Untitled - Leo d`Alessandro

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Untitled - Leo d`Alessandro
AMA TUA FIGLIO
OVVERO
LA PSICOLOGIA DEGLI ADOLESCENTI
Presentazione
Le mamme si sentono spesso incapaci di capire i loro ragazzi quando si avvicina l'età della
pubertà. Il loro bambino pareva tanto luminoso nei primi anni. L'adolescente è diventato invece
un enigma penoso: non riescono più ad indovinare quello che pensa; molti fatti della sua
evoluzione fisiologica e psicologica rimangono per esse ignoti o almeno molto misteriosi. Su
questo problema il grande educatore, Pierre Dufoyer, mette a loro disposizione la sua vasta
conoscenza e la sua capacità di divulgare con estrema chiarezza e con rara precisione i risultati
degli ultimi ritrovati della scienza e dell'esperienza. Esamina perciò il carattere dell'adolescente
quale risultato di tre fattori: l'ereditarietà, l'ambiente sociale e familiare, lo sforzo personale. Poi
accompagna le mamme e le educatrici attraverso il gioco delle trasformazioni fisiologiche e
soprattutto psicologiche che di un bambino fanno un uomo. L'adolescenza è una età di crisi. Il
lettore trova qui, raccolti in breve, con sicurezza scientifica e con chiari intenti morali, molti dati
necessari per capire l'animo dell'adolescente e viene condotto, senza sforzo, ad apprezzare quei
consigli, molto sublimi del resto, che conducono fa trattazione. È studio teorico che conduce al
pratico.
INDICE
Prefazione
PARTE PRIMA
LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ
CAPITOLO UNICO - DONDE VIENE IL NOSTRO CARATTERE?
PARTE SECONDA
L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI
CAPITOLO PRIMO - LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA
CAPITOLO SECONDO - LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHR DELL'ADOLESCENZA
La personalità si afferma
L'adolescente diventa cosciente della sua personalità
L'adolescente è contemporaneamente presuntuoso e timido
L'adolescente è di umore instabile
L'adolescente pretende la sua indipendenza
L'adolescente fa sogni, ambiziosi
L'adolescente perde progressivamente il gusto dell'avventura
L'adolescente sente che la sua sensibilità s'intensifica
L'adolescente si apre al sentimento dell'amore
Risveglio sensuale
Risveglio sentimentale
Relazioni
CAPITOLO TERZO - DUE TIPI DI GIOVANI
PARTE TERZA
LA GIOVINEZZA
CAPITOLO UNICO - IL GIOVANE
PARTE QUARTA
CONCLUSIONI
CAPITOLO UNICO - CONSIGLI ALLE MAMME IN FORMA DI CONCLUSIONE
PREFAZIONE
In occasione delle conferenze sulla vita coniugale e l'educazione, tenute dall'autore in diversi
paesi nei più differenti ambienti sociali (ambienti di città e di paese, di cultura e popolari), gli ha
fatto impressione una confidenza: la gran difficoltà, trovata da quasi tutte le mamme
nell'indovinare quello che pensano, sentono e provano i loro ragazzi arrivati all'età
dell'adolescenza.
Le mamme hanno l'impressione di capire i loro bambini nei primi anni. Infatti pensano, e non a
torto, che la loro psicologia non sia troppo complicata. Escludendo eventuali circostanze di
infermità corporale, di eccezionale emotività o di matrimoni spezzati, la loro vita interiore è
piuttosto ridotta. Il loro interesse primordiale è del tutto esteriore: il gioco.
In loro non compare nulla di indecifrabile. Ben diversa è la situazione quando si avvicina la
pubertà: il ragazzo comincia a ripiegarsi su se stesso: la sua vita inferiore {affettiva e morale) si
amplia: sopravvengono fenomeni fisiologici la cui natura e soprattutto le cui ripercussioni
psicologiche restano ignote alle mamme, o almeno rimangono molto misteriose. Il bambino
sembrava luminoso alla madre: l'adolescente invece le sembra opaco.
È il momento in cui, prigioniere di questa sensazione di impotenza a capire i loro ragazzi,
sentendosi superate dalla situazione, molte mamme smettono, almeno parzialmente, di seguire da
vicino l'educazione dei loro figli.
E’ vero, le migliori non rinunciano totalmente a formarli; continuano ad esigere da loro un
inquadramento generale di disciplina, ad esortarli nei loro sforzi per il lavoro. Ma hanno
l'impressione di sentirsi crudelmente inferiori ai nuovi compiti educativi che impone loro la
crescita dei loro figli.
Pertanto avanzano a tastoni e senza sicurezza, riducendo al minimo i loro interventi. Si guardano
bene dall'affrontare con loro tutto ciò che riguarda i problemi psicologici, affettivi o morali e nei
loro confronti si mantengono in un riserbo prudente, in un atteggiamento di attesa, alla soglia
dell'anima e forse anche fuori.
La maggior parte dei papà, assorbiti dagli affari o impacciati di fronte alle complessità dell'anima
adolescente, si comportano nello stesso modo.
Niente di strano in questo atteggiamento della maggior parte delle mamme. Chi, nel nostro
mondo di ieri e di oggi, le ha preparate a capire i loro adolescenti e i loro giovanotti?
Le ragazze delle nostre scuole, in proporzione di nove su dieci, sono destinate ad essere un
giorno spose e. mamme, cioè a vivere accanto a degli uomini e ad allevare dei bambini. A quante
di loro viene insegnato cos'è la psicologia maschile?
Quante seguono un corso di puericultura o pedagogia familiare? Che se, per caso, questo corso di
pedagogia verrà impartito, state pur certi che il bambino di cui si parlerà morirà in tenera età e
non raggiungerà la pubertà.
Neppure il tre per cento - risulta dalle inchieste fatte - delle mamme di adolescenti di oggi ha
sentito parlare con un po' di precisione della adolescenza maschile. Molte sono le donne, dai
trenta ai quarant'anni, che vi confessano di non saper bene quali reazioni fisiologiche un
adolescente prova a questa età; quando pure non ignorano questo particolare, molte confessano
di non saper rappresentarsi il mondo immaginativo e affettivo nel quale si muovono i loro
pensieri, i loro desideri, le loro inquietudini, le loro speranze.
È proprio a dar risposta a queste domande che è destinato il presente volumetto. Del resto non ha
alcuna pretesa di insegnamento scientifico. Non abbiamo voluto fare un'opera di scienza, ma di
utilità pratica. Le nozioni che verranno date sul carattere, le sue origini, i suoi aspetti generali e
particolari sono ben lungi dall'essere esaurienti. Daranno non delle classificazioni sistematiche,
ma dei dati concreti. In realtà non c'è niente di così poco pratico sul piano immediato, per una
madre di famiglia, quanto un libro di caratteriologia .
Per voler essere troppo sapienti e troppo esatti saremmo diventati incomprensibili e, ciò che è
peggio, inutili. Abbiamo preferito fare un'opera incompleta e semplificata, ma utilizzabile.
La madre di famiglia che avrà letto queste pagine avrà acquistato — questa è almeno la speranza
e l'ambizione dell'autore — una miglior comprensione dei suoi figli e quindi la possibilità di
aiutarli più efficacemente.
PARTE PRIMA
LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ
CAPITOLO UNICO
DONDE VIENE IL NOSTRO CARATTERE?
Prima di precisare le linee della psicologia dell'adolescente, sembra utile ricercarne le origini
profonde.
Ecco un ragazzo di tredici, quattordici, quindici anni. Ha una “ personalità ” abbastanza definita,
cioè un insieme di caratteristiche che lo rendono diverso, leggermente o profondamente, da
questo o da quel compagno: è timido o spaccone, impulsivo o sfuggente, gioviale ed ottimista o
sensibile e tormentato. Donde gli vengono queste caratteristiche della sua personalità?
Perfino tra fratelli esistono profonde differenze di carattere. È una cosa che stupisce le mamme.
Come mai — pensano — due esseri venuti dallo stesso padre e dalla stessa madre, educati nello
stesso ambiente familiare e sociale, possono essere cosi diversi?
L'origine più profonda del nostro carattere è la fisiologia. Anch'essa è ben lontana dallo spiegare
tutto: il clima affettivo dell'ambiente in cui cresceremo avrà pure una grande influenza, ma la
psicologia spiegherà tuttavia molto e, almeno in parte, il modo col quale la nostra emotività
reagirà a questo clima.
Si possono fornire molte prove del fatto che la nostra costituzione fisica ha una diretta influenza
sulla nostra personalità morale. Le mamme spesso notano fin dai primi mesi certi aspetti del
carattere del poppante. Franco è geloso e ghiottone, Franchina è sobria, Giacomo pacifico e
aperto, Giacomina collerica e testarda, Luca nervoso, Maria-Luisa tranquilla. In una età in cui il
bambino è ancora tutto spontaneità e l'influenza della educazione è necessariamente assai
limitata, donde potrebbero venire queste differenze se non da tendenze radicate nell'essere fisico?
Oggi abbiamo prove più dirette dell'influenza notevole, anzi in certi casi decisiva, del fisico sulla
parte intellettiva e sul morale. L'alcool annebbia la ragione dell' ubriacone, l'eccesso di bile
suscita la collera, la debolezza dei nervi crea la depressione, la tristezza; fatti che, con mille altri,
sono noti da tempo. Da poco sappiamo anche che, se gli si somministra del pentothal (“ siero
della verità ”), l'individuo diventa veritiero e sincero e rivela senza infingimenti i movimenti più
intimi delle sue azioni: che con la resezione dei nervi che collegano la parte anteriore alla parte
retrostante del cervello viene soppressa l'angoscia, l'inquietudine e il rimorso e provocata
l'indifferenza morale... Non c'è nessun sentimento, anche tra quelli che stimiamo più nobili, che
non dipenda in parte dalle condizioni fisiche; il sentimento paterno o materno indubbiamente
dipende dagli ormoni dell'organismo. Si tolgano ad un individuo le ghiandole proprie del suo
sesso — operazione compiuta con successo nel mondo animale innumerevoli volte — ed il suo
comportamento affettivo sarà totalmente trasformato: la chioccia diventata gallo perde ogni
interesse ai pulcini, il gallo diventato chioccia prende verso di loro atteggiamenti materni.
Si può concludere dunque con una assoluta certezza che il momento dell'incontro tra l'ovulo e lo
sperma al concepimento, non solo determina in maniera precisa i tratti fisici dell'individuo che
nascerà 3, ma anche, in parte, i suoi tratti psichici, le sue inclinazioni, le sue tendenze, le sue
simpatie o antipatie.
Questo spiega facilmente le differenze, sia fisiche sia di altro genere, che si incontrano tra i
membri dello stesso sesso di una famiglia: la diversità del capitale ereditario, portato dalle cellule
donde essi provengono, determina la diversità talvolta assai grande, del loro carattere nativo.
A seconda che domina in loro il sistema nervoso detto simpatico o il vagotonico, saranno ardenti,
attivi, intraprendenti o molli, linfatici e senza nervi: lo stesso si deve dire per le secrezioni
sovrabbondanti o deficienti delle ghiandole surrenali. (Nota: Si distinguono due sistemi
nervosi; il simpatico e il vagotonico, l'uno dipendente reciprocamente dall'altro. Per
aiutare i nostri lettori a ricordare più facilmente il significato generale di influenza di
questi due sistemi nervosi, diciamo in breve che la prevalenza del simpatico ci fa giudicare
“ simpaticamente ” vita e persone; quella del vagotonico ci porta “ il vuoto nell'anima ”.)
La prevalenza di un sistema nervoso sull'altro avrà influenza tanto sulle ragazze come sui
ragazzi. Nell'uno e nell'altro sesso troveremo dei tipi i cui lineamenti del carattere risentono in
prevalenza del simpatico o in prevalenza del vagotonico. Tuttavia dal fatto che le ghiandole
genitali sono diverse, come pure gli ormoni che esse producono, si può capire facilmente che
certi tratti di carattere abitualmente saranno avvertibili nei ragazzi (la sensualità, per esempio,
l'equilibrio dell'umore o il desiderio di comando) ed altri nelle ragazze (l'emotività,
l'impressionabilità, la variabilità di umore, il bisogno di sostegno).
Bisogna senza dubbio evitare di immaginarsi le cose come se certi ormoni appartenessero
esclusivamente ad un sesso e non all'altro. Oggi si pensa non ad una assenza totale, ma a
differenze di proporzioni.
I due sessi, in realtà, hanno gli stessi ormoni. Però nei ragazzi certi ormoni sono comunemente e
sensibilmente più abbondanti di certi altri, mentre il contrario avviene nelle ragazze. La dose di
ormoni varia da ragazzo a ragazzo e da bambina a bambina. Questo spiegherebbe, almeno in
parte, come mai ci sono ragazzi con un carattere assai virile ed altri con un carattere più
femmineo e viceversa nelle ragazze. In effetti la realtà è più complessa: non sono solo gli ormoni
che formano il carattere, ma è indubbio che essi hanno una reale influenza su di esso.
Qualunque sia la certezza di questi dati in linea assoluta non possiamo più stupirci di incontrare
degli elementi del carattere che sono abitualmente maschili e degli elementi che abitualmente
sono femminili. Ne sappiamo ora la causa. Per portare solo un esempio concreto, verosimilmente
il ragazzine deve i suoi istinti turbolenti o bellicosi o il suo gusto delle avventure ai suoi ormoni
testicolari, surrenali o tiroidei. Certo non è facile distinguere la parte che in questo è dovuta
all'influenza dello spirito di imitazione, così marcato nel bambino: ma esso non sembra operare
né solo, né prevalentemente. Sappiamo quanto piaccia ai fanciulli vestirsi da cow-boy o da
soldato, armarsi di revolver o di spade di legno: guardiamoli al termine di una lezione mentre si
divertono in ricreazione in cortile; saranno pugni pronti, finte gare di lotta o di boxe o liti
autentiche: la maggior parte dei fanciulli sognano solo avventure. Una birba di otto anni diceva
un giorno ad una signora; “ Nella nostra classe ci sono solo aviatori o marinai ”.
Contemporaneamente per istinto di imitazione ma anche per l'influenza dei propri ormoni, la
maggior parte delle bambine della stessa età gioca alla bambola, alla casetta o discute dei vestiti
della prima comunione.
Gli orientamenti diversi dei bambini e delle bambine, nei pensieri, gusti, attività si demarcano
dunque chiaramente fin dai primi anni. Certo restano molte inclinazioni del carattere che si
trovano in entrambi i sessi.
Non c'è da meravigliarsi, dal momento che ci sono in loro ghiandole simili e Io stesso
funzionamento fondamentale del sistema nervoso. Però è ugualmente vero che esistono anche
certe particolarità specifiche in ciascuno dei due.
Quando, con la pubertà, nei due sessi sopravverranno delle manifestazioni fisiche nettamente
differenziate, le diversità di orientamento psichico si accentueranno tra gli adolescenti e le
adolescenti. nuova prova che le particolarità del nostro carattere dipendono largamente dalla
nostra fisiologia.
Dipendono però in maniera notevole anche dall'ambiente familiare e sociale dove siamo vissuti
nei primi anni e nell'adolescenza. La fisiologia suscita in noi inclinazioni più o meno imperiose.
Ci sono dei casi e degli individui in cui sono irresistibili o quasi. Ma abitualmente la loro
efficienza non raggiunge questo grado di necessità e l'essere umano potrà attenuare, o anche
dominare più o meno totalmente le forze delle sue tendenze: sarà questione di preghiera e di
grazia divina, di un aiuto o di una direzione esterna, di sforzi personali su se stesso.
Che l'influenza dell'ambiente familiare e sociale — in questo termine includeremo sempre la
formazione religiosa — possa essere grande sul comportamento di un individuo e sui suoi
sentimenti, numerosi tatti lo attestano con evidenza. Prendiamo per esempio l'istinto materno. Se
c'è un istinto che sembra essere radicato nella psicologia femminile è proprio questo.
Mille cause contribuiscono ad istillarlo: influenze ormonali, spirito di imitazione innato nella
bambina, desiderio naturale, provato verso i quindici o vent'anni, di manifestare la propria
personalità, di fare opere costruttive e di dare un senso creatore alla vita.
Ebbene, l'ambiente sociale in genere, quello delle officine, dei laboratori, degli uffici può con gli
esempi che vi si offrono di una vita di piacere e di libertà, come pure con Ì discorsi che vi si
ascoltano, arrivare a far scomparire questo desiderio istintivo di maternità, a cambiarlo in una
vera ostilità nei confronti del bambino, presentato come ostacolo alla libertà di movimenti, di
viaggi, di piaceri. Certamente l'istinto naturale cosi contrariato ed impedito di manifestarsi
apertamente troverà delle vie di infiltrazione sotterranee, delle scaturigini segrete e mascherate,
ciò che prova che non è stato abolito.
Ma resta altrettanto vero che sul piano cosciente l'influenza dell'ambiente sociale è riuscita a
soffocare apparentemente l'istinto materno, cosi profondamente radicato nel cuore delle donne.
Del resto basta osservare il comportamento del mondo animale, dove non esiste la perversione
dell'ambiente sociale, per rendersi conto che l'apparato ovarico suscita spontaneamente il senso
materno. E questo esempio di distruzione apparente del sentimento della maternità dovuta
all'ambiente sociale mostra le possibilità considerevoli che esso ha di influenzare il carattere.
