maglia e velluto carte vincenti per l`autunno
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maglia e velluto carte vincenti per l`autunno
R moda Moda italiana 1954 maglia e velluto carte vincenti per l’autunno-inverno Roberto Mascagni Tailleur a un petto e Paletot con collo sciallato (1952) L ’appuntamento con l’Alta Moda italiana, proposta per l’autunno-inverno, è fissato dal 20 al 25 luglio 1954, mentre il termometro dell’Estate fiorentina segna +35 gradi e nella Sala Bianca di Palazzo Pitti l’aria condizionata mitiga appena la calura estiva che avvolge il numeroso pubblico, in costante ascesa. Quindici industrie tessili, che rappresentano i nomi più importanti nel campo laniero, cotoniero e serico, si sono affiancate alle Case di Alta Moda per presentare le ultime novità della loro produzione. I nuovi tessuti sono panni di lana satinati, lane mohair, lane miste a seta e poi sete (stampate a fiori) e altri materiali, comunque pesanti, da portare sotto cappotti e pellicce. La “Eight Italian Fashion Show” inizia nel pomeriggio del 21 luglio, alle 16. La inaugura una sfilata di numerose boutiques: Avolio, Bertoli, Glans, Myricae, Spagnoli. Valditevere, pioniera delle sfilate a Firenze, ha perfezionato le belle lane tessute a mano. Vito ripropone la gonna ampia a ruota che si presta a varie guarnizioni, e in alternativa propone maglie intere che ricordano quelle indossate dai “topi d’albergo”. Anna Tosco convince che con la maglia ci si può vestire dalla mattina alla sera. La romana Myricae (Teresa Massetti) ha presentato alcune giacche da montagna di lana pesante, una serie di gonne di tweed, mantelli di cuoio, di loden, di gomma. Elza Volpe propone la giacca sportiva di morbida lana a nido d’api che scende a sacco sul pantalone stretto ed eleganti camicette di lana leggera. Le creazioni del fiorentino Emilio sono ormai famose e richieste perché sinonimo di eleganza tanto in America come in Europa. (Intanto, mentre Dior prepara la sorpresa delle nuova linea che avrebbe poi rivelato donne con seno nascosto, quasi abolito, la Moda Italiana ha messo in apprezzata evidenza linee e curve). Nata quasi esclusivamente per lo sport, la moda boutique ha coniu- 70 1925?), con blusine bianche ricamate ad anelli, a foglie, a coralli, a cerchietti. Gli scialletti sono conclusi con delle candide nappe. La lana sembra seta. Sulla pedana continuano ad al- gato ogni genere di confezione, presentando a Firenze una nuova serie di modelli sportivi e molti “piccoli abiti”: le gonne di Glans; il pantalone di maglia bianca, per il prossimo inverno, di Spagnoli. Le “pennellate” di Spagnoli ravvivano i golfini spruzzati di rosa sopra tute bianche; o le gonne plissé, sempre bianche e giovanili (ispirate al ternarsi abiti giovanili, pantaloni di varie lunghezze, gonne, alcuni mantelli e maglierie di ogni tipo. Le gonne sono ampie, la vita stretta al suo punto naturale, le spalle discendenti. Molto interesse suscitano una serie di impermeabili. Una boutique milanese presenta un nuovo materiale: il “peluche” appropriato solo per la gonna da casa e per i costumi “dopo sci”. Un’altra boutique coniuga la moda maschile a quella femminile. Come indossatori gli uomini non si sono dimostrati del tutto disinvolti rispetto alle donne, tuttavia i loro modelli sono stati giudicati più estrosi di quelli esibiti dalle loro colleghe: uno smoking cangiante, con camicia plissé, cioè pieghettata, ha lasciato perplesso il pubblico maschile. «Le gonne - riferiscono le cronache - sono sempre ampie, vaporose: non più amplissime a partire dalla vita, ma aderenti ai fianchi per poi ritrovare la loro ampiezza dai fianchi in giù». Serviranno per l’autunno-inverno, perciò create usando lana, feltri, tweed