Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo
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Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo
SITI • anno primo • numero due Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo” Nei piani di gestione molti esempi replicabili Figli di un decreto minore Nepal: quattro gioielli in cima al mondo Siracusa nella World Heritage List Un certificato di qualità per i siti Unesco Castel del Monte: un non luogo per i non nemici Costruiamo la Lista del Patrimonio immateriale Iraq, lavori in corso: seconda puntata Codici e antichi volumi raccontano il cammino del mondo Dieci criteri per quaranta meraviglie Speciale Progetto S.U.A.: i siti adriatici fanno rete Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale Siti Unesco dell’Adriatico Unione Europea Repubblica Italiana Interreg Adriatico Provincia di Ferrara Comune di Ferrara SITI – numero due – periodico trimestrale – ott/dic 2005 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara SITI • O T T O B R E / D I C E M B R E 2 0 0 5 • A N N O P R I M O • N U M E R O D U E ottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO Siti Trimestrale di attualità e politica culturale dell’Associazione città italiane patrimonio mondiale UNESCO ottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due Sede: Piazza del Municipio, 2 44100 Ferrara tel. 0532 419452 fax 0532 419263 [email protected] www.sitiunesco.it Direttore responsabile Sergio Gessi Vice direttore Francesco Raspa Coordinatore editoriale Fausto Natali Hanno collaborato a questo numero: Monia Barca; Ivan Berni; Giambattista Bufardeci; Salvatore Calcagnini; Lorenzo Fellin; Arnaldo Gioacchini; Manuel Guido; Maria Teresa Manoni; Maria Grazia Marini; Giuseppina Marmo; Moreno Po; Silvia Previati; Claudio Ricci; Luca Rossato; Gaetano Sateriale; Claudia Sonego; Andrea Tebaldi; Ingrid Veneroso; Marco Vincenzi; Alfredo Zagatti. Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05 Progetto grafico e impaginazione Antonello Stegani Impianti e stampa Tipolitografia Italia Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara Distribuzione gratuita AUTORI E INTERLOCUTORI Ivan Berni - Caporedattore Master di Giornalismo all’Università Iulm, docente presso Accademia di Comunicazione di Milano, collaboratore del settimanale News e del mensile Prima Comunicazione, consulente editoriale del mensile Aqva. Giornalista professionista dal 1983 è stato redattore e caposervizio nella redazione milanese del quotidiano La Repubblica dal 1988 al febbraio 2003. Nel 2003 è stato direttore editoriale di Radio Popolare-Popolare Network. Nel 1998 ha vinto il premio giornalistico Bolsena Ambiente per il giornalismo ambientale. Manuel Roberto Guido - Architetto. Responsabile dell’ Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO del Ministero per i beni e le attività culturali. Membro del Gruppo interministeriale UNESCO. Docente a contratto di Gestione urbanistica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha svolto dieci corsi monografici incentrati sulle tematiche del restauro e del paesaggio presso diverse università italiane. È autore di oltre 70 pubblicazioni specialistiche: articoli, saggi, aggiornamento di voci dell’Enciclopedia Treccani sui temi del restauro e valorizzazione dei monumenti, paesaggio, urbanistica ed architettura Giovanni Puglisi - Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Vice Presidente presso la Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all’Estero. Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Vice Presidente della Fondazione Banco di Sicilia. Assessore alla Cultura della Città di Palermo. E’ autore di moltissime pubblicazioni e saggi. Luca Rossato - Architetto, ha svolto ricerche in pianificazione e gestione territoriale alla Pontifìcia Universidade Catòlica do Paranà a Curitiba, in Brasile, dove ha lavorato presso l’Institudo de Pesquisa e Planejamento Urbano occupandosi di trasporto pubblico e riqualificazione urbana. Collabora con la Facoltà di Architettura di Ferrara su tematiche riguardanti l’America Latina. Claudia Sonego - Storica dell’arte. Specializzata in Legislazione dei beni culturali all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, da tempo si occupa di didattica dei beni culturali e di turismo culturale. Ha partecipato al censimento del patrimonio culturale nella Regione Veneto ed ha collaborato al progetto “Beni Culturali” del CNR presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Si è occupata di sicurezza e protezione del patrimonio storico-artistico in accordo col Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico. Crediti fotografici: Michele Morelli; Foto Graffiti; Archivio fotografico APT Venezia; Giacomo Natali; Silvia Bisi; Archivio Fotografico Istituto Regionale per le Ville Venete / Pino Guidolotti; Archivio fotografico turismo Padova Terme Euganee / Danesin; Cosmo Lera; Studio Mancinelli F.; Paolo Zappaterra; Massimo Baraldi; Luca Rossato; Direzione Castel Del Monte; Quorum Italia srl. Maurizio Quagliuolo - Archeologo, museologo ed esperto in gestione del patrimonio culturale. Membro dell’European association or archaeologists, dell’International council of museums e della Società italiana per la protezione dei beni culturali. Coordinatore dell’organismo di normazione internazionale “Herity”. L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate. Giovanni Curatola - Esperto di arte e cultura orientale. Membro del Consiglio scientifico della Fondazione Max Van Berchem di Ginevra. Membro del Comitato scientifico della rivista Muqarnas pubblicata dall’Università di Harvard. Ha pubblicato decine di saggi, articoli e libri specialistici sul patrimonio culturale dell’Oriente. In copertina: Padova, basilica di S. Antonio - Archivio Fotografico Turismo Padova Terme Euganee / foto Danesi SITI • SOMMARIO 5 Editoriale Bisogna allargare la cabina di regia Per rilanciare le politiche culturali di Gaetano Sateriale 7 Primo piano Il patrimonio (in)difeso Sorveglianza dei monumenti 10 “Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo” Intervista al presidente della Commissione nazionale Unesco Giovanni Puglisi di Ivan Berni 14 L’intervento Nei piani di gestione molti esempi replicabili Il ministero pubblicizzerà le soluzioni più interessanti di Manuel Guido 18 Figli di un decreto minore Una sciagurata classificazione nega a molte città d’arte qualsiasi interesse turistico di Sergio Gessi 20 Reportage Nepal, quattro gioielli in cima al mondo Conservazione architettonica nei paesi in via di sviluppo di Luca Rossato 26 Siracusa c’è Anche la città siciliana nella World Heritage List di Ingrid Veneroso 27 “Alla pari con Atene, più celebre di Corinto, più colta di Alessandria” di Giambattista Bufardeci 30 Un certificato di qualità per i siti Unesco Intervista a Maurizio Quagliuolo, coordinatore generale di Herity di Fausto Natali 35 Un non luogo per i non nemici Il primo e unico tempio innalzato in onore del multiculturalismo di Giuseppina Marmo SPECIALE SITI UNESCO ADRIATICO/1 38 Costruiamo la Lista del Patrimonio immateriale Far progredire la tutela dei beni culturali oltre la salvaguardia delle pietre antiche di Claudio Ricci 40 Dossier Iraq, lavori in corso Attività italiane a salvaguardia del patrimonio archeologico e artistico/2 di Claudia Sonego 45 Codici e antichi volumi raccontano il cammino del mondo Assisi, un luogo prescelto alla crescita dell’umanità di Francesco Raspa 48 Dieci criteri per quaranta meraviglie Un excursus sui requisiti per l’ammissione alla WHL di Andrea Tebaldi 52 Urbino • Un accordo di programma su arte e ambiente 54 Padova • Restauro integrale e percorso didattico per l’orto botanico di Lorenzo Fellin 57 Ravenna • Identità e investimenti, ingredienti dei piani di gestione di Maria Grazia Marini 60 Ferrara • I rischi di trasformazione del paesaggio identitario di Moreno Po 63 Tivoli • Due siti nella Lista, ma tutta la città chiede un riconoscimento di Marco Vincenzi 66 Porto Venere • Stagione prolungata per assaporare il mare d’inverno di Salvatore Calcagnini 68 Cerveteri • Un trenino ecologico per visitare la Banditaccia di Arnaldo Gioacchini 70 Veneto •Banca dati e prospettive di valorizzazione delle ville palladiane di Maria Teresa Manoni 72 I siti adriatici fanno rete Da patrimonio a risorsa, da risorsa ad occasione di sviluppo di Alfredo Zagatti 74 Verso una regione euroadriatica Valorizzazione del patrimonio Unesco ferrarese nell’ambito del programma comunitario Interreg IIIA-Transfrontaliero adriatico di Silvia Previati e Monia Barca EDITORIALE PER RILANCIARE LE POLITICHE CULTURALI BISOGNA ALLARGARE LA CABINA DI REGIA di GAETANO SATERIALE Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco nche il settore turistico in Italia sta attraversando un momento di declino: i flussi si contraggono, con un solo baluardo di resistenza nel compar to del turismo culturale. Tre, a mio avviso, sono le principali cause di questa situazione: prezzi poco concorrenziali, un’offer ta frammentata, ripetitiva e spesso priva di coordinamento, e la mancanza di solidi investimenti per la valorizzazione del territorio. Non esistono, infatti, adeguate politiche pubbliche per la promozione del patrimonio culturale e paesaggistico, con alcune vir tuose eccezioni nelle città d’ar te, che si sforzano autonomamente di far conoscere le proprie ricchezze. Per troppo tempo siamo rimasti legati a modelli classici, imperniati sull’esclusivo fascino dell’asse Venezia - Firenze - Roma - Napoli e anche questo ha contribuito all’indebolimento della nostra capacità attrattiva. Un’oppor tunità per recuperare terreno è offer ta da quel vivace movimento turistico che cerca la qualità dell’offer ta, le cui aspettative possono essere soddisfatte valorizzando le caratteristiche e le peculiarità culturali e ambientali anche dei piccoli centri. Ma i caratteri di pregio delle nostre città, che pure costituiscono un elemento imprescindibile, di per sé risultano insufficienti a orientare le scelte. Ciò che realmente attrae i visitatori sono le iniziative che vivacizzano gli spazi storici. Il salto di qualità, anche per le città d’ar te, è dunque garantito dalla solidità delle politiche culturali che si è in grado di mettere in campo. Sostenere i livelli di spesa necessari comporta però, inevitabilmente, il dispiegamento di iniziative tese a potenziare il sistema delle relazioni fra enti pubblici e soggetti esterni, per consolidare il ruolo dei privati nell’organizzazione, nella gestione e nella promozione degli eventi e delle attività culturali. Parco del Delta del Po anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale P R I M O P I A N O SORVEGLIANZA DEI MONUMENTI L’Associazione può essere par te attiva nella definizione delle strategie di promozione e dovrà essere protagonista di questa nuova sfida: individuare par tner interessati ad assumere responsabilità in cabina di regia, per poter sviluppare politiche all’altezza delle reali necessità di rilancio. E’ necessario anche ragionare in termini di ‘politiche d’area’ più estese, che guardino al di là dell’ambito strettamente territoriale in una prospettiva più ampia, di bacino. La rete delle città Unesco rappresenta l’orizzonte di riferimento, entro il quale vanno definite alleanze funzionali a strategie di promozione che superino l’attuale frammentazione dell’offer ta (elemento di dispersione anziché di valorizzazione delle potenzialità), integrino e sviluppino le linee culturali e operative di azione, anche recependo le indicazioni contenute nei protocolli del turismo sostenibile. L’individuazione e la valorizzazione delle potenzialità e delle vocazioni è il primo passo e il presupposto per rendere efficace e attivo il marketing territoriale, concepito in questa prospettiva. Per molto tempo si è creduto che lo sviluppo, anche turistico, fosse una risultante diretta delle dotazioni infrastrutturali: ora sappiamo bene che le infrastrutture sono impor tanti, ma non bastano. Per rilanciare le politiche culturali e riorientare a nostro vantaggio i flussi turistici servono idee, volontà e mezzi. Noi siamo pronti a fare la nostra par te. IL PATRIMONIO (IN)DIFESO l caso-Firenze quest’estate ha fatto discutere e ha riproposto al dibattito il tema della sicurezza e della tutela dei monumenti e delle opere d’ar te. Lo sfregio del “Biancone”, emblema della città, ha ricordato a tutti, ancora una volta, quanto siano vulnerabili i nostri tesori storici più preziosi: un atto vandalico, un attentato o il semplice gesto di uno sconsiderato sono sufficienti a deturpare o a cancellare per sempre un bene insostituibile. Claudio Strinati, soprintendente del polo museale romano, ha lanciato l’allarme: “Quasi sempre l’accesso al singolo monumento è troppo facile e invitante per il malintenzionato. Spesso manca un reale controllo sul territorio urbano, i vigili sono presi da problemi di viabilità e di soste vietate. Invece andrebbero impiegati anche per controllare i nostri monumenti, come accadeva in passato. Una volta l’abitudine alla vigilanza urbana dei monumenti da par te delle forze pubbliche era maggiore, oggi è scemata del tutto”. Alberobello anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it P R I M O P I A N O E allora, che fare? Vari sono i fronti di proposta. Su uno di questi, per esempio, è schierato chi invoca la sostituzione degli originali con copie, su quello opposto chi al contrario ritiene che i margini di rischio non siano tali da giustificare la sottrazione al pubblico. Dopo l’episodio di Firenze ai danni della statua del Nettuno, Mina Gregori, insigne storica dell’ar te, ha sostenuto che “è assurdo che i massimi capolavori rimangano esposti alle intemperie e ai vandali” e che provvedimenti vanno assunti poiché “di queste opere siamo responsabili anche di fronte ai secoli futuri”. Le si è contrapposto Antonio Paolucci, già ministro ai Beni culturali e attuale soprintendente al polo museale fiorentino: “La sola idea di riempire di cloni le nostre città, trasformandole in tante Disneyland, mi fa accapponare la pelle” - ha dichiarato - pur definendosi “contrario all’idea che l’ar te sia per tutti” poiché la fruizione necessita di “un’educazione collettiva al rispetto del bene ar tistico e archeologico, che in Italia manca totalmente”. Un esempio interessante, che coniuga l’esigenza della tutela con quella dell’accessibilità, è rappresentato dal sito archeologico di Pompei ed Ercolano che integra l’impiego di strutture di protezione, l’utilizzo di strumenti di sorveglianza e lo svolgimento di azioni di vigilanza. Pietro Giovanni Guzzo, soprintendente e responsabile dell’area, in un’intervista rilasciata a Gabriele Simongini del Tempo ha minuziosamente descritto il piano di salvaguardia adottato. “A difesa dell’area archeologica di Pompei - ha riferito Guzzo - frequentata annualmente da più di 2 milioni di visitatori ed è estesa per 66 ettari, è in funzione dalla fine dello scorso anno un sistema di telecamere, coordinato da una moderna sala-regia. Inoltre, la normale vigilanza è assicurata dal personale di custodia, in attività 24 ore su 24 e dotato di cellulari per facilitare il reciproco collegamento. Sono anche in atto misure passive di protezione: transenne, pannelli trasparenti, percorsi obbligati... L’esperienza insegna che, nonostante tutte le cautele possibili e la professionalità del personale di vigilanza, atti di vandalismo sono sempre possibili: in questo senso il rafforzamento della telesorveglianza, da sola, non costituisce elemento di dissuasione ma, al massimo, di registrazione dell’accaduto”. Il problema di fondo resta, dunque, quello della prevenzione e della sensibilizzazione. Lo stesso soprintendente Guzzo, nella medesima intervista, sostiene l’esigenza di una maggiore educazione civica mentre considera inutile l’aggravio delle pene nei confronti di chi danneggia un’opera d’ar te o un monumento. «Per un’efficace azione di prevenzione - afferma - sarebbe necessaria una capillare attività di sensibilizzazione dei cittadini, fin dalle scuole; qui distribuiamo gratuitamente ai visitatori un libretto, con le spiegazioni dei principali monumenti da visitare, che contiene anche suggerimenti sui compor tamenti da tenere all’interno delle aree archeologiche. L’inasprimento delle pene non credo serva a molto. Il vandalismo è facilitato dalla difficoltà del controllo dei visitatori e quindi bisognerebbe organizzare visite al monumento solamente per gruppi guidati: ma, per questo (che sarebbe anche un utile sussidio ai visitatori) occorre- unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale P R I M O rebbe un’organizzazione della professione di guida turistica diversa dall’attuale”. E poiché anche la sorveglianza ha costi ingenti, su tutto pesa la progressiva riduzione dei fondi e i tagli sul personale progressivamente imposti dalle varie Finanziarie alla gestione dei beni e delle attività culturali. Così c’è chi, come l’assessore Siliani di Firenze, si rivolge altrove, lanciando a imprenditori e fondazioni un appello per raccogliere finanziamenti da destinare alla vigilanza e al restauro dei monumenti, ritenendo inevitabile il concorso di varie istituzioni e dei privati. Ma il problema, fondi a par te, è comunque di ardua soluzione. Ed è difficile dissentire dal P I A N O prefetto di Firenze, Gian Valerio Lombardi, che all’indomani del vandalismo perpetrato sul Biancone constatò come “non sia possibile prevenire tutto e non si possa piantonare ogni monumento”. A Firenze, ricorda lo stesso prefetto, ci sono 182 palazzi storici, 21 case torre, 70 chiese, 34 musei e poi le fontane, gli oratori, le piazze, le ville…” Cer to, Firenze è probabilmente uno dei più grandi musei a cielo aper to del mondo, ma la realtà della maggior par te delle nostre innumerevoli città d’ar te non è sostanzialmente dissimile. Tutto non è possibile proteggere, dunque. Cer to. Un’evidenza, però, che non può essere alibi all’inerzia e alla rassegnazione. Cinque Terre - Vernazza unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 11 IL PUNTASPILLI VERSO LA CULTURA L’ITALIA OSTENTA UNA “ATTENZIONE DISTRATTA” “SIAMO UN PAESE FORTUNATO MA NON LO MERITIAMO” Intervista al presidente della Commissione Nazionale Unesco Giovanni Puglisi di IVAN BERNI Lipari ’ Italia ha il patrimonio culturale, monumentale e paesaggistico più importante e ricco del mondo, ma fa davvero troppo poco per meritarselo. Il professor Giovanni Puglisi va dritto al cuore del problema: da presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco non fa sconti al nostro paese e al modo di gestire e valorizzare il grande tesoro di cui disponiamo. Ma nemmeno fa sconti nella sua veste di amministratore pubblico - è assessore alla Cultura del Comune di Palermo - e di uomo di cultura e grande esperto di comunicazione, vista la sua poltronissima da rettore dell’università Iulm di Milano e Feltre. “Nella lista dei siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità abbiamo la maggioranza relativa, ma la mia opinione sulla valorizzazione di questa immensa fortuna non è assolutamente positiva - dice Puglisi - Se i francesi avessero un terzo di quanto abbiamo noi, beh…a questo punto tutto il mondo ci apparirebbe francese. Ci avrebbero sfinito. Da noi invece…Mi viene in mente una definizione di Adorno: attenzione distratta. Verso la cultura l’Italia ostenta un’attenzione distratta, come se quel che ha le fosse dovuto. E come se fosse anche piuttosto noioso occuparsene”. Però, e per fortuna, c’è Italia e Italia e qualche esperienza positiva si trova… “Ma sa qual è il guaio? Che la politica chiede agli stakeholders i “pronti contro termine”, pretende investimenti a un mese. Ma la cultura non è questo, non può essere questo perché il ritorno immediato non c’è. Pensiamo al patrimonio monumentale: se c’è un palazzo, un complesso da recuperare o da restaurare è del tutto evidente che occorre un impegno finanziario ingente. Ma non basta, perché anche beni già recuperati richiedono risorse ulteriori, investimenti di lungo periodo per rendere fruibile il patrimonio dall’Aga Khan al saccopelista. Solo così si può parlare di una valorizzazione reale, che nel tempo moltiplica e qualifica la ricchezza di un territorio. Ma in un paese come questo si tratta di un processo molto problematico. Ci si ferma prima, molto prima. E l’Unesco viene bombardata di esposti da parte di cittadini giustamente inferociti”. E l’Unesco che fa? “Nulla, non possiamo far nulla. Tranne revocare il riconoscimento, che è davvero l’ultima ratio” E’ già avvenuto? “Nella storia dell’Unesco c’è un solo dossier aper to e pur troppo riguarda l’Italia. Le Eolie, infatti, sono a rischio di revoca. L’arcipelago era stato inserito con l’impegno a chiudere le cave di pomice entro il 2003. Non è accaduto. Finora siamo riusciti a glissare ma se non si arriva a una soluzione definitiva e garantita c’è il rischio di un’esclusione che brucerebbe come una vergogna”. C’è chi si vanta del riconoscimento Unesco salvo infischiarsene dei vincoli che comporta? “Qui va fatta chiarezza, il problema è serio. Bisogna esorcizzare la paura che l’iscrizione alla lista determini vincoli ulteriori. Non è così. E’ il caso che mi sono trovato di fronte per le Dolomiti. Mi dicevano: se arriva il riconoscimento Unesco non possiamo più fare attività economica. Non è vero. L’Unesco riconosce vincoli già esistenti, non ne pone di nuovi. Svolge un’attività di tipo etico che , di per sé, non compor ta benefici né penalizzazioni. L’iscrizione nella lista serve a stimolare il senso di coscienza civile e culturale dei paesi membri e delle comunità coinvolte, che devono garantire la fruibilità di quel sito o di quel monumento a cer te condizioni. L’espressione “patrimonio dell’umanità” è emblematica: è la traduzione del principio kantiano della pubblicità del diritto. Porre il “fatto” sotto gli occhi di tutti. L’Unesco prende un bene, lo mette in lista e lo pone in visione”. E’ come un gigantesco evidenziatore. “Sì, e questo por ta vantaggi e svantaggi. E’ provato che l’iscrizione nella lista vale tra il 20 e il 30 per cento di incremento dei flussi turistici. Ma proprio per questo il patrimonio, il bene così “evidenziato” deve essere oggetto della massima cura, premura e manutenzione. E bisogna anche sapere che, esattamente come accade in una pagina, se tu evidenzi una riga le altre, giocoforza diventano meno visibili. Voglio dire che occorre, anche, una grande attenzione al contesto in cui sono inseriti i beni oggetto del riconoscimento”. Ma l’Italia merita davvero questa messe di riconoscimenti? “Ma è un po’ come la storia della vita, quando capita di venire in possesso di una enorme eredità. Non hai fatto nulla per averla, ma a quel punto puoi meritar tela o la svendi. Noi abbiamo fatto poco e continuiamo a non fare abbastanza per meritarcela. E in qualche caso abbiamo avviato la svendita. Dall’Unità d’Italia in poi viviamo di rendita, qualche volta ostentando persino un cer to fastidio. Questo è un paese che dall’epoca dei Comuni al 1860 è stato caratterizzato da una grande 12 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it litigiosità e dalla voglia di emergere. Caratteristiche che hanno favorito la straordinaria ricchezza del patrimonio. Pensiamo alla Toscana, alla bellezza di città come Firenze, Siena, Lucca, Pisa. O anche al sud borbonico e cafone, che però aveva due capitali come Napoli e Palermo e poi Castel del Monte, Amalfi…Ecco, dopo il 1860 l’abbiamo quasi dilapidata, questa ricchezza, mentre il paese potrebbe guadagnare miliardi mettendo semplicemente il patrimonio “in visione”, e non in vendita”. Nell’Unesco c’è unanimità di consensi su questo ruolo da primadonna dell’Italia? “Nel ’95 ci fu una battaglia dei paesi del terzo mondo contro l’eccesso di riconoscimenti concessi ai paesi “ricchi d’ar te” come l’Italia. Allora si allargò il concetto di patrimonio dell’umanità, includendo la definizione di paesaggio culturale. Ma anche su questo l’Italia ha avuto il primato: la costiera Amalfitana, le Cinque Terre in Liguria, il villaggio di Crespi d’Adda… Siamo davvero un paese for tunato”. Che non si rende conto della sua buona sorte. “Non abbiamo una politica culturale degna di questo nome, di lungo periodo. E abbiamo un gigantesco problema di educazione e comunicazione. I giovani non vengono abituati attraverso la scuola e l’informazione a capire l’impor tanza del patrimonio culturale del paese e dei luoghi dove vivono. Sanno tutto di calcio e di tennis, comprese classifiche e regolamenti a memoria, ma non hanno la minima idea del valore di una raccolta museale e di un agglomerato archeologico. Ai tempi delle mie scuole medie l’ora di storia dell’ar te era un’ora di ricreazione, come quella di ginnastica. Sono passati quasi cinquant’anni: crede che oggi sia cambiato qualcosa?”