23 – Il Matrimonio e la Famiglia
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23 – Il Matrimonio e la Famiglia
23 – Il Matrimonio e la Famiglia Il matrimonio fu istituito da Dio in Eden e da Gesù fu definito un’unione d’amore, per tutta la vita, fra un uomo e una donna. Per il cristiano il matrimonio è un impegno con Dio oltre che con il coniuge e perciò è bene che sia un contratto solo fra due persone che condividono la stessa fede. L’amore, l’onore, il rispetto e la responsabilità reciproci sono gli elementi essenziali di questa relazione che deve riflettere l’amore, la santità, l’intimità e la perpetuità della relazione esistente fra Cristo e la sua chiesa. Riguardo al divorzio, Gesù insegnò che la persona che lo attua – salvo che per fornicazione – e contrae un nuovo matrimonio, è colpevole di adulterio. Sebbene alcuni rapporti coniugali possano allontanarsi dall’ideale, quei coniugi che si sono impegnati reciprocamente in Cristo, potranno raggiungere la vera unione grazie alla guida dello Spirito Santo e all’aiuto della chiesa. Dio benedice la famiglia e vuole che i suoi membri si sostengano a vicenda per il raggiungimento di una completa maturità. I genitori devono educare i loro figli ad amare e a ubbidire a Dio. Con il loro esempio e con le loro parole devono insegnare loro che Cristo è un Maestro affettuoso, tenero e pieno d’attenzioni, che vuole aiutarli a diventare membra del suo corpo che è la famiglia di Dio. Una delle caratteristiche del messaggio evangelico finale è la maggiore unione familiare (cfr. Gn 2:18-25; Mt 19:3-9; Gv 2:1-11; 2 Cor 6:14; Ef 5:21-33; Mt 5:31,32; Mc 10:11,12; Lc 16:18; 1 Cor 7:10,11; Es 20:12; Ef 6:1-4; Dt 6:5-9; Pr 22:6; Ml 4:5, 6). LA FAMIGLIA E’ IL CONTESTO PRIMARIO per la restaurazione dell’immagine di Dio negli uomini e nelle donne. Nella famiglia, il padre, la madre e i figli possono esprimere se stessi pienamente e soddisfare i loro reciproci bisogni di appartenenza, di amore e d’intimità. In essa viene stabilita l’identità e sviluppata la stima personale. E’ anche l’ambito in cui, per grazia di Dio, i principi della vera cristianità sono messi in pratica e i suoi valori trasmessi alle generazioni future. La famiglia può essere un luogo di grande felicità, ma anche l’arena di terribili sofferenze. Una vita familiare armoniosa manifesta i principi della cristianità nel vissuto, rivelando il carattere di Dio. Sfortunatamente la manifestazione di questi aspetti nelle famiglie moderne è rarissima. Invece, molte dimostrano nei pensieri e negli intenti dei cuori umani e malvagi: litigi, ribellione, rivalità, collera, indecenza e anche crudeltà. Questi non erano parte del piano originale di Dio. Gesù disse: “ma da principio non era così” (Mt 19:8). Da Principio Il sabato e il matrimonio sono i due primi doni dati da Dio alla famiglia umana. Il loro scopo era di far gustare all’umanità la gioia del riposo e dell’appartenenza senza riguardo ai tempi, ai luoghi e alle culture. La creazione di Dio su questa terra culminò con la costituzione di queste due istituzioni. Esse furono i migliori di tutti i doni infinitamente buoni ch’egli diede agli umani alla creazione, i suoi atti conclusivi. Nell’istituire il sabato, Dio donò loro un tempo per riposare e per rigenerarsi, un tempo di speciale comunione con lui. E nel formare la prima famiglia, egli istituì l’unità sociale che avrebbe formato l’umanità, dando agli individui un senso di appartenenza e provvedendo loro tutte le opportunità diventare persone mature al servizio di Dio e degli altri. Maschio e Femmina all’Immagine di Dio. Genesi 1:26,27 descrive come Dio creò gli esseri umani che avrebbero dovuto abitare questa terra. “Poi Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza” e così “Dio creò l’uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. Qui, il termine uomo è utilizzato (sia in ebraico che in italiano) in senso generico, così come viene usato più di 500 volte altrove nell’Antico Testamento. Questo termine include maschio e femmina. Il testo rende chiaro che non si può considerare l’uomo come creato all’immagine di Dio e la donna all’immagine dell’uomo.1 Al contrario, tutte e due furono fatti a immagine di Dio. Proprio come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono Dio, così maschio e femmina insieme formano “l’uomo”. E come la Trinità, i due benché debbano essere uno, non hanno la stessa funzione. Sebbene sono uguali nell’essere, nel loro valore intrinseco, non sono un’identica persona (cfr. Gv 10:30; 1 Cor 11:3). I loro corpi sono complementari, le loro funzioni cooperative. Entrambi i generi, maschile e femminile, sono buoni (Gn 1:31), come pure i loro diversi ruoli. La famiglia e la casa sono costruite sulla differenziazione sessuale. Dio avrebbe potuto propagare la vita sulla terra senza creare il maschio e la femmina, come avviene nella riproduzione asessuale di alcune forme di vita. Ma Dio formò “due individui, identici nella forma e nelle caratteristiche generali, ma ciascun d’essi avente in se stesso qualcosa che manca nell’altro e che è complementare all’altro”.2 Un mondo composto esclusivamente da esseri di un solo genere non sarebbe stato completo. La complementarietà può aver luogo solo in una società composta da maschi e da femmine. Dunque, l’uguaglianza non è in questione, poiché entrambi sono essenziali. Durante il suo primo giorno, Adamo, il primo nato e così il capo della razza umana,3 guardandosi attorno comprese di essere unico, che nessun altro gli somigliava. Infatti, “per l’uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui” (Gn 2:20). Dio fu sensibile a questa mancanza, poiché egli stesso disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui” (Gn 2:18). In questo brano, la parola ebraica neged, tradotta “adatto”, è un nome che