 2011 socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
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Maggio 2015 - Il 14 maggio è stato arrestato a Venezia Saverio De Martino su
ordine della procura di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta.
De Martino è un imprenditore nel settore edile e dell’intermediazione immobiliare
a Venezia.
Agosto 2015 - Il 3 agosto a Conche di Codevigo, in provincia di Padova, viene
arrestato Giovanni Loretta, autotrasportatore, accusato di favoreggiamento
aggravato dalla modalità mafiosa per avere agevolato la latitanza di Matteo
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Data
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Messina Denaro. Loretta era in viaggio verso il mercato ittico di Chioggia e si
era fermato a Codevigo per una sosta in un albergo locale.
Novembre 2015 - Il 5 novembre a Treviso sono stati arrestati il titolare, Pierluigi
Dal Ben, e l’amministratrice, Cosima Gigantiello, dei magazzini Dal Ben Tre.
Nell’indagine per bancarotta fraudolenta, collegata al fallimento della società, è
coinvolto anche Paolo Signifredi, già detenuto con l’accusa di riciclaggio
nell’ambito di inchieste sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Reggio Emilia,
Brescia e Mantova.
Gennaio 2016 - Il 20 gennaio la procura di Palmi (Rc) ha ordinato l’arresto a
Cortina d’Ampezzo di Daniele Misiano per gravi reati contro il patrimonio e
lesioni. L’arrestato è considerato un affiliato alla ‘ndrangheta.
Aprile 2016 - Il 14 aprile la Dda di Trieste ha arrestato Antonio Bartucca,
Giovanni Spadafora e Lorenzo Ceoldo con l’accusa di spaccio di droga e false
fatturazioni. I tre utilizzavano come copertura e magazzino un’impresa di Vigonza
(Pd). Secondo l’accusa Bartucca e Spadafora sono collegati con la ‘ndrangheta.
Il 27 aprile il tribunale di Brescia ha condannato Paolo Signifredi a 6 anni di
reclusione per estrosione e associazione di stampo mafioso nell’ambito del
processo Pesci contro il gruppo della ‘ndrangheta attivo in Emilia, Lombardia
meridionale e Veneto.
Il 28 aprile la procura di Treviso ha arrestato per bancarotta fraudolenta Paolo e
Stefano Zanatta e Paolo Signifredi, già detenuto. I tre sono accusati nell’indagine
sul fallimento delle officine Zanatta di Falzè di Trevignano (Tv). Signifredi è un
elemento di rilievo nelle strategie della ‘ndrangheta per operare in Veneto: ha
svolto ruoli di amministratore e liquidatore in 20 società della regione con
l’obiettivo di favorire gli affari di persone collegate alla criminalità organizzata.
Giugno 2016 - Il 9 giugno a Sant’angelo di Piove di sacco (Pd) un attentato di
origine dolosa ha distrutto il centro commerciale “Sorelle Ramonda”.
Il 24 giugno la procura di verona ha disposto l’arresto di 7 persone originarie
della Calabria per reati economici aggravati dalle minacce. Oltre agli arresti
sono state indagate 18 persone per truffa, estrosione, riciclaggio.
Luglio 2016 - Il 4 luglio il tribunale di Padova ha condannato per bancarotta
fraudolenta nella gestione della Tpa trituratori di Santa Giustina in colle (Pd)
Franco Caccaro a 4 anni e 6 mesi di reclusione e Cipriano Chianese a 3 anni.
La condanna conferma le realzioni criminali tra Caccaro e Chianese, che è
considerato uno degli inventori delle ecomafie legato alla camorra casalese.
Indagini principali
Ottobre 2011 - Giuseppe Salvatore Riina, condannato a 8 anni e 10 mesi per
associazione mafiosa, e figlio del capo mafia condannato per le stragi
dell’estate 1992 e per altri gravi reati, sceglie di scontare la parte finale della
pena in affidamento ai servizi sociali a Padova.
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Aprile 2012 - La procura di Venezia interrompe l’assegnazione di un appalto di
76 milioni di euro del servizio sanitario regionale veneto per prestazioni
assicurative. Secondo l’accusa la City insurance, società rumena vincitrice della
gara, era in collegamento con alcuni soggetti collegati alla camorra. L’Isvap ha
successivamente vietato alla società di assumere nuovi contratti in Italia.
Maggio 2012 - 13 persone residenti nel Veneto orientale vengono arrestate per
aver costituito un’associazione criminale legata alla camorra. Tra gli arrestati ci
sono Mauro Bugno, ex presidente del San Donà Calcio di San Donà di Piave,
Federico Marchesan, vicedirettore del Banco veneziano di Caorle, Antonio
La professione di commercialista
Pag. 83
Data
26-07-2016
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Pacifico di Eraclea, Franco Crosariol di San Stino di Livenza.
Giugno 2012 -Tra Treviso e Venezia vengono arrestate 11 persone per illeciti
nella gestione dell’emergenza rifiuti a Napoli. Si tratta dei vertici della società
Enerambiente a partire dall’imprenditore veneziano Stefano Gavioli. L’accusa è
di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso in
bilancio, ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio.
A Padova vengono arrestati Franco Caccaro, Nicoletta Zuanon e Cipriano
Chianese. L’accusa è di bancarotta fraudolenta, accesso abusivo al credito e
falsificazione di comunicazioni societarie per la gestione e il fallimento delle
società Tecnologie Per l’Ambiente (TPA) srl e TPA Trituratori srl di Santa
Giustina in Colle. Chianese, imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti e
già titolare della Resit srl, è al centro di numerose inchieste per appartenenza
alla camorra casalese.
Vengono sequestrati diversi immobili dell’imprenditore Michele Pezzone,
secondo l’accusa, legato al clan camorristico “Schiavone”. Tra gli immobili ci
sono un negozio a Bagnoli (PD), un’abitazione a Ponte San Nicolò (PD), e
diverse proprietà a Jesolo e a San Donà di Piave (VE).
Ottobre 2012 - A Verona viene arrestato Giovanni Barone con l’accusa di
bancarotta fraudolenta nel fallimento della Rizzi costruzioni srl. Barone, coinvolto
nell’operazione “Tenacia” della DIA di Milano contro le infiltrazioni della
’ndrangheta in Lombardia, dal luglio 2011 è stato socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
Dicembre 2012 - Il tribunale di Venezia condanna 22 persone, arrestate
nell’aprile 2011 con l’operazione “Serpe”, per associazione a delinquere di
stampo mafioso, estorsione, sequestro di persona e usura. L’associazione,
guidata da Mario Crisci, condannato a 17 anni e 8 mesi di carcere, è collegata al
clan dei casalesi. La sentenza è confermata con condanne complessive a più di
120 anni di carcere per la stragrande maggioranza degli imputati in Appello nel
2014 e in Cassazione nel 2015.
Aprile 2013 - La Dda di Palermo dispone l’esecuzione di perquisizioni e la
notifica di diverse informazioni di garanzia disarticolando un’associazione
mafiosa, collegata alla cosca “Acquasanta” di Palermo, operante in Veneto e in
Sicilia attraverso il riciclaggio e l’infiltrazione nei cantieri navali. A Galliera
Veneta, in provincia di Padova, alcuni esponenti della famiglia Bolognino, con
precedenti penali per i legami con la ’ndrangheta, cercano di acquistare la GS
scaffalature e automazioni srl attraverso la partecipazione in altre società.
Maggio 2013 - A Limena, in provincia di Padova, viene perquisita la SC
costruzioni di Cristian Sicari, che è ritenuto dall’accusa il prestanome di Antonio
Mario Tripodi, collegato alla ‘ndrangheta di Vibo Valentia. La società è stata
sequestrata nel luglio 2014.
082243
Giugno 2013 -Nell’ambito dell’inchiesta per riciclaggio sui fondi gestiti dal
tesoriere nazionale della Lega Nord, Francesco Belsito, in rapporto con alcuni
soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta, viene indagato l’imprenditore padovano
Stefano Bonet, titolare della Polare scarl di Padova.
Codice abbonamento:
Luglio 2013 - A Rovigo, nell’ambito di un’indagine del tribunale di Napoli contro
un traffico internazionale di stupefacenti gestito da clan della camorra, viene
arrestato un commerciante ritenuto il corriere per la zona del Polesine.
Febbraio 2014 - La procura della Repubblica di Verona dispone l’arresto di Vito
Giacino e, nell’ambito della stessa inchiesta, gli arresti domiciliari di Alessandra
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26-07-2016
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Lodi, avvocato e moglie di Giacino. A Giacino, vicesindaco e assessore
all’urbanistica del comune di Verona, viene contestato il reato di concussione
continuata dal 2008 al 2013. Al centro delle indagini ci sono anche i rapporti tra
Giacinto e la Soveco spa.
Tale ditta, con sede a Verona, è una delle principali imprese di costruzioni
operanti negli appalti pubblici del territorio di Verona e partecipa alla
realizzazione del traforo delle Torricelle, del filobus, di tre impianti di biogas, di
parcheggi e centri commerciali e della ristrutturazione dell’ospedale di
Peschiera. Antonio Papalia, ex marito di una dei proprietari di Soveco, è
sospettato di essere il socio occulto della spa. Papalia è stato coinvolto nel 1989
in un’indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia e ha precedenti
penali.
Nel mese di dicembre Giacinto e Lodi sono stati condannati, rispettivamente a 5
anni e a 4 anni di reclusione, per concussione e induzione a dare o promettere
utilità.
