Cenere e Acqua_Lettera di Padre Daniele Moschetti

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Cenere e Acqua_Lettera di Padre Daniele Moschetti
DALLA CENERE ALL’ACQUA:
CONVERSIONE E SERVIZIO!
PASSANDO PER PENTECOSTE!
Addis Abeba, 12 Maggio 2016
FESTA DI PENTECOSTE
Carissima Amica! Carissimo Amico! Pace a voi!
Sono di passaggio qui ad Addis Abeba per visitare l’ambasciata Italiana e rifare il mio passaporto che
ormai non ha più pagine libere da stampi o visa internazionali ricevuti in giro per l’Africa e per il
mondo negli ultimi 4 anni. E così guardando fuori dalla mia finestra e osservando le nuvole e la pioggia
che mi accompagnano in questi pochi giorni etiopi, ho cominciato a scrivere la mia lettera agli amici
che non scrivo dallo scorso agosto 2015. Probabilmente la finirò il giorno di Pentecoste, grande festa
missionaria! Qui ad Addis siamo a 2300 metri sul livello del mare e fa davvero a pugni con ciò che ho
lasciato a Juba che è a 550 metri sul livello del mare. Arrivo da molto caldo ancora anche se abbiamo
iniziato la stagione delle piogge ma ancora lontana da venire pienamente. E qui il clima è freddo e
umido. Tante nuvole nere in cielo e tanta pioggia in questi giorni e mi sono preso davvero una doccia
completa girando in città con il mio maglioncino messo apposta e sandali. Beh il battesimo etiope di
una nazione e Chiesa molto antica e millenaria.
Addis Abeba vuol dire “Nuovo fiore” ed è una bella e grande città in grande espansione messa ai piedi
delle montagne Entoto sempre verdi tutto intorno. Una nazione in grande crescita sia
demograficamente con più di 100 milioni di cittadini ma anche con un’economia dominata dal capitale
straniero che sta investendo tantissimo in questo bel paese pieno di storia, tradizioni e sugli altipiani
sempre verdi.Logicamente portando anche qui non solo dei benefici ma anche tanti sfruttamenti di
risorse e persone. Da questi altipiani nasce il Nilo Blu che si congiunge con il Nilo Bianco che invece
nasce in Uganda ma passa attraverso tutto il Sud Sudan e toccando anche Juba, la capitale del paese.
Per chi vuol conoscere storia, religioni antiche e tradizioni ancestrali ancora presenti in diverse parti
del paese è sicuramente un paese da visitare e vivere perché ha molto da offrire. Noi Comboniani ci
siamo da oltre 50 anni e offrendo il nostro servizio soprattutto verso il sud del paese.
QUARESIMA, PASQUA, RESURREZIONE E PENTECOSTE….!
Quaresima e Pasqua stanno nei due simboli della cenere e dell'acqua. Nel passaggio da un mercoledì
delle ceneri all’inizio della Quaresima ad un giovedì, cioè il Giovedì santo. Un percorso di vita lungo 40
giorni ma che è esattamente il tempo che ci è dato per camminare senza stancarci passando dentro le
nostre ipocrisie e limiti, speranze e attese, voglia di rinnovamento e cadute. I 40 giorni sono
simbolicamente i 40 anni nel deserto del popolo di Israele ma è anche il tempo della nostra vita
quotidiana con tutti i nostri alti e bassi e voglia di ricominciare. Ma a volte anche con il peccato di
diventare passivi e negativi per la vita e sugli altri. Nulla cambia e siamo davvero come il Qoelet della
Bibbia: “Non c’è nulla di nuovo sotto il sole….”
Ma invece la Vita Nuova che Gesù Cristo ci vuole ridonare nella Pasqua di Resurrezione è proprio di
rinnovamento e di rilancio per scoprire cose nuove: “Io sto creando cose nuove e non ve ne
accorgete?” bellissima questa frase e sfida che Dio Padre ci dona quotidianamente…avere nuovi occhi
coscienti di vivere queste nuove situazioni che il mondo ci offre che sembrano routine ma che non lo
sono affatto. Ogni giorno è diverso e diverso è l’atteggiamento che dovremmo vivere con noi stessi e gli
altri. E quindi CENERE sul capo, per un cammino di CONVERSIONE quotidiana.
Ma anche ACQUA sui piedi, i piedi degli altri, come SERVIZIO. E servizio non solo ai tuoi….ma anche a
chi è fuori dalla tua cerchia di persone alle quali vuoi bene e che non hanno i privilegi e benefici che tu
e la tua famiglia ha. Occhi per guardare, osservare il mondo e le sue bellezze ma anche occhi per
piangere e condividere con chi piange e soffre: immigrati, drogati, anziani, ammalati, carcerati, donne
stuprate o bambini violentati, zingari, barboni e tante persone che ci sono vicine, che sembrano stiano
bene esteriormente e dentro stanno profondamente male e ferite nell’animo. E sono tante….troppe!
Lo spazio tra il capo ed i piedi è lungo meno di due metri, eppure impegna tutta una vita. Cenere e
acqua. Conversione e servizio. Accogliamo la sfida e prepariamoci alla Pentecoste che è il tempo della
FORZA E DEL CORAGGIO, DEL FUOCO E DELLO SPIRITO NUOVO, che ci lancia fuori nel mondo, nei
popoli e nel tempo della storia di oggi e non nel passato che uccide il cuore e la mente se rimaniamo
ancorati li….senza forze e voglia di novità.