A differenza dell'animale, completamente diretto dai suoi impulsi naturali, l'uomo oltre che da
questi è guidato nella sua educazione, che lo influenza per le vie dell'intelligenza e della volontà.
È naturale che queste due facoltà supplementari del mondo umano s'innestino nella struttura
totale della sua personalità e in un modo o nell'altro reagiscano all'istinto.
Un'abile educazione potrà riuscire ad attenuare o ad intensificare le tendenze innate: non arriverà
in genere né a sopprimerle radicalmente, né a crearle totalmente. Con molti sforzi si riuscirà a
fare di un collerico costituzionale un uomo che si domina abitualmente, anzi costantemente; con
la sola educazione però non si potrà fare si che egli sopprima i suoi movimenti di collera o di
vivacità. Da un uomo molle forse si potrà ottenere che diventi un uomo del dovere, fedele
nell'eseguire i suoi compiti: ma non si potrà farne un uomo ardente, pieno di iniziativa e non si
potrà evitare che l'azione e lo sforzo gli costino fatica.
Anche negli animali l'addestramento può riuscire a far prevalere un istinto su un altro. Un cane
da caccia invece di mangiare la selvaggina la porterà al suo padrone. È stato adoperato il suo
istinto di conservazione e di paura del dolore per fargli dominare l'istinto di divorare la preda.
Poiché in un organismo ci sono molte facoltà si può far si che l'una si rinforzi e prevalga nei
confronti di un'altra.
Questa è la tecnica della educazione. Se non può tutto, non è però priva di potere. Nell'uomo sarà
infatti tanto più possibile reprimere un orientamento indesiderato o intensificare una felice
disposizione in quanto in lui alle diverse facoltà che troviamo nella vita psichica animale se ne
aggiungono altre della massima importanza: l'intelligenza, la volontà, la coscienza morale.
Facendo appello con abilità ai molti centri di interesse intellettuale, affettivi o morali che ogni
essere umano porta con sé, un educatore capace potrà far sì che a quindici anni l'adolescente che
gli è affidato sia assai diverso da quello stesso adolescente allo stato naturale. Robinson Crusoe,
rozzo e istintivo, che sarebbe divenuto se fosse stato completamente abbandonato a sé? La
differenza dei due tipi mostra esattamente quello che deriva dalla fisiologia e quello che deriva
dall'arte dell'educazione in una personalità di adolescente o di adulto.
Il carattere di un individuo ha dunque una base fisiologica e può essere modificato dall'ambiente
sociale generale con le sue influenze molteplici, felici o nocive; inoltre è costituito dalle sue
reazioni personali nei confronti di ciò che egli è e dell'ambiente in cui vive. A dire il vero, non è
che all'età dell'adolescenza, e ancor più, all'età della giovinezza o della maturità che l'individuo
può, fuori da ogni suggestione esterna, con una decisione personale “ prendersi in mano ” e
lavorare il proprio carattere. Ma questo lavoro della propria formazione sono ben pochi che lo
intraprendono: la maggior parte degli uomini si accontenta di lasciarsi andare, trascinata dalla
corrente. Pochissimi si conoscono, riflettono su ciò che sono, si rendono conto chiaramente delle
risorse e delle carenze del loro carattere e si decidono a compiere degli sforzi sistematici per
rimediare a queste ultime.
Sforzi siffatti si constatano di più nel campo intellettuale per gusto o spesso per ambizione, si
constatano meno in campo morale. È l'ambiente sociale o l'ambiente dell'educazione che può
spingere a compierli, più o meno direttamente, ma l'individuo può — e troppo spesso questo è il
suo atteggiamento — non rispondere a questi inviti oppure farli suoi ed adottarli. In questo caso,
a forza di costanza, l'essere umano potrà smussare gli angoli del suo carattere o accentuarli e
presentare in realtà un comportamento esterno che non sia soltanto la conseguenza dei suoi istinti
fisiologici o della influenza dell'ambiente sociale, ma anche degli sforzi personali per auto
dominarsi.
Però accanto alle reazioni pienamente coscienti del soggetto ce n'è un gran numero ch'egli
compie in una condizione di semi coscienza o addirittura di incoscienza, secondo la sua
affettività e la sua emotività. Questa affettività trova la sua origine nel temperamento e nella
fisiologia della persona in causa. Dipende del resto in quantità notevole dall'ambiente sociale e
soprattutto dall'ambiente familiare che, secondo la maniera più o meno nobile con cui avrà agito,
specialmente calmata questa emotività, avrà creato delle dannose introversioni o permesso delle
opportune manifestazioni. Finalmente, questa affettività è dovuta alla maniera con cui l'individuo
avrà reagito alle influenze diverse; cosi, ad una certa età, egli si trova dotato di un determinato
tipo di affettività in cui predomina il conformismo o l'aggressività, l'ottimismo o il pessimismo,
l'equilibrio o il nervosismo. Poiché prima della adolescenza — che ci interessa in questo libro —
è raro che un essere umano possa essersi formato coscientemente; il carattere del ragazzo di
questa età deriva soprattutto dal suo temperamento e dalla sua fisiologia, dalle influenze
dell'ambiente familiare e sociale e dalle reazioni che egli ebbe in maniera incosciente o semi
cosciente. Fisiologia, ambiente educativo, reazioni personali coscienti od incoscienti, ecco le
origini del nostro carattere.
PARTE SECONDA
L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI
CAPITOLO I
LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA
È difficile determinare con precisione i termini di infanzia, preadolescenza, adolescenza e
giovinezza. Gli autori sono di diverse opinioni a questo proposito. In quest'opera si considererà
l'infanzia come avente termine fisicamente e psicologicamente verso i tredici anni, data
dell'inizio della preadolescenza: l'adolescenza propriamente detta verrà fissata verso i quindici
o sedici anni: la giovinezza comincerà due anni più tardi.
Tuttavia bisognerà notare che se, abitualmente, c'è una concomitanza tra l'adolescenza fisica e
l'adolescenza psichica, con un piccolo ritardo di solito della seconda sulla prima, ci può essere
anche il contrario, cioè la psicologia che matura prima del fisico. È una situazione di cui, in
genere, si troverà la causa nell'ambiente sociale; un bambino che viva esclusivamente con adulti
u che sia a contatto con un ambiente pervertito potrà evolversi spiritualmente più presto che
fisicamente: nuova prova, se occorresse, della influenza di quanto ci attornia sul carattere. Nel
nostro libro daremo uno schizzo della psicologia del ragazzo tra la fine dell'infanzia e l'inizio
della giovinezza: la rappresenteremo nella preadolescenza e nella adolescenza.
Non si cerchi qui una esposizione scientifica completa della questione. Mantenendoci fedeli al
proposito pratico che ci guida nel comporre quest'opera diremo appunto ciò che è indispensabile
che le mamme conoscano.
L'adolescenza è contrassegnata essenzialmente dalla maturazione e dalla entrata in funzione delle
ghiandole riproduttrici. Finora sembravano rimaste a dormire: ecco
che si svegliano; i testicoli si mettono a produrre con regolarità lo sperma.
Contemporaneamente immettono nel sangue degli ormoni che, indipendentemente dagli effetti
psichici, di cui parleremo nel capitolo seguente, provocano l'apparizione di molteplici caratteri
secondari del sesso maschile: pelosità, pelurie lanose, poi peli alle labbra e al mento, mutamento
di voce, acquisto di toni bassi del registro vocale. Tutti questi fenomeni secondari vanno
affermandosi progressivamente, dopo i modesti inizi della preadolescenza. Nel loro complesso
contribuiscono a differenziare l'aspetto fisico dell'adolescente da quello della adolescente e a
poco a poco gli fanno acquistare l'aspetto da adulto.
La comparsa dello sperma segna il definitivo abbandono della preadolescenza e l'entrata nella
adolescenza. Ormai l'organismo ne produrrà fino all'età avanzata. Lo fabbricherà in quantità
notevole, con variazioni di intensità da individuo ad individuo.
Poiché non compie ancora la sua funzione, la natura ha provveduto ad un processo spontaneo di
eliminazione di periodicità variabile: ogni due o tre giorni per qualcuno, ogni settimana circa per
altri, meno spesso per certuni che in genere saranno i temperamenti meno robusti. C'è chi pensa
che un processo di riassorbimento nell'organismo accompagni questo processo esterno di
eliminazione. Questi fenomeni per lo più si verificano durante il sonno: talvolta destano il
dormiente. Capita anche che si effettuino da svegli, sia spontaneamente poiché è il momento, sia
più sovente, in conseguenza di una eccitazione esterna, imprevista o cercata. Spettacoli, pensieri,
immaginazioni, letture, abbigliamenti femminili, contatti, lotte tra ragazzi e ragazze e molte altre
cause psichiche o fisiche possono causare questo fenomeno. Allora esso è provato
dall'adolescente con una sensazione breve, ma intensa, di piacere.
Nella sua essenza questo piacere è fondamentalmente della stessa natura di quello delle relazioni
coniugali. Non è della stessa intensità; gli mancano tutte le gioie psicologiche della conquista
progressiva. La presenza di un piacere è sufficiente da sola a spiegare quella differenza radicale
nell'apprezzare gli elementi sensuali dell'amore che si osserva abitualmente durante la
giovinezza, e spesso durante tutta la vita, tra l’uomo e la donna. Più avanti si vedrà quali notevoli
ripercussioni psichiche porti con sé questo stato di cose. Basterà che le mamme si ricordino i loro
sentimenti personali nell'adolescenza per comprendere che erano essenzialmente di altro genere.
Questo fenomeno di eliminazione dello sperma, indizio del definitivo stabilirsi dell'adolescenza,
di solito si colloca tra i quindici e i sedici anni; occasionalmente la data è più precoce o più
tardiva di un anno. Se dopo i diciassette anni non si fosse ancora prodotto sarà il caso di
consultare un medico. Del resto, per principio, il ricorso periodico ad un medico è consigliabile
tanto per il bambino quanto per l'adolescente.
Un certo numero di istituti scolastici ha introdotto opportunamente una o due volte all'anno
l'esame medico delle scolaresche: spesso è una ottima occasione per individuare delle difettosità
secondarie o dell'apparecchio visivo, uditivo, respiratorio, genitale o scheletrico.
Notiamo che pubertà non è totalmente sinonimo di nubilità: la pubertà indica una fondamentale
possibilità di matrimonio e di paternità, ma agirebbe solo a danno della sua stabilizzazione fisica
ed intellettuale l'adolescente che desse libero corso alle sue possibilità genitali. La prova è fornita
da molti esemplari delle razze nere del Congo dove adolescenza significa di fatto vita genitale.
La formazione fisica del negro da questo punto di vista si trova in svantaggio e la sua evoluzione
intellettuale è parzialmente bloccata.
Certo la sola causa di questi danni non sembra essere l'esercizio precoce del matrimonio: ma
parrebbe tuttavia innegabile che esso vi eserciti una parte importante. La nubilità non si
stabilizza che due o tre anni più tardi od anche quattro o cinque, quando l'organismo ha potuto
accumulare a poco a poco diverse riserve: allora vi sarà la possibilità concreta, e questa volta
indenne da ogni inconveniente fisico e intellettuale, del matrimonio e della paternità.
Prima dell'inizio decisivo dell'adolescenza con il fenomeno che abbiamo ricordato, il ragazzetto
può provare nella sfera genitale delle sensazioni che, pur non essendo dello stesso tipo di quelle
che abbiamo descritto, tuttavia non sono meno di natura piacevole e sensuale.
Ma è il verificarsi della funzione spermatica ciò che segna una tappa decisiva nettamente
tracciata nel fisico come nella psiche dell'adolescente.
Questa evoluzione psichica è quella che descriveremo adesso.
CAPITOLO II
LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHE DELL'ADOLESCENZA
L'adolescenza è stata paragonata ad una seconda nascita. È un paragone che presenta un notevole
fondo di verità. La nascita è in parte continuazione della vita fisica antecedente e tuttavia
comporta modifiche importanti e soprattutto condizioni nuove di esercizio del sistema
respiratorio, circolatorio e sensoriale in genere. Lo stesso si può dire dell'adolescenza.
Benché sia da certi punti la continuazione dell'infanzia, tuttavia comporta certi rivolgimenti
fisici, in parte descritti, e ancor più notevoli evoluzioni psicologiche.
La personalità si afferma
Di solito si dice che il bambino raggiunge la età della ragione a sette anni. Non contraddiremo
questa affermazione: però bisogna intenderla in senso ristretto: è l'età in cui il bambino può
arrivare a capire la ragione, ma non a rendersi conto personalmente della fondatezza di un
comportamento o di una azione.
Età della ragione corrisponde a età della comprensione ancora rudimentale, ma reale di un certo
numero di precetti morali insegnati dal di fuori e di cui egli afferra non l'esatta portata, ma
almeno il significato.
Il bambino accetta questi insegnamenti perché gli sono impartiti da una persona che egli ama e di
cui si fida e nello stesso tempo da chi è forte e verso cui egli ha tutto l'interesse a mostrarsi
docile. A questa età del resto il bambino è ancora estremamente credulo e senza scetticismo:
ammetterà facilmente ciò che gli dice un adulto, soprattutto se questo adulto gli è ben noto ed è
afflato da lui.
Il bambino accetta, ma non giudica, crede e non discute. Questo non significa che obbedisca
sempre. La sua piccola personalità in formazione più di una volta cercherà, secondo il suo
temperamento e gli stimoli che da esso riceve, di agire a modo suo. Ma questi inviti che vengono
dall'interno egli non li discuterà più di quanto discute i comandi venuti dal di fuori. Li seguirà “
impulsivamente ” quando gli sembrerà che gli giovino a meno che una proibizione intimatagli, o
la paura di essere colto in flagrante o di una punizione o di un dispiacere, non vengano in suo
aiuto per saper resistere.
Il risveglio della personalità infantile, per quanto. reale, è però determinato quasi totalmente dalle
inclinazioni istintive del carattere e dai risultati del sistema educativo. L'atteggiamento del
bambino non è il risultato di una presa di coscienza di se stesso e di una decisione maturata dalla
riflessione, ma deriva da impulsi del temperamento e da automatismi fisici, affettivi e morali
acquistati dall'educazione precedente.
Le cose andranno ben diversamente nel progressivo sviluppo della preadolescenza e soprattutto
dell'adolescenza. L'adolescente non accetta più come oro colato tutto ciò che gli si dice: l'età
della critica ha preso il posto dell'età della credulità. Giudica, discute, se non sempre
esternamente poiché la paura glielo può impedire, almeno in foro interno. Troverà obiezioni per
fare quanto gli verrà imposto dal di fuori. Lo sviluppo della sua intelligenza, il suo aprirsi ad una
esigenza di logica, la perdita della fede nell'infallibilità degli adulti, l'osservazione di qualche
loro insuccesso sono le cause di questa evoluzione. Età dell'adolescenza è uguale a età della
discussione.
Le verità non sono più ammesse perché sono affermate da un adulto nel quale si ha fiducia, ma
perché dopo un esame, derivato da una ispirazione o da un giudizio spontaneo più che da un vero
studio, esse sono apparse realmente come tali. Parimenti non si ubbidisce più né totalmente né
sempre agli impulsi istintivi o alle forme di automatismo acquisiti dal sistema educativo infantili,
ma, su certi punti e in certi settori più o meno larghi, alle conclusioni dei propri giudizi e alle
esigenze ammesse e consentite dalla coscienza.
Dunque in realtà assistiamo al risveglio nettissimo di quello che potremmo chiamare la
personalità della vita. Abbiamo qui un fatto psicologico di estrema importanza che fa veramente
dell'adolescenza una età nuova della vita. È una rottura progressiva ma profonda nei confronti
della condizione infantile, un decisivo accostamento alla psiche dell'adulto. L'adolescente ha
smesso di essere bambino, sta diventando uomo. Abbandona i suoi interessi, le sue attitudini, i
suoi giudizi infantili, entra nel mondo dei problemi dell'uomo fatto. Le mamme che si sentono
spontaneamente piene di tenerezza per il bimbo fragile, completamente dipendente da loro, si
difendono istintivamente contro questa evoluzione emancipatrice. L'accettano a malincuore e
disilluse. Molte avranno la tendenza a voler conservare bambini il più lungamente possibile i
loro preadolescenti e a continuare a trattarli come tali. È un grave errore pedagogico. Le mamme
devono pur capire che l'approssimarsi e il sopravvenire delle attività genitali segnano la fine
definitiva dell'età infantile e l'inizio di interessi ed emozioni dell'età adulta. L'adolescente, anche
il preadolescente non devono più essere trattati da bambini, ma da persone fatte o in via di
formazione. Studiarne più particolareggiatamente i molteplici indizi della nascita della
personalità adulta nell'adolescente nei diversi campi in cui si manifesta, intellettuale, affettivo e
morale.
L’adolescente diventa cosciente della sua personalità
L'adolescenza è l'alba della vita inferiore avvertita. Indubbiamente il bambino possedeva già una
vita interiore. La psicanalisi ha messo in luce un certo numero di conflitti affettivi di diversa
intensità che si svolgono nella sua anima e avranno una notevole influenza sulla sua personalità
futura. Ma questi conflitti avevano luogo nelle profondità. Il bambino, pur risentendone e
vivendone, non ne aveva assolutamente una conoscenza cosciente. Li subiva, li provava, ma non
li analizzava ne poteva formulare alcun giudizio su di essi. Erano gli avvenimenti della prima o
della seconda infanzia.
