Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo

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Bisogna allargare la cabina di regia Il patrimonio (in)difeso “Siamo
SITI • anno primo • numero due
Bisogna allargare la cabina di regia
Il patrimonio (in)difeso
“Siamo un paese fortunato ma non lo meritiamo”
Nei piani di gestione molti esempi replicabili
Figli di un decreto minore
Nepal: quattro gioielli in cima al mondo
Siracusa nella World Heritage List
Un certificato di qualità per i siti Unesco
Castel del Monte: un non luogo per i non nemici
Costruiamo la Lista del Patrimonio immateriale
Iraq, lavori in corso: seconda puntata
Codici e antichi volumi raccontano il cammino del mondo
Dieci criteri per quaranta meraviglie
Speciale Progetto S.U.A.: i siti adriatici fanno rete
Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale
Siti Unesco
dell’Adriatico
Unione
Europea
Repubblica
Italiana
Interreg Adriatico
Provincia
di Ferrara
Comune
di Ferrara
SITI – numero due – periodico trimestrale – ott/dic 2005 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara
SITI • O T T O B R E / D I C E M B R E 2 0 0 5 • A N N O P R I M O • N U M E R O D U E
ottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due
TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE
Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale
UNESCO
Siti
Trimestrale di attualità e politica culturale
dell’Associazione città italiane patrimonio mondiale UNESCO
ottobre/dicembre 2005 • anno primo • numero due
Sede: Piazza del Municipio, 2
44100 Ferrara
tel. 0532 419452 fax 0532 419263
[email protected]
www.sitiunesco.it
Direttore responsabile
Sergio Gessi
Vice direttore
Francesco Raspa
Coordinatore editoriale
Fausto Natali
Hanno collaborato a questo numero:
Monia Barca; Ivan Berni; Giambattista Bufardeci; Salvatore Calcagnini; Lorenzo Fellin; Arnaldo
Gioacchini; Manuel Guido; Maria Teresa Manoni; Maria Grazia Marini; Giuseppina Marmo; Moreno Po;
Silvia Previati; Claudio Ricci; Luca Rossato; Gaetano Sateriale; Claudia Sonego; Andrea Tebaldi; Ingrid
Veneroso; Marco Vincenzi; Alfredo Zagatti.
Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05
Progetto grafico e impaginazione
Antonello Stegani
Impianti e stampa
Tipolitografia Italia
Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara
Distribuzione gratuita
AUTORI E INTERLOCUTORI
Ivan Berni - Caporedattore Master di Giornalismo all’Università Iulm, docente
presso Accademia di Comunicazione di Milano, collaboratore del settimanale
News e del mensile Prima Comunicazione, consulente editoriale del mensile
Aqva. Giornalista professionista dal 1983 è stato redattore e caposervizio nella
redazione milanese del quotidiano La Repubblica dal 1988 al febbraio 2003. Nel
2003 è stato direttore editoriale di Radio Popolare-Popolare Network. Nel 1998 ha
vinto il premio giornalistico Bolsena Ambiente per il giornalismo ambientale.
Manuel Roberto Guido - Architetto. Responsabile dell’ Ufficio Lista del
Patrimonio Mondiale dell’UNESCO del Ministero per i beni e le attività culturali.
Membro del Gruppo interministeriale UNESCO. Docente a contratto di Gestione
urbanistica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Ha svolto dieci
corsi monografici incentrati sulle tematiche del restauro e del paesaggio presso
diverse università italiane. È autore di oltre 70 pubblicazioni specialistiche: articoli,
saggi, aggiornamento di voci dell’Enciclopedia Treccani sui temi del restauro e
valorizzazione dei monumenti, paesaggio, urbanistica ed architettura
Giovanni Puglisi - Presidente della Commissione Nazionale Italiana per
l’UNESCO. Vice Presidente presso la Commissione Nazionale per la Promozione
della Cultura Italiana all’Estero. Rettore della Libera Università di Lingue e
Comunicazione IULM di Milano. Vice Presidente della Fondazione Banco di
Sicilia. Assessore alla Cultura della Città di Palermo. E’ autore di moltissime
pubblicazioni e saggi.
Luca Rossato - Architetto, ha svolto ricerche in pianificazione e gestione
territoriale alla Pontifìcia Universidade Catòlica do Paranà a Curitiba, in Brasile,
dove ha lavorato presso l’Institudo de Pesquisa e Planejamento Urbano
occupandosi di trasporto pubblico e riqualificazione urbana. Collabora con la
Facoltà di Architettura di Ferrara su tematiche riguardanti l’America Latina.
Claudia Sonego - Storica dell’arte. Specializzata in Legislazione dei beni
culturali all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, da tempo si occupa di
didattica dei beni culturali e di turismo culturale. Ha partecipato al censimento
del patrimonio culturale nella Regione Veneto ed ha collaborato al progetto “Beni
Culturali” del CNR presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Si è occupata di
sicurezza e protezione del patrimonio storico-artistico in accordo col Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico.
Crediti fotografici: Michele Morelli; Foto Graffiti; Archivio fotografico APT Venezia; Giacomo Natali;
Silvia Bisi; Archivio Fotografico Istituto Regionale per le Ville Venete / Pino Guidolotti; Archivio
fotografico turismo Padova Terme Euganee / Danesin; Cosmo Lera; Studio Mancinelli F.; Paolo
Zappaterra; Massimo Baraldi; Luca Rossato; Direzione Castel Del Monte; Quorum Italia srl.
Maurizio Quagliuolo - Archeologo, museologo ed esperto in gestione
del patrimonio culturale. Membro dell’European association or archaeologists,
dell’International council of museums e della Società italiana per la protezione dei
beni culturali. Coordinatore dell’organismo di normazione internazionale “Herity”.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate.
Giovanni Curatola - Esperto di arte e cultura orientale. Membro del Consiglio
scientifico della Fondazione Max Van Berchem di Ginevra. Membro del Comitato
scientifico della rivista Muqarnas pubblicata dall’Università di Harvard. Ha
pubblicato decine di saggi, articoli e libri specialistici sul patrimonio culturale
dell’Oriente.
In copertina: Padova, basilica di S. Antonio - Archivio Fotografico Turismo Padova Terme Euganee / foto Danesi
SITI • SOMMARIO
5 Editoriale
Bisogna allargare la cabina di regia
Per rilanciare le politiche culturali
di Gaetano Sateriale
7 Primo piano
Il patrimonio (in)difeso
Sorveglianza dei monumenti
10 “Siamo un paese fortunato ma non lo
meritiamo”
Intervista al presidente della Commissione
nazionale Unesco Giovanni Puglisi
di Ivan Berni
14 L’intervento
Nei piani di gestione molti esempi replicabili
Il ministero pubblicizzerà le soluzioni più
interessanti
di Manuel Guido
18 Figli di un decreto minore
Una sciagurata classificazione nega a molte città
d’arte qualsiasi interesse turistico
di Sergio Gessi
20 Reportage
Nepal, quattro gioielli in cima al mondo
Conservazione architettonica nei paesi in via di
sviluppo
di Luca Rossato
26 Siracusa c’è
Anche la città siciliana nella World Heritage List
di Ingrid Veneroso
27 “Alla pari con Atene, più celebre di Corinto, più
colta di Alessandria”
di Giambattista Bufardeci
30 Un certificato di qualità per i siti Unesco
Intervista a Maurizio Quagliuolo, coordinatore
generale di Herity
di Fausto Natali
35 Un non luogo per i non nemici
Il primo e unico tempio innalzato in onore del
multiculturalismo
di Giuseppina Marmo
SPECIALE
SITI
UNESCO
ADRIATICO/1
38 Costruiamo la Lista del Patrimonio immateriale
Far progredire la tutela dei beni culturali oltre la
salvaguardia delle pietre antiche
di Claudio Ricci
40 Dossier
Iraq, lavori in corso
Attività italiane a salvaguardia del patrimonio
archeologico e artistico/2
di Claudia Sonego
45 Codici e antichi volumi raccontano il cammino
del mondo
Assisi, un luogo prescelto alla crescita dell’umanità
di Francesco Raspa
48 Dieci criteri per quaranta meraviglie
Un excursus sui requisiti per l’ammissione alla WHL
di Andrea Tebaldi
52 Urbino • Un accordo di programma su arte e
ambiente
54 Padova • Restauro integrale e percorso didattico
per l’orto botanico
di Lorenzo Fellin
57 Ravenna • Identità e investimenti, ingredienti dei
piani di gestione
di Maria Grazia Marini
60 Ferrara • I rischi di trasformazione del paesaggio
identitario
di Moreno Po
63 Tivoli • Due siti nella Lista, ma tutta la città
chiede un riconoscimento
di Marco Vincenzi
66 Porto Venere • Stagione prolungata per
assaporare il mare d’inverno
di Salvatore Calcagnini
68 Cerveteri • Un trenino ecologico per visitare la
Banditaccia
di Arnaldo Gioacchini
70 Veneto •Banca dati e prospettive di valorizzazione
delle ville palladiane
di Maria Teresa Manoni
72 I siti adriatici fanno rete
Da patrimonio a risorsa, da risorsa ad occasione
di sviluppo
di Alfredo Zagatti
74 Verso una regione euroadriatica
Valorizzazione del patrimonio Unesco ferrarese
nell’ambito del programma comunitario Interreg
IIIA-Transfrontaliero adriatico
di Silvia Previati e Monia Barca
EDITORIALE
PER RILANCIARE LE POLITICHE CULTURALI
BISOGNA ALLARGARE
LA CABINA DI REGIA
di GAETANO SATERIALE
Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco
nche il settore turistico in Italia sta attraversando un
momento di declino: i flussi si contraggono, con un
solo baluardo di resistenza nel compar to del turismo
culturale. Tre, a mio avviso, sono le principali cause di
questa situazione: prezzi poco concorrenziali, un’offer ta
frammentata, ripetitiva e spesso priva di coordinamento,
e la mancanza di solidi investimenti per la valorizzazione
del territorio. Non esistono, infatti, adeguate politiche
pubbliche per la promozione del patrimonio culturale e
paesaggistico, con alcune vir tuose eccezioni nelle città d’ar te, che si sforzano autonomamente di far conoscere le proprie ricchezze.
Per troppo tempo siamo rimasti legati a modelli classici, imperniati sull’esclusivo fascino dell’asse Venezia - Firenze - Roma - Napoli e anche questo ha contribuito all’indebolimento della nostra capacità attrattiva. Un’oppor tunità per recuperare terreno è offer ta da quel vivace movimento turistico
che cerca la qualità dell’offer ta, le cui aspettative possono essere soddisfatte
valorizzando le caratteristiche e le peculiarità culturali e ambientali anche dei
piccoli centri. Ma i caratteri di pregio delle nostre città, che pure costituiscono un elemento imprescindibile, di per sé risultano insufficienti a orientare
le scelte. Ciò che realmente attrae i visitatori sono le iniziative che vivacizzano gli spazi storici. Il salto di qualità, anche per le città d’ar te, è dunque
garantito dalla solidità delle politiche culturali che si è in grado di mettere in
campo.
Sostenere i livelli di spesa necessari comporta però, inevitabilmente, il
dispiegamento di iniziative tese a potenziare il sistema delle relazioni fra enti
pubblici e soggetti esterni, per consolidare il ruolo dei privati nell’organizzazione,
nella gestione e nella promozione degli eventi e delle attività culturali.
Parco del Delta del Po
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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SORVEGLIANZA DEI MONUMENTI
L’Associazione può essere par te attiva
nella definizione delle strategie di promozione e dovrà essere protagonista di questa
nuova sfida: individuare par tner interessati
ad assumere responsabilità in cabina di regia, per poter sviluppare politiche all’altezza
delle reali necessità di rilancio. E’ necessario anche ragionare in termini di ‘politiche
d’area’ più estese, che guardino al di là
dell’ambito strettamente territoriale in una
prospettiva più ampia, di bacino. La rete
delle città Unesco rappresenta l’orizzonte
di riferimento, entro il quale vanno definite
alleanze funzionali a strategie di promozione
che superino l’attuale frammentazione dell’offer ta (elemento di dispersione anziché di
valorizzazione delle potenzialità), integrino
e sviluppino le linee culturali e operative di
azione, anche recependo le indicazioni contenute nei protocolli del turismo sostenibile.
L’individuazione e la valorizzazione delle potenzialità e delle vocazioni è il primo
passo e il presupposto per rendere efficace
e attivo il marketing territoriale, concepito
in questa prospettiva. Per molto tempo si
è creduto che lo sviluppo, anche turistico,
fosse una risultante diretta delle dotazioni
infrastrutturali: ora sappiamo bene che le
infrastrutture sono impor tanti, ma non bastano. Per rilanciare le politiche culturali e
riorientare a nostro vantaggio i flussi turistici servono idee, volontà e mezzi. Noi siamo
pronti a fare la nostra par te.
IL PATRIMONIO (IN)DIFESO
l caso-Firenze quest’estate ha
fatto discutere e ha riproposto al
dibattito il tema della sicurezza e
della tutela dei monumenti e delle
opere d’ar te. Lo sfregio del “Biancone”, emblema della città, ha
ricordato a tutti, ancora una volta,
quanto siano vulnerabili i nostri tesori storici
più preziosi: un atto vandalico, un attentato
o il semplice gesto di uno sconsiderato sono
sufficienti a deturpare o a cancellare per sempre un bene insostituibile. Claudio Strinati,
soprintendente del polo museale romano, ha
lanciato l’allarme: “Quasi sempre l’accesso al
singolo monumento è troppo facile e invitante per il malintenzionato. Spesso manca un
reale controllo sul territorio urbano, i vigili
sono presi da problemi di viabilità e di soste
vietate. Invece andrebbero impiegati anche
per controllare i nostri monumenti, come accadeva in passato. Una volta l’abitudine alla
vigilanza urbana dei monumenti da par te delle
forze pubbliche era maggiore, oggi è scemata
del tutto”.
Alberobello
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E allora, che fare? Vari sono i fronti di
proposta. Su uno di questi, per esempio,
è schierato chi invoca la sostituzione degli
originali con copie, su quello opposto chi al
contrario ritiene che i margini di rischio non
siano tali da giustificare la sottrazione al
pubblico. Dopo l’episodio di Firenze ai danni
della statua del Nettuno, Mina Gregori, insigne
storica dell’ar te, ha sostenuto che “è assurdo
che i massimi capolavori rimangano esposti
alle intemperie e ai vandali” e che provvedimenti vanno assunti poiché “di queste opere
siamo responsabili anche di fronte ai secoli
futuri”. Le si è contrapposto Antonio Paolucci, già ministro ai Beni culturali e attuale
soprintendente al polo museale fiorentino:
“La sola idea di riempire di cloni le nostre
città, trasformandole in tante Disneyland,
mi fa accapponare la pelle” - ha dichiarato
- pur definendosi “contrario all’idea che l’ar te
sia per tutti” poiché la fruizione necessita di
“un’educazione collettiva al rispetto del bene
ar tistico e archeologico, che in Italia manca
totalmente”.
Un esempio interessante, che coniuga
l’esigenza della tutela con quella dell’accessibilità, è rappresentato dal sito archeologico
di Pompei ed Ercolano che integra l’impiego
di strutture di protezione, l’utilizzo di strumenti di sorveglianza e lo svolgimento di
azioni di vigilanza. Pietro Giovanni Guzzo,
soprintendente e responsabile dell’area, in
un’intervista rilasciata a Gabriele Simongini
del Tempo ha minuziosamente descritto il
piano di salvaguardia adottato. “A difesa
dell’area archeologica di Pompei - ha riferito
Guzzo - frequentata annualmente da più di 2
milioni di visitatori ed è estesa per 66 ettari,
è in funzione dalla fine dello scorso anno un
sistema di telecamere, coordinato da una
moderna sala-regia. Inoltre, la normale vigilanza è assicurata dal personale di custodia,
in attività 24 ore su 24 e dotato di cellulari
per facilitare il reciproco collegamento. Sono
anche in atto misure passive di protezione:
transenne, pannelli trasparenti, percorsi obbligati... L’esperienza insegna che, nonostante tutte le cautele possibili e la professionalità
del personale di vigilanza, atti di vandalismo
sono sempre possibili: in questo senso il
rafforzamento della telesorveglianza, da sola,
non costituisce elemento di dissuasione ma,
al massimo, di registrazione dell’accaduto”.