si riferisce alla preposizione stare “davanti a, in fronte a, opposto a, corrispondente a” qualcuno o a qualcosa. In questo caso la persona che doveva stare di fronte ad Adamo, doveva completarlo doveva corrispondere a lui come la sua altra metà. Così Dio, “fece cadere un profondo sonno sull’uomo”, prese “una delle costole di lui” (Gn 2:21,22), e formò la sua compagna.4 Al risveglio, Adamo riconobbe all’istante la stretta ed intima relazione che questo specifico atto creativo aveva reso possibile. Per questo esclamò: “questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo” (Gn 2:23; cfr. 1 Cor 11:8). Il Matrimonio. Dalla diversità del maschio e della femmina Dio formò un’unità. E il primo venerdì della storia, egli eseguì il primo matrimonio, unendo i due umani, gli epitomi della sua immagine, per renderli uno. Da allora in poi, il matrimonio è diventato la fondazione della famiglia, la base della società stessa. Le Scritture descrivono il matrimonio come una decisione di allontanamento che di attaccamento: uno “lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” (Gn 2:24). 1. Lasciare. Lasciare le relazioni primarie precedenti è di vitale alla relazione matrimoniale. Questa ha la priorità su quelle parentali e filiali. “Lasciare” le relazioni con i propri genitori permette di “unirsi” all’altro. Senza questo processo viene a mancare la stabile fondazione del matrimonio. 2. Unirsi. Il termine ebraico tradotto “si unirà” deriva dalla parola che significa “attaccarsi a, legarsi a, congiungersi a, aggrapparsi a”. Come nome, può significare congiungere e saldare (Is 41:17). La forza e l’intimità di questa unione illustra la natura del legame matrimoniale. Ogni tentativo di rompere questa unione spezzerà i legami individuali dell’intimità reciproca. Che questa unione è molto intima è evidente dal fatto che lo stesso verbo viene usato per mostrare il legame tra Dio e il suo popolo, così descritto: “servilo, tieniti stretto a lui e giura nel suo nome” (Dt 10:20). 3. Fare un patto. Nelle Scritture questo giuramento, questa promessa tramite la quale la coppia si lega assieme, è definito “un patto, il termine usato per il più solenne e intimo accordo che la Parola di Dio riporta (Ml 2:4; Pr 2:16,17). La relazione fra marito e moglie deve essere modellata secondo il patto eterno che Dio ha stabilito con il suo popolo, la chiesa (Ef 5:21-33). L’impegno reciproco, dell’uno verso l’altro, deve imitare la fedeltà e la durata che caratterizza il patto di Dio (Sal 89:34; Lam 3:23). Dio e la famiglia della coppia, gli amici e la comunità, testimoniano il contratto che i due coniugi fanno l’uno con l’altro. E in quell’istante il patto viene ratificato in cielo. “Quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi (Mt 19:6). La coppia cristiana comprende che nel matrimonio devono essere fedeli l’uno all’altro per tutta la durata della loro vita.5 4. Diventare una sola carne. Lasciando i propri parenti e facendo un patto per congiungersi, produce una unione che è un mistero. Questa è una unione nel senso più pieno: la coppia sposata cammina insieme, vive insieme e condivide una profonda intimità. All’inizio implica l’unione fisica del matrimonio. Ma dopo questa si riferisce anche all’intimo legame di mente e di emozioni che circonda l’aspetto fisico della relazione. a. Camminare insieme. Circa la relazione con il suo popolo, Dio chiede: “due uomini camminano forse insieme, se prima non si sono accordati?” (Am 3:3). Questa domanda è appropriata anche per quelli che desiderano diventare una carne sola. Dio istruì gli israeliti a non unirsi in matrimonio con le nazioni vicine, “perché,” spiegò, “distoglierebbero da me i tuoi figli che servirebbero dèi stranieri” (Dt 7:4; cfr. Gs 23:11-23). Quando gli israeliti ignorarono queste istruzioni si ritrovarono ad affrontare delle conseguenze disastrose (Gdc 14-16; 1 Re 11:1-10; Esd 9;10). Paolo sottolineò questo principio in ampi termini: “non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo tra Cristo e Beliar? O quale relazione c’è tra il fedele e l’infedele? E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente” (2 Cor 6:14-16; cfr. vss. 17,18). Chiaramente, le Scritture intendono che i credenti si sposino solo con dei credenti. Ma questo principio si estende anche oltre. La vera unione richiede anche un accordo nelle credenze e nelle pratiche. Differenze nell’esperienza religiosa conducono a differenze nello stile di vita, e queste possono creare profonde tensioni e dissensi nel matrimonio. Per ottenere l’unità di cui le Scritture parlano, dunque, gli individui dovrebbero sposarsi nell’ambito della propria comunità di fede.6 b. Stare insieme. Per diventare una carne sola, due persone devono diventare totalmente leali l’uno all’altro. Quando uno si sposa, rischia qualsiasi cosa e accetta qualsiasi cosa che sopraggiunge con l’altra parte. Gli individui che si sposano proclamano la loro volontà di condividere la responsabilità dell’altro, di stare uniti qualsiasi cosa succeda. Il matrimonio richiede un amore attivo che non rinuncia mai. “Le due persone condividono tutto quello che hanno, non solo i loro corpi, non solo le loro possessioni materiali, ma anche i loro pensieri e i loro sentimenti, le loro gioie e le loro sofferenze, le loro speranze e le loro paure, i loro successi e i loro fallimenti. ‘Diventare una carne’ significa che i due individui diventano completamente uno in corpo, anima e spirito, pur rimanendo due differenti persone”.7 c. L’intimità. Diventare una sola carne implica l’unione sessuale: “Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì” (Gn 4:1). Nell’ impulso di congiungersi, impulso che uomini e donne hanno provato fin dai tempi di Adamo ed Eva, ogni coppia duplica la prima storia d’amore. L’atto dell’intimità