La terza (dai sei ai dodici anni) tutta orientata al gioco e alla attività esterna, guida l'interesse del
bambino a ciò che sta fuori di lui. Tutt’altra è la condizione dell'adolescente. Comincia a
prendere coscienza di ciò ch'egli è, a giudicarsi facendo paragoni e, almeno inizialmente, a
conoscersi. Ieri, ancor bambino, era orgoglioso di un bel giocattolo o di un vestito sgargiante da
ufficiale che gli avevano portati Gesù Bambino e la Befana: gli capitava di paragonarli ai giochi
e ai costumi degli altri. Lo stesso avveniva per la natura : “ Io sono più grande di te ” o per
l'automobile del papà: “ Corre più veloce di quella del tuo papà ”.
L'ultimo pensiero era la bellezza del viso, la posizione sociale più alta dei suoi genitori, le sue
capacità intellettuali, le sue qualità morali e i suoi difetti: queste, soprattutto le ultime, erano
sfumature molto più delicate da cogliere.
Il bambino non soffre fisicamente del suo aspetto, a meno che non sia difettoso, e in tal caso
oggetto di scherno dei compagni. Se è veramente bello lo viene a sapere dalle esclamazioni
ammirate delle signore, amiche della mamma. E poi anche queste esclamazioni in genere lo
lasciano indifferente, almeno il maschietto. È solo con un giudizio personale di paragone che
l'adolescente avverte ciò che egli è fisicamente e sarà fiero o triste per la statura o per il suo
aspetto. Non gli occorre ascoltare riflessioni sulla sua persona: basta uno sguardo allo specchio
per confermare le sue convinzioni!
Se non riesce a scuola ed è all'ultimo posto il bambino non se ne cura. Le cattive riuscite a
scuola, i risultati poco brillanti in genere sono l'ultima delle sue preoccupazioni. Il papà,
abitualmente, si inquieta per il posto arretrato, immagina l'avvenire sotto una luce pessimista ed
ogni tanto gli rivolge uno di quei discorsi infelici, zeppi di propositi, considerazioni e parole che
il bambino non capisce. Cosa può rappresentare per lui il suo “ avvenire ”, il suo “ posto nella
società ”? L'essere domani un “ buono a nulla ” è una cosa che non lo disturba di sicuro, Quando
due bambini discutono tra loro sui rispettivi meriti vantano soprattutto la velocità delle gambe,
l'abilità al gioco o la bellezza della loro bicicletta, ma non li sentiamo mai menzionare i loro
allori intellettuali. La sola cosa che interessa il bambino fino in fondo sono i giochi.
L'adolescente invece — almeno in generale — infallibilmente acquista una coscienza personale
dell'esatta capacità delle sue risorse intellettuali. Sarà per lui un motivo di orgoglio e sentirà una
profonda soddisfazione nel trovarsi fra i primi della classe. Soffrirà in segreto, ma piuttosto
intensamente, per le difficoltà nello studio e per essere tra gli ultimi. È vero che queste
impressioni dolorose varieranno di intensità da individuo ad individuo.
Certi caratteri “ bonaccioni ” potranno anche non farvi caso. Altri “ sembreranno ” indifferenti:
lo diranno anzi a voce alta. Possono anche essere sentimenti reali, ma spesso saranno apparenti e
finti. Nel loro intimo, quelli che apparentemente sono i più indifferenti hanno i loro momenti di
tristezza e di scoraggiamento per i loro insuccessi intellettuali, per la mancanza di memoria, per
la loro fatica nell'imparare. Paragonano, senza invidia, la loro situazione a quella dei compagni
più dotati.
Del resto abitualmente il “ desiderio di vivere felici ” che è in ogni essere umano porterà quelli
che non riescono a scuola a cercare un campo di riuscita dove mettersi in vista: Io sport, le
avventure, l'indisciplina. Il bambino è disposto a giocare con chiunque, qualunque sia la
professione dei genitori del suo “ amico ”: la sola cosa che gli importa è di aver qualcuno con cui
giocare.
Se il bambino manifestava qualche ripugnanza di ordine sociale era unicamente perché la
mamma gliele aveva inculcate, formulando proibizioni o provocando il disprezzo: ma lasciato a
sé, mai il bambino vi avrebbe pensato. E infatti nella sua esperienza cosi ridotta della vita cosa
potrebbero dirgli le nostre stratificazioni sociali? A stento riuscirà ad apprezzare una o l'altra, ma
raramente; distinguerà, ad esempio, un soldato da un generale. Ma cosa gli dicono i termini “
professione liberale ” o “ funzione politica ”? È molto più colpito, com'è comprensibile, dagli
aspetti materiali: dal brillare di una uniforme, dai galloni al berretto, dagli sforzi energici di
operai che lavorano su un tetto, ecc.
L'adolescente invece prende progressivamente coscienza del valore sociale della sua famiglia.
Comincia a formarsi un campo visivo abbastanza ampio per poter intravedere cosa rappresenta
una classe sociale. Sarà fiero che la sua famiglia sia tra le più dotate socialmente, sarà dolente nel
suo intimo che essa sia di condizione modesta. L'adolescenza è l'età in cui il ragazzo comincia ad
essere fiero o vergognoso dei suoi genitori.
Niente di simile nel bimbo. Invece se la famiglia abita una casa modesta, se il papà è un operaio
che parla solo in dialetto, se la mamma non è di bella presenza, veste male, è mal pettinata, il
ragazzo ne avrà vergogna. Cercherà di nascondere le sue origini, di evitare che i suoi compagni
entrino in contatto con i suoi, conoscano la professione del padre. Spesso si vanterà e racconterà
a questo proposito delle falsità o cercherà di far credere in una miglior condizione sociale dei
suoi. Ma se è di un ambiente sociale elevato ne approfitterà, ne sarà orgoglioso, inviterà a casa
sua i suoi compagni e manifesterà la sua vanità in mille modi.
Evidentemente non sarà dall'oggi al domani, improvvisamente, che il ragazzo farà attenzione a
tutto ciò che può valorizzarlo o svalutarlo socialmente. Prima di tenere conto della posizione
della sua famiglia aveva cominciato con l'annettere una certa importanza all'abbigliamento, non
per una semplice vanità di efebo, ma per bisogno di essere stimato socialmente. Le mamme delle
famiglie numerose conoscono le battaglie e le discussioni che suscita quasi sempre
nell'adolescente l'uso di vestiti o di calzature smessi dai fratelli maggiori.
Il bambino è completamente alieno da questo genere di considerazioni. Molti ragazzini dagli otto
ai dieci anni non hanno alcuna preoccupazione sull'origine del loro abbigliamento ne prestano
attenzione alle tinte fresche o scolorite. Quanto più il ragazzo si avvicina all'adolescenza e
soprattutto quando l'ha raggiunta, diventa sempre più sensibile al suo aspetto esterno; solo
obbligandolo una mamma economa potrà persuaderlo ad indossare di mala grazia dei vestiti
rimessi a nuovo.
Nuova presa di coscienza dell'adolescente ; quella della sua virilità, della sua condizione di
uomo. A dire il vero, contrariamente a quanto avviene per la adolescente, questa presa di
coscienza non nasce dal fatto ch'egli ha notato i fenomeni fisici della sua formazione e capito il
suo sesso.
Tranne il caso in cui sia stato avvertito precedentemente dai suoi educatori o dai suoi compagni e
finché essi capitano mentre egli dorme, l'adolescente non ne capisce il significato al punto da
esserne vanitoso o da sentirsi superiore al mondo femminile. È per un altro verso che si attua
questa evoluzione.
Certo, anche il bambino ogni tanto ha delle espressioni un po' sprezzanti sulle “ donne ” ed è
fiero di essere un uomo. Nella maggior parte dei casi ripete cose sentite. In quanto all'adolescente
non può trovare un motivo di orgoglio nella riflessione delle sue condizioni fisiche. Ignora infatti
i disagi e gli inconvenienti propri della condizione femminile e non può quindi conoscere i suoi
privilegi facendo un paragone. Il motivo invece lo attinge dall'osservazione dell'ambiente
familiare dove vede predominare l'autorità paterna e dove ha occasione di ascoltare le
affermazioni del papa sul suo diritto di comandare o delle riflessioni poco lusinghiere sul mondo
femminile.
L'adolescente comincia anche a prendere un poco coscienza della vita sociale, delle condizioni
della vita politica ed economica, orizzonti troppo vasti per il bambino. Non è più soltanto
nell'ambito familiare che egli scorge il predominio dell'uomo, ma in tutta la società: da questo
all'acquistare il sentimento della superiorità della sua condizione di uomo non c'è che un passo.
Del resto la stessa conclusione la deduce dalla sua forza fisica. Questa non era molto diversa tra
il bambino e la bambina: nelle possibili lotte a corpo a corpo tra di loro non era sempre il
bambino che vinceva: ma nell'adolescenza è ben diverso: la superiorità della forza fisica
maschile su quella femminile è indiscutibile. Molti sport, corse ciclistiche, gare di boxe, di
calcio, sono riservati esclusivamente ai maschi. È da tutti questi elementi, molto più che dai dati
anatomici e psicologici di cui avrebbe capito il significato, che l'adolescente prende coscienza
progressivamente di ciò che rappresenta per lui la sua virilità. Questa età è ancora
inevitabilmente per l'adolescente l'età della presa di coscienza del suo valore morale.
Parleremo più avanti delle tentazioni che l'adolescente proverà e delle lotte che dovrà subire per
salvaguardare la sua purezza. Il bambino era libero da questi combattimenti interiori: la vita per
lui non era che gioco e fiori, interesse per le cose esterne.
Le lotte intime che deve subire portano necessariamente l'adolescente ad una presa di coscienza
tormentata della sua condizione morale. Comincia l'esperienza vissuta delle sue difficoltà, spesso
anche delle sue cadute e delle sue debolezze. Più la sua coscienza sarà delicata, più forte sarà
l'impressione provata in conseguenza di questi fatti interiori. Ma essi contribuiranno anche
fortemente ad intensificare la vita intima dell'anima dell'adolescente ed a fargli acquistare una
coscienza sensibile a ciò che egli è ed a ciò che vale.
Spesse volte i genitori si accorgeranno che il ragazzo conserva un piccolo taccuino dove nota con
cura le sue impressioni. Lo tiene gelosamente nascosto e non permette ad alcuno di prenderne
visione. Questo modo di fare, frequente negli adolescenti, non aveva riscontro nell'infanzia:
mette bene in risalto quella introspezione, quella attenzione alla propria persona, quello studio di
se stessi che caratterizza l'età della adolescenza.
Tutti questi tratti dei quali nessun attento osservatore può negare la fondamentale verità, anche se
la rigidezza dello schema può variare da individuo ad individuo, mostrano con tutta evidenza che
l'età dell'adolescenza è veramente una età in cui si comincia a prendere coscienza di se stessi.
L'adolescente è contemporaneamente presuntuoso e timido
Età di presa di coscienza di se stessi, l'età dell'adolescenza è anche una età di. fiducia in se stessi
e di timidità. A prima vista questa sembra una affermazione contraddittoria; tuttavia è vera ed è
facile coglierne la verità. Prendendo sempre più coscienza di sé l'adolescente fa una duplice
scoperta: quella delle sue carenze e dei suoi insuccessi. D'altra parte la sua vita si svolge in
parecchie direzioni: vita fisica e sportiva” vita intellettuale e scolastica, vita affettiva e
sentimentale, vita sociale a contatto con gli altri, vita morale e religiosa. È in ciascuna di queste
direzioni e spesso, nella stessa giornata, in molte simultaneamente che il ragazzo esperimenterà
le sue capacità e le sue deficienze.
Aggiungiamo inoltre che, contemporaneamente, il suo sistema nervoso e il suo sistema ormonico
gli forniranno delle eccitazioni dei sensi alternativamente opposte. Ora sarà il sistema nervoso
detto “ simpatico ” che avrà il predominio, ora il “ vago tonico ”; ora per effetto della pressione
ormonica crescente sarà “ sotto pressione ”, ora sarà “ scaricato ”. Questo alternarsi costante che
influenza diversamente gli stati psichici e le condizioni fisiche basta a spiegare i suoi stati
d'animo a fasi diverse.
Il bambino vicino a quel gigante che è per lui l'adulto si sentiva mingherlino. Sapeva che quello
poteva prenderlo, immobilizzarlo e costringerlo fisicamente, almeno in parte, ad obbedire.
L'adolescente si sente più robusto, la sua statura si avvicina a quella dell'adulto, il suo vigore è
quasi uguale a quello di suo padre, seppure non è superiore: sorpassa certamente, di solito, quello
di sua madre. Ecco per molti un primo motivo di fiducia in se stessi.
Questo tanto più che la sua vitalità che cresce come una linfa primaverile, gli da in certi momenti
l'esperienza vissuta delle sue risorse.
Egli la scopre con gioia e con fierezza. Si butta negli sport e nello sforzo fisico con passione.
Costata le sue prodezze, anche modeste: di mese in mese, di stagione in stagione si sente e si
trova capace di attuarne di migliori. Com'è possibile non ricavare da queste scoperte un
sentimento entusiastico di se stesso!
Ma in altri giorni, il ragazzo esperimenta i suoi limiti; una fatica enorme, una impressione di
estrema stanchezza Io assale. Ha passato “ i limiti ” della resistenza; è “ a terra ” come lui stesso
confessa.
Altre volte non sa trovare alcuna causa apparente al suo stato fisicamente abbattuto. È il suo
sistema nervoso o il suo sistema ormonico che, segretamente, gli giocano questo tiro: ma lui non
lo sa. Perciò è tanto più diffidente di se stesso in quanto esperimenta le sue debolezze senza una
ragione plausibile ai suoi occhi.
Sul piano intellettuale fa le stesse esperienze alternate: il bambino aveva un solo orizzonte
razionale limitato. Per questo viveva intensamente nel campo della immaginazione. Si fabbricava
tutto un universo di racconti, di avventure, di miti. Era una evasione dal reale troppo difficile da
usare e da capirsi, una fuga nel sogno, dove si può costruire tutto e dove ci si sente onnipotenti.
La vita immaginativa del bambino è un compenso alle limitazioni di ogni genere che egli prova
nella realtà della vita. L'adolescente vede allargarsi il suo orizzonte intellettuale: oggi può capire
cose che, ancora ieri, erano più grandi di lui. Comincia a trovare le sue strade nel mondo degli
uomini. Le questioni politiche, per esempio, non sono più per lui argomenti totalmente
trascendenti; intravede cosa sono i partiti, né capisce le lotte, partecipa un po' per propaganda, un
po' per divertimento alle campagne elettorali, si appassiona per i risultati degli scrutini. Comincia
ugualmente a sapere ciò che rappresentano le lotte sociali o le crisi internazionali. È vero che
sono tutte cose che non costituiscono affatto il centro dei suoi interessi. Ma capita che rivolga al
papà delle domande su questi argomenti e per lui è un' intima soddisfazione il constatare che
oggi comincia a scorgere il significato di parole e di cose che ancora ieri superavano la sua
capacità.
Allo stesso modo l'adolescente fa la nuova esperienza della sua capacità sempre crescente di
ragionare e di discutere. È verso i dieci o dodici anni che nel linguaggio del ragazzo compare
l'uso del “ dunque ”, indizio dello spuntare di un ragionamento logico.
II bimbo non faceva altro che infilare una serie di asserzioni: il ragazzine di dodici anni comincia
a collegarle tra di loro. Ma a quindici e sedici anni questa facoltà logica di ragionamento ha fatto
e fa ancora dei reali progressi. Com'è possibile non ricavare da tutte queste nuove conquiste
intellettuali, dalla sensazione che sta penetrando sempre più nel mondo degli adulti, una
impressione di gioia e di fiducia in se stesso? Com'è possibile non sostenere con assoluta
intransigenza le verità appena trovate e della cui scoperta prova ancora l'ebbrezza? Quando
l'adolescente discute con tanta testardaggine con i suoi genitori, quando fa le sue affermazioni
con tanta certezza e quando con tanta arroganza giudica “ stupide ” le decisioni paterne e
materne, ciò è dovuto al fatto che egli non si accorge ancora della complessività della vita ne
scorge le cose nel loro vero aspetto.
Un lato gli è apparso in piena luce: egli non sa che gli altri aspetti gli sfuggono. E d'altra parte,
come potrebbe non affermare con tanta passione ciò che vede e capisce con tanta chiarezza? Ma
in altre ore l'impressione opposta lo domina. Purtroppo ha appena fatto una esperienza dolorosa
dei suoi limiti. Batte la testa contro quella materia (matematica, lingue antiche e moderne, calcoli
tecnici) che non capisce, contro quell'incarico che non riesce a condurre a termine o che attua
goffamente, rompendo e facendo fracasso. Era corso avanti con troppa fiducia in se stesso ed ha
“ inciampato nell'ostacolo ”.
Ed ecco lo stesso personaggio, ieri ancora cosi sicuro di sé, oggi tormentato dallo
scoraggiamento, dalla sfiducia in se stesso, dalla timidezza. È diventato pauroso, non osa più
iniziare né attuare. Oppure scopre improvvisamente un aspetto delle cose, che non aveva scorto
fino a ieri: allora capisce che la sua intransigenza di prima e le sue assolute certezze non avevano
un fondamento sicuro. In tali evenienze come non dubitare di se stesso?