. Napoli Barumini 14 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ I N T E R V E N T O 15 L ’ I N T E R V E N T O IL MINISTERO PUBBLICIZZERÀ LE SOLUZIONI PIÙ INTERESSANTI NEI PIANI DI GESTIONE MOLTI ESEMPI REPLICABILI di MANUEL GUIDO Responsabile Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO a Convenzione del Patrimonio Mondiale rappresenta una delle iniziative più conosciute e di maggiore successo dell’UNESCO. Ne dà testimonianza il numero dei beni fino ad oggi iscritti nella lista: 812 siti di cui 628 culturali, 160 naturali e 24 misti. In Europa i siti sono complessivamente 376. Le modalità d’attuazione della Convenzione hanno registrato nel corso dei 33 anni trascorsi dalla firma numerosi perfezionamenti, tenuto conto anche delle difficoltà di gestione degli adempimenti collegati ad un numero di siti in costante incremento. L’art. 29 della Convenzione, in particolare, prevede che gli Stati parte presentino periodicamente un rapporto sulla normativa, sulle misure adottate e sulle attività svolte per mettere in atto gli impegni assunti al momento dell’iscrizione dei siti nella Lista del Patrimonio Mondiale. Dopo un dibattito molto lungo in merito alla definizione delle modalità per la raccolta delle informazioni richieste, finalmente nel 1998 il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato le decisioni in merito alla presentazione dei rapporti periodici, approvando tra l’altro uno specifico format con le relative note esplicative. Siena Obiettivi del Rapporto periodico Con la raccolta dei Rapporti periodici l’UNESCO intende perseguire i seguenti obiettivi: • acquisire dati in merito all’applicazione della Convenzione in ciascuno Stato parte; • acquisire una valutazione sulla permanenza dei valori che hanno consentito l’iscrizione dei beni nella Lista; • acquisire informazioni aggiornate sui singoli siti per registrare il loro stato di conservazione ed eventuali cambiamenti rilevanti; • fornire un meccanismo di cooperazione regionale e di scambi di esperienze ed informazioni tra gli Stati. Modalità e tempi di attuazione Il Comitato del Patrimonio Mondiale, alla luce della notevole complessità dell’intera operazione a scala planetaria, ha scelto un approccio articolato nel tempo e suddiviso per macro-aree, definite “regioni” nel linguaggio dell’UNESCO. Le Regioni sono cinque: Stati Arabi, Africa, Asia e Pacifico, America Latina e Caraibi, Europa ed America Settentrionale. Il primo ciclo del Rapporto periodico dei siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale è quindi iniziato nel 2000 con il Rapporto degli Stati Arabi e si concluderà quest’anno con il Rapporto dell’Europa e dell’America Settentrionale. Un nuovo ciclo sarà avviato nel 2006 e si concluderà nel 2012. Contenuti del rapporto Il Rapporto periodico si articola in due sezioni. Nella prima vengono presentate le modalità d’attuazione della Convenzione da parte dei singoli Stati. Sono illustrate le disposizioni legislative e tutte le azioni sviluppate per identificare, tutelare, conservare, valorizzare e gestire i beni di valore mondiale, nonché tutte le iniziative mirate alla conoscenza, formazione, sensibilizzazione e cooperazione internazionale. La Sezione II si riferisce ai singoli siti iscritti e vi sono contenute le informazioni aggiornate sullo stato di conservazione dei beni, e quindi sulla permanenza del loro valore universale. Sono inoltre presentate notizie sulla gestione (si chiede anche che venga accluso il piano di gestione), sui rischi e sui sistemi di monitoraggio dei beni. Per coordinare il rapporto periodico a livello nazionale, è stato richiesto ad ogni Stato di nominare un “national focal point” per il patrimonio culturale ed un altro per il patrimonio naturale. In Italia si sono individuati i due nominativi tra i rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio nel Gruppo di lavoro interministeriale per la Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Attività svolta ed attuale stato d’avanzamento Nel nostro Paese il Rapporto periodico e tutte le attività connesse sono state presentate nel corso della I Conferenza Nazionale dei Siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO svoltasi a Noto nel maggio 2003. Da quel momento i diversi responsabili dei siti hanno iniziato ad attivarsi per dare un’adeguata risposta alle richieste dell’UNESCO. Per quanto riguarda la Sezione I, il lavoro di redazione è stato curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio in collaborazione con l’ICOMOS Nazionale Italiano. Come previsto dal calendario, questa Sezione è stata trasmessa a Parigi nel dicembre 2004. Il Centro del Patrimonio Mondiale nel gennaio 2005 ha quindi iniziato la fase di valutazione dei format pervenuti in collaborazione con l’ICOMOS e l’IUCN internazionali. Dato l’alto numero di beni iscritti per l’’Europa, per agevolare il lavoro degli esperti chiamati a svolgere il lavoro è stato deciso di suddividere la “Regione” in cinque sub-regioni: Europa Settentrionale e Baltica, Europa occidentale, Europa Mediterranea, Europa Centrale e Sud-orientale, Europa Orientale. In particolare, per quanto ci riguarda più da vicino, nella sub-regione del Mediterraneo sono stati inclusi i seguenti 11 paesi: Portogallo, Spagna, Andorra, Italia, San Marino, Santa Sede, Malta, Grecia, Cipro, Turchia e Israele. Con il 16 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it L ’ I N T E R V E N T O coordinamento della dott.ssa Mechtild Rossler, Responsabile dell’Europa presso il Centro del Patrimonio Mondiale, sono stati costituiti piccoli gruppi di lavoro per ciascuna area. Per la nostra sub-regione, il gruppo è costituito dalla prof.ssa Katri Lisitzin dell’Università di Upsala (Svezia) e dallo scrivente. Sulla base dei rapporti presentati dai singoli Stati, si è provveduto alla redazione di un rapporto sub-regionale per il Mediterraneo in cui, a conclusione, sono evidenziati elementi di debolezza e punti di forza comuni ai diversi paesi esaminati. Questo documento è stato quindi inserito nel più articolato rapporto sulla Sezione I dell’Europa presentato (ma non discusso) alla XXIX Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale svoltasi lo scorso luglio a Durban (Sud Africa). Dopo la prima illustrazione della Conferenza di Noto, nel settembre 2003 è stato trasmesso ai rappresentanti dei siti italiani il format della Sezione II. Nei mesi successivi è seguita una serie di incontri a Roma con i referenti dei siti suddivisi per tipologie: presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (monumenti isolati, grandi centri storici, centri storici medi, siti archeologici, paesaggi e siti seriali) e presso il Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio (sito naturale). Durante tali riunioni sono stati illustrati e discussi i diversi capitoli in cui si articola il format. Ulteriori incontri si sono svolti a livello dei singoli siti ed anche in occasione della II Conferenza Nazionale dei Siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, svoltasi a Paestum nel maggio 2004. Al momento in cui si scrive (settembre 2005) si sta completando il lavoro di redazione curato da ciascun sito. Entro il 30 ottobre dovranno perve- unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 17 L ’ I N T E R V E N T O nire alla sede del Centro del Patrimonio Mondiale i format completati e quindi si avvierà la fase di valutazione dei rapporti dei singoli siti sempre per aree sub-regionali, in analogia a quanto fatto per i rapporti predisposti dagli Stati. Un primo incontro degli esperti incaricati della redazione del rapporto conclusivo si svolgerà a Berlino nel prossimo mese di novembre. Aquileia Ulteriori fasi in programma L’intero rappor to dell’Europa (Sezione I e Sezione II) sarà presentato e discusso nella XXX Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale che si svolgerà a Riga (Lettonia) nel luglio 2006. In quella sede, sulla base dei dati acquisiti e delle valutazioni degli esper ti, saranno formulate specifiche raccomandazioni agli Stati par te e saranno prese decisioni sulle politiche generali per la Regione. Si tratta quindi di indicazioni che cer tamente avranno impor tanti ricadute per le future azioni da intraprendere nei siti. Per noi italiani, anche a causa del grande numero dei siti iscritti nella Lista, la stesura del Rappor to ha costituito un’impor tante occasione per la raccolta di informazioni e dati di grande interesse in materia di conoscenza, conservazione, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali intende diffondere tale lavoro attraverso la pubblicazione delle più interessanti iniziative ed esperienze sviluppate in ciascun sito. Dopo il 30 ottobre si aprirà quindi una nuova fase d’incontri per organizzare le necessarie collaborazioni con i referenti dei siti in vista del perseguimento di tale ulteriore obiettivo. 18 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 19 UNA SCIAGURATA CLASSIFICAZIONE NEGA A MOLTE CITTÀ D’ARTE QUALSIASI INTERESSE TURISTICO FIGLI DI UN DECRETO MINORE di SERGIO GESSI ero. E’ quanto valgono in termini turistici, secondo il ministero dell’Economia, città come Siena, Urbino e Porto Venere e un’altra ventina di luoghi di analogo fascino e di assoluto rilievo del nostro paese. Nella primavera dello scorso anno, inorridita, l’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unesco, compatta ha levato la voce per contestare quel che, a logica, considera un’assurdità. Si è trattato di una presa di posizione convinta, che ha visto allineati gli associati, a prescindere dagli orientamenti politici che contraddistinguono le giunte che amministrano i rispettivi territori: una protesta attorno alla quale si è registrato l’interesse della stampa nazionale, senza, però, che ciò abbia scalfito le certezze ministeriali. Ha scritto, in proposito, il “Sole 24 ore” che “nel rivedere gli studi di settore per il comparto turistico-alberghiero il ministro dell’Economia ha escluso dall’elenco dei Comuni a vocazione turistica buona parte dei centri italiani più noti nel mondo”. Lo stesso articolo segnalava l’intenzione delle Regione Emilia-Romagna di sollevare dinnanzi alla Consulta una eccezione di costituzionalità del decreto e riportava la durissima presa di posizione di Italia nostra “che ha espresso sgomento e indignazione per un provvedimento che, per motivi probabilmente elettorali, compie un atto di disprezzo così profondo nei confronti del nostro patrimonio artistico e culturale”. In pratica, secondo l’interpretazione suggerita da Italia nostra - spiegava l’autore del pezzo pubblicato dal Sole, Vincenzo Chierchia - il governo avrebbe ceduto alla logica del baratto: dequalificazione in cambio di “controlli fiscali blandi, se non inesistenti, nelle tantissime città della fascia 1”. Diversamente, apparirebbe oscura la ratio che ispira il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 18 marzo 2004, attraverso il quale vengono individuate le “aree territoriali omogenee delle attività turisticoalberghiere”. Secondo il decreto, firmato da Giulio Tremonti, siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale (è il caso di Matera, Siena, Ferrara, Vicenza, San Gimignano, Tivoli, Por to Venere, Caser ta, Capriate San Gervasio, Barumini, Padula, Torre Annunziata, Aquileia, Andria, Palazzolo Acreide, Urbino), come pure altri luoghi di indiscutibile e riconosciuto pregio (quali, ad esempio, Pisa, Lucca, Mantova, Parma, Todi, Orvieto, Spoleto, Anacapri) non hanno “alcuna caratteristica attrattiva nei confronti dei flussi turistici, non possedendo né par ticolari beni di interesse storico, culturale e ar tistico, né elementi di interesse paesaggistico-ambientale”. Al riguardo, nel documento di Tivoli del 29 aprile 2004, l’Associazione delle città Unesco, ha definito “sconcertante e inaccettabile la classificazione operata dal decreto”. Ha inoltre espresso disagio per il “danno di immagine” che ne deriva, in particolare supponendo che un tale ordinamento, “gravemente fuorviante”, possa essere assunto a riferimento da osservatori stranieri, magari indotti, in assenza di una conoscenza diretta, a prestarvi fede, data l’autorevolezza della fonte. Fra i soci è anche affiorata la preoccupazione che i discutibili studi di settore che stanno alla base del decreto possano essere presi a modello per “eventuali futuri ripar ti finanziari”, con il rischio di penalizzazioni per le città impropriamente classificate. Il dibattito assembleare, e quello che ha accompagnato la pubblicazione della notizia sulla stampa, non ha ovviamente trascurato l’aspetto contraddittorio della vicenda: il beneficio indiretto che gli operatori economici delle realtà in questione di fatto possono trarre in termini di controlli e agevolazioni, essendo paradossalmente considerati soggetti attivi in contesti scarsamente sviluppati. Ma anche in questo caso l’indicazione è stata netta: “L’assemblea ritiene che una corretta riclassifica- zione, rispettosa della realtà dei fatti, non debba in alcun modo costituire ragione di penalizzazione per gli operatori economici e turistici dei territori considerati, condividendo la necessità di addivenire a forme di agevolazione fiscale che favoriscano la conquista di nuovi segmenti di mercato da par te del settore turistico-alberghiero”. Il documento lanciava una proposta concreta, valida per Cinque Terre • Riomaggiore “tutti i siti Unesco, compresi quelli (Verona, Padova, Torino e Napoli) impropriamente inclusi nella categoria 4 definita dal medesimo decreto”: la richiesta, ancora sul tappeto, è la creazione di un unico “gruppo di eccellenze”, che faccia giustizia delle peculiarità e del valore dei luoghi in esso ricompresi e che, al contempo, salvaguardi gli operatori “dal punto di vista dell’assetto tributario”. La proposta è rimasta fino ad ora inascoltata. Ma sino a quando si potrà tollerare il paradosso di vedere considerati alcuni dei gioielli che tutto il mondo ci invidia come luoghi privi di alcun interesse? Vorrà il ministro Tremonti, ora che ha ripreso titolarità del dicastero, porre rimedio alla precedente “svista”? 20 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it R E P O R T A G E Stupa buddista di Bauddhanath CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO NEPAL, QUATTRO GIOIELLI IN CIMA AL MONDO Ma incombono inquinamento e sviluppo selvaggio di LUCA ROSSATO isteso lungo le vette più alte della catena dell’Himalaya, il Nepal è una terra dal fascino senza tempo, un paese dalla storia antica e ricca di etnie dalle sofisticate culture. Questo territorio collocato tra le fertili pianure dell’India e il desertico altopiano tibetano ha una movimentata storia che gravita attorno alle tre ex città stato di Kathmandu, Patan e Bhaktapur; proprio il clima di competitività tra questi centri ha portato nei secoli ad una fioritura artistica senza pari nella regione himalayana. Il patrimonio culturale del sito è rappresentato da sette gruppi di edifici e monumenti che mostrano in tutto il loro splendore le conquiste artistiche attraverso le quali la valle è famosa in tutto il mondo. Le sette zone monumentali includono le tre piazze delle principali città, Kathmandu, Patan e Bhaktapur, i due templi buddisti di Swayambhunath e Bauddhanath e i due complessi induisti di Pashupatinath e Changu Narayan. L’area non è solo ricca dal punto di vista architettonico o artistico ma è l’esempio vibrante di una cultura artigianale e di pratiche religiose che compongono un patrimonio intangibile tra i più ricchi al mondo e che ancora oggi sono testimonianza dell’antico modo di vivere delle persone della valle. Il sito UNESCO Valle di Kathmandu è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale nel 1979 ma fin dai primi anni Ottanta lo sviluppo economico e la pressione demografica ne hanno minacciato l’integrità. L’autenticità del sito è stata danneggiata attraverso demolizioni e ricostruzioni delle case più antiche , in particolare del periodo dei re delle dinastie Malla e Shah. (dal XV al XIIX secolo) delle quali rimangono solo pochissimi esemplari. Le illegali demolizioni e le relative ricostruzioni di edifici in cemento armato hanno portato in numerosi episodi alla distruzione della scena urbana e del contesto nel quale si inseriscono i principali monumenti. A partire dal 1993 l’UNESCO ha espresso in diverse occasioni particolare preoccupazione per lo stato di conservazione del patrimonio della valle ma solo dopo dieci anni di ripetute missioni di valutazione, nel 2003 ha deciso di iscrivere il sito nella lista del patrimonio mondiale in pericolo. In attesa di valutare la possibilità di escludere la Valle di Kathmandu dalla World Heritage List, UNESCO e ICOMOS, per tentare di salvare l’eredità culturale rimasta, stanno lavorando 22 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it R E P O R T A G E Kathmandu - corte abbandonata alla realizzazione di un piano di gestione che tenga in considerazione le significative differenze tra le sette zone monumentali. Le principali minacce individuate sono state l’elevato tasso di crescita della popolazione, il significativo aumento dell’inquinamento, il rapido sviluppo economico, gli stravolgenti cambiamenti sociali e l’inadeguatezza delle nuove costruzio- unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale R E P O R T A G E ni ai rischi derivanti da un possibile terremoto (terribili sismi hanno distrutto le città nepalesi in secoli di storia, ultimo dei quali nel 1934). Occorre precisare che il patrimonio in pericolo non è composto dalle decine di templi e dagli altri siti religiosi, i quali anzi godono di uno stato di salute forse migliore di quello del 1979, bensì dalle migliaia di case private che sfuggono al controllo del Dipartimento di Archeologia della capitale (DoA) incapace di porre limite ad un’erosione che è avanzata negli anni di pari passo col progresso e lo sviluppo economico. Uno dei principali problemi da affrontare è senza dubbio la mancanza di consapevolezza nella popolazione dell’immenso valore delle case tradizionali: finestre in legno intagliato, porte secolari lavorate dai migliori artigiani della valle sono solo alcune delle caratteristiche che contribuiscono a rendere unico questo patrimonio I quattro siti UNESCO del Nepal Parco nazionale di Sagarmatha (N, criterio III) 1979. In un paesaggio di imponenti montagne, comprendente la più alta vetta del mondo, l’Everest (8.848 m), il parco tra ghiacciai e valli profonde ospita specie rare come il leopardo delle nevi e il panda minore. La presenza degli Sherpa che hanno sviluppato qui una cultura originale aumenta l’interesse del sito. Valle di Kathmandu (C, criteri III,IV,VI) 1979. Nel luogo d’incontro delle grandi civiltà asiatiche sette gruppi di monumenti Induisti e Buddusti e i tessuti residenziale delle tre principali città della valle mostrano l’arte Nepalese al suo apogeo. Tra i 130 monumenti venerati dai due gruppi religiosi si trovano templi, santuari, giardini e luoghi di pellegrinaggio. Parco nazionale Royal Chitwan (N, criteri II,III,IV) 1984. Ai piedi dell’Himalaya, è uno dei pochi luoghi incontaminati della regione del Terai, posta tra l’India ed il Nepal. La flora e la fauna sono particolarmente ricche: il parco ospita una delle ultime popolazioni di rinoceronte asiatico e costituisce rifugio per rari esemplari della tigre del Bengala. Lumbini, luogo di nascita di Bouddha (C, criteri III,VI) 1997. Siddharta Gautama, il Bouddha, è nato nel 623 A.C. all’interno del giardino di Lumbini divenuto presto meta di pellegrinaggio e di commemorazioni. Il sito attualmente è un luogo di accoglienza per visitatori che vogliono ammirare le prime tracce del buddismo e quelle della nascita di Bouddha. 