“Il Gladiatore ritrovato (ora ri-uccide un leone)” di Maria Rosaria
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“Il Gladiatore ritrovato (ora ri-uccide un leone)” di Maria Rosaria
10 RM TEMPO LIBERO VIVERE LA CITTÀ Sabato 10 Dicembre 2016 Corriere della Sera Argentina Le parole per le feste di Rodari Quirinetta La dance punk dei Digitalism Teatro dell’Opera Gabbiani dirige il Coro femminile Perdersi tra le pagine dolci e incantate che la penna di Gianni Rodari ha dedicato al Natale, al Capodanno e all’Epifania, con «L’Albero di Rodari» che la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli porta in scena dal oggi al 6 gennaio nella Sala Squarzina del Teatro Argentina (largo di Torre Argentina 52. Info: 06.684000311). I Digitalism live al Quirinetta (ore 21, via M. Minghetti 5. Info: 06.69925616). Il duo dance punk di Amburgo — formato da Jens Moelle e Ismail Tuefekci (foto) — è nato nel 2004. Negli anni hanno prodotto remix per Depeche Mode, Cure, White Stripes, Daft Punk e hanno partecipato a festival come il Coachella. Al Teatro Nazionale (ore 20.30, via del Viminale 51) è di scena la musica dell’800. Roberto Gabbiani dirigerà il concerto del Coro femminile dell’Opera di Roma dedicato al Romanticismo e al tardo Ottocento. Musiche di Robert Schumann, Gustav Holst, Sergej Rachmaninov, Gabriel Rheinberger e Johannes Brahms. In mostra Tornano insieme due dei tre pezzi che componevano il gruppo scultoreo della seicentesca Collezione Giustiniani Archeologia Un leone dalla criniera ricciuta e un uomo dal corpo possente che sta cercando di ucciderlo. Per la prima volta dopo 50 anni tornano insieme due dei tre pezzi che componevano il Gladiatore che uccide un leone, gruppo scultoreo della seicentesca Collezione Giustiniani, trafugati negli anni ’60 e oggi finalmente riuniti per la mostra «Archaelogy & Me-Pensare l’archeologia nell’Europa contemporanea», al Museo Nazionale Romano fino al 23 aprile 2017, curata da Maria Pia Guermandi e Rita Paris, direttrice del museo. Un progetto «che ha coinvolto 16 Paesi oltre al nostro», racconta Paris, nato a partire dal concorso europeo «You(r) Archaelogy-Archeologia secondo me», finanziato dalla Commissione Europea. L’opera, ritratta in una delle incisioni volute dal marchese Vincenzo Giustiniani nel 1631 per illustrare la sua collezione di antichità, era in realtà una composizione creata all’epoca intorno al frammento di un Mitra tauroctono di età romana. Rubato dalla Villa di Bassano Romano, il torso è stato restituito dal Getty Museum nel ’99 grazie ai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. La testa del leone è stata invece rinvenuta ad aprile scorso nel sito archeologico di Capo di Bove, sulla Via Appia, grazie all’intuizione dei carabinieri guidati dal capitano Michelangelo Lo Bon, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio culturale di Roma. «Nel corso di alcune verifiche ci siamo accorti di un bellissimo gruppo scultoreo con una testa di leone che però aveva una mano sul capo», racconta il militare. «Abbiamo deciso di verificare nella nostra banca dati ed è risultato, con nostra grande sorpresa, che quella testa era stata rubata nel 1966, tra il 2 e il 3 marzo». Il resto del racconto del ri- Il Gladiatore ritrovato (ora ri-uccide un leone) trovamento lo integra Paris: «Sono venuti da me a mostrarmi una fotografia della testa di leone e con i nostri studiosi abbiamo riconosciuto la pertinenza al gruppo seicentesco dei Giustiniani». La storia del rocambolesco ritrovamento è emblematica di come l’archeologia, attraversando i secoli, diventi quotidianità e sia vici- na a noi, anche a nostra insaputa. «Questa mostra vuole raccontare l’archeologia, il modo in cui viene percepita oggi dalla gente comune, quale ruolo abbia nella società — spiega Guermandi —. Anche attraverso disegni, fotografie, dipinti, lavori firmati da bambini, il percorso pone la «risposta» degli archeologi, con Un milione di