sessuale è, per i due, la cosa che più si avvicina all’unione fisica; e rappresenta pure l’intimità più profonda che la coppia può sperimentare anche emotivamente e spiritualmente. L’amore cristiano degli sposi dovrebbe essere caratterizzato da calore umano, gioia e delizia (Pr 5:18,19). “Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà” (Eb 13:4). “Le Scritture dichiarano a chiare lettere che l’espressione sessuale dell’ amore esistente tra marito e moglie da parte del piano di Dio. Come lo scrittore agli Ebrei enfatizza, questo atto ‘non’ è ‘macchiato’, non è peccaminoso, non è sporco. Il letto coniugale ha un posto di grande onore nel matrimonio, è il luogo santissimo del matrimonio, dove marito e moglie s’incontrano per celebrare l’amore che hanno l’uno per l’altro. E’ un tempo sia santo che intensamente gioito”.8 5. L’amore biblico. L’amore coniugale è incondizionato, affettuoso, è una intima devozione reciproca che promuove la crescita di entrambi i coniugi all’immagine di Dio in tutti gli aspetti della loro persona: fisici, emotivi, intellettuali e spirituali. Nel matrimonio operano differenti tipi di amore; esso ha il suo periodo romantico, passionale, confortante, di affettuosa compagnia e di appartenenza. Ma è sempre l’amore agape descritto nel Nuovo Testamento, l’amore altruistico che da tutto se stesso per l’altro e che costituisce la fondazione di un amore coniugale vero e duraturo. Gesù ha manifestato l’espressione più elevata di questo genere d’amore, quando accettando sia la colpa che le conseguenze dei nostri peccati, si recò alla croce. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13:1). Lui ci amò nonostante la fine alla quale lo condussero i nostri peccati. Questo era, ed è l’incondizionato amore agape di Cristo Gesù. Descrivendolo, Paolo disse: “L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno” (1 Cor. 13:4-8). Commentando su questo brano, Ed Wheat scrisse: “L’amore agape è connesso alla fonte della potenza eterna e può continuare a operare anche quando qualsiasi altro genere di amore viene a mancare… Ama, non importa cosa. Non importa quanto l’altro individuo non sia amabile, agape continua ad amare. Agape è incondizionato quanto lo è l’amore di Dio per noi. E’ un’attitudine mentale basata su una deliberata scelta della volontà”.9 6. La responsabilità spirituale dell’individuo. Benché i coniugi abbiano fatto un patto l’uno con l’altro, ciascuno d’essi è individualmente responsabile per le scelte che ha fatto (2 Cor 5:10). Assumersi questa responsabilità significa non accusare l’altra persona per ciò si è individualmente fatto. Significa anche accettare la responsabilità della propria scelta spirituale, poiché non si può dipendere dalla forza spirituale dell’altro coniuge. D’altra parte, però, la relazione che uno ha con Dio può servire come una fonte di forza e d’incoraggiamento per l’altro. Gli Effetti della Caduta sul Matrimonio La distorsione dell’immagine di Dio nell’umanità dovuta al peccato ebbe effetti devastanti sul matrimonio quanto su ogni altra area dell’esistenza umana. La ricerca del proprio interesse s’intruse là dove una volta regnavano l’amore e l’unità. Il motivo primario di tutti coloro che non sono motivati dall’amore di Cristo è l’egoismo. Infatti, il denominatore comune di tutti i fallimenti cristiani deriva dall’andare contro a tutti i principi di rinuncia, di servizio e di perdono che il Vangelo rappresenta. Con la loro disubbidienza, Adamo ed Eva contravvennero lo scopo della loro creazione. Prima del peccato avevano vissuto una relazione totalmente disinvolta davanti a Dio. Dopo, invece di andargli incontro con gioia, si nascosero impauriti, tentando di coprire la verità su se stessi e di negare la responsabilità delle proprie azioni. Pervasi da un profondo senso di colpa che i loro ragionamenti non potevano cancellare, non riuscirono a resistere allo sguardo di Dio e dei suoi santi angeli. Da allora, l’evasione delle proprie responsabilità e l’auto-giustificazione hanno costituito il modello comune delle relazioni umane con Dio. La paura che spinse Adamo ed Eva a coprirsi distorse non solo la relazione fra loro e Dio ma anche quella fra i due coniugi. Quando Dio pose delle domande, entrambi cercarono di proteggersi a spese dell’altro. Le loro accuse danno evidenza della profonda rottura prodotta nell’amorevole relazione che Dio aveva stabilito fra i due alla creazione. Dopo il peccato, Dio disse alla donna “i tuoi desideri si rivolgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te” (Gn 3:16). La sua intenzione con questo principio, non era di cambiare l’uguaglianza basilare dell’uomo e della donna, ma di avvantaggiare la prima coppia e tutte le coppie sposate successive.10 Anche questo principio, sfortunatamente, è stato distorto. E purtroppo, da quel momento e nel corso dei millenni, il matrimonio è stato caratterizzato dal dominio ottenuto per mezzo del potere, della manipolazione e della distruzione dell’individualità. L’egocentrismo ha lasciato pochissimo spazio all’accettazione reciproca e all’apprezzamento reciproco. L’essenza della cristianità è vivere nell’armonia generata dalla rinuncia di sé, la stessa che caratterizzò il matrimonio prima della caduta e che il peccato distrusse. L’affetto del marito e della moglie deve contribuire alla felicità reciproca. Ciascuno deve coltivare la felicità dell’altro. I due si devono fondere e diventare un uno senza che nessuno perda la sua individualità, la quale appartiene a Dio.11 Le Deviazioni dall’Ideale di Dio La Poligamia. La pratica di un compagno che mantiene più di una moglie è contraria all’unità e all’unione che Dio ha stabilito per il primo matrimonio nell’Eden. Nella poligamia non ha luogo la separazione da tutti gli altri per diventare una sola