Si entusiasma al pensiero di essere uomo; gode di far parte del sesso predominante. Infatti
costata che i posti superiori nella società, le posizioni in vista, i campionati del mondo, l'attività
politica e sociale spettano agli uomini. O semplicemente, in un campo più modesto, osserva che
(almeno in apparenza, ma egli non ha sufficiente spirito di penetrazione per scorgere il rovescio
della medaglia) è il padre che comanda in famiglia: l'orario dei pasti è regolato secondo i suoi
impegni professionali, è chiamato come arbitro nei casi difficili, la sua autorità decide in ultima
istanza, l'andamento familiare dipende dai suoi guadagni, Che altro occorre per essere orgogliosi
di essere uomini?
Se per caso a questa età l'adolescente vive in un ambiente di lavoro, se a scuola si trova a
contatto con dei compagni precocemente smaliziati, se ascolterà dei discorsi volgari, imparerà
con espressioni prive di ogni delicatezza la parte di iniziativa e di preponderanza sessuale che la
vita coniugale riserva all'uomo. Ne avrà una impressione di potenza e di orgoglio che lo ecciterà
e con gran sicumera prenderà atteggiamenti ed espressioni da uomo fatto. Ma l'esperienza della
vita, il lavoro di officina o di ufficio, la fatica durata a guadagnarsi il pane con il sudore della
fronte, la scarsezza del salario e le difficoltà di raggiungere un trattamento superiore,
l'impossibilità di trovare un posto ben rimunerato, gli urti coi compagni e con i capi, una
ingiustizia che debba subire senza poter protestare... sono tutte cose che lo riporteranno in altri
momenti a capire la durezza della condizione maschile.
Non è un lavoratore? È uno studente? Urterà contro le difficoltà da superare per passare la classe,
ascolterà suo padre che gli parla della durezza della vita, delle difficoltà di riuscire, dell'asprezza
delle crisi economiche, delle minacce di guerra. In quel momento l'adolescente, impressionato
dal suo avvenire difficile capirà che non è cosi semplice essere un uomo. E la sua eccitazione di
ieri ritorna a zero!
Uguale l'avvicendamento dal punto di vista morale. Oggi tutto va bene: ha trovato una
occupazione che l'entusiasma, ha partecipato ad una riunione con i compagni dove si è divertito
immensamente: ha letto un racconto straordinariamente interessante, il raid di Byrd solo
attraverso l'Oceano o l'impresa di Bonzi e Lualdi: un campeggio scout Io ha moralmente rimesso
a nuovo: ha incontrato delle amiche di sua sorella ed accanto a loro ha respirato un'atmosfera di
freschezza che gli rende facile la purezza. Queste attività sane, questi contatti con ardimenti
eroici, questo spiraglio sull'anima femminile e sul clima caldo di affetto in cui essa vive hanno
come tonificato la sua energia e il suo cuore. Si sente portato sopra il mondo e fuori di lui stesso,
senza provare la morsa di nessuna tentazione di bassezze.
Ma ecco invece che oggi non è successo niente di entusiasmante. I giorni passano grigi uno dopo
l'altro. Un lavoro od uno studio severo sono in programma per tutta la settimana: nessun incontro
piacevole: del resto il tempo è imbronciato: nubi basse, pioggia fredda e continua, vento che
soffia gelido. Oppure il caldo è pesante, snervante, rende fiacchi... È l'ora delle tentazioni: fa
fatica a vincerle: oppure cede: eccolo avvilito, scoraggiato, senza fiducia in se stesso.
In campo sociale vince la timidezza: finché è solo o m ambiente conosciuto si trova a suo agio.
Ma appena deve mettersi a contatto con degli estranei, attraversare una sala affollata, portarsi
avanti in una chiesa, rivolgere la parola ad un suo capo o a qualcuno ch'egli pensa sia una
personalità, mettersi a discorrere con delle ragazze che non conosce, entrare in un salotto o in un
locale pubblico per la prima volta, eccolo pieno di timidezza. Davanti ai suoi compagni farà il
fanfarone, proclamerà la sua perfetta disinvoltura.
Novello Tartarino: la realtà lo troverà molto più modesto. Lo angustia l'incubo interno che
qualche osservatore noti la sua paura dall'incertezza del passo, dalla goffaggine dell'andatura,
dall'inesperienza del suo discorso, dal modo con cui è incapace di tenere il cappello o il berretto.
Tutto ciò che è nuovo lo rende timido e non è perché gli manca il coraggio che fa il fanfarone
con gli amici: è, in genere, per darsene...
Niente quindi di straordinario in tutti quei tratti della psicologia degli adolescenti che
sconcertano tanto le mamme; la loro fiducia in se stessi, la testardaggine nelle loro idee, la loro
presunzione, il loro entusiasmo e, in un altro momento, il loro scoraggiamento, la loro timidezza,
la loro apatia. Quando se ne capiscono le cause si afferra facilmente anche il perché di questa
incostanza. L'età dell'adolescenza è l'età in cui l'uomo assomiglia maggiormente alla donna!
L'adolescente è di umore instabile
Nel complesso l'adolescente è di un umore più stabile della adolescente che ha una sensibilità più
viva in genere e nella quale le influenze psichiche della vita fisiologica sono più marcate. Ma
anche per lui siamo ben lontani da una completa stabilità.
Dopo quanto abbiamo detto è facile scorgere le cause di questa variabilità.
La prima è fisica: predominio alternato dei sistemi nervosi simpatico e vago tonico, fasi di
tensione, o di rilassamento del sistema ghiandolare.
La seconda deriva dalle impressionabilità del soggetto in conseguenza dei suoi stati d'animo di
speranza o d'inquietudine, in risposta ai diversi avvenimenti della sua vita, agli incidenti
nell'ambiente di famiglia, alle sconfitte o insuccessi nel lavoro, ai pensieri ottimisti o pessimisti
sulle probabilità dell'avvenire.
La terza causa dell'instabilità del suo umore è di carattere pedagogico. L'adolescente è ancora
irriflessivo, manca di esperienza e di previdenza. Nei momenti in cui sta bene ed è nel pieno
possesso delle sue forze fisiche, si abbandona con foga giovanile, senza moderazione né ritegno
a praticare i suoi sport preferiti. Si affatica troppo e si sfianca. Questo stato fisico avrà delle
conseguenze psicologiche. Quando è “ fuori fase ”, come dice lui, non ha più naturalmente il
coraggio di compiere ciò che deve: si fa trascinare, spingere, senza entusiasmo né energia.
All'azione intensa ed esuberante è subentrata la fiacchezza.
Ancora, l'adolescente che ha appena cominciato a prendere coscienza di ciò che è, si trova
soltanto agli inizi del governo di se stesso.
L'età dell'adolescenza è quella in cui si può cominciare a conoscersi ed a guidarsi non soltanto
per suggerimenti venuti dall'esterno da parte di esperti educatori, ma anche in seguito alla
intelligenza personale dei motivi razionali di questo sforzo. Però la padronanza di se stessi non si
può acquistare che a poco a poco. Perché stupirci allora che, mancandogli la possibilità di
giudicare del valore esatto delle affermazioni ottimiste e pessimiste pronunciate davanti a lui,
dell'esatta portata dei suoi successi scolastici o professionali o dei suoi insuccessi, si lasci andare
ad una gioia esuberante o ad uno sconforto eccessivo?
Tutte queste cause unite spiegano facilmente l'alternarsi dell'umore e dell'atteggiamento che si
può osservare nell'adolescente. Secondo l'epoca e le circostanze sarà cordiale, gioviale, attivo,
ottimista, coraggioso oppure senza vigore, molle, pigro, svogliato, brontolone, pessimista,
scoraggiato.
Un intervento delicato e sensibile: facendogli vedere le cause dei suoi stati d'animo successivi,
insegnandogli con bontà a giudicare meglio il valore reale dei singoli avvenimenti della vita,
potrebbe far molto per rendere più equilibrato l'umore dell'adolescente.
L'adolescente pretende la sua indipendenza
L'età della adolescenza è caratteristicamente la età delle indipendenze. Lo sanno bene le mamme
che ad ogni momento sono alle prese con richieste di una libertà sempre maggiore,
insubordinazioni, proteste, lamenti e ribellioni. Non è raro il caso, che l’adolescente risponda
villanamente a delle manifestazioni di autorità che gli sembrano dispotiche.
L'occasione di conflitti è tanto più frequente in quanto mentre l'adolescente tende
prematuramente a voler vivere da uomo ed a prendersi la sua libertà, la mamma cerca
istintivamente, per amor materno, di mantenerlo bambino quanto più è possibile, vicino a lei. La
maternità infatti è una lunga sequenza di distacchi; inizia la serie la nascita: lo svezzamento, i
primi passi, la scuola la continua, ed ora l'inizio della personalità, la sua risposta al grande invito
della vita sociale. Domani la professione, il matrimonio o il celibato religioso si aggiungeranno
per completare la serie di questo lungo distacco che sì chiama maternità. Ma la madre non cede
senza lottare: la maggior parte per un po' si rifiuta di ammettere che il loro figlio non è più e non
sarà mai più il bambino ingenuo, affettuoso, aperto, spontaneo che ricorreva continuamente a
loro ed aveva sempre bisogno di loro.
La tendenza materna innata sarà di prolungare quanto più possibile la durata di tale felice
dipendenza del bambino nei suoi confronti.
La tendenza dell'adolescente sarà invece quella di porle fine. Al desiderio materno del “ più tardi
possibile ” contraddice il desiderio dell'adolescente di essere trattato da adulto “ il più presto
possibile ”.
Questa ricerca di indipendenza che segue il risveglio di una personalità è inevitabile ed
universale. Per il fatto stesso della sua crescita l'adolescente sente che diventano maggiori in lui
le possibilità fisiche ed intellettuali e gli nasce il gusto della vita sociale.
Ieri il gioco soddisfaceva i suoi desideri; oggi, anche se vi porta ancora un grande interesse, il
gioco non può più soddisfarlo completamente: il mondo sociale, della cui esistenza si è appena
accorto, lo affascina con il suo ignoto. Partirne alla scoperta gli sembra un'avventura quanto mai
attraente.
Mentre acquista la coscienza delle sue possibilità, è normale che l'adolescente sopporti con fatica
le costrizioni e la disciplina dell'autorità, cerchi di affermarsi e di liberarsi da una tutela troppo
rigida. Il gioco, lo sport saranno per lui il campo di esperimento e di prova delle sue risorse
fisiche. Tutti conosciamo l'interesse degli adolescenti per i campionati di calcio, di bicicletta, di
tennis o di gare sportive. Le conversazioni degli adolescenti sono piene delle prodezze dei grandi
campioni, nazionali ed internazionali, dei racconti dei loro successi personali di cui abitualmente,
in confronto alla realtà, forniscono una versione “ riveduta e corretta ”.
Dal punto di vista intellettuale la sua volontà di autonomia sì manifesterà con l'indipendenza dei
suoi giudizi. Volentieri, per reazione, nell'ambiente familiare e contro un eventuale autoritarismo
paterno prenderà delle posizioni contrarie e lancerà delle frecciate contro quelle degli altri.
Mentre il bimbo trovava la salvezza dei suoi intimi conflitti affettivi con un atteggiamento
irragionevole, ma felice nei suoi effetti, quello di “ mimetizzarsi ” copiando gli atteggiamenti del
suo papà ed imitandone nel gioco la parte e le funzioni, l'adolescente invece cerca di mostrare i
suoi diritti, di avere una personalità indipendente mettendosi contro il suo ambiente o almeno
difendendovi energicamente le sue idee. A meno che, trovandosi a contatto con una autorità
familiare troppo severa, non si rifugi a tavola nel silenzio, serbando per i suoi discorsi con i
compagni i suoi propositi, tanto più rivoluzionari quanto più saranno stati soffocati. Prenderà
gusto ad andare contro le tradizioni, a dichiararle sorpassate, a sfuggirle. Chiamerà “ assurdi ”
molti luoghi comuni e verità generalmente ammesse. Criticherà con foga quelli di “ più di
quarant'anni ” e bollerà le loro incapacità, tanto più sinceramente quanto più sarà idealista ed
ancora poco consapevole della resistenza della realtà. I suoi giudizi saranno preferibilmente
assoluti, senza sfumature, enunciati con un tono perentorio che non ammette replica.
È vero che in altri momenti l'adolescente si troverà molto amareggiato quando i fatti verranno a
smentire le sue affermazioni o le sue profezie.
Sarà tanto più colpito dalla piega degli avvenimenti quanto più sinceramente era convinto della
perfetta esattezza delle sue vedute. Il senso della sfumatura non è certo una virtù
dell'adolescente: le sue si chiamano idealismo, generosità di vedute, intransigenze. È un bene che
l'adolescente le possieda, ma per la mamma e per gli educatori non sono rose senza spine!
L'adolescente rivendicherà il diritto di avere dei gusti personali in letteratura, in musica, in
politica. Dapprima starà per le idee “ di avanguardia ”. È ansioso di leggere i libri degli autori
che gli parlano di quella vita che comincia ad intravedere, ma di cui ha l'impressione che gli
nascondano qualcosa, proprio ciò che l'attira per la sua misteriosa grandezza. Sopporta a fatica le
restrizioni, le proibizioni, l'indice. Quello che gli avranno proibito di leggere lo leggerà di
nascosto.
Mentre l'adulto di quarant'anni ama spesso la calma e la tranquillità, gusta la musica classica e i
brani d'opera, apprezza le melodie di una volta, reminiscenze dei begli anni di gioventù, saranno
gli adolescenti che, avidi di eccitazioni, si appassioneranno al jazz ed alla sua musica urtante,
stridente, che raschia i nervi e li scuote. Soggetto di infinite discussioni in famiglia dove il padre
trova esasperanti le dissonanze sfacciate, urlate sul tono più alto dell'altoparlante mentre
l'adolescente vi trova tutto il suo gusto.
Ogni controllo, ogni restrizione di libertà dapprima sono male accolte. L'adolescente non può
soffrire di essere soffocato dai consigli di prudenza della mamma.
Questa spesso ha la tendenza a “ fare la chioccia ” e per i suoi pulcini prevede mille pericoli,
reali o immaginari. “ Prendi la sciarpa, fa freddo ”, “ Metti la maglia di lana, prenderai un
raffreddore ”. “ Ti vesti come in estate solo perché c'è un pallido raggio di sole ”. L'adolescente
che evidentemente non ha voglia di prendersi un accidente più di quanto non l'abbia sua madre, a
queste esortazioni risponde con un'aria seccata, brontolando, o con impertinenze, con un rifiuto e
qualche volta con villania. Se ne va sbattendo l'uscio, borbottando “ che è abbastanza grande per
sapere quel che deve fare! ”. “ Queste donne, pensa, vorrebbero ancora vestirci di maglia ”.
Quante volte le mamme soffocano cosi i loro figli con consigli inopportuni! Esse facilmente sono
freddolose perché il loro sangue tende a raffreddarsi con la loro quarantina.
Ma dimenticano che l'adolescente ha un'ottima circolazione del sangue che il freddo riattiva e
che a lui sembra piuttosto di aver caldo, invece che di gelare! La stessa indipendenza che
pretende nel campo dell'abbigliamento, in generale la pretende in tutti i suoi atteggiamenti.
L'adolescente vuol poter disporre a suo piacimento i suoi orari e i suoi divertimenti, frequentare
la compagnia che gli piace, andare al cinema se gli salta in mente, leggere i libri che vuole; in
breve “ fare i suoi comodi ”. Malgrado il rispetto che molti portano alla religione, alcuni, verso
l'ultimo periodo dell'adolescenza, sopportano mal volentieri il carattere autoritario della morale
cattolica.
I precetti che vengono loro ricordati, alcuni li ammettono ancora senza discussione, ma molti non
sopportano che non se ne dia loro la giustificazione o che non se ne dimostri l'utilità. Gli
adolescenti in genere sono meno emancipati dal punto di vista religioso di quanto non lo siano
dal punto di vista sociale o familiare, ma soffrono tuttavia, più o meno esplicitamente, di uno
stato di cose che vincola il loro giudizio libero. Ben raramente all'inizio della adolescenza
scoppia una crisi violenta di fede. Abitualmente non matura che alla fine o durante la giovinezza,
ma spesso si è iniziata, in segreto, più o meno acutamente, a questa età.
Di fronte a questa situazione l'atteggiamento dell'educatore è assai delicato. Era molto più facile
educare i bimbi: bastava dare un ordine o imporre un modo di agire, qualche volta reagivano non
perché volessero discutere la opportunità del comando o della condotta imposta, ma solo perché
questo intralciava la loro libertà di gioco e di movimento.
Ma nell'adolescente interviene un elemento supplementare che rende la situazione più delicata:
egli ragiona e giudica e il suo giudizio spesso si fonda su dati incompleti, ma della cui
incompletezza non si avvede. Questo esige da parte dei genitori una vera modifica nella tattica di
educazione: invece di imporre di autorità, come facevano con il bambino e giustamente,
bisognerà, secondo i casi, dare le ragioni legittime e discutere amichevolmente. È una cattiva
diplomazia il dichiarare “ assurde ” o “ stupide ” le idee espresse dall'adolescente: si provoca la
sua testardaggine e lo si lascia più radicato che mai nelle sue convinzioni. Invece bisogna
discorrere con lui con bontà: " Credi proprio che quello che affermi sia cosi sicuro? " e, dopo
questo preambolo, mettergli innanzi parecchi lati del problema che lui, nella sua limitata
esperienza della vita, non aveva saputo scorgere. L'età della adolescenza infatti è l'età della
nascita di una personalità che aspira all'indipendenza: non bisogna mai trascurare questo dato per
capire come si deve trattare con gli adolescenti.
