Testimonianze di ragazzi

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Testimonianze di ragazzi
3 Esperienze di vita – Per un mondo migliore e interculturale
Françoise Dolto
Testimonianze di ragazzi
Gianfranco, 16 anni
Prendendo la droga ci si crea un mondo di progetti immaginari, una
vita professionale immaginaria. Si ha l’impressione di essere più
adulti. Si fanno progetti da adulti. Ma non si sa ancora di non esserlo veramente. E poi, via via, ci si rende conto che questo non vale,
non serve, allora ci si deprime e se ne prende sempre di più perché
il corpo si abitua. Si diventa dipendenti. Non si può fare più niente
senza la droga. Non se ne viene più fuori, ci si annoia con la gente.
Mentre con questi eccitanti si ha l’impressione di passare bellissime
serate con gente superinteressante. Quando si smette, ci si accorge
che tutto è nulla, che non si è fatto niente. Zero più zero ha sempre
fatto zero.
Silvia, 17 anni
Ho cominciato a drogarmi a quattordici anni e mi ero spinta già
molto avanti. È un giro terribile, è un mondo che vi chiama sempre senza tregua. È un mondo che può portare alla prostituzione.
E questo è il contrario della vita. È la morte. E poi in me è scoppiato come un istinto formidabile di sopravvivenza. I miei genitori mi hanno aiutato a ristabilire un ambiente e un modo di vita
equilibrato.
Ignazio, 17 anni
Con la droga ci si dimentica dell’igiene quotidiana, non ci si cambia
più, si vive sbracati, sporchi lerci, si sbatte il muso, come un aereo
sbatte il muso quando cade. È come una specie di slittamento verso
la vita notturna. Si dimentica il ritmo della vita vera. La vita vera non
è svegliarsi alle tre del pomeriggio, mangiare non si sa che e non si
sa come.
La sola cosa che importa è di sapere che cosa faranno i compagni,
sapere se ci sarà una serata, se ci sarà della droga, da dove viene e se
è buona.
Nicola, 17 anni e mezzo
All’inizio c’è un grande malessere di vivere, un grande smarrimento,
ed è per questo che si entra in un gruppo in cui ci si droga. Si immagina che stare con questa gente, avere qualcosa in comune con loro sia una soluzione. Ma all’interno di questi gruppi non c’è nessun
rapporto, nessun sostegno, nessun legame affettivo. Si è insieme, ma
ciascuno è chiuso dentro il suo «trip», il suo delirio.
È la solitudine totale di gruppo, con l’assenza totale di comunicazione.
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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3 Esperienze di vita – Per un mondo migliore e interculturale
1. racket: termine inglese che indica una forma di estorsione attuata
con intimidazione e violenza.
Lionello, 16 anni e mezzo
La cosa terribile con la droga è che sei preso dentro un ingranaggio.
Tu la compri e poi ci sono tipi che ti incaricano di comprarla per loro e che minacciano di romperti la testa se non gli procuri quello che
ti hanno chiesto. E in questo modo tu ti ritrovi a spacciare. È come
una specie di racket1 da cui non puoi uscire.
(da I problemi degli adolescenti, Longanesi, Milano, rid.)
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Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education