Giugno 2014 - La procura de L’Aquila dispone l’arresto di 7 persone, accusate
di essere collegate alla camorra, che riciclavano al casinò di Venezia i proventi
di estorsioni operate nei cantieri per la ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Luglio 2014 - Sandro Rossato è arrestato a Padova per associazione mafiosa e
altri reati contro il patrimonio. Rossato è accusato insieme ad altre 22 persone
per avere gestito, attraverso alcune società, lo stoccaggio e il trattamento di
rifiuti favorendo le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nei servizi pubblici
di gestione delle discariche.
Sui rapporti tra Rossato e la criminalità organizzata è intervenuta la
Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti che nella sua relazione sulla regione Calabria del maggio 2011 ha spiegato
che alcune cosche della ‘ndrangheta hanno costituito con Rossato società per
entrare nella gestione ciclo dei rifiuti: “dal quadro probatorio – quale acclarato da
una sentenza del tribunale di Reggio Calabria che, nel dicembre 2008, ha
condannato tutti gli imputati per associazione mafiosa – risulta l’inserimento
mafioso negli appalti dei comuni del territorio reggino. Invero, alcuni imprenditori,
gli Alampi, specializzati nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, in
collegamento con la cosca mafiosa dei Libri, avevano costituito delle società ad
hoc (la Edilprimavera, la Rossato Fortunato ed altre ancora) per effettuare tali
attività” (pag.112, Relazione Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti maggio 2011).
La relazione proseguiva spiegando che “Le discariche di Motta San Giovanni
(Rc) e di Gioia Tauro (Rc) venivano gestite da un’ATI appositamente costituita
nels settembre del 1999, composta dalla capogruppo “Rossato Fortunato srl”,
società con sede in Pianiga (Ve) operante nel settore dello smaltimento di rifiuti
solidi, anch’essa in possesso dell’iscrizione all’Albo nazionale degli smaltitoti e
dalla Edilprimavera srl, con sede in Reggio Calabria, società impegnata nel
settore dell’edilizia e riconducibile alla famiglia Alampi”. (pag.115 della citata
relazione).
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Dicembre 2014 - Nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale vengono coinvolte
alcune società operanti in provincia di Padova. La procura di Roma sequestra la
Terni scarl e la Bellolampo scarl, entrambe con sede a Limena, e riconducibili a
Riccardo Mancini, arrestato e indagato per associazione mafiosa. Le due
società sono di proprietà della Società Generale rifiuti srl e della Intercantieri
Vittadello spa. A Montegrotto dal 2010 svolge il servizio di manutenzione
dell’illuminazione pubblica la Marco Polo spa che è amministrata da un soggetto
indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta mafia capitale.
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26-07-2016
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Gennaio 2015 - Il 30 gennaio la Dda di Venezia dispone il sequestro di beni per
130 milioni gestiti, secondo l’accusa da Francesco Manzo, residente a Padova,
con diversi precedenti penali per furto, truffa in concorso, associazione per
delinquere, bancarotta fraudolenta, porto illegale di armi, e sospettato dagli
inquirenti di avere relazioni con gruppi legati alla camorra campana e con
appartenenti alla ex mafia del Brenta.
Tra i beni sequestrati ci sono 350 unità immobiliari tra cui 40 appartamenti nel
grattacielo Belvedere davanti alla stazione di Padova, la torre direzionale in
costruzione nella zona industriale di Padova, diversi appartamenti e un castello a
Ponte nelle Alpi. La vicenda indica la facilità con cui persone sospettate di
legami con la criminalità organizzata entrano in relazione con l’economia e
l’impresa locale.
Un pregiudicato, apparentemente privo di capitali a lui riconducibili, è riuscito a
farsi erogare ingenti prestiti da istituti bancari, ad acquistare a prezzi
elevatissimi numerosi beni e ad avviare la realizzazione tramite l’Interporto di
Padova di una struttura immobiliare molto onerosa che, fino a quel momento, non
aveva attratto l’interesse delle principali imprese di costruzioni. In maggio il
tribunale di Padova ha revocato il sequestro dei beni riferibili a Manzo. Gli
accertamenti dell’autorità giudiziaria sono ancora in corso.
La relazione della Dia del I semestre 2015 descrive così il caso Manzo: “Il 23
gennaio 2015 il tribunale di Padova ha emesso il decreto di sequestro di un
ingente patrimonio costituito da società, beni mobili ed immobili, conti correnti,
facente capo ad un soggetto, residente a padova, legato ad un gruppo criminale
dell’agro nocerino sarnese, provincia di Salerno, indiziato di riclare denaro per
conto di diverse organizzazioni di quella zona (operazione “Grattacielo”). I beni,
intestati a diversi soggetti, molti dei quali originari dell’agro nocerino sarnese,
sono risultati ubicati sia in Veneto che in altre regioni (Friuli Venezia Giulia,
Emilia Romagna, Lazio, Campania)”.
Luglio 2015 - Nell'ambito dell'inchiesta, denominata operazione Gambling,
coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, sono stati eseguiti due provvedimenti
cautelari nei confronti degli avvocati veneti Andrea Vianello e Marco Colapinto,
con l'accusa di associazione a delinquere, esercizio abusivo di attività di gioco e
di scommessa e truffa ai danni dell'Agenzia delle entrate.
I due sono considerati dagli inquirenti gli artefici di un complesso sistema
costruito per ripulire il denaro di provenienza illecita della ’ndrangheta facendolo
transitare da Malta e da altri paradisi fiscali come Antille olandesi, Panama e
Romania, tramite società estere di diritto maltese per esercitare abusivamente
l'attività di gioco e delle scommesse in Italia eludendo la normativa fiscale e antiriciclaggio. Per l’accusa i legali sarebbero tra i fautori di avventure societarie
intraprese sfruttando le normative di favore, appoggi istituzionali e il
coinvolgimento di personaggi legati alle cosche di riferimento come le famiglie di
‘ndrangheta Ficara, Alvaro e Pesce.
Agosto 2015 - Il 10 agosto a Spresiano (Tv) il ristorante “Divino gourmet” viene
colpito da un attentato incendiario: prima un’auto rubata ha sfondato una vetrata
e poi gli interni del locale sono stati cosparsi di benzina e incendiati.
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Ottobre 2015 - Nell’ambito dell’indagine “Aemilia” vengono sequestrate due
aziende situate in provincia di Verona: Secav sr, con sede a Roverchiara e Sime
srl. con sede a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Le imprese sono considerate
sotto il controllo di esponenti criminali. Risulta di particolare interesse la vicenda
della Sime.
Due arrestati nell’operazione “Aemilia” avevano trasferito l’impresa dalla
provincia di Reggio Emilia a quella di Verona per continuare a delinquere. La
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26-07-2016
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scelta era stata motivata dalle caratteristiche del territorio veronese: minori
controlli e presenza di una rete di relazioni favorevoli per proseguire le attività
criminali.
Nei mesi precedenti il nuovo prefetto di Verona, entrato in carica a luglio, ha
emanato diverse interdittive, in particolare nei confronti della Nico.fer e della
Gri.Ka, imprese da tempo ritenute in contatto con esponenti della ‘ndrangheta
arrestati nell’indagine “Aemilia”.
Novembre 2015 - Nel mese di novembre il prefetto di Verona ha emesso due
interdittive antimafia nei confronti di Francesco Piserà, titolare della Gfa di
Bardolino e gestore di diversi locali nei comuni della zona del lago di Garda e
degli impianti di risalita a San Giorgio di Bosco Chiesanuova e di Maria Anna
Vaccaro, titolare di una tabaccheria a Verona.
Il 27 novembre sono stati confiscati beni per 7 milioni di euro a società di
proprietà di Giuseppe Faro e dei suoi familiari. I beni erano già stati posti sotto
sequestro nel febbraio 2013 nell’ambito di un’indagine della Dia di Catania Tra i
beni confiscati ci sono quote della Edil Guizza srl di Padova, della Teolo
Residence e della 3MG Immobiliare di Albignasego (Pd) e della Ediladriatica srl
di Cona (Ve).
Dicembre 2015 - Il 5 dicembre la Dda di Venezia ha smantellato
un’organizzazione gestita da esponeneti della ‘ndrangheta che gestiva il traffico
di cocaina tra Colombia, Calabria, Lombardia e Veneto. Tra le 9 persone
arrestate ci sono Attilio Vittorio Violi, residente a Marcon (Ve) e Santo Morabito,
considerati i capi del gruppo criminale.
Gennaio 2016 - La Dda di Brescia, nell’ambito dell’inchiesta contro la presenza
della ‘ndrangheta nelle province di Mantova, Cremona e Verona, ha chiesto il
rinvio a giudizio per 27 persone tra le quali il commercialista Attilio Fanini di
Bussolengo (Vr) e Moreno Nicolis, l’imprednitore della Nicofer al centro
dell’indagine Aemilia. Nicolis è accusato di tentata estrosione e di avere
esercitato esplicite minacce avvalendosi della forza d’intimidazione derivante
dall’apparetenenza a un’associazione mafiosa per farsi cedere gratuitamente
degli appartamenti.
La prefettura di Treviso ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di
Gerardo Palumbo, imprenditore campano attivo a Vedelago (Tv), accusato di
avere rapporti con la criminalità organizzata casalese.
Aprile 2016 - Il 12 aprile il Comune di Padova interrompe il contratto con la Pi.Ca
Holding srl che sta realizzando l’asilo in via del Commissario. L’impresa infatti ha
avuto l’interdittiva antimafia dalle prefetture di Milano e Modena nell’ottobre
2015. Non si comprendono le ragioni del ritardo con cui l’interdittiva ha avuto
efficacia a Padova.