L'adolescente fa sogni ambiziosi
Sempre in rapporto al fenomeno nuovo della personalità che si va affermando, l'adolescenza è
ancora l'età dei sogni ambiziosi. Il bambino fa sogni ingenui. Ne ho conosciuti di quelli che
sognavano di diventare bigliettai sui tram per raccogliere molto denaro: un altro aveva
l'ambizione di diventare pasticciere, un altro fabbricante di cioccolato. Inutile dire il perché!
Quelli che sognano di diventare aviatori o marinai non fanno alcun conto dei vantaggi finanziari
o sociali del mestiere, ma solo del loro gusto di avventure.
Allo stesso modo sono gli alamari di una bella uniforme o l'autorità che conferisce una sciabola
vera che fanno di certuni dei futuri generali in erba.
I sogni degli adolescenti diventano più realisti e sono molto più fondati sull'ambizione sociale,
sul desiderio di arrivare, di farsi un nome; tutti elementi completamente assenti dalla visuale
dell'infanzia. Da questo punto di vista l'adolescenza è una stupenda età; tutte le possibilità sono
ancora aperte davanti a lei: è ancora possibile essere tutto e riuscire in tutto. Così, secondo i
momenti, l'adolescente con un temperamento prevalentemente simpatico-tonico fantasticherà di
diventare un grande generale come Napoleone o Garibaldi, un oratore celebre come Bossuet o
Lacordaire, un esploratore ardito come Stanley o Colombo, un industriale potente come
Rockefeller o Ford, un politico come Cavour o Mazzini o e più semplicemente un campione di
ciclismo come Coppi o Bartali, o un asso dei campionati mondiali o dell'aviazione... Si
entusiasma per tutto ciò che può portare ad un risultato brillante e appariscente e questo avviene
sia che l'ambizione lo porti, secondo i suoi gusti, verso una attività religiosa, morale, sociale,
economica, come verso una attività artistica o sportiva. Ciascuno, secondo le sue inclinazioni, i
suoi centri di interesse, sorride al pensiero della sua futura sperata fama.
La delusione che egli proverà nel vedere questa riuscita inaccessibile alle sue possibilità e ai suoi
sforzi, intralciati dalle circostanze economiche o sociali del momento, Io scoraggiamento che ne
seguirà, manifestandosi, faranno capire quella volontà di potere e di azione che è una delle
caratteristiche di molti adolescenti.
Ma il tempo delle possibilità future indefinite passa svelto: ben presto la vita obbliga a scegliere:
bisognerà limitare le speranze a delle attuazioni relativamente ristrette: è impossibile essere
contemporaneamente un gran soldato, un grande esploratore, un grande industriale, un grande
oratore, un grande diplomatico, un grande corridore, un grande pugile e un grande aviatore. È lo
splendore e la gioia dell'adolescenza quella di aver aperte davanti a sé tutte le strade: ma un
giorno diventa l'amarezza e la tristezza segreta di dover finalmente sceglierne una. Queste
infinite possibilità e queste limitazioni inevitabili di cui l'adolescente prenderà coscienza
contribuiscono da parte loro a fare di questa età quella dei momenti duri e opprimenti, delle
attuazioni sempre severe e ristrette. Non si è accorti generali né uomini di stato a vent'anni!
L'adolescente perde progressivamente il gusto dell'avventura
Dopo esser stato trascinato, nella preadolescenza, dal desiderio delle avventure attraverso mari,
deserti, foreste vergini, viaggi aerei, a poco a poco i gusti dell'adolescente di sedici-diciassette
anni si portano su un terreno più realistico. Certo nei suoi sogni resta ancora una larga parte di
illusione, ma almeno essi si accostano sempre più alle realtà solide e sordide della vita.
L'adolescente abbandona poco alla volta i gusti esclusivamente avventurosi della preadolescenza
per partecipare a quelli dell'età matura.
Baden-Powell ha capito stupendamente cos'è l'anima di un ragazzo nella preadolescenza: il
prodigioso successo dello scoutismo ne è una prova lampante. Almeno un gran numero di
educatori imitassero il suo spirito di osservazione, di umiltà e di inventiva!
Di osservazione, per prendere coscienza della realtà com'è in se stessa; di umiltà, per accettarla
com'è; di inventiva, per immaginare il modo di dare una risposta adatta alle sue richieste. Il
preadolescente non trova più nella famiglia il modo di essere pienamente soddisfatto,
particolarmente per i suoi giochi. Ha bisogno di sfogare le forze nuove che sente fremere in sé,
ha voglia di esplorare tutto il gran mondo che lo circonda dove pensa ci siano mille scoperte
interessanti da fare. Volentieri si innesta in un gruppo già formato. Nuovo contrasto: proprio a
lui, che rivendica la sua indipendenza, piace viaggiare in " equipe ", essere guidato e comandato,
almeno quando s'accorge che c'è chi partecipa al suo modo di vedere e lo conduce più
sicuramente - come pensa - alla scoperta del mondo che lo circonda. Cosi il preadolescente tipo
virile, trova fino ai quindici - sedici anni nello scoutismo una risposta magnifica ai suoi gusti ed
alle sue esigenze. Ma verso questa età in molti comincia e si accentua una crisi di perdita di
affetto e di distacco nei confronti del movimento scout. Tra quelli che vi restano fedeli molti
rimangono attaccati perché nei rapporti coi più giovani occupano delle cariche che
corrispondono precisamente a quel bisogno di azione realistica, di influenza costruttiva che sono
diventati il loro bisogno di adolescenti e di uomini in formazione.
Non è più il gioco e l'avventura che li trattiene nello scoutismo. Alcuni, i più idealisti, vi restano
per desiderio di restare fedeli, altri per bisogno della vita all'aria aperta, di evasione da quelle due
realtà che sono la ricerca e l'esercizio di un impiego, la preparazione di una posizione futura con
gli studi severi e l'incubo degli esami. Sta per suonare l'ora di prendere o di prepararsi alle
responsabilità.
È finito il tempo dei sogni, del gioco, delle avventure. Qualcuno conserverà per molti anni, forse
per tutta la vita, un'anima adolescente. La maggior parte, non senza scosse e difficoltà, acquisterà
a poco a poco la mentalità da adulto.
L'adolescente sente che la sua sensibilità si intensifica
L'età dell'infanzia era una età di immaginazione. Estremamente ricca verso i quattro, cinque anni,
questa facoltà andrà svanendo con gli anni, o almeno prenderà una piega più realistica e più
pratica.
Grazie alla sua vita immaginativa e alle infinite possibilità di attuazione che essa presenta, il
bambino poteva compensare la sua fragilità estrema nei contrasti della vita reale. Quanto meno si
può, tanto più si sogna: il sogno permette di compiere facilmente mille cose meravigliose mentre
a quattro, cinque anni ci si sente terribilmente piccoli di fronte alla realtà. Ma bisogna anche dire
che quanto più si può, tanto meno si sogna, perché si trovano nella costruzione reale della vita
gioie più palpabili e più concrete di quelle del sogno.
In questo senso l'adolescenza non è più l'età della immaginazione. Indubbiamente l'adolescente
sognerà ancora. I suoi sogni non saranno più popolati di fate, ma di ragazze, non d' avventure d'
'indiani e di cacciatori, ma di successi sociali o professionali. All'immaginazione dì fantasie o di
sogni succede a poco a poco l'immaginazione di realtà e di creazioni. Evidentemente questa
evoluzione non si compie in un giorno: non sopprime ogni sogno od ogni poesia: non comprende
la totalità del sesso maschile: alcuni dal temperamento di artisti vedranno anche arricchirsi la
loro immaginazione di tutto il loro nuovo bagaglio intellettuale: ma sarà l'evoluzione della
maggior parte. Se però m molti quanto più avanza l'adolescenza c'è questa nuova saggezza e
relativo imbrigliamento della immaginazione c'è anche, d'altra parte, un risveglio e una
emancipazione della sensibilità, e, lo vedremo più avanti, del sentimento amoroso.
Senza dubbio molti bambini hanno dell'amor proprio, sono felici dei complimenti che vengono
loro rivolti o addolorati dei rimproveri che ricevono, È chiaro che preferiscono i primi ai secondi.
Ma l'impressione che ne risentono è di breve durata. Quando si tratta di un bambino piccolo tutti
sappiamo quanto sia facile — stornando la attenzione su un altro oggetto — far seccare le sue
lagrime. Certo se la causa di queste lagrime è duratura — la puntura di una spilla, un mal di denti
violento, ecc, — esse continueranno o riprenderanno nonostante le suppliche o gli scongiuri. Ma
quando manca una simile causa duratura è molto facile far passare il piccolo dalle lagrime al riso
ed interessarlo a qualcos'altro. Dopo un istante non si ricorderà più perché piangeva. Questo
perché la sua sensibilità è ancora tutta superficiale e le sue emozioni coscienti non giungono in
profondità. Questo stato di cose resta fondamentalmente lo stesso durante la seconda e la terza
infanzia: però durante questi periodi c'è un lento e progressivo perfezionamento della sensibilità
in profondità.
Nella adolescenza, in diretta dipendenza dalla sua evoluzione fisica e dalla presa di coscienza di
se stesso che sta acquistando, il ragazzo vede aumentare la sua sensibilità in intensità, in
ampiezza e in interiorità.
Mille cose che ieri lo lasciavano indifferente oggi lo fanno reagire affettivamente nei loro
confronti. Ne abbiamo già indicate molte: i suoi successi o insuccessi scolastici, i vantaggi o gli
svantaggi della sua posizione sociale. Aggiungiamo le simpatie o le antipatie che trova o suscita,
la stima o il disprezzo che gli viene manifestato, la sicurezza o la timidezza che prova in
pubblico. Soprattutto un elemento servirà a rendere più viva questa sensibilità e cioè una specie
di fenomeno di concentrazione o di interiorizzazione dei suoi sentimenti. Il bimbo di pochi anni
o il ragazzo di dodici o tredici, manifesta immediatamente all'esterno i sentimenti più o meno
superficiali che prova: gioia o tristezza, soddisfazione o collera, ardimento o timidità. Non ha
ancora il pudore dei suoi sentimenti o ha soltanto un inizio di pudore. Non gli importa
assolutamente niente di quello che si può dire.
L'adolescente invece ha acquistato la nozione precisa dell'ambiente dove cresce: sa i sentimenti
che conviene esprimere, anche se non si provano e quelli che bisogna tacere o nascondere, la
gelosia, per esempio, se la si prova. Il “ cosa si dirà ” lo costringe a fingere. Non sarà soltanto,
come nel bambino, la paura di uno schiaffo che gli farà nascondere ciò che prova, ma un
sentimento ben più profondo o ben più tirannico: la paura dell'opinione che si potrà avere di lui e
del giudizio sul suo conto. Ma appunto un sentimento che si possa esprimere e al quale venga
dato libero corso trova contemporaneamente, dal fatto stesso della sua manifestazione, un
alimento al suo prolungamento, ma anche un abbassamento di tensione; una collera espressa in
termini violenti e sfociata in una lotta a corpo a corpo trova in questo esercizio una gran
distensione; al contrario un sentimento soffocato o domato continua a crescere di tensione,
almeno per un certo tempo.
Questi diversi elementi, operando di concerto contribuiscono a dare all'adolescente una
sensibilità molto più viva che al bambino. L'adolescenza con la giovinezza è senza dubbio l'età
della sensibilità più intensa.
Più tardi la posizione di indipendenza di cui godrà in casa sua e forse nell'esercizio della sua
professione, la padronanza di se stesso acquistata con gli anni permetteranno all'adulto di
manifestare senza ritegno, o almeno con poco ritegno, i suoi diversi sentimenti.
La condizione di dipendenza dell'adolescente in casa ed a scuola l'obbliga a soffocare le
emozioni provate senza conoscere con chiarezza il movente che ve lo costringe, ma per un
imperativo piuttosto cieco della coscienza o del suo ambiente. Da ciò deriva il carattere vivace
della sua sensibilità: il minimo rimprovero spesso lo vedrà battere i piedi da insubordinato,
brontolone, pieno di rispostacce, insolente e volgare o, se la paura lo costringe a tacere, mordere
il freno con i nervi tesi, scontento, demoralizzato, attento a prendersi la rivincita. D'altra parte
una manifestazione di simpatia od un complimento lo faranno raggiante, entusiasta, esultante,
pieno di riconoscenza o di gratitudine, presto attaccato a chi — pensa lui — lo comprende e lo
stima.
La mamma avrà dunque tutto l'interesse a tenere conto dell'estrema sensibilità e della
suscettibilità dell'adolescente. A quest'età più che in ogni altra bisogna stare in guardia dall'usare
quelle ingiurie sferzanti o quei giudizi definitivi ai quali facilmente potrebbero essere portati i
genitori dal malcontento od anche dalla esasperazione di fronte alla insubordinazione o ai
capricci del carattere del loro adolescente. Quante volte abbiamo dovuto constatare che una
parola a sproposito “ tu non sei buono a nulla ”, “ tu sei un idiota ” è stata l'origine in un
adolescente di attitudini ostili, di rivolte, di pigrizie, di “ menefreghismo ”, di ripiegamento in se
stesso durato per anni.
L'adolescenza facilmente è un'età insopportabile ed è difficile per i genitori agire con pazienza ed
abilità con i loro ragazzi in questo periodo della loro vita. Almeno capiscano che questa è un'età
di grande sensibilità, di una suscettibilità a fior di pelle, di una notevole impressionabilità, di un
orgoglio che presto è ferito e presto si adombra.
Che ne tengano conto nel loro modo di agire, non per rinunciare al loro compito di educatori, ma
per adempierlo con maggior abilità.
L'adolescente si apre al sentimento dell'amore
L'età dell'adolescenza è anche l'età della nascita del sentimento d'amore. Questo fenomeno si
inizia in conseguenza degli ormoni erotizzanti che la pubertà immette nel sangue ed anche in
conseguenza dell'ambiente sociale in genere che agisce nella stessa direzione.
Per la maggior parte degli altri tratti dell'adolescenza abbiamo potuto osservare che già si
delineavano, in maniera incipiente, nell'età infantile.
L'inizio dell'amore invece è un sentimento del tutto nuovo. Il bambino aveva dei piccoli amici,
dei compagni di scuola o gioco, ma nel complesso era incapace dì una amicizia propriamente
detta. Del resto cosa poteva comunicare agli altri sui sentimenti piuttosto superficiali da lui
provati, ma non analizzati, in mancanza d'una vita interiore? Sulla emozione che d'altronde gli
sarebbe stato molto difficile esprimere in mancanza di un vocabolario sufficiente e adatto?
Che argomenti avrebbe potuto trovare per uno scambio di vedute quando la sua esperienza della
vita sociale era ancora agli inizi, mentre era frammentaria la capacità di un ragionamento logico?
Anche l'adolescente si troverà parzialmente alle prese con questa difficoltà della insufficienza del
vocabolario, benché l'audizione ormai universale della radio e delle canzoni d'amore abbia molto
allargato, da questo punto di vista, le sue possibilità di espressioni sentimentali.
I motivi fisiologici e sociali che abbiamo ricordato orientano infallibilmente l'individuo normale
verso il risveglio del sentimento amoroso: esso provocherà delle manifestazioni di tipo diverso,
ma fondamentalmente identiche.
Nell'adolescente il sorgere del sentimento amoroso avviene in due tappe, che possono, molte
volte, essere simultanee od anche scambiarsi, ma che in genere si presentano come segue:
evoluzione verso l'amore con una preparazione preliminare delle sue basi fisiche e poi con una
aggiunta ulteriore dei suoi elementi sentimentali. Quanto più l'adolescente sarà privo di
compagnia femminile tanto maggiore sarà la distinzione nella comparsa delle due fasi. Se invece
in seno alla famiglia o nel suo ambiente di società potrà godere della loro compagnia vi sarà una
tendenza tanto maggiore alla loro simultaneità. Per maggior chiarezza le studieremo
separatamente.
Risveglio sensuale
La formazione puberale della ragazza, dato il suo tenore, ha in genere la conseguenza di suscitare
in lei piuttosto il disgusto che l'attrattiva del mondo sessuale.
È senza entusiasmo che la adolescente prende coscienza di ciò che significa essere donna.
Quanto più, con poco accorgimento, sarà stata lasciata all'oscuro di quelle che sono le
manifestazioni della sua formazione tanto più avrà dovuto subirne da sola l'emozione delle
sorprese, l'incertezza, una certa vergogna e tanto più nel suo subcosciente come nel cosciente
avrà la tendenza a registrare una sorda ostilità alla sua condizione di donna. Pertanto sopporta
malvolentieri che in forma diretta o indiretta si faccia allusione alle noie fisiche che le sono
inerenti. Bisogna nasconderle, fare come se non ci fossero. L'esperienza della pubertà col suo
carattere sempre oneroso e noioso, spesso più o meno doloroso avrà come conseguenza naturale
il farle venire in uggia non solo la sua condizione sessuale, ma anche indirettamente tutto ciò che
riguarda la sensualità.
