casa circondariale monza - criticita` e disomogenta` tra ruolo e sesso

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casa circondariale monza - criticita` e disomogenta` tra ruolo e sesso
@prot. n. 1159/S. G. Comparto Sicurezza
Trani ,li
28 NOVEMBRE 2015
Al
Provveditorato Regionale della
dell’Amministrazione Penitenziaria
Lombardia
MILANO
Al
Presidente dottor SANTI CONSOLI
Capo del Dipartimento dell’Amministrazione
Ufficio dell’Organizzazione e delle Relazioni
Largo luigi Daga,2 cap. 00164
ROMA
Al
Vice Capo Vicario del Dipartimento
dottor Massimo DE PASCALIS
Alla
Direzione Generale del Personale e della
Formazione Cons. Riccardo TURRINI VITA
Al
Ufficio delle Relazioni Sindacali e con il Pubblico
Largo Luigi Daga,2 cap. 00164
ROMA
Alla
Gentile Direttore Casa Circondariale MONZA
Alla
Segreteria Regionale COSP Lombardia
Comparto Sicurezza e Comparto Ministeri
Signor MAURO CENICOLA
CREMONA
Alla
dottoressa DANIELA MIGNONE – EVANS
Coordinatore Regionale COSP della Lombardia
presso Casa Circondariale
MONZA
OGGETTO: Discutibile Ruolo Apicale e specificità della Polizia Penitenziaria Femminile nei
Reparti detentivi e Sezioni maschili Casa Circondariale di Monza.
Questa Organizzazione Sindacale chiede di voler chiarire alcuni punti in merito alla presenza di
numeroso personale femminile alla Casa Circondariale di Monza, sia appartenenti al ruolo degli agenti e
assistenti, sia appartenente al ruolo degli ispettori e sovrintendenti, che nonostante numerosi interventi
delle OOSS ancora si trova in una situazione estremamente precaria e professionalmente svantaggiosa.
Come noto, alla Casa Circondariale di Monza non è più presente il reparto detentivo femminile da numerosi
mesi. Risulta che ancora il personale femminile appartenente al ruolo degli Agenti e Assistenti sia ancora
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------SEGRETERIA GENERALE
Via Vicinale Vecchia Trani-Corato, 24 cap. 76125 TRANI (BT)
www.cospoliziapenitenziara.eu - www.cospcompartoministeri.it
[email protected][email protected] [email protected]
Fax 0802142003 cell. 3355435878 C.F. 94061830587 CPP n. 1012952840
costretto a continui piantonamenti esterni, o esiliato al settore esterno, senza la possibilità di maturare
preziosa esperienza professionale nell'ambito dei servizi istituzionali essenziali della Polizia Penitenziaria,
che sono l'ordine e la sicurezza delle sezioni detentive. Quindi personale fresco, e con molto da dare,
Agenti e assistenti giovani, intelligenti, preparate e volenterose, vengono lasciate a "languire", impiegate
esclusivamente ad aprire e chiudere porte, in turni massacranti presso luoghi di cura o sul muro di cinta,
escluse da posti di servizio più rilevanti, e ambiti, perché purtroppo i criteri di assegnazione a tali posti
sono basati essenzialmente solo sul numero di anni passati in servizio, senza tenere conto di voglia di
lavorare, abilità e potenzialità, e pertanto di fatto escluse da qualsiasi possibilità di crescita e sviluppo
professionale, mentre si è proceduto a "piazzarne" alcune presso il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti con
il colpevole benestare di molte OO. SS. che sembrano avere a cuore più le vendette personali che
l'interesse dei lavoratori e del buon andamento del servizio in un istituto che si affolla sempre di più e vede
gli eventi critici moltiplicarsi ogni giorno. Risulta anche che personale femminile con la qualifica di ispettore
non abbia ottenuto di lavorare in altro istituto, nonostante motivate istanze di mobilità regionale
temporanea straordinaria, con vari pretesti, non ultima la "carenza di organico" del ruolo degli ispettori a
Monza. Appare alquanto proditorio contrapporre la carenza dell'organico degli ispettori come motivazione
per contravvenire al dettato della legge, che impone la presenza di personale dello stesso sesso nelle
sezioni detentive, nonché la presenza di un sottufficiale in occasione di perquisizione personale.
Si legga l'art. 74 DPR 230/2000, che stabilisce non solo che le operazioni di perquisizione previste
dall’articolo 34 della legge sono effettuate dal personale del Corpo di polizia penitenziaria alla presenza di
un appartenente a tale Corpo, di qualifica non inferiore a quella di vice sovrintendente, ma anche che il
personale che effettua la perquisizione e quello che vi presenzia deve essere dello stesso sesso del
soggetto da perquisire. Interessante poi notare come solo pochi mesi fa si ribadisse che gli appartenenti al
ruolo degli ispettori fossero "troppi" e si era obbligati a un lungo braccio di ferro per dare la possibilità, a
quelli che ancora sono costretti a fare da tappabuchi, di accedere a un posto di servizio professionalmente
adeguato al ruolo. Adesso, avendo creato la "roulette russa" dei pochissimi posti a interpello per i
moltissimi ispettori senza incarico, ancora si cerca di penalizzare personale di provata buona volontà e
abilità professionale ostacolandone i tentativi di mettere a frutto tali abilità in un istituto adeguato.