carne. Sebbene le Scritture riportano dei matrimoni multipli come una realtà culturale dei tempi dei patriarchi, le descrizioni bibliche fornite mostrano chiaramente che quei matrimoni non erano l’ideale di Dio. Infatti, le loro varie sottounità furono implicate in lotte di potere e sperimentarono amari risentimenti e alienazione (cfr. Gn 16; 29:16-30:24, etc.), e i loro figli vennero utilizzati come armi emotive per ferire altri membri della famiglia. Il matrimonio monogamo è il solo che fornisce alla coppia un senso di appartenenza, che rafforza l’intimità e il legame. I due comprendono che la loro relazione è unica e che nessun altro può condividere ciò che fanno. Inoltre, quella monogama riflette più chiaramente la relazione tra Cristo e la sua chiesa e tra l’individuo e Dio.12 La Fornicazione e l’Adulterio. Il pensiero e la pratica odierna prendono alla leggera il voto che entrambi i coniugi hanno preso di essere sessualmente fedeli l’uno all’altro fino alla morte. Le Scritture considerano qualsiasi relazione sessuale al di fuori del matrimonio un peccato. Il settimo comandamento rimane immutato: “Non commettere adulterio” (Es 20:14). Esso non menziona fattori qualificanti o squalificanti. Questo comandamento è il principio che più gelosamente salvaguardia la relazione matrimoniale. Nel suo insieme, la visione biblica della fornicazione e dell’adulterio si erge in diretto contrasto alla tolleranza odierna di tali attività da parte degli “adulti che sono in loro favore”. Molti brani dell’Antico e del Nuovo Testamento condannano queste pratiche immorali (Lv 20:10-12; Pr 6:24-32; 7:6-27; 1 Cor 6:9,13,18; Gal 5:19; Ef 5:3; 1 Ts 4:3, etc.). Queste relazioni possono avere effetti devastanti di grande portata e di lunga durata. Esse frodano il partner sessuale legittimo e possono nuocere sia a lui o a lei fisicamente, emotivamente, finanziarmene, legalmente e socialmente. Danneggiano la famiglia estesa, e, se ci sono implicati dei bambini, fanno del male particolarmente a loro. Queste pratiche possono anche risultare nella trasmissione di malattie veneree e nella nascita di neonati illegittimi. Inoltre, la nuvola di menzogne e di disonestà che fa ombra a tali affari può distruggere la fiducia a tal punto da non poterla mai più restaurare. Anche al di là degli insegnamenti biblici contrari a questi atti d’immoralità, il treno delle sfortunate conseguenze che ne risulta dovrebbe fornire un avvertimento sufficiente contro la loro pratica. L’Impurità di Pensiero. Il peccato non è semplicemente un atto esteriore, è piuttosto e anche, una questione interiore che implica le modalità di pensiero più profonde. Se le fonti sono inquinate, anche i fiumi non possono essere puri. Gesù vide che erano le sedi nascoste della mente a motivare il comportamento umano, “poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni” (Mt 15:19). In questa vena egli intravide che l’atto dell’infedeltà deriva dai pensieri e dalle emozioni. E dichiarò: “Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5:27,28). Una intera industria è stata sviluppata per capitalizzare sulla perversione dell’immaginazione. I film e i libri sensuali ch’essa produce non hanno nessun posto nella vita cristiana. Questi non solo promuovono le relazioni illegittime, ma riducono gli uomini e le donne a dei meri oggetti sessuali, distorcendo così il vero significato della sessualità e offuscando l’immagine di Dio. I cristiani sono chiamati ad avere pensieri puri, a vivere una vita pura, perché si stanno preparando per vivere in una società pura per l’eternità. L’Incesto. Alcuni genitori oltrepassano i confini che delimitano un’espressione d’affetto salutare nei confronti dei propri figli, implicandosi fisicamente ed emotivamente in maniera intima con loro. Spesso questo avviene quando la normale relazione fra marito e moglie è stata negletta e uno dei figli è stato scelto per assumere il ruolo del coniuge. La violazione dei limiti può anche avvenire fra consanguinei e fra membri della famiglia estesa. L’incesto è proibito nell’Antico Testamento (Lv 18:6-29; Dt 27:20-23) ed è condannato nel Nuovo (1 Cor 5:1-5). Questo genere di abuso danneggia lo sviluppo sessuale del bambino e crea in lui o in lei un ingiustificabile peso di vergogna e di colpa che potrebbe essere portato più tardi nel matrimonio. Quando i genitori violano questo limite, ostacolano nel bambino o nella bambina lo sviluppo della fiducia, che è così vitale alla fede in Dio. Il Divorzio. Un’affermazione di Gesù riassume l’insegnamento biblico sul divorzio: “quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi” (Mt 19:6; Mc 10:7-9). Il matrimonio è sacro perché Dio l’ha consacrato. In ultimo, è Dio che congiunge il marito e la moglie, non le parole umane o l’atto sessuale. Così, è Dio che ha sigillato l’unione. Il cristiano deve dunque comprendere il divorzio e il risposarsi fondandosi su basi bibliche. L’affermazione di Gesù spiega chiaramente il principio biblico di base sul quale si fonda la comprensione cristiana del divorzio. Dio decise che il matrimonio fosse indissolubile. Quando i farisei gli chiesero se l’incompatibilità matrimoniale poteva essere una ragione sufficiente per divorziare, egli dichiarò che il matrimonio modello dell’Eden era una unione permanente. Quando insistettero riferendosi alla legge di Mosè sul divorzio, lui rispose: “fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli, ma da principio non era così” (Mt 19:8). E continuò stipulando che la sola ragione legittima per divorziare è l’infedeltà sessuale (Mt 5:32; 19:9). La sua risposta ai farisei evidenzia che Gesù aveva una comprensione della fedeltà ben più profonda di tutti loro. Da ciò che disse, e dai principi concernenti il matrimonio dell’Antico e del Nuovo Testamento, si può affermare che