Certi stimoli dell'istinto, la curiosità intellettuale, l'influenza dell'ambiente, una educazione
intelligente potranno controbilanciare parzialmente l'effetto raffreddante delle conclusioni
spontanee che la adolescente ricava dalla esperienza della sua femminilità fisica. Ma in
complesso è senza un grande interesse che essa la giudica al presente e se la prospetta per
l'avvenire. Soltanto l'attrattiva della maternità interviene ad attenuare questa psicologia
fondamentale ostile. Molto diversamente si manifestano le conseguenze della evoluzione fisica
puberale dell'adolescente: elemento assai importante per saper cogliere bene la psicologia del
ragazzo, del giovane e dell'uomo nei confronti della sensualità.
Le sensazioni che l'adolescente prova inevitabilmente e di cui a poco a poco diventa cosciente,
anche se il loro verificarsi abituale durante il sonno in principio fa si che gli passino inosservate,
sono di natura piacevole. I lievi inconvenienti che ne può subire — il corpo o la biancheria
bagnati — sono di poco peso in confronto alle gradevoli sensazioni che ne prova. Queste sono
fondamentalmente dello stesso tipo di quelle che l'organismo procura al marito durante le sue
relazioni coniugali. Senza dubbio il completamento affettivo manca all'esperienza che
l'adolescente fa spontaneamente del piacere sensuale in conseguenza dei soli ritmi fisiologici. Ma
si potrà immaginare a poco a poco: ed egli progressivamente si renderà conto sempre meglio
della natura e del senso di questo piacere.
In mancanza di una intelligente formazione morale ricevuta dai suoi educatori od anche
nonostante questa, l'iniziazione sessuale dei compagni, delle letture, dei fìlms o semplicemente il
suo sviluppo intellettuale e sentimentale, lo porteranno ad abbellire il tema puramente fisico delle
sue sensazioni spontanee con tutta una atmosfera passionale appropriata. Le sue esperienze
sessuali individuali, all'inizio esenti da ogni responsabilità morale in quanto puri fenomeni fisici
spontanei, potranno essere progressivamente più consentite e quindi più peccaminose, mentre
andranno acquistando un calore di emozione sensibilmente vicino all'intensità dell'emozione
dell'organismo, pur senza mai raggiungere la pienezza.
Si capisce facilmente come in questa situazione l'adolescente sia molto portato a desiderare di
sentire il più spesso possibile quel piacere intenso che dapprima ha provato solo per caso ed a
cercare di procurarselo ancora. In qualche occasione avrà imparato il modo fortuitamente; in
altre avrà notato che certe attività sportive, certe immaginazioni vive del corpo femminile gli
procurano la soddisfazione. In non pochi casi finalmente dei compagni già al corrente gli
avranno con crudezza, in confidenza, insegnato gli atti che procurano il piacere. Quanto meno
l'adolescente sarà stato messo in guardia, in maniera precisa, dai suoi educatori contro simili
pratiche tanto più subirà l'influenza delle cattive compagnie o delle cattive letture e tanto più sarà
portato a fare di quello che era un fatto naturale e occasionale una abitudine provocata e accettata
deliberatamente. È così che un gran numero di adolescenti si lascia trascinare a vivere
nell'atmosfera sensuale del piacere solitario: purtroppo è questo il risultato pratico cui arriva “
l'adolescente al naturale ” cioè quel ragazzo che o per il silenzio degli educatori poco avveduti o
addirittura per la mancanza di una formazione morale è lasciato in balia degli stimoli istintivi.
L'uomo è cosi fatto che è naturalmente portato a fuggire quello che gli è pesante ed a cercare
quello che gli fa piacere. Quanto abbiamo detto sulle esperienze sensuali individuali fatte
fatalmente dall'adolescente durante la pubertà, come conseguenza della sua formazione fisica,
farà capire facilmente alle mamme una delle grandi difficoltà della adolescenza maschile: la
tentazione della sensualità.
Questa tentazione poi sarà tanto più viva e frequente quanto meno l'adolescente troverà altrove
un campo di evasione a se stesso, un settore di comprensione dove possa trovare la gioia di
vivere ed un centro di interesse che lo appassioni. Più troverà difficoltà nello studio e farà una
cattiva riuscita, più triste e senza gioia sarà il suo ambiente di famiglia o di lavoro, più subirà
scosse e delusioni nella vita, e più avrà la tendenza a cercare un compenso dei suoi dispiaceri in
un godimento vivo ed a portata di mano. Per un adolescente il fatto di essere costretto a degli
studi superiori alle sue forze o che non gli piacciono, di dover esercitare un mestiere antipatico,
di esser privo di amici coi quali sfogarsi o divertirsi o di non avere occupazioni o distrazioni che
l'interessano renderà più acuta l'intensità delle tentazioni e la frequenza delle sue cadute.
Da questo punto di vista bisogna riconoscere che l'organizzazione degli studi nei paesi latini è
deplorevole per l'equilibrio nervoso e morale dell'adolescente. Il ragazzo di quindici, sedici anni
viene chiuso in scuole che gli prendono — salvo pochi momenti di ricreazione — la mattinata e
quasi tutti i pomeriggi. Poi è costretto ad un lavoro intellettuale per le lezioni ed i compiti che gli
assorbono tutta la sera. Di distensione fisica poco o niente: uno o due pomeriggi la settimana, più
la domenica.
La condizione del lavoratore manuale da questo punto di vista è migliore: il suo lavoro gli
permette una certa distensione fisica: ma c'è il pericolo che ecceda o che gli sembri senza
attrattiva: nel quale caso il beneficio della distensione fisica viene annullato da un eccesso di
fatica o dal disagio affettivo. Appena i discorsi dell'ambiente di lavoro — come avviene nella
maggior parte dei casi — sono a sfondo erotico, il vantaggio di una sana attività fisica è
completamente perduto.
Per gli studenti delle scuole professionali dove lavoro e studio si alternano con più equilibrio, la
situazione è migliore: ma anche per loro la parte dello sport è troppo poca nell'orario scolastico.
Negli Stati Uniti il genere di vita dell'adolescente è concepito più intelligentemente. Non a
vantaggio dei suoi studi, ma a vantaggio del suo equilibrio nervoso e morale. Le sere dello
studente sono sempre libere da ogni corso o studio scolastico: la pratica degli sport è generale e
quotidiana, Questa è una delle ragioni per cui tra gli adolescenti cattolici nell'America del Nord
la percentuale delle cadute sessuali individuali è sensibilmente inferiore a quella delle nostre
regioni.
Qui parliamo di benefici della pratica di qualche sport o di qualche gioco, non delle gare sportive
o dei campionati propriamente detti. Infatti l'esperienza prova che quando l'esercizio è troppo
violento o supera il limite di resistenza fisica dell'adolescente anche la capacità di dominio di se
stesso diminuisce. Bisogna trovare il giusto mezzo. La mancanza di una sana educazione
sessuale verrà ad aumentare le difficoltà morali dell'adolescenza.
Certo neppure una sana educazione le sopprimerà radicalmente, ma le semplificherà e faciliterà
la vittoria. Spesso degli adolescenti hanno contratto, senza esattamente rendersi conto della loro
natura né della loro portata morale, delle abitudini sessuali solitarie; le hanno iniziate con una
semi-incoscienza del loro carattere riprovevole e poi se ne sono fatti una abitudine più o meno
radicata. Quando si rendono conto della vera portata delle cose e capiscono il carattere di peccato
che le riveste” per loro è divenuto molto meno facile sbarazzarsi delle abitudini prese di quanto
lo sarebbe stato il non contrarie all'inizio.
L'assenza di una sana educazione produce anche una esasperazione dell'immaginazione: il
mistero disturba l'animo umano che vuoi penetrarlo. È una caratteristica che si verifica in ogni
campo: lo prova la moda dei libri gialli. Con frequenza vedremo che l'adolescente, verso i
quindici, sedici anni, per il solo fatto del suo sviluppo intellettuale e della osservazione del
mondo che lo circonda, — manifesti visti, discorsi uditi — per influenza di letture o di colloqui
tra compagni, vorrà indagare sul mistero del mondo sessuale di cui comincia ad intravedere
l'esistenza e al quale porta spontaneamente interesse in conseguenza della sua formazione fisica.
Gli si affacciano dei problemi che vorrebbe risolvere, ma di cui non osa parlare con alcuno,
soprattutto con un adulto; è difficile che accetti di farne cenno anche ad un coetaneo o con un
compagno un po' maggiore. Se resta da solo a cercare luce allora ecco le ricerche nei romanzi,
nei libri di medicina, nelle riviste: sono ipotesi, immaginazioni con le quali cerca di scoprite la
verità e che lo mantengono in una atmosfera di sensualità aperta o larvata. Questi sogni si
portano più o meno su quei punti in cui si trova per lui il nodo del problema: il corpo della
donna, l'unione dei sessi. Una sana educazione non metterebbe un termine definitivo alle sue
ricerche: sapere non è ancora vedere, toccare, provare, ma almeno attenuerebbe l'ansia e la
insistenza: scoprirebbe una parte notevole dell'attrattiva.
Resta sempre però il fatto che anche una spiegazione intelligente ed esauriente non sopprime
totalmente ogni mistero e quindi ogni curiosità: l'adolescente conosce per esperienza personale il
modo di comportarsi fisiologico del corpo maschile; ma non conosce ancora come si comporta il
corpo femminile. Soltanto il matrimonio risolverà un giorno il problema.
Che il mistero del corpo contemporaneamente a quello di un'anima stia alla base del sentimento
amoroso è una cosa innegabile per uno psicologo. Sopprimere ogni mistero vuoi dire sopprimere
ogni ricerca ed ogni interesse.
Una cosa nota non ha attrattive, una cosa da scoprire ne è piena. In una sana pedagogia della
educazione affettiva ed amorosa dell'adolescente c'è modo di dare abbastanza luce per non
lasciare l'istinto sovreccitato ed esasperato e di mantenere abbastanza il mistero per
salvaguardare un'attrattiva reciproca sufficiente a conservare il desiderio del matrimonio.
Se poi l'adolescente non è rimasto solo a risolvere il mistero del sesso, ma ha ricevuto la
collaborazione compiacente dei compagni più informati, la soluzione è ugualmente infelice. Una
simile iniziazione infatti non ha potuto portare l'attenzione che sugli elementi fisici del
matrimonio.
A quindici o sedici anni ed anche diciotto com'è possibile supporre non solo le ricchezze
sentimentali, ma i valori meravigliosi del dono di sé, del parziale disinteresse, della
consacrazione ad altri che sono sempre presenti in ogni autentico amore umano? Del resto le
informazioni sgorgate da una sorgente cosi male informata non potranno che accentuare, anziché
mitigare, lo squilibrio sessuale dell'adolescenza. Insistendo solo sull'aspetto fisico delle cose,
quello che l'adolescente “ allo stato di natura ” vede già fin troppo esclusivamente, questo
apporto esterno, anche se fornisce dati anatomici esatti — e non sempre è così — non farà altro
che esasperare la passione sensuale.
Queste riflessioni elementari mostrano l'estrema importanza di una educazione completa non
solamente sessuale, ma affettiva, dell'adolescente all'amore. La sua mancanza, oggi pressoché
ancora universale, spiega l'estrema frequenza delle crisi di sensualità negli adolescenti.
Se egli non è aiutato dai suoi educatori naturali e provvidenziali si può dire che praticamente è
fatale che l'adolescente conosca delle gravi difficoltà per la purezza e cadute frequenti.
Una intelligente educazione all'amore avrebbe potuto invece — anziché fargli attribuire alla
sensualità un posto di primo piano e quasi esclusivo nell'amore — aiutarlo a collocare questo
elemento nella sua vera posizione ed a cominciare a scoprire che l'amore autentico ha
proporzioni ben diverse da quelle fisiche, e cioè quelle del cuore. Il danno umano e cristiano
della mancanza di educazione amorosa dell'adolescente consiste essenzialmente nel far si che
egli coltivi il suo egoismo. La gioia sessuale è fatta per un atto di amore reciproco. Qui è invece
provata, vissuta e coltivata come un godimento individuale. In luogo di un amore aperto agli altri
è un amore chiuso su se stessi. Dopo questo bel risultato gli educatori possono rallegrarsi del loro
silenzio.
Risveglio sentimentale
Salvo i casi di anormalità e quelli in cui l'adolescente'' ricorre da forsennato alle pratiche sessuali,
arrestando cosi per un tempo più o meno lungo ogni superamento sentimentale, un altro risveglio
si opera nella sua anima: quello del sentimento amoroso.
L'adolescente sente nascere in lui delle forze affettive: comincia ad amare altri esseri. Se nel
cerchio delle sue amicizie ha delle giovinette della sua età questa affettività si porterà verso di
loro. Altre volte si dirigerà verso un compagno e ne nascerà una calda amicizia. Questo sarà il
caso più frequente quando l'ambiente di famiglia, per principio o per un seguito di circostanze,
sarà chiuso ad ogni personaggio femminile: famiglie in cui ci sono solo maschi, adolescenti
fanatici dello scoutismo che fanno parte di un gruppo delle cui attività sono appassionati.
Certe amicizie fra ragazzi tuttavia non sono che il surrogato di un altro affetto che le circostanze
impediscono di veder nascere. Così per esempio nei collegi dove l'adolescente non ha la
possibilità di incontrare ragazze, le sue possibilità di amore si porteranno facilmente verso un
ragazzo minore di lui di due o tre anni, dalle forme gracili, dall'aspetto delicato, dal carattere
dolce e conciliante, verso il quale nutre una viva amicizia.
Si tratti di amicizie sincere tra ragazzi o di amicizie come surrogato, entrambe di fatto assumono
gli atteggiamenti comuni ad ogni amore: ci si apparta in due, ci si confida dei segreti, ci si vede
spesso, ci si lascia con dispiacere, ci si fa dei piaceri reciproci, ci si spalleggia nei giochi o nelle
organizzazioni per raggiungere delle cariche, si studia insieme, ci si accompagna
instancabilmente dalla casa dell'uno a quella dell'altro, si fanno passeggiate insieme, ci si
prestano libri, si condividono gli stessi entusiasmi e le stesse ammirazioni. Può capitare che
queste amicizie — più facilmente nel caso delle amicizie surrogato che delle altre — prendano
forme sensuali e che tra i due amici sopravvengano turpi intimità. Non meno spesso capita che
essi si aiutino vicendevolmente a comportarsi bene, che si comunichino la passione per un ideale
e che nel perseguirlo in due si sentano veramente raddoppiare le forze.
Tale amicizia profonda era sconosciuta all'età infantile. È una caratteristica dell'adolescenza ed
una delle manifestazioni più evidenti di questo risveglio alla sentimentalità di cui parlavamo.
Essa nasce da uno stimolo ardente come la linfa nella natura in una bella primavera: ne ha tutto
l'ardore e la forza di germinazione. Come essa produrrà i fiori freschi e delicati di un primo
amore.
Se l'adolescente ha l'occasione e la facilità di incontrare delle adolescenti, la sua evoluzione
affettiva acquisterà facilmente maggior sensibilità dalle attrattive dei rapporti con le ragazze.
Dapprima spesso si inizierà con una certa timidità nel frequentarle, con della goffaggine nel
modo di comportarsi, con un certo imbarazzo nei modi: istintivamente egli si rende conto di
avere a che fare con un mondo parzialmente o totalmente sconosciuto di cui non sa cogliere il
clima. Si può avanzare solo con prudenza, nell'oscurità, per un sentiero ignoto: all'inizio il
ragazzo non sa come comportarsi con le ragazze. Questo atteggiamento di timidità lo si troverà
tanto più in quelli che non hanno sorelle e che precedentemente non hanno mai avuto l'occasione
di accostare il mondo femminile. Nell’ipotesi contraria potrà anche non esistere. Esista o no
questa timidità in certi momenti si alternerà con un atteggiamento di spavalderia.
Istintivamente l'adolescente “ farà la ruota ” per cercare di rendersi interessante. Se è solo e non
c'è alcuno che possa controbattere le sue affermazioni, facilmente si vanterà delle sue avventure
più o meno reali in cui fa una bella parte: successi sportivi, scolastici, elenco di conoscenze,
dimostrazioni della forza dei suoi muscoli... La presenza di una ragazza lo stimolerà: proprio lui,
che un'ora fa era privo di ogni entusiasmo, ecco che adesso, come avesse ricevuto una frustata,
ritrova l'eloquenza e l'energia.
Gli può anche capitare di trovare carina qualche ragazza e di attaccarsi a lei, di solito
superficialmente. La troverà amabile, bella, graziosa, delicata e la vedrà ingenuamente piena di
ammirazione per lui.
Il vedersi cosi apprezzato susciterà in lui della simpatia per lei, dell'affezione, il desiderio di
proteggerla. Si lascerà andare alla dolcezza dell'amare e dell'essere amato. Tutte cose che
esteriormente possono rimanere molto platoniche e non manifestarsi che con la ricerca di un
incontro — salvo poi a dirsi ben poco — o con l'incrociare degli sguardi, dei sorrisi, delle strette
di mano. Questa evoluzione è la più frequente negli adolescenti bene educati e riservati.
Ma se il tono generale lo consente potrà presentarsi diversamente all'esterno e dar luogo a
testimonianze autentiche di tenerezza: agli appuntamenti dove scambievolmente ci si apre
l'animo, ci si rivela l'affetto, ci si stringe l'uno all'altro, ci si abbraccia, si promette di fidanzarsi e
ci si giura eterno amore. Non sempre le cose arrivano fino a questo punto. Spesso la parte
maschile è meno conquistata fino in fondo: sente dell'attrattiva, la gioia di rivedersi, di parlare, di
provare un sentimento nuovo, ma non pensa ad un impegno totale, non fa progetti per l'avvenire:
le basta solo essere l'uno per l'altra. Da parte del ragazzo questo attaccamento spesso non durerà
molto: talvolta pochi giorni, tutt'al più qualche settimana, qualche mese nella migliore delle
ipotesi. Sono rari i casi di fedeltà durati più a lungo: l'adolescente ha trovato un altro volto
simpatico o è stato preso da un'attività intensa — campionati sportivi, campo scout, esami — che
ha dato una nuova direzione ai suoi pensieri.