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Il 23 aprile la sentenza con rito abbreviato nel processo “Aemilia” conferma
l’insediamento della ‘ndrangheta in diverse zone dell’Emilia e del Veneto. Infatti
tra i condannati ci sono anche quattro criminali residenti e attivi nella nostra
regione: 9 anni e 4 mesi a Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), 4 anni a
Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), 8 anni e 10 mesi a Francesco
Frontera, residente a Orgiano (Vi), 2 anni e 9 mesi a Raffaele Oppido,
domiciliato a Roverchiara (Vr). Tra i condannati ci sono anche Giulio (4 anni) e
Giuseppe (12 anni e 6 mesi) Giglio, collegati con i fratelli Bolognino nella
gestione della Gs scaffalature di Galliera veneta.
Maggio 2016 - La Dda di Napoli ha arrestato Marco Cascella, ex amministratore
della Lande spa, e altre 8 persone nell’ambito di un’indagine per corruzione e
turbativa d’asta per agevolare la camorra casalese. Lande spa gestisce in
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26-07-2016
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Veneto gli appalti per il Passante verde di Mestre e per le bonifiche del
petrolchimico
di Marghera.
Giugno 2016 - Il prefetto di Verona ha emesso due interdittive verso imprese
collegate con la ‘ndrangheta: Albi service e noleggi di Sommacampagna, AGL
group srl di Nogarole Rocca".
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
26 luglio 2016
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Nasce a Napoli il primo corso di laurea italiano in
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 redazione  26/07/2016  Ambiente, Lifestyle, Tecnologia
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I numeri del boom dell’economia verde: vale il 10% del PIL nazionale e 3 milioni di
posti di lavoro
Al Suor Orsola parte ad Ottobre un corso di laurea interfacoltà in economia
aziendale per formare i nuovi professionisti del settore green
“Sono ormai oltre 370mila le aziende italiane, ossia il 27,5% del totale, che hanno investito
in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le
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emissioni di CO2.Nell’ultimo anno ha superato i 102 miliardi annui, pari al 10,3% del PIL
italiano, il volume di affari della green economy e ci sono ormai 2milioni e 942mila
occupati nel green job, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’, una cifra che
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corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire
ancora entro”. La lectio magistralis dell’economista Massimo Marrelli sulle grandi
opportunità della green economy parte proprio dai numeri che certificano il boom di
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uno dei settori economici in maggior espansione a livello nazionale e internazionale.
La lezione di Marrelli, docente di Economia pubblica all’Università Suor Orsola Benincasa,
ha aperto la giornata di presentazione del primo corso di laurea italiano in Economia
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Aziendale e Green Economy che partirà ad ottobre (con iscrizioni ai test d’ingresso
aperte fino al 26 settembre) proprio a Napoli all’Università Suor Orsola Benincasa di
Napoli, il primo Ateneo al mondo in procinto di divenire un patrimonio dell’umanità
certificato dall’Unesco anche per il suo straordinario patrimonio di giardini che all’interno
dell’antica cittadella monastica seicentesca, oggi efficiente campus universitario, colorano
La professione di commercialista
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NAPOLIFLASH24.IT
Data
26-07-2016
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l’immenso patrimonio storico, artistico e culturale al servizio degli studi accademici.
La presentazione del corso, proprio per sottolinearne la vocazione professionalizzante e
la sua genesi in collaborazione con il mondo delle imprese e delle professioni, è
avvenuta nella sede dell’Unione Industriali di Napoli con un convegno, coordinato dal
vicedirettore del tg4, Alessandro Cecchi Paone, che con gli interventi del presidente
dell’Ordine dei Dottori Commercialisti della provincia di Napoli, Vincenzo Moretta, del
vicepresidente dell’Unione Industriali di Napoli Vito Grassie dell’economista Massimo Lo
Cicero, docente di Modelli di business per l’innovazione all’Università Suor Orsola
Benincasa, ha disegnato gli scenari, i mercati e le nuove opportunità professionali per la
Green Economy. In Italia, sono per citare alcuni dati emersi dal dibattito, ben il 40% delle
aziende sono ormai a vocazione verde, con le assunzioni legate alle eco-competenze che
raggiungono circa il 60% della domanda di lavoro complessiva.
“Le Università – ha spiegato Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola
Benincasa –devono essere in grado rispondere alle esigenze sempre nuove del mercato
del lavoro e della formazione specialistica e di adeguarsi ai cambiamenti, spesso
repentini, dell’economia globale.In particolare tra gli obiettivi strategici che il Suor Orsola
si impegna a perseguire c’è quello di avviare al lavoro i giovani formati nei nostri corsi di
laurea. Ed è per questo che, avendo studiato e monitorato negli ultimi anni i numeri della
green economy, emersi anche nel dibattito odierno, abbiamo avvertito,lavorando anche in
sinergia con il mondo delle aziende e delle imprese, un’esigenza da queste fortemente
manifestata: ossia la formazione di nuove figure professionali sempre più richieste dal
mercato ma per la quali non esiste ancora nel Paese un percorso dedicato: nuovi
manager capaci di interagire e lavorare nell’ambito della green economy o di tutte le
realtà che si trovano ad affrontare le vaste e poliedriche tematiche legate al green
(dall’energia all’ambiente, dall’edilizia al packaging, e così via)”.
Le nuove figurale professionali che verranno formate al Suor Orsola
Dall’ecobrand manager al comunicatore del settore green, dall’esperto nella
commercializzazione dei prodotti di riciclo all’esperto in green marketing. Ecco alcune
delle professioni del futuro alle quali preparerà il primo corso universitario italiano in
Economia aziendale, specificamente dedicato alla green economy.
“Il nuovo Corso triennale in Economia aziendale e Green Economy dell’Università Suor
Orsola Benincasa – ha spiegato il Manager didattico del Suor Orsola, Natascia Villani –
nasce con l’obiettivo di formare una figura professionale la cui preparazione risulti
caratterizzata da un lato da un solido impianto teorico/applicativo a vocazione
multidisciplinare, e dall’altro da conoscenze di base economico-aziendali e giuridiche
con riferimento a un ampio ventaglio di aree funzionali e di settori di attività
economica, nell’ottica della sostenibilità socio-economica ed ambientale”. Alla fine del
suo percorso triennale il “laureato green” dovrà padroneggiare tutti gli strumenti in uso
nel mondo delle aziende private e pubbliche, con particolare riferimento all’approccio
green. “L’approccio metodologico di questo nuovo corso – ha evidenziato la Villani – si
basa su di un’attenzione specifica alle nuove sfide dell’ambiente e della sostenibilità che
oggi non dovrebbe mancare in nessun percorso accademico di economia a prescindere
dal suo indirizzo specifico”.
L’esperienza con l’Expo e gli obiettivi formativi del corso
Il percorso di studi, che nasce in un Ateneo che in questo settore ha già l’esperienza di
un Master in Management e Comunicazione per la green economy, realizzato in
collaborazione con Milano Expo 2015, punta nel suo complesso tre grandi obiettivi
formativi: favorire l’acquisizione dicompetenze in materia di organizzazione, rilevazione,
gestione e controllo delle aziende in generale, con una focalizzazione specifica sul mondo
e sulle imprese green; sviluppare competenze specifiche relazionali e manageriali nel
settore della green economy, e conoscenze giuridiche non solo per quanto riguarda
l’attività aziendale, ma anche per l’esercizio delle libere professioni dell’area della green
082243
economy; sviluppare le competenze per favorire la diffusione dei processi finalizzati
all’innovazione, all’imprenditorialità e alla managerialità della gestione aziendale, con
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riferimento specifico alla green economy. Il percorso formativo si snoda attraverso
l’acquisizione di conoscenze teoriche e pratiche nei quattro ambiti indispensabili per
consolidare le competenze della figura da formare: economico, giuridico, aziendale e
statistico-matematico. Le materie affini consentiranno ulteriori approfondimenti
nell’ambito della Green Economy, attraverso gli insegnamenti riguardanti l’ecologia, la
La professione di commercialista
Pag. 90
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NAPOLIFLASH24.IT
26-07-2016
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produzione di energia rinnovabile, i principali concetti e metodi dello studio dei
contaminanti.
La formazione on the job nelle aziende sin dal primo anno
Così come avviene per ogni corso di laurea dell’Università Suor Orsola Benincasa uno dei
punti di forza del nuovo percorso accademico sarà la previsione di numerose occasioni
di formazione on the job da affiancare alla formazione teorica già dal primo anno di
corso: project work e stage, condotti sotto la guida di un docente e in sinergia con i
numerosi partner pubblici e privati del corso che operano nel settore della Green
Economy, assicureranno allo studente la possibilità di sperimentare una prima
significativa esperienza aziendale, di formarsi una cultura d’impresa e di prepararsi
adeguatamente alle esigenze del mercato del lavoro.
Gli sbocchi occupazionali
Innanzitutto trattandosi di un corso di laurea in economia aziendale il corso prepara
alle professioni ‘canoniche’ di: contabili, economi e tesorier, tecnici dell’organizzazione e
della gestione dei fattori produttivi, responsabile del personale e della gestione delle
risorse umane, approvvigionatori e responsabili acquisti o tecnici del marketing solo per
citarne alcuni. Ma soprattutto ci sarà uno sbocco specifico e preferenziale, favorito da
un servizio di Job Placement personalizzato per ogni singolo studente, nel settore
emergente della green economy come consulenti aziendali, esperti in amministrazione e
controllo, esperti nel settore giuridico economico nell’amministrazione di piccole e medie
imprese, esperti nel settore commerciale, nel marketing, nel management o nella
comunicazione.