23 Kathmandu - Centro città storico. Purtroppo la necessità di nuovi spazi abitativi e gli stili di vita importati dall’occidente hanno portato queste abitazioni ad essere considerate inadatte alle moderne esigenze. Se a questo sommiamo la totale impossibilità della pubblica amministrazione, per mancanza di fondi e capacità, di fornire supporto tecnico per il restauro ai proprietari otteniamo come risultato una città in mano a speculatori edilizi che attendono il progressivo deterioramento degli edifici storici per rimpiazzarli con altri moderni, di dubbio gusto architettonico e completamente fuori scala rispetto al contesto circostante. Sono così nati in pochi lustri autentici mostri di 7 o 8 piani in cemento armato che svettano tra le antiche case tradizionali di 2 o 3 piani ormai in netta minoranza. In questa piccola Manhattan Nepalese non è più possibile contemplare lo skyline cittadino, come si faceva un tempo, per scorgere le torri dell’antico palazzo reale o i templi più importanti costruiti nei luoghi più elevati della città. Contenitori per l’acqua, parabole televisive e insegne pubblicitarie deturpano la scena urbana e la tranquillità dei vecchi cortili delle case a corte è ormai irreparabilmente danneggiata da divisioni interne illegali o da nuove costruzioni affamate di prezioso spazio edificabile. Se in città come Kathmandu Bhaktapur e Patan la situazione è critica, non va certo meglio nelle zone monumentali buddiste di Bauddhanath e Swayambhunath, dove l’atmosfera bucolica degli anni 70 è stata ormai sostituita da un dilagante sprawl urbano che sta intaccando anche quel patrimonio intangibile fatto di tra- 24 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale R E P O R T A G E 25 R E P O R T A G E con le culture locali sarà possibile proteggere siti dal valore inestimabile in questi paesi. La popolazione deve essere consapevole del valore del proprio patrimonio e soprattutto che un suo eventuale restauro è possibile e non più costoso rispetto ad una totale ricostruzione con tecniche moderne. Occorre lavorare ad una conservazione per la fruizione degli edifici storici da parte dei cittadini e non ad una conservazione per la mera conservazione. La costituzione di siti museo, cristallizzati ed economicamente insostenibili, porterebbe alla perdita di questa eredità mondiale per sempre. Luca Rossato è architetto e durante il conseguimento del master in Urban and Regional Planning in Developing Countries presso lo IUAV, università di Venezia, ha collaborato per tre mesi con la sede UNESCO di Kathmandu. In Nepal ha portato a termine una missione di valutazione dello stato patrimoniale della valle coordinata dal World Heritage Centre di Parigi. Nel corso dei rilievi sono stati censiti più di 1500 edifici ed intervistate 300 famiglie residenti nelle abitazioni storiche allo scopo di capire l’entità dell’erosione del patrimonio e le cause che l’hanno determinata. Kathmandu - Palazzo reale dizioni e usanze che per secoli hanno scandito il passare del tempo nella vita quotidiana della popolazione. Senza il riconoscimento della perdita di questi valori non è possibile proteggere quelli rimasti, la sostituzione del patrimonio antico con quello moderno sarà inarrestabile e probabilmente solamente i monumenti principali resisteranno ai colpi inferti dal progresso e dai nuovi stili di vita. Gli antichi edifici della valle di Kathmandu sono come spugne intrise delle tradizioni culturali di un popolo che ha saputo distinguersi per le elevate capacità artigianali; come testimonianza dello splendente passato l’ampio patrimonio nepalese deve costituire per le nuove generazioni uno stimolo a cui guardare con orgoglio e speranza per il futuro di questa nazione in un momento così delicato della propria storia. Dal caso di Kathmandu e dei tesori sparsi all’interno della sua valle non possiamo solo trarre considerazioni negative: è ed è stato un utile insegnamento su come il patrimonio culturale tangibile ed intangibile, nei paesi in via di sviluppo, sia soggetto a dinamiche e fenomeni che possono sfuggire ai modelli di gestione occidentali. Solo se l’UNESCO e gli altri attori impegnati sul campo riusciranno a interagire al meglio Kathmandu - casa a cor te 26 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale ANCHE LA CITTÀ SICILIANA NELLA WORLD HERITAGE LIST SIRACUSA C’È di INGRID VENEROSO he l’Italia sia un paese dalle incredibili risorse ar tistiche e culturali è cosa nota a tutti, che siano ben 40 i siti Italiani iscritti nella World Heritage List dell’ UNESCO lo è forse meno, che fra questi l’ultimo arrivato sia il sito dell’area di Siracusa e Pantalica è una novità per molti. Il 15 Luglio scorso a Durban, Sud Africa, nel corso della 29sima sessione del Consiglio Permanente dell’UNESCO, la città di Siracusa e l’area delle vicine necropoli rupestri di Pantalica sono state insignite dell’ambito riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”, aggiungendosi così agli oltre 800 siti presenti in tutto il mondo. La colonia di Siracusa , sor ta sui territori in cui Pantalica si era in precedenza sviluppata, fu il più impor tante centro della cultura greca del Mediterraneo, primeggiando su Car tagine e Atene e legando il proprio nome ad impor tanti figure dell’ar te e del pensiero dell’antichità: Pindaro, Eschilo ed Archimede. Di speciale significato è la motivazione che ha seguito la proclamazione: “La stratificazione umana, culturale, architettonica ed ar tistica che caratterizza l’area di Siracusa dimostra come non ci siano esempi analoghi nella storia del Mediterraneo: dall’antichità greca al barocco, la città è un significativo esempio di un bene di eccezionale valore universale”. L’iscrizione di Siracusa e Pantalica alla World Heritage List è anche una conferma dell’apprezzamento del Consiglio UNESCO per la metodologia italiana nella redazione dei piani di gestione, tesa a salvaguardare gli interessi ambientali, culturali, economici e sociali della aree candidate a diventare patrimonio dell’umanità. In questo numero vogliamo dunque presentare ed omaggiare questi luoghi tanto preziosi, augurandoci che il rinomato riconoscimento renda tutte queste aree accessibili e fruibili a chi è sempre alla ricerca di cose speciali. Siracusa dal satellite 27 “ALLA PARI CON ATENE, PIÙ CELEBRE DI CORINTO, PIÙ COLTA DI ALESSANDRIA” di GIANBATTISTA BUFARDECI Sindaco di Siracusa envenuti a Siracusa, Patrimonio dell’Umanità. Sulla r upe bianca giunsero dai due mari. Siracusa, punto di arrivo, approdo alla fine di un viaggio intrapreso altrove, supera la metropoli, per potenza politica e per potenza militare, per sviluppo economico e per pluralità di ar te e cultura. E’ l’inizio di un percorso che ne fa un passaggio cr uciale nella storia antica e, di rimando, nella storia della modernità. Siracusa sceglie, guardata da Apollo, la ricchezza, fondandosi su una città plurale nello spirito e nella terra, Or tigia - Akradina - Neapolis - Tike - Epipoli - l’antica pentapoli destinata a restare nella memoria di Occidente come simbolo di ineguagliabile eccellenza. Alla pari con Atene con la quale condivide la ragione e la saggezza, la fecondità e il calcolo, più celebre di Corinto, più colta di Alessandria, segnata dalla singolarità del paesaggio urbano e dalla varietà del patrimonio culturale. Oggi, a noi, moderni guardiani, il compito di custodire un patrimonio archeologico e monumentale unico al mondo. Il compito di accogliere chi sceglie Siracusa con ser vizi degni di una tradizione lunga tremila anni. L’intera città è l’unico sito italiano inserito nella World Heritage List, patrimonio dell’ umanità tutelato dall’Unesco. Per recuperare una dignità antica e moderna, per dare a queste pietre che rimandano il respiro dei secoli amore e Siracusa • San Giovanni alle Catacombe unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale cura, passione e orgoglio. E’ ancora una volta la colonia che supera la metropoli e che dalla r upe bianca diffonde la sua luce e il respiro, lungo i secoli e nei secoli a venire, passaggio cr uciale della storia antica e della storia moderna, destinata a rimanere nella memoria d’ Occidente come simbolo di ineguagliabile eccellenza. Per continuare a disegnare negli scenari del mondo e nella sfida della modernità, il cielo sopra Or tigia e sopra Siracusa. “Ogni pietra di questa profonda e composita città, rimanda ogni suo nome e luogo, echi dell’antica storia come i Siracusa 29 bisbigli dentro il labirinto dell’Orecchio di Dionisio”. A Siracusa, punto di arrivo, approdo alla fine di un viaggio intrapreso altrove. Eletta oggi come ieri luogo ideale del Mediterraneo, segno primario di quel patrimonio visibile e invisibile che rinasce e feconda in terra di Sicilia. Una riconquista culturale che si presenta al proscenio del mondo come le antiche Siracuse onorando i sacri vincoli e il respiro dei secoli. Benvenuti viaggiatori. Siracusa • Teatro greco 30 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 31 INTERVISTA A MAURIZIO QUAGLIUOLO, COORDINATORE GENERALE DI HERITY UN CERTIFICATO DI QUALITÀ PER I SITI UNESCO di FAUSTO NATALI a richiesta di qualità sale pressante da ogni settore della società. Ad una competitività sempre più esasperata che costringe ad un confronto con i grandi numeri dei paesi emergenti, l’Italia non può che opporre la sua dote migliore: la qualità. Qualità di beni e servizi, di uomini e territori, di prodotti e mestieri. Il futuro del nostro Paese è racchiuso nella capacità di attingere a questa ricchezza per farne la chiave di volta di una strategia di sviluppo durevole e sostenibile. La certificazione può rappresentare uno strumento molto utile ad utenti e consumatori per districarsi fra le innumerevoli proposte di qualità, non tutte e non sempre all’altezza di quanto dichiarato. Per cercare di fare chiarezza in questo delicato settore abbiamo intervistato Maurizio Quagliuolo, il coordinatore generale di Herity (unione di Heritage e Quality), l’organizzazione internazionale che nel 2003 ha stipulato con la Commissione nazionale italiana per l’Unesco un accordo per la valutazione dei siti italiani iscritti nella Lista del patrimonio mondiale. La certificazione Herity rappresenta una proposta metodologica che può agevolare l’amministrazione del patrimonio culturale misu- randone la capacità di gestione, ma è opportuno precisare, per non ingenerare equivoci, che non costituisce elemento necessario per l’iscrizione alla Lista dei siti patrimonio dell’Umanità e che la sua mancanza non inficia la permanenza nella Lista di un sito già iscritto. L’Italia è stata scelta quale paese pilota per l’introduzione della Certificazione Internazionale di Qualità nella Gestione del Patrimonio Culturale, in particolare mondiale, realizzata da Herity. Di cosa si tratta? Si tratta di uno strumento che attraverso l’utilizzo di una serie di parametri scientificamente accettati effettua una valutazione periodica dei siti culturali, fra cui quelli iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il bersaglio Herity Herity, in questo modo, fornisce una informazione globale sullo stato di un bene culturale e incoraggia i gestori dei beni a valorizzare e conservare ancora meglio il patrimonio di cui sono responsabili. L’applicazione pilota in Italia è un diritto-dovere che essa esercita nei confronti del mondo intero per la concentrazione di beni, la lunga tradizione nel settore, la qualità, appunto, delle sue esperienze. Se è vero infatti che siamo responsabili diretti di questo tesoro, è altrettanto vero che il conservarlo, migliorarlo e trasmetterlo, e aiutare gli altri a farlo, deve andare a beneficio di tutta la società, dentro e fuori delle nostre frontiere. Dottor Quagliuolo, c’è veramente bisogno di un ennesimo certificato? Non è sufficiente il gradimento dei visitatori, e il loro conseguente afflusso, a determinare la qualità di un sito? L’afflusso dei visitatori è un “falso dato”. Troppo spesso un visitatore, turista o residente che sia, si reca in un sito senza preventiva informazione, seguendo l’informazione di un ente pubblico oppure su suggerimento di una guida, o di un catalogo, che normalmente indica solamente un livello di interesse del tipo “vale il viaggio”, “merita una deviazione”, “interessante”. Herity crede che sia possibile migliorare con costi contenuti l’informazione, al fine di sostenere lo sforzo di conservazio- ne e di rispetto dei responsabili mediante il coinvolgimento del pubblico, ottenendo al tempo stesso migliori servizi al turista e nuove oppor tunità di business. Il sistema Herity, nato per il pubblico, si è rivelato un valido suppor to decisionale per ammiSiena nistratori, responsabili dei siti, stakeholders. Il Patrimonio culturale conserva un retaggio del passato che aiuta a immaginare il futuro, ma soprattutto consente, con adeguati interventi, crescita culturale e sviluppo sociale; quest’ultimo, anche con riguardo agli aspetti occupazionali ed economici. E può essere veicolo, se non di pace, almeno di comprensione. Tutto ciò, trattandosi di un risorsa delicata, è possibile se riusciamo a bilanciare la conservazione del patrimonio culturale con il suo uso. Coinvolgere il pubblico nel processo significa avere una formidabile oppor tunità di successo. A sua volta il coinvolgimento del pubblico richiede accuratezza dell’informazione. L’accuratezza dell’informazione migliora la conoscenza dello stato di un monumento, anche da par te degli addetti ai lavori. E’ qui la differenza di Herity: nasce appositamente per il Patrimonio Culturale e raccoglie il meglio delle cer tificazioni ISO come dei sistemi di TQM o, cosiddetti, “Michelen Like”, quelli legati al gradimento dei visitatori, ma li supera. Infatti Herity è multi-dimensionale, in quanto 32 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it analizza e descrive quattro differenti dimensioni di un bene culturale; multi-scopo in quanto orientato alle necessità del pubblico come dei responsabili del sito e degli altri stakeholders; multi-prospettiva, raggiungendo i suoi risultati grazie al contributo di fonti diverse: l’autovalutazione dei responsabili, una valutazione esterna e l’opinione del pubblico. E in cosa consiste questo “sistema Herity”? L’idea centrale di Herity nacque nel 1994: un po’ come le stelle per gli hotel o le forchette per i ristoranti, un sistema chiamato HGES (Herity Global Evaluation System) misura le performances raggiunte nella gestione di beni culturali indicandone l’esito in maniera visiva mediante l’uso di un bersaglio. Herity, attraverso il bersaglio, focalizza l’attenzione su quattro aree critiche: la rilevanza del bene, il suo stato di conservazione, l’informazione trasmessa e i servizi offerti. Partendo da quanto stabilito nella Risoluzione internazionale del 1998 (il Patrimonio culturale costituisce la memoria collettiva dell’Umanità, è una risorsa non rinnovabile e una gestione di qualità dovrebbe essere orientata alla sua conservazione, nel contesto di uno sviluppo sostenibile) Herity definisce compatibile un intervento rispettoso del contesto nel quale si va a collocare e sostenibile lo sviluppo possibile grazie a tale intervento quando diviene autonomo sostenendosi economicamente. A chi si affida Herity per la valutazione dei siti? Principi, criteri, sottocriteri, requisiti e indicatori di Herity sono il risultato di nove anni di incontri di esperti del settore culturale (archeo- logi, architetti, storici dell’arte, conservatori, museologi, bibliotecari, archivisti ecc.), della comunicazione, della organizzazione, del Total Quality Management, delle istituzioni, del mondo aziendale, della legislazione e dell’economia provenienti da 15 Paesi. E con quali risultati? Gli esiti della nostra valutazione sono: la sintesi visiva del bersaglio, che distingue i luoghi che hanno ricevuto la certificazione da quelli che non l’hanno raggiunta; il rapporto, che viene fornito al richiedente; l’introduzione di un sistema di controllo che può essere agilmente governato dai destinatari; altre informazioni specifiche. I risultati permettono, ad esempio, ad un visitatore di scegliere di recarsi in un luogo ben conservato e comunicato anche se meno noto; fino a divenire strumento di misurazione delle perfomances dei piani di gestione, mediante la verifica triennale; mentre gli amministratori apprezzano particolarmente la facilità di individuazione a colpo d’occhio delle aree nelle quali indirizzare i loro sforzi. In che modo il visitatore può riconoscere un sito da voi certificato? All’entrata di ogni museo, monumento, sito all’aperto, biblioteca, archivio, pubblico o privato aperto al pubblico, il simbolo HERITY, simile a un bersaglio, indica il livello raggiunto relativamente a Rilevanza, Conservazione, Comunicazione e, Servizi offerti. Il riconoscimento Herity viene attribuito per la durata di tre anni; un sistema di controllo e rivalutazione ad ogni scadenza verifica i livelli aggiornando il giudizio. Il riconoscimento Herity può essere utilizzato anche in Internet, sul materiale a stampa e in qualunque altra attività legata alla visibilità del unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale beneficiario. Quali sono i beni culturali che possono essere sottoposti alla certificazione di Herity? Il sistema può essere applicato a musei, monumenti, chiese, castelli, ville, palazzi, parchi e giardini storici, archivi, biblioteche, siti archeologici e loro reti o itinerari purché aperti al pubblico, indipendentemente dall’appartenenza storica, geografica o giuridica del bene. A che punto è il vostro lavoro? Nel 2002 Herity si è strutturato in un comitato internazionale al quale afferiscono localmente le commissioni nazionali. La commissione nazionale italiana è stata varata nel 2003, mentre nel 2004 è partito il lavoro sul 33 campo, che ha già certificato 30 ecomusei della provincia di Torino. Dal 2005, a seguito di uno specifico accordo di cooperazione, il sistema viene applicato nei siti del Patrimonio mondiale poiché - riferiscono le parole di Francesco Bandarin, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’Unesco - “le analisi della qualità della gestione dei siti del Patrimonio Mondiale condotte da Herity costituiscono un importante contributo alla definizione e alla valutazione delle politiche di conservazione condotte a livello nazionale e locale e al miglioramento dei servizi offerti al pubblico” al quale “il Centro del Patrimonio Mondiale è lieto di offrire il proprio sostegno”. Napoli unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 35 IL PRIMO E UNICO TEMPIO INNALZATO IN ONORE DEL MULTICULTURALISMO UN NON LUOGO PER I NON NEMICI di GIUSEPPINA MARMO Vice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco d Astana, la nuova capitale del Kazakistan, nel cuore dell’Asia, sorgerà il Palazzo della Pace. Lo ha progettato Norman Foster e avrà la forma di una piramide. L’architetto inglese utilizza nei suoi progetti forme assolute. Ad Astana ha scelto una piramide dal sapore iniziatico. “È un luogo - spiega Foster - nel quale l’unico riferimento possibile è che mancano riferimenti e dove ogni tre anni si terrà un congresso destinato a celebrare le diversità politiche, religiose e culturali. Un emozionante mix sociale e funzionale dove dovrebbe emergere una nuova mentalità tesa alla pace”. Un luogo non luogo, dunque. Il luogo giusto per la Pace. La Pace è senza dimora, è u-topica. Ebbene anche Castel del Monte è un luogo non luogo. Anch’esso ha una architettura dalla forma assoluta. La Puglia, dunque, possiede un posto nel quale l’unico riferimento possibile è la mancanza di riferimenti. Castel del Monte è una solenne ed armoniosa costruzione a pianta ottagonale con otto torri di forma analoga in corrispondenza degli spigoli. Fu fatto erigere dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1240 su un colle solitario della Murgia nei pressi di Andria. Il castello fu realizzato da maestranze locali, ma anche Castel del Monte da scalpellini e artigiani saraceni e nordici. Castel Del Monte appare come il simbolo della potenza sveva, il diadema imperiale che si staglia contro il cielo terso e azzurro di Puglia. Vi si fondono in simbiosi perfetta elementi dello stile romanico, arabo, normanno e gotico. Su ciascuna facciata, compresa tra due torri, si aprono due finestre: una monofora a tutto sesto nel piano inferiore (tranne che in corrispondenza delle due porte, anteriore e posteriore) e una bifora a sesto acuto al piano superiore (tranne una trifora nel lato che guarda verso Andria). Il portale, di ispirazione classica e di impostazione gotica, è di breccia corallina di un bel colore rosa. Esso è fiancheggiato da due colonnine che portano alla sommità due leoni di stile romanico. Il pianterreno consta di 8 sale trapezoidali con decorazioni varie per i capitelli delle colonne e le chiavi di volta delle crociere ogivali. Due portali, oltre quello d’ingresso, danno accesso al pianterreno; nella parte superiore si aprono sul cortile tre porte finestre di breccia corallina finemente decorate. Al piano superiore si aprono 8 stanze corrispondenti esattamente a quelle del pianterreno, nelle quali sono evidenti la leggerezza e la raffinatezza dello stile gotico. Le volte centrali sono sostenute da esili costoloni tristili riunite in un unico capitello a fogliame. Questa la descrizione sommaria di un castello di pietra. Ma Castel del Monte da sempre esercita suggestioni tanto forti da porre molteplici 36 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it Venezia interrogativi. La perfezione architettonica, infatti, serba il segreto della sua funzione e del suo significato. Tempio laico innalzato dalla lungimirante visione di Federico II di Svevia, imperatore del sacro Romano Impero, in ossequio al multiculturalismo e alla pacifica convivenza tra i popoli, ha suscitato e continua a suscitare l’interesse e la curiosità degli studiosi. Le teorie sulle motivazioni che spinsero l’imperatore a far erigere una così singolare costruzione sono tante ed alcune, invero, affascinanti. C’è chi parla semplicemente di residenza di svago e di caccia; altri ipotizzano una sorta di laboratorio astronomico nel quale si riunivano i matematici e gli astronomi della corte di Federico per indagare sulle leggi del firmamento; altri ancora di luogo dove venivano consumati riti esoterici ed iniziatici; e poi c’è chi lo indica come sito strategico, con funzione di collegamento, nel sistema difensivo svevo; chi lo pone in relazione con le piramidi di Egitto e la Cattedrale di Chartres; chi lo considera di pertinenza esclusiva dei Templari; chi ritiene che abbia custodito e custodisca ancora il Santo Graal. Qualcuno ha addirittura azzardato che il castello sorge su una più antica residenza patrizia romana di cui ricalcherebbe le forme. Davvero originale l’idea, avanzata dal prof. Michele Palumbo, che il castello sia un labirinto catartico: “Castel del Monte, che nel proprio percorso offre l’occasione di “dimenticare” una stanza, propone il labirinto di quarto tipo (gli altri tre sono l’unicorsale, il ciclomatico, l’arborescente), quello della dimenticanza. Diceva Jorge Luis Borges che dimenticare è l’unica vendetta, è l’unico perdono. Castel del Monte è, allora il castello della vendetta e del perdono di ogni uomo: vendetta contro la perfezione, perché, sebbene la cerchiamo, essa non si lascia trovare; ma anche richiesta di perdono per l’audacia di aver unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 37 Lipari • Faraglioni cercato la perfezione. Castel del Monte, castello del dimenticare: le pietre e i sogni, per una volta, forse raccontano la stessa storia”. Al di là di tutte le congetture, non v’è dubbio, però, che esso abbia un forte valore simbolico. Appare da lontano con il suo caldo colore biondo e il rosa prezioso della breccia corallina, come il diadema imperiale emblema di potere e di dominio, severo e perenne nella sua imponenza materia. Ma il maniero federiciano continua ad evolvere nella sua funzione. A me piace proporlo, oggi, sulla scia stimolante di Foster, come castello della Pace per tutti i Popoli. Castel del Monte, infatti, può essere a buon diritto definito come il primo, e tuttora unico, tempio innalzato in onore del multiculturalismo. Se la sua localizazzione e la sua architettura sono il risultato d’una vertiginosa e ancora oggi non esaustivamente esplorata sommatoria sinergica del patrimonio sapienziale ebraico, cristiano e islamico, la sua finalizzazione non può non ricomprendere l’ipotesi di “laboratorio del pensiero”, nel cui perimetro alimentare il confronto tra culture differenti in funzione della congiunta edificazione di un mondo migliore. Jacques Le Goff ha scritto che l’Europa “ha saputo distinguere tra una povertà volontaria, che è una virtù, e una povertà imposta, che è una disgrazia”, traendo una constatazione che tanto più vale per lo scacchiere mediterraneo; “è necessario ritrovare l’equilibrio, che non può realizzarsi se non con l’eliminazione delle disuguaglianze, delle ingiustizie e prima di tutto della povertà”. Di qui nasce la mia proposta di far diventare Castel del Monte luogo della Pace per tutti i Popoli. La mia idea è quella di eleggere Castel del Monte luogo permanente per la Pace. Il concetto è quello di esplorare le analogie e le interrelazioni tra i Popoli del Mediterraneo nonché le suggestioni artistiche e storiche dell’intreccio culturale fiorito e costantemente in atto per poi esportarlo su un piano più universale. Concludo con un aforisma di Roberto Tagliaferri. Egli dice: “Pace, paradosso e scandalo tra ciò che vorremmo e ciò che ci fa paura perché appartiene a tutti, anche ai nostri nemici”. L’auspicio è quello che Castel del Monte diventi il non luogo per i non nemici. 