La adolescente in genere si sarà attaccata più profondamente. Spesso egli passerà ad altri
interessi o ad altri amori, altrettanto fragili, senza malizia: ma è raro che ella si veda trascurata ed
abbandonata senza delusioni e senza lagrime segrete. I sentimenti che abbiamo analizzato non si
devono considerare come flirt, ma come amori sinceri e superficiali: delle passioncelle. Il flirt
non è amore degli altri, è amore di sé; queste piccole passioni giovanili ed ingenue sono vero
amore, ma superficiale, come può essere fatalmente in un ragazzo di quindici, sedici anni.
Cominciano senza un deliberato proposito, per un abbandono spontaneo all'attrattiva
indiscutibile di un comune rapporto: vengono continuate senza riflessione sull'avvenire seguendo
docilmente solo il gusto del piacere di stare insieme, la inclinazione reciproca: terminano senza
rimorsi maschili perché il nuovo continente è stato esplorato e per il momento non si vede altro
che si possa scoprire o sentire di nuovo.
È raro che negli adolescenti buoni, allevati in un ambiente morale e sano, i primi amori siano dei
flirt decisivi, consentiti e praticati come tali. Abitualmente sono attaccamenti sinceri, accettati e
vissuti ingenuamente, ma che non possono portare frutti duraturi “ perché la terra manca ancora
di humus ”. È vero che alcuni di questi amori di adolescenti furono definitivi: ma la specie pur
esistendo è rara.
Di tutti questi sentimenti — amicizie sincere tra ragazzi della stessa età, amicizie meno buone di
un ragazzo per uno più giovane, amori ingenui di un adolescente per una ragazza — l'effetto
psicologico sulla evoluzione affettiva è grande, benefico da una parte, ma non senza pericolo
dall'altra. All'adolescente, la cui concezione dell'amore aveva la tendenza a concentrarsi
esageratamente sugli elementi sessuali, l'esperienza vissuta fa scoprire una parte nuova
dell'amore, quella del sentimento e del cuore. Particolarmente le confidenze ricevute dalla
adolescente, il suo modo di comportarsi in genere, i suoi discorsi gli fanno, secondo i casi,
soltanto intravedere o registrare (anche se molto superficialmente ancora, ma già più
profondamente) la concezione dell'amore del mondo femminile onesto che è soprattutto od anche
esclusivamente sentimentale. Se a sua volta egli non è già tutto preso dalla materia e, per così
dire, brutalizzato dalla sensualità fa in sé l'esperienza vissuta di elementi nuovi che intervengono
nel suo modo di guardare la donna: ieri solo un interesse di desiderio, una attenzione solo al
corpo femminile: oggi attaccamento affettivo, interesse per il cuore e l'anima della donna.
Queste scoperte non si fanno in un giorno ne mettono fine di punto in bianco alle lotte della
sensualità: ma sono l'alba di una evasione e di un superamento del proprio egoismo fisico,
l'accostamento ad un mondo più elevato e più ricco di affettività, i primi passi su una strada che
va in alto, verso una redenzione. Queste piccole passioni, anche se restano puramente platoniche,
gli fanno vivere una forma di attaccamento ad altri, una vera tenerezza per qualcun altro, l'inizio
di un senso di protezione, il desiderio di una devozione verso altri il cui centro di gravità è ben
più umano ed affettivo. Per ottenere questo risultato non è necessario di solito che ci sia una vera
affezione del cuore.
Per molti ragazzi il fatto solo di aver incontrato l'ambiente femminile, di avervi chiacchierato,
intravisto la sua concezione affettiva dell'amore, capito che la parte fisica maschile non
presentava alcun interesse ai suoi occhi, ha costituito la scossa emotiva che ha profondamente
cambiato la loro concezione sensualistica dell'amore. Ha procurato loro i benefici dell'amore
senza far loro correrne i pericoli ne causarne i danni. Non è stato sufficiente a strapparli dalle
cattive abitudini contratte precedentemente, ma è stato sufficiente per scuoterne l'assoluto
dispotismo: e la visuale dell'adolescente si è allargata: siamo nella possibilità di salvarlo dalla
sensualità.
Per poco che un educatore intelligente sappia aiutarlo in questo momento con discrezione, senza
forzare la sua vita inferiore, ma con opportune riflessioni, il nostro paralitico morale riprenderà a
camminare nella via della sua liberazione sensuale. Ha capito di dover rendere più umano, più
ricco e più nobile il suo concetto dell'amore. Da quanti adolescenti, in questi momenti
importanti, abbiamo personalmente ricevuto questa confidenza: “ Le ragazze hanno un concetto
dell'amore molto più bello di noi! ”. L'aver capito questo è sempre un progresso, anche se non si
può ancora parlare di guarigione definitiva.
Questi sono casi fortunati, ancora abbastanza frequenti. Ma è assolutamente importante il far
notare che presuppongono un adolescente che viva in un ambiente abbastanza onesto e che non
sia già totalmente vittima della sensualità. Presuppongono pure l'incontro con fanciulle che a loro
volta siano rimaste pure e non siano state rovinate dal loro ambiente. In tal caso — ma soltanto
in tal caso — la donna avrà adempiuto nei confronti dell'uomo la sua funzione di redentrice: avrà
cioè adempiuto in parte quel compito di aiuto reciproco che, secondo i piani della Provvidenza, il
mondo maschile e quello femminile devono prestarsi vicendevolmente.
A questo punto non si può fare a meno di citare le pagine di Guy De Larigaudie sulle “ fanciulle
”, là dove riporta le sue esperienze personali. Esse illustrano in modo decisivo la verità delle
nostre affermazioni.
“ Piccole o grandi, bionde o brune le ragazze sono limpide, schiette e sane e Dio stesso deve
sorridere quando le vede passare.
Una falsa educazione troppo spesso ci ha insegnato a vedere nella donna solo una occasione di
peccato, invece di scorgervi una fonte di ricchezza. Ma sorelle, cugine, amiche o guide, le
giovani sono le compagne della nostra vita dal momento che nel nostro mondo cristiano viviamo
l'uno a fianco dell'altro, sullo stesso piano. Indubbiamente il cameratismo tra ragazzi e ragazze
è una cosa infinitamente delicata che bisogna guidare con prudenza e regolare ciascuno per se
stesso secondo le proprie misure. Ma è la perdita di un guadagno sicuro il trascurare quel dono
di Dio che sono le vere ragazze.
Esse hanno una purezza il cui raggio è salutare per noi che dobbiamo lottare senza tregua per
mantenerci in questa purezza. Se sanno stare al loro posto — e il comportamento dei ragazzi in
loro presenza dipende unicamente da loro — la loro influenza può essere profonda. Basta
osservare su una spiaggia, in una piscina i giovani che cercano di far colpo sulle ragazze. Uno
sguardo di ammirazione, un sorriso, sono sufficienti per dare al ragazzo quella frustata al suo
amor proprio che lo farà saltare nonostante la paura, dall'alto del trampolino.
Perché, su un piano diverso, quello stesso sguardo e quello stesso sorriso non potrebbero dare a
quel ragazzo più luce e più sicurezza nella vita?
Il canto dell'acqua zampillante trascina lontano dalla palude. La presenza di ragazze allontana
volgarità e rozzezze. Qualcuno di loro, incontrata nelle ore buie, ha letteralmente illuminato
l'anima. Noi siamo ragazzacci goffi e sgraziati; le ragazze ci costringono ad essere educati e
cortesi. La
loro grazia ci rende più fini e ristabilisce l'equilibrio. Noi siamo troppo cerebrali; le ragazze con
il loro cuore capiscono in un istante ciò che noi sezioniamo a fatica con la ragione. La loro
presenza porta la calma; esse sono un sorriso od una dolcezza nell'ambito della nostra lotta.
O Dio, fate che le nostre sorelle, le ragazze, siano armoniose nel corpo, serene e vestite con
gusto. Fate che siano sane e con l'anima limpida. Che siano la purezza e la grazia delle nostre
vite future. Che siano con noi semplici e materne, senza infingimenti o civetterie. Fate che niente
di male s'infiltri tra noi. E che, ragazzi e ragazze, siano gli uni per le altre non una sorgente di
errori, ma di ricchezze ”.
Questo arricchimento reciproco qui così bene disegnato non è sempre, purtroppo, la storia delle
anime. L'adolescente può, o per la sua debolezza personale o per l'influenza deleteria dei discorsi
e degli esempi del suo ambiente, essere già sprofondato nella sensualità. Può avere incontrato
una ragazza facile, a sua volta iniziata prematuramente alla sensualità o portata segretamente
verso di essa, più spesso ancora una ragazza che cerca avidamente, senza arrivare agli estremi, di
soddisfare la sua sete di tenerezza e di affezione, ma pronta per questo, sia pure contro voglia, a
molte concessioni. La passioncella sentimentale allora degenera in una passione sensuale.
L'adolescente dopo un primo periodo di riserbo cede ai suoi istinti carnali, cerca di soddisfare la
sua curiosità e di portare a termine le sue esperienze. Dai baci sfiorati ai baci passionali, dalle
strette di mano all'abbraccio sensuale, dalla carezza leggera ai toccamenti del corpo c'è una
distanza che non può essere percorsa in un giorno. La ragazza d'altra parte non lo permetterebbe.
Ma di concessione in concessione in lei, di audacia in audacia in lui, la strada finisce per
condurre alla fine o vicino alla fine. Alcuni e, più spesso, alcune si asterranno dall'unione
sessuale integrale — e neppure sempre, come lo provano certi fatti — ma si permetteranno tutto
ciò che la precede. Molte volte, all'inizio non sarà senza lotte né rimorsi che avranno sceso
lentamente e progressivamente la china, ma l'esca è così seducente per il ragazzo, il desiderio di
tenerezza e la paura di essere abbandonata così forte nella ragazza che con un cammino più o
meno veloce, alternato ogni tanto da qualche fermata o ritorno, arriveranno ugualmente alla fine.
Non parliamo ora della ragazza, ma certo questo svolgimento dei fatti non si verifica senza
danno anche per l'avvenire del giovane. Fa cedere la coscienza alla passione. Fa prevalere e
dominare gli elementi fisici dell'amore sugli altri.
Senza dubbio cammin facendo la concezione dell'amore potrà arricchirsi di qualcuna di quelle
note di tenerezza descritte sopra. Ma quando sarà richiesto imperiosamente, perché un uomo
possa vivere un bell'amore umano, ch'egli sappia moderare la vivacità del suo desiderio fisico ed
intensificare gli elementi affettivi dell'amore, la sua condotta l'avrà ormai portato non solo in
teoria, ma con una esperienza intensamente vissuta, a mettere in primo piano il predominio fisico
nel suo comportamento amoroso.
Per il bene stesso del ragazzo bisogna togliergli, nel quadro generale della disciplina impostagli,
la possibilità di fare questo genere di esperienze, disastrose per il suo avvenire. Non bisogna
trascurare di mettere in guardia le adolescenti più di quanto lo si fa abitualmente, del pericolo
che esse corrono e dei danni che provocano imprudentemente cedendo alla loro sete di tenerezza.
Sì farà così capire loro quale parte meravigliosa possono sostenere restando giovani avvedute ed
oneste insieme, nell'aiutare l'adolescente a vivere nella purezza e ad acquistare un concetto più
nobile dell'amore.
Relazioni
Ma, diranno le mamme, se questi amoretti di adolescenti hanno su di loro il benefico influsso di
attutire le tentazioni, di elevare la loro concezione dell'amore, come fu detto, non è nostro dovere
il favorirli? Invece ci hanno sempre consigliato il contrario.
Che dobbiamo pensare?
Che in ogni campo bisogna fare un bilancio completo. Il mondo è tale che non c'è niente di così
buono che non presenti degli inconvenienti, né di cosi cattivo che non se ne possa sperare
qualche bene. Se l'adolescente infatti ricava qualche beneficio da un amore innocente ed
ingenuo, questo presenta nondimeno dei gravi svantaggi: per la compagna, dato il suo
temperamento più affettuoso, il pericolo delle disillusioni crudeli e dolorose; per lui stesso la
tentazione di abbandonarsi senza alcuna disciplina di cuore a tutti gli stimoli e di ricorrere al flirt
per provocare di nuovo, quando ne abbia voglia, la sensazione e i sentimenti del suo primo
amore.
Non è questo il luogo dove sviluppare completamente l'argomento della crudeltà e della
frequenza delle delusioni che una adolescente prova nel vedere la rottura di un amore giovanile
sincero, decisa un bel giorno dal suo amico nel quale la fiamma si è spenta mentre in lei è ancora
tutta ardente. L'esperienza prova che questa è la conclusione abituale degli amori, anche sinceri,
dei giovani. Molte mamme potranno richiamare le loro esperienze personali a questo proposito.
Qui non possiamo neppure entrare in particolari nel fare il processo al “ flirt ” e nel ricordarne i
danni.
Anti-scuola dell'amore è una lenta coltura dell'egoismo poiché essenzialmente non è amore per
gli altri, ma amore di sé, impiego della persona altrui, per il proprio vantaggio e la propria
soddisfazione personale.
Questa è la sua grande tara, come pure quella di essere creatore di sofferenza. Poiché il “ flirt ”
non è sempre opera di due e se lo è, raramente la percentuale è uguale, poiché la ragazza
abitualmente non gioca al cento per cento, e segue invece spesso, un po' ingenuamente,
intenzioni più serie, speranze di matrimonio fin dentro ad un “ flirt ” vero o falso che sia.
Che questo poi in moltissimi casi subisca una evoluzione sensuale costituisce un suo ulteriore
grave pericolo. Ma se la mamma, facendolo ragionare, sconsiglia l'adolescente dal lasciarsi
prendere da un “ flirt ” o dal lasciarsi andare ad un amore precoce, può tuttavia procurargli, per
una via migliore, tutti i vantaggi di una maggiore apertura della sua affettività e del suo concetto
dell'amore: facendogli confidenze più ampie di quanto non fa dì solito sull'animo femminile, sul
modo di considerare il matrimonio, permettendo ed anche favorendo in casa incontri, discussioni
amichevoli ed un sano cameratismo con delle ragazze coetanee al suo figliuolo. Se inoltre gli
insegna a tenere a freno i suoi sentimenti, se gli spiega chiaramente, con bontà e semplicità, la
ragione dei suoi consigli, avrà evitato ai suoi figli i pericoli di amori anche sinceri e ne avrà
procurato loro i benefici in misura più che sufficiente.
Che se poi malgrado tutto — perché non sempre si può comandare ai sentimenti e si può essere stati colti di sorpresa
— il cuore dell'adolescente si riempie di un amore febbrile, la mamma, sempre rispettando questo sentimento,
cercherà di ottenere dal figliolo che non faccia alcuna dichiarazione alla ragazza amata e non le manifesti in alcun
modo il suo affetto. Sarebbe il provocare in lei un turbamento profondo, delizioso allo inizio, ma ahimè! spesso, alla
fine, destinato all'amarezza!
CAPITOLO III
DUE TIPI DI GIOVANI
I tratti diversi del carattere dipinti fin qui nelle loro linee essenziali si trovano in grado diverso
nella maggior parte degli adolescenti. Bisogna tuttavia notare bene alcune differenze notevoli
che possono sussistere tra i ragazzi in conseguenza delle influenze, impossibili a cogliersi nei
particolari, della loro base fisiologica, del loro ambiente, della loro affettività personale.
Potremmo facilmente classificare il mondo maschile in due categorie: quella dei virili e quella
dei sentimentali. I virili sono i ragazzi nei quali si verifica maggiormente il disegno che abbiamo
fatto dell'adolescenza.
Amano soprattutto l'azione, sono pieni di vita nel gioco e capaci di cavarsela alla svelta nelle
birichinate: hanno i piedi molto sulla terra e in genere non si impicciano troppo con
considerazioni sentimentali.
Molto positivi sanno il valore del denaro e faranno volentieri del commercio; si dedicano con
slancio agli sport; fanno tutto con passione, almeno quello che è gioco o attività scelta
liberamente: è più raro che mettano lo stesso ardore nello studio: sanno star bene al mondo, piace
loro ridere e scherzare, sono amici dei comodi: sfuggono lo sforzo; non quello che è conquista:
scoperte e record, ma quello del servizio umile e senza guadagno.
Perciò in casa sono poco servizievoli e trovano naturale il lasciare i pesi alle loro mamme e
sorelle. Sono portati all'azione: la loro vita interiore è ridotta, sono più sensuali che sentimentali,
cercano il loro piacere, e gustano le ghiottonerie e i dolci, più tardi le sigarette e i liquori.
Ricchi di vitalità durano fatica a dominare le loro tentazioni: le loro lotte, ammesso che lottino,
sono segnate da più di una caduta. Non si può dire che siano molto comprensivi degli altri: non
sono cattivi, ma urtano inconsapevolmente: senza saperlo arrecano pena. Del resto avranno i loro
momenti di generosità: potrà capitare che, commossi, diano di colpo tutto il contenuto del loro
borsellino: sogneranno di darsi al problema sociale: penseranno di diventare missionari. Non
hanno una pietà religiosa veramente sentita; in essi tutto è visione intellettuale e convinzione
della volontà, risultato dell'influenza dell'ambiente in cui furono educati: non sono mistici, tranne
che in brevi momenti.