mattoncini per inseguire la felicità «Art of the Brick» di Nathan Sawaya Auditorium Una delle opere di Nathan Sawaya esposte nella Sala Expo fino al 26 febbraio Nathan Sawaya ha ancora l’aria scaltra dell’avvocato newyorkese di successo quando arriva nella sala Expo dell’Auditorium in un impeccabile abito di sartoria. Ma basta stringergli la mano e sentirne graffi e calli per avere la prova che è stato proprio lui ad assemblare il milione di mattoncini Lego delle 82 opere esposte nella mostra «The Art of the Brick», in programma da oggi al 26 febbraio. «Faccio tutto da solo – conferma l’artista - immagino, disegno, progetto e costruisco le mie sculture senza nessun aiuto. Ogni opera è un atto creativo e insieme una sfida personale. Realizzarla mi rende felice». È per inseguire la felicità che ha iniziato a lavorare con i Lego, 12 anni fa: «Facevo l’avvocato ma mi sentivo incompleto – racconta – così quando tornavo a casa l’istinto mi portava a disegnare, dipingere, scolpire. Poi una sera, un nuovo allestimento per alcuni preziosi reperti come la «Niobide» e il celebre «Pugilatore seduto». Il progetto ha la collaborazione della Cri per far conoscere ai migranti il patrimonio archeologico di Roma. «In fondo Enea è stato il primo migrante». Maria Rosaria Spadaccino © RIPRODUZIONE RISERVATA 82 creazioni sono contenute nella mostra «The Art of the Brick» per caso, mi trovai tra le mani un pugno di mattoncini e la passione che avevo da bambino è riemersa in un baleno». La prima scatola di Lego l’ha ricevuta dai nonni quando aveva 5 anni. «La montai in tempo record – ricorda – e fu subito chiaro che ero portato per le costruzioni giocattolo, ma rimase una passione da bambino». Oggi invece «giocare» a dare tridimensionalità ai suoi pensieri è un impegno a tempo pieno, nello studio a Manhattan che lui chiama Happy Place. «È il mio luogo della felicità – dice – dove realizzare forme curve utilizzando piccoli blocchi rigidi con angoli a spigolo è per me qualcosa di magico». L’ispirazione arriva dalle persone che incontra, dai luoghi che visita, dall’arte che ama e dalla moglie Courtney, musa della sua produzione. Nella mostra, completamente rinnovata rispetto all’edizione 2015, arriva ritratta e scolpita a grandezza naturale, esattamente come le repliche del David di Donatello, l’Augusto di Prima Porta, la Venere di Milo e le molte opere in anteprima mondiale. «La più sofferta è l’imponente scheletro di T-Rex costruito con oltre 80 mila mattoncini – confessa – perché ci sono voluti più di tre mesi di lavoro e molte difficoltà tecniche. Ma non ho mollato». Natalia Distefano © RIPRODUZIONE RISERVATA Via del Conservatorio Warehouse «L’ascesa di Giuliano l’apostata» Ben Sims e Truncate per un vulcanico dj set «L’ascesa di Giuliano l’apostata» (Arbor Sapientiae editore) di Romano Del Valli viene presentato oggi alle 16 allo Spazio Conservatorio di via del Conservatorio 73. Vicende di soldati e civili nella Gallia invasa da popoli barbari di stirpe germanica. Gli abitanti di un villaggio nei pressi del Reno trovano rifugio in un fortino difeso da pochi soldati. Nel forte si attendono soccorsi, mentre comincia a brillare la stella di Flavio Giuliano, nipote di Costantino. © RIPRODUZIONE RISERVATA Stasera dietro la consolle del Warehouse (ore 23, via Sambuca Pistoiese 74) la leggenda techno Ben Sims (foto) e lo statunitense Truncate in occasione dei cinque anni di vita del celebre format Machine, in cui si propongono tutte le nuove uscite e i migliori inediti del genere techno. Nato da due deejay storici come Ben Sims e Kirk Degiorgio, questo appuntamento propone le uscite più importanti del genere, arrivando addirittura a «far suonare» brani inediti. A Roma il padre fondatore Ben Sims e lo statunitense Truncate offrono un vulcanico set a quattro mani. In programma anche il live in chiave analogica degli Analog Inside, e i set degli Asymptote, Edo Pietrogrande e Astrea. © RIPRODUZIONE RISERVATA