L`infanzia nel mondo: problemi di salute Intervento alla

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L`infanzia nel mondo: problemi di salute Intervento alla
 Zygmunt Zimowski
Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari
L’infanzia nel mondo: problemi di salute
Intervento alla
Tavola Rotonda: SOS infanzia.
Come costruire un mondo a misura di bambino.
Pontificia Facoltà Teologica S. Bonaventura – Seraphicum
Città del Vaticano, 10 novembre 2009
1. La storica e solerte attenzione della Chiesa per i bambini
Parlare dei problemi sanitari dell’infanzia nel mondo oggi non è facile,
anche se la questione è sempre di attualità. È infatti proprio dell’ultimo mese di
ottobre il Rapporto su “La condizione dell’infanzia nel mondo 2009”,
commissionato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), a 20 anni
dall’approvazione della “Convenzione sui diritti dell’infanzia”, il 20 novembre
1989.
Ma, prima di proseguire, chiediamoci cosa s’intende per “infanzia” cui ci
riferiamo nella nostra riflessione: «Ai sensi della presente Convenzione, si legge
all’articolo 1, si intende per fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore a
diciott’anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione
applicabile.»1 Solo due osservazioni: la prima, dell’On. Carlo Casini, fa notare
giustamente che tale determinazione convenzionale che estende lo statuto dell’infanzia
fino alla maturità giuridica rimane silenziosa sul suo inizio.2 La seconda è quella della
Santa Sede che, pur aderendo alla Convenzione, emise delle riserve su due punti: primo,
sulla politica di pianificazione delle nascite in quanto per la morale cattolica non sono
accettabili altri metodi di regolazione delle nascite se non quelli naturali; e secondo, sulla
cura medica dei concepiti per cui è precisato che ogni intervento medico non può aver
altri scopi se non unicamente quelli terapeutici.
Sulla questione dell’inizio della vita, la Chiesa è sempre stata puntualmente molto
precisa, poiché la forte attenzione alla dignità della persona umana quale immagine di Dio
l’ha portata a fissare definitivamente l’inizio della vita umana fin dal suo concepimento.
Da qui la sua emblematica d irremovibile contrarietà all’aborto come all’eutanasia.3 Come
insegnava Papa Pio XII in tempi non sospetti, «La vita umana innocente, in qualsiasi
condizione si trovi, è sottratta, dal primo istante della sua esistenza, a qualunque diretto
attacco volontario … »4
Oltre alle precedenti considerazioni, l’estensione dell’infanzia fino alla
maturità legale induce a considerare tanti altri problemi riguardo alla salute dei
bambini, quali quello dei farmaci per bambini che devono essere adatti al loro
organismo ancora in formazione, la pericolosa produzione e vendita dei farmaci
contraffatti, il consumo di alcool e il fumo da parte degli adolescenti, il
coinvolgimento in guerra (bambini soldati), salubrità degli ambienti di vita,
promiscuità nei campi profughi con susseguenti abusi e violenze anche di tipo
sessuale, ecc.. Poichè lo spazio ed il tempo di questo mio intervento non
1
ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE, Convenzione sui Diritti dell’infanzia, , art. 1, New
York, 1989, ed. ital., in Gazetta Ufficiale dell’11 giugno 1991.
2
CASINI C., “Il diritto alla vita”, in Dolentium Hominum, 25 (1994/1), p.51.
3
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, LEV, Città de Vaticano, 1995;
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sull’aborto procurato –
Quaestio de abortu (Declaratio de abortu procurato), 18 novembre 1974, AAS 66 (1974) 730-747;.ID., Istruzione
sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione – Donum vitae, 22 febbraio 1987, in
AAS 80 (1988) 70-102.
4
PIO XII, “Vita della madre o vita del bambino?”,. Discorso ai partecipanti al Congresso Nazionale del
Fronte della famiglia e delle ‘Associazioni delle famiglie numerose’ (27 nov. 1951), in AAS 43 (1951), pp.
855-860.
permettono di affrontare tutti questi problemi, vediamo ora come si presenta la
situazione dei bambini nel mondo, prima di dare alcuni veloci accenni al contributo
della Chiesa alla sollecitudine ed alla cura per i bambini.
2. Situazione attuale della salute dei bambini nel mondo
2.1. Alcuni dati statistici
Il sopraindicato rapporto dell’UNICEF 2009 rileva ancora una volta che la
salute dei bambini è messa in serio pericolo da molteplici cause: malattie e
disabilità, violenze ed abusi sessuali, lavoro minorile, inquinamento ambientale,
matrimoni precoci, prostituzione minorile, mutilazioni deigenitali femminili, ecc.
