23 – Il Matrimonio e la Famiglia

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23 – Il Matrimonio e la Famiglia
23 – Il Matrimonio e la Famiglia
Il matrimonio fu istituito da Dio in Eden e da Gesù fu definito un’unione d’amore, per tutta la
vita, fra un uomo e una donna. Per il cristiano il matrimonio è un impegno con Dio oltre che
con il coniuge e perciò è bene che sia un contratto solo fra due persone che condividono la
stessa fede. L’amore, l’onore, il rispetto e la responsabilità reciproci sono gli elementi
essenziali di questa relazione che deve riflettere l’amore, la santità, l’intimità e la perpetuità
della relazione esistente fra Cristo e la sua chiesa. Riguardo al divorzio, Gesù insegnò che la
persona che lo attua – salvo che per fornicazione – e contrae un nuovo matrimonio, è
colpevole di adulterio. Sebbene alcuni rapporti coniugali possano allontanarsi dall’ideale, quei
coniugi che si sono impegnati reciprocamente in Cristo, potranno raggiungere la vera unione
grazie alla guida dello Spirito Santo e all’aiuto della chiesa. Dio benedice la famiglia e vuole
che i suoi membri si sostengano a vicenda per il raggiungimento di una completa maturità. I
genitori devono educare i loro figli ad amare e a ubbidire a Dio. Con il loro esempio e con le
loro parole devono insegnare loro che Cristo è un Maestro affettuoso, tenero e pieno
d’attenzioni, che vuole aiutarli a diventare membra del suo corpo che è la famiglia di Dio. Una
delle caratteristiche del messaggio evangelico finale è la maggiore unione familiare (cfr. Gn
2:18-25; Mt 19:3-9; Gv 2:1-11; 2 Cor 6:14; Ef 5:21-33; Mt 5:31,32; Mc 10:11,12; Lc 16:18; 1
Cor 7:10,11; Es 20:12; Ef 6:1-4; Dt 6:5-9; Pr 22:6; Ml 4:5, 6).
LA FAMIGLIA E’ IL CONTESTO PRIMARIO per la restaurazione dell’immagine di Dio
negli uomini e nelle donne. Nella famiglia, il padre, la madre e i figli possono esprimere se stessi
pienamente e soddisfare i loro reciproci bisogni di appartenenza, di amore e d’intimità. In essa
viene stabilita l’identità e sviluppata la stima personale. E’ anche l’ambito in cui, per grazia di Dio, i
principi della vera cristianità sono messi in pratica e i suoi valori trasmessi alle generazioni future.
La famiglia può essere un luogo di grande felicità, ma anche l’arena di terribili sofferenze.
Una vita familiare armoniosa manifesta i principi della cristianità nel vissuto, rivelando il carattere
di Dio. Sfortunatamente la manifestazione di questi aspetti nelle famiglie moderne è rarissima.
Invece, molte dimostrano nei pensieri e negli intenti dei cuori umani e malvagi: litigi, ribellione,
rivalità, collera, indecenza e anche crudeltà. Questi non erano parte del piano originale di Dio. Gesù
disse: “ma da principio non era così” (Mt 19:8).
Da Principio
Il sabato e il matrimonio sono i due primi doni dati da Dio alla famiglia umana. Il loro scopo
era di far gustare all’umanità la gioia del riposo e dell’appartenenza senza riguardo ai tempi, ai
luoghi e alle culture. La creazione di Dio su questa terra culminò con la costituzione di queste due
istituzioni. Esse furono i migliori di tutti i doni infinitamente buoni ch’egli diede agli umani alla
creazione, i suoi atti conclusivi. Nell’istituire il sabato, Dio donò loro un tempo per riposare e per
rigenerarsi, un tempo di speciale comunione con lui. E nel formare la prima famiglia, egli istituì
l’unità sociale che avrebbe formato l’umanità, dando agli individui un senso di appartenenza e
provvedendo loro tutte le opportunità diventare persone mature al servizio di Dio e degli altri.
Maschio e Femmina all’Immagine di Dio. Genesi 1:26,27 descrive come Dio creò gli
esseri umani che avrebbero dovuto abitare questa terra. “Poi Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra
immagine, conforme alla nostra somiglianza” e così “Dio creò l’uomo a sua immagine, lo creò a
immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. Qui, il termine uomo è utilizzato (sia in ebraico che
in italiano) in senso generico, così come viene usato più di 500 volte altrove nell’Antico
Testamento. Questo termine include maschio e femmina. Il testo rende chiaro che non si può
considerare l’uomo come creato all’immagine di Dio e la donna all’immagine dell’uomo.1 Al
contrario, tutte e due furono fatti a immagine di Dio.
Proprio come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono Dio, così maschio e femmina insieme
formano “l’uomo”. E come la Trinità, i due benché debbano essere uno, non hanno la stessa
funzione. Sebbene sono uguali nell’essere, nel loro valore intrinseco, non sono un’identica persona
(cfr. Gv 10:30; 1 Cor 11:3). I loro corpi sono complementari, le loro funzioni cooperative.
Entrambi i generi, maschile e femminile, sono buoni (Gn 1:31), come pure i loro diversi
ruoli. La famiglia e la casa sono costruite sulla differenziazione sessuale. Dio avrebbe potuto
propagare la vita sulla terra senza creare il maschio e la femmina, come avviene nella riproduzione
asessuale di alcune forme di vita. Ma Dio formò “due individui, identici nella forma e nelle
caratteristiche generali, ma ciascun d’essi avente in se stesso qualcosa che manca nell’altro e che è
complementare all’altro”.2 Un mondo composto esclusivamente da esseri di un solo genere non
sarebbe stato completo. La complementarietà può aver luogo solo in una società composta da
maschi e da femmine. Dunque, l’uguaglianza non è in questione, poiché entrambi sono essenziali.
Durante il suo primo giorno, Adamo, il primo nato e così il capo della razza umana,3
guardandosi attorno comprese di essere unico, che nessun altro gli somigliava. Infatti, “per l’uomo
non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui” (Gn 2:20). Dio fu sensibile a questa mancanza, poiché
egli stesso disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui” (Gn
2:18).