Il problema di fondo resta, dunque, quello
della prevenzione e della sensibilizzazione. Lo
stesso soprintendente Guzzo, nella medesima
intervista, sostiene l’esigenza di una maggiore educazione civica mentre considera inutile
l’aggravio delle pene nei confronti di chi danneggia un’opera d’ar te o un monumento. «Per
un’efficace azione di prevenzione - afferma
- sarebbe necessaria una capillare attività di
sensibilizzazione dei cittadini, fin dalle scuole; qui distribuiamo gratuitamente ai visitatori
un libretto, con le spiegazioni dei principali
monumenti da visitare, che contiene anche
suggerimenti sui compor tamenti da tenere
all’interno delle aree archeologiche. L’inasprimento delle pene non credo serva a molto. Il
vandalismo è facilitato dalla difficoltà del controllo dei visitatori e quindi bisognerebbe organizzare visite al monumento solamente per
gruppi guidati: ma, per questo (che sarebbe
anche un utile sussidio ai visitatori) occorre-
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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rebbe un’organizzazione della professione di
guida turistica diversa dall’attuale”.
E poiché anche la sorveglianza ha costi
ingenti, su tutto pesa la progressiva riduzione
dei fondi e i tagli sul personale progressivamente imposti dalle varie Finanziarie alla
gestione dei beni e delle attività culturali. Così
c’è chi, come l’assessore Siliani di Firenze,
si rivolge altrove, lanciando a imprenditori e
fondazioni un appello per raccogliere finanziamenti da destinare alla vigilanza e al restauro
dei monumenti, ritenendo inevitabile il concorso di varie istituzioni e dei privati.
Ma il problema, fondi a par te, è comunque
di ardua soluzione. Ed è difficile dissentire dal
P I A N O
prefetto di Firenze, Gian Valerio Lombardi, che
all’indomani del vandalismo perpetrato sul
Biancone constatò come “non sia possibile
prevenire tutto e non si possa piantonare ogni
monumento”. A Firenze, ricorda lo stesso
prefetto, ci sono 182 palazzi storici, 21 case
torre, 70 chiese, 34 musei e poi le fontane,
gli oratori, le piazze, le ville…” Cer to, Firenze
è probabilmente uno dei più grandi musei a
cielo aper to del mondo, ma la realtà della
maggior par te delle nostre innumerevoli città
d’ar te non è sostanzialmente dissimile. Tutto
non è possibile proteggere, dunque. Cer to.
Un’evidenza, però, che non può essere alibi
all’inerzia e alla rassegnazione.
Cinque Terre - Vernazza
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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IL PUNTASPILLI
VERSO LA CULTURA L’ITALIA OSTENTA UNA “ATTENZIONE DISTRATTA”
“SIAMO UN PAESE FORTUNATO
MA NON LO MERITIAMO”
Intervista al presidente della Commissione Nazionale Unesco Giovanni Puglisi
di IVAN BERNI
Lipari
’
Italia ha il patrimonio
culturale, monumentale e paesaggistico
più importante e
ricco del mondo, ma
fa davvero troppo poco per
meritarselo. Il professor
Giovanni Puglisi va dritto al
cuore del problema: da presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco non fa
sconti al nostro paese e al modo di gestire e
valorizzare il grande tesoro di cui disponiamo.
Ma nemmeno fa sconti nella sua veste di amministratore pubblico - è assessore alla Cultura
del Comune di Palermo - e di uomo di cultura e
grande esperto di comunicazione, vista la sua
poltronissima da rettore dell’università Iulm di
Milano e Feltre. “Nella lista dei siti riconosciuti
dall’Unesco come patrimonio dell’umanità
abbiamo la maggioranza relativa, ma la mia
opinione sulla valorizzazione di questa immensa
fortuna non è assolutamente positiva - dice Puglisi - Se i francesi avessero un terzo di quanto
abbiamo noi, beh…a questo punto tutto il mondo ci apparirebbe francese. Ci avrebbero sfinito.
Da noi invece…Mi viene in mente una definizione di Adorno: attenzione distratta. Verso la cultura l’Italia ostenta un’attenzione distratta, come
se quel che ha le fosse dovuto. E come se fosse
anche piuttosto noioso occuparsene”.
Però, e per fortuna, c’è Italia e Italia e
qualche esperienza positiva si trova…
“Ma sa qual è il guaio? Che la politica chiede
agli stakeholders i “pronti contro termine”, pretende investimenti a un mese. Ma la cultura non
è questo, non può essere questo perché il ritorno
immediato non c’è. Pensiamo al patrimonio monumentale: se c’è un palazzo, un complesso da
recuperare o da restaurare è del tutto evidente
che occorre un impegno finanziario ingente.
Ma non basta, perché anche beni già recuperati
richiedono risorse ulteriori, investimenti di lungo
periodo per rendere fruibile il patrimonio dall’Aga
Khan al saccopelista. Solo così si può parlare di
una valorizzazione reale, che nel tempo moltiplica
e qualifica la ricchezza di un territorio. Ma in un
paese come questo si tratta di un processo molto
problematico. Ci si ferma prima, molto prima. E
l’Unesco viene bombardata di esposti da parte di
cittadini giustamente inferociti”.
E l’Unesco che fa?
“Nulla, non possiamo far nulla. Tranne
revocare il riconoscimento, che è davvero
l’ultima ratio”
E’ già avvenuto?
“Nella storia dell’Unesco c’è un solo
dossier aper to e pur troppo riguarda l’Italia.
Le Eolie, infatti, sono a rischio di revoca. L’arcipelago era stato inserito con l’impegno a
chiudere le cave di pomice entro il 2003. Non
è accaduto. Finora siamo riusciti a glissare
ma se non si arriva a una soluzione definitiva
e garantita c’è il rischio di un’esclusione che
brucerebbe come una vergogna”.
C’è chi si vanta del riconoscimento
Unesco salvo infischiarsene dei vincoli che
comporta?
“Qui va fatta chiarezza, il problema è
serio. Bisogna esorcizzare la paura che
l’iscrizione alla lista determini vincoli ulteriori. Non è così. E’ il caso che mi sono
trovato di fronte per le Dolomiti. Mi dicevano: se arriva il riconoscimento Unesco non
possiamo più fare attività economica. Non è
vero. L’Unesco riconosce vincoli già esistenti, non ne pone di nuovi. Svolge un’attività
di tipo etico che , di per sé, non compor ta
benefici né penalizzazioni. L’iscrizione nella
lista serve a stimolare il senso di coscienza
civile e culturale dei paesi membri e delle
comunità coinvolte, che devono garantire la
fruibilità di quel sito o di quel monumento a
cer te condizioni. L’espressione “patrimonio
dell’umanità” è emblematica: è la traduzione
del principio kantiano della pubblicità del
diritto. Porre il “fatto” sotto gli occhi di tutti.
L’Unesco prende un bene, lo mette in lista e
lo pone in visione”.
E’ come un gigantesco evidenziatore.
“Sì, e questo por ta vantaggi e svantaggi.
E’ provato che l’iscrizione nella lista vale
tra il 20 e il 30 per cento di incremento
dei flussi turistici. Ma proprio per questo
il patrimonio, il bene così “evidenziato”
deve essere oggetto della massima cura,
premura e manutenzione. E bisogna anche
sapere che, esattamente come accade in una
pagina, se tu evidenzi una riga le altre, giocoforza diventano meno visibili. Voglio dire
che occorre, anche, una grande attenzione
al contesto in cui sono inseriti i beni oggetto
del riconoscimento”.
Ma l’Italia merita davvero questa messe
di riconoscimenti?
“Ma è un po’ come la storia della vita,
quando capita di venire in possesso di una
enorme eredità. Non hai fatto nulla per averla,
ma a quel punto puoi meritar tela o la svendi.
Noi abbiamo fatto poco e continuiamo a non
fare abbastanza per meritarcela. E in qualche
caso abbiamo avviato la svendita. Dall’Unità
d’Italia in poi viviamo di rendita, qualche volta
ostentando persino un cer to fastidio. Questo
è un paese che dall’epoca dei Comuni al 1860
è stato caratterizzato da una grande
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
litigiosità e dalla voglia di emergere. Caratteristiche che hanno favorito la straordinaria
ricchezza del patrimonio. Pensiamo alla
Toscana, alla bellezza di città come Firenze,
Siena, Lucca, Pisa. O anche al sud borbonico
e cafone, che però aveva due capitali come
Napoli e Palermo e poi Castel del Monte,
Amalfi…Ecco, dopo il 1860 l’abbiamo quasi
dilapidata, questa ricchezza, mentre il paese
potrebbe guadagnare miliardi mettendo semplicemente il patrimonio “in visione”, e non
in vendita”.
Nell’Unesco c’è unanimità di consensi
su questo ruolo da primadonna dell’Italia?
“Nel ’95 ci fu una battaglia dei paesi del
terzo mondo contro l’eccesso di riconoscimenti concessi ai paesi “ricchi d’ar te”
come l’Italia. Allora si allargò il concetto di
patrimonio dell’umanità, includendo la definizione di paesaggio culturale. Ma anche su
questo l’Italia ha avuto il primato: la costiera
Amalfitana, le Cinque Terre in Liguria, il villaggio di Crespi d’Adda… Siamo davvero un
paese for tunato”.
Che non si rende conto della sua buona
sorte.
“Non abbiamo una politica culturale degna di questo nome, di lungo periodo. E abbiamo un gigantesco problema di educazione
e comunicazione. I giovani non vengono abituati attraverso la scuola e l’informazione a
capire l’impor tanza del patrimonio culturale
del paese e dei luoghi dove vivono. Sanno
tutto di calcio e di tennis, comprese classifiche e regolamenti a memoria, ma non hanno
la minima idea del valore di una raccolta
museale e di un agglomerato archeologico.
Ai tempi delle mie scuole medie l’ora di storia dell’ar te era un’ora di ricreazione, come
quella di ginnastica. Sono passati quasi
cinquant’anni: crede che oggi sia cambiato
qualcosa?”.
Napoli
Barumini
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
L ’ I N T E R V E N T O
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L ’ I N T E R V E N T O
IL MINISTERO PUBBLICIZZERÀ LE SOLUZIONI PIÙ INTERESSANTI
NEI PIANI DI GESTIONE
MOLTI ESEMPI REPLICABILI
di MANUEL GUIDO
Responsabile Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO
a Convenzione del Patrimonio
Mondiale rappresenta una delle
iniziative più conosciute e di
maggiore successo dell’UNESCO. Ne dà testimonianza il
numero dei beni fino ad oggi
iscritti nella lista: 812 siti di cui
628 culturali, 160 naturali e 24
misti. In Europa i siti sono complessivamente 376.
Le modalità d’attuazione della Convenzione hanno
registrato nel corso dei 33 anni trascorsi dalla firma
numerosi perfezionamenti, tenuto conto anche delle
difficoltà di gestione degli adempimenti collegati ad
un numero di siti in costante incremento. L’art. 29
della Convenzione, in particolare, prevede che gli
Stati parte presentino periodicamente un rapporto
sulla normativa, sulle misure adottate e sulle attività svolte per mettere in atto gli impegni assunti al
momento dell’iscrizione dei siti nella Lista del Patrimonio Mondiale. Dopo un dibattito molto lungo in
merito alla definizione delle modalità per la raccolta
delle informazioni richieste, finalmente nel 1998 il
Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato le
decisioni in merito alla presentazione dei rapporti
periodici, approvando tra l’altro uno specifico format con le relative note esplicative.
Siena
Obiettivi del Rapporto periodico
Con la raccolta dei Rapporti periodici l’UNESCO
intende perseguire i seguenti obiettivi:
• acquisire dati in merito all’applicazione della Convenzione in ciascuno Stato parte;
• acquisire una valutazione sulla permanenza dei valori
che hanno consentito l’iscrizione dei beni nella Lista;
• acquisire informazioni aggiornate sui singoli siti per
registrare il loro stato di conservazione ed eventuali
cambiamenti rilevanti;
• fornire un meccanismo di cooperazione regionale e di scambi di esperienze ed informazioni
tra gli Stati.
Modalità e tempi di attuazione
Il Comitato del Patrimonio Mondiale, alla luce
della notevole complessità dell’intera operazione a
scala planetaria, ha scelto un approccio articolato
nel tempo e suddiviso per macro-aree, definite “regioni” nel linguaggio dell’UNESCO. Le Regioni sono
cinque: Stati Arabi, Africa, Asia e Pacifico, America
Latina e Caraibi, Europa ed America Settentrionale.
Il primo ciclo del Rapporto periodico dei siti iscritti
nella Lista del Patrimonio Mondiale è quindi iniziato
nel 2000 con il Rapporto degli Stati Arabi e si
concluderà quest’anno con il Rapporto dell’Europa
e dell’America Settentrionale. Un nuovo ciclo sarà
avviato nel 2006 e si concluderà nel 2012.
Contenuti del rapporto
Il Rapporto periodico si articola in due sezioni. Nella prima vengono presentate le modalità
d’attuazione della Convenzione da parte dei singoli Stati. Sono illustrate le disposizioni legislative e tutte le azioni sviluppate per identificare,
tutelare, conservare, valorizzare e gestire i beni di
valore mondiale, nonché tutte le iniziative mirate
alla conoscenza, formazione, sensibilizzazione e
cooperazione internazionale. La Sezione II si riferisce ai singoli siti iscritti e vi sono contenute le
informazioni aggiornate sullo stato di conservazione dei beni, e quindi sulla permanenza del loro
valore universale. Sono inoltre presentate notizie
sulla gestione (si chiede anche che venga accluso il piano di gestione), sui rischi e sui sistemi di
monitoraggio dei beni.
Per coordinare il rapporto periodico a livello
nazionale, è stato richiesto ad ogni Stato di nominare un “national focal point” per il patrimonio
culturale ed un altro per il patrimonio naturale.
In Italia si sono individuati i due nominativi tra
i rappresentanti del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e del Ministero per l’Ambiente e
la Tutela del Territorio nel Gruppo di lavoro interministeriale per la Lista del Patrimonio Mondiale
dell’UNESCO.
Attività svolta ed attuale stato d’avanzamento
Nel nostro Paese il Rapporto periodico e
tutte le attività connesse sono state presentate
nel corso della I Conferenza Nazionale dei Siti
italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO svoltasi a Noto nel maggio
2003. Da quel momento i diversi responsabili
dei siti hanno iniziato ad attivarsi per dare
un’adeguata risposta alle richieste dell’UNESCO. Per quanto riguarda la Sezione I, il lavoro
di redazione è stato curato dal Ministero per i
Beni e le Attività Culturali e dal Ministero per
l’Ambiente e la Tutela del Territorio in collaborazione con l’ICOMOS Nazionale Italiano. Come
previsto dal calendario, questa Sezione è stata
trasmessa a Parigi nel dicembre 2004. Il Centro
del Patrimonio Mondiale nel gennaio 2005 ha
quindi iniziato la fase di valutazione dei format
pervenuti in collaborazione con l’ICOMOS e
l’IUCN internazionali. Dato l’alto numero di beni
iscritti per l’’Europa, per agevolare il lavoro degli esperti chiamati a svolgere il lavoro è stato
deciso di suddividere la “Regione” in cinque
sub-regioni: Europa Settentrionale e Baltica, Europa occidentale, Europa Mediterranea, Europa
Centrale e Sud-orientale, Europa Orientale. In
particolare, per quanto ci riguarda più da vicino,
nella sub-regione del Mediterraneo sono stati
inclusi i seguenti 11 paesi: Portogallo, Spagna,
Andorra, Italia, San Marino, Santa Sede, Malta,
Grecia, Cipro, Turchia e Israele. Con il
16
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
L ’ I N T E R V E N T O
coordinamento della dott.ssa Mechtild Rossler,
Responsabile dell’Europa presso il Centro del
Patrimonio Mondiale, sono stati costituiti piccoli
gruppi di lavoro per ciascuna area. Per la nostra
sub-regione, il gruppo è costituito dalla prof.ssa
Katri Lisitzin dell’Università di Upsala (Svezia) e
dallo scrivente. Sulla base dei rapporti presentati dai singoli Stati, si è provveduto alla redazione di un rapporto sub-regionale per il Mediterraneo in cui, a conclusione, sono evidenziati
elementi di debolezza e punti di forza comuni
ai diversi paesi esaminati. Questo documento è
stato quindi inserito nel più articolato rapporto
sulla Sezione I dell’Europa presentato (ma non
discusso) alla XXIX Sessione del Comitato del
Patrimonio Mondiale svoltasi lo scorso luglio a
Durban (Sud Africa).
