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DUCATI DUCATI ducati.com 01 I 2012 Lifestyle Moto, moda e accessori 0 2012 8,- EUR 10,- USD Ducatisti Piloti, eroi e campioni The Redline Magazine Diavel Nero, potente, sexy Superbike 1199 Panigale La rivoluzione della specie Editoriale Benvenuti in Ducati! Un mondo fatto di stile, design, tecnologia e passione per le corse. Questo magazine nasce per raccontarvi quello che viviamo in un anno qui a Borgo Panigale; le gesta di eroi, piloti e appassionati, i retroscena, le nostre moto, la nuova collezione di abbigliamento, e molto altro ancora. Il pensiero che questa rivista venga letta dai Ducatisti in ogni parte del pianeta ci dà grande entusiasmo. Il nostro mondo può essere descritto con tre parole magiche: Authentic, Italian, Performance. Ducati è Autentica. Teniamo molto alla nostra autenticità che si esprime attraverso soluzioni tecnologiche esclusive come il Desmo. Soluzioni che nel corso degli anni sono diventate il nostro inconfondibile marchio di fabbrica. Gabriele Del Torchio Foto: Thorsten Doerk, Cover Heiko Simayer Amministratore Delegato e Presidente di Ducati Motor Holding Ducati è Italiana. Gli stabilimenti di Ducati si trovano nel cuore dell’Emilia Romagna, la “Terra dei Motori”. Siamo orgogliosi di essere italiani. Siamo orgogliosi della nostra famiglia, della nostra tradizione, della nostra eredità. E naturalmente siamo particolar- mente orgogliosi del fatto che Ducati sia considerata in tutto il mondo un’ambasciatrice del Made in Italy. Ducati è Performance. La competizione appartiene al nostro DNA. La pista è il nostro laboratorio tecnologico che viene messo al servizio delle moto di serie. La pista è anche il luogo della passione che condividiamo con i tifosi Ducati di tutto il mondo. Crediamo anche noi, come diceva Hegel, che “nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”. Tre parole che raccontano l’eccellenza del marchio Ducati. Un marchio che rifiuta qualsiasi compromesso su design e performance, così come su comfort, sicurezza e controllo. I nostri modelli lo testimoniano sulle strade di tutto il mondo. E la nuova Superbike 1199 Panigale, la nostra straordinaria ultima nata, impone un nuovo standard nelle moto supersportive per prestazioni e bellezza. Piacere di guida e stile di vita allo stato puro. ___ 3 Contenuti Uomini che vivono la propria passione 6 58 24 Ducati è da sempre sinonimo di sportività e perfomance. 72 52 104 48 122 68 90 32 110 126 “La moto per me rappresenta la libertà assoluta”, racconta Aldo Drudi. Sono dieci anni che il suo design arricchisce le collezioni Ducati, dai caschi alle tute in pelle. Con i suoi trent’anni di esperienza alle spalle, il designer è stato uno dei primi a dare volto e riconoscibilità ai piloti GP. La tradizione sportiva Ducati affonda le proprie radici in epoche in cui tutto sembrava possibile. O incredibile, come la vittoria di Mike Hailwood™ sulla Ducati 900 NCR nel Tourist Trophy dell’Isola di Man nel 1978. Oggi come allora Ducati rappresenta in primo luogo la storia di piloti leggendari, di uomini come Hailwood™ che la scelsero per correre e ne portarono il nome in giro per il mondo. Un compito che Paolo Pirozzi – appassionato Ducatista e presidente di un Club Ufficiale Ducati – ha preso oggi alla lettera: per il Ducati Club di Napoli ha attraversato il mondo in sella a una Multistrada 1200 e può così testimoniare l’estrema resistenza di questa multipurpose. Successi simili possono essere raggiunti perché ingegneri e progettisti Ducati puntano costantemente alla vittoria. Lavorano per rendere sempre migliori moto che sono già le migliori al mondo e da decenni, grazie a innovazioni spesso rivoluzionarie, si preoccupano di raggiungere quell’eccellenza tecnologica che si misura con i successi sulla pista, la vera seconda casa Ducati. Il nome Ducati fa pensare automaticamente ai circuiti di gara: a piloti come Troy Bayliss, Carlos Checa, Nicky Hayden o Valentino Rossi, tutti così straordinari da poter essere citati solo in ordine alfabetico; a moto nate dalla passione, come la nuova Superbike 1199 Panigale, una racer avanguardistica, o il Ducati Diavel per un piacere di guida semplicemente diabolico; al calore dei fan più appassionati che acclamano i loro eroi e che oggi, con le collezioni “Corse”, “Heritage”, “Company” e “Kids”, possono testimoniare anche con il loro abbigliamento l’orgoglio Ducati. Ducati non è solo motociclismo. E’ uno stile di vita. 5 Foto Markus Bolsinger Testo Francesca Corello Super bike L’azienda italiana presenta la sua ultima creazione: la 1199 Panigale. Costruita senza compromessi e con un solo obiettivo: vincere. Velocità e sicurezza: La 1199 Panigale è stata sottoposta alle prove più estreme. 6 7 Training in pista: centinaia di giri per raggiungere la forma perfetta data da prestazioni e affidabilità. 8 9 Superbike Nata dalla passione: la Ducati 1199 Panigale L a 1199 Panigale è nata sulle piste ma il suo nome di battesimo svela lo stretto legame dell’azienda con il proprio territorio, Borgo Panigale, la zona di Bologna dove Ducati è nata e ha da sempre il proprio quartier generale. Una superbike semplicemente superlativa, fortemente innovativa nella tecnologia e nelle soluzioni estetiche. La pietra di paragone con cui dovrà misurarsi la concorrenza. L’ultima nata della casa bolognese è espressione e frutto della grande passione degli uomini Ducati per raggiungere quell’eccellenza motociclistica italiana di cui l’azienda è orgogliosa portabandiera nel mondo. Più di quanto sia mai successo in passato, l’esperienza di Ducati Corse è confluita integralmente in una moto di serie, in grado di riunire le innovazioni tecnologiche sviluppate nel corso degli anni. La 1199 Panigale sarà la prima superbike di Bologna a non avere un telaio a traliccio ma un monoscocca in alluminio. “La scelta del telaio monoscocca è stato un elemento chiave per raggiungere l’obiettivo principale che ci eravamo imposti fin dall’inizio del progetto: realizzare una moto che pesasse almeno 10kg in meno della 1198 (che ancora oggi è la sportiva più leggera del parco motociclistico mondiale)”, racconta Cristian Gasparri, 1199Panigale Project Manager. “Sapevamo che non sarebbe bastato curare ossessivamente la riduzione di peso di ogni singola parte della moto. La nuova sfida era molto più ardua: dovevamo trovare il modo per integrare le funzioni, con il fine di ridurre al minimo “Per alleggerire il motore abbiamo utilizzato mail numero dei componenti e quindi il loro peso complessivo. Il Monoscocca, (telaio-airbox) rappresenta quindi l’esempio principe teriali speciali, per esempio le leghe di madi questo concetto di integrazione ed efficienza”. Elemento portante del gnesio. Oltre al tempo è proprio il peso il notelaio monoscocca sarà il nuovo motore Superquadro, che mantiene la stro maggior nemico”, spiega Marco Sairu, Endisposizione a L e la famosa distribuzione Desmodromica, ma si pre- gine Project Manager “L’obiettivo consisteva senta come un’unità completamente innovativa. L’interasse relativamente corto non impedisce l’impiego di un forcellone lungo che consente di avere un’eleBellezza mozzafiato: vata stabilità e di scaricare a terra tutta l’incredibile già il prototipo seduce potenza del Superquadro. Il sistema di scarico si caratterizza per il silenziatore collocato sotto il motore, che contribuisce insieme alla posizione avanzata del propulsore a cen- nello sviluppare in tempi da record un motore tralizzare le masse, ottimizzando la guidabilità. L’elettronica sofisticata di potenza elevatissima. Abbiamo fatto tabula permetterà di controllare la dinamica di marcia e i 195 CV del motore, rasa: fermo restando alcuni elementi della tradizione Ducati come il Desmo ed il layout a L di trasformando chi guida la 1199 Panigale in un pilota SBK. 10 90°, sono solo una ventina i pezzi comuni ai precedenti motori. Per tutti gli altri siamo ripartiti praticamente da zero”. Secondo Marco Sairu il progetto ha la precisione di un orologio in cui tutti gli ingranaggi devono coincidere e girare in sincronia. “Ogni tanto sembra quasi di giocare a Tetris”. Il risultato: 195 CV, l’inconfondibile rombo Ducati e prestazioni eccezionali. La 1199 Panigale vuole essere un ringraziamento rivolto ai Ducatisti di tutto il mondo, da sempre fedeli alle rosse di Borgo Panigale, che vogliono vivere le emozioni Ducati nella vita di tutti i giorni e in pista. Per realizzare questo desiderio, gli uomini Ducati, in pista o in fabbrica, danno il meglio di sé, sempre. ___ Teamwork: ingegneri, meccanici e piloti lavorano senza sosta alla nuova Superbike. Con i loro strumenti di precisione sembrano chirurghi in sala operatoria. 11 12 13 14 15 La rivoluzione della specie La 1199 Panigale rappresenta l’ultima evoluzione della fantastica serie di moto bicilindriche sportive prodotte da Ducati negli ultimi 25 anni. uesta storia comincia con la 851, introdotta nel 1987 (24 anni fa!), che segna per molti versi la nascita della Ducati “moderna”, introducendo sul mercato il concetto di bicilindrico ad alte prestazioni. Fino a quel momento infatti le moto potenti sportive erano equipaggiate con motori a quattro cilindri, tipicamente di produzione Giapponese. Con l’introduzione del motore Desmoquattro della 851, dotato di 4 valvole per cilindro, raffreddamento ad acqua e alimentazione ad iniezione elettronica, la Ducati entra nel vivo della competizione delle moto sportive. Grazie a questa moto comincia anche a correre nel Campionato Mondiale Superbike, dove, ad oggi, ha totalizzato la bellezza di 17 titoli mondiali e superato il traguardo delle 300 gare vinte, numeri che rendono la Ducati e le sue sportive bicilindriche la casa motociclistica più titolata nel mondiale delle derivate di serie. La 851 sarà poi sostituita dalla 888 e poi, nel 1994, dalla fantastica 916 che rappresenta a detta di molti osservatori la moto di maggiore pregio di tutta la produzione mondiale degli anni 90. I caratteristici valori DuE’ stata cati – design estremamente curato, sensazioni di guida dirette e reazioni fulminee, sportività – sono esaltati come non mai. La 916 diventerà poi 996 e 998, che introduce anche un’evoluzione importante del motore che diventa Testastretta, per una riprogettazione integrale delle teste con la riduzione dell’angolo compreso tra le valvole, e sarà sostituita dalla 999 nel 2003. Moto controversa che ha diviso, come poche altre, il popolo dei Ducatisti e gli appassionati in generale. Nel 2007 arriva la 1098. Leggerissima e potente, riprende molti degli stilemi di design della 916: un grande successo. Seguirà poi la 1198, con l’ultima evoluzione del motore Testastretta. Nel 2012 la Ducati introduce sul mercato la 1199 Panigale. Quattro anni di sviluppo, e un solo chiaro obiettivo: portare all’estremo le sensazioni e le emozioni che solo una sportiva Ducati può regalare. Per la prima volta dall’inizio di questa storia affascinante di moto sportive, tutte rigorosamente rosse e bicilindriche, la 1199 Panigale ha un motore tutto nuovo – nominato Superquadro per via del grande alesaggio di ben 112 mm – che introduce anche un concetto estremo di integrazione tra veicolo e motore che sposta in alto l’asticella dei riferimenti per questa categoria di moto. 16 Oltre 10 Kg più leggera della 1198 (che comunque esce dalla produzione con il titolo di moto sportiva più leggera disponibile sul mercato) e con oltre 20 cavalli di potenza in più, si pone come un limite assoluto con cui confrontarsi. Ma non solo peso ridotto e prestazioni. La 1199 Panigale ha, come ogni nuova Ducati Sportiva, un design mozzafiato, e un contenuto tecnologico di prim’ordine, che spazia dal proiettore full led, al cruscotto a matrice TFT a colori, alle sospensioni elettroniche. Non mancano ovviamente i tratti caratteristici che sottolineano l’estremo sforzo nella riduzione del peso, come i leggerissimi cerchi forgiati in alluminio e completamente lavorati di mac- una grande sfida china utensile per ottenere spessori ridotti e bassi momenti d’inerzia. Con la 1199 Panigale intendiamo riaffermare la centralità delle moto sportive per il nostro marchio. Le corse sono già dietro l’angolo: Ducati Corse è stata fin dall’inizio parte del team di sviluppo. Da loro sono venute le indicazioni di base affinché la 1199 Panigale portasse su strada le geometrie e le scelte tecniche più performanti utilizzate sulla SBK e anche tutta l’esperienza dei motori MotoGP, ed oggi gli restituiamo una fantastica base di lavoro per i campionati Superstock e Superbike. E’ stata una grande sfida, svolta spesso in territori inesplorati della tecnica, affrontabile solo grazie al contributo di un fantastico team di appassionati e competenti tecnici e motociclisti, di cui sono orgoglioso di fare parte. ___ Claudio Domenicali Direttore Generale di Ducati Motor Holding © Ducati Q La bellezza dei dettagli. Gli ingranaggi del nuovo cambio e la pompa dell’acqua. Nella pagina successiva il nuovo motore Superquadro visto da vicino. 