In questo brano, la parola ebraica neged, tradotta “adatto”, è un nome che si riferisce alla
preposizione stare “davanti a, in fronte a, opposto a, corrispondente a” qualcuno o a qualcosa. In
questo caso la persona che doveva stare di fronte ad Adamo, doveva completarlo doveva
corrispondere a lui come la sua altra metà. Così Dio, “fece cadere un profondo sonno sull’uomo”,
prese “una delle costole di lui” (Gn 2:21,22), e formò la sua compagna.4
Al risveglio, Adamo riconobbe all’istante la stretta ed intima relazione che questo specifico
atto creativo aveva reso possibile. Per questo esclamò: “questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e
carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo” (Gn 2:23; cfr. 1
Cor 11:8).
Il Matrimonio. Dalla diversità del maschio e della femmina Dio formò un’unità. E il primo
venerdì della storia, egli eseguì il primo matrimonio, unendo i due umani, gli epitomi della sua
immagine, per renderli uno. Da allora in poi, il matrimonio è diventato la fondazione della famiglia,
la base della società stessa.
Le Scritture descrivono il matrimonio come una decisione di allontanamento che di
attaccamento: uno “lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa
carne” (Gn 2:24).
1. Lasciare. Lasciare le relazioni primarie precedenti è di vitale alla relazione matrimoniale.
Questa ha la priorità su quelle parentali e filiali. “Lasciare” le relazioni con i propri genitori
permette di “unirsi” all’altro. Senza questo processo viene a mancare la stabile fondazione del
matrimonio.
2. Unirsi. Il termine ebraico tradotto “si unirà” deriva dalla parola che significa “attaccarsi a,
legarsi a, congiungersi a, aggrapparsi a”. Come nome, può significare congiungere e saldare (Is
41:17). La forza e l’intimità di questa unione illustra la natura del legame matrimoniale. Ogni
tentativo di rompere questa unione spezzerà i legami individuali dell’intimità reciproca. Che questa
unione è molto intima è evidente dal fatto che lo stesso verbo viene usato per mostrare il legame tra
Dio e il suo popolo, così descritto: “servilo, tieniti stretto a lui e giura nel suo nome” (Dt 10:20).
3. Fare un patto. Nelle Scritture questo giuramento, questa promessa tramite la quale la
coppia si lega assieme, è definito “un patto, il termine usato per il più solenne e intimo accordo che
la Parola di Dio riporta (Ml 2:4; Pr 2:16,17). La relazione fra marito e moglie deve essere modellata
secondo il patto eterno che Dio ha stabilito con il suo popolo, la chiesa (Ef 5:21-33). L’impegno
reciproco, dell’uno verso l’altro, deve imitare la fedeltà e la durata che caratterizza il patto di Dio
(Sal 89:34; Lam 3:23).
Dio e la famiglia della coppia, gli amici e la comunità, testimoniano il contratto che i due
coniugi fanno l’uno con l’altro. E in quell’istante il patto viene ratificato in cielo. “Quello dunque
che Dio ha unito, l’uomo non lo separi (Mt 19:6). La coppia cristiana comprende che nel
matrimonio devono essere fedeli l’uno all’altro per tutta la durata della loro vita.5
4. Diventare una sola carne. Lasciando i propri parenti e facendo un patto per congiungersi,
produce una unione che è un mistero. Questa è una unione nel senso più pieno: la coppia sposata
cammina insieme, vive insieme e condivide una profonda intimità. All’inizio implica l’unione fisica
del matrimonio. Ma dopo questa si riferisce anche all’intimo legame di mente e di emozioni che
circonda l’aspetto fisico della relazione.
a. Camminare insieme. Circa la relazione con il suo popolo, Dio chiede: “due uomini
camminano forse insieme, se prima non si sono accordati?” (Am 3:3). Questa domanda è
appropriata anche per quelli che desiderano diventare una carne sola. Dio istruì gli israeliti a non
unirsi in matrimonio con le nazioni vicine, “perché,” spiegò, “distoglierebbero da me i tuoi figli
che servirebbero dèi stranieri” (Dt 7:4; cfr. Gs 23:11-23). Quando gli israeliti ignorarono queste
istruzioni si ritrovarono ad affrontare delle conseguenze disastrose (Gdc 14-16; 1 Re 11:1-10;
Esd 9;10).
Paolo sottolineò questo principio in ampi termini: “non vi mettete con gli infedeli sotto
un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale
comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo tra Cristo e Beliar? O quale relazione c’è tra
il fedele e l’infedele? E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il
tempio del Dio vivente” (2 Cor 6:14-16; cfr. vss. 17,18).
Chiaramente, le Scritture intendono che i credenti si sposino solo con dei credenti. Ma
questo principio si estende anche oltre. La vera unione richiede anche un accordo nelle credenze
e nelle pratiche. Differenze nell’esperienza religiosa conducono a differenze nello stile di vita, e
queste possono creare profonde tensioni e dissensi nel matrimonio. Per ottenere l’unità di cui le
Scritture parlano, dunque, gli individui dovrebbero sposarsi nell’ambito della propria comunità
di fede.6
b. Stare insieme. Per diventare una carne sola, due persone devono diventare totalmente
leali l’uno all’altro. Quando uno si sposa, rischia qualsiasi cosa e accetta qualsiasi cosa che
sopraggiunge con l’altra parte. Gli individui che si sposano proclamano la loro volontà di
condividere la responsabilità dell’altro, di stare uniti qualsiasi cosa succeda. Il matrimonio
richiede un amore attivo che non rinuncia mai.
“Le due persone condividono tutto quello che hanno, non solo i loro corpi, non solo le
loro possessioni materiali, ma anche i loro pensieri e i loro sentimenti, le loro gioie e le loro
sofferenze, le loro speranze e le loro paure, i loro successi e i loro fallimenti. ‘Diventare una
carne’ significa che i due individui diventano completamente uno in corpo, anima e spirito, pur
rimanendo due differenti persone”.7
c. L’intimità. Diventare una sola carne implica l’unione sessuale: “Adamo conobbe Eva
sua moglie, la quale concepì” (Gn 4:1). Nell’ impulso di congiungersi, impulso che uomini e
donne hanno provato fin dai tempi di Adamo ed Eva, ogni coppia duplica la prima storia
d’amore. L’atto dell’intimità sessuale è, per i due, la cosa che più si avvicina all’unione fisica; e
rappresenta pure l’intimità più profonda che la coppia può sperimentare anche emotivamente e
spiritualmente. L’amore cristiano degli sposi dovrebbe essere caratterizzato da calore umano,
gioia e delizia (Pr 5:18,19).
“Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da
infedeltà” (Eb 13:4). “Le Scritture dichiarano a chiare lettere che l’espressione sessuale dell’
amore esistente tra marito e moglie da parte del piano di Dio. Come lo scrittore agli Ebrei
enfatizza, questo atto ‘non’ è ‘macchiato’, non è peccaminoso, non è sporco. Il letto coniugale
ha un posto di grande onore nel matrimonio, è il luogo santissimo del matrimonio, dove marito
e moglie s’incontrano per celebrare l’amore che hanno l’uno per l’altro. E’ un tempo sia santo
che intensamente gioito”.8
5. L’amore biblico. L’amore coniugale è incondizionato, affettuoso, è una intima devozione
reciproca che promuove la crescita di entrambi i coniugi all’immagine di Dio in tutti gli aspetti della
loro persona: fisici, emotivi, intellettuali e spirituali. Nel matrimonio operano differenti tipi di
amore; esso ha il suo periodo romantico, passionale, confortante, di affettuosa compagnia e di
appartenenza. Ma è sempre l’amore agape descritto nel Nuovo Testamento, l’amore altruistico che
da tutto se stesso per l’altro e che costituisce la fondazione di un amore coniugale vero e duraturo.
Gesù ha manifestato l’espressione più elevata di questo genere d’amore, quando accettando
sia la colpa che le conseguenze dei nostri peccati, si recò alla croce. “Avendo amato i suoi che erano
nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13:1). Lui ci amò nonostante la fine alla quale lo condussero i
nostri peccati. Questo era, ed è l’incondizionato amore agape di Cristo Gesù.
Descrivendolo, Paolo disse: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore
non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse,
non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, soffre
ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno” (1
Cor. 13:4-8).
Commentando su questo brano, Ed Wheat scrisse: “L’amore agape è connesso alla fonte
della potenza eterna e può continuare a operare anche quando qualsiasi altro genere di amore viene
a mancare… Ama, non importa cosa. Non importa quanto l’altro individuo non sia amabile, agape
continua ad amare. Agape è incondizionato quanto lo è l’amore di Dio per noi. E’ un’attitudine
mentale basata su una deliberata scelta della volontà”.9
6. La responsabilità spirituale dell’individuo. Benché i coniugi abbiano fatto un patto l’uno
con l’altro, ciascuno d’essi è individualmente responsabile per le scelte che ha fatto (2 Cor 5:10).
Assumersi questa responsabilità significa non accusare l’altra persona per ciò si è individualmente
fatto. Significa anche accettare la responsabilità della propria scelta spirituale, poiché non si può
dipendere dalla forza spirituale dell’altro coniuge. D’altra parte, però, la relazione che uno ha con
Dio può servire come una fonte di forza e d’incoraggiamento per l’altro.
Gli Effetti della Caduta sul Matrimonio
La distorsione dell’immagine di Dio nell’umanità dovuta al peccato ebbe effetti devastanti
sul matrimonio quanto su ogni altra area dell’esistenza umana. La ricerca del proprio interesse
s’intruse là dove una volta regnavano l’amore e l’unità. Il motivo primario di tutti coloro che non
sono motivati dall’amore di Cristo è l’egoismo. Infatti, il denominatore comune di tutti i fallimenti
cristiani deriva dall’andare contro a tutti i principi di rinuncia, di servizio e di perdono che il
Vangelo rappresenta.
Con la loro disubbidienza, Adamo ed Eva contravvennero lo scopo della loro creazione.
Prima del peccato avevano vissuto una relazione totalmente disinvolta davanti a Dio. Dopo, invece
di andargli incontro con gioia, si nascosero impauriti, tentando di coprire la verità su se stessi e di
negare la responsabilità delle proprie azioni. Pervasi da un profondo senso di colpa che i loro
ragionamenti non potevano cancellare, non riuscirono a resistere allo sguardo di Dio e dei suoi santi
angeli. Da allora, l’evasione delle proprie responsabilità e l’auto-giustificazione hanno costituito il
modello comune delle relazioni umane con Dio.
La paura che spinse Adamo ed Eva a coprirsi distorse non solo la relazione fra loro e Dio ma
anche quella fra i due coniugi. Quando Dio pose delle domande, entrambi cercarono di proteggersi
a spese dell’altro. Le loro accuse danno evidenza della profonda rottura prodotta nell’amorevole
relazione che Dio aveva stabilito fra i due alla creazione.
Dopo il peccato, Dio disse alla donna “i tuoi desideri si rivolgeranno verso tuo marito ed egli
dominerà su di te” (Gn 3:16). La sua intenzione con questo principio, non era di cambiare
l’uguaglianza basilare dell’uomo e della donna, ma di avvantaggiare la prima coppia e tutte le
coppie sposate successive.10 Anche questo principio, sfortunatamente, è stato distorto. E purtroppo,
da quel momento e nel corso dei millenni, il matrimonio è stato caratterizzato dal dominio ottenuto
per mezzo del potere, della manipolazione e della distruzione dell’individualità. L’egocentrismo ha
lasciato pochissimo spazio all’accettazione reciproca e all’apprezzamento reciproco.
L’essenza della cristianità è vivere nell’armonia generata dalla rinuncia di sé, la stessa che
caratterizzò il matrimonio prima della caduta e che il peccato distrusse. L’affetto del marito e della
moglie deve contribuire alla felicità reciproca. Ciascuno deve coltivare la felicità dell’altro. I due si
devono fondere e diventare un uno senza che nessuno perda la sua individualità, la quale appartiene
a Dio.11
Le Deviazioni dall’Ideale di Dio
La Poligamia. La pratica di un compagno che mantiene più di una moglie è contraria
all’unità e all’unione che Dio ha stabilito per il primo matrimonio nell’Eden. Nella poligamia non
ha luogo la separazione da tutti gli altri per diventare una sola carne. Sebbene le Scritture riportano
dei matrimoni multipli come una realtà culturale dei tempi dei patriarchi, le descrizioni bibliche
fornite mostrano chiaramente che quei matrimoni non erano l’ideale di Dio. Infatti, le loro varie
sottounità furono implicate in lotte di potere e sperimentarono amari risentimenti e alienazione (cfr.