Dio intende che coloro che si sposano riflettano l’immagine di Dio in una unione permanente. Inoltre, l’infedeltà di uno dei coniugi non significa che il matrimonio deve necessariamente finire in divorzio. La via della croce incoraggia un profondo pentimento e il perdono, l’abbandono delle radici del risentimento. Anche in caso di adulterio, tramite il perdono e la potenza riconciliatrice di Cristo, il coniuge ferito dovrebbe cercare di mantenere lo scopo originale di Dio alla creazione. “Secondo le Scritture, l’adulterio non dovrebbe diventare una causa di distruzione del matrimonio superiore ad altri peccati…Quando si è pronti a perdonare e ad abbandonare le attitudini negative, Dio è più che mai disponibile a guarire e a rinnovare l’amore l’uno per l’altro”.13 Sebbene l’ideale divino per il matrimonio è che un’amorevole e permanente unione continui fino alla morte di uno dei coniugi, a volte una separazione legale diventa necessaria a causa della gravità delle offese, come l’abuso fisico del coniuge o dei figli. “In alcune giurisdizioni civili questo genere di separazione può aver luogo soltanto tramite il divorzio, che in queste circostanze, non sarebbe condannato. Ma le separazioni o i divorzi, in cui ‘l’infedeltà al voto matrimoniale non è implicata, non danno il diritto biblico di risposarsi, a meno che nel frattempo l’altro coniuge si sia risposato, abbia commesso adulterio o fornicazione o sia morto”.14 Poiché il matrimonio è una istituzione divina, la chiesa ha la sola e solenne responsabilità di prevenire il divorzio e, se il divorzio ha avuto già luogo, di curare per far guarire il più possibile le ferite ch’esso ha causate. L’Omosessualità. Dio creò l’uomo e la donna diversi ed in modo che si completassero l’un l’altro. E quando Dio fece ciò, orientò i loro sentimenti sessuali verso le persone del sesso opposto. La differenziazione e la connessione che caratterizzano gli umani sono manifeste nell’attrazione che attira i due sessi l’uno verso l’altro in maniera da formare una sana unione. In alcuni casi, il peccato ha distorto anche questa basilare orientazione, generando il fenomeno che è stato definito inversione. In questo contesto, la naturale orientazione verso il sesso opposto appare essere invertita, producendo una orientazione verso le persone del proprio genere. Le Scritture condannano le pratiche omosessuali con forti termini negativi (Gn 19:4-10; cfr. Gd 7,8; Lv 18:22; 20:13; Rm 1:26-28; 1 Tm 1:8-10). Pratiche di questo tipo producono gravi deturpazioni dell’immagine di Dio negli uomini e nelle donne. Poiché “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm 3:23), i cristiani devono trattare in maniera redentiva coloro che sono afflitti da questo disordine. Essi devono riflettere l’attitudine che Cristo assunse nei riguardi della donna colta in adulterio: “neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (Gv 8:11). Non solo quelli che hanno delle tendenze omosessuali, ma tutte le persone intrappolate in comportamenti o in relazioni che causano ansietà, vergogna e colpa, hanno bisogno della compassionevole attenzione di un consulente cristiano specializzato e di vasta esperienza. Nessun comportamento è al di là del tocco guaritore della grazia di Dio”.15 La Famiglia Dio dopo aver creato Adamo ed Eva diede loro il dominio sul mondo (Gn 1:26; 2:15). Ed essi formarono la prima famiglia, la prima chiesa, e segnarono l’inizio della società. Dunque la società fu costruita sul matrimonio e sulla famiglia. Poiché essi erano i soli abitanti umani della terra, Dio ordinò loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra e rendetevela soggetta” (Gn 1:28). Come indicano le statistiche sulla popolazione mondiale, oggi la terra non grida più di essere riempita e assoggettata. Ma quelle coppie cristiane che decidono di mettere al mondo dei bambini hanno ancora l’obbligazione di crescerli nella conoscenza e nell’ammonizione del Signore (Ef 6:4). E prima ch’esse intraprendano questo percorso, dovrebbero considerare l’ideale di Dio per la famiglia. I Genitori 1. Il Padre. Le Scritture hanno dato al marito e al padre la responsabilità di essere il capo e il sacerdote della famiglia (Col 3:18-21; 1 Pt 3:1-8). Egli diventa un tipo di Cristo che è il dirigente della chiesa. “Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Mariti amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona” (Ef 5:23-28). Come Cristo dirige la chiesa, così pure, sia il marito e che la moglie “dovrebbero essere sottomessi, altrimenti la Parola di Dio dà preferenza al giudizio del marito”, a eccezione che si tratti di una questione di coscienza.16 Allo stesso tempo, il marito ha la responsabilità di trattare l’individualità di sua moglie con assoluto rispetto. Come Cristo dimostrò un’amorevole direttiva che si protese fino alla croce in servizio, così il marito deve guidare rinunciando a se stesso. “La direttiva di Cristo è amore e saggezza, e quando i mariti compiono le proprie obbligazioni verso le loro mogli, devono usare la loro autorità con la stessa tenerezza che Cristo usò verso la chiesa. Quando lo Spirito di Cristo controlla il marito ne risulta una benefica e pacifica sottomissione da parte della moglie, poiché lui le richiederà soltanto ciò che coopera per il bene e lo farà nello stesso modo in cui Cristo richiede la sottomissione alla sua chiesa… Coloro che hanno la posizione di marito studino le parole di Cristo, non per cercare di definire quanto completa deve essere la sottomissione della moglie, ma perché possano avere la stessa mente di Cristo, e diventare puri, raffinati e idonei ad essere i capi delle loro famiglie”.17 Similmente ad Abramo, il padre, come sacerdote della famiglia, raccoglierà la sua famiglia all’inizio di ogni giornata per affidarla alle cure del Signore. E alla sera la guiderà a lodarlo e a ringraziarlo per le benedizioni ricevute. Il culto in famiglia è un legame che unisce, un tempo in cui a Dio viene data la priorità nella famiglia.18 Un padre saggio trascorre del tempo con i propri figli. Il bambino può imparare molte lezioni dal padre, come, per esempio, il rispetto e l’amore per la madre, l’amore per Dio, l’importanza della preghiera, l’amore per gli altri, la maniera di lavorare, la modestia, l’amore per la natura e le cose che Dio ha fatte. Ma se il padre non è mai a casa, il bambino viene deprivato di questo privilegio e di questa gioia. 