Ecco di seguito alcuni dati statistici illustrativi di tale situazione.
28% della popolazione mondiale sono bambini di età inferiore a 15 anni, ma
inegualmente ripartiti per continente.
Europa: 18%
Africa: 43%
20‰ dei 130 milioni di nati sono morti alla nascita: disparità per continente e
per regione all’interno degli stessi continenti.
Americhe:7‰
Africa: 29‰
Asia sud-orientale: 31‰
16% dei neonati hanno un peso basso alla nascita (< 2500gr).
Percentuale di nascite assistite:
96% in Europa
44% in Africa.
Ogni anno circa mezzo milione di donne (400% di nati vivi) muoiono di parto o
per motivi collegati. Il che mette a forte rischio il neonato nei paesi poveri.
Mortalità neonatale prima del quinto anno di età
Il rapporto dell’Associazione Save the children del maggio 2008 segnala che,
per la prima volta, il numero di bambini morti nel mondo prima di compiere i 5
anni è sceso sotto i 10 milioni (8,8 milioni, di cui quasi 2 milioni lo stesso
giorno della nascita).5
Il 99% delle morti prima di cinque anni avvengono nei paesi cosiddetti in
via di sviluppo:
Africa subsahariana: 4,5mln, ossia 50% del totale;
Sud-est asiatico: 3mln.
5 SAVE THE CHILDREN, La nuova sfida:dire basta alla mortalità infantile, Rapporto 2009,
http://www.savethechildren.it/2003/download/pubblicazioni/EveryOne.pdf
in
3
2.1 Di che cosa muoiono i bambini in tenera età?
Alcune malattie infettive prevenibili e curabili provocano il 50% delle morti
di bambini di età inferiore a 5 anni:
polmonite = 17%,
diarrea post-neonatale=16%,
malaria =7%, morbillo = 4%,
HIV/AIDS = 2%,
cause neonatali = 37% di cui
o nascita pretermine =28%,
o infezioni neonatali = 26%,
o asfissia alla nascita = 23%.
3. La sollecitudine e la cura della Chiesa per i bambini
Seguendo gli insegnamenti e l’esempio del suo Maestro e Fondatore, la
Chiesa ha sempre tenuto in grande considerazione i bambini. Il regno di Dio, disse
Gesù ai suoi discepoli che tentavano d’impedire che gli si avvicinassero i bambini,
appartiene a coloro che gli assomigliano (Mc 10,14) e i loro angeli contemplano il
volto di Dio nel Cielo (Mt 18,10). Queste parole continuano tuttora ad ispirare
l’accoglienza e la cura della Chiesa per i bambini.
3.1 I bambini nella Sacra Scrittura
La Bibbia offre una visione dei bambini assai lontana dall’essere univoca.
Vi sono, infatti ,diversi punti di vista a seconda della prospettiva dell’osservatore.
Se i bambini sono considerati dal punto di vista utilitarista degli adulti, notiamo
che, in genere, essi non sono tenuti in gran conto. A loro non si affidano
responsabilità in quanto carenti di preparazione e di esperienza in tutti campi della
vita sociale. L’esempio di esclusione dei bambini lo troviamo nell’episodio del
censimento ordinato da Davide. raccontato nel Libro dei Numeri (Nm 1,17-45; 2
Sam 24,1-9). L’idea d’incompiutezza, d’imperfezione dello stato di fanciullo e,
quindi, d’uno sforzo per uscirne è dominante in tutti questi testi.