Dopo la prima illustrazione della Conferenza
di Noto, nel settembre 2003 è stato trasmesso
ai rappresentanti dei siti italiani il format della
Sezione II. Nei mesi successivi è seguita una
serie di incontri a Roma con i referenti dei siti
suddivisi per tipologie: presso il Ministero per
i Beni e le Attività Culturali (monumenti isolati,
grandi centri storici, centri storici medi, siti
archeologici, paesaggi e siti seriali) e presso il
Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio
(sito naturale). Durante tali riunioni sono stati
illustrati e discussi i diversi capitoli in cui si articola il format. Ulteriori incontri si sono svolti a
livello dei singoli siti ed anche in occasione della
II Conferenza Nazionale dei Siti italiani iscritti
nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, svoltasi a Paestum nel maggio 2004. Al
momento in cui si scrive (settembre 2005) si
sta completando il lavoro di redazione curato da
ciascun sito. Entro il 30 ottobre dovranno perve-
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
17
L ’ I N T E R V E N T O
nire alla sede del Centro del Patrimonio Mondiale
i format completati e quindi si avvierà la fase di
valutazione dei rapporti dei singoli siti sempre
per aree sub-regionali, in analogia a quanto fatto
per i rapporti predisposti dagli Stati. Un primo
incontro degli esperti incaricati della redazione
del rapporto conclusivo si svolgerà a Berlino nel
prossimo mese di novembre.
Aquileia
Ulteriori fasi in programma
L’intero rappor to dell’Europa (Sezione I e
Sezione II) sarà presentato e discusso nella
XXX Sessione del Comitato del Patrimonio
Mondiale che si svolgerà a Riga (Lettonia)
nel luglio 2006. In quella sede, sulla base dei
dati acquisiti e delle valutazioni degli esper ti,
saranno formulate specifiche raccomandazioni
agli Stati par te e saranno prese decisioni sulle
politiche generali per la Regione. Si tratta
quindi di indicazioni che cer tamente avranno
impor tanti ricadute per le future azioni da intraprendere nei siti.
Per noi italiani, anche a causa del grande
numero dei siti iscritti nella Lista, la stesura
del Rappor to ha costituito un’impor tante occasione per la raccolta di informazioni e dati
di grande interesse in materia di conoscenza,
conservazione, valorizzazione e gestione del
patrimonio culturale. Il Ministero per i Beni
e le Attività Culturali intende diffondere tale
lavoro attraverso la pubblicazione delle più interessanti iniziative ed esperienze sviluppate in
ciascun sito. Dopo il 30 ottobre si aprirà quindi
una nuova fase d’incontri per organizzare le
necessarie collaborazioni con i referenti dei
siti in vista del perseguimento di tale ulteriore
obiettivo.
18
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
19
UNA SCIAGURATA CLASSIFICAZIONE
NEGA A MOLTE CITTÀ D’ARTE QUALSIASI INTERESSE TURISTICO
FIGLI DI UN DECRETO MINORE
di SERGIO GESSI
ero. E’ quanto valgono in termini turistici, secondo il ministero dell’Economia, città
come Siena, Urbino e Porto
Venere e un’altra ventina di
luoghi di analogo fascino e
di assoluto rilievo del nostro
paese. Nella primavera dello
scorso anno, inorridita, l’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unesco, compatta ha
levato la voce per contestare quel che, a logica,
considera un’assurdità. Si è trattato di una presa di posizione convinta, che ha visto allineati
gli associati, a prescindere dagli orientamenti
politici che contraddistinguono le giunte che
amministrano i rispettivi territori: una protesta
attorno alla quale si è registrato l’interesse della
stampa nazionale, senza, però, che ciò abbia
scalfito le certezze ministeriali.
Ha scritto, in proposito, il “Sole 24 ore” che
“nel rivedere gli studi di settore per il comparto
turistico-alberghiero il ministro dell’Economia
ha escluso dall’elenco dei Comuni a vocazione turistica buona parte dei centri italiani più
noti nel mondo”. Lo stesso articolo segnalava
l’intenzione delle Regione Emilia-Romagna di
sollevare dinnanzi alla Consulta una eccezione
di costituzionalità del decreto e riportava la durissima presa di posizione di Italia nostra “che
ha espresso sgomento e indignazione per un
provvedimento che, per motivi probabilmente
elettorali, compie un atto di disprezzo così
profondo nei confronti del nostro patrimonio
artistico e culturale”. In pratica, secondo l’interpretazione suggerita da Italia nostra - spiegava
l’autore del pezzo pubblicato dal Sole, Vincenzo
Chierchia - il governo avrebbe ceduto alla logica del baratto: dequalificazione in cambio di
“controlli fiscali blandi, se non inesistenti, nelle
tantissime città della fascia 1”.
Diversamente, apparirebbe oscura la ratio
che ispira il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 18 marzo 2004, attraverso il quale vengono individuate le “aree
territoriali omogenee delle attività turisticoalberghiere”. Secondo il decreto, firmato da
Giulio Tremonti, siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale (è il caso di Matera, Siena,
Ferrara, Vicenza, San Gimignano, Tivoli, Por to
Venere, Caser ta, Capriate San Gervasio, Barumini, Padula, Torre Annunziata, Aquileia,
Andria, Palazzolo Acreide, Urbino), come
pure altri luoghi di indiscutibile e riconosciuto
pregio (quali, ad esempio, Pisa, Lucca, Mantova, Parma, Todi, Orvieto, Spoleto, Anacapri)
non hanno “alcuna caratteristica attrattiva nei
confronti dei flussi turistici, non possedendo
né par ticolari beni di interesse storico, culturale e ar tistico, né elementi di interesse
paesaggistico-ambientale”.
Al riguardo, nel documento di Tivoli del 29
aprile 2004, l’Associazione delle città Unesco,
ha definito “sconcertante e inaccettabile
la
classificazione
operata dal decreto”.
Ha inoltre espresso
disagio per il “danno
di immagine” che ne
deriva, in particolare
supponendo che un
tale ordinamento, “gravemente fuorviante”,
possa essere assunto
a riferimento da osservatori stranieri, magari
indotti, in assenza di
una conoscenza diretta, a prestarvi fede,
data l’autorevolezza
della fonte.
Fra i soci è anche
affiorata la preoccupazione che i discutibili studi di settore che
stanno alla base del decreto possano essere
presi a modello per “eventuali futuri ripar ti
finanziari”, con il rischio di penalizzazioni per
le città impropriamente classificate.
Il dibattito assembleare, e quello che ha
accompagnato la pubblicazione della notizia
sulla stampa, non ha ovviamente trascurato
l’aspetto contraddittorio della vicenda: il beneficio indiretto che gli operatori economici
delle realtà in questione di fatto possono trarre
in termini di controlli e agevolazioni, essendo
paradossalmente considerati soggetti attivi in
contesti scarsamente sviluppati. Ma anche in
questo caso l’indicazione è stata netta: “L’assemblea ritiene che una corretta riclassifica-
zione, rispettosa della
realtà dei fatti, non
debba in alcun modo
costituire ragione di
penalizzazione per gli
operatori economici
e turistici dei territori
considerati, condividendo la necessità di
addivenire a forme di
agevolazione fiscale
che favoriscano la
conquista di nuovi
segmenti di mercato
da par te del settore
turistico-alberghiero”.
Il
documento
lanciava una proposta
concreta, valida per
Cinque Terre • Riomaggiore
“tutti i siti Unesco,
compresi quelli (Verona, Padova, Torino e Napoli) impropriamente
inclusi nella categoria 4 definita dal medesimo
decreto”: la richiesta, ancora sul tappeto, è la
creazione di un unico “gruppo di eccellenze”,
che faccia giustizia delle peculiarità e del
valore dei luoghi in esso ricompresi e che, al
contempo, salvaguardi gli operatori “dal punto
di vista dell’assetto tributario”.
La proposta è rimasta fino ad ora inascoltata. Ma sino a quando si potrà tollerare
il paradosso di vedere considerati alcuni dei
gioielli che tutto il mondo ci invidia come
luoghi privi di alcun interesse? Vorrà il ministro Tremonti, ora che ha ripreso titolarità
del dicastero, porre rimedio alla precedente
“svista”?
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
R E P O R T A G E
Stupa buddista di Bauddhanath
CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
NEPAL, QUATTRO GIOIELLI
IN CIMA AL MONDO
Ma incombono inquinamento e sviluppo selvaggio
di LUCA ROSSATO
isteso lungo le vette più
alte della catena dell’Himalaya, il Nepal è una terra
dal fascino senza tempo,
un paese dalla storia antica e ricca di etnie dalle
sofisticate culture. Questo
territorio collocato tra le
fertili pianure dell’India e il desertico altopiano
tibetano ha una movimentata storia che gravita
attorno alle tre ex città stato di Kathmandu, Patan
e Bhaktapur; proprio il clima di competitività tra
questi centri ha portato nei secoli ad una fioritura
artistica senza pari nella regione himalayana.
Il patrimonio culturale del sito è rappresentato da sette gruppi di edifici e monumenti che
mostrano in tutto il loro splendore le conquiste
artistiche attraverso le quali la valle è famosa
in tutto il mondo. Le sette zone monumentali
includono le tre piazze delle principali città,
Kathmandu, Patan e Bhaktapur, i due templi buddisti di Swayambhunath e Bauddhanath e i due
complessi induisti di Pashupatinath e Changu
Narayan. L’area non è solo ricca dal punto di vista
architettonico o artistico ma è l’esempio vibrante
di una cultura artigianale e di pratiche religiose
che compongono un patrimonio intangibile tra
i più ricchi al mondo e che ancora oggi sono
testimonianza dell’antico modo di vivere delle
persone della valle.
Il sito UNESCO Valle di Kathmandu è stato
inserito nella lista del patrimonio mondiale nel
1979 ma fin dai primi anni Ottanta lo sviluppo
economico e la pressione demografica ne hanno
minacciato l’integrità. L’autenticità del sito è stata
danneggiata attraverso demolizioni e ricostruzioni delle case più antiche , in particolare del
periodo dei re delle dinastie Malla e Shah. (dal
XV al XIIX secolo) delle quali rimangono solo
pochissimi esemplari. Le illegali demolizioni e le
relative ricostruzioni di edifici in cemento armato
hanno portato in numerosi episodi alla distruzione della scena urbana e del contesto nel quale si
inseriscono i principali monumenti.
A partire dal 1993 l’UNESCO ha espresso in
diverse occasioni particolare preoccupazione per
lo stato di conservazione del patrimonio della valle ma solo dopo dieci anni di ripetute missioni di
valutazione, nel 2003 ha deciso di iscrivere il sito
nella lista del patrimonio mondiale in pericolo.
In attesa di valutare la possibilità di escludere
la Valle di Kathmandu dalla World Heritage List,
UNESCO e ICOMOS, per tentare di salvare l’eredità culturale rimasta, stanno lavorando
22
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
R E P O R T A G E
Kathmandu - corte abbandonata
alla realizzazione di un piano di gestione che
tenga in considerazione le significative differenze
tra le sette zone monumentali.
Le principali minacce individuate sono state
l’elevato tasso di crescita della popolazione, il
significativo aumento dell’inquinamento, il rapido
sviluppo economico, gli stravolgenti cambiamenti sociali e l’inadeguatezza delle nuove costruzio-
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
R E P O R T A G E
ni ai rischi derivanti da un possibile terremoto
(terribili sismi hanno distrutto le città nepalesi in
secoli di storia, ultimo dei quali nel 1934).
Occorre precisare che il patrimonio in pericolo non è composto dalle decine di templi e
dagli altri siti religiosi, i quali anzi godono di uno
stato di salute forse migliore di quello del 1979,
bensì dalle migliaia di case private che sfuggono
al controllo del Dipartimento di Archeologia della
capitale (DoA) incapace di porre limite ad un’erosione che è avanzata negli anni di pari passo col
progresso e lo sviluppo economico.
Uno dei principali problemi da affrontare è
senza dubbio la mancanza di consapevolezza
nella popolazione dell’immenso valore delle case
tradizionali: finestre in legno intagliato, porte
secolari lavorate dai migliori artigiani della valle
sono solo alcune delle caratteristiche che contribuiscono a rendere unico questo patrimonio
I quattro siti UNESCO del Nepal
Parco nazionale di Sagarmatha (N, criterio III) 1979.
In un paesaggio di imponenti montagne, comprendente la più alta vetta del mondo, l’Everest (8.848 m), il parco
tra ghiacciai e valli profonde ospita specie rare come il leopardo delle nevi e il panda minore. La presenza degli
Sherpa che hanno sviluppato qui una cultura originale aumenta l’interesse del sito.
Valle di Kathmandu (C, criteri III,IV,VI) 1979.
Nel luogo d’incontro delle grandi civiltà asiatiche sette gruppi di monumenti Induisti e Buddusti e i tessuti residenziale delle tre principali città della valle mostrano l’arte Nepalese al suo apogeo. Tra i 130 monumenti venerati
dai due gruppi religiosi si trovano templi, santuari, giardini e luoghi di pellegrinaggio.
Parco nazionale Royal Chitwan (N, criteri II,III,IV) 1984.
Ai piedi dell’Himalaya, è uno dei pochi luoghi incontaminati della regione del Terai, posta tra l’India ed il Nepal.
La flora e la fauna sono particolarmente ricche: il parco ospita una delle ultime popolazioni di rinoceronte asiatico e
costituisce rifugio per rari esemplari della tigre del Bengala.
Lumbini, luogo di nascita di Bouddha (C, criteri III,VI) 1997.
Siddharta Gautama, il Bouddha, è nato nel 623 A.C. all’interno del giardino di Lumbini divenuto presto meta di
pellegrinaggio e di commemorazioni. Il sito attualmente è un luogo di accoglienza per visitatori che vogliono ammirare
le prime tracce del buddismo e quelle della nascita di Bouddha.
23
Kathmandu - Centro città
storico. Purtroppo la necessità di nuovi spazi
abitativi e gli stili di vita importati dall’occidente
hanno portato queste abitazioni ad essere considerate inadatte alle moderne esigenze. Se a
questo sommiamo la totale impossibilità della
pubblica amministrazione, per mancanza di fondi
e capacità, di fornire supporto tecnico per il restauro ai proprietari otteniamo come risultato una
città in mano a speculatori edilizi che attendono
il progressivo deterioramento degli edifici storici
per rimpiazzarli con altri moderni, di dubbio gusto architettonico e completamente fuori scala
rispetto al contesto circostante. Sono così nati
in pochi lustri autentici mostri di 7 o 8 piani in
cemento armato che svettano tra le antiche case
tradizionali di 2 o 3 piani ormai in netta minoranza. In questa piccola Manhattan Nepalese non è
più possibile contemplare lo skyline cittadino,
come si faceva un tempo, per scorgere le torri
dell’antico palazzo reale o i templi più importanti
costruiti nei luoghi più elevati della città. Contenitori per l’acqua, parabole televisive e insegne
pubblicitarie deturpano la scena urbana e la
tranquillità dei vecchi cortili delle case a corte è
ormai irreparabilmente danneggiata da divisioni
interne illegali o da nuove costruzioni affamate di
prezioso spazio edificabile.
Se in città come Kathmandu Bhaktapur e
Patan la situazione è critica, non va certo meglio
nelle zone monumentali buddiste di Bauddhanath
e Swayambhunath, dove l’atmosfera bucolica
degli anni 70 è stata ormai sostituita da un dilagante sprawl urbano che sta intaccando anche
quel patrimonio intangibile fatto di tra-
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
R E P O R T A G E
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R E P O R T A G E
con le culture locali sarà possibile proteggere
siti dal valore inestimabile in questi paesi. La
popolazione deve essere consapevole del valore
del proprio patrimonio e soprattutto che un suo
eventuale restauro è possibile e non più costoso
rispetto ad una totale ricostruzione con tecniche
moderne.
Occorre lavorare ad una conservazione per
la fruizione degli edifici storici da parte dei cittadini e non ad una conservazione per la mera
conservazione. La costituzione di siti museo,
cristallizzati ed economicamente insostenibili,
porterebbe alla perdita di questa eredità mondiale per sempre.
Luca Rossato è architetto e durante il conseguimento del master in Urban and Regional
Planning in Developing Countries presso lo IUAV,
università di Venezia, ha collaborato per tre mesi
con la sede UNESCO di Kathmandu. In Nepal ha
portato a termine una missione di valutazione dello
stato patrimoniale della valle coordinata dal World
Heritage Centre di Parigi. Nel corso dei rilievi sono
stati censiti più di 1500 edifici ed intervistate 300
famiglie residenti nelle abitazioni storiche allo
scopo di capire l’entità dell’erosione del patrimonio e le cause che l’hanno determinata.
Kathmandu - Palazzo reale
dizioni e usanze che per secoli hanno scandito
il passare del tempo nella vita quotidiana della
popolazione.