38 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 39 FAR PROGREDIRE LA TUTELA DEI BENI CULTURALI OLTRE LA SALVAGUARDIA DELLE PIETRE ANTICHE COSTRUIAMO LA LISTA DEL PATRIMONIO IMMATERIALE di CLAUDIO RICCI Vice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco dal 1972, quando fu istituita la “Lista del Patrimonio Mondiale” UNESCO, che si riflette sul concetto di “Valore Universale”, di un bene storico artistico o ambientale, senza trovare, per fortuna (visto che questo significherebbe la fine stessa del concetto di cultura, che si fonda sul dubbio), un’idea prevalente sul tema. Se è difficile individuare e definire un bene materiale “Patrimonio dell’Umanità” ancora più complesso è dare una definizione di “Patrimonio Immateriale”, che non si tocca con le mani ma si vede nella “tradizione vivente di ogni giorno” e, soprattutto, si sente nel proprio animo. La Convenzione dell’UNESCO, per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale, approvata il 17 ottobre 2003, e che attende ancora la ratifica di molti Stati, tra cui l’Italia, all’Articolo 13 “incoraggia i Paesi del Mondo ad adottare appropriate misure legali, tecniche, amministrative e finanziarie affinché si istituiscano dei Dipartimenti per la documentazione del loro Patrimonio Culturale Immateriale e affinché quest’ultimo venga reso più accessibile”. Inoltre viene raccomandato di istituire “archivi e sistemi di documentazione” nonché azioni tese a “identificare e rivitalizzare il Patrimonio Immateriale”. Nella sostanza sono due le raccomandazioni principali: “identificare e catalogare” e, quindi, “rivitalizzare”. Ma cosa catalogare e rivitalizzare nonché proporre nella nuova “Lista del Patrimonio Immateriale” per la quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sta raccogliendo le prime candidature ? La risposta è molto complessa. Per il momento l’unico punto riferimento è, oltre alla Convenzione del 2003 e la Lista attuale che parla di “riti, celebrazioni ed espressioni artistiche”, l’inserimento de “l’Opera dei Pupi, di Mimmo Cuticchio in Sicilia” (unico bene immateriale riconosciuto, per l’Italia, nell’anno 2001) tra i pochi “Beni Immateriali” dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio Mondiale”. Certamente le candidature molto particolari, “autentiche” e legate strettamente alla tradizione locale potrebbero avere le maggiori possibilità di inserimento, ma oltre a questo bisognerà verificare che ci sia ancora una “tradizione vivente” diffusa che, con specifiche azioni, si possano ancora “conservare” e, con adeguate garanzie, trasmettere alle generazioni future. Il tema è molto interessante, anche sul piano delle ricadute turistiche. Infatti secondo l’Organiz- zazione Mondiale del Turismo (OMT), il turismo culturale e ambientale sarà sempre più attratto da “prodotti veri e poco costruiti” e quindi, nella sostanza, oltre che visitare beni culturali o ambientali l’ospite chiederà di vivere, sempre più, “atmosfere”, “sensazioni” ed “esperienze” legate, appunto, ai valori immateriali (come assistere ad una festa storica, vivere una tradizione, vedere come si produce un prodotto tipico, essere coinvolti in un rito tradizione, ecc.). L’Associazione delle “Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO” verificherà l’opportunità di dedicare qualche attenzione a questo importante tema, magari proponendo l’organizzazione di una “Seminario Nazionale sul Patrimonio Immateriale Opera dei pupi siciliani Italiano”, in modo da approfondire e discutere l’argomento. Nel frattempo muniti di carta, penna e macchina fotografica tradizionale (la multimedialità viene sempre, e soltanto, dopo le idee e la tradizione) cominciamo a prendere nota dell’Immateriale, prima che svanisca nel nulla insieme a chi lo conservava, dentro il proprio animo, come “tradizione orale” o “espressione artistica”. Siena • Il Palio 40 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale D O S S I E R 41 D O S S I E R ATTIVITÀ ITALIANE A SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO E ARTISTICO/2 er documentare e raccontare l’attività svolta dagli esperti italiani in Iraq e, in particolare, a Baghdad fra il dicembre 2003 e il giugno 2004, Giovanni Curatola, docente di Archeologia e Storia dell’Arte Musulmana, ha ideato e organizzato una mostra fotografica che presenta gli interventi nei settori dell’archeologia e nel recupero del Museo Nazionale dell’Iraq, la più importante istituzione locale. Le immagini di questa rassegna, oltre 350, sono la testimonianza di un lavoro prezioso, di un lavoro di squadra, che ha visto diversi professionisti della tutela operare sul suolo iracheno nel tentativo di salvaguardare i suoi beni culturali ponendoli al riparo dai danneggiamenti della guerra con azioni mirate e interventi specifici. Il professor Curatola è parte in causa. Egli appartiene proprio a quel gruppo di specialisti inviati a Baghdad dal nostro Ministero degli Affari Esteri per occuparsi dei problemi riguardanti la cultura dell’Iraq postbellico. Insegnante all’Università di Udine, nel corso di laurea in Conservazione dei beni culturali, conduce da diversi anni una intensa attività di studio e di ricerca in numerosi paesi del Vicino e Medio Oriente, del Caucaso e dell’Asia Centrale (Turchia, Iran, Giordania, Siria, Egitto, Yemen, Tunisia, Libia, Russia, Cina, etc.) con approfondimenti sui vari aspetti delle arti orientali. Per il suo elevato grado di specializzazione, unico islamista nella missione italiana, Giovanni Curatola si è dedicato in maniera particolare alle testimonianze dell’arte e dell’architettura islamica mettendo la propria competenza al servizio di un paese dall’incomparabile ricchezza storica purtroppo in serio pericolo. La IRAQ, LAVORI IN CORSO di CLAUDIA SONEGO sua presenza in Iraq coincide con l’ampliamento del progetto di censimento dei siti archeologici e di addestramento delle guardie archeologiche al di fuori della provincia di Dhi-Qar [cfr. Siti n° 1] e, in particolare, alla rimessa in funzione del Museo Nazionale Iracheno di Baghdad con l’allestimento del laboratorio di restauro e la formazione di personale specializzato, in stretta collaborazione con l’ambasciatore Mario Bondioli Osio e il ministro della cultura iracheno, Moufid Al-Jazairi. La mia missione irachena - afferma Giovanni Curatola - ha preso inizio nel dicembre 2003 e si è protratta per sei mesi, fino al 28 giugno del 2004. Il referente per me è sempre stato Mario Bondioli Osio, sostituto di Pietro Cordone dagli Giovanni Curatola inizi di ottobre 2003. Entrambi diplomatici di carriera con importanti esperienze di gestione in ambasciate d’Oriente, a loro era stata affidata la conduzione del Ministero della Cultura dell’Iraq nell’ambito dell’amministrazione provvisoria (CPA). Una grande responsa- bilità da sostenere in una situazione post bellica. L’aver conferito all’Italia la gestione e la difesa del patrimonio culturale iracheno, è da collegare senz’altro con la grande esperienza maturata dal nostro paese nella tutela dei beni culturali, sia nel settore degli studi storici, artistici ed archeologici che nel campo della ricerca e del restauro, senza tralasciare l’attività di contrasto e repressione, portata avanti dalle Il leone di Tell-Harmal forze dell’ordine specializzate. Ma ciò è da riferire anche all’antico rapporto di collaborazione tra gli archeologi iracheni e quelli italiani, in particolare attraverso il CRAST - Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. Una figura di riferimento determinante per una collaborazione concreta e proficua con noi italiani è stato il ministro della cultura dell’Iraq Moufid Al-Jazairi. Membro del partito comunista iracheno, uomo illuminato e aperto, è un intellettuale laico dotato di grande fascino e capacità. Va detto che i comunisti in Iraq hanno avuto nel passato un ruolo di rilievo e i loro uomini migliori, laici appunto, ricordano da vicino il nostro “Partito d’Azione” del dopoguerra. Oltre al ministro - prosegue il professor Curatola - vorrei ricordare Abdul Aziz Hamid, direttore generale dello SBAH (State Board of Antiquities and Heritage), Donny George, direttore del Museo Nazionale dell’Iraq e Burhan Shakir, direttore generale degli scavi archeologici dello SBAH. Prezioso è stato il rapporto con Butheyna M. Abdul Hossein, direttrice del laboratorio di restauro. Durante la mia permanenza ho avuto modo di fare due incontri davvero significativi con Ismail Hjiara e con Lamia Al-Ghailani, grandi studiosi e archeologi iracheni di nascita ma, rispettivamente, di passaporto americano e britannico. Per citare altri colleghi archeologi posso fare i nomi di Zeynab Bahrani della Columbia University di New York (incontrata tra maggio e giugno) e, soprattutto, di John Russell del Massachussets College of Arts di Boston. Fra gli italiani sono da ricordare l’architetto Alessandro Mrakic, per il CRAST di Torino l’architetto Roberto Parapetti e Paolo Battino, il personale dell’ICR (Istituto Centrale del Restauro), il maggiore dell’Arma dei Carabinieri Michele Facciorusso e, in qualità di coordinatore, Giuseppe Proietti, direttore generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. 42 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it D O S S I E R Durante la mia presenza in Iraq, mi sono occupato un po’ di tutto. La situazione, un’emergenza da pronto soccorso, lo richiedeva, indipendentemente dalle mie competenze. Gli interventi più specifici hanno riguardato, in ogni caso, le ricognizioni sui monumenti islamici di Baghdad e del territorio, per verificarne lo stato di conservazione e gli eventuali danneggiamenti dovuti al conflitto e, quindi, valutare i possibili interventi di carattere conservativo. Nella lista delle urgenze per le quali era necessario il reperimento di immediati e cospicui finanziamenti, sono stati inseriti i complessi monumentali di Ctesifonte sulle rive del Tigri [antico capoluogo del regno dei Sassanidi, conserva le rovine del palazzo di Cosroe I (531-579 d.C.), con la sorprendente volta a botte (alta ca. 37 m. e larga 25) a copertura di una grandiosa sala del trono]; Al-Kifl sulla riva del fiume Eufrate [antica meta di pellegrinaggi alla tomba del profeta Ezechiele, luogo santo per ebrei e musulmani, conserva un minareto e una moschea]; il minareto Al-Hadba di Mossul, a nord dell’Iraq [è il famoso minareto della grande moschea di Nur ad-Din, costruita sul luogo di una precedente chiesa cristiana dedicata a S. Paolo, equivalente iracheno della torre di Pisa] e la cittadella di Kirkuk, sempre nell’Iraq settentrionale. A tutti questi va aggiunto il sito di Babilonia che, però, rappresenta un caso a parte: il comando statunitense, nell’aprile 2003, vi aveva insediato una base militare, in cui, cinque mesi dopo, si era stabilito anche un contingente dell’esercito polacco. In tutto circa duemila uomini. Per Babilonia è stato chiesto ripetutamente lo smantellamento della base e, d’accordo con gli iracheni, la costituzione di un comitato scientifico internazionale per la valutazione dei danni inferti. A Baghdad ho avviato un progetto di schedatura informatizzata delle foto d’archivio conservate presso il Museo Nazionale, che documentano le passate campagne archeologiche in Iraq e i principali monumenti storici del paese, prezioso repertorio iconografico di foto d’epoca da mettere assolutamente al riparo da eventuali perdite o rovine. Al museo, gravemente danneggiato durante il saccheggio dell’aprile del 2003, sollecitati dall’urgenza del caso, è stata dedicata una particolare attenzione. Da un lato si è proceduto alla riattivazione del laboratorio di restauro, con interventi di tipo strutturale (ripristino degli ambienti e installazione di impianti idrici, elettrici, di condizionamento, ecc.), cui sono seguite forniture di materiali d’arredo e d’uso, preliminari alla messa in funzione di una struttura operativa moderna per il trattamento dei reperti in ceramica, pietra, avorio, legno, metallo. Quindi, ha preso avvio la formazione del personale - in tutto quindici tecnici iracheni - grazie anche alla presenza in loco di specialisti dell’ICR e della Soprintendenza di Torino. Si è lavorato sodo per consentire la parziale riapertura di tre sezioni: la sala Assira, la sala di Hatra e le sale islamiche, limitatamente a reperti non asportabili, dove sono ospitate notevoli opere d’arte, alcune delle quali davvero uniche nel panorama ampio e complesso dell’arte musulmana. A questo punto vorrei riferire sul progetto di addestramento del corpo di guardie archeologiche FPS (Facility Protection System), nato dall’esigenza di proteggere i siti archeologici con attività di pattugliamento e ricognizione. Questo gruppo speciale, in grado di dare l’allarme alla polizia locale nel caso di saccheggio Gli stucchi di Samarra 44 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 45 D O S S I E R “ASSISI, UN LUOGO PRESCELTO ALLA CRESCITA DELL’UMANITÀ” e scavo clandestino, che somiglia nella tipologia alle nostre guardie giurate, ha preso origine dalla provincia di Dhi-Qar. Lì, in particolare, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno compiuto notevoli sforzi e una mole di lavoro enorme per proteggere una delle regioni più ricche di testimonianze archeologiche della Mesopotamia, distinguendosi davvero per l’operato straordinario. Mettendo a disposizione la loro esperienza, insieme al ministro Bondioli Osio, che ha creduto fortemente in questo progetto, essi hanno provveduto a istruire e formare le guardie irachene per le quali sono stati richiesti mezzi logistici e specifiche attrezzature (pick up a quattro ruote motrici, mezzi radio e ricetrasmittenti con centrali di ascolto nelle stazioni di polizia, armi leggere e pesanti). L’impegno della missione italiana in Iraq è proseguito fino alla fine di giugno 2004, poi, in vista del cambio di governo, le condizioni di sicurezza sono diventate proibitive e abbiamo lasciato il Paese. Ma non abbiamo interrotto il legame che ci unisce a quella terra. Per proseguire il programma di addestramento delle guardie archeologiche e dei restauratori iracheni, infatti, ci siamo trasferiti ad Amman, in Giordania. In conclusione - afferma Giovanni Curatola - posso dire che i rapporti con gli iracheni sono sempre stati molto buoni. Le ragioni che hanno determinato consenso ed apprezzamento verso di noi sono da individuare, senz’altro, nella nostra disponibilità a comprendere e condividere in maniera solidale una situazione drammatica. L’intervento culturale italiano Restauratori al lavoro in Iraq, si è rivelato prezioso ed importante grazie alla professionalità e competenza del personale specializzato nella protezione e nella valorizzazione del patrimonio storico, artistico e archeologico. Va detto che, a differenza degli americani, che nella vicenda hanno avuto un ruolo diverso, ed anche modalità operative differenti, noi abbiamo avuto un contatto più diretto. Siamo stati in grado di avviare e gestire buoni rapporti interpersonali, basati sulla stima reciproca, mostrando il rispetto e la pazienza che sono necessari in determinate situazioni, senza manifestare quei pericolosi atteggiamenti di arroganza che nuocciono alle relazioni. La nostra appartenenza al mondo occidentale, spesso diffidente nei confronti dell’Oriente ed in generale convinto della propria superiorità sul mondo arabo, non ci impedisce di rappresentare qualcosa di diverso, per tante piccole e grandi affinità culturali che ci avvicinano al popolo iracheno. Lo dimostra il fatto che al Ministero della cultura gli iracheni chiedevano di incontrare me, italiano, “e non gli americani”, benché il collega americano presente sul posto per gli stessi nostri motivi fosse una persona di primissimo livello. CODICI E ANTICHI VOLUMI RACCONTANO IL CAMMINO DEL MONDO Parla padre Pasquale Magro direttore della biblioteca e del fondo antico del Sacro Convento di FRANCESCO RASPA l Beato Padre ammaestradella Biblioteca del Sacro Convento, patrimonio va i frati a cercare nei libri inestimabile a disposizione di tutti che, attraverso non il valore materiale, “Siti” e l’intervista al geloso custode di questa ma la testimonianza del straordinaria ricchezza, vogliamo far conoscere Signore, non la bellezza, ad un pubblico più ampio e selezionato. ma il profitto spirituale. E La storia documentata dell’Ordine Francescavolle che di libri ne tenesno, uno dei fattori fondanti della civiltà letteraria ed sero pochi e in comune, a artistica occidentale, ha il suo incipit con le prime disposizione dei fratelli che ne avessero bisogno” tre lettere indirizzate a Francesco da Onorio III, tra (II Celano. 62). il 1220 e il 1223. Soltanto ad uno sguardo poco attento e poco Padre Pasquale, ci pargeneroso nella ricerca, può li della Biblioteca del Sacro apparire incompleto il conConvento, conosciuta antributo che San Francesco che come Centro di Docudi Assisi seppe dare, con mentazione Francescana e la predicazione, alla creadel suo valore aldilà della zione di una cultura dedita Basilica di San Francesco allo studio ed alla passione che la contiene. per i libri, all’interno delLa Biblioteca del Sacro l’Ordine Francescano. Convento risale nel suo Le parole di Francesco primo nucleo al 1230, con riportate nella Vita Secunla prima comunità religiosa da di Tommaso da Celano insediata nel primitivo legittimano, de facto, la conventino. Nel 1980 ha fondazione dell’Archivio e riaccolto, dopo padre Pasquale Magro 46 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it 120 anni di esilio il Fondo Antico che era passato, prima con la dispersione dovuta alla soppressione napoleonica e successivamente con l’alienazione dei beni ecclesiastici in seguito al decreto Pepoli del 1860, in mano all’Amministrazione Statale. L’immenso patrimonio bibliografico di cui è fornita, si contano circa 112.000 pezzi, ma soprattutto la ricchezza di codici e volumi antichi così numerosi e di tanto prestigio per rarità e autorità, la erigono ad una delle biblioteche più importanti in Umbria per la ricerca teologica, oltreché storica. Il Fondo Antico, eredità culturale e spirituale dell’Ordine Francescano… Il Fondo Antico è composto da circa 24600 pezzi di cui 709 manoscritti, 358 incunaboli, 3400 edizioni risalenti al secolo XVI (cinquecentine), 2930 documenti dell’archivio storico-amministrativo, 5000 documenti rappresentanti il fondo musicale. Una vera “reliquia” bibliografica è il codice 585, noto come il Palinsesto di Assisi. Relativamente a San Francesco e al Suo Ordine è da ricordare il codice 338 che racchiude gli scritti di San Francesco, il Cantico delle Creature, il Coeremoniale antiquum fratrum Minorum, la Vita Francisci versificata, la Vita Sanctae Clarae. Ma il Fondo non è soltanto San Francesco, vi sono custoditi quasi tutti i maestri sentenziari, circa cento testi biblici, agiografici, liturgici e giuridici, oltre ai classici latini opportunamente analizzati e commentati. unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Notevole il “Liber” di Angela da Foligno (ms. 342), un classico della mistica cristiana. Il fondo musicale e l’archivio storico amministrativo, molto ricchi e corposi, rivestono particolare importanza sia per il volume dei testi, sia perché unitamente alla storia dell’arte e alla medievalistica rappresentano i settori più frequentati dagli studiosi. Il fondo musicale accoglie un celebre manoscritto… Si, ospita gli autografi di Antonio Vivaldi, ma anche di Giovanni Battista Martini, il maestro di W. A. Mozart. Inoltre una rara collezione di direttori di orchestra, quali, tra gli altri, Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Victor De Sabata. 47 La biblioteca rende onore al Patrimonio artistico del mondo. Quale il suo contributo alla diffusione di una cultura viva nella storia dell’arte? Con la donazione di Nolfo di Carpegna la biblioteca possiede un patrimonio librario di storia dell’arte che la rende meta privilegiata di studiosi e storici dell’arte provenienti da tutto il mondo. Quindi una cittadella dello studio e della sapienza nel cuore della Basilica di San Francesco Per concludere un patrimonio piuttosto nascosto, molto citato ed esportato nelle mostre nazionali e internazionali, che testimonia la vocazione di Assisi ad essere luogo prescelto alla crescita dell’umanità. Sacro convento di Assisi: il salone Sisto IV 48 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 49 UN EXCURSUS SUI REQUISITI PER L’AMMISSIONE ALLA WHL DIECI CRITERI PER QUARANTA MERAVIGLIE di ANDREA TEBALDI ttenere l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale mondiale dell’Unesco è un risultato di grande prestigio. Ma per raggiungere questo obiettivo e potersi fregiare di questo titolo, quali sono i criteri che un monumento, un insediamento o un sito aventi valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico devono soddisfare? I criteri, periodicamente revisionati, sono codificati negli “Orientamenti per la messa in opera della Convenzione del patrimonio mondiale” che sono, con il testo stesso della Convenzione, il principale strumento di lavoro per ciò che riguarda il patrimonio mondiale. Fino alla fine dello scorso anno i siti erano selezionati sulla base di sei criteri culturali e di quattro criteri naturali. Con l’adozione della più recente versione rivista degli Orientamenti, non ci si basa più su questa divisione ma esiste un solo insieme unico di dieci parametri di riferimento. L’Italia, detiene a tutt’oggi il primato nella lista con 40 siti (seguita al secondo e terzo posto da Spagna e Francia) che rappresentano il 6% del patrimonio culturale mondiale, con valori oltre cinque volte superiori alla media europea e otto volte maggiori rispetto a quella di tutto il globo, a testimonianza ulteriore del rilievo qualitativo e quantitativo del patrimonio culturale nazionale. Ma il nostro Paese è anche ai vertici nella classifica dei criteri in base ai quali viene decisa e motivata l’iscrizione secondo criterio (rilievo storico), presente in ben 27 casi. Una quota leggermente superiore alla metà dei siti italiani soddisfa i criteri uno (23) e tre (25) mentre è decisamente più basso il numero di siti, rispettivamente 10 e 11, inseriti nella lista Unesco perché associati ai criteri cinque e sei. Anche se c’è da sottolineare che a proposito di questi ultimi due criteri, l’Italia assume una posizione di rilievo a livello internazionale: all’incirca un quarto dei siti europei individuati dall’Unesco come esempio rilevante d’insediamento umano (criterio cinque). Paese che si conferma quindi, nelle sue mille sfaccettature, patria dell’arte, paradiso naturale, capitale mondiale della cultura e museo diffuso che ogni anno catalizza l’attenzione di milioni di turisti da tutto il mondo. dei siti alla lista. Infatti, ciascun sito, può essere riconosciuto come patrimonio culturale dell’umanità con motivazioni legate a più di uno dei criteri. Nei siti patrimonio Unesco dell’Italia, selezionati nel periodo in cui vigeva il doppio regime di criteri (culturale e naturale), sono 39 le segnalazioni per criteri culturali mentre in un solo caso (le Isole Eolie) si è soddisfatto il primo criterio naturale relativo ad “un’area di particolare bellezza naturale”, corrisponsente all’attuale criterio sette. Facendo un excursus per l’Italia per analizzare le motivazioni che i vari siti italiani hanno soddisfatto per entrare nella lista Unesco, emerge come l’unica “location” italiana che esaudisce tutti e sei i criteri, è il celebrato scenario di Venezia e della sua laguna. Nel ristretto novero delle località con “cinque stellette al merito” ci sono poi Ferrara (città del Rinascimento e il Delta del Po), la basilica di San Francesco ad Assisi con gli