La prospettiva cambia completamente nel momento in cui si considera la
dimensione dei bambini visti dai loro genitori. I bambini rappresentano allora la
speranza, il futuro, la permanenza nella storia. Il desiderio d’un bambino è
fortemente avvertito nell’A.T., e l’infertilità è ritenuta una maledizione. Il Genesi
con Abraham (Gn 15,2), il libro di Samuele con supplica di Anna (1 Sam 1,10), ma
anche un certo numero di salmi, tutti testimoniano la felicità ricevuta dai genitori
attraverso il dono dei figli (Sal 127, 3-5; 128,3-4) Altri testi, invece, svelano
l’angoscia, il profondo dolore e la rabbia che sfiora la ribellione dei genitori
dinnanzi alla malattia ed alla morte d’un figlio [Agar e Ismaele( Gn 21,14-16); Elia
e la morte del figlio della vedova che l’aveva ospitato (1 Re 17,17-24); Eliseo e la
morte del figlio della sua benefattrice (2 Re 4,32-37)]. «La tenerezza d’un padre e
d’una madre per il proprio bambino serve spesso come punto di paragone per
4
esprimere la tenerezza di Dio per il suo popolo [Cf Dt 1,31; Os 11,1.3-4.8-9; Is
49,15; 66,12-14; Ger 31,9]».6
Sul tema dei bambini. l’A.T. ci svela anche un lato oscuro negli usi e
costumi sacri che fanno da sfondo ad alcuni testi biblici: il sacrificio dei bambini (1
Re 16,34; 2 Re 16,317,17;21,6; Mi 6,6-7). La voce dei profeti si alzò per
condannarla giudicando il sacrificio di bambini un’abominazione incompatibile
con la volontà di Dio (Ger 7, 31; 19,5; 32,35; Ez 23,39). Ciò serve di avvertimento
per tutti: il lato oscuro del cuore umano riesce sempre a mimetizzarsi fino a
trasformare in oggetti di consumo e strumenti di scambio i più preziosi valori
umani.
Un'altra prospettiva biblica che avrà molta fortuna nel concepire il bambino
come benedizione e speranza è quella della casa regnante in attesa d’un erede. La
sua mancanza avrebbe significato per la dinastia l’arrivo al capolinea, con tutto
quanto poteva comportare per la stessa sicurezza nazionale e la sopravvivenza del
gruppo. La profezia di Isaia che annuncia al re Acaz l’imminente nascita d’un d’un
erede nonché la solenne celebrazione della sua nascita che fa lo stesso profeta non
lasciano alcuna ombra di dubbio: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una
grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse …Poiché
un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. » (Is 9,1-6). Ci troviamo al
cuore d’una consolidata tradizione secondo cui nel compiere le sue grandi imprese,
Dio rifiuta l’uso della forza dei potenti per preferire mezzi deboli. «Per mettere
fine all’oppressione esercitata dai potenti di questo mondo, Dio si servirà d’un
bambino »7.
Con esplicito riferimento a questa corrente, i vangeli dell’infanzia insistono
sulla scelta di Dio di portare la sua salvezza al mondo attraverso un bambino:
«oggi vi è nato nella casa di Davide un salvatore … troverete un bambino avvolto
in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,11-12). Il Vangelo di Giovanni ce lo
presenta come colui per mezzo del quale è stato creato tutto ciò che esiste (Gv 1,3).
Divenuto adulto, Gesù sarà dalla parte dei bambini non solo con le parole, ma
anche e soprattutto con i fatti concreti: «Guardate dal disprezzare uno di questi
piccoli, perché, vi dico, i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre
mio che nei cieli» (Mt 18,10). I Vangeli riportano anche molti altri episodi dove
sono coinvolti i bambini e Gesù, sempre a loro difesa, li abbracciava e benediceva
(Mt 19,15; Mc 9,36; 10,16). In altre occasioni, li guariva: il figlio del centurione
(Mt 8,5-13; Lc 7,1-10); quello del funzionario reale (Gv 4,46-54), la figlia della
sirofenicia (Mt 15,21-28; Mc 7,24-30); la risurrezione della bambina di 12 anni
(Mc 5,41-42). Anche il giudizio di Gesù su quelli che scandalizzano i bambini è
molto severo: meritano niente meno che di essere gettati in fondo al mare con un
macigno al collo! (Mt 18,6; Mc 9,42; Lc 17,2).
Nel suo annuncio del Vangelo Gesù invita tutti alla conversione per poter
accogliere il Regno di Dio (Mc 1,15) e proporre proprio i bambini come modelli da
seguire. Non esita a mettere in risalto la loro innocenza e sconfinata fiducia: «In
verità vi dico, se voi non cambierete e non diventerete come i bambini, non
6
VANOYE A., “Il bambino nella Sacra Scrittura”, in Dolentium Hominum, 25(1994/1), p. 39;
COSTACURTA B., “Cura dei bambini malati nella Sacra Scrittura,”, Dolentium Hominum, 70 (2009/1),
pp.67-70.
7
VANOYE, loc. cit. p. 40.