Senza il riconoscimento della perdita di questi
valori non è possibile proteggere quelli rimasti,
la sostituzione del patrimonio antico con quello
moderno sarà inarrestabile e probabilmente solamente i monumenti principali resisteranno ai
colpi inferti dal progresso e dai nuovi stili di vita.
Gli antichi edifici della valle di Kathmandu
sono come spugne intrise delle tradizioni culturali di un popolo che ha saputo distinguersi per le
elevate capacità artigianali; come testimonianza
dello splendente passato l’ampio patrimonio
nepalese deve costituire per le nuove generazioni uno stimolo a cui guardare con orgoglio
e speranza per il futuro di questa nazione in un
momento così delicato della propria storia.
Dal caso di Kathmandu e dei tesori sparsi
all’interno della sua valle non possiamo solo
trarre considerazioni negative: è ed è stato un
utile insegnamento su come il patrimonio culturale tangibile ed intangibile, nei paesi in via di
sviluppo, sia soggetto a dinamiche e fenomeni
che possono sfuggire ai modelli di gestione
occidentali.
Solo se l’UNESCO e gli altri attori impegnati
sul campo riusciranno a interagire al meglio
Kathmandu - casa a cor te
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
ANCHE LA CITTÀ SICILIANA NELLA WORLD HERITAGE LIST
SIRACUSA C’È
di INGRID VENEROSO
he l’Italia sia un paese dalle
incredibili risorse ar tistiche
e culturali è cosa nota a
tutti, che siano ben 40 i siti
Italiani iscritti nella World
Heritage List dell’ UNESCO
lo è forse meno, che fra
questi l’ultimo arrivato sia il sito dell’area di
Siracusa e Pantalica è una novità per molti.
Il 15 Luglio scorso a Durban, Sud Africa,
nel corso della 29sima sessione del Consiglio Permanente dell’UNESCO, la città di Siracusa e l’area delle vicine necropoli rupestri
di Pantalica sono state insignite dell’ambito
riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”,
aggiungendosi così agli oltre 800 siti presenti
in tutto il mondo.
La colonia di Siracusa , sor ta sui territori
in cui Pantalica si era in precedenza sviluppata, fu il più impor tante centro della cultura
greca del Mediterraneo, primeggiando su
Car tagine e Atene e legando il proprio nome
ad impor tanti figure dell’ar te e del pensiero
dell’antichità: Pindaro, Eschilo ed Archimede.
Di speciale significato è la motivazione
che ha seguito la proclamazione: “La stratificazione umana, culturale, architettonica ed
ar tistica che caratterizza l’area di Siracusa
dimostra come non ci siano esempi analoghi
nella storia del Mediterraneo: dall’antichità
greca al barocco, la città è un significativo
esempio di un bene di eccezionale valore
universale”.
L’iscrizione di Siracusa e Pantalica alla
World Heritage List è anche una conferma
dell’apprezzamento del Consiglio UNESCO
per la metodologia italiana nella redazione
dei piani di gestione, tesa a salvaguardare
gli interessi ambientali, culturali, economici e
sociali della aree candidate a diventare patrimonio dell’umanità.
In questo numero vogliamo dunque presentare ed omaggiare questi luoghi tanto
preziosi, augurandoci che il rinomato riconoscimento renda tutte queste aree accessibili
e fruibili a chi è sempre alla ricerca di cose
speciali.
Siracusa dal satellite
27
“ALLA PARI CON ATENE,
PIÙ CELEBRE DI CORINTO,
PIÙ COLTA DI ALESSANDRIA”
di GIANBATTISTA BUFARDECI
Sindaco di Siracusa
envenuti a Siracusa, Patrimonio dell’Umanità.
Sulla r upe bianca
giunsero dai due mari.
Siracusa, punto di arrivo, approdo alla fine di
un viaggio intrapreso
altrove, supera la metropoli, per potenza politica e per potenza
militare, per sviluppo economico e per
pluralità di ar te e cultura.
E’ l’inizio di un percorso che ne fa un
passaggio cr uciale nella storia antica e, di
rimando, nella storia della modernità.
Siracusa sceglie, guardata da Apollo, la
ricchezza, fondandosi su una città plurale
nello spirito e nella terra, Or tigia - Akradina - Neapolis - Tike - Epipoli - l’antica
pentapoli destinata a restare nella memoria
di Occidente come simbolo di ineguagliabile eccellenza.
Alla pari con Atene con la quale condivide la ragione e la saggezza, la fecondità
e il calcolo, più celebre di Corinto, più colta di Alessandria, segnata dalla singolarità
del paesaggio urbano e dalla varietà del
patrimonio culturale.
Oggi, a noi, moderni guardiani, il compito di custodire un patrimonio archeologico e monumentale unico al mondo.
Il compito di accogliere chi sceglie Siracusa con ser vizi degni di una tradizione
lunga tremila anni.
L’intera città è l’unico sito italiano inserito nella World Heritage List, patrimonio
dell’ umanità tutelato dall’Unesco.
Per recuperare una dignità antica e moderna, per dare a queste pietre che rimandano il respiro dei secoli amore e
Siracusa • San Giovanni alle Catacombe
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
cura, passione e orgoglio.
E’ ancora una volta la colonia che supera la metropoli e che dalla r upe bianca
diffonde la sua luce e il respiro, lungo
i secoli e nei secoli a venire, passaggio
cr uciale della storia antica e della storia moderna, destinata a rimanere nella
memoria d’ Occidente come simbolo di
ineguagliabile eccellenza.
Per continuare a disegnare negli scenari del mondo e nella sfida della modernità,
il cielo sopra Or tigia e sopra Siracusa.
“Ogni pietra di questa profonda e
composita città, rimanda ogni suo nome
e luogo, echi dell’antica storia come i
Siracusa
29
bisbigli dentro il labirinto dell’Orecchio di
Dionisio”.
A Siracusa, punto di arrivo, approdo
alla fine di un viaggio intrapreso altrove.
Eletta oggi come ieri luogo ideale del
Mediterraneo, segno primario di quel patrimonio visibile e invisibile che rinasce e
feconda in terra di Sicilia.
Una riconquista culturale che si presenta al proscenio del mondo come le
antiche Siracuse onorando i sacri vincoli e
il respiro dei secoli.
Benvenuti viaggiatori.
Siracusa • Teatro greco
30
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
31
INTERVISTA A MAURIZIO QUAGLIUOLO,
COORDINATORE GENERALE DI HERITY
UN CERTIFICATO DI QUALITÀ
PER I SITI UNESCO
di FAUSTO NATALI
a richiesta di qualità sale
pressante da ogni settore della società. Ad una
competitività sempre più
esasperata che costringe
ad un confronto con i grandi
numeri dei paesi emergenti,
l’Italia non può che opporre
la sua dote migliore: la qualità. Qualità di beni
e servizi, di uomini e territori, di prodotti e
mestieri. Il futuro del nostro Paese è racchiuso
nella capacità di attingere a questa ricchezza
per farne la chiave di volta di una strategia di
sviluppo durevole e sostenibile.
La certificazione può rappresentare uno
strumento molto utile ad utenti e consumatori
per districarsi fra le innumerevoli proposte di
qualità, non tutte e non sempre all’altezza di
quanto dichiarato. Per cercare di fare chiarezza
in questo delicato settore abbiamo intervistato
Maurizio Quagliuolo, il coordinatore generale
di Herity (unione di Heritage e Quality), l’organizzazione internazionale che nel 2003 ha
stipulato con la Commissione nazionale italiana
per l’Unesco un accordo per la valutazione dei
siti italiani iscritti nella Lista del patrimonio
mondiale. La certificazione Herity rappresenta
una proposta metodologica che può agevolare
l’amministrazione del patrimonio culturale misu-
randone la capacità di gestione, ma è opportuno
precisare, per non ingenerare equivoci, che non
costituisce elemento necessario per l’iscrizione
alla Lista dei siti patrimonio dell’Umanità e che
la sua mancanza non inficia la permanenza nella
Lista di un sito già iscritto.
L’Italia è stata scelta quale paese pilota per l’introduzione della Certificazione
Internazionale di Qualità nella Gestione del
Patrimonio Culturale, in particolare mondiale,
realizzata da Herity. Di cosa si tratta?
Si tratta di uno strumento che attraverso
l’utilizzo di una serie di parametri scientificamente accettati effettua una valutazione periodica dei siti culturali, fra cui quelli iscritti nella
Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il bersaglio Herity
Herity, in questo modo,
fornisce una informazione globale sullo stato di un bene culturale
e incoraggia i gestori
dei beni a valorizzare
e conservare ancora
meglio il patrimonio di
cui sono responsabili.
L’applicazione pilota in
Italia è un diritto-dovere che essa esercita
nei confronti del mondo
intero per la concentrazione di beni, la lunga tradizione nel settore, la
qualità, appunto, delle sue esperienze. Se è vero
infatti che siamo responsabili diretti di questo
tesoro, è altrettanto vero che il conservarlo,
migliorarlo e trasmetterlo, e aiutare gli altri a
farlo, deve andare a beneficio di tutta la società,
dentro e fuori delle nostre frontiere.
Dottor Quagliuolo, c’è veramente bisogno
di un ennesimo certificato? Non è sufficiente
il gradimento dei visitatori, e il loro conseguente afflusso, a determinare la qualità di
un sito?
L’afflusso dei visitatori è un “falso dato”.
Troppo spesso un visitatore, turista o residente
che sia, si reca in un sito senza preventiva
informazione, seguendo l’informazione di un
ente pubblico oppure su suggerimento di una
guida, o di un catalogo, che normalmente
indica solamente un livello di interesse del
tipo “vale il viaggio”, “merita una deviazione”,
“interessante”. Herity crede che sia possibile
migliorare con costi contenuti l’informazione,
al fine di sostenere lo sforzo di conservazio-
ne e di rispetto dei
responsabili mediante
il coinvolgimento del
pubblico, ottenendo al
tempo stesso migliori
servizi al turista e
nuove oppor tunità di
business. Il sistema
Herity, nato per il
pubblico, si è rivelato
un valido suppor to
decisionale per ammiSiena
nistratori, responsabili
dei siti, stakeholders.
Il Patrimonio culturale conserva un retaggio
del passato che aiuta a immaginare il futuro,
ma soprattutto consente, con adeguati interventi, crescita culturale e sviluppo sociale;
quest’ultimo, anche con riguardo agli aspetti
occupazionali ed economici. E può essere
veicolo, se non di pace, almeno di comprensione. Tutto ciò, trattandosi di un risorsa delicata, è possibile se riusciamo a bilanciare la
conservazione del patrimonio culturale con il
suo uso. Coinvolgere il pubblico nel processo
significa avere una formidabile oppor tunità di
successo. A sua volta il coinvolgimento del
pubblico richiede accuratezza dell’informazione. L’accuratezza dell’informazione migliora
la conoscenza dello stato di un monumento,
anche da par te degli addetti ai lavori. E’ qui la
differenza di Herity: nasce appositamente per il
Patrimonio Culturale e raccoglie il meglio delle
cer tificazioni ISO come dei sistemi di TQM o,
cosiddetti, “Michelen Like”, quelli legati al gradimento dei visitatori, ma li supera. Infatti Herity è multi-dimensionale, in quanto
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
analizza e descrive quattro differenti dimensioni di un bene culturale; multi-scopo in quanto
orientato alle necessità del pubblico come dei
responsabili del sito e degli altri stakeholders;
multi-prospettiva, raggiungendo i suoi risultati
grazie al contributo di fonti diverse: l’autovalutazione dei responsabili, una valutazione
esterna e l’opinione del pubblico.
E in cosa consiste questo “sistema Herity”?
L’idea centrale di Herity nacque nel 1994: un
po’ come le stelle per gli hotel o le forchette per
i ristoranti, un sistema chiamato HGES (Herity
Global Evaluation System) misura le performances raggiunte nella gestione di beni culturali
indicandone l’esito in maniera visiva mediante
l’uso di un bersaglio.
Herity, attraverso il bersaglio, focalizza l’attenzione su quattro aree critiche: la rilevanza del
bene, il suo stato di conservazione, l’informazione trasmessa e i servizi offerti. Partendo da
quanto stabilito nella Risoluzione internazionale
del 1998 (il Patrimonio culturale costituisce la
memoria collettiva dell’Umanità, è una risorsa
non rinnovabile e una gestione di qualità dovrebbe essere orientata alla sua conservazione,
nel contesto di uno sviluppo sostenibile) Herity
definisce compatibile un intervento rispettoso
del contesto nel quale si va a collocare e sostenibile lo sviluppo possibile grazie a tale intervento quando diviene autonomo sostenendosi
economicamente.
A chi si affida Herity per la valutazione
dei siti?
Principi, criteri, sottocriteri, requisiti e indicatori di Herity sono il risultato di nove anni di
incontri di esperti del settore culturale (archeo-
logi, architetti, storici dell’arte, conservatori,
museologi, bibliotecari, archivisti ecc.), della
comunicazione, della organizzazione, del Total
Quality Management, delle istituzioni, del mondo aziendale, della legislazione e dell’economia
provenienti da 15 Paesi.
E con quali risultati?
Gli esiti della nostra valutazione sono: la
sintesi visiva del bersaglio, che distingue i
luoghi che hanno ricevuto la certificazione da
quelli che non l’hanno raggiunta; il rapporto,
che viene fornito al richiedente; l’introduzione di
un sistema di controllo che può essere agilmente governato dai destinatari; altre informazioni
specifiche. I risultati permettono, ad esempio,
ad un visitatore di scegliere di recarsi in un
luogo ben conservato e comunicato anche se
meno noto; fino a divenire strumento di misurazione delle perfomances dei piani di gestione,
mediante la verifica triennale; mentre gli amministratori apprezzano particolarmente la facilità
di individuazione a colpo d’occhio delle aree
nelle quali indirizzare i loro sforzi.
In che modo il visitatore può riconoscere
un sito da voi certificato?
All’entrata di ogni museo, monumento,
sito all’aperto, biblioteca, archivio, pubblico o
privato aperto al pubblico, il simbolo HERITY,
simile a un bersaglio, indica il livello raggiunto
relativamente a Rilevanza, Conservazione, Comunicazione e, Servizi offerti. Il riconoscimento
Herity viene attribuito per la durata di tre anni;
un sistema di controllo e rivalutazione ad ogni
scadenza verifica i livelli aggiornando il giudizio.
Il riconoscimento Herity può essere utilizzato
anche in Internet, sul materiale a stampa e in
qualunque altra attività legata alla visibilità del
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
beneficiario.
Quali sono i beni culturali che possono essere sottoposti alla certificazione di Herity?
Il sistema può essere applicato a musei,
monumenti, chiese, castelli, ville, palazzi, parchi e giardini storici, archivi, biblioteche, siti archeologici e loro reti o itinerari purché aperti al
pubblico, indipendentemente dall’appartenenza
storica, geografica o giuridica del bene.
A che punto è il vostro lavoro?
Nel 2002 Herity si è strutturato in un
comitato internazionale al quale afferiscono
localmente le commissioni nazionali. La commissione nazionale italiana è stata varata nel
2003, mentre nel 2004 è partito il lavoro sul
33
campo, che ha già certificato 30 ecomusei della
provincia di Torino. Dal 2005, a seguito di uno
specifico accordo di cooperazione, il sistema
viene applicato nei siti del Patrimonio mondiale poiché - riferiscono le parole di Francesco
Bandarin, Direttore del Centro del Patrimonio
Mondiale dell’Unesco - “le analisi della qualità
della gestione dei siti del Patrimonio Mondiale
condotte da Herity costituiscono un importante
contributo alla definizione e alla valutazione
delle politiche di conservazione condotte a
livello nazionale e locale e al miglioramento dei
servizi offerti al pubblico” al quale “il Centro del
Patrimonio Mondiale è lieto di offrire il proprio
sostegno”.
Napoli
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
35
IL PRIMO E UNICO TEMPIO INNALZATO
IN ONORE DEL MULTICULTURALISMO
UN NON LUOGO PER I NON NEMICI
di GIUSEPPINA MARMO
Vice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco
d Astana, la nuova capitale del Kazakistan, nel
cuore dell’Asia, sorgerà il
Palazzo della Pace. Lo ha
progettato Norman Foster
e avrà la forma di una piramide. L’architetto inglese
utilizza nei suoi progetti
forme assolute. Ad Astana ha scelto una piramide
dal sapore iniziatico. “È un luogo - spiega Foster - nel
quale l’unico riferimento possibile è che mancano
riferimenti e dove ogni tre anni si terrà un congresso
destinato a celebrare le diversità politiche, religiose
e culturali. Un emozionante mix sociale e funzionale
dove dovrebbe emergere una nuova mentalità tesa
alla pace”.