180 posti disponibili ed iscrizioni al Test d’ingresso aperte fino al 26 Settembre
Test d’ingresso a Luglio e Settembre
180 sono i posti disponibili per l’iscrizione a questo nuovo corso di laurea triennale,
proprio perché il numero programmato, anche laddove non è ministerialmente
previsto, è uno dei punti di forza dell’Università Suor Orsola Benincasa che garantisce,
così, un rapporto diretto tra studente e docente. Le iscrizioni alle selezioni per i test di
ingresso sono aperte fino al 26 settembre.
corso di laurea
italiano
GREEN
ECONOMY
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I Massive Attack all’Arena Flegrea
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ECONOMIA
Lecco, 26 luglio 2016
Dottori commercialisti e Tribunale:
convenzione per il tirocinio dei praticanti
Rocca: “Praticantato direttamente sul campo in vista dell’esame di Stato”; Secchi: “Investimento sui
giovani per avere in futuro professionisti preparati”
E’ stata firmata ieri, lunedì 25 luglio, la convenzione tra l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili della Provincia di Lecco e il Tribunale di Lecco relativa alla formazione e all’orientamento dei
praticanti dottori commercialisti. Il documento è stato sottoscritto dal presidente dell’ODCEC dottor
Antonio Rocca e dal presidente del Tribunale di Lecco dottor Ersilio Secchi.
I praticanti dell’Ordine lecchese potranno così svolgere una parte del periodo di pratica necessario per
l’iscrizione all’esame di Stato (fino a dodici mesi su diciotto) presso gli uffici del Tribunale in ambito
concorsuale e per le esecuzioni immobiliari.
La convenzione sottoscritta, che si colloca nell’alveo di analoghe intese concluse altrove tra gli ODCEC e
gli Uffici giudiziari, detta precise norme comportamentali al fine di garantire, con la formazione dei
tirocinanti, l’osservanza di ineludibili obblighi di riservatezza a carico degli stessi e prevenire potenziali
situazioni di conflitto di interessi derivanti dallo svolgimento della pratica professionale.
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Due giovani stiliste
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“Da parte sua il Tribunale di Lecco, che soffre delle stesse carenze di organico lamentate da altre realtà in
Italia, potrà contare sul supporto dei praticanti che – ne sono certo – daranno un contributo essenziale”,
aggiunge il presidente Secchi. L’accordo rappresenta anche un investimento di lungo periodo: “Le
informazioni che questi giovani acquisiranno durante questo percorso li renderanno di certo professionisti
più preparati e quindi, in futuro, la società avrà un ritorno da questa collaborazione del nostro Tribunale
con l’Ordine dei Commercialisti”.
082243
“Ogni praticante (che potrà candidarsi per questa attività presso l’Ordine e verrà selezionato da una
apposita Commissione) sarà affidato a un magistrato con il quale collaborerà nell’analisi e nella
elaborazione delle pratiche – entra nei dettagli il dottor Rocca – In questo modo potrà svolgere
direttamente sul campo il proprio percorso formativo finalizzato al praticantato e all’esame di Stato. I
nostri giovani, fornendo un utile supporto operativo al tribunale, potranno avere un’occasione di
formazione davvero unica. Oltre a ciò il praticante avrà anche un commercialista come tutor”.
26-07-2016
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A Consonno i
campionati mondiali
di nascondino
La convenzione avrà durata biennale e sarà operativa dal mese di settembre 2016. Possono essere
ammessi i praticanti muniti di laurea quinquennale.
Lecco: “disegnata” la
nuova viabilità del
ponte Kennedy
Ciclopedonale
Abbadia-Lecco:
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Martedì 26 Luglio 2016
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Salute
Si svolgerà a New York, dal 7 al 10 novembre 2016, una missione
istituzionale promossa dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti
e degli esperti contabili ed aperta a tutti gli iscritti all'Albo. La missione
negli USA rientra nell'ambito dei progetti dell'area internazionale del
Consiglio nazionale e concluderà il ciclo di seminari del Road Show per
l'internazionalizzazione (ultima tappa a Roma il 25 ottobre).
I partecipanti avranno l'opportunità di incontrare esponenti delle
rappresentanze diplomatiche italiane, primari organismi finanziari,
esponenti del mondo professionale locale ed altre agenzie preposte al
supporto delle attività di internazionalizzazione da e verso il mercato
statunitense, oltre ai momenti conviviali e di networking tra colleghi.
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Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma in data 26
July 2016. La fonte e’ unica responsabile dei contenuti.
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Rendiconto 2015, arriva il commissario da Palermo
Senza approvazione rischio scioglimento Consiglio
LUISA SANTANGELO 26 LUGLIO 2016
ECONOMIA – A vigilare sull'approvazione del documento contabile del Comune di Catania sarà
Carlo Domenico Turriciano, componente dell'u
cio ispettivo regionale alle Autonomie locali.
Che ha comunicato con una nota il suo insediamento a Palazzo degli elefanti. Dove rimarrà
no
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alla votazione del bilancio consuntivo
A vigilare sull'approvazione del rendiconto 2015 del Comune di Catania sarà
Carlo Domenico Turriciano. Con una nota di usa ai consiglieri comunali, il
componente dell'u
La professione di commercialista
cio ispettivo dell'assessorato regionale alle Autonomie
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locali ha comunicato il suo insediamento a Palazzo degli elefanti. Sarà lui a
controllare che il senato cittadino approvi, entro 30 giorni dall'inserimento
nell'ordine del giorno, il bilancio consuntivo dell'anno appena passato. Anche
stavolta, in ritardo rispetto al limite del 30 aprile imposto dalla legge. «I
signori consiglieri - si legge nel decreto regionale con il quale Turriciano viene
nominato - dovranno essere formalmente avvertiti che l'infruttuosa
decorrenza del termine assegnato comporterà l'azione sostitutiva del
commissario e il conseguente avvio delle procedure di sospensione del
Consiglio comunale e del successivo scioglimento».
La spada di Damocle, però, prima che sui consiglieri, pende sul collegio dei
revisori dei conti del Comune di Catania. Solo una settimana fa i componenti
dell'organo di revisione etneo - Fabio Sciuto, Francesco Battaglia e
Massimiliano Lo Certo - avevano inviato agli u
ci comunali un documento
all'interno del quale chiedevano chiarimenti proprio sul consuntivo 2015. Un
elenco di sette voci rispetto alle quali, secondo gli esperti contabili, sarebbero
state necessarie precisazioni e integrazioni al
ne di permettere la
formulazione del parere collegiale. Uno strumento necessario perché il
rendiconto venga poi inviato alle commissioni consiliari e al successivo esame
del senato cittadino.
A Catania, quindi, Turriciano troverà un documento contabile che non ha
ancora incassato il parere dei revisori e dovrà, secondo quanto disposto da
Palermo, avviare «speci ca attività sollecitatoria». Un punto al quale però non
si dovrebbe arrivare. «Siamo in dirittura d'arrivo», sostiene Sciuto,
presidente del collegio dei revisori contabili del Comune catanese. «Gli u
ci
hanno risposto alle nostre richieste e nei prossimi giorni, non so se già
domani o dopodomani, saremo in grado di consegnare il parere»,
dichiara. Una volta che il consuntivo sarà stato valutato dai contabili
dell'amministrazione, «il commissario provvederà a convocare il Consiglio
comunale e ad assegnare un termine massimo di 30 giorni, dalla data della
prima adunanza, entro il quale il Consiglio dovrà provvedere alla deliberazione
del documento
nanziario».
«Nell'ipotesi in cui il Consiglio abbia già deliberato di non approvare la
proposta di deliberazione relativa al rendiconto di gestione 2015 - prosegue la
nota regionale - il commissario, dopo avere valutato gli eventuali rilievi dei
consiglieri, dovrà avviare una nuova sessione consiliare». E così
no
all'approvazione del consuntivo, ma sempre entro 30 giorni dalla prima seduta
di Consiglio comunale utile. Il mancato rispetto delle scadenze comporterà non
solo che il bilancio consuntivo sarà approvato dal commissario Carlo
Domenico Turriciano, ma anche il concreto rischio di sospensione e
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scioglimento del Consiglio comunale. Una minaccia che non riguarda solo il
Codice abbonamento:
Comune di Catania ma anche altre 40 amministrazioni della provincia etnea
che ancora non hanno votato il documento contabile. Necessario per ottenere
i trasferimenti dallo Stato.
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[26/07/16 05:25PM]
Banche, commercialisti: “Nostre casse non sono mucche da mungere, non
diamo un euro per salvataggi”
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“Non consentiremo che neanche un euro del patrimonio della nostra Cassa sia distratto dallo scopo cui
è destinato”, cioè “erogare assistenza e previdenza adeguata ai dottori commercialisti“. E’ quanto si
legge in una lettera aperta che l?Adc (Associazione dottori commercialisti) ha inviato al presidente del
Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell?Economia Pier Carlo Padoan, […]
L'articolo Banche, commercialisti: “Nostre casse non sono mucche da mungere, non diamo un
euro per salvataggi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Islam, Regione Lombardia scrive a tutti i
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[26/07/16 05:41PM]
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Posta Renzi sulla Salerno-Reggio Calabria: "E alla
fine si fa il ponte" - Il video
[26/07/16 05:32PM]
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Renzi sulla Salerno-Reggio Calabria: "E alla
fine si fa il ponte" - La notizia
[26/07/16 05:32PM]
The White House That Slaves Helped Build
[26/07/16 05:30PM]
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Emilia Romagna, hotel per giornalisti pagati
da Regione. Iacopino (Odg): “Rischio
procedimento disciplinare”
[26/07/16 05:30PM]
Spari a coppia a Ferrara, presi i presunti
assassini: uno si consegna, l’altro arrestato.