2. La Madre. Su questa terra, la maternità è l’opera più strettamente legata al partenariato con Dio. “Il re sul suo trono non ha un’opera più nobile di quella della madre. Lei è la regina della sua famiglia. E possiede il potere di modellare il carattere dei propri figli, perché possano essere idonei per la vita più eccelsa, quella immortale. Un angelo non potrebbe desiderare una missione più nobile; svolgendo questo ruolo lei è al servizio di Dio… Che comprenda il valore della sua funzione e che si rivesti dell’intera armatura di Dio, così che possa resistere alla tentazione di conformarsi agli ideali del mondo. La sua opera è per questo tempo e per l’eternità”.19 Qualcuno nella famiglia deve pure portare l’ultima responsabilità per il carattere dei figli. La formazione dei figli non può essere negletta o essere delegata ad altri, perché nessuno prova per essi quello che provano i loro genitori. Dio creò la madre con l’abilità di portare i figli nel suo seno, di allattarli, di crescerli e di amarli. Ad eccezione di casi in cui ci sono estreme circostanze di mancanza finanziaria o c’è un solo genitore,20 se accetta di farlo, la madre ha il privilegio unico di rimanere con i suoi figli tutto il giorno e di gioire collaborando con il Creatore nel modellare il loro carattere per l’eternità. “In una relazione bisogna che qualcuno consideri la famiglia come una carriera… Essere madre e moglie è la carriera di tutta una vita, è qualcosa di meraviglioso e di raro oggigiorno, un lavoro con molte sfide. Uno sforzo inutile? Un lavoro ingrato? Una schiava denigrata? No, è invece una straordinaria possibilità di cambiare la corrente, di salvare la specie, di lasciare un impatto nella storia, di fare qualcosa che sarà sentito e udito in circoli sempre più vasti”.21 Ai tempi dell’Antico Testamento, il nome di una persona trasmetteva un breve messaggio circa la persona stessa che lo portava. Eva ricevette il suo nome dopo la caduta (Gn 3:20). Poiché sarebbe diventata la madre di tutti gli esseri umani, il suo nome (ebraico chawwah) fu fatto derivare dalla parola “viventi” (ebraico chay). Questo rispecchia la posizione straordinariamente onorifica che lei occupa nella storia della razza umana. Proprio come la procreazione non fu il solo ed esclusivo diritto di entrambi Adamo ed Eva, così non lo è neanche per entrambi i genitori odierni. Anche questa funzione doveva essere una responsabilità condivisa. E così deve essere ancora oggi, non solo nel mettere al mondo i bambini ma anche nell’educarli. Ciascun genitore ha delle responsabilità che devono essere svolte come se fossero verso il Signore. “Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE; il frutto del grembo materno è un premio” (Sal 127:3). I Figli 1. Una priorità. Oltre all’ impegno nei confronti del Signore e del loro coniuge, i genitori non hanno alcuna altra responsabilità che sia così importante quanto quella dei figli ch’essi hanno messo al mondo. Loro devono mettere l’interesse dei figli davanti al proprio progresso e al proprio conforto; i bambini non hanno scelto di venire al mondo, e a loro deve essere dato il migliore inizio possibile in questa vita. Poiché gli influssi prenatali influiscono in maniera vitale sulla salute spirituale, mentale e fisica, il benessere dei bambini è una priorità che dovrebbe precedere anche la loro nascita.22 2. L’Amore. L’amore dei genitori dovrebbe essere incondizionato e pronto al sacrificio. Anche se non potrà mai essere ricambiato completamente, i figli devono ricevere amore per poter sviluppare una buona immagine di sé e avere la salute emotiva nel corso della loro vita. I figli che devono conquistarsi l’amore, o che si sentono rigettati e non importanti, cercheranno di ottenerlo dai loro genitori tramite dei comportamenti indesiderati che mettono radici e diventano abituali.23 I figli che sono certi dell’amore dei loro genitori vanno incontro agli altri. Possono essere educati a dare come a ricevere e a comprendere che c’è una ragione di vita al di là di se stessi. Così mentre i bambini si sviluppano, imparano a glorificare Dio. 3. L’impegno. I genitori cristiani devono dedicare i loro figli al servizio del Signore al più presto possibile. Le congregazioni avventiste del 7° giorno, provvedono a questa dedicazione con una semplice cerimonia, nella quale, davanti alla comunità, i genitori presentano i loro figli a Dio in preghiera, come Giuseppe e Maria presentarono il neonato Gesù al Signore nel tempio (Lc 2:22-39). In questa maniera il bambino inizia la sua vita come parte di una famiglia spirituale estesa. I membri della congregazione s’impegnano a contribuire per lo sviluppo sociale e spirituale dei piccoli, ritenendoli figli di Dio e membri del corpo di Cristo. In questa cerimonia anche i genitori dedicano loro stessi a educare il bambino nella via del Signore così che l’immagine di Dio sia formata in lui. Per raggiungere questo obiettivo, i genitori devono portare i loro figli alla scuola del sabato e in chiesa regolarmente così che i loro piccoli possano diventare parte integrante del corpo di Cristo fin dalla tenera età. Poi, quando i bambini raggiungono l’età scolastica, i genitori e la chiesa faranno ogni sforzo possibile per assisterli ad avere una educazione cristiana che promuovi in lui, o in lei, un amore sempre più grande per il Signore. 