Ed è quello che sta succedendo qui in Sud Sudan. dopo tante atrocità vissute e testimoniate da migliaia
di persone. Lo hanno vissuto sulla loro pelle e tutti noi siamo parte di questo momento di trauma
collettivo che è presente nel paese per tutti coloro che ci sono stati dentro questa assurda guerra. Ma è
veramente possibile che lo Spirito di Pentecoste possa cambiare i cuori e le menti e le azioni di chi ha
distrutto e ucciso, violentato e diviso? Un mio giovane confratello comboniano che vive qui in Sud
Sudan mi ha scritto queste belle parole:
“È una domanda retorica alla quale tutti noi rispenderemmo con un no. Ma il Signore ci sa
sorprendere aprendoci alla speranza del sì. Questo è stato anche il messaggio di papa Francesco
in Centrafrica ai fedeli di Bangui: “Si puó amare il nostro nemico? Sì. Si puó perdonare a chi ci ha fatto
del male? Sì. Con l’amore e con il perdono voi sarete vincitori”. Qui per me sta il senso della Pentecoste:
nel cambiamento dal no della paura al sì della fede. Non si puó cambiare la pelle o la materia con
cui siamo fatti. Ma lo Spirito fà la differenza. Pur nella stessa pelle lo Spirito fà nuova la persona.
Il cambiamento è interiore. Noi vorremmo miracoli che siano visibili dall’oggi al domani. Ma il
cambiamento prende tempo, così come anche rimarginare le ferite causate dal conflitto. Non
esistono scorciatoie, nè facili accomodamenti. Anche se basta un momento per ravvederci,
cambiare poi strada non è sempre facile. E perseverare per il giusto cammino è ancora più
delicato. Ci vorranno anni per raggiungere la meta di un paese più coeso e fraterno.
Le condizioni ci sono. La richiesta di perdono del presidente Salva Kiir alla popolazione del
Sud Sudan nel suo discorso di inaugurazione del nuovo esecutivo è stata molto confortante e
rappresenta un grande passo avanti lungo questo percorso: “Mi appello alla popolazione del Sud
Sudan chiedendo le scuse per la crisi creata purtroppo proprio da noi governanti. Siete stati pazienti
durante questi due anni e mezzo. Il percorso che ci sta davanti è ancora pieno di ostacoli ma siamo
determinati a percorrerlo e portare il paese fuori dalla crisi. Chiedo a tutta la popolazione di unirsi a me e
a mio ‘fratello’ Riek Machar con uno spirito di perdono e riconciliazione”.
Ricordiamo che nel giorno di Pentecoste successe il contrario di quanto era accaduto a Babele
(Gen 11,1-9). A Babele gli uomini avevano cominciato a non capirsi, a farsi del male e quindi ad
allontanarsi gli uni dagli altri. A Pentecoste lo Spirito mette in atto un movimento opposto: riunisce
coloro che si erano dispersi. Chi si lascia guidare dalla parola del Vangelo e dallo Spirito è una persona
nuova pur nella stessa pelle di prima e fà nuova la società in cui vive. E’ lo Spirito che trasforma la
carne dell’umanità e la rende un’unica famiglia dove tutti si possono capire e amare. C’è un grande
cammino da fare ancora….accompagnati dallo Spirito Santo!
LETTERA DA UNA AMICA SPECIALE
Voglio condividere con te e tutti gli amici, questa significativa lettera di una amica carissima che
nonostante le sue lotte per la sua salute e per la vita continua ad essere per me una grande
testimonianza di fede ed esempio di umiltà e ricerca di Dio che continua per tutta la sua vita. Vi metto
una parte della sua lunga lettera. Prendo questa lettera di Marina per dirvi UN GRAZIE DI CUORE per
le belle e toccanti emails e lettere che mi mandate per condividere la vostra vita, delle vostre famiglie
e le sfide, le gioie e sofferenze che vivete. È anche un pensiero e sentimento laico che appezzo molto
sempre perché mi e ci mantiene con i piedi per terra tutti…..e aperti allo Spirito che parla in tutti e in
tutto.
Carissimo Daniele,
PACE! Il tempo pasquale è giunto a termine. Oggi è la solennità della Pentecoste. Gesù non ci ha
lasciati soli, salendo al Cielo presso il Padre, ci ha promesso il dono del Paraclito, lo Spirito Santo, dono
del Padre, che ci guida a conoscere la verità tutta intera e a essere testimoni del Suo Vangelo fino alla
fine dei tempi e in ogni confine del mondo.
Io credo che nella Pentecoste si rivela l'immagine della Trinità di Dio: il Padre Creatore, il Figlio che dà
la vita per l'uomo e lo Spirito Santo, Amore, che rende forti nella testimonianza e tiene viva la Chiesa.
E' lo Spirito che vivifica, santifica, ricompone l'antica divisione di Babele e unisce gente di ogni nazione,
popolo, lingua nella Chiesa.
Il Suo fuoco infiamma, dà forza, rinvigorisce, dà coraggio a tutti i credenti per essere testimoni del
Risorto.
Se lasciassimo fare allo Spirito, anziché fidarci delle nostre logiche umane, di certo si vedrebbe un
popolo di credenti vivo in una Chiesa sempre più in cammino al fianco di ogni uomo.
Con Papa Francesco stiamo vivendo una nuova Primavera nella Chiesa. Forse, nella Curia romana, non
è cambiato molto, ma conta assai di più il miracolo quotidiano della conversione dei cuori a Cristo, ai
poveri, agli ultimi, a lasciare le proprie sicurezze per portarci verso le periferie, incontro a chi non
conta nulla agli occhi degli uomini.
Su Facebook, una mia amica ha postato un'immagine di un libro con una scritta: "Se tu potessi
conoscere il finale della tua storia personale, lo leggeresti?".
Bella domanda. Il finale della nostra storia lo scriviamo noi con la nostra stessa esistenza. Solo noi e
nessuno al nostro posto potrà scegliere come vivere, se trascinare le proprie giornate lasciandoci
assorbire dalla routine, senza slanci, senza sogni, progetti o fare della nostra vita un capolavoro
gradito a Dio e il finale sarà solo un giudizio di amore.