“Omicidio per furto pensione”
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Criminalità organizzata: in Veneto
"tutti presenti"
La relazione di Naccarato per il Forum Sicurezza del Pd: così le mafie si
spartiscono il territorio e gli affari
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
26 luglio 2016
Pubblichiamo di seguito ampi stralci del dossier "La criminalità organizzata in
Veneto" redatto da Alessandro Naccarato per il Forum Sicurezza del Partito
Democratico.
"In Veneto le organizzazioni criminali di tipo mafioso hanno un vero e proprio
radicamento ed è stata documentata l’operatività di soggetti riconducibili ad
organizzazioni criminali campane, calabresi, siciliane e pugliesi.
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In particolare: affiliati ai clan camorristici dei Sangermano di Nola e dei
casalesi; elementi legati alle ‘ndrine di Limbadi (Vv), Crotone, Isola di Capo
Rizzuto (Kr), Cutro (Kr), Sinopoli (Rc), Gioia Tauro (Rc) e Locri (Rc); referenti di
Cosa Nostra di famiglie di Catania e di Palermo; elementi dei clan della Sacra
corona unita di Taranto.
L’attività delle organizzazioni criminali si concretizza soprattutto nell’acquisizione
di attività imprenditoriali in difficoltà. Ai gruppi mafiosi sono attribuibili delitti
economico-finanziari, come turabtiva d’asta, truffa, riciclaggio, e reati di natura
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fallimentare, societaria e tributaria.
In provincia di Venezia le indagini hanno evidenziato interessi criminali di
soggetti campani legati alla camorra nella zona orientale: San Donà di Piave,
Portogruaro, Caorle, Bibione, Jesolo, Eraclea. La ‘ndragnheta è attiva
soprattutto nel traffico di cocaina; mentre cosa nostra ha stabilito contatti con
imprese del settore edile.
In provincia di Padova si registra la presenza di elementi riconducibili alle
organizzazioni criminali di tipo mafioso, in particolare calabresi, che reinvestono
nel territorio i proventi delle loro attività illecite spesso mediante la collaborazione
di imprenditori e professionisti.
In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati
dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro
la pubblica ammnistrazione. Sono presenti imprenditori di origine calabrese,
attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel truismo della zona del Garda, legati alla
‘ndrangheta con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona,
Mantova e Reggio Emilia.
Anche in provincia di Treviso si rileva la presenza di elementi riconducibili a
soggetti siciliani e calabresi responsabili di associazione per delinquere di
stampo mafioso.
La presenza stabile della criminalità organizzata in Veneto è dimostrata con
evidenza da numerose indagini. Si tratta di una presenza economica e
finanziaria che non esercita il controllo militare del territorio. L’obiettivo
prevalente dei gruppi criminali è il riciclaggio del denaro proveniente da diversi
reati attraverso l’inserimento in attività commerciali e d’impresa. Le mafie stanno
ripetendo ed estendendo una tendenza espansiva già evidenziata nei primi anni
’90 che per molti anni non è stata contrastata in modo efficace.
La criminalità organizzata è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e
regolare senza farsi individuare. Numerose indagini confermano che questo
fenomeno si è verificato grazie all’esistenza di rapporti continuativi tra
imprenditori locali, una vasta area di professionisti, soprattutto consulenti
e commercialisti, e operatori finanziari.
Tali rapporti, finalizzati a commettere reati di natura fiscale o patrimoniale
come la bancarotta fraudolenta e il riciclaggio, hanno assicurato per anni
consistenti guadagni illeciti a tutti i protagonisti. In questo contesto si è realizzata
una convergenza di interessi tra investitori riconducibili alle organizzazioni
mafiose, professionisti, imprenditori e istituti di credito coinvolti.
Le relazioni tra imprenditori locali e gruppi mafiosi sono favorite dall’azione di
mediazione che la Dia ha così descritto: “una vasta area collusiva nella quale
personaggi dell’imprenditoria, della finanza, della pubblica
amministrazione, della politica e delle professionalità più elevate si
prestano con diverso grado di intensità alla cura degli interessi mafiosi,
traendo a loro volta cospicui vantaggi”.
082243
Le mafie hanno assunto la morfologia caratteristica dei gruppi societari
internazionali che, attraverso una capogruppo controllano e dirigono, secondo
un disegno unitario, molteplici business criminali, sempre più interdipendenti.
Codice abbonamento:
La criminalità organizzata è entrata in Veneto sostanzialmente senza violenza
e senza imposizioni o minacce, e ha costruito relazioni solide con
imprenditori, professionisti e operatori finanziari locali con l’obiettivo condiviso di
assicurare guadagni reciproci.
La crisi economica ha favorito le attività già in atto dei gruppi criminali. Diversi
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imprenditori hanno cercato o hanno accettato più o meno consapevolmente le
risorse dei gruppi criminali; diversi importanti istituti di credito hanno
sostenuto operazioni finanziarie di soggetti vicini alla criminalità
organizzata senza approfondire la provenienza delle risorse; diversi
professionisti hanno partecipato alla costituzione di società e alla stesura di
contratti seguendo gli interessi di persone legate alle associazioni mafiose.
Queste attività, al di là delle responsabilità e dei singoli rilievi penali, sono
emerse in numerose indagini e si sono evidenziate soprattutto in relazione a
procedure di fallimenti o di liquidazioni di società. Le inchieste della Banca
d’Italia e dell’autorità giudiziaria su numerosi istituti di credito cooperativo e
banche popolari della regione indicano cattiva gestione e fragilità e
costituiscono segnali da non sottovalutare sul pericolo che il sistema creditizio
possa essere utilizzato dalle mafie per riciclare risorse di provenienza illecita.
I gruppi mafiosi hanno scelto di insediarsi in Veneto con due obiettivi:
riciclaggio di risorse provenienti da reati, e in particolare dal narcotraffico;
aggiudicazione degli appalti e dei subappalti per opere e servizi. Per
entrare nel tessuto imprenditoriale le mafie hanno scelto alcuni settori: procedure
fallimentari, smaltimento di rifiuti solidi urbani e speciali, turismo.
Nel ambito del crimine organizzato va registrata l’iniziativa di alcuni criminali
già appartenenti alla mafia del Brenta, che, dopo essere tornati in libertà,
hanno ripreso a delinquere in particolare nel campo delle rapine e del traffico
di droga. Queste persone costituiscono spesso, come in passato, un punto di
contatto con esponenti mafiosi e si segnalano per i gravi reati contro il
patrimonio: rapine, anche con armi da guerra, furti aggravati, traffico
internazionale di droga e riciclaggio.
Infine si conferma la presenza di gruppi criminali di origine straniera che
gestiscono in forme più o meno articolate specifiche attività legate ai traffici di
stupefacenti (albanesi, nordafricani, nigeriani) e di persone per la
prostituzione (albanesi, rumeni, cinesi).
La cronologia.
Ci sono stati numerosi episodi che confermano la presenza di soggetti collegati
a gruppi mafiosi. Questa presenza si è manifestata in particolare nelle seguenti
vicende.
Arresti di mafiosi e di pericolosi latitanti
Luglio 2010 - A Chioggia viene arrestato Antonio Barra, esponente del clan di
camorra Moccia, accusato di coordinare il racket delle pizzerie tra le province di
Treviso e Venezia.
Luglio 2011 - A Verona viene arrestato Domenico Multari, crotonese, residente a
Gazzo Veronese (Vr), appartenente al clan della n'drangheta Dragone. Multari
risulta aver precedenti per sequestro di persona, omicidio colposo, bancarotta
fraudolenta e ricettazione. Tra i beni posti sotto sequestro risulta una quota
rilevante di Real Costruzioni, società con sede a Verona.
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Gennaio 2012 - A Brugine, in provincia di Padova, viene arrestato Nicola
Imbriani, ritenuto esponente di spicco del clan camorristico “Polverino”. Imbriani
è accusato anche di avere reinvestito in Veneto nel settore dell’edilizia privata i
proventi delle attività criminali del gruppo. Con lui sono arrestate due persone
accusate di aver favorito la latitanza.
Marzo 2012 - A Preganziol, in provincia di Treviso, viene arrestato Valerio
Crivello, accusato di tentato omicidio e di appartenere alla ‘ndrangheta.
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Settembre 2012 - A Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, viene arrestato
Rosario Lo Nardo, appartenente al clan mafioso “Fidanzati” di Palermo. Nel
novembre 2010 a Galliera Veneta, in provincia di Padova, era stata arrestata la
figlia Caterina nell’ambito di un’indagine contro un’organizzazione che, in
collegamento con la mafia, riciclava nell’usura proventi di rapine.
Gennaio 2013 - Sergi Vitali, condannato per un efferato delitto, durante un
permesso premio fugge dal carcere di Padova con l’aiuto della Sacra corona
unita e viene ripreso dopo due mesi. La fuga evidenzia una presenza
dell’organizzazione mafiosa a Padova.