Se mancano gli ispettori, a Monza comunque servono ispettori di sesso maschile.
In un episodio molto recente, un ispettore del ruolo femminile "appoggiato" a lavorare come vicecoordinatore di una unità operativa del detentivo (maschile, ovviamente) non ha potuto presenziare alla
perquisizione personale straordinaria di due detenuti a seguito di un grave evento critico; questo limite
professionale non può essere imputato all'ispettore, ma è oggettivamente insuperabile, dal momento una
donna è una donna, e quindi si tratti di perquisizioni ordinarie o straordinarie, si tratti di conduzione di un
settore detentivo o di Sorveglianza Generale, l’impossibilità di presenziare è, e resterà sempre,
insormontabile e certamente lesiva dei diritti dei detenuti; quindi un ispettore di sesso femminile
impiegato in un 'unità operativa in un detentivo maschile o sorveglianza generale di un istituto maschile
si troverà in una situazione di incapacità di applicare e attenersi alle norme che regolano il proprio ruolo,
o in alternativa, e anche peggio, costretta a ricorrere al supporto di un collega di sesso maschile ogni
volta che debba procedere a una perquisizione personale, con grave pregiudizio della sua immagine
professionale, spreco di tempo e risorse, e anche rinnegando i compiti istituzionali del Corpo di Polizia
Penitenziaria, che sono, prima di tutto, l’ordine e la sicurezza negli istituti penitenziari; un ispettore
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donna rischierà anche di incappare in violazioni disciplinari non potendo eseguire determinati compiti
che sono imposti dal ruolo, o di dover affermare il falso nella relazione di servizio nella quale di fatto
attesterebbe circostanze alle quali non ha materialmente assistito.
Questo rappresenta un chiaro esempio di come vengano male impiegate le risorse umane in ambito
Regionale. Dopotutto, basterebbe applicare norme che esistono proprio per tutelare sia i detenuti, sia la
dignità e pari opportunità professionale degli operatori, semplicemente impiegando il personale
femminile che lo richiede - che lo richiede- in istituti dove vi siano sezioni detentive femminili.
Non si può poi tralasciare la realtà, poiché l’impiego di personale di sesso femminile in sezioni detentive
maschili in un istituto esclusivamente maschile (quando esistono settori detentivi femminili in tutta la
Regione Lombardia e appare difficile credere che in tali istituti non vi siano altresì carenze di personale), è
controproducente e ha causato e causerà sempre di più disservizi, nonché un ulteriore e più grave
svantaggio professionale per personale di sesso femminile, rispetto a una popolazione detenuta in
altissima e crescente percentuale di religione islamica e a fronte della forte radicalizzazione in atto; in più
occasioni, documentabili, i detenuti di religione islamica hanno mostrato chiaramente mancanza di rispetto
e mancato riconoscimento del ruolo di un ispettore di sesso femminile, costringendo ispettori di sesso
maschile a intervenire dopo che tutti i tentativi di mediazione erano falliti perché posti in essere da un
ispettore di sesso femminile. Da “Islam a scuola esperienze e risorse”, a cura di Costanza Bargellini e
Elisabetta Cicciarelli, Fondazione ISMU 2007:
“… Gli uomini
sono superiori alle donne per qualità che Dio ha dato e per le spese che debbono fare per mantenerle.
Le donne buone sono ubbidienti ed hanno cura del marito, perché Dio le ha affidate a lui.
Rimproverate e punite le donne che si ribellano.
Se poi vi ubbidiscono non le offendete più” (1, p. 233)
“La donna musulmana deve sopportare l’autorità del padre, dei fratelli, del marito; ed è considerata una
tentazione diabolica per i credenti; è giudicata impura per via delle mestruazioni; il suo corpo è ‘motivo
di vergogna’ e va perciò velato” (16, p. 289)
Ciò è lesivo della dignità professionale, ma soprattutto, ancora una volta, è uno spreco di risorse, che non
sembra
possa
essere
risolto
in
tempi
brevi,
ed
è
destinato
a
peggiorare.
Si auspica che qualcosa venga fatto anche da tutte le altre organizzazioni; questa organizzazione si
impegna a fare sì che la situazione del personale femminile di Monza non cada nel dimenticatoio.
Infine , ma non per ultimo, giova segnalare la grave disattenzione nella mancata attuazione delle norme
previste dal D. legs. 626 e n. 81/2008, in quanto viene segnalato dal personale della Polizia Femminile per
la maggioranza costretta all’utilizzo di servizi igienici in promiscuo, il che rappresenta un ulteriore grave
disagio nel tempo mai risolto dall’amministrazione penitenziaria nei diversi livelli di responsabilità.
Cortesi saluti: DOMENICO MASTRULLI
SEGRETARIO GENERALE NAZIONALE
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