e il velluto liscio o a coste che trionfa nella giornata del 24. Se ne fabbricano di incredibilmente leggeri e morbidi: a coste sottilissime, altri a costole larghe anche mezzo centimetro, con cui si realizzano mantelli di linea sportiva ed elegantissimi. L’Alta Moda è rappresentata dal fiorentino Cesare Guidi, apprezzato per i suoi impeccabili tailleurs. Il giovanissimo romano Roberto Capucci è giudicato “non privo di genialità”. Maria Antonelli di Roma (ma senese di nascita) presenta una linea “spi- 71 ritosa” tuttavia sorretta da una tecnica e da un taglio ben controllato. Germana Marucelli («l’intellettuale dell’ago») è ritenuta la più “rivoluzionaria”. Carosa (principessa Giovanna Caracciolo) “dimostra di avere una percezione raffinata dei colori”. Le sue creazioni valorizzano speciali tessuti di lana, tweed, fantasie-jacquard: cioè tessuti operati, per ottenere disegni geometrici variamente colorati. I suoi modelli esaltano la femminilità, ma sono pratici da portare. Ecco gli abiti di Alberto Fabiani, la cui fama è internazionale. Fabiani è marito di Simonetta Colonna di Cesarò, ma le due sartorie, “Fabiani” e “Simonetta”, si presentano separate. Fabiani abbellisce gli abiti con sciarpe di visone bianco, gilè di candido breitschwanz (pelliccia pregiata di agnello persiano) e alti colletti di ermellino, sopra tailleurs lisci. I tailleurs di Simonetta sono piccoli capolavori di gusto e di abilità: la sua linea è netta, avvitata: ideata per assecondare la sinuosità del corpo che la indossa. I suoi mantelli per lo più neri, sono profilati di grosgrain (cioè a trama grossa) o di raso, il collo chiuso con un nodino, la linea è liscia. L’anno scorso quest’ultime due Case di moda figuravano fra i sarti romani “dissidenti”, ma sono tornate a Firenze. Tuttavia Roma non rinuncia alle sua iniziativa, nonostante il primato della stampa internazionale rivolto alle sfilate nella Sala Bianca. L’auspicio corale è che non ci siano più doppie sfilate di Moda in Italia. Jole Veneziani presenta la linea a “V”: che si individua nell’incrocio dei colletti, negli scialli, nell’attaccatura degli strascichi dei vestiti per il ballo e nei sinuosi motivi dei ricami. (La Veneziani ha realizzato i suoi modelli con i tessuti di Rivetti). Il primato di Firenze lo aveva riba- Pagina a fronte: Trousse in lucite e bachelite, composta da portacipria, portapettine, con pettine originale, porta piumino/ fazzoletto, scomparto per rossetto con rossetto originale, e altri due comparti per cipria e fard, con specchio molato doppio semovibile nella parte superiore. Chiusura in bachelite gialla, altezza cm. 10,5, larghezza cm. 17, profondità cm. 2,5. Metà anni Cinquanta. (Dono Liliana Tori). (Collezione Cristina Giorgetti). (Fotografia di Moreno Vassallo). Borsetta da passeggio, tipo sacà-main, lavorata a mezzo punto su canovaccio, con chiusura d’argento titolo 800, a trionfi di rose e amorini. La borsa prende spessore mediante un soffietto in suede (pelle scamosciata leggera conciata all’olio), fodera in seta marezzata nera. Altezza cm. 21, larghezza alla base cm. 24, profondità cm. 4. Prima metà anni Cinquanta. (Collezione Cristina Giorgetti. Fotografia di Moreno Vassallo). Abito da mattino/pomeriggio pied-de-poule bianco/nero con motivi a pieghe diagonali nel busto e pieghe che formano linea ad anfora nella forma. E’ chiuso sul mezzo davanti ed ha collo sciallato. Metà anni Ciquanta. (Collezione “Can Can” di Barbara Farina, Firenze). (Fotografia di Moreno Vassallo). Borsetta elegante in lucite bianca opaca, rivestita sui quattro lati da strass, nei toni del rosa, cuori in pasta di vetro, riproduzioni di monete antiche dorate, il tutto inframezzato sul fondo formato da piccolissimi