E qui entra in gioco l'amore che mettiamo nelle piccole come nelle grandi scelte.
La tentazione è di lasciarci vivere, trascinati dagli eventi ed è quello che vorrebbero i potenti, i
detentori delle coscienze annebbiate dall'edonismo, dall'egoismo, dall'indifferenza, dalla paura.
Ma con Dio si va dalla parte opposta. Con la Sua Grazia si può cambiare direzione e prendere il
cammino del bene, della gratuità.
Una vita spesa per gli altri è una bella vita. Sempre.
Io non so per chi sto spendendo la mia vita. Sto iniziando a domandarmelo con insistenza, dopo aver
visto fallire ogni tentativo di dedicarmi al volontariato, alla parrocchia, alla vita sociale del mio paese.
Le mie giornate scorrono via veloci senza grandi scosse. L'aiuto in casa, le amiche, la lettura, la
preghiera.
E' sulla preghiera offerta che mi vedo ancora traballante. Essere Thérèse è un compito non facile,
perché TUTTI hanno bisogno di essere affidati a Dio. Io per prima.
Ho letto ieri su "Avvenire" di una bambina di sei anni, divenuta sorda alla nascita e portatrice di
protesi acustiche che, qualche giorno fa, a Lourdes, è stata miracolosamente guarita. Ha avvertito un
senso di calore e ha detto alla mamma: "Tieni le protesi, non mi servono più, ci sento". Sono in corso
accertamenti, ma pur di una guarigione si tratta.
Mia mamma mi ha detto di andare a Lourdes a chiedere il miracolo dell'udito. A Lourdes ci andrò, non
certo a chiedere un qualsiasi miracolo fisico. C'è gente che soffre da anni, malati di tumore, bambini e
adulti gravemente handicappati o resi infermi da malattie invalidanti. Non merito una guarigione. Ho
già avuto l'impianto.
C'è una grazia che vorrei chiedere a Maria di rafforzare la mia Fede e aiutarmi a superare le prove
della vita. E la Pace per il mondo, in particolare per il Sud Sudan, per l'Africa e il Medio Oriente.
La salute è un dono prezioso, ma non è tutto, come ho sempre creduto. Ci sono doni spirituali ben più
necessari e più impellenti.
A che mi serve guadagnarla se poi perdo la mia anima? Allora sì che, il finale, della mia storia sarebbe
molto amaro. Dio non voglia che mi perda per sempre nella Geenna.
Ti auguro una buona solennità della Pentecoste. Possa lo Spirito di Dio far rifiorire la vita e la speranza
per la gente del Sud Sudan, dare vigore al tuo cammino e forza per portare ai poveri il lieto annuncio
della salvezza. "Lo Spirito del Signore è sopra di me. Mi ha consacrato. Mi ha mandato ad annunciare il
lieto annuncio ai poveri".
Un abbraccio fraterno. Marina
SUD SUDAN: UN LUNGO CAMMINO DI CONVERSIONE E GUARIGIONE
Il 26 aprile 2016, il leader dell’opposizione, Riek Machar, è arrivato nella capitale Juba per riprendere
il ruolo di vicepresidente in un governo di unità nazionale. Il presidente Salva Kiir continua a guidare
l’esecutivo impegnandosi a lavorare insieme al suo rivale. A luglio 2012, Salva Kiir aveva infatti
rimosso Riek Machar dal suo incarico gettando le basi per il conflitto che sarebbe scoppiato a dicembre
dello stesso anno in seguito a una falsa accusa di un colpo di stato. Le ostilità hanno provocato migliaia
di morti, deteriorato la situazione economica del paese e reso la situazione umanitaria insostenibile. La
pressione della comunità internazionale e la crisi economica hanno forzato i due rivali a trovare un
compromesso per risanare la situazione e preparare il paese alle prossime elezioni previste per il
2018. Questo evento è stato accolto con grande speranza da tutta la popolazione, ma non si
nascondono dubbi e timori.
CRIMINI DI GUERRA
Ma non possiamo dimenticare ciò che è stato vissuto da migliaia, milioni di persone in gran parte del
paese ma che ora si è sparso in tutta la nuova nazione. E anche toccato oltre a tutta la popolazione
anche i religiosi e il clero locale.
Solidarietà con il Sud Sudan (SSS), un pool di membri di congregazioni religiose che vivono insieme, ha
avuto una brutta esperienza nel complesso della loro TTC, centro di formazione degli insegnanti, a
Yambio (Western Equatoria). SSS è un gruppo di religiosi che lavorano nel campo dell’istruzione e la
salute, preparando insegnanti, infermiere e tutor e anche agenti pastorali nelle varie diocesi. Diverse
congragazioni religiose mandano alcuni loro membri per creare comunità religiose miste nel paese per
lavorare in questi campi. Durante il tempo di Natale, in una dei loro centri di formazione hanno
assistito ad una inaudita violenza e ruberie da parte di gruppi ribelli nella zona di Yambio, nel Western
Equatoria. Oltre ad essere derubati di varie cose nella casa, hanno perso le loro macchine ed la cosa più
grave di tutte, una suora anziana è stata anche violentata sessualmente e brutalmente.
Anche i militari dell'esercito di Juba (SPLA) e le milizie alleate hanno compiuto in modo sistematico
stupri dall'inizio del conflitto nel dicembre del 2013, commettendo così crimini di guerra e contro
l'umanità legittimati dal governo. La denuncia delle Nazioni Unite è stata dura e hanno puntano il dito
contro le autorità del Sud Sudan accusandole di legittimare gli stupri commessi da chi combatte per
loro
per
evitare
così
di
pagare
gli
stipendi.