4. La Perseveranza. L’ insegnamento spirituale che i genitori impartono ai loro figli è un processo continuo che include ogni fase della loro vita. Circa i suoi insegnamenti, il Signore comanda: “Li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città” (Dt 6:7-9; 11:18 e segg.) Il bambino è influenzato da tutta l’atmosfera che lo circonda nella famiglia. I genitori non possono trasmettere la spiritualità solo per mezzo del culto familiare. Essa è trasmessa anche tramite la loro costante fiducia in Gesù, e deve essere manifestata nel loro stile di vita, nel loro abbigliamento e anche nella decorazione della loro casa. Conoscere Gesù come un amorevole genitore è vitale per la crescita cristiana di un bambino. 5. L’Apprendimento dell’Ubbidienza. “Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” (Pr 22:6). Cosa implica questa formazione? La disciplina ingloba molto più della sola punizione. La punizione generalmente ha a che fare con il passato, mentre la disciplina guarda al futuro. Essa è un processo che dirige, e nel quale il bambino è un apprendista nella formazione data dal genitore tramite sia la guida che l’esempio. Essa implica l’insegnamento di importanti principi come la lealtà, la verità, l’equità, la coerenza, la pazienza, l’ordine, la compassione, la generosità e il lavoro. Quando i bambini imparano in tenera età a ubbidire inconsciamente ai loro genitori, l’autorità non pone nessun problema nella loro vita futura. Ma il tipo di ubbidienza che imparano è anche importante. La vera ubbidienza non deriva solo dal fatto che è richiesta ma sorge spontanea dall’interiore. Il segreto di questo genere di ubbidienza si fonda nella nuova nascita. “L’uomo che cerca di osservare i comandamenti di Dio solo per un senso d’obbligazione, perché gli è richiesto di farlo, non entrerà mai nella gioia dell’ubbidienza. In realtà lui non ubbidisce… la vera ubbidienza è la manifestazione di un principio che opera nell’interiore. Sorge dall’amore per la giustizia, cioè dall’amore per la legge di Dio. L’essenza di ogni giustizia è la lealtà al nostro Redentore. Questo solo ci guiderà a fare il giusto perché è giusto farlo, perché fare ciò che è giusto è gradito a Dio”.24 6. Lo Sviluppo della Socializzazione e della Comunicazione. Nella famiglia i bambini socializzano come membri della razza umana, con tutte le responsabilità e i privilegi implicati. La socializzazione è un processo tramite il quale i bambini imparano le abilità basilari per funzionare in società. Il linguaggio con tutte le particolarità della comunicazione è uno delle prime capacità che il bambino sviluppa. Il linguaggio utilizzato a casa deve essere curato con molta attenzione affinché riveli il carattere di Dio. Il bambino dovrebbe sentire spesso delle spontanee espressioni di gioia e di affetto fra i familiari, come pure di lode a Dio. 7. L’Identità del Genere. Nella famiglia i bambini imparano a funzionare come maschi o femmine nella società, tramite la sana interazione tra i maschi e le femmine che forma l’intero sistema familiare. Gli adulti devono insegnare ai piccoli la bellezza del loro sviluppo sessuale per mezzo di una corretta e appropriata informazione. E hanno anche la responsabilità di salvaguardare i bambini dall’abuso sessuale. 8. L’Apprendimento dei Valori. Una funzione sociale fondamentale della famiglia è di provvedere all’assimilazione di sani valori. I valori e la sua pratica religiosa della famiglia non sempre coincidono. I genitori possono dichiarare di aderire a certi principi religiosi e poi comportarsi davanti al bambino in maniera contraddicente. E’ importante, invece, che i genitori siano coerenti. La Famiglia Estesa. Il matrimonio, come Dio lo ha istituito, è esclusivo, la famiglia invece non lo è. In una società molto mobile raramente una persona trova la sua famiglia estesa, nipoti, coetanei e cugini, tutti viventi nelle vicinanze. La famiglia della chiesa può aiutare quelli che sono lontani dai propri cari, o senza parenti, a trovare un senso di dignità e di appartenenza. Qui, anche il genitore singolo può trovare un luogo accogliente nel quale crescere i propri figli con amore e tenera cura. La chiesa può sopperire dei modelli appropriati quando questi vengono a mancare nella famiglia. Tramite l’apprendimento ad amare le persone anziane della congregazione, i bambini imparano a rispettare gli altri. E i più maturi possono anche sperimentare la soddisfazione di avere dei bambini più piccoli da amare e di cui gioire. E gli anziani potranno affermare: “e ora che son giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del tuo braccio a questa generazione e la tua potenza a quelli che verranno” (Sal 71:18). Dio ha una particolare considerazione per gli anziani, e dichiara: “il saggio di cuore è chiamato intelligente, e la dolcezza delle labbra aumenta il sapere” (Pr 16:21). Aggiunge pure: “fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò e vi salverò” (Is 46:4). Nella chiesa, i singoli possono trovare un luogo speciale dove essere amati e curati e condividere il loro amore e le loro energie. Tramite il suo ministero, possono provare la tenera cura di Dio, ch’egli testimoniò dicendo: “sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà” (Ger 31:3). E’ parte della pura religione avere una cura speciale per quelli che sono nel bisogno (Gc 1:27; Es 22:22; Dt 24:17; 26:12; Pr 23:10; Is 1:17). La famiglia della chiesa ha l’opportunità di provvedere un nido accogliente, un riparo sicuro, un luogo di appartenenza a coloro che non hanno una famiglia; e di circondare e d’includere ciascun membro nella speciale unità che, secondo