Corso Steady Cam Artemis per Videotime 06
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Corso Steady Cam Artemis per Videotime 06
Trans Audio Video s.r.l. Viale A.Lincoln,34 81100 Caserta Italy Tel: +39-0823-329970 (PBX) Fax: +39-0823-327491 www.transaudiovideo.com E-Mail: [email protected] Corso di formazione sulla Steady Cam Artemis per Videotime La formazione di nuovi operatori per supporti di stabilizzazione (Steady Cam) è un’operazione sicuramente delicata, dato che analogamente a quanto accade nell’apprendimento di uno strumento musicale, la correttezza dell’impostazione iniziale è decisiva per lo sviluppo della tecnica con cui sarà possibile utilizzarli in seguito. In particolare, i supporti di stabilizzazione richiedono un periodo iniziale di apprendistato più lungo rispetto ad altri sistemi di movimentazione meccanica di telecamere, in quanto, essendo vincolati al corpo dell’operatore, ne modificano la distribuzione delle masse e quindi la percezione dell’equilibrio. La sede romana di Videotime aveva manifestato da tempo l’esigenza di formare nuovi operatori Steady Cam per avviare un naturale turnover del personale; iniziativa di per se non semplice dovendo raccogliere l' ″eredità” di alcuni tra i più qualificati operatori Steady Cam del network nazionale. Professionisti come Enrico Gandolfo e Gianni Vendittozzi, hanno difatti sicuramente scritto un capitolo importante della storia tecnica e creativa delle più importanti produzioni televisive targate Videotime. Ed è stato lo stesso Enrico Gandolfo, insieme ad Emilio D’Autilia, responsabile tecnico del principale centro di produzione Mediaset a Roma, l'Elios sulla Via Tiburtina, a promuovere la formazione di tre nuovi operatori Steady Cam. Videotime, che da tempo ha adottato come standard la splendida Steady Cam “Artemis Cine HD” realizzata da Sachtler, ha così coinvolto la Trans Audio Video per questo progetto. Per la T.A.V. ed i suoi responsabili si è trattato di un compito nuovo che ha visto riconosciuta, da un lato, la grande esperienza e competenza nel settore della produzione Video e Cinematografica, e dall’altro la riprova della continuità di un rapporto tecnico, commerciale e umano assolutamente straordinario con l’intera struttura Videotime. Dopo i primi colloqui con Luca Miolo, responsabile della formazione del personale, una delle possibili opzioni valutate era quella di inviare i tre operatori, Nando Cocorocchio, Maurizio Forconi e Massimiliano Danetti, a Monaco per l’edizione 2005 del workshop Steady Cam organizzato da Sachtler nella sua nuovissima Sachtler Academy (il seminario, della durata di 3 e 5 giorni, è sicuramente il più autorevole corso per operatori Steady Cam a livello europeo). Tale ipotesi, eccellente dal punto di vista tecnico per la presenza di un numero elevato di operatori provenienti da tutta Europa e per gli svariati contesti di ripresa proposti, non poteva essere applicata al caso specifico per i concomitanti impegni di produzione. In modo più coraggioso si è allora pensato ad una versione personalizzata dello stesso workshop da tenere a Roma presso gli stabilimenti Elios. Considerato il prestigio del richiedente, lo stesso Curt Schaller, progettista della Artemis, e professionalmente anche uno dei migliori operatori europei in attività, ha deciso di tenere direttamente il corso, coadiuvato da Sergio Brighel della T.A.V. quale Product Specialist italiano e membro del team internazionale di sviluppo della stessa macchina. Da parte Videotime, Enrico Gandolfo ha supportato i tre studenti durante l’intero arco del seminario, assumendo de facto il ruolo di loro Tutor per i prossimi mesi di apprendistato. L’attuazione pratica del seminario ha richiesto la pianificazione accurata di tutti i dettagli. Dal punto di vista tecnico è stata predisposta una Artemis per ogni operatore, tre telecamere di dimensioni e pesi diversi con altrettante ottiche Canon differenti (due grandangoli, J9x5.2 e J11ex4.5 e una standard J17ex7.7), tre sistemi di alimentazione a batterie, due trasmettitori di confidenza per controllare su monitor le immagini riprese, gli stessi monitor di visualizzazione, lo studio di “Buona Domenica” integralmente dedicato al corso, un Western Dolly per le tecniche di ripresa avanzate con il Low-Mode, una serie di proiettori a scarica per lo studio delle ombre e, cosa non meno rilevante, tutto il necessario per supportare gli operatori durante lo svolgimento del