un ponte medievale sul ticino
Transcript
un ponte medievale sul ticino
o n i c i T o r il nost Speciale per conoscerlo meglio per amarlo e rispettarlo di più UN PONTE MEDIEVALE SUL TICINO Nel febbraio 2002, durante un periodo di magra del Ticino, Giovanni Brusatori, un appassionato di storia locale di Robecchetto con Induno, individuò sul lato lombardo dell’alveo del fiume, in località Isolone, di fronte alla Panosetta di Galliate, un palificato che sembrava poter essere le fondamenta di un antico ponte. L’esistenza di un attraversamento del fiume in quella posizione venne confermata, sulla scorta di fonti archivistiche, da Giancarlo Andenna, ordinario di storia medievale all’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano: si trattava di un manufatto di legno innalzato dai Milanesi verso il 1274 e distrutto dai Novaresi ai primi del 1275. Anche le analisi del carbonio 14 attestarono che i pali ritrovati conficcati nell’alveo del Ticino (costituiti da piante di rovere cresciute in un ambiente ricco di acqua) risalivano al XIII secolo. Tale ponte (descritto nelle opere di Bernardino Corio e Tristano Calco rinvenute in fondi d’archivio conservati in Friuli, dove i discendenti di Napo della Torre, signore di Turbigo, si erano rifugiati) collegava, attraverso la strada del Pilastrello, il monastero di Frutturaria di Padregnano con Villa Fortuna, sulla sponda galliatese; da questa cascina sul limitare del Piaggio, una via conduceva quindi verso l’abitato, sbucando di fianco a dove sarebbe sorta la chiesetta di San Giuseppe. L’importanza del ritrovamento del 2002 è principalmente dovuta al fatto che, a parte quello di Pavia, questo è l’unico ponte medioevale sul Ticino di cui sono state rinvenute le tracce. Non hanno infatti lasciato testimonianze materiali gli altri passaggi fluviali di Castelletto Ticino, Oleggio, Bernate, Cassolnovo e Abbiategrasso. “I Milanesi, grandi costruttori di ponti nel XII e XIII secolo - scrive l’Andenna - si impegnarono in queste opere colossali al precipuo scopo di far transitare sui ponti gli eserciti che assalivano i territori nemici”: infatti le armate comunali era formate soprattutto da cavalleria pesante e soltanto ponti stabili consentivano loro di superare rapidamente e senza problemi il Ticino. Così nel 1156 venne costruito un ponte tra Abbiategrasso e Cassolnovo (o Cassolo), passaggio che permise a Milano di riconquistare il Novarese e riedificare i castelli di Galliate e Trecate distrutti dal Barbarossa. E come il ponte di Ozzero, portato a compimento nel 1237, era dotato di un castellum magnum e di numerose torri di legno con tetto, sulle quali potevano trovare rifugio i soldati necessari alla sua difesa, anche quello tra Robecchetto e Galliate nel 1274, benché fosse ancora in costruzione, risultava avere una sua fortificazione, il recepto. Il 14 gennaio 1275, il recetto venne però aggredito dalle truppe spagnole del re di Castiglia, dai Pavesi e dai Novaresi, e dovette capitolare, consentendo la distruzione del ponte. Scomparso nel 1358 anche quello di Vigevano, dal Lago Maggiore sino alla confluenza con il Po rimase un solo ponte fisso capace di scavalcare il Ticino: il ponte coperto di Pavia. Fu solo nella seconda metà del XIV secolo, con la mutazione delle tecniche di guerra e della composizione degli eserciti, che la costruzione dei ponti con pali fu interrotta, sostituita da un nuovo modo di realizzare gli attraversamenti sul fiume: due pile sulle sponde opposte, collegate da forti corde di canapa, alle quali ancorare due barche accostate e unite da ampio tavolato, sul quale potevano trovare posto carri, carrozze, merci e persone. A prua era collocato il castello, sul quale ruotava la fune guida, a poppa un casotto e un lungo timone. Sulle barche, che rappresentavano una sorta di “carreggiata”, potevano comodamente transitare per le loro azioni belliche i nuovi eserciti, che non erano più formati dalla cavalleria pesante ma da balestrieri, arcieri e soprattutto pedoni, armati con lunghe lance. Costoro potevano agevolmente attraversare il fiume, utilizzando i traghetti presso porti ben organizzati, i cui costi di costruzione e di manutenzione erano oltre tutto molto meno elevati rispetto a quelli di un ponte fisso. Prima della fine del Trecento, Gian Galeazzo Visconti provvide quindi ad organizzare una intensa rete di “porti” per consentire il passaggio del fiume in traghetto: nel tratto a valle del Lago Maggiore si arrivarono così a contare ben 13 porti, tra cui quello di GalliateTurbigo. Tali porti, o traghetti, fornivano inoltre rendite signorili, derivanti dalle tasse sui prodotti in transito. Solo a fine Ottocento, un nuovo ponte fisso, questa volta in ferro, ha di nuovo collegato Galliate con la Lombardia. Ma, ponti stabili o ponti-natanti, non si Le frecce indicano tre pali conficcati nell’alveo del fiume che sostenevano l’impalcato del ponte in legno del 1274 può non sottolineare come ormai da un millennio le direttrici di comunicazione tra le due sponde del Ticino siano rimaste sostanzialmente immutate. Del resto per Galliate il fiume non ha mai rappresentato un vero confine (politicamente lo fu solo per poco più di un secolo, tra la prima metà del Settecento e il 1859), ma piuttosto una via di collegamento, attraverso la quale nel corso dei secoli hanno transitato non solo merci che hanno incrementato la nostra economia, ma anche uomini che hanno arricchito la nostra cultura e il nostro dialetto. Gruppo Dialettale Galliatese UN NUOVO LIBRO DEL GRUPPO DIALETTALE Sono diverse le ragioni che ci hanno indotto alla progettazione del libro “Gli alberi nel Parco del Ticino” destinato ai ragazzi, curiosi e desiderosi di imparare a riconoscere le piante che si trovano nel Parco ma anche lungo le strade percorse quotidianamente. Molte sono ancora le richieste del “Bestiario ed Erbario del Medio Ticino”, pubblicato nel 1988, purtroppo esaurito, al quale molti si affidano per classificare le specie arboree locali. Il 2011 è l’anno Internazionale delle Foreste, e i nostri boschi sono da considerare un patrimonio. Tra i temi della manifestazione Avventure di Carta, organizzata dalla Biblioteca Comunale, vi è “La terra” intesa come il pianeta in cui viviamo. E noi che siamo affezionati alla manifestazione abbiamo pensato di presentare questa opera. Collaboreranno con il Gruppo Dialettale il Parco del Ticino, l’Associazione gli Amici del Ticino, Legambiente Circolo di Galliate, il Gruppo Storico-Archeologico Galliatese. Arrivederci quindi a quest’autunno. Gruppo Dialettale Galliatese www.comune.galliate.no.it 23