Gn 16; 29:16-30:24, etc.), e i loro figli vennero utilizzati come armi emotive per ferire altri membri
della famiglia.
Il matrimonio monogamo è il solo che fornisce alla coppia un senso di appartenenza, che
rafforza l’intimità e il legame. I due comprendono che la loro relazione è unica e che nessun altro
può condividere ciò che fanno. Inoltre, quella monogama riflette più chiaramente la relazione tra
Cristo e la sua chiesa e tra l’individuo e Dio.12
La Fornicazione e l’Adulterio. Il pensiero e la pratica odierna prendono alla leggera il voto
che entrambi i coniugi hanno preso di essere sessualmente fedeli l’uno all’altro fino alla morte. Le
Scritture considerano qualsiasi relazione sessuale al di fuori del matrimonio un peccato. Il settimo
comandamento rimane immutato: “Non commettere adulterio” (Es 20:14). Esso non menziona
fattori qualificanti o squalificanti. Questo comandamento è il principio che più gelosamente
salvaguardia la relazione matrimoniale.
Nel suo insieme, la visione biblica della fornicazione e dell’adulterio si erge in diretto
contrasto alla tolleranza odierna di tali attività da parte degli “adulti che sono in loro favore”. Molti
brani dell’Antico e del Nuovo Testamento condannano queste pratiche immorali (Lv 20:10-12; Pr
6:24-32; 7:6-27; 1 Cor 6:9,13,18; Gal 5:19; Ef 5:3; 1 Ts 4:3, etc.).
Queste relazioni possono avere effetti devastanti di grande portata e di lunga durata. Esse
frodano il partner sessuale legittimo e possono nuocere sia a lui o a lei fisicamente, emotivamente,
finanziarmene, legalmente e socialmente. Danneggiano la famiglia estesa, e, se ci sono implicati dei
bambini, fanno del male particolarmente a loro. Queste pratiche possono anche risultare nella
trasmissione di malattie veneree e nella nascita di neonati illegittimi. Inoltre, la nuvola di menzogne
e di disonestà che fa ombra a tali affari può distruggere la fiducia a tal punto da non poterla mai più
restaurare. Anche al di là degli insegnamenti biblici contrari a questi atti d’immoralità, il treno delle
sfortunate conseguenze che ne risulta dovrebbe fornire un avvertimento sufficiente contro la loro
pratica.
L’Impurità di Pensiero. Il peccato non è semplicemente un atto esteriore, è piuttosto e
anche, una questione interiore che implica le modalità di pensiero più profonde. Se le fonti sono
inquinate, anche i fiumi non possono essere puri. Gesù vide che erano le sedi nascoste della mente a
motivare il comportamento umano, “poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri,
fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni” (Mt 15:19). In questa vena egli intravide che
l’atto dell’infedeltà deriva dai pensieri e dalle emozioni. E dichiarò: “Voi avete udito che fu detto:
Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5:27,28).
Una intera industria è stata sviluppata per capitalizzare sulla perversione
dell’immaginazione. I film e i libri sensuali ch’essa produce non hanno nessun posto nella vita
cristiana. Questi non solo promuovono le relazioni illegittime, ma riducono gli uomini e le donne a
dei meri oggetti sessuali, distorcendo così il vero significato della sessualità e offuscando
l’immagine di Dio. I cristiani sono chiamati ad avere pensieri puri, a vivere una vita pura, perché si
stanno preparando per vivere in una società pura per l’eternità.
L’Incesto. Alcuni genitori oltrepassano i confini che delimitano un’espressione d’affetto
salutare nei confronti dei propri figli, implicandosi fisicamente ed emotivamente in maniera intima
con loro. Spesso questo avviene quando la normale relazione fra marito e moglie è stata negletta e
uno dei figli è stato scelto per assumere il ruolo del coniuge. La violazione dei limiti può anche
avvenire fra consanguinei e fra membri della famiglia estesa.
L’incesto è proibito nell’Antico Testamento (Lv 18:6-29; Dt 27:20-23) ed è condannato nel
Nuovo (1 Cor 5:1-5). Questo genere di abuso danneggia lo sviluppo sessuale del bambino e crea in
lui o in lei un ingiustificabile peso di vergogna e di colpa che potrebbe essere portato più tardi nel
matrimonio. Quando i genitori violano questo limite, ostacolano nel bambino o nella bambina lo
sviluppo della fiducia, che è così vitale alla fede in Dio.
Il Divorzio. Un’affermazione di Gesù riassume l’insegnamento biblico sul divorzio: “quello
dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi” (Mt 19:6; Mc 10:7-9). Il matrimonio è sacro perché
Dio l’ha consacrato. In ultimo, è Dio che congiunge il marito e la moglie, non le parole umane o
l’atto sessuale. Così, è Dio che ha sigillato l’unione. Il cristiano deve dunque comprendere il
divorzio e il risposarsi fondandosi su basi bibliche.
L’affermazione di Gesù spiega chiaramente il principio biblico di base sul quale si fonda la
comprensione cristiana del divorzio. Dio decise che il matrimonio fosse indissolubile. Quando i
farisei gli chiesero se l’incompatibilità matrimoniale poteva essere una ragione sufficiente per
divorziare, egli dichiarò che il matrimonio modello dell’Eden era una unione permanente. Quando
insistettero riferendosi alla legge di Mosè sul divorzio, lui rispose: “fu per la durezza dei vostri
cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli, ma da principio non era così” (Mt 19:8).
E continuò stipulando che la sola ragione legittima per divorziare è l’infedeltà sessuale (Mt 5:32;
19:9).
La sua risposta ai farisei evidenzia che Gesù aveva una comprensione della fedeltà ben più
profonda di tutti loro. Da ciò che disse, e dai principi concernenti il matrimonio dell’Antico e del
Nuovo Testamento, si può affermare che Dio intende che coloro che si sposano riflettano
l’immagine di Dio in una unione permanente.