5
entrerete nel Regno dei Cieli. Chiunque si farà piccolo come questo bambino,
ecco, sarà il più grande nel Regno dei cieli» (Mt 18,2-4). Dopo aver posto in
mezzo un bambino abbracciandolo, disse ai suoi discepoli i quali avevano discusso
lungo la strada su chi fosse il più grande tra loro: «Chi accoglie nel mio nome uno
di questi bambini, accoglie me, e chi accoglie me, non accoglie me, ma Colui che
mi ha mandato» (Mc 9,36-37; Mt 18,2.5; Lc 9,47-48). Infine, Gesù ringrazia suo
Padre per aver rivelato i suoi segreti non ai sapienti ed agli intelligenti, ma ai
piccoli (Mt 11,25; Lc 10,21). Così Gesù invita tutti a riscoprirsi figli, anche se
adulti: «Accogliere il Regno di Dio come un bambino è il rinunciare alle pretese
orgogliose dell’adulto e vivere nella gratitudine filiale, nella confidenza e la
disponibilità di chi ama. Conversione difficile, ma indispensabile, che da accesso
alla vera gioia»8
Nonostante l’esistenza di diversi punti di vista sullo statuto del bambino
nella Bibbia, la rivelazione assegna un posto di rilievo ai bambini e l’insegnamento
biblico li difende ed esige la loro protezione in nome di Dio. Gesù li indica come
modello di sconfinata fiducia da seguire per entrare nel Regno di Dio.
3.2 I bambini nella storia della Chiesa
3.2.1 I bambini nei Padri della Chiesa
La premura della Chiesa per i bambini è testimoniata fin dagli albori della
storia del nuovo popolo di Dio. I primi documenti dell’era dei Padri della Chiesa,
in Occidente come in Oriente, rilevano tutti la preoccupazione della Chiesa per i
bambini, in modo particolare, per quelli più svantaggiati, cioè gli orfani o
abbandonati. Ciò contrasta con l’atteggiamento remissivo del mondo romano come
di quello geco che non avevano molto riguardo per i bambini. Infatti, l’infanticidio,
l’esposizione e l’abbandono dei bambini erano prassi corrente e generalmente
accettata. I tentativi di rimediare, almeno per gli orfani di militari morti in guerra a
Atena e l’istituzione degli alimenta a Roma in epoca antoniana e traiana non
ebbero molta fortuna, anche se patrocinata dagli intellettuali dal calibro dello
storico Tacito.
Invece, la concezione del bambino nel mondo ebraico e biblico ereditata
dalla Chiesa era totalmente diversa. Il bambino era considerata una benedizione di
Dio, in tal modo che morire senza prole era segno di maledizione. Così l’etica
cristiana, anche memore dell’insegnamento e dell’atteggiamento accogliente di
Gesù verso i bambini, si ricollegò subito a quella tradizione che insegnava di
accogliere, difendere, proteggere ed assistere lo straniero, l’orfano e la vedova
come comando di Dio (Es 22,20-23; Dt 24,17-21). Troviamo già la condanna ed il
divieto dell’aborto, dell’infanticidio e dell’esposizione nella Didaché e nella
Lettera di Barnaba (fine I – inizio II s. d.C.). Prima ed accanto alla condanna di
questi fatti definiti “criminali”, l’assistenza agli orfani, come alle vedove e agli
anziani era considerata un compito essenziale della Chiesa. Per Policarpo di
Smirne era compito dei presbiteri, mentre per Ippolito di Roma figurava fra quelli
dei catecumeni, così da permeare la vita della Chiesa intera. S. Clemente, assieme
a Tertulliano ed Origene la considera compito dei vescovi, come attestato dai Padri
8
IBID., p. 42.
6
Cappadoci. A questa fase iniziale, se si può dire così, successe quella organizzativa
dell’assistenza ai bambini, come ne reca testimonianza una lettera di Sant’Agostino
del 408 al vescovo Bonifacio, nella quale l’autore loda l’attività delle vergini che si
dedicavano all’assistenza materiale e spirituale dei bambini. Da qui l’istituzione
degli orfanotrofi e brefotrofi diffusi nel mondo cristiano, a partire dalla fine del V
secolo.
Riguardo alle cure dei bambini, lo stato ancora empirico della medicina non
permetteva interventi efficaci. Pochi autori antichi si sono dedicati allo studio delle
malattie dei bambini (Sorano). Inoltre, la scienza medica non era ancora così
sviluppata da favorire la nascita della pediatria. Perciò, la cura per i bambini non
era tanto diversa da quella per gli adulti , che si trattasse di salassi, di bagni, di
digiuni, di diete o dell’uso del vino. Così, di fronte alla povertà di mezzi di cui
disponeva la medicina nonché dell’inesistenza della scienza pediatrica, la Chiesa
dei primi secoli del Cristianesimo si prese cura dei bambini abbandonati o orfani,
affidandoli alle premure delle vergini che fungevano per loro da balie, garantendo
loro innanzitutto un tetto e un pasto, ma anche l’iniziazione al Cristianesimo. Col
passare del tempo, i monasteri prenderanno il testimone dagli istituti delle vergini
nell’accoglienza, assistenza e cura dei bambini bisognosi.