Un luogo non luogo, dunque. Il luogo giusto per
la Pace. La Pace è senza dimora, è u-topica.
Ebbene anche Castel del Monte è un luogo non
luogo. Anch’esso ha una architettura dalla forma
assoluta. La Puglia, dunque, possiede un posto nel
quale l’unico riferimento possibile è la mancanza di
riferimenti.
Castel del Monte è una solenne ed armoniosa
costruzione a pianta ottagonale con otto torri di forma
analoga in corrispondenza degli spigoli. Fu fatto erigere dall’imperatore Federico II di Svevia nel 1240 su
un colle solitario della Murgia nei pressi di Andria. Il
castello fu realizzato da maestranze locali, ma anche
Castel del Monte
da scalpellini e artigiani saraceni e nordici. Castel Del
Monte appare come il simbolo della potenza sveva, il
diadema imperiale che si staglia contro il cielo terso
e azzurro di Puglia. Vi si fondono in simbiosi perfetta
elementi dello stile romanico, arabo, normanno e
gotico. Su ciascuna facciata, compresa tra due torri,
si aprono due finestre: una monofora a tutto sesto
nel piano inferiore (tranne che in corrispondenza
delle due porte, anteriore e posteriore) e una bifora a
sesto acuto al piano superiore (tranne una trifora nel
lato che guarda verso Andria).
Il portale, di ispirazione classica e di impostazione gotica, è di breccia corallina di un bel colore rosa.
Esso è fiancheggiato da due colonnine che portano
alla sommità due leoni di stile romanico.
Il pianterreno consta di 8 sale trapezoidali con
decorazioni varie per i capitelli delle colonne e le
chiavi di volta delle crociere ogivali. Due portali, oltre
quello d’ingresso, danno accesso al pianterreno;
nella parte superiore si aprono sul cortile tre porte
finestre di breccia corallina finemente decorate.
Al piano superiore si aprono 8 stanze corrispondenti esattamente a quelle del pianterreno, nelle quali
sono evidenti la leggerezza e la raffinatezza dello stile
gotico. Le volte centrali sono sostenute da esili costoloni tristili riunite in un unico capitello a fogliame.
Questa la descrizione sommaria di un castello
di pietra. Ma Castel del Monte da sempre esercita
suggestioni tanto forti da porre molteplici
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
Venezia
interrogativi.
La perfezione architettonica, infatti, serba il
segreto della sua funzione e del suo significato.
Tempio laico innalzato dalla lungimirante visione di
Federico II di Svevia, imperatore del sacro Romano
Impero, in ossequio al multiculturalismo e alla pacifica convivenza tra i popoli, ha suscitato e continua
a suscitare l’interesse e la curiosità degli studiosi. Le
teorie sulle motivazioni che spinsero l’imperatore
a far erigere una così singolare costruzione sono
tante ed alcune, invero, affascinanti. C’è chi parla
semplicemente di residenza di svago e di caccia;
altri ipotizzano una sorta di laboratorio astronomico
nel quale si riunivano i matematici e gli astronomi
della corte di Federico per indagare sulle leggi del
firmamento; altri ancora di luogo dove venivano consumati riti esoterici ed iniziatici; e poi c’è chi lo indica
come sito strategico, con funzione di collegamento,
nel sistema difensivo svevo; chi lo pone in relazione
con le piramidi di Egitto e la Cattedrale di Chartres;
chi lo considera di pertinenza esclusiva dei Templari;
chi ritiene che abbia custodito e custodisca ancora il
Santo Graal. Qualcuno ha addirittura azzardato che
il castello sorge su una più antica residenza patrizia
romana di cui ricalcherebbe le forme.
Davvero originale l’idea, avanzata dal prof. Michele Palumbo, che il castello sia un labirinto catartico: “Castel del Monte, che nel proprio percorso offre
l’occasione di “dimenticare” una stanza, propone il
labirinto di quarto tipo (gli altri tre sono l’unicorsale,
il ciclomatico, l’arborescente), quello della dimenticanza. Diceva Jorge Luis Borges che dimenticare è
l’unica vendetta, è l’unico perdono. Castel del Monte
è, allora il castello della vendetta e del perdono di
ogni uomo: vendetta contro la perfezione, perché,
sebbene la cerchiamo, essa non si lascia trovare;
ma anche richiesta di perdono per l’audacia di aver
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
37
Lipari • Faraglioni
cercato la perfezione. Castel del Monte, castello del
dimenticare: le pietre e i sogni, per una volta, forse
raccontano la stessa storia”.
Al di là di tutte le congetture, non v’è dubbio,
però, che esso abbia un forte valore simbolico.
Appare da lontano con il suo caldo colore biondo e il
rosa prezioso della breccia corallina, come il diadema imperiale emblema di potere e di dominio, severo
e perenne nella sua imponenza materia.
Ma il maniero federiciano continua ad evolvere
nella sua funzione. A me piace proporlo, oggi, sulla
scia stimolante di Foster, come castello della Pace
per tutti i Popoli.
Castel del Monte, infatti, può essere a buon
diritto definito come il primo, e tuttora unico,
tempio innalzato in onore del multiculturalismo.
Se la sua localizazzione e la sua architettura sono
il risultato d’una vertiginosa e ancora oggi non
esaustivamente esplorata sommatoria sinergica
del patrimonio sapienziale ebraico, cristiano
e islamico, la sua finalizzazione non può non
ricomprendere l’ipotesi di “laboratorio del pensiero”, nel cui perimetro alimentare il confronto
tra culture differenti in funzione della congiunta
edificazione di un mondo migliore.
Jacques Le Goff ha scritto che l’Europa “ha saputo distinguere tra una povertà volontaria, che è una
virtù, e una povertà imposta, che è una disgrazia”,
traendo una constatazione che tanto più vale per
lo scacchiere mediterraneo; “è necessario ritrovare
l’equilibrio, che non può realizzarsi se non con
l’eliminazione delle disuguaglianze, delle ingiustizie
e prima di tutto della povertà”.
Di qui nasce la mia proposta di far diventare
Castel del Monte luogo della Pace per tutti i Popoli.
La mia idea è quella di eleggere Castel del
Monte luogo permanente per la Pace. Il concetto
è quello di esplorare le analogie e le interrelazioni
tra i Popoli del Mediterraneo nonché le suggestioni
artistiche e storiche dell’intreccio culturale fiorito
e costantemente in atto per poi esportarlo su un
piano più universale.
Concludo con un aforisma di Roberto Tagliaferri.
Egli dice: “Pace, paradosso e scandalo tra ciò che
vorremmo e ciò che ci fa paura perché appartiene a
tutti, anche ai nostri nemici”.
L’auspicio è quello che Castel del Monte diventi il
non luogo per i non nemici.
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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FAR PROGREDIRE LA TUTELA DEI BENI CULTURALI
OLTRE LA SALVAGUARDIA DELLE PIETRE ANTICHE
COSTRUIAMO LA LISTA
DEL PATRIMONIO IMMATERIALE
di CLAUDIO RICCI
Vice Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco
dal 1972, quando fu istituita la
“Lista del Patrimonio Mondiale” UNESCO, che si riflette sul
concetto di “Valore Universale”, di un bene storico artistico
o ambientale, senza trovare,
per fortuna (visto che questo
significherebbe la fine stessa
del concetto di cultura, che si fonda sul dubbio),
un’idea prevalente sul tema.
Se è difficile individuare e definire un bene
materiale “Patrimonio dell’Umanità” ancora più
complesso è dare una definizione di “Patrimonio
Immateriale”, che non si tocca con le mani ma
si vede nella “tradizione vivente di ogni giorno” e,
soprattutto, si sente nel proprio animo.
La Convenzione dell’UNESCO, per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale, approvata il 17 ottobre 2003, e che attende ancora la ratifica di molti
Stati, tra cui l’Italia, all’Articolo 13 “incoraggia i Paesi del Mondo ad adottare appropriate misure legali,
tecniche, amministrative e finanziarie affinché si
istituiscano dei Dipartimenti per la documentazione
del loro Patrimonio Culturale Immateriale e affinché
quest’ultimo venga reso più accessibile”. Inoltre
viene raccomandato di istituire “archivi e sistemi di
documentazione” nonché azioni tese a “identificare
e rivitalizzare il Patrimonio Immateriale”.
Nella sostanza sono due le raccomandazioni
principali: “identificare e catalogare” e, quindi, “rivitalizzare”. Ma cosa catalogare e rivitalizzare nonché
proporre nella nuova “Lista del Patrimonio Immateriale” per la quale il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali sta raccogliendo le prime candidature ?
La risposta è molto complessa. Per il momento
l’unico punto riferimento è, oltre alla Convenzione
del 2003 e la Lista attuale che parla di “riti, celebrazioni ed espressioni artistiche”, l’inserimento de
“l’Opera dei Pupi, di Mimmo Cuticchio in Sicilia”
(unico bene immateriale riconosciuto, per l’Italia,
nell’anno 2001) tra i pochi “Beni Immateriali” dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio Mondiale”.
Certamente le candidature molto particolari,
“autentiche” e legate strettamente alla tradizione
locale potrebbero avere le maggiori possibilità di
inserimento, ma oltre a questo bisognerà verificare
che ci sia ancora una “tradizione vivente” diffusa
che, con specifiche azioni, si possano ancora “conservare” e, con adeguate garanzie, trasmettere alle
generazioni future.
Il tema è molto interessante, anche sul piano
delle ricadute turistiche. Infatti secondo l’Organiz-
zazione Mondiale del Turismo (OMT), il turismo
culturale e ambientale sarà sempre più attratto da
“prodotti veri e poco costruiti” e quindi, nella sostanza, oltre che visitare beni culturali o ambientali
l’ospite chiederà di vivere, sempre più, “atmosfere”, “sensazioni” ed “esperienze” legate, appunto,
ai valori immateriali (come assistere ad una festa
storica, vivere una tradizione, vedere come si produce un prodotto tipico, essere coinvolti in un rito
tradizione, ecc.).
L’Associazione delle “Città Italiane Patrimonio
Mondiale UNESCO” verificherà l’opportunità di
dedicare qualche attenzione a questo importante
tema, magari proponendo l’organizzazione di una
“Seminario Nazionale sul Patrimonio Immateriale
Opera dei pupi siciliani
Italiano”, in modo da approfondire e discutere
l’argomento.
Nel frattempo muniti di carta, penna e macchina fotografica tradizionale (la multimedialità viene
sempre, e soltanto, dopo le idee e la tradizione) cominciamo a prendere nota dell’Immateriale, prima
che svanisca nel nulla insieme a chi lo conservava,
dentro il proprio animo, come “tradizione orale” o
“espressione artistica”.
Siena • Il Palio
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
D O S S I E R
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D O S S I E R
ATTIVITÀ ITALIANE
A SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO
ARCHEOLOGICO E ARTISTICO/2
er documentare e raccontare l’attività svolta dagli
esperti italiani in Iraq e, in
particolare, a Baghdad fra il
dicembre 2003 e il giugno
2004, Giovanni Curatola, docente di Archeologia e Storia
dell’Arte Musulmana, ha ideato e organizzato una
mostra fotografica che presenta gli interventi nei
settori dell’archeologia e nel recupero del Museo
Nazionale dell’Iraq, la più importante istituzione
locale. Le immagini di questa rassegna, oltre
350, sono la testimonianza di un lavoro prezioso,
di un lavoro di squadra, che ha visto diversi professionisti della tutela operare sul suolo iracheno
nel tentativo di salvaguardare i suoi beni culturali ponendoli al riparo dai danneggiamenti della
guerra con azioni mirate e interventi specifici.
Il professor Curatola è parte in causa. Egli
appartiene proprio a quel gruppo di specialisti
inviati a Baghdad dal nostro Ministero degli Affari
Esteri per occuparsi dei problemi riguardanti la
cultura dell’Iraq postbellico. Insegnante all’Università di Udine, nel corso di laurea in Conservazione dei beni culturali, conduce da diversi
anni una intensa attività di studio e di ricerca in
numerosi paesi del Vicino e Medio Oriente, del
Caucaso e dell’Asia Centrale (Turchia, Iran, Giordania, Siria, Egitto, Yemen, Tunisia, Libia, Russia,
Cina, etc.) con approfondimenti sui vari aspetti
delle arti orientali. Per il suo elevato grado di
specializzazione, unico islamista nella missione
italiana, Giovanni Curatola si è dedicato in maniera particolare alle testimonianze dell’arte e dell’architettura islamica mettendo la propria competenza al servizio di un paese dall’incomparabile
ricchezza storica purtroppo in serio pericolo. La
IRAQ, LAVORI
IN CORSO
di CLAUDIA SONEGO
sua presenza in Iraq coincide con l’ampliamento
del progetto di censimento dei siti archeologici e
di addestramento delle guardie archeologiche al
di fuori della provincia di Dhi-Qar [cfr. Siti n° 1] e,
in particolare, alla rimessa in funzione del Museo
Nazionale Iracheno di Baghdad con l’allestimento
del laboratorio di restauro e la formazione di
personale specializzato, in stretta collaborazione
con l’ambasciatore Mario Bondioli Osio e il ministro della cultura iracheno, Moufid Al-Jazairi.
La mia missione irachena - afferma Giovanni
Curatola - ha preso inizio nel dicembre 2003 e
si è protratta per sei mesi, fino al 28 giugno del
2004. Il referente per me è sempre stato Mario
Bondioli Osio, sostituto di Pietro Cordone dagli
Giovanni Curatola
inizi di ottobre 2003. Entrambi diplomatici di
carriera con importanti esperienze di gestione
in ambasciate d’Oriente, a loro era stata affidata
la conduzione del Ministero della Cultura dell’Iraq
nell’ambito dell’amministrazione provvisoria
(CPA). Una grande responsa- bilità da sostenere
in una situazione post
bellica.
L’aver conferito
all’Italia la gestione e la difesa del
patrimonio culturale iracheno, è da
collegare senz’altro
con la grande esperienza
maturata dal nostro paese
nella tutela dei beni culturali,
sia nel settore degli studi
storici, artistici ed archeologici che nel campo della
ricerca e del restauro,
senza
tralasciare
l’attività di contrasto
e
repressione,
portata avanti dalle Il leone di Tell-Harmal
forze
dell’ordine
specializzate. Ma ciò è da riferire anche all’antico
rapporto di collaborazione tra gli archeologi iracheni e quelli italiani, in particolare attraverso il
CRAST - Centro Ricerche Archeologiche e Scavi
di Torino.
Una figura di riferimento determinante per
una collaborazione concreta e proficua con noi
italiani è stato il ministro della cultura dell’Iraq
Moufid Al-Jazairi. Membro del partito comunista iracheno, uomo illuminato e aperto, è un
intellettuale laico dotato di grande fascino e
capacità. Va detto che i comunisti in Iraq hanno
avuto nel passato un ruolo di rilievo e i loro uomini migliori, laici appunto, ricordano da vicino
il nostro “Partito d’Azione” del dopoguerra.
Oltre al ministro - prosegue il professor
Curatola - vorrei ricordare Abdul Aziz Hamid,
direttore generale dello SBAH (State Board of
Antiquities and Heritage), Donny George, direttore del Museo Nazionale dell’Iraq e Burhan
Shakir, direttore generale degli scavi archeologici dello SBAH. Prezioso è stato il rapporto con
Butheyna M. Abdul Hossein, direttrice del
laboratorio di restauro. Durante la mia
permanenza ho avuto modo di fare
due incontri davvero significativi con Ismail Hjiara e
con Lamia Al-Ghailani,
grandi studiosi e archeologi iracheni di
nascita ma, rispettivamente, di passaporto americano
e
britannico.
Per citare altri
colleghi archeologi
posso fare i nomi di
Zeynab Bahrani della Columbia University di
New York (incontrata tra maggio e giugno) e,
soprattutto, di John Russell del Massachussets
College of Arts di Boston. Fra gli italiani sono
da ricordare l’architetto Alessandro Mrakic, per
il CRAST di Torino l’architetto Roberto Parapetti
e Paolo Battino, il personale dell’ICR (Istituto
Centrale del Restauro), il maggiore dell’Arma
dei Carabinieri Michele Facciorusso e, in qualità di coordinatore, Giuseppe Proietti, direttore
generale del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali.
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
D O S S I E R
Durante la mia presenza in Iraq, mi sono
occupato un po’ di tutto. La situazione, un’emergenza da pronto soccorso, lo richiedeva, indipendentemente dalle mie competenze.