altri siti francescani della zona, il centro storico di Roma con le proprietà della Santa sede che godono di diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura, il centro storico di Firenze e infine villa d’Este a Tivoli. Sono poi numerosi i siti che soddisfano quattro criteri. Entrando nel dettaglio delle motivazioni, si vede come il criterio maggiormente soddisfatto sia il quattro (32 siti su 40) che conferma ancora una volta come l’Italia sia davvero un ensemble di “esempi rilevanti di un tipo di costruzione, di un insediamento architettonico, tecnologico e paesaggistico”. La seconda motivazione più frequente per i siti italiani è quella corrispondente al Venezia • Isola di San Lazzaro degli Armeni 50 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale TUTTI I CRITERI DEI SITI ITALIANI (in ordine alfabetico) I CRITERI Provincia Sito Inserimento 1 2 3 4 5 6 Agrigento Bari Bari Bergamo Brescia Cagliari 1997 1996 1996 1995 1979 1997 1-2-3-4 1-2-3 3-4-5 4-5 3-6 1-3-4 7 Caserta 1997 1-2-3-4 8 9 10 11 12 13 Enna Ferrara Firenze La Spezia Matera Messina Area archeologica Agrigento Castel del Monte Trulli di Alberobello Insediamento industriale di Crespi d’Adda Arte rupestre della Val Camonica Villaggio nuragico di Barumini Reggia di Caserta, il parco, l’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio Piazza Armerina, La villa Romana del Casale Ferrara, città del Rinascimento e il Delta del Po Il centro storico di Firenze Portovenere, le cinque terre e le isole (Palmaria, Tino e Tinetto) I sassi di Matera Isole Eolie La chiesa e il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con il cenacolo di Leonardo da Vinci La cattedrale, la Torre civica e piazza Grande Il centro storico di Napoli Le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata L’orto botanico di Padova Assisi, la basilica di San Francesco e altri siti francescani 14 Milano 15 16 17 18 19 Modena Napoli Napoli Padova Perugia Piemonte e 20 Lombardia 21 Pisa 22 Ravenna 23 Roma 1997 1995-1999 1982 1997 1993 2000 Criteri 1-2-3 2-3-4-5-6 1-2-3-4-6 2-4-5 3-4-5 7 1980 1-2 1997 1995 1997 1997 2000 1-2-3-4 2-4 3-4-5 2-3 1-2-3-4-6 Sacri monti del Piemonte e della Lombardia 2003 2-4 Piazza del duomo I monumenti paleocristiani e bizantini di Ravenna Il centro storico di Roma, le proprietà della Santa sede che godono di diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura Villa Adriana a Tivoli Villa d’Este a Tivoli 1987 1996 1-2-4-6 1-2-3-4 1980-1990 1-2-3-4-6 1999 2001 1-2-3 1-2-3-4-6 26 Roma-Viterbo Necropoli di Cerveteri e Tarquinia 2004 1-3-4 27 Salerno 1997 2-4-5 1998 3-4 24 Roma 25 Roma 28 Salerno 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 Siena Siena Siena Siena Siracusa Siracusa Torino Udine Urbino Venezia Verona Vicenza La costiera amalfitana Il parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e Velia e la certosa di Padula Il centro storico di San Gimignano Il centro storico di Siena Il centro storico di Pienza Val d’Orcia Le città barocche della Val di Noto Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica Le residenze di casa Savoia L’area archeologica e la basilica patriarcale di Aquileia Il centro storico di Urbino Venezia e la sua Laguna La città di Verona La città di Vicenza e le ville di Palladio nel Veneto 51 1990 1995 1996 2004 2002 2005 1997 1998 1998 1987 2000 1994-1996 Ecco l’elenco completo dei vari criteri, almeno uno dei quali deve essere soddisfatto, per potere accedere alla lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco. 1) 2) Rappresentare un capolavoro del genio creativo umano; Costituire una testimonianza considerevole, in un periodo dato o in una determinata area culturale, dello sviluppo dell’architettura o delle tecniche delle arti monumentali, urbanistiche o paesaggistiche; 3) Apportare una testimonianza unica o quantomeno eccezionale, della tradizione culturale di una civiltà vivente o scomparsa; 4) Offrire un esempio rilevante di un tipo di costruzione di un insediamento architettonico, tecnologico o paesaggistico illustrante uno o più periodi significativi della storia umana; 5) Costituire un esempio rilevante di insediamento umano o di occupazione del territorio, rappresentativi di una cultura, soprattutto se minacciata da cambiamenti irreversibili; 6) Essere associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee, credenze o opere artistiche o letterarie; 7) Rappresentare dei fenomeni naturali o aree di una bellezza naturale e di un’importanza estetica eccezionali; 8) Costituire uno degli esempi eminentemente rappresentativi delle grandi epoche della storia della terra comprese le testimonianze di vita, i processi geologici nel corso dello sviluppo delle forme terrestri o elementi naturali un grande significato; 9) Essere un esempio di assoluto rilievo di processi ecologici e biologici, nell’evoluzione e nello sviluppo dell’ecosistema di piante, animali terrestri, acquatici, costieri e marini; 10) Contenere gli habitat naturali più rappresentativi e più importanti per la conservazione nel luogo della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza e della conservazione. 1-3-4 1-3-4 1-2-4 4-6 1-2-4-5 2-3-4-6 1-2-4-5 3-4-6 2-4 1-2-3-4-5-6 2-4 1-2 N.B. ad eccezione delle Isole Eolie tutti gli altri siti soddisfano i criteri culturali Agrigento 52 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale eventi URBINO UN ACCORDO DI PROGRAMMA SU ARTE E AMBIENTE L’ intero centro storico di Urbino è stato dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” nel dicembre 1998. Da quel momento l’Amministrazione locale ha cercato di valorizzare l’importante riconoscimento, sia proponendo dei progetti che coinvolgessero il territorio circostante sia avviando contatti ed iniziative in grado di proiettare la città in una panoramica nazionale e internazionale. I risultati più significativi sono stati la firma dell’”Accordo di Programma” per la promozione del patrimonio artistico ambientale, lo svolgimento di un convegno organizzato assieme alla Commissione nazionale Unesco dal quale è nata la “Carta di Urbino”, lo svolgimento di uno degli incontri di lavoro internazionali in vista delle celebrazioni del trentennale Unesco. Ora, le nuove sfide riguardano l’elaborazione del Piano di Gestione del sito, la continua tutela del patrimonio esistente e lo studio di ulteriori strategie per valorizzare le unicità monumentali presenti nel luogo che diede i natali a Raffaello Sanzio e visse lo splendore della Corte dei Montefeltro. L’”Accordo di Programma” è un progetto che assegna alla cultura e ai beni culturali il ruolo di principale “motore” dello sviluppo economico locale. A fine 2000 è stato firmato un protocollo d’intesa preliminare fra i Comuni di Urbino, Cagli, Fermignano, Fossombrone, Piobbico, Sassocorvaro, Urbania, l’Università degli Studi di Urbino, la Provincia e la Camera di Commercio di Pesaro e Urbino. La sottoscrizione è avvenuta a Urbino, alla presenza dell’allora ministro per i Beni e le Attività Culturali Giovanna Melandri. L’iniziativa è poi stata illustrata nei dettagli al Salone dell’arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali tenuto a Ferrara nell’aprile del 2002, suscitando forte interesse. Nel 2003 vi è quindi stata l’adesione definitiva al progetto da parte di tutti i partners. Possiamo considerare l’”Accordo di Programma” uno schema di lavoro innovativo, che per la prima vol- ta mette insieme varie amministrazioni e istituzioni locali, la quali si riconoscono in un’idea di sviluppo compatibile con la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Ora occorre trovare risorse finanziarie e rinnovare l’impegno per compiere i passi successivi. Per Urbino, dal punto di vista delle attività legate all’Unesco, il 2002 è stato un anno straordinario. Nell’arco di due mesi, fra settembre e novembre, la città è diventata uno dei centri di riferimento nell’articolato dibattito riguardante la tutela del patrimonio culturale. Dal 19 al 21 settembre qui si è svolto il convegno dal titolo “Per una Carta dei Siti Patrimonio dell’Umanità”. Obiettivo delle tre giornate era la redazione della “Carta di Urbino”, documento che avrebbe definito le linee guida e gli strumenti di gestione dei siti 53 SIENA italiani inseriti nella “Lista” dell’Unesco. Il lavoro si è concluso positivamente, la Carta ha stabilito dei principi fondamentali: i siti iscritti nella lista del Patrimonio dell’Unesco appartengono all’intera l’Umanità; è un diritto delle generazioni future poter fruire di tale patrimonio; è dovere di chi ha la responsabilità amministrativa dei siti di adoperarsi affinché essi siano conservati e fruiti dal pubblico più ampio e diversificato, senza che ciò generi la riduzione o l’alterazione del loro stato di conservazione. La Carta individua gli strumenti per raggiungere i risultati auspicati: una pianificazione strategica capace di connettere efficacemente risorse ed obiettivi; l’obbligo del sistema educativo nazionale e delle amministrazioni locali a svolgere una continua ed efficace opera di sensibilizzazione e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale; l’impegno delle istituzioni pubbliche, ai diversi livelli di governo, nel fornire attraverso i propri strumenti di programmazione economica e finanziaria, le risorse necessarie - anche con il concorso dei privati - affinché i responsabili amministrativi siano posti in grado di svolgere un’efficace azione di manutenzione, sicurezza e valorizzazione dei siti iscritti nella Lista. L’11 e 12 novembre del medesimo 2002 Urbino è stata una delle sedi italiane che ha ospitato alcuni esperti in tema di tutela dei beni culturali e ambientali, in vista del summit tenuto a Venezia per le celebrazioni del tren- tennale dell’Unesco. Dal giugno 2004 a Urbino vi è una nuova Giunta comunale. Il nuovo sindaco, Franco Corbucci, ha posto i temi legati all’Unesco fra le priorità del mandato amministrativo. “In una città come la nostra - dice Corbucci - dove il patrimonio architettonico e monumentale è particolarmente esteso, la problematica della conservazione è molto sentita. Urbino è una città universitaria e turistica che deve sempre tenere in considerazione due aspetti: la tutela degli edifici storici e la necessità di infrastrutture e servizi richiesti dalle esigenze moderne. Mantenere il giusto equilibrio è un dovere, oltre che una sfida. E quando parliamo di tutela e valorizzazione, ci riferiamo all’intero territorio comunale: il centro storico, le aree periferiche con i manufatti rurali, l’ambiente naturale. Oggi i nostri uffici stanno lavorando al Piano di Gestione del Sito. Si tratta di un’elaborazione complessa, con difficoltà comuni a tutti i maggiori centri riconosciuti dall’Unesco. Guardando al futuro - conclude il sindaco - attribuisco un grande significato alla proposta legislativa che prevede apposite risorse finanziarie per la tutela e la valorizzazione dei Siti. Se, come sembra, la proposta diventerà legge, sarà un grande successo per l’Associazione delle città italiane Unesco, che l’ha fortemente sollecitata”. X° Festival Internazionale del Cortometraggio dal 18 al 26 ottobre Cinema Nuovo Pendola SitrattadelprincipaleFestivaldicortometraggio sulterritorionazionale.Lacompetizioneinternazionalepresentailmegliodellaproduzione mondialenelsuogenere.Retrospettive,omaggi, mostre,convegni,workshopcompletanoilricco programma.ParallelamentesisvolgeilXmercato del cortometraggio. Info:tel064745585-www.cortoitaliacinema.com RAVENNA Il patrimonio invisibile: opere d’arte nascoste, scomparse, rubate 19, 26 ottobre e 9 novembre Salad’AttorrediCasaMelandri-ViaPonteMarino Ciclodiincontriindirizzatiadunpubblicoeterogeneocompostodastudentidiscuoleartistiche euniversitarie,associazioniculturali,studiosi ericercatoriinteressatiaconosceremeglioil patrimonio artistico in ambito territoriale. Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it No border 5/2005 dal22ottobreal13novembreedal19novembre all’11 dicembre Santa Maria delle Croci,Via Guaccimanni 5 Ilprogettoespositivonoborderèdedicatoalle sperimentazioni dell’arte giovane in Italia Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it SIENA Il pavimento illustrato fino al 26 ottobre Cattedrale. Piazza Duomo Scoperturastraordinariadelpavimentomarmoreo della Cattedrale di Siena Info:tel.0577283048-www.operaduomo.siena.it IL segreto della civiltà. La Mostra dell’Antica Arte Senese del 1904 cento anni dopo dal 29 ottobre a fine gennaio 2006 Palazzo Pubblico, Museo Civico. Piazza del Campo Unpercorsoattraversocentoannidistoriadell’artesenesericostruiscel’importanzachelagrande Mostradel1904harivestitoperlacittàdiSiena. Almomentocommemorativosiaffiancanoopere 54 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 55 PADOVA U n increscioso incidente dovuto alla leggerezza di una delle proprietà confinanti, ha posto in pericolo e creato grave allarme all’orto botanico. L’incidente, tuttavia, ha avuto il merito di attrarre su di esso l’attenzione del legislatore: grazie all’art.9 di una legge speciale (L. 370/99) si sono così potuti ottenere finanziamenti per interventi di salvaguardia dell’Orto patavino. Essi prevedono da un lato “l’acquisizione di un’area cuscinetto intorno all’Orto Botanico”, che l’Università di Padova ha prontamente acquistato (parte dell’area del complesso ex “Tre Pini”) e dall’altra misure per “alimentare sviluppi educativi e scientifici”. Per questo secondo aspetto, l’Università ha deciso di lanciare un concorso internazionale di progettazione in modo da raccogliere una vasta messe di proposte tra le quali individuare quella che meglio si addice alla “funzione-guida” che l’Orto patavino dovrà svolgere in campo mondiale, potenziando la sua immagine. La Commissione per la salvaguardia dell’Orto Botanico, dopo quasi un anno di lavoro, ha prodotto un’importante documento [1] che individua le linee guida per la futura progettazione. Il bando di concorso , diffuso via Internet, ha raccolto 39 domande di partecipazione di gruppi di progettazione multidisciplinari, RESTAURO INTEGRALE E PERCORSO DIDATTICO PER L’ORTO BOTANICO di Lorenzo Fellin Prorettore per l’edilizia e per il settore patrimoniale ed economale dell’Orto Botanico di Padova provenienti da tutto il mondo. Una speciale commissione di esperti internazionali ha quindi selezionato i 15 gruppi ammessi alla redazione di un progetto preliminare. La stessa commissione sceglierà quindi il gruppo vincitore al quale affidare la progettazione definitiva. Ma qual’é il contenuto delle “linee guida” che dovranno essere rispettate dai gruppi concorrenti? In sostanza il progetto dovrà prevedere due distinte attività, che dovranno peraltro coordinarsi attorno ad un’unica idea centrale: l’organicità dell’insieme costituito dall’Orto antico e dal suo ampliamento moderno. La prima attività riguarda l’Orto antico per il quale è richiesta una completa opera di restauro architettonico e funzionale, unita ad una riqualificazione delle collezioni per le quali vengono indicate quelle insostituibili (essenzialmente contenute all’interno del muro circolare); quelle da mantenere e migliorare (situate all’esterno del muro circolare), salvo la collezione di piante arboree e arbustive, risalente all’800, oggi eccessivamente addensate in poco spazio, vecchie, in precarie condizioni e di limitato interesse culturale. Rientra nella prima attività anche la completa riqualificazione delle serre ottocentesche, che dovranno essere inserite in un progetto didattico culturale che consente di valorizzare questi spazi per un’attività qualificante e in linea con le attività istituzionali dell’Orto. Le tematiche culturali da affrontare nel progetto “serre didattiche” si possono così sintetizzare: • le piante carnivore • l’acqua e la vita (le piante acquatiche); • i benefici e le insidie del mondo vegetale (le piante medicinali e quelle “velenose”); • la conservazione delle biodiversità (le piante divenute rare, specie nel Veneto); • il polline. Del sistema serre farà parte, solo per contiguità funzionale, un’area destinata a coltivazione di piante oggetto di sperimentazione, ad uso esclusivo dei ricercatori. La seconda attività dovrà svilupparsi soprattutto nell’area di nuova acquisizione e si dovrà articolare su due livelli: • un livello strutturale e organizzativo, inteso a dare unità e funzionalità “sistemica” al complesso dell’Orto tramite lo studio degli ingressi, del Centro visitatori e servizi , del centro multimediale, dei percorsi di visita e di ogni altra esigenza a ciò correlata, prevedendo aule, laboratori (scientifici, didattici e di autoapprendimento), spazi museali e di vendita, ristorazione, spazi per attività culturali, serre e parcheggi; • un livello contenutistico, inteso a focalizzare un “filo conduttore” attorno al quale si dovrà snodare tutta l’impostazione della nuova area recentemente acquisita. La Commissione ha individuato, per quest’ultimo aspetto, due percorsi: a) un percorso culturale- didattico: “Le piante e l’uomo”; inteso a dimostrare l’importanza delle piante per la vita quotidiana e per uno sviluppo sostenibile dell’umanità; b) un percorso: “Le piante e l’ambiente” inteso ad educare all’importanza delle biodiversità, sui meccanismi di selezione naturale, quali l’effetto dei fattori limitanti, la capacità di adattamento e simili. I due percorsi dovranno convergere in un struttura dimostrativa dal titolo: “Piante nello spazio e sui pianeti” atta a mostrare le possibilità di vita del sistema piante/uomo in ambienti ritenuti “non vivibili” (per l’appunto i pianeti o le navicelle spaziali). Le “linee guida” indicano, per il tema “Le piante e l’uomo”, una superficie di almeno 1330 mq in cui le varie tappe della storia dell’uomo verranno correlate alla presenza e alla tipologia delle piante: il Paleolitico e il Neolitico, l’Età antica, il Medio Evo e, infine, i giorni nostri, per ciascun periodo toccando i vari ruoli che la pianta può assumere nell’alimentazione, nella cura delle malattie, nell’abbigliamento, nella cosmesi, nel ristoro, nella fitodepurazione, nei combustibili e carburanti, nella risorsa “legno”. Le indicazioni relative al tema: “La pianta e l’Ambiente” prevedono invece tipologie, scenografie e spazi atti a ricreare essenzialmente tre ambienti: - quello tropicale - quello subartico - quello arido (deserto). Gli spazi museali riservati ai due temi confluiranno quindi nello spazio, di circa 1000 mq, riservato al tema: “Le piante nello spazio e sui pianeti”. L’idea nasce dalla constatazione che i lunghi viaggi spaziali (ad esempio su Marte: an- d’arte l’evoluzione degli artisti autoctoni. Info:tel.0577285296-www.centenariomostra19 [email protected] RAVENNA I disegni di Fellini dal 30 ottobre all’ 11 dicembre Museod’ArtedellaCittà-LoggettaLombardesca -Via di Roma Unamostradedicataaidisegnidelgranderegista italianoFedericoFellini,organizzataincollaborazioneconlaFondazioneFedericoFellinidiRimini el’UfficioAttivitàCinematografichedelComune di Ravenna. Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it Komikazen: Festival internazionale del fumetto di realtà fino al 2 novembre Museod’ArtedellaCittà-LoggettaLombardesca -Via di Roma IlFestivalavràunadurataditregiorni,mentre lemostreinprogrammasarannovisibilidal30 settembreal2novembreconl’esposizionedi tavoleoriginalideivincitoridelConcorsoInternazionaleLaBattagliadiAlgeri:raccontoastrisce diunastoriainbiancoeneroeilavoridiPhoebe Gloeckner(USA),NicoleSchulman(USA),Kamel Khélif(Francia-Algeria),TomaLavrič(Slovenia) FelipeH.Cava(Spagna).OspitidelFestivalsaranno,oltreagliartistiinesposizione,JoeSacco e Marjane Satrapi. Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it SIENA Vittorio Zani fino al 6 novembre PalazzoPubblico,MagazzinidelSale.Piazzadel Campo Lamostra,connessaalprogettoArchivioArtisti Senesi,proponeun’esposizoneantologicadedicataalpittoreVittorioZani(Siena1892-1972), personalitàfralepiùcompletedelpanorama artistico senese del XX secolo. Info: www.comune.siena.it URBINO Il Rinascimento a Urbino Fra’CarnevaleegliartistidelPalazzodiFederico fino al 14 Novembre 56 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 57 RAVENNA data e ritorno in non meno di tre anni) potranno svolgersi solo se navicelle e pianeti saranno in grado di sviluppare autonomamente un sistema in grado di sostenere la vita dell’equipaggio attraverso la sua continua rigenerazione (riciclo rifiuti). In sostanza si tratta di creare un sistema chiuso, con il solo apporto esterno di energia (di fonte essenzialmente solare), che faccia toccare con mano al visitatore l’esperienza della vita in una navicella o su un pianeta privo d’acqua. Gli obiettivi di questo progetto sono certamente ambiziosi e costituiscono, per l’Orto Botanico patavino e per l’Università, un’autentica sfida, per la quale sono molto forti le attese del mondo didattico e scientifico patavino. La riuscita di questo progetto potrà inoltre arricchire la città di Padova di un nuovo e originale spazio museale. Il primo orto botanico del mondo Nel corso dei secoli, l’Orto Patavino è stato testimone dell’evoluzione della botanica da scienza applicata alla medicina a scienza pura, mantenendo però uno stretto legame con l’originaria attenzione alle piante medicinali. Sorto nel 1545 come “Horto medicinale” con finalità applicative mediche distinte da quelle agrarie (per le quali venne infatti fondato, nel 1776; un apposito Orto a supporto della cattedra “ad rem agrariam”), ha svolto una funzione centrale nello sviluppo delle discipline botaniche, connotandosi quale centro di ricerca scientifica e quale utile strumento didattico. A ciò si aggiunga la straordinaria importanza dell’Orto sotto il profilo dell’architettura e della storia dell’architettura,grazie alle sue incomparabili forme di “giardino costruito” all’interno di precise marcature geometriche evidenziate dall’uso sapiente della pietra [2-3]. Sono queste le ragioni che hanno portato al riconoscimento dell’Orto quale bene culturale di valore eccezionale e universale convincendo l’UNESCO a inserirlo, nel 1997, tra i siti “Patrimonio mondiale dell’umanità”. Assieme alla sua grandezza, a quasi cinque secoli dalla sua nascita, l’Orto patavino rivela però anche tutta la sua fragilità. Sono da un lato evidenti i segni del tempo sui materiali lapidei e ferrosi, connaturati ormai alla stessa fisionomia dell’Orto, mentre dall’altro la morsa impietosa del tessuto urbano sempre più antropizzato rischia di compromettere il futuro biologico dell’Orto. Università degli Studi di Padova: Linee guida per il potenziamento e lo sviluppo dell’Orto Botanico - Direzione edilizia - Padova, novembre 2003. 2 G. Mazzi - Per un a storia dell’Orto Botanico di Padova in età veneta, in Nuovi Paesaggi. Storia e ritrovamento del giardino 1 botanico in Italia a cura di A. Piva e P. Galliani - Venezia, Marsilio 2002 pp. 85-93. 