training (dalla presenza di un interprete, ad un distributore di acqua, alle t-shirt personalizzate, fino agli asciugamani). Per il reperimento delle attrezzature tecniche (due Artemis sono già in dotazione al CPTV Elios, la terza è stata fornita dalla Sachtler completa di monitor a fosfori verdi e sistema di alimentazione) e per la rigorosa preparazione delle strutture, si è rivelata essenziale la collaborazione di Vanni Scavo e di Dario Giordani, direttori di studio presso lo stesso CPTV. Il corso si è svolto su un programma di tre giorni nel periodo 6-8 Luglio 2005: il primo dedicato ai “fondamentali”, il secondo all’affinamento del problema del bilanciamento e all’acquisizione delle tecniche di movimento principali e il terzo agli elementi di ripresa e composizione dell’immagine con la Steady Cam. E’ interessante evidenziare che un workshop Steady Cam non può essere paragonato a nessun altro tipo di seminario di formazione nel settore del Video e della Cinematografia. Si tratta di una vera e propria “iniziazione” e, ascoltando i commenti di tanti operatori Steady Cam a riguardo, è ragionevole affermare che il primo seminario frequentato condiziona indelebilmente l'approccio allo strumento, come in una forma di imprinting. E’ per questo motivo che sia Curt Schaller, sia la T.A.V.. hanno presupposto che non dovesse esserci alcuna differenza tra l’edizione svolta presso la Sachtler Academy e quella realizzata adhoc per Videotime: gli stessi mezzi tecnici, la stessa professionalità, lo stesso rigore e attenzione alle basi teoriche. Formare degli operatori significa indirizzarli su una nuova parte della loro carriera professionale; non può esserci dunque spazio per l’approssimazione. Soprattutto, è doveroso guidare i nuovi operatori a sfatare i luoghi comuni e le consuetudini inesatte (ad esempio l’uso reiterato di grandangoli molto spinti, considerato erroneamente come una scelta obbligata). In tal senso, il programma del primo giorno di corso è sempre il più avvincente: si inizia difatti a prendere contatto con le nozioni di fisica alla base di un supporto di stabilizzazione. In tale fase del seminario, importanti si sono rivelati i contributi di Sergio Brighel e Vincenzo Barrella della T.A.V., che hanno illustrato con molti esempi il concetto di “Centro di Gravità” e le nozioni fondamentali di dinamica rotazionale. E inevitabilmente, dopo il primo contatto, non si può più sfuggire al fascino della Steady Cam. Inventata da Garrett Brown nei primi anni ‘70 è un supporto seducente anche per motivi “romantici”: la vestizione isola difatti l’operatore in un ruolo indubbiamente speciale rispetto agli altri, lo stesso post occhieggia nell’immaginario ad una cavalleresca arma medievale e la “danza” del suo muoversi morbido intorno ai soggetti la pone puntualmente in primo piano. Tutto questo è evidente nello sguardo degli studenti che sono introdotti alla sua magia attraverso la conoscenza tecnica dell’apparato e delle sue parti fondamentali; Curt Schaller ha guidato l’audience attraverso i segreti costruttivi della macchina, anticipando puntualmente le domande con dettagli e motivazioni. Notevole, ad esempio, il discorso sul gimbal, realizzato in Sachtler con una sofisticata lavorazione meccanica dalle incredibili tolleranze di soli 0.04 mm (ed il gimbal sostiene l’intero peso del post!). E’ interessante sottolineare come l’intera discussione tecnica sia stata imperniata intorno ai concetti di : Centro di Gravità, Simmetria, Bilanciamento perfetto, Isolamento. Ed i cardini dell’arte della Steadicam sono proprio racchiusi in queste parole chiave: Curt Schaller, richiamandole praticamente per ogni argomento affrontato, ne ha derivato ogni significato secondario ed ogni connessione con le tecniche di ripresa. Il primo giorno è stato fondamentalmente inquadrato intorno al delicato problema del bilanciamento statico e dinamico del post. In particolare l’influenza delle posizioni mutuamente assunte dalle masse ad esso collegate (camera, tipo di ottica, monitor, batterie, accessori) sul comportamento dinamico della macchina. Il corretto apprendistato con la procedura di bilanciamento e delle variabili correlate (detta in inglese “balancing in a box”) è la pietra miliare dell’utilizzo di un supporto stabilizzato, e per meglio comprenderne le peculiarità, Schaller ha imposto ai tre studenti molteplici prove di bilanciamento, realizzate scambiando telecamere e tipi di monitor