"Crimini contro l'umanità e crimini di guerra sono continuati per tutto il 2015 e sono stati
condotti principalmente da parte del governo", ha detto David Marshall, coordinatore di un team di
valutazione dell'Onu inviato in Sud Sudan, in un'intervista al New York Times. Il conflitto in Sud Sudan
si è intensificato lo scorso anno, soprattutto nello Stato dell'Unità, "dove il governo ha fatto
pressione, con la sua leadership militare e con quella politica, per sfollare, uccidere, stuprare,
rapire e saccheggiare larghe porzioni di popolazione civile", ha spiegato Marshall. Tra ottobre e
gennaio l'Onu ha registrato un numero raccapricciante di civili, tra cui donne e bambini, impiccati agli
alberi, bruciati vivi, uccisi e fatti a pezzi con il machete. Sotto attacco sono finiti chiese, moschee e
ospedali.
LE DENUNCE DELLE NAZIONI UNITE E DI AMNESTY INTERNATIONAL
Nel mese di Marzo e Aprile 2016, sia Amnesty International e le Nazioni Unite hanno pubblicato
reports sulle atrocità commesse dal SPLA, l’esercito regolare del governo, e quelli associati con lo SPLA
in Unity State. In quello stato, i Nuer Bull hanno aderito all’ SPLA e una delle forme di pagamento era di
violentare donne e bambini. Il rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 11/3/2016
(http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=17207&LangID=E)
ha
documentato 1300 casi di stupro in poco tempo da aprile a settembre 2015. L'Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, ha detto che nonostante il Sud Sudan è in "una
delle situazioni più orrende dei diritti umani nel mondo", la situazione non riusciva ad attirare
l'attenzione internazionale su questi casi orrendi ed eventi ed azioni al di là di ogni immaginazione. La
violenza sessuale viene usata in modo sistematico per punire e terrorizzare i civili, denuncia l'Onu,
riconoscendo che anche le forze dell'opposizione hanno commesso atrocità, ma a un livello inferiore.
Nelle 102 pagine del rapporto stilato dalle Nazioni Unite si legge che 10.533 civili sono stati uccisi
nel 2015, fino a novembre, la maggior parte in modo deliberato. Gli inviati Onu hanno poi
documentato più di 1.300 casi di stupro tra aprile e settembre 2015 solo nello Stato dell'Unità e più
di
50
casi
da
settembre
a
ottobre
dello
stesso
anno..
Alcune donne hanno spiegato di essere state prese come "spose" dai soldati e tenute come schiave
sessuali in baracche, dove venivano ripetutamente violentate. In alcuni casi gli assalitori hanno ucciso
donne che resistevano alla violenza sessuale, o anche solo se li guardavano negli occhi o se mostravano
di non essere in grado di sopportare i continui stupri di gruppo, ha scritto l'Onu. Testimoni denunciano
di soldati che litigavano tra loro perché uno voleva "prendere" una bambina di sei anni perché
"bellissima". Alla fine i soldati hanno sparato alla bambina.
Il
rapporto
di
Amnesty
International
pubblicato
il
10/3/2016
(https://www.amnesty.org/en/documents/afr65/3598/2016/en/) ha documentato l'arresto di circa
62 uomini e ragazzi a Leer da parte del SPLA a ottobre 2015. Erano presumibilmente ribelli
dell’opposizione, sono stati messi in un container nella nostra missione Comboniana di Leer e
successivamente lasciati morire di asfissia sotto il sole che cuoceva il container/prigione che noi
usavamo come deposito di materiali per lavoro. La nostra missione dal mese di Maggio 2015 era nelle
mani dell’esercito del governo SPLA sequestrando le nostre case e quella delle suore Comboniane,
l’asilo e tutto il grande cortile della nostra chiesa parrocchiale. I padri e le suore erano state evacuate
con il personale di Medecins sens Frontiers e anche la Croce Rossa internazionale qualche giorno
prima che partisse l’attacco dell’esercito governativo contro i ribelli della zona distruggendo tutta la
cittadina per la seconda volta in due anni di guerra. Fino ad ora non possiamo ancora tornare nella
missione anche se sembra che sia stata evacuata dall’esercito dopo varie pressioni delle Nazioni Unite
e nostre. Ma la situazione in loco e quella politica militare nel paese non ci consiglia ancora di ritornare
definitivamente nella missione. In questo momento i nostri confratelli della parrocchia e le suore
Comboniane sono in una delle cappelle lontane da Leer con la gente e in capanne con le persone che
vivono in questo momento ai margini delle paludi che sono abbondanti in quelle zone. Solidarietà,
vicinanza e comunione fino alla fine e vivere la Causa Comune in questo tempo di sofferenza e morte
per il popolo portando speranza e desiderio di un nuovo futuro.
NON CI SONO DUBBI….
…. che ci sono ancora tensioni sottostanti e profonde divisioni all'interno della società del Sud Sudan.