3.2.2 La cura dei bambini nella storia della Chiesa
Le cose cambiano a partire dal 787, anno in cui fu fondato a Milano un ospizio per
il ricovero dei bambini esposti, ad opera dell’arciprete Dateo. Da quel momento
molti altri istituti di questo genere sorgeranno nelle principali città europee, con lo
scopo di garantire le cure mediche vere e proprie a quelle categorie di persone
veramente bisognose: Cremona (870), Montpellier (1070), Milano - Brolo (1168),
Orvieto (1181), Marsiglia (1188), Parma (1200), Roma (Santo Spirito, 1204),
Viterbo (1276), Firenze (1316), Norimberga (1331), Venezia (1346), ecc.
Gli ospizi per i bambini o brefotrofi accoglievano principalmente i bambini
abbandonati dai loro genitori. I motivi per questo gesto estremo erano vari: nascite
fuori matrimonio o da ragazze madri, genitori poveri che non avevano nulla per
poter crescere il loro figlio, malformazioni disabilitanti, o ancora calcolo di alcune
famiglie che volevano evitare la dispersione dei loro possedimenti, ecc.9 Tutti i
principali istituti ospedalieri medievali erano dotati d’un reparto riservato alla cura
dei bambini. Alcuni, per esempio a Milano, li accoglievano secondo la loro età: gli
infanti al Brolo, fino agli otto anni al S. Celso, dopo le femmine al Santa Caterina e
i maschi in altri ospizi presenti sul territorio cittadino.
Come nell’epoca precedente, la scienza pediatrica non vede ancora la luce e
i bambini sono considerati come piccoli adulti. Nel suo sopraccennato intervento,
il Prof. Aliverti osserva che «l’infanzia era considerato come uno stato patologico
da cui si guariva spontaneamente una volta raggiunta l’età adulta». Secondo il
nostro autore i genitori non manifestavano un vero investimento affettivo per i figli
a causa delle scarse possibilità di sopravivenza. Il che spiega la tarda comparsa
delle prime opere sulle malattie infantili e la loro cura avvenuta solo alla fine
dell’epoca rinascimentale e non prima.
9
ALIVERTI M., “La cura dei bambini malati nella storia della Chiesa”, in Dolentium Hominum, 70(2009/1), p. 77.
7
Per colmare un simile vuoto, la Chiesa si è fin dall’inizio prodigata
nell’accogliere e prendersi cura dell’infanzia in adempimento alla parola del
Signore. Perciò, l’opera di accoglienza e cura dei bambini da parte della Chiesa
può considerarsi una dimensione integrante della sua missione, che ha rivestito
svariate forme lungo la storia. Al riguardo, è molto suggestivo e interessante
vedere quanto moltissimi santi si siano distinti, a partire dal periodo
rinascimentale, nella ricerca di vie nuove per servire meglio il Signore nei più
deboli ed abbandonati degli esseri umani, creando scuole e/o ospedali pediatrici.
La lista è molto lunga: da Tommaso da Villanova (Spagna 1486-1555) a Teresa di
Calcata (Ex-Jugoslavia 1910-1997), passando per Martino de Porres (Perú 15791639), Giovanna Antida Touret (Francia 1765-1826), Carlo Steep (Germania 17731856), Benedetto Menni (Italia 1841-1914), Filippo Smaldone (Italia 1848-1923),
solo per citare alcuni in modo da fare vedere la continuità dell’impegno ecclesiale
in questo settore negli ultimi cinque secoli.
Grazie a tale continuità d’impegno, la nascita e lo sviluppo della scienza
pediatrica come disciplina autonoma ha favorito il sorgere di strutture ospedaliere
specializzate nella cura dei bambini: Parigi (1802), San Pietroburgo (1834), Vienna
(1837), Berlino (1843), Londra (1852), Barcellona (1867), Roma (Bambino Gesù,
1869). Tali strutture si moltiplicarono nel 20° secolo anche ad opera di famiglie
religiose impegnate in sanità, in modo da far finalmente profittare anche i piccoli
pazienti dei benefici della scienza medica. Così, la sollecitudine della Chiesa
cattolica per i bambini permane dopo duemila anni di storia, in forme rinnovate e
più efficaci come un faro testimone della presenza di Cristo sempre operante in
mezzo all’umanità sofferente ma anche piena di speranza.