Gli interventi più specifici hanno riguardato, in
ogni caso, le ricognizioni sui monumenti islamici
di Baghdad e del territorio, per verificarne lo stato
di conservazione e gli eventuali danneggiamenti
dovuti al conflitto e, quindi, valutare i possibili interventi di carattere conservativo. Nella lista delle
urgenze per le quali era necessario il reperimento
di immediati e cospicui finanziamenti, sono stati
inseriti i complessi monumentali di Ctesifonte
sulle rive del Tigri [antico capoluogo del regno
dei Sassanidi, conserva le rovine del palazzo di
Cosroe I (531-579 d.C.), con la sorprendente volta a botte (alta ca. 37 m. e larga 25) a copertura
di una grandiosa sala del trono]; Al-Kifl sulla riva
del fiume Eufrate [antica meta di pellegrinaggi
alla tomba del profeta Ezechiele, luogo santo
per ebrei e musulmani, conserva un minareto e
una moschea]; il minareto Al-Hadba di Mossul, a
nord dell’Iraq [è il famoso minareto della grande
moschea di Nur ad-Din, costruita sul luogo di una
precedente chiesa cristiana dedicata a S. Paolo,
equivalente iracheno della torre di Pisa] e la cittadella di Kirkuk, sempre nell’Iraq settentrionale.
A tutti questi va aggiunto il sito di Babilonia che,
però, rappresenta un caso a parte: il comando
statunitense, nell’aprile 2003, vi aveva insediato
una base militare, in cui, cinque mesi dopo, si era
stabilito anche un contingente dell’esercito polacco. In tutto circa duemila uomini. Per Babilonia
è stato chiesto ripetutamente lo smantellamento
della base e, d’accordo con gli iracheni, la costituzione di un comitato scientifico internazionale
per la valutazione dei danni inferti.
A Baghdad ho avviato un progetto di
schedatura informatizzata delle foto d’archivio
conservate presso il Museo Nazionale, che documentano le passate campagne archeologiche
in Iraq e i principali monumenti storici del paese,
prezioso repertorio iconografico di foto d’epoca
da mettere assolutamente al riparo da eventuali
perdite o rovine.
Al museo, gravemente danneggiato durante
il saccheggio dell’aprile del 2003, sollecitati
dall’urgenza del caso, è stata dedicata una particolare attenzione. Da un lato si è proceduto alla
riattivazione del laboratorio di restauro, con interventi di tipo strutturale (ripristino degli ambienti e
installazione di impianti idrici, elettrici, di condizionamento, ecc.), cui sono seguite forniture di materiali d’arredo e d’uso, preliminari alla messa in
funzione di una struttura operativa moderna per il
trattamento dei reperti in ceramica, pietra, avorio,
legno, metallo. Quindi, ha preso avvio la formazione del personale - in tutto quindici tecnici iracheni
- grazie anche alla presenza in loco di specialisti
dell’ICR e della Soprintendenza di Torino.
Si è lavorato sodo per consentire la parziale
riapertura di tre sezioni: la sala Assira, la sala di
Hatra e le sale islamiche, limitatamente a reperti
non asportabili, dove sono ospitate notevoli
opere d’arte, alcune delle quali davvero uniche
nel panorama ampio e complesso dell’arte
musulmana.
A questo punto vorrei riferire sul progetto di
addestramento del corpo di guardie archeologiche FPS (Facility Protection System), nato dall’esigenza di proteggere i siti archeologici con
attività di pattugliamento e ricognizione. Questo
gruppo speciale, in grado di dare l’allarme alla
polizia locale nel caso di saccheggio
Gli stucchi di Samarra
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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D O S S I E R
“ASSISI, UN LUOGO PRESCELTO ALLA CRESCITA DELL’UMANITÀ”
e scavo clandestino,
che somiglia nella
tipologia alle nostre
guardie giurate, ha
preso origine dalla
provincia di Dhi-Qar.
Lì, in particolare,
i Carabinieri per la
Tutela del Patrimonio
Culturale hanno compiuto notevoli sforzi
e una mole di lavoro
enorme per proteggere una delle regioni più
ricche di testimonianze archeologiche della Mesopotamia, distinguendosi davvero per l’operato
straordinario. Mettendo a disposizione la loro
esperienza, insieme al ministro Bondioli Osio,
che ha creduto fortemente in questo progetto,
essi hanno provveduto a istruire e formare le
guardie irachene per le quali sono stati richiesti
mezzi logistici e specifiche attrezzature (pick up
a quattro ruote motrici, mezzi radio e ricetrasmittenti con centrali di ascolto nelle stazioni di
polizia, armi leggere e pesanti).
L’impegno della missione italiana in Iraq è
proseguito fino alla fine di giugno 2004, poi,
in vista del cambio di governo, le condizioni di
sicurezza sono diventate proibitive e abbiamo
lasciato il Paese. Ma non abbiamo interrotto
il legame che ci unisce a quella terra. Per
proseguire il programma di addestramento
delle guardie archeologiche e dei restauratori
iracheni, infatti, ci siamo trasferiti ad Amman,
in Giordania.
In conclusione - afferma Giovanni Curatola
- posso dire che i rapporti con gli iracheni sono
sempre stati molto buoni. Le ragioni che hanno
determinato consenso
ed
apprezzamento
verso di noi sono da
individuare, senz’altro,
nella nostra disponibilità a comprendere e
condividere in maniera
solidale una situazione
drammatica. L’intervento culturale italiano
Restauratori al lavoro
in Iraq, si è rivelato
prezioso ed importante grazie alla professionalità e competenza del
personale specializzato nella protezione e nella
valorizzazione del patrimonio storico, artistico
e archeologico. Va detto che, a differenza degli
americani, che nella vicenda hanno avuto un
ruolo diverso, ed anche modalità operative
differenti, noi abbiamo avuto un contatto più
diretto. Siamo stati in grado di avviare e gestire
buoni rapporti interpersonali, basati sulla stima
reciproca, mostrando il rispetto e la pazienza
che sono necessari in determinate situazioni,
senza manifestare quei pericolosi atteggiamenti
di arroganza che nuocciono alle relazioni.
La nostra appartenenza al mondo occidentale, spesso diffidente nei confronti dell’Oriente
ed in generale convinto della propria superiorità
sul mondo arabo, non ci impedisce di rappresentare qualcosa di diverso, per tante piccole
e grandi affinità culturali che ci avvicinano al
popolo iracheno. Lo dimostra il fatto che al
Ministero della cultura gli iracheni chiedevano
di incontrare me, italiano, “e non gli americani”,
benché il collega americano presente sul posto
per gli stessi nostri motivi fosse una persona di
primissimo livello.
CODICI E ANTICHI VOLUMI
RACCONTANO
IL CAMMINO DEL MONDO
Parla padre Pasquale Magro direttore della biblioteca e del fondo antico del Sacro Convento
di FRANCESCO RASPA
l Beato Padre ammaestradella Biblioteca del Sacro Convento, patrimonio
va i frati a cercare nei libri
inestimabile a disposizione di tutti che, attraverso
non il valore materiale,
“Siti” e l’intervista al geloso custode di questa
ma la testimonianza del
straordinaria ricchezza, vogliamo far conoscere
Signore, non la bellezza,
ad un pubblico più ampio e selezionato.
ma il profitto spirituale. E
La storia documentata dell’Ordine Francescavolle che di libri ne tenesno, uno dei fattori fondanti della civiltà letteraria ed
sero pochi e in comune, a
artistica occidentale, ha il suo incipit con le prime
disposizione dei fratelli che ne avessero bisogno”
tre lettere indirizzate a Francesco da Onorio III, tra
(II Celano. 62).
il 1220 e il 1223.
Soltanto ad uno sguardo poco attento e poco
Padre Pasquale, ci pargeneroso nella ricerca, può
li della Biblioteca del Sacro
apparire incompleto il conConvento, conosciuta antributo che San Francesco
che come Centro di Docudi Assisi seppe dare, con
mentazione Francescana e
la predicazione, alla creadel suo valore aldilà della
zione di una cultura dedita
Basilica di San Francesco
allo studio ed alla passione
che la contiene.
per i libri, all’interno delLa Biblioteca del Sacro
l’Ordine Francescano.
Convento risale nel suo
Le parole di Francesco
primo nucleo al 1230, con
riportate nella Vita Secunla prima comunità religiosa
da di Tommaso da Celano
insediata nel primitivo
legittimano, de facto, la
conventino. Nel 1980 ha
fondazione dell’Archivio e
riaccolto, dopo
padre Pasquale Magro
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
120 anni di esilio il Fondo Antico che era passato,
prima con la dispersione dovuta alla soppressione
napoleonica e successivamente con l’alienazione
dei beni ecclesiastici in seguito al decreto Pepoli
del 1860, in mano all’Amministrazione Statale.
L’immenso patrimonio bibliografico di cui
è fornita, si contano circa 112.000 pezzi, ma
soprattutto la ricchezza di codici e volumi antichi
così numerosi e di tanto prestigio per rarità e
autorità, la erigono ad una delle biblioteche più
importanti in Umbria per la ricerca teologica,
oltreché storica.
Il Fondo Antico, eredità culturale e spirituale
dell’Ordine Francescano…
Il Fondo Antico è composto da circa 24600
pezzi di cui 709 manoscritti, 358 incunaboli, 3400
edizioni risalenti al secolo XVI (cinquecentine),
2930 documenti dell’archivio storico-amministrativo, 5000 documenti rappresentanti il fondo
musicale.
Una vera “reliquia” bibliografica è il codice
585, noto come il Palinsesto di Assisi.
Relativamente a San Francesco e al Suo Ordine è da ricordare il codice 338 che racchiude gli
scritti di San Francesco, il Cantico delle Creature,
il Coeremoniale antiquum fratrum Minorum, la
Vita Francisci versificata, la Vita Sanctae Clarae.
Ma il Fondo non è soltanto San Francesco,
vi sono custoditi quasi tutti i maestri sentenziari,
circa cento testi biblici, agiografici, liturgici e
giuridici, oltre ai classici latini opportunamente
analizzati e commentati.
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
Notevole il “Liber” di Angela da Foligno (ms.
342), un classico della mistica cristiana.
Il fondo musicale e l’archivio storico amministrativo, molto ricchi e corposi, rivestono
particolare importanza sia per il volume dei testi,
sia perché unitamente alla storia dell’arte e alla
medievalistica rappresentano i settori più frequentati dagli studiosi.
Il fondo musicale accoglie un celebre manoscritto…
Si, ospita gli autografi di Antonio Vivaldi, ma
anche di Giovanni Battista Martini, il maestro di
W. A. Mozart.
Inoltre una rara collezione di direttori di orchestra, quali, tra gli altri, Giuseppe Verdi, Gioacchino
Rossini, Victor De Sabata.
47
La biblioteca rende onore al Patrimonio
artistico del mondo. Quale il suo contributo
alla diffusione di una cultura viva nella storia
dell’arte?
Con la donazione di Nolfo di Carpegna la biblioteca possiede un patrimonio librario di storia
dell’arte che la rende meta privilegiata di studiosi e
storici dell’arte provenienti da tutto il mondo.
Quindi una cittadella dello studio e della
sapienza nel cuore della Basilica di San Francesco
Per concludere un patrimonio piuttosto nascosto, molto citato ed esportato nelle mostre nazionali e internazionali, che testimonia la vocazione
di Assisi ad essere luogo prescelto alla crescita
dell’umanità.
Sacro convento di Assisi: il salone Sisto IV
48
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
49
UN EXCURSUS SUI REQUISITI PER L’AMMISSIONE ALLA WHL
DIECI CRITERI
PER QUARANTA MERAVIGLIE
di ANDREA TEBALDI
ttenere l’iscrizione nella lista del
patrimonio culturale mondiale
dell’Unesco è un risultato di grande prestigio. Ma per raggiungere
questo obiettivo e potersi fregiare
di questo titolo, quali sono i criteri
che un monumento, un insediamento o un sito aventi valore
storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico
o antropologico devono soddisfare? I criteri, periodicamente revisionati, sono codificati negli “Orientamenti
per la messa in opera della Convenzione del patrimonio
mondiale” che sono, con il testo stesso della Convenzione, il principale strumento di lavoro per ciò che
riguarda il patrimonio mondiale. Fino alla fine dello scorso anno i siti erano selezionati sulla base di sei criteri
culturali e di quattro criteri naturali. Con l’adozione della
più recente versione rivista degli Orientamenti, non ci si
basa più su questa divisione ma esiste un solo insieme
unico di dieci parametri di riferimento.
L’Italia, detiene a tutt’oggi il primato nella lista con
40 siti (seguita al secondo e terzo posto da Spagna e
Francia) che rappresentano il 6% del patrimonio culturale mondiale, con valori oltre cinque volte superiori alla
media europea e otto volte maggiori rispetto a quella di
tutto il globo, a testimonianza ulteriore del rilievo qualitativo e quantitativo del patrimonio culturale nazionale.
Ma il nostro Paese è anche ai vertici nella classifica dei
criteri in base ai quali viene decisa e motivata l’iscrizione
secondo criterio (rilievo storico), presente in ben 27
casi. Una quota leggermente superiore alla metà dei
siti italiani soddisfa i criteri uno (23) e tre (25) mentre è
decisamente più basso il numero di siti, rispettivamente
10 e 11, inseriti nella lista Unesco perché associati ai
criteri cinque e sei. Anche se c’è da sottolineare che a
proposito di questi ultimi due criteri, l’Italia assume una
posizione di rilievo a livello internazionale: all’incirca un
quarto dei siti europei individuati dall’Unesco come
esempio rilevante d’insediamento umano (criterio
cinque).
Paese che si conferma quindi, nelle sue mille
sfaccettature, patria dell’arte, paradiso naturale, capitale mondiale della cultura e museo diffuso che ogni
anno catalizza l’attenzione di milioni di turisti da tutto
il mondo.
dei siti alla lista. Infatti, ciascun sito, può essere riconosciuto come patrimonio culturale dell’umanità con motivazioni legate a più di uno dei criteri. Nei siti patrimonio
Unesco dell’Italia, selezionati nel periodo in cui vigeva il
doppio regime di criteri (culturale e naturale), sono 39 le
segnalazioni per criteri culturali mentre in un solo caso
(le Isole Eolie) si è soddisfatto il primo criterio naturale
relativo ad “un’area di particolare bellezza naturale”,
corrisponsente all’attuale criterio sette.
Facendo un excursus per l’Italia per analizzare
le motivazioni che i vari siti italiani hanno soddisfatto
per entrare nella lista Unesco, emerge come l’unica
“location” italiana che esaudisce tutti e sei i criteri, è il
celebrato scenario di Venezia e della sua laguna. Nel
ristretto novero delle località con “cinque stellette al
merito” ci sono poi Ferrara (città del Rinascimento e
il Delta del Po), la basilica di San Francesco ad Assisi
con gli altri siti francescani della zona, il centro storico di
Roma con le proprietà della Santa sede che godono di
diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura,
il centro storico di Firenze e infine villa d’Este a Tivoli.
Sono poi numerosi i siti che soddisfano quattro criteri.