Ci sono già stati alcuni scontri dopo che Riek era tornato nel paese, pur lievi nel confronto tra le forze
di Salva Kiir e Riek Machar. Come potrebbero non esserci dopo tanta ostilità, morti e distruzione nel
corso degli ultimi 28 mesi? Così migliaia di persone hanno perso i propri cari. Troppe persone sono
rimaste senza casa e senza un posto dove andare e nessuno disponibile ad accoglierli. Il trauma di
essere testimoni di tanta distruzione, uccisioni atroci e lo stupro legalizzato è difficile da superare. È
necessario un lungo periodo di guarigione, il perdono e la riconciliazione. Facile a dirsi, ma difficile da
vivere. Ma sono stati fatti i primi passi. Il popolo vuole e desidera fortemente la pace. La moneta locale
non è stabile, ma la spirale ascendente è stata temporaneamente messa in pausa. L’aeroporto di Juba è
aperto di nuovo il sabato e la domenica dopo quasi un anno di chiusura. La stagione della secca e
moltissimo calda è passato. Stiamo entrando nel periodo delle piogge. La maggior parte delle merci
sono disponibili per chi può permettersi di pagare (e sono sempre di meno…) o attendere in
lunghissime code quotidiane in poche stazioni di rifornimento di carburante dove manca
completamente. E quando arriva qualche autobotte diventano kilometri di coda sperando di arrivarci
alla pompa e trovare ancora qualche litro che si paga quasi tre volte o più di qualche mese fa. Ora che il
governo di transizione è stato formato, la comunità internazionale sarà più disponibile a dare una
mano se ci saranno le condizioni che il governo di transizione mostri impegno, voglia di stare insieme
e soprattutto lavori veramente per il popolo e i suoi bisogni e non per i propri interessi personali,
tribali o di clan. Alcuni rapporti delle Nazioni Unite e di altre grosse organizzazioni umanitarie riporta
che quasi la metà della popolazione del paese (12-13 milioni il totale degli abitanti del Sud Sudan)
sono affamate e non hanno abbastanza da mangiare. In realtà è evidente quando giri per strada che
molte persone appaiono molto più tirate e più magre proprio perché molti di loro mangiano una volta
al giorno se riescono e con grande difficoltà. I confini con il Sudan sono stati chiusi ancora
recentemente dal suo Presidente Omar El Bashir che accusa il governo del Sud Sudan di aiutare i ribelli
che lottano nel Sud Kordofan contro di lui, nella zona del popolo Nuba. Ma c'è speranza di tempi
migliori e una lenta ripresa. Aver speranza ora è infinitamente meglio di non averne alcuna come lo
era fino a poche settimane fa, soprattutto per la gente.
CRESCENTE OTTIMISMO
Finalmente il primo vicepresidente ed ex leader dell'opposizione durante la guerra civile nel Sud
Sudan, Riek Machar, dopo molti ritardi, è tornato in Sud Sudan. Non c'è stata alcuna agitazione o
violenza a Juba dopo il suo ritorno. Il governo di transizione di unità nazionale è stato formato. La
settimana scorsa, ho ascoltato l'Arcivescovo di Juba, Paulino Lukudu Loro, parlare con maggiore
fiducia circa il processo di pace dopo aver partecipato ad un ricevimento del governo solo pochi giorni
prima. Ci sono ancora singoli generali in tutto il paese con le proprie milizie di ribelli che non
accettano l’accordo di pace firmato lo scorso Agosto 2015. Ci sono sacche di violenza,probabilmente
anche istigate dalle truppe governative. In generale, tuttavia, il paese appare più stabile in questo
momento.
L'economia, tuttavia, deve ancora essere stabilizzata. Il tasso di cambio non ufficiale dopo aver
raggiunto un massimo di USD1 = SSP45, ha cominciato a scendere costantemente. Il cambio a Juba è
arrivato ora a circa USD1 = SSP 28; ma in questi ultimi giorni è salito di nuovo a USD 1 = SSP33. Un
articolo pubblicato pochi giorni fa iniziava così:
'Le persone che risiedono nella capitale Sud Sudan, Juba, hanno chiesto al governo di unità
nazionale di transizione di nuova formazione di contribuire a migliorare gli alti costi della vita in
città e in tutto il paese. Il nuovo governo di transizione del Sud Sudan di unità nazionale si trova
di fronte a un compito in salita e di rilanciare un'economia in gran parte dipendente dal petrolio
(95%) per sostenere il suo bilancio annuale '.
Mentre i prezzi aumentano quando il tasso di cambio aumenta, sembrano non cadere quando il tasso
di cambio si riduce!
L’ ANNO DEL GIUBILEO E DELLA MISERICORDIA
E mentre stiamo vivendo questo periodo di relativa speranza nel paese che questo nuovo governo di
transizione possa andare avanti insieme fino al 2018, stiamo celebrando anche un evento importante
per la Chiesa Universale: il Giubileo straordinario e l’anno della misericordia.
Anche qui nonostante non ci siano tantissime celebrazioni nelle varie diocesi cerchiamo di portare
avanti come religiosi alcune iniziative cercando di coinvolgere il più possibile la Chiesa locale. Ci
chiediamo innanzitutto cosa voglia dire per noi in questa situazione assurda e atroce per molti nostri
fratelli e sorelle.
Nel grande affresco del giudizio finale del vangelo di Matteo, lui stesso ci dice con chiarezza quale sarà
il metro in base al quale saremo giudicati: non per l’osservanza meticolosa alla legge e delle regole
cultuali, non per il numero di genuflessioni, non per il rigore dell’ascesi o per i digiuni, bensì per ciò
che avremo fatto a favore dei piccoli che Gesù chiama “miei fratelli”. È un elenco di azioni concrete, di
opere che apparentemente non hanno nulla di “religioso” e neppure di eroico: “Ho avuto fame e mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto,
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt
25, 36-36).
La novità per noi cristiani, del Nord e del Sud del mondo, è che nei piccoli, nei miseri, nei profughi, nei
senza tetto, nei carcerati si nasconde o per meglio dire, si rivela Gesù stesso. Questo brano di Matto ha
ispirato molti pittori e scrittori e molto spesso hanno messo un Gesù presente ma nascosto nei loro
quadri e nei loro scritti. Come se la sua persona volesse riaffermare la solidarietà fondamentale,
l’amore incondizionato per i poveri e gli esclusi, un amore concreto, non vago e generico. Perché le
opere di misericordia non sono un optional, un hobby o un’occupazione a tempo perso, non possono
ridursi ad assistenzialismo, ma sono il cuore del messaggio cristiano, anche per noi qui in Sud Sudan.