3 V. Dal Piaz - Vicende e prospettive dell’Orto Botanico di Padova. Storia e rinnovamento del giardino botanico in Italia: nuovi paesaggi. A cura di A. Piva e P. Galliani- Venezia, Marsilio 2002 pp. 75-84. Padova • Orto botanico IDENTITÀ E INVESTIMENTI, INGREDIENTI DEI PIANI DI GESTIONE di Maria Grazia Marini Responsabile del Piano di Gestione del Sito Unesco di Ravenna I nvestire in cultura e recuperare il senso della propria identità storica. Questi temi sono alla base del rilancio turistico di Ravenna negli anni ’90. Tornano di attualità oggi, con la redazione dei piani di gestione, per i quali l’Associazione delle Città Unesco ha dato un fondamentale contributo grazie all’elaborazione delle preziose linee guida che sostengono il lavoro che in questi giorni siamo chiamati a compiere: uno sforzo documentale ed organizzativo che ha la pretesa di ricondurre a sistema il patrimonio culturale ed ambientale, la sua fruizione turistica, la crescita complessiva del territorio. Con la redazione del Piano di Gestione del Sito, un documento di analisi e pianificazione strategica che parte dall’identificazione dei beni riconosciuti patrimonio dell’Umanità per arrivare alla valorizzazione del territorio proprio grazie al bene soggetto a tutela si passa dal principio del valore universale alla sua accezione evolutiva e contestualizzata nel territorio nel quale il sito è inserito. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha fornito questa indicazione per la redazione del documento: “L’eccellenza culturale di un territorio è qualcosa di ereditato at- traverso i lasciti di molte generazioni e questa accumulazione lo rende vivo e capace di produrre oggi nuova cultura. Perciò se la lista dell’UNESCO esprime in un quadro statico innanzitutto i valori estetici, naturalistici e storici di un patrimonio materiale, il piano di gestione deve in modo dinamico considerare l’evoluzione del patrimonio e il suo arricchimento locale, che si esprime attraverso non solo le testimonianze storiche, ma anche tramite la cultura materiale, le tradizioni, i saperi accumulati, lo spirito creativo e le abilità tramandate di generazione in generazione.” A dieci anni di distanza dal riconoscimento dell’UNESCO per Ravenna gli stessi soggetti che allora proposero la candidatura sono oggi chiamati a rendere conto non solo dello stato di conservazione e degli interventi di restauro realizzati e previsti. Sono chiamati a rendere conto di quanto fatto e quanto previsto in termini di valorizzazione ed integrazione con il tessuto economico e sociale e culturale della città e del territorio. Un bene patrimonio dell’umanità non può essere un episodio per un territorio, deve diventare elemento caratterizzante e trainante, valore aggiunto e segno di identità. BartolomeodiGiovanniCorradini,dettoFrà Carnevale,futraigrandiartistichiamatiarealizzareilavoridelnucleopiùanticodelPalazzo, corrispondentealcosiddetto“Appartamentodella Jole”.Personaggiodallapersonalitàsfaccettata, FràCarnevaleèinquestaoccasioneapprezzabile nelsuorealesplendoreculturalelegatoallapermanenza e all’attività ad Urbino. Info: www.urbinoculturaturismo.it Sistemi Operativi 06 dal 21 novembre al 7 dicembre Mostradioperedegliallievidell’Accademiadi Belle Arti di Urbino Info: www.urbinoculturaturismo.it FIRENZE Le Città invisibili di Pedro Cano fino al 25 novembre 2005 Salad’ArmediPalazzoVecchio-PiazzaSignoria DisegniispiratiallecittàinvisibilidiItaloCalvino. Lamostraèunpercorsovisivonell’immaginario dellecittàdiCalvinoattraversocinquantacinque acquerelli del grande maestro spagnolo. Info: www.comune.fi.it SIENA Roma e Siena. Un legame antico: Raffaello, Caravaggio e i protagonisti senesi. dal 25 novembre 2005 al 5 marzo 2006 Santa Maria della Scala DallafondazionediSienaadoggi,SienaeRoma sonolegatedauncontinuointrecciodicultura, religionepoliticaearte,dall’antichitàalmedioevo,alRinascimento.Lalupaconiduegemelli, simbolocomune,iviaggidiartistiediopere, lecommittenze,sembranounireinungrande arcoidealeleduecittàinuncontinuoscambio diesperienze.Scopodellamostraèricostruiree illustrarequestointrecciodirelazionieinfluenze, conl’esposizionedicirca170operetradipinti, disegni,stampe,sculture,oreficerieedocumenti d’archivio,chenesegnalanopassaggiessenziali nellastoria,nellastoriadell’arte,nellacultura, nella politica. Info: www.comune.siena.it COMACCHIO Manifattura dei marinati Autunno2005-Tuttiigiorni(lunedìescluso) 58 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it Questo per Ravenna significa che il proprio patrimonio monumentale non si esaurisce con gli 8 monumenti tutelati dall’UNESCO, anzi, da questi trova stimolo di continua crescita ed innovazione culturale. Gli esempi sono molteplici ed evidenti nella vita culturale della nostra città che negli ultimi anni ha visto numerose ed importanti innovazioni: il recupero della storia romana di Ravenna grazie all’apertura di nuovi siti archeologici; le nuove stagioni espositive ed i grandi eventi di spettacolo; i finanziamenti INTERREG IIIA per i Siti Unesco Adriatici, che a Ravenna sono stati destinati alla realizzazione di un Centro Internazionale di documentazione sul Mosaico; il piano di recupero urbano della Darsena di Città che prevede anche la realizzazione del Parco Teodorico. A dieci anni dal riconoscimento del valore universale dei monumenti di Ravenna con l’inserimento nella Lista, non sono certamente cambiati i monumenti dalla storia millenaria. La loro tutela e conservazione è ampiamente garantita dai soggetti responsabili: fa piacere ricordare in questo contesto che a Ravenna nel 1897 si realizzò il primo caso di Soprintendenza del nostro paese, con la nomina a Soprintendente dei Monumenti di Ravenna di Corrado Ricci che, successivamente nel divenne Direttore Generale delle antichità e belle arti ed in seguito Presidente del consiglio superiore delle antichità e belle arti. Corrado Ricci si dedicò per lunghi anni al lavoro di tutela, restauro e conservazione del patrimonio monumentale di tutta la nazione: l’eredità e l’importanza del suo lavoro sono ancora oggi presenti a Ravenna. Il tema centrale del Piano di Gestione riconosce quindi il grande impegno di tutela e conservazione che è stato attuato e che continuerà a proteggere i monumenti di Ravenna; tuttavia il piano vuole anche andare oltre, collegare i beni del sito al territorio, alle sue evoluzione e modificazioni, alle sue produzioni culturali, all’innovazione unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale del processo di crescita della città. Ciò che si è ampiamente modificato in questi anni, e che trova probabilmente fondamento proprio nel riconoscimento di valore universale che l’Unesco ha riconosciuto alla città, sono stati tutti i progressi compiuti nell’idea di sistema, di rete e di identità culturale. I cambiamenti che hanno caratterizzato la vita culturale e, assieme a questi, l’incremento e la valorizzazione dei flussi turistici, sono evidenti. La città ha riconosciuto in primis a se stessa la sua identità di città di cultura, e quindi destinazione di turismo culturale, di città che produce eventi culturali, di città che innova e sperimenta anche nell’organizzazione della cultura con nuovi soggetti culturali, dall’Università alle Fondazioni, alle Istituzioni. Città, infine, che continua ad indagare sul proprio passato e sulla propria storia, che compie azioni di studio e ricerca per poi restituire conoscenza e consapevolezza, ai cittadini ed ai visitatori. 59 Lapiùtradizionalelavorazionedelpescedivalle dellacittàdeiTrepponti:l’anguillamarinata.La ManifatturadeiMarinatiracchiudealsuointerno laSaladeiFuochiconisuoidodicicaminiutilizzatiperlacotturadelleanguille,laCalata,luogo diapprododellebarcheperilconferimentodel pesce,laSaladegliaceticonitinielebotti,la friggitoria per la cottura delle acquadelle. Info: IAT Comacchio 0533 310161 SIENA Leggere è volare dal 25 novembre al 12 dicembre Giardini La Lizza XV°Edizionedellamostramercatodellibro per ragazzi Info: 0577 241312 Pane & Olio in frantoio 27 novembre Palazzo Pubblico. Piazza del Campo. Degustazionedelpaneedell’olioextraverginedi oliva del territorio senese Info: 0577 292302 Un tesoro dell’arte bizantina L’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale di Ravenna risale al dicembre 1996 e porta questa motivazione: “L’insieme dei monumenti religiosi paleocristiani e bizantini di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”. Otto monumenti di V e VI secolo compongono il sito: sei di questi sono situati entro il perimetro del centro storico, due nelle immediate vicinanze. La presenza di questi gioielli dell’arte tardoantica ancora oggi perfettamente conservati ed unici al mondo è una grande ricchezza per la città ed il suo territorio. I lavori per la redazione della candidatura per l’inserimento nella Lista risalgono al 1994 e furono promossi dall’allora sindaco Pier Paolo d’Attorre, prematuramente scomparso, uno dei primi sindaci protagonisti della riforma dell’elezione diretta. La candidatura fu fortemente voluta dal Comune che insieme alle proprietà dei beni monumentali, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e l’Archidiocesi. Il Comune infatti non era, allora come oggi, coinvolto nella gestione dei beni destinati a diventare patrimonio dell’umanità, ma si fece portavoce di una volontà di riconoscimento dell’identità storica della città, dando avvio ad un percorso di valorizzazione culturale che da allora è proseguito con grande intensità nei successivi mandati del sindaco Mercatali. La candidatura per la Lista del Patrimonio Mondiale ed il successivo riconoscimento del 1996 fanno quindi parte di un processo che in quegli anni ha posto le basi perché la città riconoscesse il valore della sua identità storica e culturale, e su di questa ricostruisse le nuove progettualità per il futuro. Anche l’adesione all’Associazione delle Città Unesco, alla quale Ravenna ha partecipato sin dall’inizio come socio fondatore, è stato un altro passo in quella direzione. Si è trattato di un processo di reazione alla grave crisi economica dell’inizio degli anni ‘90, che aveva colpito specialmente colpito Ravenna. Ma è grazie al riconoscimento della cultura e dell’identità culturale che nascono nuove progettualità di crescita e di sviluppo per la città. Quindi non solo i monumenti Unesco, ma anche il potenziamento delle grandi rassegne di Ravenna Festival, e poi ancora il recupero del patrimonio perduto e la restituzione alla città e alla fruizione pubblica con la Domus dei Tappeti di Pietra e la Domus del Triclinio in San Nicolò; il grande progetto del Parco Archeologico di Classe, il restauro della Biblioteca Classense, la nuova stagione espositiva al Museo d’Arte della città. COMACCHIO Salina di Comacchio Autunno 2005 Escursioniapiedieinbiciclettaconpartenza da Stazione di pesca“Foce”. La Salina di Comacchioadiacentealnucleoprincipaledelle VallidiComacchio,conbacinidiformaedaspetto completamentenaturale,conrivesinuoseedossi emergenti,utilizzatiperl’accumulodelleacque marineelaprimaevaporazione,furealizzata nell’anticafocedelPodiEridano,chefluivaa nord delle attuali Valli di Comacchio. Info: IAT Comacchio 0533 310161 SIENA Visionaria: XIV edizione del Video Festival Internazionale Novembre 2005 TeatrodeiRozzi,SantaMariadellaScala,Palazzo delle Papesse. Premiointernazionalepercortometraggidi animazione,fiction,comico,videoarte,eventdi fotografia,videoinstallazioni,cinema,retrospettive,culturavisuale,sperimentazionedigitale. IlFestivalvuoleoffrireun’ampiapanoramica Ravenna 60 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 61 FERRARA I RISCHI DI TRASFORMAZIONE DEL PAESAGGIO IDENTITARIO di Moreno Po Dirigente Ufficio Piano Territoriale della Provincia Di Ferrara I l conferimento del riconoscimento UNESCO al paesaggio rinascimentale legato alla vicenda storica della città di Ferrara, si è concretizzato nello stesso periodo in cui la Provincia stava iniziando il lavoro di revisione del proprio Piano di Coordinamento Territoriale, principale strumento di regolazione del territorio provinciale nelle sue componenti strategiche. Il Piano previgente era già dotato di una sezione dedicata alla individuazione dei diversi paesaggi riconoscibili nell’area ferrarese, frutto della lettura della vicenda storica del territorio e delle sue modalità di costruzione avvenuta principalmente “per riscatto dalle acque malsane”, come si usava dire con enfasi parlando delle diverse bonificazioni succedutesi senza quasi interruzione dall’anno Mille sino alla seconda metà degli anni Settanta. La strumentazione della Provincia si stava inoltre arricchendo di progetti di reti territoriali quali quelli dedicati alle ciclovie ed alle vie di navigazione interna turistica, basati proprio sulle peculiarità ancora riconoscibili e sulla ricchezza del paesaggio ferrarese, dalle terre vecchie sino al delta del Po. E’ stato quindi ragionevolmente agevole individuare nel Piano Territoriale il principale contenitore delle “regole e delle azioni condivise” da porre in essere per assolvere all’im- pegno di tutela e valorizzazione preso con l’UNESCO, ovvero come il punto di appoggio principale per la formulazione del Programma di Gestione del sito e per la verifica in progress della sua capacità di corrispondere alle esigenze specifiche dell’ambito tutelato. La scelta di utilizzare uno strumento generale, formalmente costituito e giuridicamente rilevante come contenitore del Programma di Gestione consente inoltre, a nostro giudizio, di estendere i meccanismi di lettura del paesaggio e di percepire le tensioni di trasformazione in un ambito più vasto di quello formato dai territori iscritti e dalle zone tampone, conferendo maggiore efficacia sia ai provvedimenti di mitigazione del rischio di trasformazione che alle azioni di valorizzazione delle qualità paesaggistiche fondamentali della nostra provincia. In questa cornice, il lavoro sino ad ora svolto è stato dedicato ad entrambi i corni del problema: la individuazione dei rischi di trasformazione o di com- Ferrara • Diamantina promissione degli ambiti di paesaggio riconosciuti come notevoli; l’avvio di meccanismi di confronto in sede locale per mettere in luce le positività complessive per la vita quotidiana dei cittadini e per la vita economica delle aziende che possono derivare da una consapevole utilizzazione delle “qualità” riconosciute al paesaggio storico rinascimentale Estense. Sul primo tema, quello dei rischi, abbiamo necessariamente dovuto ridefinirne i metodi di riconoscibilità non ritenendo utilmente applicabili quelli usati per i singoli beni architettonici e monumentali. Se da un lato alcuni rischi possono essere comuni (gli eventi naturali catastrofici, ad esempio, o quelli della eccessiva frequentazione turistica) pur con molti distinguo legati alla effettiva estensione territoriale dei beni oggetto di attenzione, dall’altro è necessario preliminarmente descrivere gli elementi strutturali caratteristici del sito per poter utilmente configurare eventualità di accadimento e dimensione del danno potenzialmente sopportabile. Il metodo di lettura scelto è stato applicato in via sperimentale al territorio della “Diamantina”, vasto intervento di bonifica a fini agrari realizzato ad ovest della città di Ferrara nel XV secolo ad opera della Camera Ducale Estense, ritenendolo sufficientemente paradigmatico per due dei principali rischi di trasformazione: l’inserimento di nuove grandi infrastrutture territoriali e la dilatazione delle aree urbanizzate della città. La principale attenzione è stata posta nell’individuare gli elementi fondanti quel paesaggio e nel descriverne i loro “rapporti compositivi”, ovvero nell’individuare in forma sintetica e precisa la “figura di senso” di quel paesaggio, quella immagine che lo contraddistingue agli occhi di tutti e che, se persa, porta alla irriconoscibilità di quel territorio a prescindere dalla qualità e quantità del suo degrado. Paradossalmente si potrebbe avere una perdita irrimediabile della figura di senso anche in presenza (o addirittura a causa) di interventi di incremento delle qualità ambientali e della generica “fruibilità non invasiva” o, au contraire, un suo permanere anche dopo eventi che ne trasformino sostanzialmente l’uso. Questo lavoro di lettura ci ha portato anche ad individuare un livello strutturale di visibilità ed uno sovrastrutturale, la cui compromissione può risultare almeno in linea di principio accettabile in quanto non influente sulla piena integrità della figura di senso. Il duplice livello di lettura e nella sostanza la attribuzione di gradi diversi di trasformabilità sostenibile, dovrebbe consentire anche una maggiore precisione nell’assegnare ai diversi livelli di regolazione del territorio operanti per legge, prestazioni consone al loro potere di intervento, mantenendo in capo a quello sovracomunale (il Piano Territoriale Provinciale) la maggiore responsabilità di azione sulle parti strutturali. Allo stesso modo dovrebbe consentire di precisare le azioni di educazione per una diversa capacità di progettare e realizzare gli interventi di trasformazione e manutenzione del territorio, puntando ad una batteria di interventi efficaci da destinare ai progettisti piuttosto che ai decisori politici o a quelli delle imprese, oltre che ovviamente alla diffusione capillare nella comunità locale dei valori sullaproduzioneaudiovisivaeuropeaemondiale, conparticolareattenzioneaicontenutisociali, umanieartisticieall’usointelligentedeimezzi di comunicazione. Info:tel.0577530803-www.visionariamedia.org Natale dolce a Siena Primi 15 giorni di dicembre Piazza del Mercato (Tartarugone) MercatodiNatalededicatoaidolcidellatradizione senese...enonsolo!Ideegolosedagustaree mettere sotto l’albero Info:tel.0577292128-www.comune.siena.it/ turismo FIRENZE V Edizione Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea - pittura, scultura, grafica, mixed media, installazioni, fotografia e digital art dal 3 all’11 dicembre 2005 Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozzi www.florencebiennale.org Merylin and friends dal 3 dicembre 2005 al 29 gennaio 2006 Salad’ArmediPalazzoVecchio-PiazzaSignoria MostraFotograficadiSamShowsullaHollywooda partire dagli anni 40. “Le Madonne del Chianti, percorsi d’arte, storia e devozione”: La Madonna del Casale, splendore del Chianti fino al 8 dicembre 2005 GalleriadegliUffizi-SanPierScheraggio-Via della Ninna 5 Questamostraintendefornireunachiavedi letturaparticolaredelleraccolted’artediciascun museoattraversol’approfondimentodeltema delladevozionemariana.Infatti,ilfiloconduttore dell’evento,chedaFirenzesisvolgenelterritorio delChianti,èrappresentatodallafiguradellaVergineinbasealleopereconservateneitremusei: laMaterDivinæGratiæperl’Impruneta,laMater DolorosaperGreveinChiantielaMaterDulcissima per Tavarnelle Val di Pesa. www.piccoligrandimusei.it/madonnedelchianti FERRARA Jessicastockholder fino al 11 dicembre 62 anno primo • numero due •unesco • associazione ott/dic 2005 www.sitiunesco.it città italiane patrimonio mondiale 62 unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 63 TIVOLI DUE SITI NELLA LISTA, MA TUTTA LA CITTÀ CHIEDE UN RICONOSCIMENTO di Marco Vincenzi Sindaco di Tivoli Schema del progetto per l’area della Diamantina fondanti la loro identità territoriale e sui modi “semplici” di loro lettura e comprensione. Poiché il livello sovrastrutturale è anche quello più connesso alle normali trasformazioni di conduzione agronomica del territorio ed a quelle del vivere quotidiano, si può facilmente immaginare come questa lettura aumenti le possibilità di interlocuzione con gli agricoltori e più in generale con i residenti, facilitando la attivazione di tavoli condivisi di valutazione delle trasformazioni e degli scenari di evoluzione dei singoli territori. A questo secondo aspetto è stata dedicata l’altra sezione di lavoro, anche questa in forma sperimentale sullo stesso ambito della Diamantina, mettendo a punto una modalità facile di confronto dei diversi interessi e punti di vista “nello stesso tempo e nello stesso luogo”, con l’intento di avere la possibilità di raffigurare -in breve tempo e senza la necessità di particolari abilità tecniche- i diversi scenari risultanti dal prevalere di uno o l’altro degli attori e di rapportarli alla percentuale di rischio conseguente, oltre che naturalmente alla sua intensità ed importanza strutturale. Sapere cosa può “succedere a chi” in con- seguenza di “chi fa cosa”, dovrebbe agevolare la mediazione virtuosa degli interessi per raggiungere lo scopo del mantenimento in buono stato del bene territorio. Scopo non secondario dell’esperimento è, ovviamente, anche quello di allenare l’abitudine locale alla comprensione dei diversi linguaggi settoriali ed alla valutazione del bilancio totale delle singole azioni individuali. Nell’immediato non è quantificabile il contributo che questo metodo potrà portare alla costruzione di una società locale maggiormente coesa ed in grado di regolare le proprie spinte interne, ma siamo convinti che sia una delle vie più proficue per rendere evidenti “in concreto” i vantaggi che più soggetti possono ottenere dalla corretta gestione di un bene per definizione “finito” quale è il territorio. A maggior ragione se le sue qualità presenti sono anche frutto di una lunga positiva sedimentazione di azioni virtuose (o almeno non degenerative) e, pertanto, “irriproducibili” se non continuando lo stesso percorso. Vi è poi una terza modalità di azione che sta nel dimostrare in concreto come quanto detto sopra possa avere effetti positivi per un territorio. Nel caso della “Diamantina”, la Provincia in stretta collaborazione con i tre Comuni che la condividono (tra cui la città capoluogo) ha realizzato un primo importante intervento di “mantenimento” della qualità paesaggistica del sito congiunto ad una altrettanto importante azione di valorizzazione dell’uso turistico e ricreativo di un’area quasi totalmente estranea da tale logica. Sicuramente, comunque, non identificata come tale nell’immaginario di residenti e “forestieri”. L’esperienza della ciclabile sugli argini del Canale di Burana, dal Panaro a Bondeno fino alle mura di Ferrara attraverso la Diamantina, merita uno spazio autonomo per essere a pieno raccontata ma indubbiamente sta a testimoniare come un uso consapevole delle due componenti del paesaggio di “terra e acqua” della pianura ferrarese possa innescare benefici importanti per la salute, il lavoro ed il reddito dei suoi abitanti. Oltre che per la consapevolezza della loro storia comune, bene importante come non mai per tentare di orientarsi in momenti di travolgente “dilatazione sociale” come quelli odierni. T ivoli è uno dei pochi luoghi in tut to il mondo ad avere due siti inseriti dall’Unesco nel Patrimonio mondiale dell’Umanità: la Villa di Adriano e la Villa d’Este. L’amministrazione sta ora lavorando a un altro grande obiet tivo: ottenere che la cit tà venga dichiarata nel suo insieme patrimonio dell’umanità, inserendo sot to la tutela dell’Unesco anche tut to il centro storico con l’Acropoli e il Santuario di Ercole Vincitore e la Villa Gregoriana. Per questo è stato firmato un protocollo di intesa tra il Comune di Tivoli e il Ministero per i Beni e le At tività Culturali per la redazione del piano di gestione dei siti di Villa Adriana e Villa d’Este e per la predisposizione della proposta di estensione del riconoscimento dell’Unesco all’intera cit tà. Il protocollo di intesa rafforza così la collaborazione tra il Ministero e il Comune di Tivo- li, che ha permesso negli ultimi anni, in par ticolare at traverso la convenzione firmata nel 2002, di ot tenere una serie di importanti finanziamenti, in par ticolare dalla Provincia di Roma, per il recupero del complesso della Missione (destinato a sede del museo della cit tà di Tivoli), per l’edificio dell’ex mat tatoio comunale (destinato a sede dell’archivio storico comunale), per il complesso della Rocca Pia e dell’Anfiteatro di Bleso e del museo Tribolet ti all’interno di Villa Adriana. L’accordo contiene l’impegno di Comune e Ministero nella redazione congiunta dei piani di gestione dei due siti Unesco - prescrit ti dalle disposizioni