18 19 Superbike 1199 Panigale S La nuova Superbike è una pietra miliare nella storia del motociclismo e, come moto sportiva, porta gli standard a un livello decisamente superiore. Il design, straordinariamente vigoroso, la rende un’icona dell’ingegneria motociclistica. scocca in alluminio che integra il motore come elemento portante. Il bicilindrico detta le regole Il motore è il Superquadro. Il bicilindrico più potente al mondo prodotto in serie. Nuove soluzioni La Panigale 1199 si distingue per lo spirito innovativo. Come il mono- Tipo: Superquadro, Bicilindrico a L, distribuzione Desmodromica Cilindrata: 1198 cc Alesaggio x Corsa: 112 x 60,8 mm Rapporto di compressione: 12,5 : 1 Potenza: 195 CV (143 kw) @ 10,750 rpm Coppia: 13,5 Kgm (132 Nm) @ 9.000 rpm Alimentazione: Iniezione elettronica. Due iniettori per cilindro. Corpi farfallati ellittici con sistema full ride-by-wire Peso a secco: 164 kg Outfit Tuta in pelle con protezioni composite, gobba aerodinamica, slider e spalle in alluminio. Tuta intera racing Ducati Corse 12 Un casco di qualità superiore. La calotta in fibre laminate composite lo rende estremamente resistente agli impatti. Una fascia protettiva di rinforzo avvolge la parte superiore della calotta, migliorandone ulteriormente le performance. L’imbottitura interna ergonomica in materiale Dry-Cool è asportabile. Casco integrale RX GP-7 Ducati Corse 12 21 Libera la mente Il designer Aldo Drudi ha iniziato sin da giovane a creare lo stile dei piloti GP. Creando le grafiche dei caschi Drudi è diventato un vero pioniere di questo settore. Di lì a poco le strade di Drudi e Ducati si sarebbero incrociate. Con il loro primo incontro, avvenuto più di dieci anni fa, iniziò una collaborazione che poi si è trasformata in amicizia. Durante la nostra visita nel suo studio sopra i tetti di Riccione ci parla di sé. Foto Thorsten Doerk Testo Nicole Hille-Priebe A ll’inizio è tutto bianco. Per Aldo Drudi qualsiasi Strinsero amicizia, condividendo la grande pasfoglio vuoto si trovi sulla sua scrivania sione per il motociclismo. Era loro abitudine strapiena di carta è un tassello di un futuro andare a scatenarsi con le loro moto da cross ancora da scrivere, un ponte tra fantasia e all’alba sulle spiagge adriatiche, trasformate dal realtà. Cercare schermi o trackpad nel suo studio è inutile. “Credo che mare durante la notte in piste da corsa perfette. il computer cancelli i ricordi. Chi salva la propria creatività su un hard “Se lo fai oggi”, dice Aldo Drudi incrociando i disk corre il rischio di copiare se stesso, prima o poi. Mi sento libero solo polsi, “rischi la galera”. quando di fronte a me c’è un foglio bianco”. Forse è proprio questo il Oggi molte cose sono cambiate. Lo studente segreto del successo di Drudi, che da più di dieci anni disegna le colle- Drudi è diventato uno dei designer più richiesti zioni Ducati, i caschi, le tute in pelle, i giubbini e lo sportswear, riuscendo in ambito motociclistico e il nome del grande a essere sempre innovativo, sempre sorprendente, sempre unico. pilota Rossi è Valentino: il figlio di Graziano, “Ducati rende i suoi campioni delle leggende. Io dò loro un volto”, nove volte campione del mondo. Aldo Drudi dice il designer cinquantaduenne dall’alto del suo studio all’ultimo conosce la rockstar dei circuiti dal 1979, l’anno piano nel centro di Riccione, circondato dal verde e con un’enorme della sua nascita. Mentre Rossi junior divenfinestra panoramica dalla quale lo sguardo vaga sui tetti e sui binari tava grande, Drudi si faceva un nome come dei treni fino a perdersi nel blu infinito del cielo sopra l’Adriatico. Dopo designer di caschi, equipaggiamenti e abbile moto, la seconda chiave per aprire l’anima di Drudi è il mare. Come artista deve reinventarsi in continua“Bisogna essere curiosi” zione e rompere i confini che trova davanti a sé: “L’ispirazione non viene da dentro, ma dall’esterno. La si trova nel mondo, non in se stessi. Bisogna essere curiosi”. gliamento da moto per i piloti dei circuiti. Il Spesso è la costa rocciosa della sua città di nascita, Cattolica, marchio Drudi incarna la passione per il motoad attirarlo e ispirarlo. Proprio qui, alla fine degli anni Settanta, ciclismo ed è diventato negli anni una Drudi fece la conoscenza del grande motociclista Graziano Rossi. garanzia di stile e design innovativo. “Se vuoi Una finestra sul mondo: nel suo studio di Riccione Aldo Drudi ha un’enorme finestra panoramica sulle colline della Romagna. 24 Lavoro artigianale: Aldo Drudi non crea i suoi progetti al computer ma su carta. I disegni vengono poi trasferiti direttamente sui caschi. Magia: i quattro elementi fuoco, acqua, terra e aria sul casco di Valentino Rossi sono pensati per dare forza al pluricampione del mondo. Oasi di pace: nello studio di Aldo Drudi c’è spazio a sufficienza per il lavoro e per il relax. Anche qui le suggestioni motociclistiche entrano in gioco. “La moto per me significa libertà assoluta” 27 fare bene questo lavoro devi essere anche tu un motociclista. Devi aver sperimentato le sensazioni che si provano in sella, quando la moto e l’anima diventano una cosa sola. Per me questa è la libertà assoluta”. Tra ideali e valori condivisi l’incontro tra Ducati e Drudi era solo una questione di tempo. “Non ci sono pressioni, solo fiducia. E soprattutto rispetto reciproco”, ecco come il designer descrive il rapporto instaurato con la grande casa motociclistica bolognese. Di Ducati apprezza soprattutto la qualità e l’affidabilità dei prodotti, la carica innovativa e l’impegno per arrivare a essere i migliori. Conosce l’azienda come si conosce un caro amico, ma una visita a Borgo Panigale resta sempre una delle sue massime fonti d’ispirazione. “Ducati è qualcosa di veramente particolare, è la moda e lo stile italiano nella sua forma più sofisticata. E questo fatto non deve riflettersi solo nell’equipaggiamento o nelle linee delle moto, ma anche nelle collezioni di abbigliamento sportivo. La linea sportswear Ducati è perfetta anche per un party in terrazza. Tanto più se in mano hai un bicchiere di buon vino”. Questa genuinità sincera è inimitabile, non la si può imparare. È un talento naturale Made in Italy, proprio come i paesaggi e il sole del Mediterraneo. “Quando ho cominciato a lavorare come designer ho avuto la fortuna di essere uno dei primi del settore”. Oggi Drudi lavora con i migliori materiali e rifiutando qualsiasi compromesso. La tradizione, le storie e le leggende si vestono di forme e colori fluorescenti, che diventano l’emblema distintivo dei campioni. “La gara è il test più duro per tutti: piloti, motori e colori. Quello che funziona in gara, ha successo anche sul mercato”. Per Drudi i suoi disegni sono più di un ornamento. Sono un ingrediente magico. Devono dare forza ai piloti. “Gli uomini hanno bisogno di rituali. Gli indiani sul sentiero di guerra si dipingono il volto e il corpo non solo per sembrare più aggressivi ma anche per allontanare la paura”. ___ Ispirazione: quando ha voglia di mare, Aldo Drudi è quasi sempre attratto dalla costa rocciosa vicino a Cattolica, la sua città natale (a sinistra). Un break creativo di cui si può ammirare il risultato nei circuiti – o nel suo studio, dove il posto d’onore è riservato agli abiti indossati in gara da Valentino Rossi (in basso). Più di un semplice ornamento: le creazioni di Drudi sono un ingrediente magico Un pioniere: Aldo Drudi paragona le sue grafiche ai colori di guerra degli indiani: identificano in modo inconfondibile il pilota, gli danno forza e allontanano la paura. 29 © Oakley Icon Ltd, 2011 Full Speed. Full Style. Ducati Collection Nicky Hayden Signature Series HOLBROOK™ NICKY HAYDEN MotoGP Foto Sven Cichowicz Che siano nati per garantire sicurezza e performance lo dimostrano i materiali, l’ergonomia e le protezioni. I caschi, le giacche e le tute della collezione Ducati Corse non mantengono solo le promesse in termini di funzionalità, ma esattamente come i numerosi altri accessori della linea, esaltano lo spirito racing del marchio Ducati Corse. Trasmettono dinamismo, passione e voglia di vincere. Tre attributi che si riflettono nei colori proposti: nero, bianco e rosso per ribadire che energia e potenza sono la nota dominante della collezione Ducati Corse. Spirito racing 32 Tuta intera in pelle D-skin con protezioni composite termoformate, inserti preformati in alluminio su spalle, gobba aerodinamica e slider. Tuta intera racing Ducati Corse 12 Casco racing in fibra con visiera termoformata e interno staccabile e lavabile. Casco integrale RX GP-7 Ducati Corse 12 Canotta in cotone elasticizzato con patch ricamato su base in carbonio. Canotta Ducati Corse 12 33 Giubbino tecnico in pelle D-skin con protezioni composite su spalle e gomiti. Predisposto per l’inserimento del paraschiena e del paratorace. Giubbino in pelle Ducati Corse 12 Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Ducati Corse SBK Lei: tuta spezzata in pelle D-skin con protezioni composite, gobba aerodinamica, slider alle ginocchia e, in alluminio, sulle spalle. Tuta spezzata Ducati Corse 34 35 Felpa con stampe e scudetto ricamato su base in carbonio autentico: con cappuccio e 1/2 zip per lui, zip intera per lei. Felpe Ducati Corse 12 36 1 3 2 4 5 1 2 3 4 5 38 Polo manica corta in cotone leggermente elasticizzato. Polo Ducati Corse 12 È come avere due giacche in una! Indossa il lato nero quando vuoi essere discreto, scegli il rosso se vuoi sentirti più aggressivo. Giacca double-face Ducati Corse 12 Giacche con protezioni in tessuto tecnico con membrana impermeabile e traspirante. Interno termico removibile e predisposizione per paraschiena. Giacche Ducati Corse Logo Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Ducati Corse SBK Canotta in cotone elasticizzato con patch ricamato su base in carbonio. Canotta Ducati Corse 12 39 Occhiali super leggeri grazie alla montatura in metallo con lenti anti UV in Plutonite®. Occhiali da sole Plantiff® Giubbino tecnico in pelle D-skin con protezioni composite su spalle e gomiti. Predisposto per l’inserimento del paraschiena e del paratorace. Giubbino Ducati Corse 12 Guanti tecnici in pelle con inserti in resina termoplastica e acciaio. Guanti Ducati Corse 12 40 41 Giacca in tessutopelle tecnico con membrana impermeabile e traspirante. Spalle in alluminio, interno termico removibile