Nella lettera ai giovani per la giornata mondiale della gioventù del 2016, papa Francesco elenca le
opere di misericordia corporale (dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli
ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti) e invita a
riscoprirle. Senza dimenticare le altre che alcuni possono sembrare vecchie e che la tradizione chiama
“spirituali”: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti,
perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Lontano da ogni intimismo e da ogni tentazione di chiusura, la fede impone così di “uscire dai nostri
recinti” per portare a tutti la misericordia e la tenerezza di Dio. È in questa dimensione sociale, di
apertura, di accoglienza e di dialogo, sta anche il significato del Giubileo straordinario voluto da
Francesco: un anno per far riposare la terra, ferita dall’azione distruttrice dell’uomo sulla Creazione e
dono grande di Dio a tutta l’Umanità, da una forma di progresso che accanto al benessere di pochi
aggrava ingiustizie e disuguaglianze, costruisce muri ancora contro immigrati e profughi e barriere che
dividono ma non uniscono per un mondo migliore e più in pace, giusto e solidale. Un anno di
conversione “per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati
a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo”. Se misericordia è il nome di Dio,
essa è anche “architrave che sorregge la vita della Chiesa” (Misericordia Vultus n. 10).
E questa è la rivoluzione di papa Francesco, il ritorno all’essenziale, al nocciolo duro della fede
cristiana. È questo il mondo alla rovescia delle beatitudini, annunciato dalla piccola stella della
misericordia. Ed è un invito speciale a me e a noi missionari e cristiani in questa situazione di guerra e
divisione. Ma lo è anche per te amico e amica per l’intensità e la passione che possiamo metterci
insieme nel costruire un mondo migliore giù qui su questa terra, preparandoci per il grande viaggio
finale. Dobbiamo essere gioiosi di aver contribuito insieme tu lì e noi qui ad aver costruito a CONCREARE con Dio e lasciare in eredità alle nuove generazioni qualcosa di bello e di unico da vivere
ancora con passione. E a proposito ti regalo questa poesia/riflessione che è per tutti noi, giovani e
meno giovani, per quando invece perdiamo la passione e l’amore per la vita e la lotta. Così perdiamo
anche la nostra “GIOVINEZZA”!
LA GIOVINEZZA
La giovinezza non è un periodo della vita,
essa è uno stato dello spirito, un effetto della volontà,
una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell’avventura sulla vita comoda.
Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni;
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.
Le preoccupazioni, le incertezze, i timori, i dispiaceri,
sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che si domanda come un ragazzo insaziabile “…e dopo?”
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.
Voi siete cosi giovani come la vostra fede,
cosi vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a a quando resterete ricettivi.
Ricettivi di tutto ciò che è bello, buono e grande.
Ricettivi al messaggio della natura, dell’uomo e dell’infinito.
Se un giorno il vostro cuore dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi.
Generale Douglas Mac Arthur ai cadetti di West Point, 1945
FERITE E SOFFERENZE…..E L’OSPEDALE DA CAMPO!
Mi piace iniziare questa riflessione su ciò che viviamo qui ma anche nel mondo, con una frase di Papa
Francesco: "La guerra non inizia sul campo di battaglia. Le guerre nascono nel cuore delle
persone... tra incomprensioni, divisioni, gelosie".
La nostra immaginazione, le nostre ferite, la nostra rabbia, le nostre storie, le esperienze, la mancanza
di amore, possono dare un'anima alla violenza che è in noi molto prima che si verifichi. Allo stesso
modo, siamo potenzialmente in grado di amare noi stessi e gli altri e costruire la pace e la
comprensione reciproca. Dobbiamo combattere le nostre battaglie interiori prima e cercare di vincerle
o rischiare di perdere la propria guerra interiore che potrebbe continuare a distruggere noi e gli altri.
E questo vale per tutti i conflitti che viviamo sia militare che a livello famigliare, comunitario, sui posti
di lavoro e in tutta la società del Sud e del Nord del mondo.
In questi ultimi mesi ho ricevuto molte lettere, emails e notizie anche da persone a me care che vivono
la loro vita con grande disagio e con grandi ferite interiori. Sofferenze e dolori, paure e ansie. Gente che
ha perso il lavoro, che si è separato dalla moglie o dal marito con tanti problemi per i figli, o che ha
intenzione di farlo. O giovani che vogliono vivere la loro storia di amore per pochi mesi e anni e poi
lasciarsi. Depressioni di vario tipo, divisioni in famiglia e sul posto di lavoro, suicidi e auto
marginalizzazioni.
E a proposito mi è venuto in mente un passo dei discorsi che Papa Francesco ci ha deliziato e incantato
nei primi mesi del suo ministero. E lui diceva così ad alcuni preti della sua diocesi di Roma:
“Domandiamoci cosa significa misericordia per un prete, permettetemi di dire per noi preti. Per
noi, per tutti noi! i preti si commuovono davanti alle pecore, come Gesù, quando vedeva la gente
stanca e sfinita come pecore senza pastore. Gesù ha le “viscere” di Dio, Isaia ne parla tanto: è
pieno di tenerezza verso la gente, specialmente verso le persone escluse, cioè verso i peccatori,
verso i malati di cui nessuno si prende cura….Così a immagine del Buon Pastore il prete è uomo di
misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti. Questo è un criterio
pastorale che vorrei sottolineare tanto: la vicinanza. La prossimità e il servizio, ma la prossimità,
la vicinanza!....Chiunque si trovi ferito nella propria vita, in qualsiasi modo, può trovare in lui
attenzione e ascolto….”