È tra questi che viene reclutata la maggior parte degli scout. Più tardi diventeranno ingegneri,
ufficiali, commercianti, uomini d'affari. Potranno essere buoni mariti, onesti, lavoratori, retti.
Raramente saranno mariti teneri: non è tra loro che si dovranno cercare i poeti e gli artisti.
Questo tipo di temperamento che è il più frequente tra i giovani richiede una educazione che li
ingentilisca, porti loro un po' di sentimento, li renda più civili senza togliere la virilità. Bisogna
cercare di dare quello che manca loro, non di togliere ciò che hanno.
Tutt'altro è il mondo dei sentimentali. Certo anche tra loro si troveranno, benché sotto un'altra
forma, i tratti principali del carattere che abbiamo descritto nelle pagine precedenti. Ma,
ciononostante, il loro stato d'animo sarà diverso. Saranno molto più sognatori che attivi. Li si
vedrà spesso ripiegati su se stessi e meditabondi. Facilmente timidi, esiteranno davanti all'azione;
si lasciano trascinare dagli altri più che non si diano spontaneamente. Hanno una sensibilità assai
viva; risentono molto e presto dei colpi della vita e sopportano gli insuccessi con fatica. Le loro
gioie, più rare, sono anche più entusiaste, più graduate e più vibranti: sono per natura più
pessimisti che ottimisti.
Essendo molto più sensibili del tipo virile si renderanno conto molto meglio delle complessità
della vita e della sua fondamentale fragilità. Si scoraggeranno facilmente pensando all'avvenire
perché ne suppongono e ne individuano le difficoltà. Piuttosto artisti gusteranno profondamente
la letteratura, la poesia, la musica, la pittura. Sono interessati più al mondo del bello che al
mondo dell'utile.
Piace loro abbandonarsi alle loro impressioni, si compiaceranno anche, eterni romantici, delle
loro sofferenze. Facilmente delicati, intuiranno senza fatica la reazione altrui, sentiranno se il
loro gesto piace od urta. Sensuali anch'essi lo saranno alla loro maniera, con più mollezza ed
unendo di più il cuore ai sensi, l'emozione alla sensazione. Spesso mancano di energia: le
decisioni energiche costano loro fatica e ci mettono molto tempo a prenderle. La loro religione è
nello stesso tempo più metafisica e più sensibile. Sentendo di più la fragilità delle cose,
capiscono anche meglio la dipendenza essenziale dell'uomo da Dio e il problema dell'aldilà.
Sono più emotivi e quindi la loro pietà sarà più ricca di sentimento. L'avvenire fa loro paura: si
sentono poco agguerriti per affrontare ed entrare nella giungla degli affari. Trovano più
soddisfazione a gustare, a sentire, a godere. Non fanno dello scoutismo: se hanno fatto parte di
un clan lo hanno presto lasciato. È in questo gruppo che si troveranno gli artisti, i musicisti, i
poeti, i letterati.
In generale saranno mariti teneri ed affezionati, ma la moglie non troverà in loro un grande
appoggio. Anzi, saranno loro invece che cercheranno di appoggiarsi a lei. Il loro stato d'animo
esigerebbe che l'educazione formasse in loro la volontà. Ogni tipo di carattere ha le sue risorse e
le sue mancanze: del resto si contano raramente allo stato puro.
Il virile può avere momenti di sentimento, soprattutto nella adolescenza, ma non durano: il
sentimentale può avere le sue ore di energia ed ottimismo, ma passano presto. Tocca
all'educatore abile il temperare un po' le virtù, il colmare, sempre imperfettamente, le lacune.
Fisicamente il virile di solito sarà un ragazzo dal viso pieno, con gli occhi facilmente luminosi e
ridenti, con le labbra spesse, le mani larghe e grandi: il torace ampio, le gambe solide e ben
piantate. Il sentimentale sarà più spesso longilineo, di statura media, con il viso lungo e scarno,
gli occhi affondati nell'orbita, lo sguardo triste e profondo, il naso affilato, le labbra sottili, il
torace stretto, con un aspetto generale più fragile, più magro. A vent'anni compariranno le prime
rughe: le vene si mostreranno sulle tempio, le mascelle saranno ben delineate sotto la pelle tesa,
l'espressione contratta e concentrata, effetto naturale della introspezione frequente e dell'analisi
interiore, abituali al loro possessore.
Bisogna evitare di pensare che questo ritratto abbia un valore universale: ma sarà bene
ammetterne spesso l'esattezza.
PARTE TERZA
LA GIOVINEZZA
CAPITOLO UNICO
IL GIOVANE
Verso i diciotto anni l'adolescente è al termine della sua crisi di formazione ed entra in uno stato
di maggior maturità e stabilità: la giovinezza.
A dire il vero anch'essa non sarà totalmente esente da scosse: anzi questa sarà, per esempio,
proprio la condizione del giovane fino allora vissuto in casa che si trovi costretto a vivere fuori
dell'ambiente familiare, sia in parte, per la sua vita professionale, sia quasi completamente per i
suoi studi universitari. Questo stato di cose generalmente lo spinge ad affermare ancora più la
sua indipendenza di giudizio e di atteggiamento nei confronti della famiglia ed a fare le prime
prove di una vita praticamente libera, esente da tutele e sorveglianze.
Il cambiamento tra le condizioni di vita di ieri — frequenza alla scuola e vita di casa, quindi
sempre sotto un controllo più o meno immediato delle occupazioni o dell'impiego del tempo — e
quello di oggi — alloggio in un pensionato, in un albergo, lontano dalla famiglia — può essere
molto grande. Quando l'educazione precedente è stata severa e la libertà ridotta accade molto
spesso che il giovane, inebriato del suo nuovo stato di indipendenza, sia tentato di abusarne.
L'ambiente universitario da questo punto di vista è assai istruttivo. Abitualmente sono quelli del
primo anno, le “ matricole ”, che manifestano più rumorosamente la loro emancipazione; rientri a
tarda ora, abbondanti libagioni, buffonate chiassose, canzoni a squarciagola, manifestazioni
rumorose, discorsi audaci…Certo, ci sono anche degli anziani che fanno così, ma l'eccesso, per
lo più, viene dai più giovani. Attraverso queste scosse tuttavia si sta operando la stabilizzazione
della personalità. L'umore diventa più uguale: i giudizi più duraturi. Il fatto è che in un anno o
due l'esperienza sociale anche se è ancora incompleta si è però ampliata. I contrasti con i genitori
esternamente saranno meno violenti, se non meno profondi. Questo per parecchie ragioni: i
genitori stessi rispettano di più e quasi temono la personalità del giovane: il giovane ha maggior
fiducia e sicurezza in se stesso e sente meno il bisogno della approvazione esterna. Ieri voleva
piuttosto convincere, persuadere, cioè convertire alle sue idee: oggi è meno proselita, sicuro
com'è di trovare di fuori molta gente che condivide le sue idee. La sua timidezza di adolescente
lascia il posto assai spesso ad una maggior fiducia in se stesso; si muove con più agio: i contrasti
in famiglia saranno meno frequenti.
Il fatto è che ieri l'adolescente doveva combattere per affermare e far riconoscere il suo nascente
diritto all'indipendenza: oggi questa non è più contestata al giovanotto. Fa molto meno ricorso
all'introspezione a meno che sia un artista o un sentimentale. Oggi infatti sa all'incirca, cos'è la
sua personalità, il suo valore, i suoi limiti, le sue qualità e i suoi difetti. Avendo accostato
parecchia gente ha potuto fare molti confronti che gli hanno permesso di conoscersi meglio.
I suoi sogni e le sue ambizioni sono diventati molto realistici: è oggi che viene fatta la scelta
della carriera. È stato costretto a scegliere e se questa scelta ha potuto farla con piena libertà ora
vi si adatta, I suoi progetti per l'avvenire, così limitati, prendono corpo e consistenza: ora può
prevedere quasi a colpo sicuro, almeno per molte professioni, quali saranno le sue tappe future.
Spesso conosce fin dove può arrivare e il massimo realizzabile delle sue ambizioni. Il fatto di
non essere più nell'impreciso, nell'incerto, nel fluido, ma di vivere invece secondo una decisione
ben determinata contribuisce a dargli maggior stabilità. Il gusto un po' ingenuo delle avventure è
passato. Qualcuno ne conserverà la nostalgia e — se c'è l'occasione — farà ancora qualche
concessione, ma sarà con un senso di disagio, con una certa impressione di far qualcosa di
inadatto alla sua età. Alcuni troveranno una soluzione brillante del problema: soddisferanno ai
loro gusti dell'adolescenza che permangono sotto sotto, compiendo contemporaneamente un
compito da adulto e di dirigente; è il caso per esempio dei capi dei reparti scout. Ma allora,
malgrado le apparenze, non sarà più né l'avventura né il gioco che essi cercheranno in primo
luogo, ma la gioia di attuare qualcosa. La loro sensibilità acquista pure un carattere più stabile e
più fermo. Senza esservi totalmente indifferenti, ora sono meno scossi dalle critiche, sono più
indipendenti di fronte al “ cosa si dirà? ”. Tutto ciò è in armonia con lo sviluppo della loro
personalità e con la sicurezza di se stessi che vanno acquistando.
La loro sensualità o è diventata più brutale o si è moderata. Non si accontenteranno più cosi
facilmente delle mezze misure oppure avranno acquistato una volontà un po' più energica per
resistere alle tentazioni.
Un maggior contatto con la vita, l'abitudine di frequentare il mondo femminile, dei nuovi centri
d'interesse (politica, letteratura, gioco delle carte, fotografia, alpinismo) che occupano il loro
spirito e lo svagano in diverse distrazioni, fanno sì che le loro tentazioni siano diventate meno
lancinanti di quanto non lo erano nel mondo più chiuso della loro adolescenza. Il loro corpo e il
loro cuore è sviluppato: diventano capaci di un amore meno superficiale. Non siamo ancora
all'amore profondo e tenero possibile a ventidue, a venticinque anni, ma sono primizie
primaverili.
La volontà si è irrobustita; sono meno paurosi, più decisi, sanno meglio ciò che vogliono e lo
vogliono con più ostinazione e lo ricevono con maggior tenacia. Ma non sempre sanno volere.
La loro visione sociale si è ampliata: oggi sanno ciò che significa vita politica, vita sociale, vita
economica. La pratica della loro professione o la preparazione necessaria con lo studio
specializzato, fanno loro capire di giorno in giorno, sempre meglio come funzionano le cose
pubbliche. Le loro preoccupazioni insensibilmente diventano quelle degli adulti. È l'età in cui
possono anche manifestarsi con forza delle crisi di fede o può insinuarsi nell'animo la incredulità.
L'insegnamento catechistico attuale è ancora inadatto agli ambienti intellettuali
ed agli adulti. Non si è capito che nell'atmosfera razionalista del nostro secolo l'argomento di
autorità è respinto: la religione è predicata ancora come due o tre secoli fa quando la scienza era
agli inizi e gli scambi culturali erano meno frequenti e meno facili. Senza un insegnamento che,
senza nulla mutare dei fondamenti delle verità rivelate, si adatti meglio alla mentalità ed ai
problemi d'oggi, molti giovani a contatto — durante i loro studi superiori o nell'ambiente di
lavoro — con tutto un mondo non conformista sentono vacillare le loro convinzioni, sono minati
dal dubbio ed abbandonano se non ogni convinzione, almeno ogni pratica religiosa. Qualcuno
invece si rafforza nella fede perché non la basa più sulla tradizione familiare, ma su riflessioni e
convinzioni personali. La maggior parte tende ad una certa indifferenza; le preoccupazioni
economiche, le lotte politiche, l'obbligo di guadagnare o la preparazione per l'avvenire assorbono
quasi tutte le preoccupazioni di carattere spirituale. Le distrazioni, gli sport, il cinema, le letture
si prendono il resto. Non c'è più tempo, non si ascoltano più come prima delle lezioni, dei corsi,
delle prediche, delle esortazioni che potrebbero riportare ogni tanto l'animo ai problemi
essenziali.
Vediamo dunque che la differenza spirituale tra il giovane e l'adolescente è grande. Questo
viveva in un'età caotica e vulcanica: tutto in lui andava prendendo forma. Erano, nel suo terreno,
le effervescenze degli inizi, delle primavere, con il sole e gli acquazzoni. Il giovane al confronto
entra in una età più tranquilla, meno mutevole, in una stagione più stabile. Si avvicina alla statura
dell'adulto. Certo molte evoluzioni saranno ancora possibili prima della piena maturità; ma in
molti se ne possono già scorgere i segni precursori e le loro caratteristiche. Possano le mamme
aver preparato già da molto tempo nei loro adolescenti quelle felici maturazioni alla giovinezza e
poi all'età adulta!
PARTE QUARTA
CONCLUSIONI
CAPITOLO UNICO
CONSIGLI ALLE MAMME IN FORMA DI CONCLUSIONE
Questo libro aveva lo scopo di aiutare le mamme a capire meglio i loro adolescenti. Potrebbe
finire qui. Tuttavia prima di terminare vuol dare qualche consiglio.
1. Cercate di capire meglio i vostri adolescenti. È vero che non sono facili a capirsi; cambiano
spesso di umore e di atteggiamento, si chiudono in se stessi, non dicono una parola su quello che
pensano o sentono; non rispondono che con il mutismo alle domande che vengono loro rivolte...
Per favore, non accontentatevi di leggere questo libro una volta sola. Rileggetelo. Meditatelo.
Credete a ciò che dice, Verificate se spesso non dovete voi stesse constatare che dice il vero.
Abbiate fiducia nelle sue affermazioni se non per ogni particolare - gli individui sono tanto
diversi! — almeno per i tratti generali e per l'evoluzione che ha descritto.
2. Accettate di veder diventare grande il vostro bambino. La sua età bella è passata: non tornerà
più. Non sarà mai più un bimbo: diventa un uomo.
La maternità è questo: mettere al mondo dei bambini non perché restino tutta la loro vita attaccati
alla mamma, ma perché se ne stacchino realmente — non col cuore, certo! — e adempiano alla
loro professione di uomini. Offrite al Signore questo olocausto.
3. L'adolescenza è un'età difficile per tutti, per il bambino come per i genitori. Non stupitevi delle
disobbedienze, della spregiudicatezza, delle ribellioni, delle pretese di libertà... Non
scoraggiatevi... Però non rinunciate alla vostra missione... Sappiate adattarvi, armatevi dì
pazienza, scegliete il momento opportuno per parlare: richiamate con dolcezza: suggerite spesso:
incoraggiate costantemente : fate ragionare il vostro figliuolo sul suo modo di sentire e di
comportarsi. Fate appello alla sua coscienza ed al suo dovere. Con discrezione, con abilità, con
opportunità, con perseveranza. Siate disposte a ricominciare venti volte, in una maniera nuova, le
vostre esortazioni, ma distanziatele, non soffocatelo. Scegliete l'ora buona per fargliele.
4. Non trascurate di educare i vostri figliuoli alla vita ed all'amore. Fatevi, se è possibile, aiutare
da vostro marito, dai loro educatori. Anche su questo punto, non perdetevi d'animo, dovete fare
la vostra parte e spesso dovrete fare anche quella degli altri: fatelo con coraggio. Oggi molto si è
scritto in vostro aiuto: non camminate nel buio : non siete più sole.
5. Se il vostro adolescente è veramente molto difficile, fate ricorso ad un medico, ad un istituto
medico-pedagogico. Aumentano ogni giorno e sono sempre più preparati ed attrezzati.
6. La confidenza non si impone con l'autorità, non si ottiene con un ricatto affettivo: si merita e si
conquista: con la comprensione e la bontà.
7. L'adolescente ha bisogno di espansione anche fuori della famiglia. Le sue uscite per i giochi,
le escursioni, lo sport sono necessari al suo equilibrio. Non negateglieli. Non costringetelo a
delle passeggiate di programma; nessuna passeggiata oppure passeggiate gaie, allegre,
entusiasmanti, all'avventura.
8. L'adolescenza è un'età di transizione e di crisi. Non sperate di evitare totalmente questa crisi.
Non è neppure certo che sia da augurarselo, la lotta rafforza la virtù. Ma se non potete evitare ai
vostri ragazzi tutte le difficoltà, almeno con la vostra comprensione, con il vostro affetto potrete
attutirle sensibilmente e aiutarli a vincerle. Ed è già molto.
9. Non parlate troppo di Dio ai vostri adolescenti, ma parlate molto di loro a Dio. Ed affidate il
loro avvenire alla sua Provvidenza. Non crediate, dopo aver letto, di aver assimilato di colpo tutti
gli insegnamenti e le informazioni di questo libro. Non vi pare che sarebbe utile rileggere adagio,
attentamente, riflettendo, se non tutta l'opera almeno quei capitoli che vi sembra che trattino
quelle difficoltà che “ in questo momento ” incontrate con i “ vostri ” adolescenti?
Essi poi accostano delle adolescenti e sono a contatto con loro. Non vi converrebbe leggere,
anche se non avete delle ragazze, “ La psicologia delle adolescenti spiegata alle mamme ”? Forse
vi aiuterebbe a farla meglio capire ai vostri figlioli.