Inoltre, l’infedeltà di uno dei coniugi non significa che il matrimonio deve necessariamente
finire in divorzio. La via della croce incoraggia un profondo pentimento e il perdono, l’abbandono
delle radici del risentimento. Anche in caso di adulterio, tramite il perdono e la potenza
riconciliatrice di Cristo, il coniuge ferito dovrebbe cercare di mantenere lo scopo originale di Dio
alla creazione. “Secondo le Scritture, l’adulterio non dovrebbe diventare una causa di distruzione
del matrimonio superiore ad altri peccati…Quando si è pronti a perdonare e ad abbandonare le
attitudini negative, Dio è più che mai disponibile a guarire e a rinnovare l’amore l’uno per l’altro”.13
Sebbene l’ideale divino per il matrimonio è che un’amorevole e permanente unione continui
fino alla morte di uno dei coniugi, a volte una separazione legale diventa necessaria a causa della
gravità delle offese, come l’abuso fisico del coniuge o dei figli. “In alcune giurisdizioni civili questo
genere di separazione può aver luogo soltanto tramite il divorzio, che in queste circostanze, non
sarebbe condannato. Ma le separazioni o i divorzi, in cui ‘l’infedeltà al voto matrimoniale non è
implicata, non danno il diritto biblico di risposarsi, a meno che nel frattempo l’altro coniuge si sia
risposato, abbia commesso adulterio o fornicazione o sia morto”.14
Poiché il matrimonio è una istituzione divina, la chiesa ha la sola e solenne responsabilità di
prevenire il divorzio e, se il divorzio ha avuto già luogo, di curare per far guarire il più possibile le
ferite ch’esso ha causate.
L’Omosessualità. Dio creò l’uomo e la donna diversi ed in modo che si completassero l’un
l’altro. E quando Dio fece ciò, orientò i loro sentimenti sessuali verso le persone del sesso opposto.
La differenziazione e la connessione che caratterizzano gli umani sono manifeste nell’attrazione che
attira i due sessi l’uno verso l’altro in maniera da formare una sana unione.
In alcuni casi, il peccato ha distorto anche questa basilare orientazione, generando il
fenomeno che è stato definito inversione. In questo contesto, la naturale orientazione verso il sesso
opposto appare essere invertita, producendo una orientazione verso le persone del proprio genere.
Le Scritture condannano le pratiche omosessuali con forti termini negativi (Gn 19:4-10; cfr.
Gd 7,8; Lv 18:22; 20:13; Rm 1:26-28; 1 Tm 1:8-10). Pratiche di questo tipo producono gravi
deturpazioni dell’immagine di Dio negli uomini e nelle donne.
Poiché “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm 3:23), i cristiani devono
trattare in maniera redentiva coloro che sono afflitti da questo disordine. Essi devono riflettere
l’attitudine che Cristo assunse nei riguardi della donna colta in adulterio: “neppure io ti condanno;
va’ e non peccare più” (Gv 8:11). Non solo quelli che hanno delle tendenze omosessuali, ma tutte le
persone intrappolate in comportamenti o in relazioni che causano ansietà, vergogna e colpa, hanno
bisogno della compassionevole attenzione di un consulente cristiano specializzato e di vasta
esperienza. Nessun comportamento è al di là del tocco guaritore della grazia di Dio”.15
La Famiglia
Dio dopo aver creato Adamo ed Eva diede loro il dominio sul mondo (Gn 1:26; 2:15). Ed
essi formarono la prima famiglia, la prima chiesa, e segnarono l’inizio della società. Dunque la
società fu costruita sul matrimonio e sulla famiglia. Poiché essi erano i soli abitanti umani della
terra, Dio ordinò loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra e rendetevela soggetta” (Gn
1:28).
Come indicano le statistiche sulla popolazione mondiale, oggi la terra non grida più di essere
riempita e assoggettata. Ma quelle coppie cristiane che decidono di mettere al mondo dei bambini
hanno ancora l’obbligazione di crescerli nella conoscenza e nell’ammonizione del Signore (Ef 6:4).
E prima ch’esse intraprendano questo percorso, dovrebbero considerare l’ideale di Dio per la
famiglia.
I Genitori
1. Il Padre. Le Scritture hanno dato al marito e al padre la responsabilità di essere il capo e il
sacerdote della famiglia (Col 3:18-21; 1 Pt 3:1-8). Egli diventa un tipo di Cristo che è il dirigente
della chiesa. “Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è
il Salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo così anche le mogli devono essere
sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la
chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della
parola, per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma
santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro
propria persona” (Ef 5:23-28).
Come Cristo dirige la chiesa, così pure, sia il marito e che la moglie “dovrebbero essere
sottomessi, altrimenti la Parola di Dio dà preferenza al giudizio del marito”, a eccezione che si tratti
di una questione di coscienza.16 Allo stesso tempo, il marito ha la responsabilità di trattare
l’individualità di sua moglie con assoluto rispetto.
Come Cristo dimostrò un’amorevole direttiva che si protese fino alla croce in servizio, così
il marito deve guidare rinunciando a se stesso. “La direttiva di Cristo è amore e saggezza, e quando
i mariti compiono le proprie obbligazioni verso le loro mogli, devono usare la loro autorità con la
stessa tenerezza che Cristo usò verso la chiesa. Quando lo Spirito di Cristo controlla il marito ne
risulta una benefica e pacifica sottomissione da parte della moglie, poiché lui le richiederà soltanto
ciò che coopera per il bene e lo farà nello stesso modo in cui Cristo richiede la sottomissione alla
sua chiesa… Coloro che hanno la posizione di marito studino le parole di Cristo, non per cercare di
definire quanto completa deve essere la sottomissione della moglie, ma perché possano avere la
stessa mente di Cristo, e diventare puri, raffinati e idonei ad essere i capi delle loro famiglie”.17
Similmente ad Abramo, il padre, come sacerdote della famiglia, raccoglierà la sua famiglia
all’inizio di ogni giornata per affidarla alle cure del Signore. E alla sera la guiderà a lodarlo e a
ringraziarlo per le benedizioni ricevute. Il culto in famiglia è un legame che unisce, un tempo in cui
a Dio viene data la priorità nella famiglia.18
Un padre saggio trascorre del tempo con i propri figli. Il bambino può imparare molte
lezioni dal padre, come, per esempio, il rispetto e l’amore per la madre, l’amore per Dio,
l’importanza della preghiera, l’amore per gli altri, la maniera di lavorare, la modestia, l’amore per la
natura e le cose che Dio ha fatte. Ma se il padre non è mai a casa, il bambino viene deprivato di
questo privilegio e di questa gioia.