“…la Chiesa possiamo pensarla oggi come un’”ospedale da campo”. Questo scusatemi lo ripeto,
perché lo vedo così, lo sento così: un’ospedale da campo. C’è bisogno di curare le ferite, tante
ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa….Gente
ferita dalle illusioni del mondo….Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia
significa prima di tutto curare le ferite. Quando uno è ferito, ha bisogno subito di questo, non
delle analisi, come i valori del colesterolo, della glicemia….Ma c’è la ferita, cura la ferita, e poi
vediamo le analisi. Poi si faranno le cure specialistiche, ma prima si devono curare le ferite
aperte. Per me questo, in questo momento, è più importante. E ci sono anche ferite nascoste
perché c’è gente che si allontana per non far vedere le ferite…. Mi viene in mente l’abitudine, per
la legge mosaica, dei lebbrosi al tempo di Gesù che sempre erano allontanati, per non
contagiare…. C’è gente che si allontana per la vergogna, per quella vergogna di non far vedere le
ferite…. E si allontanano forse un po’ con la faccia storta, contro la Chiesa, ma nel fondo, dentro c’è
la ferita…. Vogliono una carezza….!
È una sfida per me come cristiano, prete e missionario. Ma lo è anche per tutti i laici che fanno parte di
questa Chiesa Ospedale da campo. Questo ministero del curare le “ferite aperte” della nostra vita e dei
nostri fratelli e una vocazione unica e bellissima. Ma anche per i laici è aperta una grande possibilità di
mettersi davvero al servizio dei propri fratelli e sorelle. Non basta il ministero ordinato dei preti e dei
consacrati che stanno già facendo la loro parte in tante parti del mondo. Bisogna che anche il laicato
trovi la sua grinta e voglia di mettersi al servizio del mondo che ha bisogno di nuovi uomini e donne
che sanno sognare e vivere in pienezza quello che è il sogno di Gesù e del Suo Vangelo. E saper guarire
e accompagnare tutti coloro che sentono di essere esclusi e feriti da una società dura e ingiusta e che
crea nuovi emarginati. È una nuova e bella missione per tutti!
UNA GIORNATA PIU’ BUONA A TUTTI
Signore non ne posso più!
La mia resistenza è agli estremi
la mia fede viene meno
sotto le prove che incalzano.
Non comprendo più niente.
Ma per sostenere in pace
e rimanere vicino a chi soffre
non è necessario comprendere.
Non mi abbandonare, Signore,
Tu che mi conosci e sai tutto di me
e di questo mio povero cuore di carne.
Tienimi su il cuore,
e aiutami a superare l’angoscia
che spesso il male mi dà.
Rinsaldami la certezza
che niente va perduto
del nostro patire perché è tuo
e ti appartiene
meglio di qualsiasi cosa nostra.
Aiutami a credere
che la tua Misericordia
sta universalmente preparando
una giornata più buona a tutti!
(Don Primo Mazzolari)
ULTIMI MESI IMPORTANTI……
Questi mesi davanti a me saranno gli ultimi per il mio ministero da superiore provinciale dei
Comboniani qui in Sud Sudan. Infatti terminerò il mio secondo mandato alla fine del mese di Dicembre
2016 e lascerò il mio incarico ad un nuovo confratello che con le elezioni avremo scelto tra i confratelli
presenti qui in Sud Sudan per continuare questo delicato e importante servizio di leadership e di
“cenere e acqua, conversione e servizio”. Non potrò più essere rieletto per un terzo mandato e questa
è una regola dell’Istituto molto giusta, benedetta e doverosa. E che ognuno dei confratelli abbia la
possibilità e l’opportunità di sperimentare come non sia facile e cosi delicato essere leader e pastore
allo stesso tempo di fratelli che cercano di vivere la loro missione in semplicità e amore qui in Sud
Sudan o in altre parti del mondo. E abbiamo anche una bella tradizione che quando un provinciale
finisce in una provincia che per noi corrisponde ad una nazione del mondo, venga consigliato di
lasciare la provincia per qualche anno così che chi subentra nel servizio possa sentirsi più libero e
confidente senza nessuna remora in ciò che poi porterà avanti come politica personale e della
provincia aiutato dal nuovo consiglio che verrà eletto nei prossimi mesi.
E cosi mi preparo a lasciare il Sud Sudan e la provincia all’inizio dell’anno 2017. Sono comunque
contento di ciò che ho vissuto qui in questi 7 anni di vita intensa spesa perché i confratelli nelle loro
missioni e le iniziative per il bene della provincia, della Chiesa Locale e della nuova nazione potessero
trovare un incoraggiamento e sostegno per la loro missione e migliorare la realtà delle persone che
siamo chiamate a servire. Ci sono stati momenti difficili anche perché così è la vita e le situazioni
impreviste e molto delicate. Ma ho sempre sentito il sostegno del Padre e di Gesù in questo cammino in
un paese giovane e allo stesso tempo ancora in ricerca di una vera identità. E cosi pure i suoi cittadini e
tribù varie. È un lunghissimo cammino ancora da fare….e possiamo capirlo da ciò che abbiamo letto
prima nella lettera.