ministeriali e requisito fondamentale per restare nella Whl (la lista mondiale dei siti Patrimonio dell’Umanità) dell’Unesco - e nella predisposizione del dossier di candidatura nella Whl della cit tà di Tivoli, considerando in par ticolare l’esi- PalazzoMassari-Padiglioned’ArteContemporanea. Appartenenteaquellagenerazionediartistiche negliStatiUnitihainfrantoledistinzionitradizionalitrapittura,sculturaearchitetturapercreare una dimensione nuova dell’opera d’arte. Info: tel. 0532 244949 URBINO Le vie dei presepi dal 8 dicembre al 6 gennaio 06 Info: www.urbinoculturaturismo.it Buon Anno dal 13 dicembre al 8 gennaio 06 Immaginieimmaginariodellacomunicazione d’auguri Info: www.urbinoculturaturismo.it Natale a Urbino dal 15 dicembre al 6 gennaio 06 Mostre, spettacoli, concerti, mercatini Info: www.urbinoculturaturismo.it SIENA NASCERE A SIENA: il parto e l’assistenza alla nascita dal medioevo all’età moderna dal 17 dicembre 2005 al 19 Febbraio 2006 Santa Maria della Scala L’UniversitàdegliStudidiSiena,sezionediStoria dellaMedicina,eilSantaMariadellaScala,IstituzionedelComunediSiena,hannoprogrammato unamostramultidisciplinaresultemadell’assistenzaalpartodalMedioevoall’etàmoderna. Info: www.comune.siena.it FIRENZE Arnolfo, alle origini del Rinascimento Fiorentino dal 21 dicembre 2005 al 21 aprile 2006 Museodell’OperadiSantaMariadelFiore-Piazza Duomo 9 www.arnolfoafirenze.it COMACCHIO Una Spina nel piatto fino al 31 dicembre Palazzo Bellini 64 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it Impulso allo sviluppo sostenibile La città negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rinascita, grazie all’opera di rinnovamento avviata nel 1999 dall’amministrazione comunale, basata su due priorità: migliorare la qualità della vita degli abitanti e aumentare le capacità di attrazione e di accoglienza turistica. Assetto del territorio, grande viabilità, trasporti, servizi, opere pubbliche sono i capitoli fondamentali dell’azione amministrativa che ha sempre tenuto conto del patrimonio monumentale cittadino. stenza nel centro storico di una serie di complessi archeologici, architet tonici e paesaggistici di grande pregio e di elevato valore culturale in par te di proprietà del Comune di Tivoli (le piazze, i palazzi storici, l’anfiteatro di Bleso), in par te dello Stato ( Villa Gregoriana, il Santuario di Ercole Vincitore, il Tempio della Tosse). Secondo l’intesa, il Comune di Tivoli fornirà tra l’altro il coordinamento, i mezzi tecnici e le consulenze adeguate per sviluppare le fasi successive ai piani in fase di elaborazione per l’ampliamento dell’iscrizione alla Whl. Lo stesso protocollo è stato sot toposto all’at tenzione, per la sua sot toscrizione, anche della Regione Lazio e della Provincia di Roma, con le quali saranno intraprese azioni comuni per ottenere i risultati programmati. Del resto la collaborazione con la Regione e la Provincia per la valorizzazione dei siti Unisco va avanti già da diverso tempo. Nel 2004 infat ti la Regione Lazio, prima in tut ta Italia, su iniziativa del consigliere Carlo Lucherini ha approvato una specifica legge per la valorizzazione dei siti Unesco, stanziando un milione di euro nel primo anno e prevedendo stanziamenti in tut ti gli anni successivi. Anche la Provincia Tivoli di Roma, nell’ambito di un programma per il recupero dei centri storici, ha stanziato un milione di euro, destinandone 800mila a Tivoli per la presenza nel suo territorio di due siti Unesco. In effet ti negli ultimi anni ogni intervento a Tivoli non solo del Comune ma anche della Provincia e della Regione è finalizzato al grande obiet tivo dell’estensione del riconoscimento dell’Unesco all’intero territorio, affinché l’ambiente, tut ti i quar tieri, la cit tà storica, i beni monumentali, culturali ed archeologici, riqualificati e recuperati diventino ancora più preziosi, più conosciuti ed apprezzati. Del resto l’antica vocazione della cit tà di Tivoli, che si lega alla qualità del suo ambiente naturale e alle sue impor tanti presenze archeologiche e monumentali, è sempre di più un’oppor tunità di sviluppo e di occupazione, a integrazione delle tradizionali at tività produt tive, come il traver tino, anch’esso conosciuto e apprezzato in tut to il mondo. Oltre alla indispensabile azione di tutela mirata a preservare questi valori, l’impegno dell’amministrazione comunale è rivolto soprat tut to a favorirne la fruizione unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale ed a diffondere, il più possibile, i benefici che ne derivano e che potranno ulteriormente aumentare, per l’indot to che queste impor tanti risorse creano. Molto è stato fat to e molto ci resta ancora da fare continuando a lavorare anche per la rivalutazione delle altre numerose risorse monumentali che - meno conosciute, ma non meno impor tanti - carat terizzano la cit tà di Tivoli e il suo centro storico: i quar tieri medievali, il Santuario di Ercole Vincitore (per il quale è in corso un grande intervento di restauro), l’Acropoli, il fiume Aniene e le sue sponde, il Parco di Monte Catillo. Tibur Superbum, vivibile e ospitale Città bella ed operosa. Tivoli risulta vivibile per i suoi abitanti ed accogliente per i suoi ospiti. Di questo sono consapevoli i suoi cittadini, che fondano il loro orgoglio (sul gonfalone della città è impressa la scritta “Tibur Superbum”), oltre che su un importante passato, anche e soprattutto sulla rinascita che ha avuto la città negli ultimi anni, grazie all’opera della nostra amministrazione, in carica dal 1999. Per la sua bellezze archeologiche e architettoniche Tivoli è considerata un centro di eccellenza dalla comunità internazionale ed è visitata ogni anno da circa un milione di turisti provenienti da tutto il mondo. Tivoli ha due siti, Villa d’Este e Villa Adriana, dichiarati dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità e ora si sta lavorando alla proposta di estensione della tutela dell’Unesco all’intera città. Fondata da più di 3200 anni e segnata dall’opera dell’uomo fin dal Paleolitico, Tivoli è la città, dopo Roma, nella quale si concentra la maggior parte delle testimonianze artistiche e monumentali del Lazio. Ha 54mila abitanti, e dista circa 30 chilometri dalla Capitale. E’ collocata sui pendici occidentali dei Monti Tiburtini, presso la grande cascata dell’Aniene, il corso d’acqua che all’interno di Roma affluisce nel Tevere. Fin dall’antichità Tivoli è famosa per essere una città in cui si vive bene e a lungo. Lo stesso poeta Orazio si augurava di poter trascorrere la vecchiaia nella città tiburtina per il clima particolarmente salubre e per le sue acque termali, apprezzate fin dall’antichità per i loro benefici effetti. E proprio lo stabilimento termale delle Acque Albule in questo periodo è interessato da un profondo intervento di riqualificazione che lo renderà tra i più importanti d’Europa. La ricchezza delle acque favorì, nelle diverse epoche, l’impianto di grandi complessi architettonici: Villa Adriana, di epoca romana, la cinquecentesca Villa d’Este e la Villa Gregoriana costruita nell’Ottocento, appena riaperta dopo un grande restauro operato dal Fai (Fondo per l’ambiente Italiano). 65 Esposizionediunnucleodipiattiproveniente dagli scavi della città etrusca di Spina. Info: tel. 0533 310161 / 318748 “… ieri il Delta 1950 - 1970” fino al 8 gennaio 2006 Manifattura dei Marinati Mostra fotografica di Walter Breveglieri Info: tel. 0533 310161 - 314003 SIENA GUARDAMI. Percezione del video fino al 8 gennaio 2006 Siena, Palazzo delle Papesse Info: tel. 0577 22071 - www.papesse.org FERRARA Corot. Natura, emozione, ricordo fino al 8 gennaio 2006 Palazzo dei Diamanti Ammiratodaipiùautorevoliintellettualidelsuo tempo,puntodiriferimentopergenerazionidi artisti,aJean-BaptisteCamilleCorotsideveuna riletturadellarealtànaturaleedellafiguraumana digrandeintensitàeoriginalità.Questamostra testimonial’eccezionalestaturadelmaestro francese,cheseppeinterpretareetrascendere lecorrentiartistichedominantinell’Ottocento -dalneoclassicismo,alromanticismo,alrealismo-finoadessereconsideratounprecursore dell’impressionismo. Info: www.palazzodiamanti.it FIRENZE Donna Donne fino al 8 gennaio 2006 Palazzo Strozzi - Piazza Strozzi E’ la prima tappa di una mostra itinerante dedicataalfemminilenellacontemporaneità. 33artistitrauominiedonneitalianiestranieri propongono,attraversosculture,pitture,fotografieevideoinstallazioni,unariflessionesulla femminilitàinformadidialogoedanalizzanoil ruolo della donna nel mondo di oggi. Info: www.comune.fi.it RAVENNA La Domus del Triclinio e la mostra Convivium fino all’8 gennaio 66 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 67 PORTO VENERE STAGIONE PROLUNGATA PER ASSAPORARE IL MARE D’INVERNO di Salvatore Calcagnini Sindaco di Porto Venere C onclusa la stagione estiva, con i suoi grandi numeri di visitatori, con lo sfavillio del mare e l’intensità dei colori tipici della Palazzata di Porto Venere, iniziano per i nostri luoghi stagioni più intime e più segrete, un autunno pieno di dolcezza ed un inverno sorprendente non solo per la piacevolezza del clima. Per noi che qui siamo nati e vissuti, sono proprio l’autunno e l’inverno, con i loro ritmi più rilassati, gli eventi naturali più spettacolari - immaginate ad esempio alle furiose e spettacolari mareggiate, con le onde che superano in altezza il campanile della chiesa di San Pietro - a rendere più intensa l’esperienza di Porto Venere e del suo arcipelago. Per questo, tra i principali obiettivi di valorizzazione del sito riteniamo fondamentale diffondere le presenze turistiche in una stagione prolungata, culminante con le celebrazioni natalizie durante le quali l’intero borgo diventa una straordinaria scenografia urbana, un presepe marinaro con i lampioncini accesi lungo i carrugi e sulla calata, le case alte con le finestre illuminate che si riflettono durante le lunghe notti di vigilia nelle acque tra Porto Venere e l’isola Palmaria. Ma il richiamo della poesia da solo non basta, poi deve subentrare per chi amministra la programmazione, l’organizzazione, in una sola espressione la “politica culturale” il cui strumento principale è stato individuato nel Piano di Gestione, a cui l’Amministrazione Comunale di Porto Venere si sta dedicando sotto la supervisione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria ed in contatto con l’Associazione Città Italiane Patrimonio UNESCO. L’esperienza del Piano di Gestione si innesta in una strategia già da tempo in atto per la tutela e la valorizzazione dei luoghi, che ha avuto come momento fondamentale nell’anno 2001 l’istituzione del Parco Naturale Regionale di Porto Venere ed arcipelago, il cui Piano, attualmente in fase d’adozione, comprende un ricco Thesaurus Progetti finalizzati all’approfondimento ed alla diffusione delle conoscenze sul territorio compresa la riserva marina, all’incoraggiamento delle attività culturali, ricreative e sportive ispirate dal genius loci piuttosto che dalle mode del momento, al potenziamento del Laboratorio di ricerca sull’isola Palmaria destinato a “dialogare” con le altre piccole isole del Mediterraneo. Veramente noi sentiamo che il mare non rappresenta un confine fisico o amministrativo, ma al contrario un’enorme superficie di contatto che ci unisce all’intero Mare Nostrum. Ed è per questo che Porto Venere si è fatta sempre più sensibile ed accogliente anche nei confronti della nautica, in particolare quella più rispettosa della natura: dal 2004 Porto Venere è il primo Comune italiano delle Vele d’Epoca, prodotto dell’antica simbiosi tra il navigante ed il mare. Vi capiterà, venendoci a trovare anche in autunno o in inverno, di poter ammirare da vicino, ormeggiate nelle placide baie delle Grazie, di Fezzano oppure a Porto Venere, splendide imbarcazioni d’epoca, il cui interesse è stato riconosciuto dal nuovo Codice dei Beni Culturali. E gli approdi che le ospitano sono davvero degna cornice, anche dal punto di vista della conservazione dell’ambiente marino: in quest’anno 2005 il porticciolo di Porto Venere ha ricevuto dalla FEEE la “Bandiera Blu dei porti d’Italia” mentre Legambiente ha dichiarato le nostre spiagge tra le “dieci più blu” d’Italia. E allora Porto Venere è un luogo paradisiaco, senza problemi? Tut- t’altro: le difficoltà da superare sono molte, e talora gravi, a partire dallo squilibrio tra i limitati spazi fisici disponibili e la sempre maggiore richiesta di aree sia a terra (immobili, parcheggi, superfici per ogni genere di attività), sia a mare (posti-barca, ormeggi, specchi acquei per maricoltura), con la conseguenza di squilibri economici e sociali facilmente immaginabili. La lotta contro l’inquinamento, l’introduzione di fonti energetiche alternative, la prevenzione dei rischi ambientali a partire dagli incendi che minacciano il nostro patrimonio verde, lo smaltimento razionale dei molti rifiuti, comprese le acque reflue, che il turismo produce sono impegnative questioni che siamo chiamati ad affrontare. Nella piccola, apparentemente sonnolenta Porto Venere autunnale ed invernale il lavoro di dovrà dunque proseguirà senza soste. Veniteci a trovare, sarete i benvenuti. Chiesa di San Nicolò - Via Rondinelli NellachiesatrecentescadiSanNicolòlamostra archeologicaDomusdelTriclinio:unaRavenna romana vitale e sconosciuta. Lo spazio si arricchisceinoltredellamostraConvivumche trattailtemadellussodelbanchetto,ricercatoe foggiatonell’anticaaristocraziaromana,conuna rassegnamoltoampiadimosaici,arrediereperti provenientidaRavennaedaiprestigiosimusei nazionalidelpaese:Aquileia,Trento,Napoli, Pompei ed Ercolano. Info:tel.0544.213371-www.ravennantica.it FIRENZE Cibi e sapori nel Mondo Antico fino al 15 gennaio 2006 Museo Archeologico Nazionale - Via della Colonna, 4 Ilpercorsodellamostraèsuddivisointresezioni: l’Egitto, il mondo Greco l’Etruria e Roma e l’ultimasezione:commerciedistribuzionedei prodotti. Pitti Immagine Uomo dal 11 al 14 gennaio 2006 Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozzi Anteprimamondialecollezionidiabbigliamentoe accessori primavera-estate 2006. www.pittimmagine.com Cow Parade Firenze 2005 - arte contemporanea fino al 20 gennaio 2006 Principali vie e piazze fiorentine CosacifannodellemucchesparseperFirenze? SonolemucchediCowParade,lapiùgrandemanifestazioned’artepubblicamondialeperchési svolgenellevieenellepiazzedellecittà:Chicago, NewYork,Londra,Tokyo,Pragapercitarnesolo alcune.Sì,perchéquestamandriacolorataèin giro per il mondo dal 1998. www.cowparade.it Pitti Immagine Bimbo dal 20 al 22 gennaio 2006 Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozzi Anteprimainternazionaledellecollezionidiabbigliamentoeaccessoriperbambinieragazzi. www.pittimmagine.com Porto Venere Porto Venere • Mareggiata 68 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 69 CERVETERI UN TRENINO ECOLOGICO PER VISITARE LA BANDITACCIA di Arnaldo Gioacchini G ià dal suo insediamento nell’anno 2003, pur non avendo avuto da parte dell’UNESCO l’importantissimo riconoscimento per la necropoli della Banditaccia di Sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità, l’Amministrazione Comunale del sindaco Brazzini mostrò, fra l’altro, all’architetto (di fama mondiale) Giora Solar, ispettore dell’Unesco e tesoriere dell’Icomos, i progetti vincitori del “Concorso Internazionale per Idee per la realizzazione del Parco Archeologico Caerite”. Concorso a cui, a suo tempo, mostrarono interesse anche realtà straniere e che vide la partecipazione di oltre trenta gruppi con appunto tre vincitori, nel relativo ordine, più una citazione di merito. Progetti vincitori che furono esposti, grazie alla collaborazione della Sovrintendenza Archeologica, fino all’autunno dello stesso anno all’interno del Museo Nazionale Cerite ubicato a Piazza S. Maria Maggiore nel cuore della Qittà antica. Museo che ospita reperti provenienti dalle numerose necropoli ceretane esposti in ordine cronologico al fine di coprire tutto l’arco del periodo storico etrusco. L’Amministrazione comunale, proprio e soprattutto in virtù di ciò che ha auspicato ed auspica l’Unesco, ha sviluppato e sta sviluppando importanti sinergie frutto di un equilibrato mix fra pubblico e privato. Sinergie che stanno già dando risultati non trascurabili e che, soprattutto, stanno incontrando il gradimento del pubblico e dei visitatori sia italiani che stranieri. Iniziative che hanno visto la partecipazione, anche in archi temporali contenuti, di varie migliaia di persone; come è stato nel caso della Mostra “La moda etrusca l’importanza dell’immagine” realizzata dal G.A.R. (Gruppo Archeologico Romano) sezione di Cerveteri con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo del Comune. Mostra svoltasi dalla fine del febbraio fino alla metà di aprile 2005 presso le Case Grifoni iniziativa che, durante il suo svolgimento, ha ospitato anche conferenze di alto livello scientifico, come quella svolta dal Professor Stephan Steingraber, docente di Etruscologia ed Antichità Italiche presso l’Università di Roma Tre. La stessa università ha, successivamente, condotto i suoi allievi ad effettuare una campagna di ripulitura e recupero nella zona della necropoli che precede l’attuale ingresso della Banditaccia; come già effettuato antecedentemente da altri gruppi di ricercatori sia italiani che internazionali appartenenti ad altre Università. Case Grifoni che il 17 dicembre 2004 avevano già ospitato, aprendo i loro Cerveteri • Necropoli ambienti in anteprima per l’occasione, l’Assemblea Generale delle città Italiane Siti Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Case Grifoni ove è prossima l’apertura del Centro Visite “Raniero Mengarelli” che fungerà da perno eccentrico archeologico—culturale. Cerveteri può offrire ai turisti una visita di 47 siti monumentali di importanza fondamentale per la conoscenza della tipologia e l’evoluzione architettonica e funeraria, il tutto è esteso nei 450 ettari della necropoli e nei 150 dell’area della città di Caere. Attualmente, per una serie di motivi, le visite sono oggi limitate alla solo area Monumentale della Banditaccia, gli altri siti, seppure di pari importanza ed unicità, sono però pressoché interclusi. In questo senso, il Comune di Cerveteri in cooperazione con la FAEM (Fondazione Archeologica per l’Etruria Meridionale), con la Soprintendenza Archeologica e le altre Associazioni locali, sta operando affinché le visite possano essere estese anche alla necropoli del Sorbo, di Monte Abatone ed ad altri siti storici. La FAEM ha già reso possibile, dietro richiesta, effettuare delle visite a dei monumenti distribuiti sul vasto territorio difficili da raggiungere senza l’ausilio di mezzi e di una guida esperta attraverso la realizzazione di alcuni itinerari atti allo scopo. Vi è in proposito però una importante novità, in corso di realizzazione a Cerveteri • Caduta del Vaccina cura della FAEM e della Galatour (azienda di agenzia viaggi e trasporti privata di Cerveteri) quella di un trenino gommato composto da motrice e da tre vagoni di cui l’ultimo con pedana specializzata per il trasporto dei diversamente abili. Il mezzo utilizzato sarà a bassissimo impatto ambientale in quanto sarà alimentato da sola energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico già operativo a cura della Galatour producente 5 kWh, impianto che sarà ampliato fino a produrne il doppio dell’energia al momento in cui, nella primavera del 2006, entrerà in funzione tale trenino. Nella prima fase il trenino gommato provvisto, ovviamente, di una guida specializzata, effettuerà un itinerario di km.2,8 nel pianoro della Banditaccia in un’area di circa 150 ettari di superficie, mentre successivamente estenderà il suo itinerario fino alla lunghezza di 10 km. in un’area di 600 ettari. Nella scorsa estate la Necropoli della Banditaccia ha ospitato, in fascinose atmosfere notturne, vari spettacoli teatrali come ad esempio l’Inferno di Dante e l’Eneide di Publio Virgilio Marone che citiamo a proposito in quanto, nell’ambito di tutta una interessantissima situazione idrografica (che genera, fra l’altro, varie cascate di cui due alte più di trenta metri) vi è compreso anche il “Caeriti Amnem” descritto da Virgilio nell’Eneide, in epoca moderna conosciuto con il nome di fiume Vaccina. Naturalmente il riconoscimento dell’Unesco è servito da ulteriore volano per stimolare collaborazioni non trascurabili attraverso vari sponsor (fra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia) al fine di incrementare le offerte turistico-culturali di Cerveteri anche attraverso il coinvolgimento dei paesi gemellati di Livry Gargan (Francia),Furstel feldbruk (Germania), Almunecar (Spagna). 70 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 71 VENETO BANCA DATI E PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE DELLE VILLE PALLADIANE di Maria Teresa Manoni Dirigente Servizio Beni Culturali della Regione Veneto N uove forme di valorizzazione per il sito che include Vicenza e le ville palladiane potrebbero avere origine da un progetto che già la Regione del Veneto ha posto in cantiere1, mirato alla creazione di un Catalogo Multimediale Georeferenziato dei Beni Culturali. Grazie ad esso è possibile infatti unificare e rendere facilmente disponibili le informazioni derivanti dalla catalogazione dei beni culturali e dalla loro esatta collocazione su mappa, consentendo una visione d’insieme di tutte le tipologie di beni culturali (architettonici, artistici e storici, archeologici, etnoantropologici, paesaggistici ecc.) nel loro ambito territoriale di riferimento. Nella costituzione di questo catalogo risulta fondamentale la collaborazione interistituzionale, la creazioni di reti, di sistemi e la condivisione delle tecnologie informatiche in modo da ottimizzare i risul- tati e diminuire i costi, anche sulla base di quanto previsto non solo dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ma pure dal recentissimo Codice dell’Amministrazione Digitale. Nel caso dei Piani di gestione UNESCO questa modalità di raccolta e gestione dei dati consente, inoltre, l’avvio di successive campagne di valorizzazione pianificate su dati reali e su ampia scala. In relazione a quanto detto, risulta evidente come appaiono quanto mai convergenti le politiche dell’UNESCO e l’impegno regionale a favore delle Ville Venete, tanto da farci augurare che la già citata collaborazione interistituzionale possa portare ad una ulteriore convergenza sulle metodologie di raccolta dei dati e delle informazioni sulle Ville Palladiane di Vicenza, approfittando appunto dell’occasione della stesura piano di gestione. Il progetto è realizzato dalla Direzione cultura in collaborazione con l’Unità Complessa per il Sistema Informativo Territoriale e la Cartografia che ha fornito la carta tecnica regionale digitalizzata e le ortofoto. 