e predisposizione per paraschiena. Giacca Ducati Corse 42 43 Lei: tuta spezzata in pelle D-skin con protezioni composite, gobba aerodinamica, slider, spalle in alluminio. Tuta spezzata Ducati Corse Lui: T-shirt tecnica stretch in Dryarn® (mantiene costante la temperatura corporea). T-shirt Performance 11 44 Stivali racing con slider e protezioni rigide. Stivali Racing Ducati 1000 V3 Tuta spezzata con protezioni composite termoformate, inserti preformati in alluminio su spalle e slider. Tuta spezzata Ducati Corse 12 45 1 2 3 5 4 1 2 3 4 5 46 Canotta in cotone elasticizzato con patch ricamato su base in carbonio. Canotta Ducati Corse 12 Per i tuoi inverni sportivi indossa la cuffia Ducati Corse. Cuffia Ducati Corse 12 Costume da bagno. Blackriders Swimsuit Polo manica corta in cotone piquet. Polo Ducati Corse 12 Sportivo, di classe, insomma, Ducati Corse. Cappellino Corse Carbon Il cappellino firmato Ducati Corse richiama tutta l’emozione del tifoso. Cappellino Ducati Corse 12 La tua compagna ideale per la palestra, borsa dotata di sacchetto porta scarpe all’interno. Borsa palestra Ducati Corse Coppia di asciugamani Ducati Corse. Set asciugamani Ducati Corse Ducati Monster 1100EVO The Ultimate Monster Evolution also means unprecedented thrills. With the 1100EVO we’ve perfected the formula that made the Monster the definitive naked icon. The 100 hp of the Desmodue Evoluzione, smoothly controlled at all times by the Ducati Safety Pack (ABS+ Ducati Traction Control, supplied as standard), together with a new sports-style exhaust and an improved riding position, puts the Monster 1100EVO in a whole new joy zone. Monster 1100EVO: we can describe its performance, the thrills remain beyond description. ducati.com Official Sponsor Technical Partner Powered by Checa il Campione “El Toro” ha preso la fortuna per le corna: con la Ducati 1198 Carlos Checa trionfa nel Campionato Mondiale Superbike 2011. Grazie alla grinta, alla professionalità e all’entusiasmo di Carlos e del Team Althea, per la 14a volta un pilota Ducati conquista l’alloro nel Mondiale Superbike e il 17° Titolo Mondiale Costruttori sarà in mostra nel Museo Ducati. © Ducati Sulla vetta del mondo: ad agosto 2011 Carlos Checa ha ottenuto a Silverstone la trecentesima vittoria in Superbike per Ducati. Da grande appassionato della montagna, per festeggiare adeguatamente il risultato “El Toro” si è arrampicato sulla cima Castore, una delle più alte d’Italia. Foto: Picture-Alliance Imbattibili: Carlos Checa e la Ducati 1198 hanno impresso il loro marchio sul Campionato Mondiale Superbike 2011. Lo spagnolo ha coronato la sua favolosa stagione con il suo primo titolo. Tutti, nel box della SBK, hanno gioito per questo trionfo. 49 C i sono anni che diventano indimenticabili: un pilota esperto capace di guidare al massimo, un team altamente qualificato e una moto dalle prestazioni incredibili. Carlos Checa - catalano - ha vinto per la prima volta il Titolo Mondiale SBK. Un traguardo che meritava già da tempo, anche se arrivato solo all’età di 38 anni, anzi, per essere precisi, a due settimane dal suo trentanovesimo compleanno. 15 gare su 26 del Campionato Mondiale, compreso il trionfo a MagnyCours. Una quantità di successi simile non è stata raggiunta neppure da Carl Fogarty e Troy Bayliss nei loro anni migliori. Qual è il segreto di questo successo storico? “Ho moltissima fiducia nella 1198”, spiega Checa. “Posso contare su una grande Ducati: lei fa quello che voglio io”. È anche lui a confermare l’ottima fase della sua carriera: “Sono sempre stato molto sincero con me stesso e ho sempre pensato a cosa fare per migliorarmi”. Carlos e la sua moto erano davvero maturi per questa vittoria. Poi fa una considerazione: “La vittoria del Titolo Mondiale mi ha ringiovanito di dieci anni…” Grazie a una lunghissima carriera ha raggiunto un livello di esperienza incredibile. A 21 anni, nel 1993, Carlos Checa ha debuttato nel Grand Prix in sella a una 125; solo due anni dopo cavalcava con autorità una delle moto a due tempi più aggressive, e nel 1996 ha centrato la prima di due vittorie in questa classe. Il miglior piazzamento nel Campionato Mondiale lo ha ottenuto nel 1998: nel circuito spagnolo di Jarama, con una grande vittoria casalinga. Oggi, finalmente Checa, oltre al suo numero preferito, il 7, dal quale spuntano le corna del suo simbolo, il toro spagnolo, potrà sfoggiare con orgoglio sul petto anche il numero 1 di Campione del Mondo. Ma non gli basta: “Anche nel 2012 voglio vincere e combattere per il titolo!” Buena Suerte, Carlos! ___ Carlos Checa Data di nascita Altezza Peso Occhi Capelli 15 ottobre 1972 175 cm 70 kg marroni castani, ma presto grigi! Numero fortunato Numero di gara Hobby Circuito preferito Prima vittoria in Catalogna Primo podio in Malesia Sito web 7 7 Sport Laguna Seca 1996 1995 www.carloscheca.com Carlos e la Ducati 1198 erano semplicemente maturi per questo Titolo © Ducati Sul gradino più alto: Carlos Checa ha centrato l’obiettivo. Sul podio di Imola la gioia dello spagnolo non ha conosciuto limiti. Ha raggiunto questo traguardo per se stesso e per il suo team di successo: “La mia decisione di partecipare al Campionato Mondiale Superbike è stata la migliore” afferma Carlos Checa. Fenomenale: i 20 podi nelle 24 corse stagionali fino al conseguimento del titolo confermano le qualità di Carlos Checa e della Ducati 1198. Il Dreamteam ha dimostrato di saper vincere su qualsiasi percorso. Ernesto Marinelli, SBK Project Manager di Ducati, festeggia con Carlos la vittoria di Silverstone. 51 Movie star Exit Wounds :::::::::: 2001 :::::::::: USA Ducati Monster Eroi, gangster, alieni: per scappare in fretta, spesso nei film d’azione una moto Ducati è la prima scelta. Testo Nicole Hille-Priebe Q uando fuori l’asfalto brucia, le stelle di Hollywood si trasformano in eroi. E non è certo un caso se è spesso una Ducati ad aiutarli a rendere possibile l’impossibile: da anni ormai i registi di grido sono talmente persuasi delle qualità delle moto di lusso italiane da riservare loro un ruolo centrale nei film che dirigono. Tutto ebbe inizio nel 1971 con il capolavoro italofrancese di Nadine Trintignants “Tempo d’amore”, con Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve. La Ducati Scrambler 250 del film era già all’epoca un’icona di stile, e ben oltre i confini italiani. I film drammatici sono però un’eccezione nella sua lunga filmografia. Il marchio Ducati incarna la potenza, il design e la performance, il mix ideale per un adrenalinico action movie. Al Ducati Hypermotard si è ispirato nel 2009 il regista statunitense Joseph McGinty Nichol per la futuristica macchina da guerra Moto-Terminator, capace di pensare e di guidarsi da sola, nel quarto capitolo della saga. “In Terminator Salvation la tecnologia raggiunge un livello così alto da diventare una forma d’arte, una descrizione che credo si addica perfettamente anche alla Ducati”, ha dichiarato “McG” all’inizio delle riprese. 52 Sei anni prima, più o meno in concomitanza con il debutto della Ducati nella MotoGP, la Ducati 996 si era fatta notare sul grande schermo in Matrix Reloaded. Per il vertiginoso inseguimento i fratelli Wachowski ricostruirono un tratto di autostrada in una base aeronautica in disuso. Nella scena gli agenti danno ancora una volta la caccia a Neo (Keanu Reeves) e Trinity (Carrie-Ann Moss). Saltando da un ponte, i due atterrano su un camion carico di moto Ducati, tra le quali una 996 che rappresenta la loro salvezza. Nella lotta contro il tempo e lo spazio, una Ducati Campione del Mondo può rivelarsi l’arma migliore: grazie alla sua velocità dà ai due inseguiti il vantaggio decisivo. Nel film di Oliver Stone “Wall Street – il denaro non dorme mai” (2010), con Michael Douglas nel ruolo del finanziere senza scrupoli Gordon Gekko, la Ducati si presenta invece Knight and Day :::::::::: 2010 :::::::::: USA Ducati Hypermotard 1100 53 Terminator 4 :::::::::: 2009 :::::::::: Matrix Reloaded :::::::::: 2003 :::::::::: USA sotto una luce completamente diversa. Coprotagonista del film è Jake (Shia La Boeuf), un broker elegante e sicuro di sé, che vuole migliorare il mondo investendo nelle energie rinnovabili e che guida una Ducati per non rimanere bloccato nel traffico. In sella allo Streetfighter S l’ora di punta a New York è l’ultimo dei suoi problemi. E in mezzo al traffico la moto fa una figura ancora migliore: le sue linee armoniose si adattano perfettamente all’ambiente. Nel film “Wall Street” compare anche una Ducati Desmosedici RR. Che anche gli alieni preferissero una Ducati lo abbiamo invece scoperto un anno dopo nel thriller d’azione “Sono il numero quattro”. L’attrice Teresa Palmer, considerata l’Angelina Jolie del futuro, ha accettato la parte soprattutto perché come extraterrestre “numero sei” avrebbe avuto una Ducati. “Recito il ruolo di una guerriera, un’esperta di arti marziali. Sono sexy, guido una Ducati e non ho paura dei miei Ducati Hypermotard USA Ducati Superbike 996 nemici. È davvero meglio non mettersi contro di me”. Per prepararsi a un ruolo tanto impegnativo sotto il profilo fisico, si è duramente allenata per due mesi. “Esercitarsi a fare acrobazie, a sparare e a guidare moto, una rossa Superbike 848. Davvero il massimo dell’eccitazione”. Spettacolari scene di inseguimenti con mirabolanti acrobazie, che finiscono con uno snervante salvataggio all’ultimo istante, sono il marchio di fabbrica degli action movie. Nella lotta tra il bene e il male vince il più veloce, non di rado su due ruote. Nel film di fantascienza “Inception” (2010), vincitore di TRON: Legacy :::::::::: 2010 :::::::::: USA Ducati Sport 1000 Una potenza incontenibile, un design scattante: la migliore interprete degli “action movie” più innovativi 54 55 USA Blockbuster: Ducati sul grande schermo Ducati Streetfighter e Desmosedici RR I Am Number Four :::::::::: 2011 :::::::::: USA quattro premi Oscar, Leonardo DiCaprio è la mente di un gruppo di spie industriali che riescono a manipolare le persone entrando nei loro sogni. I livelli onirici si sovrappongono e i cacciatori si trasformano in prede. D’improvviso rimangono imprigionati nell’inconscio della loro vittima, che chiude pericolosamente in un angolo gli intrusi con un Ducati Streetfighter S nero. Uno che se ne intende di film d’azione è sicuramente Sylvester Stallone. Quando nel 2010 accettò la regia de “I mercenari” con Dolph Lundgren, Mickey Rourke, Jet Li e Jason Statham, oltre ad Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis in parti cammeo, insistette per scegliere personalmente le moto del film. Nel casting la spuntò la Ducati Desmosedici RR. La moto che nel film apparteneva a Jason Statham è oggi del rider professio- Ducati Superbike 848 nista Jake Wand. “Questa Ducati è una delle moto più spettacolari sulla faccia della terra e il fatto che abbia recitato nel film la rende ancora più unica”. Una pietra miliare nella filmografia della Ducati viene ancora dal genere fantascientifico. In “Tron: Legacy” Kevin Flynn (Jeff Bridges) è imprigionato nella realtà virtuale di un programma, nella quale alcuni gladiatori sono costretti ad affrontarsi a vicenda in un’arena in sella a “moto di luce”. A vent’anni dalla scomparsa di Flynn, il figlio Sam (Garrett Hedlund) riesce ad aprire un portale di collegamento tra il mondo reale e il Broker, guerriere, eroi che salvano il mondo: in sella a una Ducati per andare più veloci 56 cyberspazio, in cui si addentra alla ricerca del padre. L’unico ricordo materiale del padre, una Ducati 1000 Sport, è nell’appartamento di Sam. Quando alla fine i due si incontrano nella griglia digitale del programma, il loro primo dialogo ha come oggetto