tra le Artemis a disposizione. In tal senso l’estrema flessibilità della Artemis Sachtler ha semplificato notevolmente il compito: differentemente da altri prodotti, la possibilità di intervenire micrometricamente sul posizionamento degli elementi componenti il post, nonchè l’estrema accuratezza della sua costruzione meccanica, permettono di cambiarne radicalmente la configurazione per adattarla con rapidità a tutti i contesti operativi. Sempre sul delicato argomento del bilanciamento, Curt Schaller ha infine magicamente enfatizzato la “proporzione aurea” (il gimbal divide il post in due sezioni che sono all’incirca nello stesso rapporto tra la lunghezza complessiva dello stesso e il più lungo di tali segmenti; questa proporzione, detta “aurea”, è presente in moltissime strutture naturali, nonché in molte delle più belle opere d’arte prodotte dall’ingegno umano) a cui sembra essere assoggettato il post di una Steady Cam nell’avvicinarsi alle condizioni di miglior equilibrio. Ma cosa rende davvero magica la Steady Cam? La risposta è la chiave del suo enorme successo: la sua capacità di realizzare riprese impossibili per altri tipi di supporti. Per raccordare il problema del bilanciamento con questo ultimo punto, Schaller ha concluso il primo giorno di corso con la proiezione di alcune tra le sequenze più famose e canoniche realizzate con la Steady Cam nel cinema. Sono state presentate sequenze tratte da film resi celebri anche per l’uso magistrale di tale strumento: “Shining” di Kubrick, “Quei bravi ragazzi” di Scorsese, “Contact” di Zemeckis, “Mission to Mars” ed “Il Falò delle Vanità” di De Palma, etc.. Operatori rinomati come lo stesso Garrett Brown, Larry Mc Conkey e persino il docente Curt Schaller, sono stati analizzati nei dettagli dei loro trucchi e delle loro difficoltà, e in quella capacità di rimediare agli errori che distingue un grandissimo operatore dagli altri. Una capacità che ovviamente non è innata, ma si conquista solo con una grandissima passione, esperienza e creatività. Il secondo giorno è proseguito sul percorso già impostato: prova ripetute di bilanciamento. E subito dopo la discussione sui due componenti della Artemis ancora lasciati inesplorati: il braccio a molle (spring-arm) e il corpetto (vest). Anche in questo caso le spiegazioni di Curt Schaller si sono rivelate straordinarie: oltre al funzionamento dello spring-arm (responsabile dell’isolamento del post dai movimenti del corpo dell’operatore), sono state evidenziate le differenze che fanno dell’Artemis Sachtler il più avanzato sistema di stabilizzazione disponibile sul mercato. Il braccio, ad esempio, realizzato con lega d’alluminio F48 (altri prodotti utilizzano una lega più morbida e meno pregiata), è ricavato per fresatura dal pieno a partire da un blocco di alluminio di ben 12 Kg di peso! Ma il peso finale è di soli 5 Kg! Le sue sei molle sono invece realizzate a mano da un artigiano bavarese, a partire da uno specialissimo acciaio inox. Per la particolare finitura nera del braccio e del post, inoltre, Schaller ha trovato in Svizzera l’unica azienda europea che colora l’alluminio depositando il pigmento direttamente nei piani cristallini del metallo per uno spessore di 1 mm. In questo modo la superficie dei componenti colorati è virtualmente immune da qualsiasi graffio esterno, oltre a dare un feeling “vellutato” molto gradito dagli utilizzatori. Lo stesso dicasi per il corpetto, completamente personalizzabile per adattarlo al corpo dell’operatore (il velcro utilizzato sopporta 1000 kg. di trazione!). Per Maurizio, Nando e Massimiliano arriva finalmente il momento di indossare la Artemis imparando innanzitutto a regolare il braccio e i suoi supporti in modo da renderlo neutro rispetto alla propria postura. In questa fase si evidenziano prepotentemente i quattro punti cardinali postulati da Curt Schaller che giocano tra loro in maniera anche inaspettata per i nuovi operatori. Si consideri che il solo portamento con la Steady indosso richiede uno sforzo mentale di accettazione: fidandosi della fisica, si deve credere di non poter cadere pur restando notevolmente inclinati all’indietro. E mentre si cammina in avanti cercando di mantenere un oggetto al centro del monitor di controllo, occorre toccare il post il meno possibile per non compromettere l’isolamento. Ma ciò è possibile solo se si è raggiunto un bilanciamento perfetto! Il secondo giorno si chiude così attraverso i vari “percorsi di guerra” ideati da Curt Schaller per insegnare le tecniche fondamentali di movimento e le estenuanti prove sostenute dai tre operatori con il sostegno (sempre molto importante) di Enrico Gandolfo. Analogamente a quanto già fatto precedentemente, il terzo giorno si apre con la ripetizione degli esercizi del giorno prima per passare poi alla simulazione di situazioni di ripresa reali: la discesa da una rampa di scale, il seguire un attore lungo un percorso e la costruzione di una ripresa Steady Cam valida per l’occhio di un regista. Sempre prodigo di consigli pratici, Curt Schaller ha qui opportunamente citato le tre leggi fondamentali della ripresa Steady Cam durante uno show: offrire al regista delle valide sequenze di “apertura” (ad es. durante le sigle, i balletti); offrire riprese da punti di vista innovativi, cioè non ottenibili dalle altre telecamere impiegate; infine, soprattutto quando si è stanchi, offrire immagini di…belle ragazze! Al termine di un vero e proprio tour de force, nel tardo pomeriggio, è affrontato l’ultimo ed affascinante argomento: il Low-Mode, probabilmente la modalità operativa Steady Cam più spettacolare. La telecamera, racchiusa in una apposita gabbia, prende il posto delle batterie, si inverte il gimbal sul post e le batterie si spostano sul lato precedentemente occupato dalla camera. Dato che adesso la massa più grande è situata nella parte inferiore del post, occorre usare la sua funzione telescopica quasi al massimo dell’estensione per raggiungere il bilanciamento. Una volta in equilibrio, con il low-mode è possibile realizzare riprese spettacolari, sfiorando il pavimento e inquadrando gli oggetti da una prospettiva molto suggestiva. Inoltre, utilizzando un particolare supporto, è possibile separare lo spring-arm dall’operatore per montarlo su un dolly. In tal modo si possono effettuare delle lunghe carrellate in low mode senza risentire dell’effetto delle sconnessioni delle superfici. Anche questo esercizio è stato provato dai tre allievi del workshop sul Western Dolly a disposizione, a conclusione del loro percorso preparatorio all’avventura con la Steady Cam. E come accade nella migliore tradizione, dopo un corso di iniziazione arriva il momento dell’investitura, con la consegna dei diplomi di merito ai tre nuovi operatori Videotime. Il programma di addestramento per Maurizio, Nando e Massimiliano proseguirà fino al termine dell’anno sotto la supervisione di Enrico Gandolfo. Dopodiché si valuterà l’opportunità di far seguire a questo primo workshop un secondo di altri tre giorni per un ulteriore perfezionamento. Nel frattempo, l’interfaccia tra i tre nuovi operatori e la Sachtler sarà costituita dalla Trans Audio Video, che metterà a disposizione tutto il supporto necessario. Dal punto di vista tecnico il corso è stato un grande successo. Nelle parole di Sergio Brighel: “Per la prima volta alla Trans Audio Video è stato richiesto di fornire il suo know-how e i suoi rapporti di strettissima collaborazione con le Case distribuite, offrendo in breve tempo a Videotime un pacchetto di servizi specialistici di difficile pianificazione per altre strutture presenti sul mercato italiano. Questa fantastica esperienza dimostra che il nostro metodo di lavoro è vincente: oggi è fondamentale rivestire i prodotti distribuiti con una base di conoscenza profonda. Fornire un prodotto complesso come la Artemis, e lo stesso discorso vale per le ottiche Canon, per i bracci Cammate e per la Robotica, significa fornire allo stesso tempo l’esperienza, la conoscenza maturata e la casistica incontrata, nel nostro caso, in venti anni di lavoro professionale. La soddisfazione più grande è comunque arrivata dagli operatori Videotime: ragazzi entusiasti, preparati e assolutamente determinati; mi hanno addirittura telefonato dopo qualche settimana dal termine del corso per informare me e Curt dei progressi effettuati e per chiedere altri consigli! Non posso che ringraziare Videotime per questa opportunità davvero unica, ma devo personalmente ringraziare Enrico Gandolfo per il suo generoso contributo, Luca Miolo ed Emilio D’Autilia per aver fortemente caldeggiato il progetto e gli insuperabili Dario Giordani e Vanni Scavo per il prezioso aiuto offerto nella preparazione del seminario. Sono orgoglioso che Trans Audio Video sia tra i punti di riferimento tecnici per una grande azienda come Mediaset.”
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