1 Vicenza • Villa Almerico Capra detta “la Rotonda” Una straordinaria testimonianza della cultura veneziana Vicenza e le numerose ville palladiane che ne caratterizzano il territorio rappresentano una straordinaria testimonianza non solo del genio di questo sommo architetto, ma anche di quello che fu uno dei secoli aurei della cultura veneziana. Un secolo di profonde trasformazioni, che vide un costante aumento degli investimenti fondiari effettuati dal patriziato veneto nella Terraferma e che implicò una profonda ed epocale ristrutturazione dello “Stato da Tera”. Di questo fenomeno la villa costituisce l’elemento più immediatamente avvertibile e macroscopico, ma non certo l’unico, poiché furono coinvolti nella generale trasformazione anche il paesaggio, l’economia e la società stessa. La conservazione e la consegna alle future generazioni di questo immenso patrimonio culturale rappresentano un dovere morale, ma anche un impegno di notevole portata; per questo le attività di programmazione e di gestione legate non solo alla tutela ed alla conservazione, ma anche alla sua promozione e valorizzazione, richiedono necessariamente una collaborazione tra i competenti organi statali, la Regione del Veneto1, gli Enti locali interessati, i proprietari privati e le associazioni. In questo quadro di necessaria cooperazione si può ricondurre anche il progetto Villas – Stately Home and Castles, presentato nell’ambito del programma Europeo Interreg IIIb – Cadses2 e dedicato all’approfondimento delle tematiche relative al riuso delle dimore storiche. Per quanto riguarda lo specifico delle Ville Palladiane, la Regione del Veneto esercita i propri compiti istituzionali di coordinamento in relazione alla predisposizione di un piano di gestione, reso obbligatorio dall’UNESCO, nel quale devono confluire le azioni di analisi conoscitiva del patrimonio e socio-economica dell’area interessata, la progettazione e l’attuazione delle attività individuate, nonché, alla fine, il monitoraggio dei risultati conseguiti. Attraverso le attività poste in essere dalla Direzione Cultura – Servizio Beni Culturali (http://www2.regione.veneto.it/cultura/bbcc/ index.htm) e dall’ IRVV, Istituto Regionale per le Ville Venete, si veda in proposito il sito: http://www.irvv.net/Home.jsp?q. 2 http://www.villas-eu.org/h3/h3.dll/avillaslout/d1/fpagina?ID=home&UID.x=1992-1126800292 1 Bagnolo • Villa Pisani 72 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Siti 73 DA PATRIMONIO A RISORSA, DA RISORSA A OCCASIONE DI SVILUPPO I SITI ADRIATICI FANNO RETE di ALFREDO ZAGATTI Vice Presidente della Provincia di Ferrara n sistema locale dotato di risorse straordinarie da un punto di vista culturale, storico-architettonico ed ambientale quale quello di Ferrara non può che vedere impegnate le proprie forze istituzionali ed economiche nella valorizzazione, accompagnata dalla tutela e dalla salvaguardia, di tale ricco e articolato patrimonio. L’entusiasmante connubio tra arte e cultura, rappresentato dalla città di Ferrara e dalle Residenze Estensi, e ambiente, rappresentato dal grande Delta del Po, rappresenta una sfida complessa, da affrontare sia per mettere in valore ed a sistema “terra” e “acqua”, cultura, usi e tradizioni differenti, sia per addivenire a forme di gestione efficaci, in grado di governare e nel contempo incidere sui processi di trasformazione in atto. Mentre la domanda di arte e di natura è in continuo aumento, confermata dai positivi dati del turismo culturale ed ambientale di questi ultimi anni, allo stesso tempo si assiste alla tendenza a ridurre il ruolo ed il peso della cultura da un punto di vista del sostegno finanziario, anche a causa delle importanti difficoltà economiche che il nostro Paese sta attraversando. I margini d’azione degli Enti Locali, con le ristrettezze di bilancio ed i continui tagli dei trasfe- rimenti sono assai ridotti ed inducono a guardare con attenzione ogni opportunità di intervento generata da programmi di finanziamento di altre istituzioni, prima tra tutte l’Unione Europea, ma anche la Banca Europea degli Investimenti (BEI), così come gli istituti di credito locali. La Provincia di Ferrara, insieme al Comune di Ferrara ed a numerose organizzazioni ed istituzioni del territori, da alcuni anni ha destinato particolare attenzione alle nuove fonti di finanziamento, in modo da incrementare il più possibile i progetti e le occasioni di intervento in questo campo. Quando si è presentata l’opportunità di partecipare al programma Interreg IIIA con proprie proposte progettuali, dopo un’ampia fase di consultazione e confronto con tutti i principali attori del territorio, operanti nei diversi settori economici, è emersa la volontà di operare, in modo prioritario, proprio sul tema della cultura e più nello specifico sul tema della qualificazione, valorizzazione e messa in rete dei siti Unesco. Siti da leggere secondo alcune “chiavi” nuove: siti da “mettere in rete”, siti da “gestire in modo attento ed efficace”, siti da “mettere in valore”, perché evolvano sempre più da patrimonio a risorsa, da risorsa ad occasione di sviluppo, anche grazie ad una crescita della consapevolezza della comunità locale. Siti da leggere anche secondo nuove Fucina di Vulcano traiettorie di relazioni, scambi e cooperazione: traiettorie che si stanno fortemente sviluppando verso Est, verso quella vasta Area Balcanica, in particolare dei Balcani occidentali, a noi confinante, interessata in questi ultimi tempi da straordinari processi di cambiamento ed “avvicinamento”. Sono questi i fondamenti del Progetto SUA - Siti Unesco Adriatici, fortemente voluto dall’Amministrazione Provinciale (nell’articolo che segue il progetto è descritto da un punto di vista tecnico), avviato un paio di anni fa, in fase di avanzata attuazione. La Provincia di Ferrara non ritiene di aver concluso il proprio impegno su questa specifica linea, che tra l’altro in questi anni ha visto l’organizzazione e la realizzazione di numerosi ed importanti iniziative ed eventi, ma è già impegnata, proprio in questi mesi, a gettare le basi per nuove proposte e progetti, in modo da sviluppare e consolidare quanto di positivo è stato raggiunto con il progetto Interreg SUA, non solo in termini realizzativi - sul Castello Estense e sulla Cattedrale di Ferrara, ad esempio -, ma soprattutto in termini di relazioni, di scambi e di crescita culturale. 74 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it VERSO UNA REGIONE EUROADRIATICA Progetto s.u.a.: valorizzazione del patrimonio Unesco ferrarese nell’ambito del programma comunitario Interreg IIIA-trasfrontaliero adriatico/1 A cura di Silvia Previati e Monia Barca Uff. Fondi Strutturali Provincia di Ferrara A par tire dal 2003 la Provincia di Ferrara, assieme al Comune di Ferrara e al Comune di Ravenna - Museo d’Ar te della Città sono diventati beneficiari del progetto S.U.A. - Siti Unesco Adriatici, nell’ambito del Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg IIIA - Trasfrontaliero Adriatico. L’Unione Europea ha infatti stanziato fondi rivolti sia alle regioni adriatiche italiane che a quelle balcaniche (Paesi PAO: Croazia, Serbia-Montenegro, S.U.A. Project: Valorisation of the UNESCO site of Ferrara in the framework of the EU Adriatic Cross Border Programme Interreg IIIA (By Silvia Previati and Monia Barca Dept. for Structural Funds of the Province of Ferrara) Since 2003, the Province of Ferrara, together with the Municipalities of Ferrara and Ravenna - Municipal Ar tistic Museum - are beneficiaries of the S.U.A. Project - UNESCO Sites of the Adriatic Region, which is par t of the EU Initiative Interreg IIIA for the Adriatic region. The EU has allocated funds to Adriatic areas in Italy and in the Balkans Albania e Bosnia-Erzegovina), nell’ottica di favorire la cooperazione economica e sociale con Paesi non europei ma confinanti. L’obiettivo comunitario è quello di sostenere iniziative di cooperazione negli ambiti più diversi (cultura, politiche sociali, sviluppo economico, rappor ti istituzionali, ambiente, turismo) per la creazione di una vera e propria regione euroadriatica, nella quale il mare diventa elemento di unione e non divisione. La Provincia di Ferrara si è candidata pertanto nel 2003, dopo un lungo percorso “a cabina di regia” regionale, a divenire “lead par tner” di un progetto per complessivi euro (PAO Countries: Croatia, Serbia-Montenegro, Albania and Bosnia Herzegovina). The aim is to foster economic and social cooperation with neighbouring non-European Countries. The EU intends to suppor t cooperation initiatives in different sectors - culture, social policies, economic development and contacts with the institutions - in order to create a real Euro-Adriatic region, where the sea would be a connection element rather than an element of division. In 2003, following a series of initiatives organised at Regional level, the Province of Ferrara applied for the leadership of a Project amounting to euro 1.730,000. Its Ferrara • Duomo 76 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it 1.730.000 che mira in primis a diffondere l’impor tanza del grande valore del patrimonio Unesco, testimonianza unica di una storia di civiltà e di culture oggi necessariamente da conservare, valorizzare, gestire al meglio ed in maniera più efficiente. Si tratta sicuramente di un obiettivo che non può che essere condiviso anche dai par tner balcanici del progetto, che si trovano di fronte a medesime problematiche incentrate non solo sulla manutenzione dei beni siti Unesco ma anche sulla loro gestione e valorizzazione, per promuoverne la conoscenza e la fruibilità. La costituzione di una vera e propria “rete adriatica” di siti Unesco che, con caratteristiche similari o radici culturali comuni, possano essere oggetto di studio e di analisi, nonché unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Siti 77 di interventi fisici mediante l’individuazione di linee guida comuni e di azioni di promozione, rappresenta il “cuore” del progetto S.U.A. La necessità dell’elaborazione ed attuazione di Piani di Gestione dei siti è divenuta impellente ed è una tema attualmente all’attenzione degli amministratori dei Siti iscritti al Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un obiettivo del progetto è proprio quello di accompagnare il lavoro che Comune di Ferrara e Provincia di Ferrara stanno compiendo per il Sito Unesco Ferrara e il suo delta del Po e di consentirne la trasferibilità e lo scambio di metodologie ai paesi par tner dell’altra sponda dell’Adriatico che si apprestano a redigere i propri Piani di Gestione. Si sta in generale affermando l’esigenza del passaggio da una tutela pasDubrovnik main objective was to promote the great value of the World Heritage Sites of UNESCO, the unique remnants of past civilisations and cultures, which need to be protected, valorised and managed in a more effective way. This objective is shared with our Project Partners in the Balkans, since they have to deal with the same issues concerning the maintenance of World Heritage Sites and their valorisation and effective management, in order to promote and advertise them among the public. The S.U.A project focuses on the creation of an Adriatic network of World Heritage Sites, based on common characteristics and cultural origins. The sites shall be examined in order to draw up common guidelines and promotional actions. The need for Management Plans for World Heritage Sites is becoming increasingly urgent and has attracted the attention of site managers and institutions. One of the objectives of the project is therefore to support the Municipal Administration of Ferrara and the Po Delta in developing management strategies that can be transferred to partner countries on the other side of the Adriatic, who are just about to draw up management plans. Generally speaking, the trend moves from the passive protection of the site to management strategies aimed at the development of the cultural heritage also in terms of economic growth and tourism. The structural interventions currently underway in Ferrara focus on the restoration of the Via Coperta (Covered passageway) of the Castle of the Estes, on the four rooms of the Appartamento della Pazienza, which will become the seat of the Museum of the World Heritage Sites of the Adriatic Region, and on the pilot workshop of the Camerini di Alabastro (Alabaster rooms), with the restoration of the relieves by Antonio Lombardo. The alabaster rooms, which used to be the apartments of Alfonso I Duke of Este, are a prestigious group of rooms decorated with works in goldleaf, marble and marquetry. They used to host one of the most prestigious art collections in Europe, including works by Tiziano, Bellini, Dosso Dossi, Garofano and Lombardo. Further interventions are planned for the Castle of Mesola, where a documentation centre on World Heritage Sites will be set up, and the Cathedral of Ferrara, with the restoration of the apse. Finally, the Museum of Arts of the City of Ravenna will become the seat of the CIDM (Documentation Centre on Mosaics). The project currently involves three World Heritage Sites of the PAO Countries: Dubrovnik, Parenzo and Kotor, but other Cities will apply for the inscription as World Heritage Site, as Sarajevo and Pola. The S.U.A. Project will end in June 2007, when all the planned initiatives listed below will be finalised. 78 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it siva ad una tutela attiva capace di coniugare le esigenze di salvaguardia con quelle di sviluppo e di utilizzo del patrimonio culturale in chiave di risorsa turistica ed economica. Gli interventi strutturali in corso di realizzazione nel sito di Ferrara si stanno concentrando all’interno del Castello Estense sulla Via Coper ta con il suo restauro, sulle quattro sale dell’Appar tamento della Pazienza, che verranno adibite a futura sede del Museo dei Siti Unesco Adriatici e sul laboratorio pilota dei Camerini di Alabastro con annessa ricostruzione dei rilievi di Antonio Lombardo. I camerini, un tempo appar tamento di Alfonso I d’Este, erano un prestigioso insieme di sale ove dorature, marmi, intarsi facevano da cornice ad una delle più prestigiose collezioni d’ar te europee, ricche unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Siti di firme da Tiziano, a Bellini, a Dosso Dossi, Garofano e Lombardo). Ulteriori interventi sono previsti all’interno del Castello della Mesola, con l’allestimento di un centro di documentazione sui Siti unesco, e nella Cattedrale di Ferrara con il restauro dell’Abside del Duomo di Ferrara. Infine a Ravenna verrà allestito il CIDM (centro di Documentazione sul Mosaico) presso il Museo d’Ar te della Città di Ravenna. I Siti Unesco dei Paesi Pao coinvolti sono tre: Dubrovnik, Parenzo e Kotor, ma anche altre città che si candideranno a città patrimonio dell’umanità, quali Sarajevo e Pola. Il progetto S.U.A. si concluderà a giugno 2007 data alla quale tutte le iniziative progettate qui sotto elencate troveranno realizzazione pratica. (1. continua) S.U.A. - Siti Unesco Adriatici Lead partner: Provincia di Ferrara Partner Paesi RAI: Comune di Ferrara, Museo della Città D’Arte - Comune di Ravenna; Partner Paesi PAO: Serbia-Montenegro (Serbia Unity Congress for Heritage Protection in Kotor and Cultural Heritage Republican State Organization of Montenegro in Cetinje), Città di Dubrovnik (Croazia), Città di Parenzo, Ministero della cultura dell’Albania a Tirana; Università di Sarajevo, Comune di Sarajevo. Altri soggetti coinvolti nel progetto: Capitolo della Cattedrale di Ferrara, Provincia di Ravenna, Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Università di Bologna, Ministero italiano per i beni e le attività culturali; S.U.A. - Adriatic UNESCO Sites Leader par tner: Province of Ferrara RAI Par tner Countries: Municipality of Ferrara, Museum of the Ar tistic City - Municipality of Ravenna; PAO Par tner Countries: Serbia-Montenegro (Serbia Unity Congress for Heritage Protection in Kotor and Cultural Heritage Republican State Organization of Montenegro in Cetinje), Municipality of Dubrovnik (Croatia), Municipality of Parenzo, Ministr y of Culture of Albania in Tirana; Municipality of Sarajevo, University of Sarajevo. Kotor Porec 79 Provincia di Rovigo Importo progetto: 1.730.000,00 Euro Contributo pubblico: 100% Durata del progetto: 1 giugno 2003- 30 giugno 2007 Attività programmate: 1) Messa in rete dei “siti adriatici” il sottoprogetto prevede l’ideazione di un percorso on line delle meraviglie dell’Adriatico, capace di interessare diverse forme di turismo e diversi circuiti culturali, che coinvolgano entrambe le sponde adriatiche. Verrà quindi creato un prodotto multimediale inserito nel sito web provinciale nel quale verranno inseriti tutti i materiali condivisi dai partner. Presso Ferrara verranno inoltre realizzati una esposizione permanente, mediante restauro ed allestimento di quattro sale dedicate presso il Castello Estense, ed un centro di docu- Other par ticipants: Chapter of the Cathedral of Ferrara, Province of Ravenna, Institute for Ar tistic, Cultural and Natural Heritage of the Region Emilia-Romagna, University of Bologna, Italian Ministr y of Cultural Heritage and Cultural Policies; Province of Rovigo Amount of the Project: 1,730,000.00 Euros Public contribution: 100% Duration of the Project: June 1 st 2003June 30 th 2007 Planned activities: 1) Networking the Adriatic Sites - the sub-project envisages the creation of an on-line itinerar y through the wonders of both sided of 80 anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it mentazione, presso il Castello della Mesola, di tutti i principali siti adriatici patrimonio dell’umanità dotato di strumenti multimediali, di raccolta e riproduzione di immagini, testi, opere edite, guide, ecc.. 2) Linee guida per la definizione dei piani di gestione dei Siti UNESCO. Costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare, composto da esperti di diverse discipline provenienti da tutti i paesi partners RAI e PAO, coordinati dal lead partner, che elaborino linee guida per l’elaborazione di Piani di Gestione, scambino metodologie operative e nel contempo accompagnino le amministrazioni proponenti allo studio, alla definizione ed all’adozione di autonomi piani di gestione. 3) Realizzazione di un intervento pilota di studio volto al recupero, restauro e valorizzazione di beni monumentali, caratterizzati da elementi di unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Siti 81 esemplarità. In particolare l’attività sarà concentrata sulla realizzazione di un laboratorio per la ricostruzione di decorazioni rinascimentali andate perdute nel corso della storia negli ambienti della famosa Via Coperta del Castello Estense, dei Camerini di alabastro e delle opere del Lombardo, di alto valore storico artistico, mediante l’utilizzo di tecnologie innovative e di artigianato qualificato. Il progetto prevede inoltre la diffusione delle esperienze di restauro, recupero, catalogazione realizzate negli interventi e delle linee guida per la gestione dei siti, presso tutti i partners, tramite la realizzazione di seminari e workshop di studio sul restauro e le sue tecniche, su modalità innovative e sostenibili di gestione del patrimonio culturale, sulla promozione turistica. Ravenna • Mausoleo di Teodorico the Adriatic region, targeted at different kinds of tourist and cultural circuits. The project will lead to a multimedia product to be placed on the web site of the Province, including all the material shared by the par tners. A permanent exhibition will be set up in Ferrara following the restoration of four rooms in the Este Castle and a documentation centre in the Castle of Mesola concerning the main World Heritage Sites of the Adriatic region, which will be equipped with multimedia tools for the collection and showing of images, texts, published works, guides, etc. 2) Guidelines for Management Plans for World Heritage Sites. Setting up Ferrara • Castello a working group consisting of exper ts of different branches from all RAI and PAO par tner countries. The group will be chaired by the leader par tner and would exchange working methods and guidelines to draw up Management Plans, while assisting the proposing administrations in studying, drawing up and adopting Management Plans. 3) Pilot study aimed at the recover y, restoration and valorisation of monumental sites of high cultural level. The project will focus on a workshop for the restoration of the Renaissance decorations of the famous Via Coper ta of the Este Castle, lost over the centuries; of the alabaster rooms and the works by Lombardo, which are of great historical and ar tistic value. The restoration will be carried out by qualified restorers using advanced techniques. The project aims at sharing restoration, recover y and cataloguing experiences and site management guidelines among the par tners through the organisation of seminars and workshops on restoration and its techniques, innovative and sustainable site management methods and tourist promotion. 82 L anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it ’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO è stata fondata nel 1997 per iniziativa dei comuni di Alberobello, Andria, Capriate S. Gervasio, Ferrara, Matera, Ravenna e Vicenza. Principali finalità statutarie: • l’attuazione di iniziative per la tutela del patrimonio culturale e naturale dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e la realizzazione di progetti e proposte comuni da presentare alle amministrazioni pubbliche italiana e alle istituzioni internazionali; • la costruzione di politiche di scambio di esperienze, in relazione ai problemi presentatisi e alle soluzioni adottate dalle varie comunità; • la promozione di iniziative di educazione in collaborazione con le autorità scolastiche; • la promozione, in collaborazione con le Università e gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate alla formazione professionale del personale delle pubbliche amministrazioni e non, impiegato nella gestione del patrimonio culturale delle città d’arte; • la programmazione di una politica turistica e di diffusione dell’immagine che corrisponda agli interessi della comunità in cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità; • la promozione di rapporti di collaborazione e cooperazione con analoghe associazioni che dovessero costituirsi in Italia e con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani; nonché con le associazioni internazionali che hanno medesime finalità, in particolar modo con l’UNESCO. Il testo integrale dello statuto dell’associazione è reperibile all’indirizzo www.sitiunesco.it/attach/unesco/ docs/statuto.pdf. Presidenza e segreteria sono ubicate presso il Comune di Ferrara - Piazza del Municipio n. 2: tel. 0532 418333 - fax 0532 418336 Indirizzo web: www.sitiunesco.it E-mail: [email protected] Presidente: Gaetano Sateriale (Ferrara) Vicepresidente: Giuseppina Marmo (Andria) e Claudio Ricci (Assisi). Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei comuni di Firenze, Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza. Attualmente i soci (comuni, province e regioni) sono 32: Comune di Alberobello, Comune di Amalfi, Comune di Andria, Comune di Aquileia, Comune di Assisi, Comune di Barumini, Comune di Capriate San Gervasio, Comune di Caserta, Comune di Cerveteri, Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comune di Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune di Napoli, Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide, Comune di Pisa, Comune di Porto Venere, Comune di Ravenna ,Comune di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di Siena, Comune di Tivoli, Comune di Torino ,Comune di Torre Annunziata, Comune di Urbino, Comune di Verona, Comune di Vicenza, Provincia di Ferrara, Provincia di Salerno, Regione Veneto, Comunità Montana della Valle Camonica, Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi. Il 23 febbraio 2000 l’Associazione ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Commissione Nazionale Italiana Unesco ne ha riconosciuto le importanti finalità. Assisi