soprattutto la leggendaria Ducati, che con il suo rude fascino era già un classico quando Flynn poteva ancora guidarla. Il tappeto rosso della Ducati si allunga di anno in anno. Hollywood ama la sua stella speciale, e lo dimostra l’elenco di tutto rispetto dei ruoli di velocità, Made in Borgo Panigale. ___ _________________________ »Ça n‘arrive qu‘aux autres« 1971, France/Italy Ducati Scrambler 250 _________________________ »Fled« 1996, USA Ducati Superbike 748 _________________________ »Speed 2: Cruise Control« 1997, USA Ducati 916 _________________________ »Conspiracy Theory« 1997, USA Ducati SuperSport 900 _________________________ »Double Team« 1998, USA Ducati Monster 900 _________________________ »Armageddon« 1998, USA Ducati 748 _________________________ »Don‘t Say a Word« 2001, USA Ducati Monster 900 _________________________ »Driven« 2001, USA Ducati SuperSport 900 _________________________ »Exit Wounds« 2001, USA Ducati Monster _________________________ »Austin Powers in Goldmember« 2002, USA Ducati ST2 _________________________ »Rollerball« 2002, USA Ducati Monster 620 _________________________ »Blade II« 2002, USA Ducati ST2 _________________________ »Matrix Reloaded« 2003, USA Ducati Superbike 996 _________________________ »The Italian Job« 2003, USA Ducati Superbike 748 _________________________ »Ride or Die« 2003, USA Ducati SuperSport 900 Bollywood News _________________________ »Long way round« 2004, USA Ducati Superbike 748 _________________________ »Catwoman« 2004, USA Ducati Monster 620 Dark _________________________ »La tigre e la neve« 2005, Italy Ducati Superbike 748 _________________________ »The Simpsons« 2007, USA, Ducati Superbike 999 _________________________ »Terminator Salvation« 2009, USA Ducati Hypermotard _________________________ »Yes Man« 2009, USA Hypermotard 1100 _________________________ »The Expendables« 2010, USA Ducati Desmosedici RR _________________________ »Wall Street: Money never sleeps« 2010, USA Ducati Streetfighter e Desmosedici RR _________________________ »Knight and Day« 2010, USA Ducati Hypermotard 1100 _________________________ »Tron: Legacy« 2010, USA Ducati Sport 1000 _________________________ »Inception« 2010, USA Ducati Streetfighter 1098 _________________________ »Fast and Furious 5« 2011, USA Ducati Streetfighter 1098s _________________________ »I Am Number Four« 2011, USA Ducati Superbike 848 _________________________ »Haywire« 2012, USA Ducati Monster 696 »Ra.One« 2011, India Ducati Monster 1100 »Don 2« 2011, India Monster 1100, Streetfighter, Multistrada 1200 Movie still life Knight and Day / Creditline: © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Italian Movie poster Knight and Day / Creditline: © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Movie poster Matrix Reloaded / Creditline: © 2003 WARNER BROS., Movie Poster Terminator Salvation / © 2009 T Asset Acquisition Company / LLC. All Rights Reserved, Movie still life Terminator Salvation / Creditline: © 2009 T Asset Acquisition Company / LLC. All Rights Reserved, Movie poster Tron / © 2010 Disney Enterprises / Inc. All Rights Reserved, Movie poster Wallstreet / © 2010 TWENTIETH CENTURY FOX, Movie poster I’m Number Four / © 2011 Dreamworks Pictures, Exit Wounds / Terminator 4 / Tron Legacy / Matrix Reloaded / I’m Number Four and Wallstreet / Kobal Collection, Bollywood: Don 2 / © 2010 Rapid Eye Movies / Ra One / © 2011 EROS INTERNATIONAL / RED CHILLIES ENTERTAINMENT Wall Street: Money Never Sleeps :::::::::: 2011 :::::::::: Black Beauty Una città come passerella: a Milano il Ducati Diavel rivela il suo carattere unico ed eccitante. Nero, potente e sexy: il compagno ideale per un’avventura metropolitana. 58 Foto Markus Bolsinger Testo Francesca Corello I mmagina di essere alla scrivania. Sei a Milano e il tuo ufficio è all’ultimo piano di un palazzo ignorato dalle guide di architettura. A volte ci si può sentire in gabbia anche se si è circondati da vetro e luce, guarda caso proprio oggi che ti aspetta un meeting importante. Sulla carta il contratto sembra perfetto, ma sai che per le trattative ti servirà la massima concentrazione. Tra due ore arriverà il cliente. Fuori, il vento spazza le nuvole. Pensi al Ducati Diavel parcheggiato nel garage sotterraneo, con il motore ancora caldo per la corsa fino in ufficio. Sai che quello che accadrà dipende solo da te. Immagina di spogliarti velocemente e di indossare di nuovo la tenuta da moto che avevi appena riposto nel guardaroba. Giacca e pantaloni neri della linea Diavel, in morbida pelle di vitello, aderiscono al corpo come una seconda pelle, mai troppo stretti. Nel tragitto verso l’ascensore prendi il tuo casco nero e argento, il complemento perfetto per le linee sportive ed eleganti del tuo look. Quando le porte dell’ascensore si aprono al piano del garage, la visiera si chiude decisa. Immagina di premere il pulsante di avviamento, e che in quel preciso istante l’aria cominci a vibrare. Il classico rombo del bicilindrico Ducati risuona possente, atletico, indomito. In mezzo al traffico il Diavel mostrerà il suo lato elegante ma, qui sotto, i leoni possono ancora ruggire indisturbati. In dialetto bolognese “diavel” significa diavolo, un paragone che il diavolo in persona giudicherà lusinghiero quando verrà raggiunto dal rombo intenso di questo motore Desmodromico. Immagina di regalarti due ore. 120 minuti, 7.200 secondi, nella lingua del Diavel 500 chilometri, solo andata e senza traffico, si capisce. Ora non siate irragionevoli, il tempo in questa città non si può misurare in chilometri all’ora. Milano è una città operosa e pulsante di vita, qui sono nati, cresciuti e si sono affermati i principali trend del “Made in Italy”. A Milano lo stile non tramonta mai, che si parli di moda, di design o di architettura. I più famosi architetti hanno lasciato la loro impronta nel panorama cittadino, dando vita a una splendida alternanza tra modernità e tradizione. Pronta a scattare: con il suo potente retrotreno, il telaio a Traliccio stretto sul fianco e il serbatoio affusolato, anche quando è parcheggiato il Ducati Diavel sembra ansioso di ricominciare a mordere la strada. Il giro d’onore: Milano, questa città creativa e pulsante di vita, richiede la giusta colonna sonora. Il rombo animalesco del bicilindrico accompagna ogni corsa in moto con potente ruggito. 61 Milano downtown: Le imponenti colonne della Basilica di San Lorenzo risalgono all’epoca romana. Tutta la bellezza della vecchia Milano si nasconde qui, tra gli edifici storici e nelle piazze. Un’atmosfera particolare da gustare sorseggiando un caffè in uno dei piccoli bar del quartiere. Immagina di divertirti sul serio. Il Diavel nero non solo si adatta esteticamente all’ambiente, ma immerso nei ritmi della città rivela le sue strepitose doti da cruiser. Dal Duomo di Milano, si arriva fino alla Scala. Nel labirinto dei sensi unici il pneumatico posteriore da 240 mm del Diavel assicura un comfort totale anche quando il traffico è a singhiozzo. I 162 CV a un certo punto vogliono scatenarsi. Ci lasciamo alle spalle il centro storico, le belle donne con la passione per le scarpe e le braccia cariche di shopper, e imbocchiamo di nuovo la corsia di sorpasso. Se un attimo prima garantivano comfort, ora le speciali gomme extralarge della Pirelli si trasformano e reagiscono a qualsiasi manovra e angolo di piega. È ora di svuotare la mente, prima che il tempo a disposizione scada. Immagina di ottenere quello che desideri. Il Diavel rappresenta una nuova simbiosi tra potenza e stile. Il suo assetto di guida non lascia desideri inesauditi e dal punto di vista tecnico può vantare tutte le ultime innovazioni Ducati: ABS, Ducati Traction Control e Riding Mode per migliorare la sicurezza, 162 CV con un peso di soli 207 chilogrammi per garantire dinamicità sportiva. Le performance elevate, le linee pure e la sinfonia di questa moto stabiliscono nuovi parametri di riferimento e risvegliano il desiderio al suo solo passaggio. 62 Purezza del design: il Diavel è la migliore sintesi di moto naked, da corsa e cruiser. Le architetture moderne del Centro Maciachini, nell’ex quartiere industriale Carlo Erba, esaltano le sue linee pure e decise. Performance 2 Ducati e Mercedes-AMG condividono la stessa passione per le prestazioni elevate, l’esclusività dello stile e la cura dei dettagli ingegneristici. L’inconfondibile design del Diavel Carbon è arricchito da elementi di raffinata sportività impreziositi dalla firma AMG. Così si presenta il Diavel AMG Special Edition: splendidi cerchi forgiati a 5 razze, sfoghi aria in carbonio attraversati da fregi cromati, scarico sportivo dal disegno inedito, sella con cannettature orizzontali e inserti in Alcantara. Telaio, serbatoio e copri-sella passeggero nella colorazione Diamond White della gamma AMG creano un aggressivo contrasto con il nero opaco della fibra di carbonio. L’esclusività della versione è ulteriormente sottolineata dalla targhetta applicata sul motore con la firma dell’operatore che ha manualmente calibrato la fasatura del sistema Desmodromico. Come i brand Ducati e AMG, la Ducati Diavel AMG Special Edition riunisce dinamicità e sportività. Per una perfomance elevata al quadrato. Immagina di essere felice. Alle colonne di San Lorenzo c’è ancora il tempo per un espresso nel Martin Cafè. Un’ultima deviazione sulla strada del ritorno conduce al Centro Maciachini, che con le sue architetture ultramoderne è un esempio paradigmatico della Milano del XXI secolo: una metropoli, in cui il vecchio e il nuovo convivono senza contrasti, in armonia. Immagina che non sia solo un sogno. Immagina di essere alla scrivania ma di poter essere libero in un istante. ___ A Milano lo stile non tramonta mai, che si parli di moda, di design o di architettura © Ducati A sinistra: Giubbino in pelle con protezioni su spalle e gomiti. Predisposte per il paraschiena. Giubbino BLW Casco in fibra, inferno staccabile e chiusura D-Ring. Casco intgrale BLW Pit stop: dalle vetrine del Martin Cafè si riesce a non perdere mai d’occhio il Diavel. Prima di riprendere la corsa c’è giusto il tempo per un espresso: un sorso di caffeina e una scarica di adrenalina in un colpo solo. 65 Ducati Official Fine Art Prints ducatiart.com Design your life with your passion Diavel CroMo Il Ducati Diavel è la quintessenza della forza e della superiorità. Non c’è moto che, al primo sguardo, sia in grado di impressionare più della dinamica muscle-bike di Bologna. Un motore potente Basandosi sul motore 1198, la bicilindrica produce 162 CV e, cosa ancora più incredibile, quasi 13 Kgm di coppia. In quanto a capacità di ripresa e di accelerazione non conosce pari. Cromo: oggetto di culto La brillantezza del serbatoio cromato, che contrasta in modo deciso ed elegante con il nero lucido, trasforma il Diavel in un oggetto di culto. La sella realizzata con cannettature orizzontali e i loghi Ducati dal sapore retrò completano questa interpretazione vintage dello stile Diavel. Tipo: Testastretta 11°, Bicilindrico a L, distribuzione Desmodromica Cilindrata: 1198 cc Alesaggio x Corsa: 106 x 67,9 mm Rapporto di compressione: 11,5 : 1 Potenza: 162 CV (119 Kw) @ 9.500 rpm Coppia: 13 Kgm (127,5 Nm) @ 8.000 rpm Alimentazione: Iniezione elettronica, corpi farfallati ellittici Peso a secco: 210 kg Outfit Casco in fibra, interno staccabile e chiusura D-Ring. Casco integrale Diavel-X Giubbino in morbida pelle bovina con protezioni rimovibili, è predisposto per le protezioni torace e schiena. Giubbino Diavel tech The Ducati Official Fine Art Prints collection is exclusively available on www.ducatiart.com 66 La sicurezza viene prima di tutto... Reality check: sulle vecchie tute di Troy Bayliss, conservate nei laboratori Dainese, si possono facilmente individuare le tracce di alcune battaglie ingaggiate per vincere. Non solo hanno conferito al cuoio una patina specialissima ma possono anche rivelare informazioni importanti per lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie. ma con stile! Un’accelerata a tutto gas prima di assaporare la prossima curva, la mente che viaggia libera... piaceri come questo si possono apprezzare fino in fondo solo se accompagnati dalla massima sicurezza. E per garantire ai Ducatisti una protezione di un certo stile, Ducati ha deciso di collaborare con le migliori aziende. Tra i partner più fidati e di più lunga data figurano la giapponese Arai, specializzata nella produzione di caschi, e l’italiana Dainese, una leggenda dell’abbigliamento motociclistico. Foto Thorsten Doerk Testo Klaus-Achim Peitzmeier C he cosa hanno in comune Oscar Wilde e Hirotake Arai? Se il poeta irlandese ammetteva: “Ho dei gusti semplicissimi: mi accontento sempre del meglio”, il fondatore della celebre casa produttrice di caschi Arai ha coniato la seguente filosofia: “I caschi che realizziamo sono tutti di un unico tipo: il migliore”. Alla direzione di questa azienda giapponese, a conduzione familiare, si trovano oggi Michio “Mitch” Arai, appassionato monsterista, e il figlio Akihito. Arai è più che un nome: è garanzia di altissima qualità, proprio perché a comfort e sicurezza riserva la massima priorità. Prima di lasciare gli stabilimenti, ogni casco prodotto viene firmato da chi l’ha materialmente realizzato e successivamente sottoposto ad accuratissimi collaudi, per garantire il rispetto degli standard di sicurezza e qualità più elevati che fanno di Arai un modello di affidabilità. E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, sul “versante estetico” i caschi realizzati da Arai per conto di Ducati si avvalgono dell’esperienza di un designer di eccellenza del calibro di Aldo Drudi. La sua ultima creazione prende spunto dallo sviluppo grafico della nuova moto Diavel AMG. Il casco Diavel BLW si sposa in modo impecca- Hightech: nel Technology Center Dainese le idee innovative degli ingegneri vengono tradotte in realtà e testate in laboratorio. Nella ricerca e nello sviluppo la funzione protettiva è sempre al primo posto. 68 bile alle grintose linee grafiche del serbatoio della moto. Tutti i caschi Arai hanno una caratteristica inconfondibile: la calotta multiple-density interna dotata fino a cinque densità diverse, per garantire la massima protezione su ogni punto della testa. Inoltre, alcuni modelli sono provvisti di un’imbottitura interna che può essere sostituita completamente o in parte. Il tessuto in microfibra lavabile facilita la fuoriuscita di calore ed umidità. Se in fatto di velocità Dainese la sa lunga, è fuori discussione che il motociclista che affida la propria sicurezza ai capi di questo brand decide di indossare la miglior pelle tecnica, la stoffa dei campioni. Non solo “the Doctor” consiglia Dainese, ma anche Ducati, che nell’attuale collezione propone un’ampia gamma di giubbini, tute e guanti con differenti tipi di protezioni, morbide e rigide, dell’azienda di Vicenza. TUMI.COM ©2011 TUMI, INC. Expertise: il capo progetto D-air® Franco Gatto (a sinistra), di Dainese, discute con il collega Piero Primon sui nuovi disegni per la collezione Ducati. Foto in basso: i caschi artigianali Arai sono tutti perfettamente identici. Dopo un approfondito controllo sicurezza vengono dipinti con grafiche e colori dell’ultima collezione. “D-air® è il nostro legame tra passato, presente e futuro” 70 La funzione protettiva sta alla base di qualsiasi modello e alcuni progetti sono così innovativi da richiedere una fase di sviluppo anche di dieci anni prima di accedere alla commercializzazione. È il caso, ad esempio, del D-air Racing®, sistema air-bag per tute racing lanciato sul mercato nel 2010 e pensato per gonfiarsi in 45 millisecondi, e senza il quale Valentino Rossi e Nicky Hayden non montano nemmeno più in sella. La tecnologia D-air® testata su pista dai campioni Ducati è ora disponibile anche nella versione per strada, il D-air® Street. “Ad impartire comandi al dispositivo è una scheda SIM installata nella moto, mentre per il passeggero ne è prevista una seconda. Per il D-air® Street i tempi di reazione devono essere ancora più rapidi poiché questo tipo di ambiente presenta caratteristiche diverse rispetto alla pista”, spiega il direttore di progetto Franco Gatto. Ora ognuno può indossare il proprio sistema di sicurezza senza per questo mettere a repentaglio la propria incolumità né quella altrui. “D-air® rappresenta il nostro anello di congiunzione tra passato, presente e futuro”. La collaborazione con due marchi leader quali Dainese e Arai rafforza e conferma la volontà di Ducati di essere sempre all’avanguardia, offrendo ai propri clienti il meglio anche in termini di abbigliamento tecnico e sicurezza; senza mai perdere d’occhio lo stile! ___ Un casco firmato e certificato: nell’azienda giapponese a conduzione familiare Arai regna questa filosofia: “Noi costruiamo solo un tipo di casco: il migliore”. Le calotte recano la firma degli artigiani che le hanno realizzate. Fotocredit Arai: Arai Helmet B.V. Netherlands Fondato nel 1993, il laboratorio di sviluppo “Dainese Technology Center” (D-Tec) non si trova in una zona industriale ma tra vigneti e masserie, immerso nel verde della campagna. All’interno di questo stabilimento d’avanguardia, un gruppo di ingegneri si adopera per inventare i materiali del futuro e nuove tecnologie. Dietro ad una delle porte del D-Tec Center si cela una sorpresa, perché qui viene appesa su lunghe file di attaccapanni qualsiasi cosa abbia un nome e qualità. Se lo spazio dedicato a Troy Bayliss è di due metri abbondanti, poco più avanti la combinazione di colori non lascia adito a dubbi: queste tute da corsa sono appartenute a Valentino Rossi. Le tute più vecchie di questa impressionante collezione risalgono ai tempi in cui Lino Dainese fondò l’impresa. Suo è anche il progetto del 1971 della testa di diavolo stilizzata, ancora logo del brand. Un anno più tardi venivano cuciti i primi pantaloni da motocross Dainese che rimasero di color nero come tutti gli altri fino a quando lo stesso fondatore non ebbe l’illuminante idea di portare i colori nel mondo dell’abbigliamento motociclistico. Dainese è rinomata per la particolare creatività delle proprie soluzioni. L’idea dei paracolpi per ginocchia, ad esempio, è nata perché stanco di vedere come i piloti, per proteggersi, incollassero sulla tuta visiere da casco, Lino Dainese sviluppò il cosiddetto “istrice”: uno slider per ginocchia composto di spazzole in gomma, che fu successivamente perfezionato grazie all’introduzione di riporti in cuoio di grosso spessore, per approdare poi all’attuale soluzione degli slider in teflon e titanio. NEW YORK PARIS TOKYO SHANGHAI HONG KONG LONDON DUBAI MILAN | EXPLORE TUMI.COM Foto Heiko Simayer Mostrare con orgoglio la propria filosofia e la propria passione, citare con disinvoltura una storia tanto attuale oggi quanto in un passato più o meno lontano. Tradizione e modernità si reinventano, diventando il luogo di incontro di un tempo a sé stante. Non saranno solo i Ducatisti più appassionati a scegliere lo stile impeccabile di giacche e magliette, cappellini, polo, felpe e ogni genere di accessori firmati con i marchi storici dell’azienda. Leitmotiv ed elemento caratterizzante della linea “Heritage” sono i logo e le scritte che richiamano un periodo della storia della Ducati che affonda nel mito. Lo stile di una leggenda che si riflette in accessori e capi di abbigliamento di grande raffinatezza realizzati nel cuore del Made in Italy. Fascino senza tempo 72 Look fortemente retrò per il giubbino in pelle con protezioni su spalle e gomiti. Disponibile per uomo e per donna. Predisposto per il paraschiena. Giubbino Meccanica 11 Caschi integrali in fiberglass, interno staccabile anallergico e chiusura D-Ring. Caschi integrali Dark Rider 11 e Twin 12 73 Lui: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Scrambler Lei: giubbino in pelle bovina nera traspirabile con una raffinata personalizzazione tono su tono del logo storico Ducati Meccanica. Disponibile anche in versione maschile. Legend jacket 74 75 1 3 2 4 4 76 1 Lui: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Bukle 2 Cappellino in jersey con logo ricamato. Cappellino Meccanica 11 Polo piquet in cotone con patch e ricamo sulla schiena. Polo Meccanica 11 3 T-shirt da donna a manica corta in cotone elasticizzato. T-shirt Meccanica 11 4 Canotta in cotone stretch con patch e stampa. Canotta Meccanica 11 77 Lui: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Eagle Pantaloni in cotone ed elastane con scudetto in materiale rifrangente. Disponibile anche in versione femminile. Pantaloni Shadow Fibbia retrò. Fibbia Eagle 11 Lei: Maglione in lana merinos e acrilico con patch storici ricamati. Disponibile anche in versione maschile. Pullover Historical T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Pin up 79 Sofisticato sapore vintage per il giubbino in pelle con protezioni su spalle e gomiti. Predisposto per il paraschiena. Giubbino Eagle 80 Per lei e per lui felpa con cappuccio in misto cotone. Felpa con cappuccio Meccanica 11 Stile essenziale per la polo 80s disponibile anche in nero. Realizzata in poliammide è un capo fresco e leggero. Polo 80’s 83 1 2 3 84 1 Felpa con cappuccio in cotone e poliestere. Loghi ricamati. Felpa con cappuccio Panigale 2 Cuffia double face e sciarpa con ricamo. Cuffia e sciarpa Meccanica 11 3 Lui: felpa con zip intera in cotone e poliestere. Felpa Meccanica 11 Lei: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Goggles Giubbino in pelle con patch dei marchi storici impunturati. Disponibile anche in versione femminile. Giubbino Historical Sia per lei che per lui t-shirt in cotone con loghi applicati. T-shirt Historical 86 87 Senza tempo da perdere Rossi e precisi: con un modello speciale della linea Fastrider, Ducati e Tudor annunciano l’inizio di una nuova epoca. Testo Dr. Ralf Konczak L 88 Foto: Tudor Germania a sola cosa che conta nel motociclismo è la ve- All’epoca nessuno poteva immaginare che locità: lo scopo è essere più rapidi di tutti. Le fra- stava nascendo uno dei nomi più affascinanti zioni di secondo sono decisive: separano il vin- e celebri della storia del motociclismo. citore dagli sconfitti. Un cronografo registra esatHans Wilsdorf voleva creare orologi che fostamente il tempo trascorso. Per questo motivo, nel motociclismo, i sero piu’ accessibili e allo stesso tempo afficronometri sono strumenti tutt’altro che secondari. Un nuovo e parti- dabili come i modelli Rolex. Questo era lo colarissimo modello di questo genere è il cronografo Fastrider Ducati scopo principale della Tudor. Grazie a modelli firmato Tudor, la marca svizzera di orologi sportivi che vanta un’an- come il Tudor Oyster e il Tudor Oyster Prince, l’azienda riuscì ad affermarsi negli anni tra il tica tradizione. A partire da giugno di quest’anno Tudor è Timing Partner di Ducati. 