Lascerò anche la responsabilità di presidente di RSASS (Religious Superiors’ Association of South
Sudan) che ho coperto negli ultimi 4 anni. È un’associazione che mette insieme 46 congregazioni
religiose cattoliche sparse in tutto il Sud Sudan e che rappresentano più di 500 uomini e donne
consacrate e con vari doni professionali nei campi della pastorale parrocchiale, sanitaria, educativa,
media, formazione e tanti altre aree della vita religiosa al servizio delle Chiese locali. Abbiamo
comiciato da zero con poche persone all’inizio ma poi piano piano con l’aiuto dello Spirito Santo e del
Signore che ci ha accompagnato come i discepoli di Emmaus, ci ha fatto camminare anche più
speditamente su tanti cammini diversi. Abbiamo organizzato tanti momenti formativi per tutti a Juba e
cercato di stimolare e mantenere l’unità e comunione di tutti i religiosi nel paese. Questa è sempre
stata la nostra forza anche in una situazione difficilissima del paese dove mancano 4 vescovi su 7
diocesi presenti. E la cosa grave è che mancano da moltissimi anni: in una diocesi da 7, in altra 5 e altre
quasi 4…e cosi via. Quindi potete capire come sia difficile gestire la pastorale ordinaria e cercare di
mantenere la comunione nelle diocesi con tutto il personale ecclesiastico e religioso. Ma confidiamo
sempre nel Signore che ci donerà a suo tempo anche nuovi pastori che speriamo abbiano davvero un
cuore da Buon Pastore!
Una delle tante iniziative che RSASS ha promosso in questi anni è stata la costruzione del centro di
formazione umana e spirituale, guarigione dai traumi e peace building. Lo abbiamo iniziato nel mese di
Maggio 2015 e nel mese di Luglio 2016 sarà terminato di costruire. Probabilmente nel mese di Ottobre
2016 lo inaugureremo ufficialmente con la presenza dei vescovi del Sudan e Sud Sudan e tanti ospiti
che hanno dato una mano grande alla realizzazione di questo centro e tanti laici, religiosi e preti locali.
Il centro sarà nazionale e aperto a tutte le iniziative che sono nella visione del centro e che aiuteranno
la popolazione del Sud Sudan a superare i traumi, entrare dentro una nuova formazione umana e
spirituale e dare il proprio contributo alla costruzione della pace e di una nuova e unita nazione.
Bambini, giovani, donne, catechisti, preti, religiosi e vescovi si alterneranno nel centro per incontri di
formazione e rinnovamento per poter essere protagonisti positivi di un Sud Sudan diverso e capace di
rilanciare una nuova vita e visione dell’uomo. Sarà anche ecumenico e interreligioso perché accoglierà
anche le varie chiese rappresentate dal Sud Sudan Council of Churches e anche i musulmani per le loro
iniziative che costruiscono la pace, la convivenza pacifica e attiva, la solidarietà e un nuovo modo di
stare insieme. Certamente saranno facilitati gli incontri tra etnie diverse perché è solo incontrandosi e
conoscendosi che i pregiudizi e le divisioni che abbiamo sperimentato anche in quest’ultima guerra di
due anni e mezzo saranno spazzati via per far posto a una costruzione di un rapporto diverso tra la
gente, cominciando dai bambini, i giovani e le donne. Sarà gestito da un gruppo di religiosi di varie
congregazioni e al servizio di tutti e delle Chiese locali.
Sono contento che sono e siamo riusciti a portare a termine questo sogno comune che abbiamo
sognato diversi anni fa con alcuni altri religiosi. Ho visto fortemente la mano del Signore in tutto
questo cammino e progetto di vita concreta. L’ho scoperto in tanti momenti, incontri e coincidenze che
invece erano segni evidenti che Lui voleva questo progetto e che ci apriva la strada aiutandoci in vari
modi. Dico un grande grazie al Padre e a Gesù per questo. Perché era solo un sogno e ora sta
diventando una realtà concreta e sarà una grande benedizione e opportunità per migliaia di persone
che potranno utilizzarlo e vivere incontri di fraternità e solidarietà nella ricerca di un Dio unico che è
Padre e che accoglie tutti senza distinzione di razza, colore, religione, genere e lingua. Un luogo che
possa diventare una Pentecoste di vita e di storia nuova!
E molti confratelli e amici, parenti e altri mi stanno già chiedendo….e dopo? Non lo so. Ma non importa
sapere cosa viene dopo. So già, perché l’ho sperimentato tante volte, che il Signore al momento
opportuno mi farà intravedere e ispirare Lui la strada giusta e la missione che vorrà di nuovo
affidarmi. Sono aperto a ciò che il Signore vorrà. Ho già ricevuto varie proposte ma non voglio pensarci
fino a quando avrò finito il mio mandato a fine dicembre. Da Gennaio 2017 avrò la possibilità di avere
qualche mese di riposo e di formazione permanente. Un sogno ce l’ho già ed è intraprendere un
pellegrinaggio a piedi fino a Santiago di Compostela per uno o due mesi. Vedremo…..se sarà la volontà
del Signore si realizzerà. Tu e voi intanto portatemi nelle vostre preghiere come io vi porto sempre
nelle mie. Forza e coraggio. La Pentecoste di oggi ci sprona a lasciarci andare con lo Spirito su nuovi
cammini e incontri. Mettiamoci cosi in cammino a volte senza sapere proprio la meta ma Lui ci
indicherà la via! Non abbiate timore e paura per tutto ciò che state vivendo! Più scopriamo la sua
Presenza e più ci abbandoniamo alla sua Fiducia!
Voglio salutarvi ora con un grande saluto che è anche un’offerta al Dio Padre e Madre, pieno di
Misericordia per me, per te e per tutto il mondo. Ci ritroveremo presto sulle strade del mondo e
dell’Italia per condividere di più delle nostre vite e la nostra storia che è il dono più prezioso che il
Signore ci ha donato.
Ad – DIO caro amico e amica! E un mondo di AMANI (Pace)
PADRE DANIELE
CONOSCO DELLE BARCHE…..
Conosco delle barche che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori nel vento e tra le onde.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
perché hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti di prima….
Conosco delle barche straboccanti di sole perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche che tornano sempre quando hanno navigato,
fino al loro ultimo giorno, e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano…..
(JACQUES BREL)
P. DANIELE MOSCHETTI, MCCJ
MISSIONARIO COMBONIANO