2. La Madre. Su questa terra, la maternità è l’opera più strettamente legata al partenariato
con Dio. “Il re sul suo trono non ha un’opera più nobile di quella della madre. Lei è la regina della
sua famiglia. E possiede il potere di modellare il carattere dei propri figli, perché possano essere
idonei per la vita più eccelsa, quella immortale. Un angelo non potrebbe desiderare una missione
più nobile; svolgendo questo ruolo lei è al servizio di Dio… Che comprenda il valore della sua
funzione e che si rivesti dell’intera armatura di Dio, così che possa resistere alla tentazione di
conformarsi agli ideali del mondo. La sua opera è per questo tempo e per l’eternità”.19
Qualcuno nella famiglia deve pure portare l’ultima responsabilità per il carattere dei figli. La
formazione dei figli non può essere negletta o essere delegata ad altri, perché nessuno prova per essi
quello che provano i loro genitori. Dio creò la madre con l’abilità di portare i figli nel suo seno, di
allattarli, di crescerli e di amarli. Ad eccezione di casi in cui ci sono estreme circostanze di
mancanza finanziaria o c’è un solo genitore,20 se accetta di farlo, la madre ha il privilegio unico di
rimanere con i suoi figli tutto il giorno e di gioire collaborando con il Creatore nel modellare il loro
carattere per l’eternità.
“In una relazione bisogna che qualcuno consideri la famiglia come una carriera… Essere
madre e moglie è la carriera di tutta una vita, è qualcosa di meraviglioso e di raro oggigiorno, un
lavoro con molte sfide. Uno sforzo inutile? Un lavoro ingrato? Una schiava denigrata? No, è invece
una straordinaria possibilità di cambiare la corrente, di salvare la specie, di lasciare un impatto nella
storia, di fare qualcosa che sarà sentito e udito in circoli sempre più vasti”.21
Ai tempi dell’Antico Testamento, il nome di una persona trasmetteva un breve messaggio
circa la persona stessa che lo portava. Eva ricevette il suo nome dopo la caduta (Gn 3:20). Poiché
sarebbe diventata la madre di tutti gli esseri umani, il suo nome (ebraico chawwah) fu fatto derivare
dalla parola “viventi” (ebraico chay). Questo rispecchia la posizione straordinariamente onorifica
che lei occupa nella storia della razza umana.
Proprio come la procreazione non fu il solo ed esclusivo diritto di entrambi Adamo ed Eva,
così non lo è neanche per entrambi i genitori odierni. Anche questa funzione doveva essere una
responsabilità condivisa. E così deve essere ancora oggi, non solo nel mettere al mondo i bambini
ma anche nell’educarli. Ciascun genitore ha delle responsabilità che devono essere svolte come se
fossero verso il Signore. “Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE; il frutto del grembo
materno è un premio” (Sal 127:3).
I Figli
1. Una priorità. Oltre all’ impegno nei confronti del Signore e del loro coniuge, i genitori
non hanno alcuna altra responsabilità che sia così importante quanto quella dei figli ch’essi hanno
messo al mondo. Loro devono mettere l’interesse dei figli davanti al proprio progresso e al proprio
conforto; i bambini non hanno scelto di venire al mondo, e a loro deve essere dato il migliore inizio
possibile in questa vita. Poiché gli influssi prenatali influiscono in maniera vitale sulla salute
spirituale, mentale e fisica, il benessere dei bambini è una priorità che dovrebbe precedere anche la
loro nascita.22
2. L’Amore. L’amore dei genitori dovrebbe essere incondizionato e pronto al sacrificio.
Anche se non potrà mai essere ricambiato completamente, i figli devono ricevere amore per poter
sviluppare una buona immagine di sé e avere la salute emotiva nel corso della loro vita. I figli che
devono conquistarsi l’amore, o che si sentono rigettati e non importanti, cercheranno di ottenerlo
dai loro genitori tramite dei comportamenti indesiderati che mettono radici e diventano abituali.23
I figli che sono certi dell’amore dei loro genitori vanno incontro agli altri. Possono essere
educati a dare come a ricevere e a comprendere che c’è una ragione di vita al di là di se stessi. Così
mentre i bambini si sviluppano, imparano a glorificare Dio.
3. L’impegno. I genitori cristiani devono dedicare i loro figli al servizio del Signore al più
presto possibile. Le congregazioni avventiste del 7° giorno, provvedono a questa dedicazione con
una semplice cerimonia, nella quale, davanti alla comunità, i genitori presentano i loro figli a Dio in
preghiera, come Giuseppe e Maria presentarono il neonato Gesù al Signore nel tempio (Lc 2:22-39).
In questa maniera il bambino inizia la sua vita come parte di una famiglia spirituale estesa. I
membri della congregazione s’impegnano a contribuire per lo sviluppo sociale e spirituale dei
piccoli, ritenendoli figli di Dio e membri del corpo di Cristo.
In questa cerimonia anche i genitori dedicano loro stessi a educare il bambino nella via del
Signore così che l’immagine di Dio sia formata in lui. Per raggiungere questo obiettivo, i genitori
devono portare i loro figli alla scuola del sabato e in chiesa regolarmente così che i loro piccoli
possano diventare parte integrante del corpo di Cristo fin dalla tenera età. Poi, quando i bambini
raggiungono l’età scolastica, i genitori e la chiesa faranno ogni sforzo possibile per assisterli ad
avere una educazione cristiana che promuovi in lui, o in lei, un amore sempre più grande per il
Signore.
4. La Perseveranza. L’ insegnamento spirituale che i genitori impartono ai loro figli è un
processo continuo che include ogni fase della loro vita. Circa i suoi insegnamenti, il Signore
comanda: “Li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando
sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li
metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della
tua città” (Dt 6:7-9; 11:18 e segg.)