Giugno 2014 - Viene arrestato a Mestre Vito Galatolo, figlio del boss mafioso
Vincenzo, per avere riciclato proventi illeciti attraverso scommesse sulle partite
di calcio. Nei mesi successivi vengono indagati per concorso esterno in
associazione mafiosa diversi operatori economici e liberi professionisti siciliani
e veneziani che avevano avuto contatti con Galatolo. In particolare nel maggio
2015 sono stati arrestati alcuni professionisti residenti in Veneto con l’accusa di
avere costituito insieme a Galatolo un’associazione criminale per eseguire
rapine.
Settembre 2014 - In provincia di Verona vengono arrestate 10 persone collegate
alla Sacra corona unita pugliese.
Ottobre 2014 - La Dda di Reggio Calabria, nell’ambito di un’operazione contro
un’associazione mafiosa controllata dalla famiglia di ‘ndrangheta Pesce, che ha
portato all’arresto di 12 persone, al sequestro di 23 società e alla confisca di
beni per 56 milioni, dispone l’arresto di Giuseppe Franco che opera nella
provincia di Verona. Franco è accusato di avere costituito, attraverso alcune
cooperative, i collegamenti tra la criminalità organizzata calabrese e il territorio
veronese utilizzato per evadere il fisco e riciclare denaro.
Gennaio 2015 - Il 28 gennaio la Dda di Bologna dispone l’arresto di 117 persone
e 46 fermi in tutta Italia e il sequestro di beni per circa 100 milioni. Tra gli
arrestati ci sono 8 residenti in Veneto che svolgevano attività economiche nella
regione: Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), Andrea Bighignoli,
residente a Verona, Salavatore Grossetti, residente a Montecchia di Corsara
(Vr), Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), Salvatore Lerose, residente a
Oppeano (Vr), Raffaele Oppido, domiciliato a Roverchiara (Vr), Sergio
Bolognino, residente a Rosà (Vi), Francesco Frontera, residente a Orgiano (Vi).
Bolognino, Cappa, Gullà, Lerose e Frontera sono accusati di associazione di
stampo mafioso; Grossetti, e Lerose di estorsione e usura, Oppido, Cappa e
Bolognino, di riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita.
La famiglia Bolognino è stata protagonista di un precedente tentativo di inserirsi
in un’azienda di Galliera veneta in provincia di Padova. Al centro dell’indagine
della Dda c’è il fallimento della Rizzi costruzioni di Verona che vide coinvolto per
reati contro il patrimonio Giovanni Barone, nel 2011 socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
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Maggio 2015 - Il 14 maggio è stato arrestato a Venezia Saverio De Martino su
ordine della procura di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta.
De Martino è un imprenditore nel settore edile e dell’intermediazione immobiliare
a Venezia.
Agosto 2015 - Il 3 agosto a Conche di Codevigo, in provincia di Padova, viene
arrestato Giovanni Loretta, autotrasportatore, accusato di favoreggiamento
aggravato dalla modalità mafiosa per avere agevolato la latitanza di Matteo
La professione di commercialista
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26-07-2016
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Messina Denaro. Loretta era in viaggio verso il mercato ittico di Chioggia e si
era fermato a Codevigo per una sosta in un albergo locale.
Novembre 2015 - Il 5 novembre a Treviso sono stati arrestati il titolare, Pierluigi
Dal Ben, e l’amministratrice, Cosima Gigantiello, dei magazzini Dal Ben Tre.
Nell’indagine per bancarotta fraudolenta, collegata al fallimento della società, è
coinvolto anche Paolo Signifredi, già detenuto con l’accusa di riciclaggio
nell’ambito di inchieste sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Reggio Emilia,
Brescia e Mantova.
Gennaio 2016 - Il 20 gennaio la procura di Palmi (Rc) ha ordinato l’arresto a
Cortina d’Ampezzo di Daniele Misiano per gravi reati contro il patrimonio e
lesioni. L’arrestato è considerato un affiliato alla ‘ndrangheta.
Aprile 2016 - Il 14 aprile la Dda di Trieste ha arrestato Antonio Bartucca,
Giovanni Spadafora e Lorenzo Ceoldo con l’accusa di spaccio di droga e false
fatturazioni. I tre utilizzavano come copertura e magazzino un’impresa di Vigonza
(Pd). Secondo l’accusa Bartucca e Spadafora sono collegati con la ‘ndrangheta.
Il 27 aprile il tribunale di Brescia ha condannato Paolo Signifredi a 6 anni di
reclusione per estrosione e associazione di stampo mafioso nell’ambito del
processo Pesci contro il gruppo della ‘ndrangheta attivo in Emilia, Lombardia
meridionale e Veneto.
Il 28 aprile la procura di Treviso ha arrestato per bancarotta fraudolenta Paolo e
Stefano Zanatta e Paolo Signifredi, già detenuto. I tre sono accusati nell’indagine
sul fallimento delle officine Zanatta di Falzè di Trevignano (Tv). Signifredi è un
elemento di rilievo nelle strategie della ‘ndrangheta per operare in Veneto: ha
svolto ruoli di amministratore e liquidatore in 20 società della regione con
l’obiettivo di favorire gli affari di persone collegate alla criminalità organizzata.
Giugno 2016 - Il 9 giugno a Sant’angelo di Piove di sacco (Pd) un attentato di
origine dolosa ha distrutto il centro commerciale “Sorelle Ramonda”.
Il 24 giugno la procura di verona ha disposto l’arresto di 7 persone originarie
della Calabria per reati economici aggravati dalle minacce. Oltre agli arresti
sono state indagate 18 persone per truffa, estrosione, riciclaggio.
Luglio 2016 - Il 4 luglio il tribunale di Padova ha condannato per bancarotta
fraudolenta nella gestione della Tpa trituratori di Santa Giustina in colle (Pd)
Franco Caccaro a 4 anni e 6 mesi di reclusione e Cipriano Chianese a 3 anni.
La condanna conferma le realzioni criminali tra Caccaro e Chianese, che è
considerato uno degli inventori delle ecomafie legato alla camorra casalese.
Indagini principali
Ottobre 2011 - Giuseppe Salvatore Riina, condannato a 8 anni e 10 mesi per
associazione mafiosa, e figlio del capo mafia condannato per le stragi
dell’estate 1992 e per altri gravi reati, sceglie di scontare la parte finale della
pena in affidamento ai servizi sociali a Padova.
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Aprile 2012 - La procura di Venezia interrompe l’assegnazione di un appalto di
76 milioni di euro del servizio sanitario regionale veneto per prestazioni
assicurative. Secondo l’accusa la City insurance, società rumena vincitrice della
gara, era in collegamento con alcuni soggetti collegati alla camorra. L’Isvap ha
successivamente vietato alla società di assumere nuovi contratti in Italia.
Maggio 2012 - 13 persone residenti nel Veneto orientale vengono arrestate per
aver costituito un’associazione criminale legata alla camorra. Tra gli arrestati ci
sono Mauro Bugno, ex presidente del San Donà Calcio di San Donà di Piave,
Federico Marchesan, vicedirettore del Banco veneziano di Caorle, Antonio
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Pacifico di Eraclea, Franco Crosariol di San Stino di Livenza.
Giugno 2012 -Tra Treviso e Venezia vengono arrestate 11 persone per illeciti
nella gestione dell’emergenza rifiuti a Napoli. Si tratta dei vertici della società
Enerambiente a partire dall’imprenditore veneziano Stefano Gavioli. L’accusa è
di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso in
bilancio, ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio.
A Padova vengono arrestati Franco Caccaro, Nicoletta Zuanon e Cipriano
Chianese. L’accusa è di bancarotta fraudolenta, accesso abusivo al credito e
falsificazione di comunicazioni societarie per la gestione e il fallimento delle
società Tecnologie Per l’Ambiente (TPA) srl e TPA Trituratori srl di Santa
Giustina in Colle. Chianese, imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti e
già titolare della Resit srl, è al centro di numerose inchieste per appartenenza
alla camorra casalese.
Vengono sequestrati diversi immobili dell’imprenditore Michele Pezzone,
secondo l’accusa, legato al clan camorristico “Schiavone”. Tra gli immobili ci
sono un negozio a Bagnoli (PD), un’abitazione a Ponte San Nicolò (PD), e
diverse proprietà a Jesolo e a San Donà di Piave (VE).
Ottobre 2012 - A Verona viene arrestato Giovanni Barone con l’accusa di
bancarotta fraudolenta nel fallimento della Rizzi costruzioni srl. Barone, coinvolto
nell’operazione “Tenacia” della DIA di Milano contro le infiltrazioni della
’ndrangheta in Lombardia, dal luglio 2011 è stato socio per alcuni mesi della
società Faber costruzioni srl di Padova nell’ambito del fallimento-liquidazione
della Edilbasso spa.
Dicembre 2012 - Il tribunale di Venezia condanna 22 persone, arrestate
nell’aprile 2011 con l’operazione “Serpe”, per associazione a delinquere di
stampo mafioso, estorsione, sequestro di persona e usura. L’associazione,
guidata da Mario Crisci, condannato a 17 anni e 8 mesi di carcere, è collegata al
clan dei casalesi. La sentenza è confermata con condanne complessive a più di
120 anni di carcere per la stragrande maggioranza degli imputati in Appello nel
2014 e in Cassazione nel 2015.