1947 e il 1952. Le prime campagne pubbliciPer inaugurare la collaborazione, l’azienda elvetica d’orologeria spor- tarie erano dedicate a mettere in evidenza la tiva di prestigio ha presentato un modello dedicato a Ducati, apparte- robustezza e la precisione degli orologi Tudor. nente alla linea Fastrider, naturalmente di colore rosso. La combina- Fra le altre, una lodava l’affidabilità del Tudor zione del quadrante rosso con le tre bande nere e del cinturino in tes- Oyster Prince, che era riuscito a cronometrare una corsa motociclistica di oltre mille miglia. suto abbinato ricorda il design delle moto di Borgo Panigale. Questa collaborazione rappresenta per Tudor una svolta verso uno Le caratteristiche principali di un Tudor erano stile più sportivo. In questo senso Ducati, grazie alla sua lunga tradizione nel motociclismo, è un partner ideale. D’altronde il Fastrider Ducati è un orologio La vittoria è segnata da frazioni di secondo sportivo che non scende a compromessi. La nuova cassa (42 mm di diametro) assicura resistenza assoluta, affidabilità e precisione, dimostrando la competenza tecnica e tutta l’esperienza di Tudor. L’orologio è impermeabile le casse impermeabili ed i meccanismi a cafino a 150 metri di profondità e il meccanismo automatico Tudor Ca- rica automatica. A metà degli anni Sessanta libro 7753 rimane sempre ben protetto. La scala tachimetrica incisa uscì il Tudor Prince Submariner US Navy; sulla lunetta permette la misurazione della velocità. Un pulsante posi- mentre l’ancora più conosciuto Tudor Oysterzionato a ore 9 permette di regolare la data ed è inserito all’interno di date Chronograph entrò sul mercato a partire uno scudetto in acciaio con trattamento PVD. dal 1970. Le storie di queste due aziende sono chiaramente parallele. Nel Da allora, l’immagine dell’orologio con lo 1926, Antonio Cavalieri Ducati fondò la Società Scientifica Radio Bre- scudo sul quadrante si è trasformata da ricetta vetti Ducati (S.p.A.) per poter sfruttare il brevetto per la produzione di segreta a “must-have”. Precisi e resistenti, cacondensatori registrato dal figlio Adriano. Nel 1926 anche il marchio ratterizzati da un’anima sportiva e da uno stile “The Tudor” fu registrato su richiesta di Hans Wilsdorf, il fondatore retro-chic. Sono queste le caratteristiche che della Rolex, che lo rilevò personalmente nel 1936 per poi fondare, il 6 da decenni distinguono gli orologi Tudor, garantendo al marchio una forte identità di icona Marzo del 1946 a Ginevra, la società “Montres Tudor SA”. Nel 1946 Ducati iniziò a produrre il Cucciolo, un motore ausiliario a di stile di cui il Fastrider Ducati rappresenta un quattro tempi per biciclette, ideato da Aldo Farinelli e Aldo Leoni. ottimo esempio. ___ A voi la scelta! Amati dal pubblico, campioni assoluti: sono Valentino Rossi e Nicky Hayden. Ma che cos’hanno in comune e in cosa sono diversi i due piloti del Team Ducati del campionato MotoGP? Dieci domande per scoprire qualche cosa di più su queste icone del motociclismo mondiale. © Ducati Dreamteam: Nicky Hayden e Valentino Rossi non sono solo colleghi, ma anche rivali in gara. Da vincenti nati amano entrambi i bagni di folla, oltre naturalmente alla velocità sulle due ruote. L’italiano riesce a essere sempre all’altezza della sua fama da rockstar, l’americano Hayden è il sogno di ogni team manager, di molte ragazze e di altrettante aspiranti suocere. 91 Profilo Valentino Rossi Profilo Nicky Hayden Data di nascita: 16 febbraio 1979 Data di nascita: 30 luglio 1981 Luogo di nascita: Urbino Luogo di nascita: Owensboro Altezza: 182 cm Peso: 67 kg Motocicletta: Ducati Desmosedici GP11 Numero sulla moto: 46 Soprannome: “The Doctor” Primo GP: Malesia, 1996 Prima vittoria GP: Repubblica Ceca, 1996 Prima pole: Repubblica Ceca, 1996 Titoli mondiali: 9 (1 x 125cc, 1 x 250cc, 1 x 500cc, 6 x MotoGP) 92 1 2 3 4 Rap o Rock? Dolce o salato? Bionda o bruna? Tacchi alti o infradito? 5 6 Tè o caffè? Pizza o pasta? 7 8 9 10 Bagno o doccia? Mare o montagna? Con o senza bollicine? Sole o luna? rock salato bruna infradito per me... e tacchi alti per le donne caffè non è facile... mhhh… pasta! doccia mare E montagna con luna 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Rap o Rock? Dolce o salato? Bionda o bruna? Tacchi alti o infradito? Tè o caffè? Pizza o pasta? Bagno o doccia? Mare o montagna? Con o senza bollicine? Sole o luna? rap dolce entrambe! per le donne infradito di giorno e tacchi alti di sera caffè pasta doccia mare con sole (Kentucky, USA) Altezza: 173 cm Peso: 68 kg Motocicletta: Ducati Desmosedici GP11 Numero sulla moto: 69 Soprannome: “Kentucky Kid” Primo GP: Giappone, 2003 Prima vittoria GP: USA, 2005 Prima pole: USA, 2005 Titoli mondiali: 1 (MotoGP) 93 4in 1 94 Testo Adam Baumgaertner Cosa vuol dire trasformarsi senza limiti? Cercando di rispondere a questa domanda, Paolo Pirozzi, Presidente del Ducati Dreams Club di Napoli, ha messo alla prova la Multistrada 1200 come moto sportiva, da granturismo, citybike e da enduro, in un giro del mondo in solitaria. 95 Giramondo: tappe infinite nell’Ovest degli USA, tornanti, colline e terreni sconnessi. La Ducati Multistrada offre un biglietto per un giro del mondo “all inclusive”. A ttraversare il mondo in sella a una Ducati Multistrada? Percorrere in tappe infinite le interminabili strade sempre diritte dell’Ovest degli Stati Uniti? Farsi strapazzare per giorni lungo le peggiori mulattiere, nei deserti più sconfinati, dal freddo polare e dal caldo torrido, su piste sterrate? Immergersi nel brulichio di gente delle metropoli asiatiche, buenos dias Mexico City, hello London, hi Los Angeles, good bye New York e bonjour Paris? E se non fosse abbastanza, misurarsi con i tornanti delle Alpi e volare sulla Highway 1, con una breve puntata su un circuito da corsa? In sella alla sua Multistrada 1200, compagna di un viaggio durato un anno intero e lungo più di 90.000 chilometri, Paolo Pirozzi, presidente del Ducati Club napoletano, ha dimostrato che è possibile. Aver superato in scioltezza un test tanto delicato è un’ulteriore prova delle capacità di resistenza di questa “multimoto” davvero versatile: una miscela geniale che riunisce in un nuovo concept il meglio delle due ruote, non solo riducendo al minimo i compromessi ma puntando anche sulla 96 complementarità e sulla sinergia dei punti di forza. Facciamo un esempio: la stabilità sui rettilinei tipica delle Ducati, nata sui circuiti ad alta velocità di tutto il mondo, è perfetta sul rettifilo finale di Monza, ma permette anche di macinare chilometri su chilometri da qualche parte in Siberia. Qui la Multistrada fila via dritta come un fuso, in totale rilassatezza. Prima o poi, saremo banalmente grati anche solo per l’elegante parabrezza montato sull’abitacolo, un riparo dal vento, e per la comodità della sella. In gara aerodinamica ed ergonomia possono decretare vincitori e sconfitti, ma nei viaggi di lunga percorrenza, oltre all’ergonomia, è il comfort l’ago della bilancia che separa chi arriva da chi si perde per strada. Giganteschi tir che pesano tonnellate rombano sulle strade, lanciati a grande velocità, nel viaggio infinito verso Oriente. Con una riserva di potenza che non cessa di sorprendere, la Multistrada sa lasciarsi alle spalle le dune mobili che impietosamente si susseguono. E non solo: il bicilindrico da 150 CV con raffreddamento a liquido si beve anche la pessima benzina venduta in quelle lande sconfinate, pompata in parte direttamente dai barili. La Multistrada divora il tragitto senza lamentarsi. La vera sfida sono però le strade che si fanno sempre più impraticabili: dopo i valichi ondulati l’asfalto diventa una striscia sottile costellata di buche, per scomparire infine nel nulla. Per intere giornate la Ducati è La Multistrada avanza indisturbata nel lungo viaggio verso Oriente costretta ad arare sterrati e sentieri nella sabbia. Il contenimento del peso sotto i 192 chilogrammi fa fronte anche a situazioni così estreme. Le vibrazioni continue strapazzano il telaio fino ai supporti per le valigie laterali, la trazione deve fare i conti con l’aria satura di polvere e con spaventose punte di carico che scuotono le viscere ad ogni sussulto della carreggiata. 97 In giro per il mondo su due ruote © Ducati W 98 © Ducati La potenza esplosiva della Ducati appartiene al mito del motore Desmodromico. Ma non si diventa Campioni del Mondo senza la necessaria affidabilità, anche sotto le sollecitazioni più severe. È proprio questa resistenza scritta nei geni Ducati a permettere alla Multistrada di far fronte a ogni percorso e situazione. Che il traguardo sia la bandiera a scacchi o la salvezza in un’oasi ai confini del deserto del Gobi, le Ducati sono progettate per arrivare a destinazione. Dopo il traffico incredibile dell’India, l’umidità tropicale della Malesia e l’attraversamento del cuore rosso dell’Australia, con un cambio radicale di scenario la Multistrada sbarca a New York. Ma anche qui, nella giungla della metropoli, la Ducati mostra la sua natura da guerriero. La posizione alta della sella consente una visuale panoramica, la silhouette affusolata e la capacità di sprint sono ideali per destreggiarsi nel traffico conquistando la testa ai semafori. E naturalmente, è un vero tornado sulle strade secondarie, così come nelle occasionali scorciatoie. Le differenti modalità di guida adeguano le componenti elettroniche e il controllo della trazione all’impiego. Nel Riding Mode Urban la Multistrada lavora con una potenza ridotta, ma il motore reagisce con prontezza all’acceleratore, come nella versione “Enduro” che prevede la possibilità aggiuntiva di una taratura off-road del Ducati Traction Control. Il gran finale? Naturalmente sulle Alpi. Gli imprevedibili tracciati a serpentina dell’alta montagna sono il terreno ideale per la Multistrada. Trasformarsi, superando ogni limite: la Multistrada 1200 S Pikes Peak Special Edition, nata dalla vittoriosa partecipazione alla Pikes Peak International Hill Climb Race, rappresenta tutta l’attitudine racing Multistrada. orld Ducati Week 2010: la kermesse Ducati a Misano ha battezzato l’inizio del più incredibile giro del mondo in solitaria di un uomo con un grandissimo cuore Desmo. In sella alla sua Ducati Multistrada, Paolo Pirozzi, Presidente del Ducati Club napoletano, è partito dal Mediterraneo, atteso da subito con trepidazione dai Ducati Club di tutto il mondo. In poco meno di un anno la Multipurpose Ducati Multistrada 1200 ha varcato i confini di dozzine di Paesi, percorrendo oltre 90.000 chilometri. I Club hanno accolto calorosamente il “Ducati Hero”, festeggiandolo al suo passaggio. L’entusiasmo e il sostegno della comunità internazionale dei Ducatisti rimarranno un ricordo indelebile per quest’uomo avventuroso che ha superato senza esitazioni deserti, percorsi sterrati e terreni impervi, un viaggio nel corso del quale, racconta Pirozzi, ha potuto conoscere e apprezzare il sistema di sicurezza e i quattro Riding Mode della sua Multistrada. Potenti accelerazioni, frenate decise e un controllo pazzesco che permette di pennellare quasi ogni linea, portano la Ducati da nord a sud in tutta sicurezza e con il massimo piacere di guida. Nel Riding Mode Sport il motore gira più aggressivo, morde la strada e riduce il controllo della trazione. E gli ammortizzatori, che hanno assorbito i colpi peggiori per oltre 90.000 chilometri, si distinguono ancora una volta per l’assoluta precisione e la strepitosa risposta, come se fossero davvero nati per un motore sportivo. Spiriti inquieti e vagabondi di tutto il mondo, fate attenzione: non esiste un miglior compromesso della Multistrada. Un attimo però, forse la Multistrada S con le sospensioni regolate elettronicamente potrebbe aumentare ulteriormente il piacere di guida. Ma prima dobbiamo sentire il parere di un altro globetrotter. ___ Multistrada 1200 S Touring Una combinazione fino a oggi ritenuta impensabile è finalmente divenuta realtà: quattro moto in una. Un motore dalla potenza superiore Il motore testastretta 11°, con anima sportiva, è ideale per viaggiare e godibile al massimo per ogni utilizzo. Autorevole e sicura Oltre alla sua incredibile potenza, la Multistrada seduce