veri gusci di conchiglie. La borsetta è accompagnata da un cappello in fibra vegetale lavorata a trecce cucite e rifinito nella testina dagli stessi autentici gusci di conchiglie e paillettes, bordato alla base e alla sommità da una passamaneria in seta rosa con decorazione argentata. Il tutto è rifinito da fiocco a doppia cocca in grós-grain rosa pallido, posto sul centro dietro della testina. Altezza del corpo della borsa cm. 9,3, larghezza 21,5, altezza compreso il manico cm. 24. All’interno etichetta su fodera in grós matellassé con scritto “An Original by Midas of Miami”. Età anni 50. (Collezione Cristina Giorgetti). (Fotografia di Moreno Vassallo). dito Fay Hammond (dal 1943 redattore per la Moda dell’autorevole «Los Angeles Times») scrivendo che le Case di Moda romane «si sono ubriacate di un successo troppo presto ottenuto a Firenze», aggiungendo che Giovanni Battista Giorgini, il geniale ideatore e organizzatore delle sfilate fiorentine, «è l’unico in Italia che sa quello che fa». Opinione condivisa dalla nostra Irene Brin, che non esita a riconoscerlo «sempre entusiasta e cortese, sempre capace di trasformare in vittorie proprie le apparenti vittorie degli avversari». (Un altro merito di Giorgini è quello di avere portato in passerella, oltre alla maglia, la moda per l’infanzia). A giudizio di Irene Brin «l’ottavo Fashion Show sarà probabilmente ricordato come il migliore, il più atteso, il più raffinato». Sabato 24, è il turno delle boutiques di gran lusso, che riassumono pullover e prendisole, mantelli e sciarpe di Mirsa, gonne e farsetti di Bertoli. E gioielli e scarpe. I 540 arrivi annunciati alla vigilia dell’apertura sono stati largamente superati. Alberghi e pensioni risultano tutti prenotati. Al completo anche i fotografi e i cineoperatori. A ranghi serrati anche i rappresentanti della stampa internazionale e delle riviste specializzate di Moda. Una vera folla nel cui àmbito si distinguono per incontestabile autorità le “sacerdotesse” della Moda internazionale: Carmel Snow inviata da «Harper’s Bazaar», Bettina Ballard dirige «Vogue America» (ma si veste in Italia) e Sally Kirkland di «Life». La Moda Italiana deve molto a queste firme del giornalismo internazionale; e altrettanto alle italiane Irene Brin, Elsa Robiola ed Elisa Massai. In cifre, i buyers risultano essere 34 quelli provenienti dagli Stati Uniti, 10 da Londra, 4 dalla Svezia, 13 dalla Germania Ovest, 3 i francesi (due sono parigini), 13 gli svizzeri, 2 i belgi, 2 dall’Olanda: un raduno che ha superato, in numero e prestigio, ogni aspettativa. I dati salienti dell’Alta Moda italiana, si riscontrano nei colori, nelle stoffe e nelle linee. La gamma dei 72 colori è sobria: prevalgono il beige, il grigio nelle varie sfumature, il blu “carta da zucchero” o “aviazione”, il verde bronzeo e il marrone. Nelle stoffe spiccano i “ton sur ton” (due sfumature di colori una più chiara, una più scura) e i tweed. Le linee sono snelle, i mantelli diritti sono “a sacco”, le spalle spioventi; sempre morbide le attaccature delle spalle, i colli sempre grandi e sciallati. Molto curate le rifiniture e i dettagli, molte le guarnizioni in pelliccia. Negli abiti eleganti la linea morbida è modellata sul corpo fino ai fianchi, per poi espandersi in una gonna amplissima, anche increspata. Per il pomeriggio boleri aderenti e sotto abiti scollati. Gli abiti per la sera sono sempre sontuosi. I décolletés senza spalline sono scomparsi. La Moda Italiana, oltre che espressione di un innato buon gusto che deriva da una lunga tradizione, ha raggiunto il rango di industria nazionale, ed è questa la premessa del successo di questa VIII edizione ottenuta dall’infaticabile e ingegnoso Giovanni Battista Giorgini.