Conclusione
Il tema “Infanzia: problemi sanitari”, come si è visto, apre sicuramente
diversi ed ampi orizzonti di sviluppo da richiedere uno spazio e un tempo maggiori
di quanto si può pretendere nella presente circostanza. Tuttavia, gli elementi
raccolti fanno capire la complessità dell’argomento e l’urgenza di occuparsene in
modo serio e coordinato da parte di tutte le istituzioni, esse siano politiche, civili,
sociali o religiose. I dati presentati dal Rapporto UNICEF su “La condizione
dell’infanzia nel mondo 2009”, dimostrano che la questione va affrontata a diversi
livelli, con metodo e strategie lungimiranti, e questo sia nella sua dimensione
nazionale, sia in quelle regionale e internazionale.
In questo senso, l’approccio della Chiesa alla questione in causa si è
dimostrata più coerente e rispettosa della dignità della persona umana in tutte le
sue dimensioni. Ciò è noto anche attraverso le estenuanti diatribe sul battesimo dei
bambini che segnarono la vita della Chiesa dei IV-V secoli. Battezzare i bambini
appena nati significava riconoscere nel corpo di ognuno di loro l’immagine di Dio
(Gn 1,27) e tempio dello Spirito Santo (1 Co. 7,19). La concezione del bambino
quale benedizione di Dio e futuro dell’umanità trova fondamento in questa visione
che fa discendere tutta la realtà esistente in genere, e l’essere umano in particolare,
dall’amore gratuito e misericordioso di Dio che ci fa suoi figli nel suo Figlio.
8
Allegato 1.
Tabella 1. Nascite, assistenza e condizioni alla nascita, e mortality per Regioni
OMS.
Africa Americh
e
Fertility (per donna)*
N. nati vivi/anno (in
migliaia)
Nascite assistite da
personale sanitario
(%)*
Natimortalitd (°/00)
Nati di basso peso
(%)*
Mortality materna
(per 100.000 nati
vivi)*
Mortality neonatale
_28 giomi (%0)*
Mortality infantile <
1 anno (%0)*
Mortality entro i 5
anni di eta (°/00)*
4.7
28572
2.3
16137
Europa Mediterran Pacifico Totale
Asia
Sudeo Orientale Occidental
Oriental
e
e
2.7
1.6
3.5
2.0
2.6
37842
10462
15306
24556
13287
4
48
96
63
92
65
9
23
16
22
44
92
29
7
14
9
26
8
17
8
16
900
99
450
27
420
82
400
40
11
35
10
38
17
28
94
18
52
14
62
20
49
157
21
69
16
84
24
71
31
Fonti:
* World Health Statistics, WHO 2008 [4]
Neonatal and Perinatal Mortality. Country, Regional and Global Estimates
2004. WHO 2007[5]
9
Allegato 2
Figura 1. Tassi di mortality neonatale, infantile e prima dei 5 anni di vita per
fascia di reddito dei Paesi ( per 1000 nati vivi).
Bass
o
Mediobasso
Medioalto
Alt
o
Mortality neonatale Mortality infantile Mortality <5 anni
Fonte: World Health Statistics, WHO 2008 [4]
10
Allegato 3.
CAUSE DI MORTE
Polmonite
Diarrea post-neonatale
Malaria
Morbillo
HIV/AIDS
Altre malattie infettive e parassitarie
Malattie non trasmissibili
Incidenti
Cause neonatali:
Nascita pretermine/basso peso
Infezioni neonatali
Asfissia alla nascita
Tetano neonatale
Malformazioni congenite
Diarrea neonatale
Altro
< 5 anni
< 28 giorni
%
%
17
16
7
4
2
9
4
4
37
31
25
23
3.4
6.7
2.6
8.7
Tabella 2. Distribuzione delle cause di morte nei primi 5 anni di vita e nel periodo neonatale
(<28 giorni)
Fonte: The Global Burden of Disease. 2004 Update. WHO 2008 [10].
11
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2. PIO XII, “Vita della madre o vita del bambino?”,. Discorso ai partecipanti al
Congresso Nazionale del Fronte della famiglia e delle ‘Associazioni delle
famiglie numerose’ (27 nov. 1951), in AAS 43 (1951), pp. 855-860.
3. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, LEV, 1995.
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