Entrando nel dettaglio delle motivazioni, si vede
come il criterio maggiormente soddisfatto sia il quattro
(32 siti su 40) che conferma ancora una volta come
l’Italia sia davvero un ensemble di “esempi rilevanti di un
tipo di costruzione, di un insediamento architettonico,
tecnologico e paesaggistico”. La seconda motivazione
più frequente per i siti italiani è quella corrispondente al
Venezia • Isola di San Lazzaro degli Armeni
50
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
TUTTI I CRITERI DEI SITI ITALIANI (in ordine alfabetico)
I CRITERI
Provincia
Sito
Inserimento
1
2
3
4
5
6
Agrigento
Bari
Bari
Bergamo
Brescia
Cagliari
1997
1996
1996
1995
1979
1997
1-2-3-4
1-2-3
3-4-5
4-5
3-6
1-3-4
7
Caserta
1997
1-2-3-4
8
9
10
11
12
13
Enna
Ferrara
Firenze
La Spezia
Matera
Messina
Area archeologica Agrigento
Castel del Monte
Trulli di Alberobello
Insediamento industriale di Crespi d’Adda
Arte rupestre della Val Camonica
Villaggio nuragico di Barumini
Reggia di Caserta, il parco, l’acquedotto del Vanvitelli e il complesso
di San Leucio
Piazza Armerina, La villa Romana del Casale
Ferrara, città del Rinascimento e il Delta del Po
Il centro storico di Firenze
Portovenere, le cinque terre e le isole (Palmaria, Tino e Tinetto)
I sassi di Matera
Isole Eolie
La chiesa e il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con il
cenacolo di Leonardo da Vinci
La cattedrale, la Torre civica e piazza Grande
Il centro storico di Napoli
Le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata
L’orto botanico di Padova
Assisi, la basilica di San Francesco e altri siti francescani
14 Milano
15
16
17
18
19
Modena
Napoli
Napoli
Padova
Perugia
Piemonte e
20
Lombardia
21 Pisa
22 Ravenna
23 Roma
1997
1995-1999
1982
1997
1993
2000
Criteri
1-2-3
2-3-4-5-6
1-2-3-4-6
2-4-5
3-4-5
7
1980
1-2
1997
1995
1997
1997
2000
1-2-3-4
2-4
3-4-5
2-3
1-2-3-4-6
Sacri monti del Piemonte e della Lombardia
2003
2-4
Piazza del duomo
I monumenti paleocristiani e bizantini di Ravenna
Il centro storico di Roma, le proprietà della Santa sede che godono di
diritti extraterritoriali nella città e San Paolo fuori le mura
Villa Adriana a Tivoli
Villa d’Este a Tivoli
1987
1996
1-2-4-6
1-2-3-4
1980-1990
1-2-3-4-6
1999
2001
1-2-3
1-2-3-4-6
26 Roma-Viterbo Necropoli di Cerveteri e Tarquinia
2004
1-3-4
27 Salerno
1997
2-4-5
1998
3-4
24 Roma
25 Roma
28 Salerno
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
Siena
Siena
Siena
Siena
Siracusa
Siracusa
Torino
Udine
Urbino
Venezia
Verona
Vicenza
La costiera amalfitana
Il parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di
Paestum e Velia e la certosa di Padula
Il centro storico di San Gimignano
Il centro storico di Siena
Il centro storico di Pienza
Val d’Orcia
Le città barocche della Val di Noto
Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica
Le residenze di casa Savoia
L’area archeologica e la basilica patriarcale di Aquileia
Il centro storico di Urbino
Venezia e la sua Laguna
La città di Verona
La città di Vicenza e le ville di Palladio nel Veneto
51
1990
1995
1996
2004
2002
2005
1997
1998
1998
1987
2000
1994-1996
Ecco l’elenco completo dei vari criteri, almeno uno dei quali deve essere soddisfatto, per potere accedere alla lista dei siti patrimonio
dell’umanità dell’Unesco.
1)
2)
Rappresentare un capolavoro del genio creativo umano;
Costituire una testimonianza considerevole, in un periodo dato o in una determinata area culturale, dello sviluppo dell’architettura
o delle tecniche delle arti monumentali, urbanistiche o paesaggistiche;
3) Apportare una testimonianza unica o quantomeno eccezionale, della tradizione culturale di una civiltà vivente o scomparsa;
4) Offrire un esempio rilevante di un tipo di costruzione di un insediamento architettonico, tecnologico o paesaggistico illustrante uno
o più periodi significativi della storia umana;
5) Costituire un esempio rilevante di insediamento umano o di occupazione del territorio, rappresentativi di una cultura, soprattutto se
minacciata da cambiamenti irreversibili;
6) Essere associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee, credenze o opere artistiche o letterarie;
7) Rappresentare dei fenomeni naturali o aree di una bellezza naturale e di un’importanza estetica eccezionali;
8) Costituire uno degli esempi eminentemente rappresentativi delle grandi epoche della storia della terra comprese le testimonianze
di vita, i processi geologici nel corso dello sviluppo delle forme terrestri o elementi naturali un grande significato;
9) Essere un esempio di assoluto rilievo di processi ecologici e biologici, nell’evoluzione e nello sviluppo dell’ecosistema di piante,
animali terrestri, acquatici, costieri e marini;
10) Contenere gli habitat naturali più rappresentativi e più importanti per la conservazione nel luogo della diversità biologica, compresi
quelli in cui sopravvivono specie minacciate aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza e della conservazione.
1-3-4
1-3-4
1-2-4
4-6
1-2-4-5
2-3-4-6
1-2-4-5
3-4-6
2-4
1-2-3-4-5-6
2-4
1-2
N.B. ad eccezione delle Isole Eolie tutti gli altri siti soddisfano i criteri culturali
Agrigento
52
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
eventi
URBINO
UN ACCORDO DI PROGRAMMA
SU ARTE E AMBIENTE
L’
intero centro storico
di Urbino è stato
dichiarato dall’Unesco
“Patrimonio
dell’Umanità” nel dicembre 1998. Da
quel momento l’Amministrazione locale
ha cercato di valorizzare l’importante
riconoscimento, sia proponendo dei
progetti che coinvolgessero il territorio
circostante sia avviando contatti ed iniziative in grado di proiettare la città in una
panoramica nazionale e internazionale. I
risultati più significativi sono stati la firma
dell’”Accordo di Programma” per la
promozione del patrimonio artistico ambientale, lo svolgimento di un convegno
organizzato assieme alla Commissione
nazionale Unesco dal quale è nata la
“Carta di Urbino”, lo svolgimento di uno
degli incontri di lavoro internazionali in
vista delle celebrazioni del trentennale
Unesco. Ora, le nuove sfide riguardano
l’elaborazione del Piano di Gestione del
sito, la continua tutela del patrimonio
esistente e lo studio di ulteriori strategie
per valorizzare le unicità monumentali
presenti nel luogo che diede i natali a
Raffaello Sanzio e visse lo splendore
della Corte dei Montefeltro.
L’”Accordo di Programma” è un
progetto che assegna alla cultura e
ai beni culturali il ruolo di principale
“motore” dello sviluppo economico
locale. A fine 2000 è stato firmato un
protocollo d’intesa preliminare fra i
Comuni di Urbino, Cagli, Fermignano,
Fossombrone, Piobbico, Sassocorvaro,
Urbania, l’Università degli Studi di Urbino,
la Provincia e la Camera di Commercio di
Pesaro e Urbino. La sottoscrizione è avvenuta a Urbino, alla presenza dell’allora
ministro per i Beni e le Attività Culturali
Giovanna Melandri. L’iniziativa è poi stata
illustrata nei dettagli al Salone dell’arte
del Restauro e della Conservazione
dei Beni Culturali e Ambientali tenuto a
Ferrara nell’aprile del 2002, suscitando
forte interesse. Nel 2003 vi è quindi stata
l’adesione definitiva al progetto da parte
di tutti i partners. Possiamo considerare
l’”Accordo di Programma” uno schema
di lavoro innovativo, che per la prima vol-
ta mette insieme varie amministrazioni e
istituzioni locali, la quali si riconoscono in
un’idea di sviluppo compatibile con la tutela e la valorizzazione dei beni culturali.
Ora occorre trovare risorse finanziarie e
rinnovare l’impegno per compiere i passi
successivi.
Per Urbino, dal punto di vista delle
attività legate all’Unesco, il 2002 è stato
un anno straordinario. Nell’arco di due
mesi, fra settembre e novembre, la città
è diventata uno dei centri di riferimento
nell’articolato dibattito riguardante la tutela del patrimonio culturale. Dal 19 al 21
settembre qui si è svolto il convegno dal
titolo “Per una Carta dei Siti Patrimonio
dell’Umanità”. Obiettivo delle tre giornate
era la redazione della “Carta di Urbino”,
documento che avrebbe definito le linee
guida e gli strumenti di gestione dei siti
53
SIENA
italiani inseriti nella “Lista” dell’Unesco.
Il lavoro si è concluso positivamente, la
Carta ha stabilito dei principi fondamentali: i siti iscritti nella lista del Patrimonio
dell’Unesco appartengono all’intera
l’Umanità; è un diritto delle generazioni
future poter fruire di tale patrimonio;
è dovere di chi ha la responsabilità
amministrativa dei siti di adoperarsi
affinché essi siano conservati e fruiti dal
pubblico più ampio e diversificato, senza
che ciò generi la riduzione o l’alterazione
del loro stato di conservazione. La Carta
individua gli strumenti per raggiungere
i risultati auspicati: una pianificazione
strategica capace di connettere efficacemente risorse ed obiettivi; l’obbligo
del sistema educativo nazionale e delle
amministrazioni locali a svolgere una
continua ed efficace opera di sensibilizzazione e promuovere la conoscenza
del patrimonio culturale; l’impegno delle
istituzioni pubbliche, ai diversi livelli di governo, nel fornire attraverso i propri strumenti di programmazione economica e
finanziaria, le risorse necessarie - anche
con il concorso dei privati - affinché i
responsabili amministrativi siano posti
in grado di svolgere un’efficace azione di
manutenzione, sicurezza e valorizzazione
dei siti iscritti nella Lista.
L’11 e 12 novembre del medesimo 2002 Urbino è stata una delle sedi
italiane che ha ospitato alcuni esperti
in tema di tutela dei beni culturali e
ambientali, in vista del summit tenuto
a Venezia per le celebrazioni del tren-
tennale dell’Unesco.
Dal giugno 2004 a Urbino vi è
una nuova Giunta comunale. Il nuovo
sindaco, Franco Corbucci, ha posto
i temi legati all’Unesco fra le priorità
del mandato amministrativo. “In una
città come la nostra - dice Corbucci
- dove il patrimonio architettonico
e monumentale è particolarmente
esteso, la problematica della conservazione è molto sentita. Urbino è una
città universitaria e turistica che deve
sempre tenere in considerazione due
aspetti: la tutela degli edifici storici e
la necessità di infrastrutture e servizi
richiesti dalle esigenze moderne.
Mantenere il giusto equilibrio è un
dovere, oltre che una sfida. E quando
parliamo di tutela e valorizzazione, ci
riferiamo all’intero territorio comunale: il centro storico, le aree periferiche con i manufatti rurali, l’ambiente
naturale. Oggi i nostri uffici stanno
lavorando al Piano di Gestione del
Sito. Si tratta di un’elaborazione
complessa, con difficoltà comuni
a tutti i maggiori centri riconosciuti
dall’Unesco. Guardando al futuro
- conclude il sindaco - attribuisco un
grande significato alla proposta legislativa che prevede apposite risorse
finanziarie per la tutela e la valorizzazione dei Siti. Se, come sembra,
la proposta diventerà legge, sarà un
grande successo per l’Associazione
delle città italiane Unesco, che l’ha
fortemente sollecitata”.
X° Festival Internazionale del Cortometraggio
dal 18 al 26 ottobre
Cinema Nuovo Pendola
SitrattadelprincipaleFestivaldicortometraggio
sulterritorionazionale.Lacompetizioneinternazionalepresentailmegliodellaproduzione
mondialenelsuogenere.Retrospettive,omaggi,
mostre,convegni,workshopcompletanoilricco
programma.ParallelamentesisvolgeilXmercato
del cortometraggio.
Info:tel064745585-www.cortoitaliacinema.com
RAVENNA
Il patrimonio invisibile: opere d’arte
nascoste, scomparse, rubate
19, 26 ottobre e 9 novembre
Salad’AttorrediCasaMelandri-ViaPonteMarino
Ciclodiincontriindirizzatiadunpubblicoeterogeneocompostodastudentidiscuoleartistiche
euniversitarie,associazioniculturali,studiosi
ericercatoriinteressatiaconosceremeglioil
patrimonio artistico in ambito territoriale.
Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it
No border 5/2005
dal22ottobreal13novembreedal19novembre
all’11 dicembre
Santa Maria delle Croci,Via Guaccimanni 5
Ilprogettoespositivonoborderèdedicatoalle
sperimentazioni dell’arte giovane in Italia
Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it
SIENA
Il pavimento illustrato
fino al 26 ottobre
Cattedrale. Piazza Duomo
Scoperturastraordinariadelpavimentomarmoreo della Cattedrale di Siena
Info:tel.0577283048-www.operaduomo.siena.it
IL segreto della civiltà. La Mostra dell’Antica Arte Senese del 1904 cento anni dopo
dal 29 ottobre a fine gennaio 2006
Palazzo Pubblico, Museo Civico. Piazza del
Campo
Unpercorsoattraversocentoannidistoriadell’artesenesericostruiscel’importanzachelagrande
Mostradel1904harivestitoperlacittàdiSiena.
Almomentocommemorativosiaffiancanoopere
54
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
55
PADOVA
U
n increscioso incidente dovuto alla leggerezza di una delle
proprietà confinanti,
ha posto in pericolo e creato grave
allarme all’orto botanico. L’incidente,
tuttavia, ha avuto il merito di attrarre
su di esso l’attenzione del legislatore:
grazie all’art.9 di una legge speciale
(L. 370/99) si sono così potuti ottenere finanziamenti per interventi di
salvaguardia dell’Orto patavino. Essi
prevedono da un lato “l’acquisizione
di un’area cuscinetto intorno all’Orto
Botanico”, che l’Università di Padova
ha prontamente acquistato (parte
dell’area del complesso ex “Tre Pini”)
e dall’altra misure per “alimentare
sviluppi educativi e scientifici”. Per
questo secondo aspetto, l’Università
ha deciso di lanciare un concorso
internazionale di progettazione in
modo da raccogliere una vasta
messe di proposte tra le quali individuare quella che meglio si addice alla
“funzione-guida” che l’Orto patavino
dovrà svolgere in campo mondiale,
potenziando la sua immagine.
La Commissione per la salvaguardia dell’Orto Botanico, dopo
quasi un anno di lavoro, ha prodotto
un’importante documento [1] che
individua le linee guida per la futura
progettazione. Il bando di concorso
, diffuso via Internet, ha raccolto 39
domande di partecipazione di gruppi
di progettazione multidisciplinari,
RESTAURO INTEGRALE
E PERCORSO DIDATTICO
PER L’ORTO BOTANICO
di Lorenzo Fellin
Prorettore per l’edilizia e per il settore patrimoniale ed economale
dell’Orto Botanico di Padova
provenienti da tutto il mondo. Una
speciale commissione di esperti
internazionali ha quindi selezionato i
15 gruppi ammessi alla redazione di
un progetto preliminare. La stessa
commissione sceglierà quindi il
gruppo vincitore al quale affidare la
progettazione definitiva.
Ma qual’é il contenuto delle
“linee guida” che dovranno essere
rispettate dai gruppi concorrenti? In
sostanza il progetto dovrà prevedere
due distinte attività, che dovranno peraltro coordinarsi attorno ad un’unica
idea centrale: l’organicità dell’insieme
costituito dall’Orto antico e dal suo
ampliamento moderno.
La prima attività riguarda l’Orto
antico per il quale è richiesta una
completa opera di restauro architettonico e funzionale, unita ad una
riqualificazione delle collezioni per le
quali vengono indicate quelle insostituibili (essenzialmente contenute
all’interno del muro circolare); quelle
da mantenere e migliorare (situate
all’esterno del muro circolare),
salvo la collezione di piante arboree
e arbustive, risalente all’800, oggi
eccessivamente addensate in poco
spazio, vecchie, in precarie condizioni
e di limitato interesse culturale.
Rientra nella prima attività anche
la completa riqualificazione delle
serre ottocentesche, che dovranno
essere inserite in un progetto didattico
culturale che consente di valorizzare
questi spazi per un’attività qualificante
e in linea con le attività istituzionali
dell’Orto. Le tematiche culturali da
affrontare nel progetto “serre didattiche” si possono così sintetizzare:
• le piante carnivore
• l’acqua e la vita (le piante acquatiche);
• i benefici e le insidie del mondo vegetale (le piante medicinali e quelle
“velenose”);
• la conservazione delle biodiversità
(le piante divenute rare, specie nel
Veneto);
• il polline.
Del sistema serre farà parte, solo
per contiguità funzionale, un’area
destinata a coltivazione di piante
oggetto di sperimentazione, ad uso
esclusivo dei ricercatori.
La seconda attività dovrà svilupparsi soprattutto nell’area di nuova
acquisizione e si dovrà articolare su
due livelli:
• un livello strutturale e organizzativo, inteso a dare unità e funzionalità “sistemica” al complesso
dell’Orto tramite lo studio degli
ingressi, del Centro visitatori e
servizi , del centro multimediale,
dei percorsi di visita e di ogni altra
esigenza a ciò correlata, prevedendo aule, laboratori (scientifici,
didattici e di autoapprendimento),
spazi museali e di vendita, ristorazione, spazi per attività culturali,
serre e parcheggi;
• un livello contenutistico, inteso a
focalizzare un “filo conduttore”
attorno al quale si dovrà snodare
tutta l’impostazione della nuova
area recentemente acquisita. La
Commissione ha individuato,
per quest’ultimo aspetto, due
percorsi:
a) un percorso culturale- didattico: “Le piante e l’uomo”; inteso a dimostrare l’importanza delle piante per
la vita quotidiana e per uno sviluppo
sostenibile dell’umanità;
b) un percorso: “Le piante e
l’ambiente” inteso ad educare all’importanza delle biodiversità, sui meccanismi di selezione naturale, quali
l’effetto dei fattori limitanti, la capacità
di adattamento e simili.