Aprile 2013 - La Dda di Palermo dispone l’esecuzione di perquisizioni e la
notifica di diverse informazioni di garanzia disarticolando un’associazione
mafiosa, collegata alla cosca “Acquasanta” di Palermo, operante in Veneto e in
Sicilia attraverso il riciclaggio e l’infiltrazione nei cantieri navali. A Galliera
Veneta, in provincia di Padova, alcuni esponenti della famiglia Bolognino, con
precedenti penali per i legami con la ’ndrangheta, cercano di acquistare la GS
scaffalature e automazioni srl attraverso la partecipazione in altre società.
Maggio 2013 - A Limena, in provincia di Padova, viene perquisita la SC
costruzioni di Cristian Sicari, che è ritenuto dall’accusa il prestanome di Antonio
Mario Tripodi, collegato alla ‘ndrangheta di Vibo Valentia. La società è stata
sequestrata nel luglio 2014.
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Giugno 2013 -Nell’ambito dell’inchiesta per riciclaggio sui fondi gestiti dal
tesoriere nazionale della Lega Nord, Francesco Belsito, in rapporto con alcuni
soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta, viene indagato l’imprenditore padovano
Stefano Bonet, titolare della Polare scarl di Padova.
Codice abbonamento:
Luglio 2013 - A Rovigo, nell’ambito di un’indagine del tribunale di Napoli contro
un traffico internazionale di stupefacenti gestito da clan della camorra, viene
arrestato un commerciante ritenuto il corriere per la zona del Polesine.
Febbraio 2014 - La procura della Repubblica di Verona dispone l’arresto di Vito
Giacino e, nell’ambito della stessa inchiesta, gli arresti domiciliari di Alessandra
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Lodi, avvocato e moglie di Giacino. A Giacino, vicesindaco e assessore
all’urbanistica del comune di Verona, viene contestato il reato di concussione
continuata dal 2008 al 2013. Al centro delle indagini ci sono anche i rapporti tra
Giacinto e la Soveco spa.
Tale ditta, con sede a Verona, è una delle principali imprese di costruzioni
operanti negli appalti pubblici del territorio di Verona e partecipa alla
realizzazione del traforo delle Torricelle, del filobus, di tre impianti di biogas, di
parcheggi e centri commerciali e della ristrutturazione dell’ospedale di
Peschiera. Antonio Papalia, ex marito di una dei proprietari di Soveco, è
sospettato di essere il socio occulto della spa. Papalia è stato coinvolto nel 1989
in un’indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia e ha precedenti
penali.
Nel mese di dicembre Giacinto e Lodi sono stati condannati, rispettivamente a 5
anni e a 4 anni di reclusione, per concussione e induzione a dare o promettere
utilità.
Giugno 2014 - La procura de L’Aquila dispone l’arresto di 7 persone, accusate
di essere collegate alla camorra, che riciclavano al casinò di Venezia i proventi
di estorsioni operate nei cantieri per la ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Luglio 2014 - Sandro Rossato è arrestato a Padova per associazione mafiosa e
altri reati contro il patrimonio. Rossato è accusato insieme ad altre 22 persone
per avere gestito, attraverso alcune società, lo stoccaggio e il trattamento di
rifiuti favorendo le infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nei servizi pubblici
di gestione delle discariche.
Sui rapporti tra Rossato e la criminalità organizzata è intervenuta la
Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti che nella sua relazione sulla regione Calabria del maggio 2011 ha spiegato
che alcune cosche della ‘ndrangheta hanno costituito con Rossato società per
entrare nella gestione ciclo dei rifiuti: “dal quadro probatorio – quale acclarato da
una sentenza del tribunale di Reggio Calabria che, nel dicembre 2008, ha
condannato tutti gli imputati per associazione mafiosa – risulta l’inserimento
mafioso negli appalti dei comuni del territorio reggino. Invero, alcuni imprenditori,
gli Alampi, specializzati nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, in
collegamento con la cosca mafiosa dei Libri, avevano costituito delle società ad
hoc (la Edilprimavera, la Rossato Fortunato ed altre ancora) per effettuare tali
attività” (pag.112, Relazione Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti maggio 2011).
La relazione proseguiva spiegando che “Le discariche di Motta San Giovanni
(Rc) e di Gioia Tauro (Rc) venivano gestite da un’ATI appositamente costituita
nels settembre del 1999, composta dalla capogruppo “Rossato Fortunato srl”,
società con sede in Pianiga (Ve) operante nel settore dello smaltimento di rifiuti
solidi, anch’essa in possesso dell’iscrizione all’Albo nazionale degli smaltitoti e
dalla Edilprimavera srl, con sede in Reggio Calabria, società impegnata nel
settore dell’edilizia e riconducibile alla famiglia Alampi”. (pag.115 della citata
relazione).
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Dicembre 2014 - Nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale vengono coinvolte
alcune società operanti in provincia di Padova. La procura di Roma sequestra la
Terni scarl e la Bellolampo scarl, entrambe con sede a Limena, e riconducibili a
Riccardo Mancini, arrestato e indagato per associazione mafiosa. Le due
società sono di proprietà della Società Generale rifiuti srl e della Intercantieri
Vittadello spa. A Montegrotto dal 2010 svolge il servizio di manutenzione
dell’illuminazione pubblica la Marco Polo spa che è amministrata da un soggetto
indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta mafia capitale.
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Gennaio 2015 - Il 30 gennaio la Dda di Venezia dispone il sequestro di beni per
130 milioni gestiti, secondo l’accusa da Francesco Manzo, residente a Padova,
con diversi precedenti penali per furto, truffa in concorso, associazione per
delinquere, bancarotta fraudolenta, porto illegale di armi, e sospettato dagli
inquirenti di avere relazioni con gruppi legati alla camorra campana e con
appartenenti alla ex mafia del Brenta.
Tra i beni sequestrati ci sono 350 unità immobiliari tra cui 40 appartamenti nel
grattacielo Belvedere davanti alla stazione di Padova, la torre direzionale in
costruzione nella zona industriale di Padova, diversi appartamenti e un castello a
Ponte nelle Alpi. La vicenda indica la facilità con cui persone sospettate di
legami con la criminalità organizzata entrano in relazione con l’economia e
l’impresa locale.
Un pregiudicato, apparentemente privo di capitali a lui riconducibili, è riuscito a
farsi erogare ingenti prestiti da istituti bancari, ad acquistare a prezzi
elevatissimi numerosi beni e ad avviare la realizzazione tramite l’Interporto di
Padova di una struttura immobiliare molto onerosa che, fino a quel momento, non
aveva attratto l’interesse delle principali imprese di costruzioni. In maggio il
tribunale di Padova ha revocato il sequestro dei beni riferibili a Manzo. Gli
accertamenti dell’autorità giudiziaria sono ancora in corso.
La relazione della Dia del I semestre 2015 descrive così il caso Manzo: “Il 23
gennaio 2015 il tribunale di Padova ha emesso il decreto di sequestro di un
ingente patrimonio costituito da società, beni mobili ed immobili, conti correnti,
facente capo ad un soggetto, residente a padova, legato ad un gruppo criminale
dell’agro nocerino sarnese, provincia di Salerno, indiziato di riclare denaro per
conto di diverse organizzazioni di quella zona (operazione “Grattacielo”). I beni,
intestati a diversi soggetti, molti dei quali originari dell’agro nocerino sarnese,
sono risultati ubicati sia in Veneto che in altre regioni (Friuli Venezia Giulia,
Emilia Romagna, Lazio, Campania)”.
Luglio 2015 - Nell'ambito dell'inchiesta, denominata operazione Gambling,
coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, sono stati eseguiti due provvedimenti
cautelari nei confronti degli avvocati veneti Andrea Vianello e Marco Colapinto,
con l'accusa di associazione a delinquere, esercizio abusivo di attività di gioco e
di scommessa e truffa ai danni dell'Agenzia delle entrate.
I due sono considerati dagli inquirenti gli artefici di un complesso sistema
costruito per ripulire il denaro di provenienza illecita della ’ndrangheta facendolo
transitare da Malta e da altri paradisi fiscali come Antille olandesi, Panama e
Romania, tramite società estere di diritto maltese per esercitare abusivamente
l'attività di gioco e delle scommesse in Italia eludendo la normativa fiscale e antiriciclaggio. Per l’accusa i legali sarebbero tra i fautori di avventure societarie
intraprese sfruttando le normative di favore, appoggi istituzionali e il
coinvolgimento di personaggi legati alle cosche di riferimento come le famiglie di
‘ndrangheta Ficara, Alvaro e Pesce.
Agosto 2015 - Il 10 agosto a Spresiano (Tv) il ristorante “Divino gourmet” viene
colpito da un attentato incendiario: prima un’auto rubata ha sfondato una vetrata
e poi gli interni del locale sono stati cosparsi di benzina e incendiati.
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Ottobre 2015 - Nell’ambito dell’indagine “Aemilia” vengono sequestrate due
aziende situate in provincia di Verona: Secav sr, con sede a Roverchiara e Sime
srl. con sede a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Le imprese sono considerate
sotto il controllo di esponenti criminali. Risulta di particolare interesse la vicenda
della Sime.
Due arrestati nell’operazione “Aemilia” avevano trasferito l’impresa dalla
provincia di Reggio Emilia a quella di Verona per continuare a delinquere. La
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scelta era stata motivata dalle caratteristiche del territorio veronese: minori
controlli e presenza di una rete di relazioni favorevoli per proseguire le attività
criminali.
Nei mesi precedenti il nuovo prefetto di Verona, entrato in carica a luglio, ha
emanato diverse interdittive, in particolare nei confronti della Nico.fer e della
Gri.Ka, imprese da tempo ritenute in contatto con esponenti della ‘ndrangheta
arrestati nell’indagine “Aemilia”.