Il bambino è influenzato da tutta l’atmosfera che lo circonda nella famiglia. I genitori non
possono trasmettere la spiritualità solo per mezzo del culto familiare. Essa è trasmessa anche
tramite la loro costante fiducia in Gesù, e deve essere manifestata nel loro stile di vita, nel loro
abbigliamento e anche nella decorazione della loro casa. Conoscere Gesù come un amorevole
genitore è vitale per la crescita cristiana di un bambino.
5. L’Apprendimento dell’Ubbidienza. “Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere;
anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Pr 22:6). Cosa implica questa formazione? La
disciplina ingloba molto più della sola punizione. La punizione generalmente ha a che fare con il
passato, mentre la disciplina guarda al futuro. Essa è un processo che dirige, e nel quale il bambino
è un apprendista nella formazione data dal genitore tramite sia la guida che l’esempio. Essa implica
l’insegnamento di importanti principi come la lealtà, la verità, l’equità, la coerenza, la pazienza,
l’ordine, la compassione, la generosità e il lavoro.
Quando i bambini imparano in tenera età a ubbidire inconsciamente ai loro genitori,
l’autorità non pone nessun problema nella loro vita futura. Ma il tipo di ubbidienza che imparano è
anche importante. La vera ubbidienza non deriva solo dal fatto che è richiesta ma sorge spontanea
dall’interiore. Il segreto di questo genere di ubbidienza si fonda nella nuova nascita.
“L’uomo che cerca di osservare i comandamenti di Dio solo per un senso d’obbligazione,
perché gli è richiesto di farlo, non entrerà mai nella gioia dell’ubbidienza. In realtà lui non
ubbidisce… la vera ubbidienza è la manifestazione di un principio che opera nell’interiore. Sorge
dall’amore per la giustizia, cioè dall’amore per la legge di Dio. L’essenza di ogni giustizia è la
lealtà al nostro Redentore. Questo solo ci guiderà a fare il giusto perché è giusto farlo, perché fare
ciò che è giusto è gradito a Dio”.24
6. Lo Sviluppo della Socializzazione e della Comunicazione. Nella famiglia i bambini
socializzano come membri della razza umana, con tutte le responsabilità e i privilegi implicati. La
socializzazione è un processo tramite il quale i bambini imparano le abilità basilari per funzionare
in società. Il linguaggio con tutte le particolarità della comunicazione è uno delle prime capacità che
il bambino sviluppa. Il linguaggio utilizzato a casa deve essere curato con molta attenzione affinché
riveli il carattere di Dio. Il bambino dovrebbe sentire spesso delle spontanee espressioni di gioia e di
affetto fra i familiari, come pure di lode a Dio.
7. L’Identità del Genere. Nella famiglia i bambini imparano a funzionare come maschi o
femmine nella società, tramite la sana interazione tra i maschi e le femmine che forma l’intero
sistema familiare. Gli adulti devono insegnare ai piccoli la bellezza del loro sviluppo sessuale per
mezzo di una corretta e appropriata informazione. E hanno anche la responsabilità di salvaguardare
i bambini dall’abuso sessuale.
8. L’Apprendimento dei Valori. Una funzione sociale fondamentale della famiglia è di
provvedere all’assimilazione di sani valori. I valori e la sua pratica religiosa della famiglia non
sempre coincidono. I genitori possono dichiarare di aderire a certi principi religiosi e poi
comportarsi davanti al bambino in maniera contraddicente. E’ importante, invece, che i genitori
siano coerenti.
La Famiglia Estesa. Il matrimonio, come Dio lo ha istituito, è esclusivo, la famiglia invece
non lo è. In una società molto mobile raramente una persona trova la sua famiglia estesa, nipoti,
coetanei e cugini, tutti viventi nelle vicinanze. La famiglia della chiesa può aiutare quelli che sono
lontani dai propri cari, o senza parenti, a trovare un senso di dignità e di appartenenza. Qui, anche il
genitore singolo può trovare un luogo accogliente nel quale crescere i propri figli con amore e
tenera cura. La chiesa può sopperire dei modelli appropriati quando questi vengono a mancare nella
famiglia.
Tramite l’apprendimento ad amare le persone anziane della congregazione, i bambini
imparano a rispettare gli altri. E i più maturi possono anche sperimentare la soddisfazione di avere
dei bambini più piccoli da amare e di cui gioire. E gli anziani potranno affermare: “e ora che son
giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi
del tuo braccio a questa generazione e la tua potenza a quelli che verranno” (Sal 71:18).
Dio ha una particolare considerazione per gli anziani, e dichiara: “il saggio di cuore è
chiamato intelligente, e la dolcezza delle labbra aumenta il sapere” (Pr 16:21). Aggiunge pure: “fino
alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò e vi salverò” (Is 46:4).
Nella chiesa, i singoli possono trovare un luogo speciale dove essere amati e curati e
condividere il loro amore e le loro energie. Tramite il suo ministero, possono provare la tenera cura
di Dio, ch’egli testimoniò dicendo: “sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia
bontà” (Ger 31:3).
E’ parte della pura religione avere una cura speciale per quelli che sono nel bisogno (Gc
1:27; Es 22:22; Dt 24:17; 26:12; Pr 23:10; Is 1:17). La famiglia della chiesa ha l’opportunità di
provvedere un nido accogliente, un riparo sicuro, un luogo di appartenenza a coloro che non hanno
una famiglia; e di circondare e d’includere ciascun membro nella speciale unità che, secondo Cristo,
avrebbe caratterizzato la cristianità stessa (Gv 17:20-23).
Il Punto di Ritorno
La famiglia è la vera anima della società e della chiesa, ed essa deve essere uno strumento
che vince e ritiene i suoi membri per il Signore. Proprio nell’ultimo brano dell’Antico Testamento si
trova una profezia che sarà adempiuta poco prima del ritorno di Cristo: “Ecco, io vi mando il
profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore
dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri” (Ml 4:5,6). Mentre in questo mondo molte
forze tendono a separare i membri della famiglia, la chiamata di Dio è che essa sia una forza che
riunisce, che soddisfa, che ritorna all’originale, che restaura. E quelle famiglie che rispondono a
questa sua chiamata avranno la potenza che rivela la vera cristianità. Le chiese che saranno
composte di tali famiglie cresceranno, i loro piccoli non se ne andranno, e tutti insieme rifletteranno
di fronte al mondo una chiara immagine di Dio.