per la sua elettronica intelligente e per i materiali pregiati. Autorevole e imperturbabile va dritta per la propria strada. Tipo: Testastretta 11°, Bicilindrico a L, distribuzione Desmodromica Cilindrata: 1198 cc Alesaggio x Corsa: 106 x 67,9 mm Rapporto di compressione: 11,5 : 1 Potenza: 150 CV (110 kW) @ 9.250 rpm Coppia: 12,1 Kgm @ 7.500 rpm Alimentazione: Iniezione elettronica, corpi farfallati ellittici Peso a secco: 192 kg Outfit © Ducati Giubbino in membrana Gore-Tex® impermeabile e traspirante. Giacca Strada Tour GT Casco in fibra di vetro con imbottitura interna asportabile in tessuto anallergico e chiusura D-Ring. Casco integrale Strada Tour 101 Nati per essere primi Il volto della vittoria: la storia della Ducati è stata scritta da piloti leggendari, uomini che hanno scelto di correre alla guida di una sua moto. Furono i cavalieri della tempesta, pionieri che portarono per il mondo il nome Ducati. Testo Emmy Muehlhaus S e vogliamo individuare un’ora zero, possiamo dire che tutto ebbe inizio nel lontano 15 febbraio 1947, giorno in cui, con la grande vittoria di Mario Recchia sul motore Cucciolo, l’azienda di Borgo Panigale si ritrovò all’improvviso sulla bocca di tutti. Nell’immediato Dopoguerra, in quegli anni convulsi in cui si andava ridisegnando il nuovo ordine mondiale, scarseggiava quasi tutto, già prima della siccità che avrebbe colpito l’Italia nell’estate del ‘47. Con il tempo si fece sentire anche un desiderio che il pane da solo non sarebbe mai riuscito “Win on a soddisfare: era la fame di normalità, di distrazioni, di una prospettiva. I successi di Recchia, uno dei pionieri in tal senso, dimostrarono che era possibile ottenere il meglio da sé e dai materiali a propria disposizione persino nelle condizioni più sfavorevoli, con la forza di volontà, l’ambizione, l’iniziativa personale, l’intelligenza. Recchia fu il vero progenitore di quella mentalità vincente che contraddistingue ancora oggi i piloti Ducati. Ben presto gli uomini della Ducati divennero un simbolo internazionale. In Emilia Romagna la gente ricompensò i suoi campioni con una febbre improvvisa per il motociclismo. In ogni città si organizzavano corse sulle strade transennate ma le più popolari erano le gare sulla lunga distanza, le “Gran Fondo” come la Milano-Taranto, una ventiquattrore sui tornanti che attraversavano da nord a sud la penisola italiana. Una massacrante prova di resistenza che lasciava nella polvere l’ultimo arrivato ma innalzava il vincitore alla gloria imperitura. Una vittoria in una gara del genere era la miglior pubblicità che una casa motociclistica potesse sperare. A conferma del modo di dire americano “Win on Sunday, sell on Monday”, i successi sportivi andarono di pari passo con quelli commerciali. Per la Ducati si aprì la prima età dell’oro, la “fase Marianna” (1955-1957) dal nome della moto progettata da Fabio Taglioni, al cui termine la produzione dello stabilimento 104 di Borgo Panigale conobbe un boom inimmaginabile. La grande popolarità fu naturalmente merito, oltre che dell’affidabilità e resistenza della distribuzione desmodromica ideata da Fabio Taglioni, dei suoi campioni. Recordman come Mario Carini e Santo Ciceri; “cannibali” come Gianni Degli Antoni o Giuliano Maoggi, il lot- Sunday, sell on Monday” tatore Francesco Villa e soprattutto Franco Farné, la cui storia personale coincide per un tratto con la storia della Ducati stessa. Fu una delle sue vittorie a permettere alla Ducati di partecipare al Campionato Mondiale nel 1958. Solo un anno prima si era chiusa l’era delle Gran Fondo, dopo la strage tra gli spettatori avvenuta nella Mille Miglia del 1957. Successi come quelli ottenuti nel Gran Premio di Monza del 1958, quando la Ducati conquistò le prime cinque posizioni, aprirono ancora una volta alla casa produttrice le porte dell’Olimpo. Ma non per molto: anche l’entusiasmo più travolgente Qualcuno deve vincere: la grinta di Giuliano Maoggi, con il numero di gara 266 nel Motogiro del 1956. Alla fine della corsa risultò primo al traguardo con la sua Marianna 125 cc. Il pilota, chiamato il “Duca italiano” per lo stile di guida, con la sua strepitosa vittoria contribuì molto probabilmente a evitare la chiusura degli stabilimenti Ducati. Re delle curve: Bruno Spaggiari sulla 500 GP davanti a Giacomo Agostini nella gara di Pesaro nel 1971. Nella foto piccola a sinistra, l’ingegnere Fabio Taglioni, che permise l’exploit di Ducati e contribuì a portare alla vittoria piloti come Franco Farnè, qui nel 1978 a Busto Arsizio (foto a destra). Due cilindri, albero verticale, distribuzione Desmodromica: nel 1971 la nuova 500 GP è il prototipo di tutte le moto sportive Ducati 106 55 Il dominatore: con una volontà di ferro, ambizione, iniziativa personale e altrettanta abilità Giovanni Degli Antoni tagliò per primo il traguardo del terzo Motogiro nel 1955. Testa a testa: nel 1972 Paul Smart con il suo stile inconfondibile ebbe la meglio nella 200 Miglia di Imola, arrivando davanti al secondo pilota Ducati Bruno Spaggiari in sella a una 750 SS “Imola Desmo”. 72 Fotocredit: Ducati Archive 78 Campione del mondo su una moto di serie: nel 1978 Mike Hailwood, che si era ritirato dalle corse ufficiali, vinse all’Isola di Man correndo su una 900 SS di serie modificata. dei Ducatisti non poté impedire, nel 1959, l’annuncio ufficiale da parte della dirigenza del ritiro dalle competizioni internazionali. Alla nazionalizzazione dell’azienda fece seguito il periodo della cosiddetta “ragionevolezza”, destinato a durare un decennio. Fu soprattutto l’impegno personale di piloti come Massimo Variati, Sergio Baroncini o Bruno Spaggiari a rivelarsi prezioso per il marchio Ducati. Sebbene il loro impiego ufficiale fosse minimo, seppero diffondere la passione desmo in tutto il mondo. A inizio anni ‘70 suonò finalmente la sveglia. Bicilindri, albero conico verticale e distribuzione desmodromica: con la 500 GP del 1971 e, quasi contemporaneamente, con la 750 GT stradale, l’ingegnere purosangue Fabio Taglioni superò ancora una volta sé stesso. I soli quattro mesi intercorsi tra il primo schizzo della due cilindri a L a 90° con albero motore trasversale e la realizzazione del prototipo sono spiegabili, tra l’altro, con la vera passione agonistica della dirigenza di allora, che concesse pieno supporto a Taglioni. Nell’ottobre 1970 il rientro nelle competizioni sportive era deciso. Con la moto da competizione per il campionato italiano del 1971 nella classe “mezzo 108 litro” si pensava di puntare contemporaneamente a fare pubblicità alla 750 da strada. Gilberto Parlotti fu però l’unico pilota che riuscì a salire sul gradino più alto del podio in un gran premio classe 500. Un anno dopo fu organizzata a Imola la prima edizione della famosa 200 Miglia inaugurata negli USA.Taglioni modificò per l’occasione la 750 GT, ideando la 750 SS “Imola Desmo”, con un potenziale che i due piloti Ducati Bruno Spaggiari e Paul Smart impararono a sfruttare alla perfezione. Nella leggendaria gara di Imola del 23 aprile 1972 i due offrirono uno spettacolare testa a testa per tutta la gara, vinta seppur di misura da Paul Smart. Il duplice podio di Imola segnò l’inizio di un’epoca di rinnovata crescita per gli stabilimenti di Borgo Panigale. Il passo successivo La sensazionale vittoria di Mike Hailwood all’Isola di Man lasciò il mondo a bocca aperta fu compiuto dagli ingegneri nel 1975, quando alla 750 SS fu aggiunto il motore della 860. La 900 SS riprese il discorso interrotto nel 1974, per trovare nel 1978 il suo campione in uno straordinario Mike Hailwood™ sul circuito dell’Isola di Man. Convinsero Hailwood™, che si era ritirato dalle competizioni dopo un incidente, a partecipare alla gara con una versione modificata di una due cilindri 900 SS, una moto quindi non appositamente creata per il Campionato Mondiale, ma modificata per l’occasione per reggere il confronto con la versione speciale della quattro cilindri Honda montata da Phil Read. La vittoria sensazionale di Hailwood™ lasciò il mondo intero a bocca aperta. Come prima guida Ducati conquistò il titolo Isola di Man a Bologna scrivendo, da protagonista, una delle pagine più emozionanti della storia del motomondiale. Era la Ducati, ora, a segnare il passo. ___ 109 Foto Heiko Simayer La linea “Company” è espressione di una moda sportiva che punta all’essenziale, conciliando funzionalità, comfort e tecnologie di ultima generazione. Rappresenta il punto d’incontro ideale tra la sicurezza offerta da un abbigliamento tecnico e un design di gran classe: la semplicità delle linee in nero e bianco viene esaltata dal contrasto con i pochi accenti di rosso, colore evocativo per eccellenza, utilizzato sapientemente al minimo per diventare un simbolo indiscutibile di eleganza e qualità. La linea estetica pulita e minimale dei capi della collezione “Company” sottolinea la passione per l’esclusività, la passione per Ducati: tecnologie sofisticate, design inconfondibile, comfort e stile per persone che sanno cosa vogliono. Scelte di stile 110 Lei e lui: giubbino in tessuto impermeabile con protezioni e inserti in alluminio. Giubbino Diavel tech Fibbia in carbonio con logo in rilievo. Fibbia Carbon fiber Casco in fibra, interno staccabile e chiusura D-Ring. Casco integrale Diavel-X 111 Realizzata in tessuto cordura forato con inserti in pelle bovina. E’ dotata di protezioni composite omologate CE su spalle e gomiti. Giubbino Motard Summer Montatura Oakley X-Metal®: l’unica in metallo, ipoallergenica, scolpito in 3-D, con lenti in Plutonite® anti UV, antigraffio e antiurto. Grazie al fissaggio Three-Point, le lenti mantengono perfettamente l’allineamento ottico durante tutta la giornata. Sunglasses X-Squared 4 Giubbino tecnico in pelle predisposto per inserimento paraschiena e paratorace. Giubbino Desmo Guanto corto di tessuto e pelle con ottima traspirabilità. Guanti Flow 112 Lui: Felpa zip intera in cotone e poliestere. Guanti Flow Lei: Polo in cotone con bande a rilievo. Polo Ducatiana Cintura in tessuto con fibbia smaltata. Cintura Company Cappellino in cotone. Disponibile anche in nero. Cappellino Company Il casco jet è pratico e leggero con un design semplice e moderno. Con calotta in carbonglass è dotato di visiera sferica antigraffio e visierino parasole. Casco jet Jet-set Occhiali super leggeri grazie alla montatura in metallo con lenti anti UV in Plutonite®. Occhiali da sole Plantiff® Portachiavi in tessuto con trama di carbonio. Portachiavi Ducati Corse 12 Penna a sfera in fibra di carbonio. Penna a sfera Company 113 Lei e lui: Giubbino tecnico in pelle bovina con protezioni composite e predisposto per il paraschiena G2. Giubbino Twin Casco integrale in fiberglass, interno staccabile anallergico e chiusura D-Ring. Casco integrale Ducati Rider 11 Guanto corto di tessuto con ottima traspirabilità. Guanti Twin 114 115 2 3 1 1 Lei e lui: Giacca con protezioni e membrana Gore-Tex®. Giacca Strada Tech GT Pantaloni touring con membrana, protezioni e interno termico. Pantaloni Strada GT Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Dart 2 Giacca tecnica in tessuto impermeabile, traspirante e membrana Gore-Tex®. Giacca Strada Tour GT 3 T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Fighter. (rosso), T-shirt Diavel. (bianco) Lei: La polo Company è perfetta per ogni occasione. Polo Company 12 Casco integrale in fiberglass, interno staccabile anallergico e chiusura D-Ring. Casco integrale Strada Tour 116 3 2 1 1 Giubbino in morbida pelle bovina con protezioni rimovibili, predisposto per le protezioni di torace e schiena. Giubbino Diavel tech T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Diavel 2 Lei: T-shirt in cotone con stampa. T-shirt Butterfly 3 Lei e lui: Con struttura in poliestere interamente forato, questo giubbino è dotato di protezioni composite su spalle e gomiti ed è predisposto per la protezione G2. Stile e sicurezza assoluti. Giubbino Flow 12 Casco in fibra con visiera termoformata e chiusura D-Ring. Casco integrale Dart 118 119 1 2 125 GranSport 3 120 1 Giubbino in pelle con protezioni e loghi tagliati a laser e impunturati. Giubbino Nero 2 La semplice t-shirt in cotone è disponibile nelle colorazioni rosso, nero e bianco. T-shirt Ducatiana 3 Caratterizzata da stampe con effetto invecchiato e cuciture a vista realizzate in contrasto colore, la T-shirt Billboard è disponibile in tre diverse colorazioni. 