Novembre 2015 - Nel mese di novembre il prefetto di Verona ha emesso due
interdittive antimafia nei confronti di Francesco Piserà, titolare della Gfa di
Bardolino e gestore di diversi locali nei comuni della zona del lago di Garda e
degli impianti di risalita a San Giorgio di Bosco Chiesanuova e di Maria Anna
Vaccaro, titolare di una tabaccheria a Verona.
Il 27 novembre sono stati confiscati beni per 7 milioni di euro a società di
proprietà di Giuseppe Faro e dei suoi familiari. I beni erano già stati posti sotto
sequestro nel febbraio 2013 nell’ambito di un’indagine della Dia di Catania Tra i
beni confiscati ci sono quote della Edil Guizza srl di Padova, della Teolo
Residence e della 3MG Immobiliare di Albignasego (Pd) e della Ediladriatica srl
di Cona (Ve).
Dicembre 2015 - Il 5 dicembre la Dda di Venezia ha smantellato
un’organizzazione gestita da esponeneti della ‘ndrangheta che gestiva il traffico
di cocaina tra Colombia, Calabria, Lombardia e Veneto. Tra le 9 persone
arrestate ci sono Attilio Vittorio Violi, residente a Marcon (Ve) e Santo Morabito,
considerati i capi del gruppo criminale.
Gennaio 2016 - La Dda di Brescia, nell’ambito dell’inchiesta contro la presenza
della ‘ndrangheta nelle province di Mantova, Cremona e Verona, ha chiesto il
rinvio a giudizio per 27 persone tra le quali il commercialista Attilio Fanini di
Bussolengo (Vr) e Moreno Nicolis, l’imprednitore della Nicofer al centro
dell’indagine Aemilia. Nicolis è accusato di tentata estrosione e di avere
esercitato esplicite minacce avvalendosi della forza d’intimidazione derivante
dall’apparetenenza a un’associazione mafiosa per farsi cedere gratuitamente
degli appartamenti.
La prefettura di Treviso ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di
Gerardo Palumbo, imprenditore campano attivo a Vedelago (Tv), accusato di
avere rapporti con la criminalità organizzata casalese.
Aprile 2016 - Il 12 aprile il Comune di Padova interrompe il contratto con la Pi.Ca
Holding srl che sta realizzando l’asilo in via del Commissario. L’impresa infatti ha
avuto l’interdittiva antimafia dalle prefetture di Milano e Modena nell’ottobre
2015. Non si comprendono le ragioni del ritardo con cui l’interdittiva ha avuto
efficacia a Padova.
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Il 23 aprile la sentenza con rito abbreviato nel processo “Aemilia” conferma
l’insediamento della ‘ndrangheta in diverse zone dell’Emilia e del Veneto. Infatti
tra i condannati ci sono anche quattro criminali residenti e attivi nella nostra
regione: 9 anni e 4 mesi a Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), 4 anni a
Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), 8 anni e 10 mesi a Francesco
Frontera, residente a Orgiano (Vi), 2 anni e 9 mesi a Raffaele Oppido,
domiciliato a Roverchiara (Vr). Tra i condannati ci sono anche Giulio (4 anni) e
Giuseppe (12 anni e 6 mesi) Giglio, collegati con i fratelli Bolognino nella
gestione della Gs scaffalature di Galliera veneta.
Maggio 2016 - La Dda di Napoli ha arrestato Marco Cascella, ex amministratore
della Lande spa, e altre 8 persone nell’ambito di un’indagine per corruzione e
turbativa d’asta per agevolare la camorra casalese. Lande spa gestisce in
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Veneto gli appalti per il Passante verde di Mestre e per le bonifiche del
petrolchimico
di Marghera.
Giugno 2016 - Il prefetto di Verona ha emesso due interdittive verso imprese
collegate con la ‘ndrangheta: Albi service e noleggi di Sommacampagna, AGL
group srl di Nogarole Rocca".
MAFIE
NDRANGHETA
CAMORRA
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 Oggi sulla stampa
 27/07/16
Registro e ipocatastali neutri
Irrilevante, ai fini della tassazione diretta, il valore dei beni immobili dichiarato, accertato o definito ai fini dell’imposta di
registro. Banditi, di fatto, tutti gli automatismi utilizzati nella determinazione della base imponibile dei diversi tributi.
Questa l’ulteriore conferma del Notariato che, con lo studio 102-2016/T, avente a oggetto la presunzione di maggior
corrispettivo sulle cessioni immobiliari e/o aziendali, ha analizzato il recente intervento del legislatore, di cui al comma 3,
dell’art. 5, dlgs 147/2015 (decreto crescita). Esso dispone che «gli articoli 58, 68, 85 e 86 del testo unico delle imposte sui
redditi ( ) e gli articoli 5, 5-bis, 6 e 7 del decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446, si interpretano nel senso che per le
cessioni di immobili e di aziende, nonché per la costituzione e il trasferimento di diritti reali sugli stessi, l’esistenza del maggior
corrispettivo non è presumibile soltanto sulla base del valore anche se dichiarato, accertato e definito ai fini dell’imposta di
registro ( ) ovvero delle imposte ipotecaria e catastale».
Pertanto, le disposizioni interpretative risultano chiare e utili per disinnescare l’idea del fisco e della Cassazione che si potesse
assumere il valore dichiarato, accertato e definito ai fini dell’imposizione indiretta, anche per determinare un maggior valore
ai fini dell’imposizione diretta (Ires/Irpef e Irap), stabilendo la relativa irrilevanza.
Il principio affermato dalla Cassazione (tra le numerose a favore, sentenze 4417/2002, 21055/12005, 19830/2008 e
5070/2011, contrarie 4057/2007, 11012/2012, 10552/2012, 22143/2013 e 24054/2014), si è sempre scontrato con
alcune contrarie argomentazioni da più parti formulate, come quelle indicate dall’Associazione italiana dottori commercialisti
(Adc) nella norma di comportamento n. 171/2008.
Essa aveva già affermato che, anche in caso di cessione di azienda, la definizione di un maggior valore ai fini dell’imposta di
registro non poteva assumere automatica efficacia ai fini delle imposte dirette, poiché per l’imposta di registro, si fa
riferimento al valore dell’azienda mentre per le imposte sui redditi, la plusvalenza è data dalla differenza tra il corrispettivo
pattuito e il costo fiscalmente riconosciuto dell’azienda medesima. Questo approccio è stato superato dal comma 3, dell’art. 5
del decreto richiamato, contenente una norma di interpretazione autentica: è stato chiarito che, per le cessioni di immobili e di
aziende, nonché per la costituzione e il trasferimento di diritti reali sugli stessi, l’esistenza di un maggior corrispettivo
rilevante ai fini delle imposte dirette e dell’Irap non è presumibile soltanto sulla base del valore, seppure dichiarato o
accertato ai fini dell’imposta di registro ovvero ai fini delle imposte ipotecaria e catastale.
Come indicato dal Notariato, la formulazione adottata dal legislatore è tranchant e sufficientemente esplicativa
dell’intenzione di neutralizzare l’utilizzo «esteso» del valore dichiarato, accertato e definito ai fini dell’imposta di registro,
ipotecaria e catastale.
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Peraltro, nel documento in commento si nota che tale atteggiamento (utilizzo del valore fissato per il registro) aveva già
denotato alcuni cedimenti, allorquando la Legge comunitaria del 2008 aveva disposto l’impossibilità di utilizzare il valore
normale (presunzione) per quanto concerneva l’applicazione delle imposte dirette e dell’Iva (art. 24, legge 88/2009) e la
stessa Amministrazione finanziaria (ris. 18/E/2010) aveva precisato che non era possibile avviare un accertamento,
nell’ambito dell’imposizione diretta, in presenza di un disallineamento tra corrispettivo dichiarato e valore normale
(valutazione Omi), in assenza di ulteriori elementi a supporto (valore del mutuo, indagini finanziarie e quant’altro)
Codice abbonamento:
In tema di cessioni immobiliari, poi, gli autori evidenziano che tale novità interviene non solo nell’ambito della determinazione
del reddito d’impresa, sia come ricavo (art. 85, dpr 917/86), sia nell’ambito delle plusvalenze (art. 86 del Tuir), ma anche
nell’ambito privato del contribuente (art. 67 del medesimo Tuir).
Con riferimento alle cessioni di aziende, posto che nel passato era il contribuente chiamato a fornire la prova contraria, la
novità risulta dirompente per il solo fatto che il solo disallineamento con il valore dichiarato ai fini del registro non potrà
legittimare un accertamento nell’ambito delle imposte dirette o dell’Irap, con la necessità che la stessa Amministrazione
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27-07-2016
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IUSLETTER.COM (WEB2)
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finanziaria combini tale presunzione con ulteriori elementi, tali da poter integrare la presunzione semplice da elementi «gravi,
precisi e concordanti».
Fabrizio G. Poggiani
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provvedim...

 Oggi sulla stampa

Eventi e Formazione
Usura nei contratti bancari: profili civili, concorsuali e penali

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

Relatori: Daniela Calvano, Simona Daminelli, Fabrizio Manganiello
Data: 13 Ott 2016 | Ora: 15:00
Luogo: La Scala Studio Legale, Via Correggio 43, Milano
Crediti formativi: in fase di accreditamento
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News da La Scala
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Giuseppe La Scala su Mag per i primi 25 anni dello Studio
 26/07/16
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