Annotazioni
1
Cfr. Ellen G. White, Education, p. 20.
2
A. W. Spalding, Makers of the Home, Pacific Press, Mountain View, 1928, p. 58.
3
Che Adamo fu responsabile per il pianeta è evidente dal fatto che Dio lo ritenne responsabile per il peccato anche se
lui non fu il primo a trasgredire (Gn 3:9). Anche il Nuovo Testamento, quando mette a confronto i due “Adami” rende il
primo Adamo responsabile per l’entrata del peccato e della morte (Rm 5:12; 1 Cor 15:22; cfr. White, Il Gran Conflitto,
p. 647).
4
“Dio stesso diede ad Adamo una compagna. Gli provvide “un aiuto” “adatto a lui”, un aiuto corrispondente a lui,
adatto ad essere una sua compagna, ad essere uno con lui nell’amore e nella comprensione. Eva fu creata da una costola
presa da un fianco di Adamo, a significare che lei non doveva controllarlo come se fosse il capo, né lei doveva essere
schiacciata sotto i suoi piedi come se fosse un essere inferiore, ma doveva stare al suo fianco con un uguale, per essere
amata e protetta da lui” (White, Patriarchi e Profeti, p. 46).
5
Per più informazione sugli aspetti del patto del matrimonio, cfr. “Marriage ad Covenant” in Covenant and Marriage:
Partnership and Commitment, Leader’s Notebook, Family Ministry Department, Sunday School Board of the Southern
Baptist Convention, Nashville, 1987, p. 51-60.
6
Cfr. SDA Church Manual, pp. 150, 151, (o il Manuale di Chiesa dell’unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste
del 7° Giorno); F. M. Wilcox, “Marrying Unbelievers”, Review and Herald, 2 Luglio, 1914, pp. 9,10; G.B. Thompson,
“Marrying Unbelievers: ‘Can Two Walk Together, Except They Be Agreed?’” Review and Herald, 31 Luglio, 1941, pp.
2, 12-14; F.M. Wilcox, “The Marriage Relationship, Following the Divine Order”, Review and Herald, 4 Maggio, 1944,
pp. 1-4; White, Testimonies, vol. 4, pp. 503-508.
7
Walter Trobisch, I Married You, Harper and Row, New York, N.Y., 1971, p. 18.
8
Ed. Wheat, Love Life for Every Married Couple, Zondervan, Grand Rapids, 1980, p. 72.
9
Ibid., p. 62.
10
White, Conquistatori di Pace, p. 58,59.
11
Per es., cfr. White, Sulle Orme del Gran Medico, p. 361; White, Messages to Young People, Southern Pub. Assoc.,
Nashville, 1930, p. 451.
12
Cfr. anche White, Conquistatori di Pace, pp. 145, 208, 337, 338; White, Spiritual Gifts, vol. 3, pp. 104,105; vol. 4a,
O. 86.
13
Wheat, Love Life for Every Married Couple, p. 202. Cfr anche “The divorce Court or the Cross”, in Roy Hession,
Forgotten Factors… An Aid to Deeper Repentance of the Forgotten Factors of Sexsual Misbehavior, Cristian Literature
Crusade, Fort Washington, PA, 1976; Wheat, “How to Save Your Marriage Alone” in Love life, and Gary Chapman,
Hope for the Separated: Wounded Marriages Can Be Healed, Moody Press, Chicago, 1982.
14
SDA Church Manual, p.175.
15
Cfr. Hession, Forgotten Factors. Questo eccellente volume delinea chiaramente le più profonde questioni
dell’immoralità sessuale, incoraggiando i trasgressori a pentirsi e a trovare il perdono nel nostro misericordioso Dio .
16
White, Testimonies, vol. 1, p. 307. Lei scrisse anche: “Noi donne dobbiamo ricordare che Dio ci ha dato una
posizione soggetta a nostro marito. Lui è il capo e il nostro giudizio, le nostre vedute e i nostri ragionamenti devono
concordare con i suoi il più possibile. Altrimenti, la preferenza nella Parola di Dio è data al marito, a eccezione che si
tratti di una questione di coscienza. Noi dobbiamo subordinarci al capo” (E. G. White, letter 5, 1861).
17
E.G. White, Manuscript 17, 1891. Cfr. anche Larry Christenson, The Christian Family, Bethany Fellowship,
Minneapolis, MN, 1970.
18
Per idee su come avere un dinamico culto in famiglia, vedere John and Millie Youngberg, Heart Tuning: A Guide to
Better Family Worship, Review and Herald, Washington, D.C., 1985; Christenson, The Christian Family, pp. 157-197.
19
White, The Adventist Home, pp. 231,232.
20
I genitori che devono lasciare i propri figli sotto la cura di un’altra persona dovrebbero scegliere tra gente che ha
valori simili a loro così che ci possa essere una piena cooperazione nell’educarli nell’amore e “nel timore del Signore”.
I genitori dovrebbero osservare attentamente il comportamento degli altri bambini con i quali i loro figli si associano. E
dovrebbero chiedersi ‘voglio che mio figlio sia simile a quei bambini’? Tutti gli aspetti dell’accudire i figli devono
essere coscienziosamente esplorati, poiché loro imparano rapidamente e indelebilmente.
21
Edith Schaefer, What is a Family? Fleming H. Revell Co., Old Tappan, NJ, 1975, p. 47.
22
Cfr. White, La Speranza dell’Uomo, p. 512; White, The Adventist Home, pp. 255-259.
23
Cfr. Gary Smalley and John Trent, The Blessing, Thomas Nelson Publishers, Nashville, 1986. Gli autori descrivono
chiaramente come il dare o il ritirare l’amore incondizionato è la chiave del benessere emotivo e psicologico del
bambino durante il suo sviluppo.
24
White, Christ’s Object Lessons, p. 97.