Cristo, avrebbe caratterizzato la cristianità stessa (Gv 17:20-23). Il Punto di Ritorno La famiglia è la vera anima della società e della chiesa, ed essa deve essere uno strumento che vince e ritiene i suoi membri per il Signore. Proprio nell’ultimo brano dell’Antico Testamento si trova una profezia che sarà adempiuta poco prima del ritorno di Cristo: “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri” (Ml 4:5,6). Mentre in questo mondo molte forze tendono a separare i membri della famiglia, la chiamata di Dio è che essa sia una forza che riunisce, che soddisfa, che ritorna all’originale, che restaura. E quelle famiglie che rispondono a questa sua chiamata avranno la potenza che rivela la vera cristianità. Le chiese che saranno composte di tali famiglie cresceranno, i loro piccoli non se ne andranno, e tutti insieme rifletteranno di fronte al mondo una chiara immagine di Dio. Annotazioni 1 Cfr. Ellen G. White, Education, p. 20. 2 A. W. Spalding, Makers of the Home, Pacific Press, Mountain View, 1928, p. 58. 3 Che Adamo fu responsabile per il pianeta è evidente dal fatto che Dio lo ritenne responsabile per il peccato anche se lui non fu il primo a trasgredire (Gn 3:9). Anche il Nuovo Testamento, quando mette a confronto i due “Adami” rende il primo Adamo responsabile per l’entrata del peccato e della morte (Rm 5:12; 1 Cor 15:22; cfr. White, Il Gran Conflitto, p. 647). 4 “Dio stesso diede ad Adamo una compagna. Gli provvide “un aiuto” “adatto a lui”, un aiuto corrispondente a lui, adatto ad essere una sua compagna, ad essere uno con lui nell’amore e nella comprensione. Eva fu creata da una costola presa da un fianco di Adamo, a significare che lei non doveva controllarlo come se fosse il capo, né lei doveva essere schiacciata sotto i suoi piedi come se fosse un essere inferiore, ma doveva stare al suo fianco con un uguale, per essere amata e protetta da lui” (White, Patriarchi e Profeti, p. 46). 5 Per più informazione sugli aspetti del patto del matrimonio, cfr. “Marriage ad Covenant” in Covenant and Marriage: Partnership and Commitment, Leader’s Notebook, Family Ministry Department, Sunday School Board of the Southern Baptist Convention, Nashville, 1987, p. 51-60. 6 Cfr. SDA Church Manual, pp. 150, 151, (o il Manuale di Chiesa dell’unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno); F. M. Wilcox, “Marrying Unbelievers”, Review and Herald, 2 Luglio, 1914, pp. 9,10; G.B. Thompson, “Marrying Unbelievers: ‘Can Two Walk Together, Except They Be Agreed?’” Review and Herald, 31 Luglio, 1941, pp. 2, 12-14; F.M. Wilcox, “The Marriage Relationship, Following the Divine Order”, Review and Herald, 4 Maggio, 1944, pp. 1-4; White, Testimonies, vol. 4, pp. 503-508. 7 Walter Trobisch, I Married You, Harper and Row, New York, N.Y., 1971, p. 18. 8 Ed. Wheat, Love Life for Every Married Couple, Zondervan, Grand Rapids, 1980, p. 72. 9 Ibid., p. 62. 10 White, Conquistatori di Pace, p. 58,59. 11 Per es., cfr. White, Sulle Orme del Gran Medico, p. 361; White, Messages to Young People, Southern Pub. Assoc., Nashville, 1930, p. 451. 12 Cfr. anche White, Conquistatori di Pace, pp. 145, 208, 337, 338; White, Spiritual Gifts, vol. 3, pp. 104,105; vol. 4a, O. 86. 13 Wheat, Love Life for Every Married Couple, p. 202. Cfr anche “The divorce Court or the Cross”, in Roy Hession, Forgotten Factors… An Aid to Deeper Repentance of the Forgotten Factors of Sexsual Misbehavior, Cristian Literature Crusade, Fort Washington, PA, 1976; Wheat, “How to Save Your Marriage Alone” in Love life, and Gary Chapman, Hope for the Separated: Wounded Marriages Can Be Healed, Moody Press, Chicago, 1982. 14 SDA Church Manual, p.175. 15 Cfr. Hession, Forgotten Factors. Questo eccellente volume delinea chiaramente le più profonde questioni dell’immoralità sessuale, incoraggiando i trasgressori a pentirsi e a trovare il perdono nel nostro misericordioso Dio . 16 White, Testimonies, vol. 1, p. 307. Lei scrisse anche: “Noi donne dobbiamo ricordare che Dio ci ha dato una posizione soggetta a nostro marito. Lui è il capo e il nostro giudizio, le nostre vedute e i nostri ragionamenti devono concordare con i suoi il più possibile. Altrimenti, la preferenza nella Parola di Dio è data al marito, a eccezione che si tratti di una questione di coscienza. Noi dobbiamo subordinarci al capo” (E. G. White, letter 5, 1861). 17 E.G. White, Manuscript 17, 1891. Cfr. anche Larry Christenson, The Christian Family, Bethany Fellowship, Minneapolis, MN, 1970. 18 Per idee su come avere un dinamico culto in famiglia, vedere John and Millie Youngberg, Heart Tuning: A Guide to Better Family Worship, Review and Herald, Washington, D.C., 1985; Christenson, The Christian Family, pp. 157-197. 19 White, The Adventist Home, pp. 231,232. 20 I genitori che devono lasciare i propri figli sotto la cura di un’altra persona dovrebbero scegliere tra gente che ha valori simili a loro così che ci possa essere una piena cooperazione nell’educarli nell’amore e “nel timore del Signore”. I genitori dovrebbero osservare attentamente il comportamento degli altri bambini con i quali i loro figli si associano. E dovrebbero chiedersi ‘voglio che mio figlio sia simile a quei bambini’? Tutti gli aspetti dell’accudire i figli devono essere coscienziosamente esplorati, poiché loro imparano rapidamente e indelebilmente. 21 Edith Schaefer, What is a Family? Fleming H. Revell Co., Old Tappan, NJ, 1975, p. 47. 22 Cfr. White, La Speranza dell’Uomo, p. 512; White, The Adventist Home, pp. 255-259. 23 Cfr. Gary Smalley and John Trent, The Blessing, Thomas Nelson Publishers, Nashville, 1986. Gli autori descrivono chiaramente come il dare o il ritirare l’amore incondizionato è la chiave del benessere emotivo e psicologico del bambino durante il suo sviluppo. 24 White, Christ’s Object Lessons, p. 97.