100% cotone. T-shirt Billboard La Fondazione Ducati scrive la storia con la sua passione. Per firmare nuove emozioni, per sottolineare la tradizione, per evidenziare i valori. La tradizione motociclistica di Ducati e la sua propensione alla vittoria accettano una sfida inedita all’insegna dell’alta qualità italiana, con una grande attenzione al design e una cura ineccepibile dei particolari. E’ cosi che la collezione Officina creata da Giuliano Mazzuoli si colora di rosso per aggiungere nuove pagine di emozioni ad una storia tutta da raccontare e tramandare. www.mazzuoli.it For information in the USA, please contact: JHD at (617) 482-9053 or email [email protected] Fondazione Ducati Official Licensed Product La passione scrive la storia L’icona Da self-made rider a Campione del Mondo: la trasformazione del pilota australiano Superbike Troy Bayliss e della Ducati in mito moderno. Testo Nicole Hille-Priebe uno dei mostri sacri del motociclismo, venerato come una leggenda vivente e acclamato come una rockstar: parliamo di Troy Bayliss. La sua storia parla di coraggio, forza di volontà, passione e anche talvolta di un pizzico di fortuna. È la storia di un uomo che non si accontentava di sognare, ma voleva vivere. Ed è anche la storia della Ducati, nella quale piloti del suo stampo conquistano un posto d’onore: uomini in grado di sussurrare alle macchine, che capiscono la loro moto come altri capiscono la mente umana; centauri che riescono a ottenere il massimo da sé e dai materiali; eroi dell’asfalto con la frenesia di arrivare primi, uomini con la benzina nel sangue, recordman che rendono orgogliosa la Ducati. Australiano, classe 1969, Bayliss è riuscito a timbrare il suo biglietto per l’Olimpo del motociclismo nel 2006, quando non solo vinse per la seconda volta il Campionato Mondiale piloti Superbike, ma salì anche sul gradino più alto del podio nell’ultima gara di stagione della MotoGP a Valencia. Con il collega di squadra Loris Capirossi, classificatosi secondo, quel giorno Bayliss regalò alla Ducati la prima doppietta assoluta di specialità. Il modo in cui si ritrovò anche sulla griglia di partenza della MotoGP è tipico della sua carriera, destinata a giungere all’apogeo proprio in quella stagione. Nel Campionato Mondiale Superbike 2006 con la sua 999 F06 aveva collezionato dodici fenomenali vittorie, due secondi posti e un terzo piazzamento, andandosi a prendere con regale sicurezza il titolo mondiale. Nella MotoGP intanto le cose non si erano messe bene per la scuderia bolognese: serviva urgentemente un sostituto per l’infortunato Sete Gi- bernau. La Ducati portò Bayliss, ancora immerso nei festeggiamenti, direttamente dalla spiaggia ai box della MotoGP: il resto è storia. L’australiano aveva dimostrato già in precedenza di saper sfruttare le occasioni. Dopo aver raccolto due sensazionali quinti posti a Phillip Island partecipando con una wildcard al Campionato Mondiale Superbike del ‘97, si era imposto all’attenzione della Ducati. Nel 1999, primo anno da pilota ufficiale Ducati, vinse il suo primo titolo iridato nel campionato Superbike britannico. Nel 2000 effettivamente avrebbe dovuto partecipare al campionato statunitense, ma, dopo il terribile incidente di Carl Fogarty nella quarta corsa di stagione del Campionato Mondiale Superbike, ne prese il posto nella scuderia Ducati. Nel quinto fine settimana di corse a Monza Bayliss riuscì a scrivere una pagina della storia del motociclismo: con un’unica sensazionale staccata superò i piloti nelle prime quattro posizioni andando in testa. Ancora oggi non sa spiegare come ci riuscì. “Non so cosa mi passò per la testa in quel momento, ma fu l’inizio di tutto”. Alla corsa successiva, sul circuito tedesco di Hockenheim, l’allora L’uomo che sussurrava ai motori: lo stile inconfondibile del tre volte Campione del Mondo Troy Bayliss ha rappresentato una pietra miliare del motociclismo. 122 Foto: Sven Cichowicz È ha avuto tre figli. Condurre una vita quasi normale da padre di famipole dominò entrambe le gare realizzando in ognuna il record di pista. Nella categoria, Bayglia nonostante la carriera professionistica è stata un’ulteriore sfida. “Ma mi ha fatto decisamente bene, mi ha aiutato a rimanere con i liss ha vinto in totale 52 gare, è salito sul podio piedi per terra”. Eppure un giorno Bayliss ha dovuto promettere alla 94 volte, ha conquistato 26 pole e ha realizzato 35 record di pista. A eccezione di Ben moglie che avrebbe smesso con le corse. Quel momento arrivò alla fine del 2007: quando Troy annunciò Spies, nessun altro pilota, in proporzione alle che al termine della stagione 2008 si sarebbe ritirato dalle competigare disputate, ha mai vinto tanto. zioni, per alcuni Ducatisti andò in frantumi un mondo. Ma prima È il sogno di ogni pilota smettere quando Bayliss voleva ancora conquistare il terzo titolo mondiale Superbike. si è ai vertici della carriera. Bayliss ha però sperimentato sulla sua pelle che non è affatto Nell’ultima stagione con la scuderia Ducati, Bayliss poté guidare una rinnovata 1098 F08, la prima moto nella storia della Superbike a essere equipaggiata con un motore L’ultima gara in Portogallo celebrò una carriera trionfale V2 da 1200 cc. Il dio della velocità venuto dall’Australia non deluse i suoi fan: fin dalla prima corsa nell’emirato del Qatar si piazzò ai vertici della classifica, dove rimase semplice. “Penso ogni giorno di ricominciare. Mi manca il gusto del trionfo sul podio. La saldamente per il resto della stagione. L’ultima corsa in Portogallo fu un’uscita trionfale dal palcoscenico della Superbike: partendo dalla mia passione farà sempre parte di me”. ___ Foto: Karl Neilson “Penso ogni giorno di ricominciare. Mi manca il gusto del trionfo sul podio” trentunenne pilota australiano vinse per la prima volta con la sua Ducati 996. Dopo un’altra vittoria sulla pista inglese di Brands Hatch e un totale di nove piazzamenti da podio, terminò la stagione sesto in classifica generale, pur avendo disputato solamente 18 delle 26 gare a disposizione. Bayliss mantenne il suo eccezionale stato di forma e nel 2001 conquistò il primo titolo di Campione del Mondo Superbike con la Ducati. In meno di dieci anni era passato da motociclista autodidatta a star internazionale della Superbike. La carriera di Troy è tanto più sorprendente se si pensa a quanto tempo ci volle prima che si rivelasse il suo gene da motociclista. Mentre frequentava le scuole elementari aveva partecipato ad alcuni rally, ma l’interesse era rapidamente scemato. Con la sua prima motocicletta, acquistata con la paga del suo lavoro da verniciatore spray, nel 1992 partecipò al Grand Prix di Australia, da spettatore. E lì la febbre delle due ruote lo contagiò a tal punto da decidere di diventare un pilota professionista. Era un signor nessuno senza sponsor e 124 dovette penare non poco, ma indietro non poteva più tornare. La sua passione per le due ruote era più forte di quella che qualcuno chiama ragione. I primi anni in cui cercava di imporsi come pilota continuando a lavorare come carrozziere lo hanno fortemente plasmato. “Io e mia moglie eravamo in pista ogni weekend. Il lunedì tornavo al lavoro. Ci fa sorridere spesso ancora oggi il pensiero di tutto quello che abbiamo passato”. Una delle caratteristiche basilari di Troy è di essere nato con la camicia, anche nella vita privata: nel 1993 ha sposato Kim, la sua fidanzata dai tempi dell’adolescenza, con la quale Foto: Racepixs Stile Troy Bayliss: dopo la gara di Assen nel 2008 per festeggiare lanciò il casco tra il pubblico. L’australiano vinse in entrambe le gare, conquistando in sicurezza la vetta della classifica mondiale. Mister Superbike: Nella categoria, Bayliss ha vinto in totale 52 gare, è salito sul podio 94 volte, ha conquistato 26 pole e ha realizzato 35 record di pista. 125 1 2 Foto Thorsten Doerk 1 T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Meccanica 11 2 Body in cotone stampato (set di due body). Body Ducati Corse 12 Piccoli Ducatisti, grandi momenti Gioco, sport, divertimento: i bambini hanno bisogno di muoversi e dei vestiti adatti per farlo. L’abbigliamento Ducati consente la massima libertà di movimento, senza rinunciare allo stile. Per permettere ai piccoli Ducatisti di vivere intensamente ogni emozione. 127 2 All’asilo, a scuola o al parco giochi: anche i bambini amano un abbigliamento che, oltre ad essere comodo, sia allegro e grintoso. I tessuti sono anallergici e resistenti, mentre i colori Ducati Corse mostrano a tutti da che parte stanno i giovani campioni. La moda Ducati accompagna il piccolo tifoso in ogni situazione e sempre all’insegna di un unico motto: “Born to ride”. 3 4 1 T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Cubes 2 T-shirt 100% cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12 Calze neonato con logo jacquard. Calze neonato Company 3 T-shirt manica lunga in cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12 4 T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Desmo kid 1 128 1 T-shirt 100% cotone con patch e stampe. T-shirt Ducati Corse 12 2 Tutina in ciniglia con stampe in materiale anallergico e traspirante. Tutina Ducati Corse 12 Set di due bavaglini con stampe. Set bavaglini Ducati Corse 12 3 T-shirt 100% cotone con stampa. T-shirt Goggles 4 Body in cotone stampato (set di due body). Body Ducati Corse 12 2 1 3 4 Informazioni editoriali Committente: Ducati Motor Holding S.p.A., Via Cavalieri Ducati, 3, 40132 Bologna, Italia ::: Supervisione e project management: Direzione Marketing di Ducati Motor Holding ::: Editore e Redazione: Delius Klasing, Corporate Publishing, Siekerwall 21, 33602 Bielefeld, Germania ::: Head of Corporate Publishing: Edwin Baaske ::: Capo redazione: Nicole Hille-Priebe ::: Head of Photography: Markus Bolsinger ::: Art Direction: Joerg Weusthoff ::: Direzione del progetto: Dr. Katrin Miele, Marco Brinkmann ::: Redazione: Adam Baumgaertner, Jan Bruelle, Francesca Corello, Manuel Dohr, Ingo Gach, Tina Gallach, Dr. Ralf Konzcak, Thilo Kozik, Emmy Muehlhaus, Achim Peitzmeier, Martin Santoro, Johannes Schnettler ::: Fotografia: Sven Cichowicz, Thorsten Doerk, Heiko Simayer, Arai Helmet B.V. Netherlands, Ducati Archivio, Die Bildbeschaffer ::: Layout: Weusthoff Noël, Hamburg, Susann Pechstein, Dominic Tackenberg ::: Direzione del progetto: Olaf Klinger ::: Litografia: formatfuenf I k2 Konzept, Hamburg ::: Stampa: Kunst- und Werbedruck, Bad Oeynhausen 130 Taste the Italian Passion An exclusive example of Italian excellence, Ducati Caffè is the concept restaurant and lounge bar where passion and style reign supreme. Here, outstanding food and wine, coffee, merchandise and apparel all come together to provide a unique, exclusive, exciting atmosphere. A stunningly modern venue, Ducati Caffè also offers its own-brand wine and confectionary together with a multi-sensorial experience that is unforgettable. ducaticaffe.com
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