I due percorsi dovranno convergere in un struttura dimostrativa dal
titolo: “Piante nello spazio e sui pianeti” atta a mostrare le possibilità di vita
del sistema piante/uomo in ambienti
ritenuti “non vivibili” (per l’appunto i
pianeti o le navicelle spaziali).
Le “linee guida” indicano, per
il tema “Le piante e l’uomo”, una
superficie di almeno 1330 mq in cui
le varie tappe della storia dell’uomo
verranno correlate alla presenza e
alla tipologia delle piante: il Paleolitico
e il Neolitico, l’Età antica, il Medio Evo
e, infine, i giorni nostri, per ciascun
periodo toccando i vari ruoli che la
pianta può assumere nell’alimentazione, nella cura delle malattie,
nell’abbigliamento, nella cosmesi,
nel ristoro, nella fitodepurazione, nei
combustibili e carburanti, nella risorsa
“legno”.
Le indicazioni relative al tema:
“La pianta e l’Ambiente” prevedono
invece tipologie, scenografie e spazi
atti a ricreare essenzialmente tre
ambienti:
- quello tropicale
- quello subartico
- quello arido (deserto).
Gli spazi museali riservati ai due
temi confluiranno quindi nello spazio,
di circa 1000 mq, riservato al tema:
“Le piante nello spazio e sui pianeti”.
L’idea nasce dalla constatazione
che i lunghi viaggi spaziali
(ad esempio su Marte: an-
d’arte l’evoluzione degli artisti autoctoni.
Info:tel.0577285296-www.centenariomostra19
[email protected]
RAVENNA
I disegni di Fellini
dal 30 ottobre all’ 11 dicembre
Museod’ArtedellaCittà-LoggettaLombardesca
-Via di Roma
Unamostradedicataaidisegnidelgranderegista
italianoFedericoFellini,organizzataincollaborazioneconlaFondazioneFedericoFellinidiRimini
el’UfficioAttivitàCinematografichedelComune
di Ravenna.
Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it
Komikazen: Festival internazionale del
fumetto di realtà
fino al 2 novembre
Museod’ArtedellaCittà-LoggettaLombardesca
-Via di Roma
IlFestivalavràunadurataditregiorni,mentre
lemostreinprogrammasarannovisibilidal30
settembreal2novembreconl’esposizionedi
tavoleoriginalideivincitoridelConcorsoInternazionaleLaBattagliadiAlgeri:raccontoastrisce
diunastoriainbiancoeneroeilavoridiPhoebe
Gloeckner(USA),NicoleSchulman(USA),Kamel
Khélif(Francia-Algeria),TomaLavrič(Slovenia)
FelipeH.Cava(Spagna).OspitidelFestivalsaranno,oltreagliartistiinesposizione,JoeSacco
e Marjane Satrapi.
Info:tel.0544.482356-www.museocitta.ra.it
SIENA
Vittorio Zani
fino al 6 novembre
PalazzoPubblico,MagazzinidelSale.Piazzadel
Campo
Lamostra,connessaalprogettoArchivioArtisti
Senesi,proponeun’esposizoneantologicadedicataalpittoreVittorioZani(Siena1892-1972),
personalitàfralepiùcompletedelpanorama
artistico senese del XX secolo.
Info: www.comune.siena.it
URBINO
Il Rinascimento a Urbino
Fra’CarnevaleegliartistidelPalazzodiFederico
fino al 14 Novembre
56
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
57
RAVENNA
data e ritorno in non meno di tre anni)
potranno svolgersi solo se navicelle e
pianeti saranno in grado di sviluppare
autonomamente un sistema in grado
di sostenere la vita dell’equipaggio attraverso la sua continua rigenerazione
(riciclo rifiuti).
In sostanza si tratta di creare un
sistema chiuso, con il solo apporto
esterno di energia (di fonte essenzialmente solare), che faccia toccare con
mano al visitatore l’esperienza della
vita in una navicella o su un pianeta
privo d’acqua.
Gli obiettivi di questo progetto
sono certamente ambiziosi e costituiscono, per l’Orto Botanico patavino
e per l’Università, un’autentica sfida,
per la quale sono molto forti le attese
del mondo didattico e scientifico
patavino. La riuscita di questo progetto potrà inoltre arricchire la città di
Padova di un nuovo e originale spazio
museale.
Il primo orto botanico del mondo
Nel corso dei secoli, l’Orto Patavino è stato testimone dell’evoluzione della
botanica da scienza applicata alla medicina a scienza pura, mantenendo però uno
stretto legame con l’originaria attenzione alle piante medicinali. Sorto nel 1545
come “Horto medicinale” con finalità applicative mediche distinte da quelle agrarie
(per le quali venne infatti fondato, nel 1776; un apposito Orto a supporto della
cattedra “ad rem agrariam”), ha svolto una funzione centrale nello sviluppo delle
discipline botaniche, connotandosi quale centro di ricerca scientifica e quale utile
strumento didattico. A ciò si aggiunga la straordinaria importanza dell’Orto sotto il
profilo dell’architettura e della storia dell’architettura,grazie alle sue incomparabili
forme di “giardino costruito” all’interno di precise marcature geometriche evidenziate dall’uso sapiente della pietra [2-3].
Sono queste le ragioni che hanno portato al riconoscimento dell’Orto quale
bene culturale di valore eccezionale e universale convincendo l’UNESCO a inserirlo,
nel 1997, tra i siti “Patrimonio mondiale dell’umanità”.
Assieme alla sua grandezza, a quasi cinque secoli dalla sua nascita, l’Orto
patavino rivela però anche tutta la sua fragilità. Sono da un lato evidenti i segni
del tempo sui materiali lapidei e ferrosi, connaturati ormai alla stessa fisionomia
dell’Orto, mentre dall’altro la morsa impietosa del tessuto urbano sempre più
antropizzato rischia di compromettere il futuro biologico dell’Orto.
Università degli Studi di Padova: Linee
guida per il potenziamento e lo sviluppo dell’Orto Botanico - Direzione edilizia - Padova,
novembre 2003.
2
G. Mazzi - Per un a storia dell’Orto Botanico di Padova in età veneta, in Nuovi
Paesaggi. Storia e ritrovamento del giardino
1
botanico in Italia a cura di A. Piva e P. Galliani - Venezia, Marsilio 2002 pp. 85-93.
3
V. Dal Piaz - Vicende e prospettive dell’Orto
Botanico di Padova. Storia e rinnovamento
del giardino botanico in Italia: nuovi paesaggi. A cura di A. Piva e P. Galliani- Venezia,
Marsilio 2002 pp. 75-84.
Padova • Orto botanico
IDENTITÀ E
INVESTIMENTI,
INGREDIENTI
DEI PIANI DI GESTIONE
di Maria Grazia Marini
Responsabile del Piano di Gestione del Sito Unesco di Ravenna
I
nvestire in cultura e
recuperare il senso della
propria identità storica.
Questi temi sono alla base
del rilancio turistico di Ravenna negli
anni ’90. Tornano di attualità oggi, con
la redazione dei piani di gestione, per i
quali l’Associazione delle Città Unesco
ha dato un fondamentale contributo
grazie all’elaborazione delle preziose
linee guida che sostengono il lavoro
che in questi giorni siamo chiamati
a compiere: uno sforzo documentale
ed organizzativo che ha la pretesa di
ricondurre a sistema il patrimonio culturale ed ambientale, la sua fruizione
turistica, la crescita complessiva del
territorio.
Con la redazione del Piano di
Gestione del Sito, un documento di
analisi e pianificazione strategica che
parte dall’identificazione dei beni
riconosciuti patrimonio dell’Umanità
per arrivare alla valorizzazione del territorio proprio grazie al bene soggetto a
tutela si passa dal principio del valore
universale alla sua accezione evolutiva
e contestualizzata nel territorio nel
quale il sito è inserito. Il Ministero per
i Beni e le Attività Culturali ha fornito
questa indicazione per la redazione del
documento: “L’eccellenza culturale di
un territorio è qualcosa di ereditato at-
traverso i lasciti di molte generazioni e
questa accumulazione lo rende vivo e
capace di produrre oggi nuova cultura.
Perciò se la lista dell’UNESCO esprime
in un quadro statico innanzitutto i valori
estetici, naturalistici e storici di un patrimonio materiale, il piano di gestione
deve in modo dinamico considerare
l’evoluzione del patrimonio e il suo
arricchimento locale, che si esprime
attraverso non solo le testimonianze
storiche, ma anche tramite la cultura materiale, le tradizioni, i saperi
accumulati, lo spirito creativo e le
abilità tramandate di generazione in
generazione.”
A dieci anni di distanza dal riconoscimento dell’UNESCO per Ravenna
gli stessi soggetti che allora proposero
la candidatura sono oggi chiamati a
rendere conto non solo dello stato
di conservazione e degli interventi
di restauro realizzati e previsti. Sono
chiamati a rendere conto di quanto
fatto e quanto previsto in termini di
valorizzazione ed integrazione con il
tessuto economico e sociale e culturale della città e del territorio. Un bene
patrimonio dell’umanità non può essere un episodio per un territorio, deve
diventare elemento caratterizzante e
trainante, valore aggiunto e segno di
identità.
BartolomeodiGiovanniCorradini,dettoFrà
Carnevale,futraigrandiartistichiamatiarealizzareilavoridelnucleopiùanticodelPalazzo,
corrispondentealcosiddetto“Appartamentodella
Jole”.Personaggiodallapersonalitàsfaccettata,
FràCarnevaleèinquestaoccasioneapprezzabile
nelsuorealesplendoreculturalelegatoallapermanenza e all’attività ad Urbino.
Info: www.urbinoculturaturismo.it
Sistemi Operativi 06
dal 21 novembre al 7 dicembre
Mostradioperedegliallievidell’Accademiadi
Belle Arti di Urbino
Info: www.urbinoculturaturismo.it
FIRENZE
Le Città invisibili di Pedro Cano
fino al 25 novembre 2005
Salad’ArmediPalazzoVecchio-PiazzaSignoria
DisegniispiratiallecittàinvisibilidiItaloCalvino.
Lamostraèunpercorsovisivonell’immaginario
dellecittàdiCalvinoattraversocinquantacinque
acquerelli del grande maestro spagnolo.
Info: www.comune.fi.it
SIENA
Roma e Siena. Un legame antico: Raffaello, Caravaggio e i protagonisti senesi.
dal 25 novembre 2005 al 5 marzo 2006
Santa Maria della Scala
DallafondazionediSienaadoggi,SienaeRoma
sonolegatedauncontinuointrecciodicultura,
religionepoliticaearte,dall’antichitàalmedioevo,alRinascimento.Lalupaconiduegemelli,
simbolocomune,iviaggidiartistiediopere,
lecommittenze,sembranounireinungrande
arcoidealeleduecittàinuncontinuoscambio
diesperienze.Scopodellamostraèricostruiree
illustrarequestointrecciodirelazionieinfluenze,
conl’esposizionedicirca170operetradipinti,
disegni,stampe,sculture,oreficerieedocumenti
d’archivio,chenesegnalanopassaggiessenziali
nellastoria,nellastoriadell’arte,nellacultura,
nella politica.
Info: www.comune.siena.it
COMACCHIO
Manifattura dei marinati
Autunno2005-Tuttiigiorni(lunedìescluso)
58
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
Questo per Ravenna significa che
il proprio patrimonio monumentale
non si esaurisce con gli 8 monumenti
tutelati dall’UNESCO, anzi, da questi
trova stimolo di continua crescita ed
innovazione culturale. Gli esempi sono
molteplici ed evidenti nella vita culturale della nostra città che negli ultimi
anni ha visto numerose ed importanti
innovazioni: il recupero della storia
romana di Ravenna grazie all’apertura
di nuovi siti archeologici; le nuove
stagioni espositive ed i grandi eventi di
spettacolo; i finanziamenti INTERREG
IIIA per i Siti Unesco Adriatici, che a
Ravenna sono stati destinati alla realizzazione di un Centro Internazionale di
documentazione sul Mosaico; il piano
di recupero urbano della Darsena di
Città che prevede anche la realizzazione del Parco Teodorico.
A dieci anni dal riconoscimento del
valore universale dei monumenti di Ravenna con l’inserimento nella Lista, non
sono certamente cambiati i monumenti
dalla storia millenaria. La loro tutela e
conservazione è ampiamente garantita
dai soggetti responsabili: fa piacere
ricordare in questo contesto che a Ravenna nel 1897 si realizzò il primo caso
di Soprintendenza del nostro paese, con
la nomina a Soprintendente dei Monumenti di Ravenna di Corrado Ricci che,
successivamente nel divenne Direttore
Generale delle antichità e belle arti ed in
seguito Presidente del consiglio superiore delle antichità e belle arti. Corrado
Ricci si dedicò per lunghi anni al lavoro
di tutela, restauro e conservazione del
patrimonio monumentale di tutta la
nazione: l’eredità e l’importanza del
suo lavoro sono ancora oggi presenti
a Ravenna. Il tema centrale del Piano
di Gestione riconosce quindi il grande
impegno di tutela e conservazione
che è stato attuato e che continuerà a
proteggere i monumenti di Ravenna;
tuttavia il piano vuole anche andare oltre, collegare i beni del sito al territorio,
alle sue evoluzione e modificazioni, alle
sue produzioni culturali, all’innovazione
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
del processo di crescita della città.
Ciò che si è ampiamente modificato in questi anni, e che trova
probabilmente fondamento proprio
nel riconoscimento di valore universale che l’Unesco ha riconosciuto
alla città, sono stati tutti i progressi
compiuti nell’idea di sistema, di rete e
di identità culturale. I cambiamenti che
hanno caratterizzato la vita culturale
e, assieme a questi, l’incremento e la
valorizzazione dei flussi turistici, sono
evidenti. La città ha riconosciuto in
primis a se stessa la sua identità di
città di cultura, e quindi destinazione di
turismo culturale, di città che produce
eventi culturali, di città che innova e
sperimenta anche nell’organizzazione
della cultura con nuovi soggetti culturali, dall’Università alle Fondazioni, alle
Istituzioni. Città, infine, che continua
ad indagare sul proprio passato e sulla
propria storia, che compie azioni di
studio e ricerca per poi restituire conoscenza e consapevolezza, ai cittadini
ed ai visitatori.
59
Lapiùtradizionalelavorazionedelpescedivalle
dellacittàdeiTrepponti:l’anguillamarinata.La
ManifatturadeiMarinatiracchiudealsuointerno
laSaladeiFuochiconisuoidodicicaminiutilizzatiperlacotturadelleanguille,laCalata,luogo
diapprododellebarcheperilconferimentodel
pesce,laSaladegliaceticonitinielebotti,la
friggitoria per la cottura delle acquadelle.
Info: IAT Comacchio 0533 310161
SIENA
Leggere è volare
dal 25 novembre al 12 dicembre
Giardini La Lizza
XV°Edizionedellamostramercatodellibro
per ragazzi
Info: 0577 241312
Pane & Olio in frantoio
27 novembre
Palazzo Pubblico. Piazza del Campo.
Degustazionedelpaneedell’olioextraverginedi
oliva del territorio senese
Info: 0577 292302
Un tesoro dell’arte bizantina
L’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale di Ravenna risale al dicembre 1996 e porta questa motivazione: “L’insieme dei monumenti religiosi paleocristiani e bizantini di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema
maestria artistica dell’arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo
importante della storia della cultura europea”. Otto monumenti di V e VI secolo compongono il sito: sei di questi sono situati
entro il perimetro del centro storico, due nelle immediate vicinanze. La presenza di questi gioielli dell’arte tardoantica ancora
oggi perfettamente conservati ed unici al mondo è una grande ricchezza per la città ed il suo territorio.
I lavori per la redazione della candidatura per l’inserimento nella Lista risalgono al 1994 e furono promossi dall’allora
sindaco Pier Paolo d’Attorre, prematuramente scomparso, uno dei primi sindaci protagonisti della riforma dell’elezione diretta.
La candidatura fu fortemente voluta dal Comune che insieme alle proprietà dei beni monumentali, la Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio e l’Archidiocesi. Il Comune infatti non era, allora come oggi, coinvolto nella gestione dei beni
destinati a diventare patrimonio dell’umanità, ma si fece portavoce di una volontà di riconoscimento dell’identità storica della
città, dando avvio ad un percorso di valorizzazione culturale che da allora è proseguito con grande intensità nei successivi
mandati del sindaco Mercatali.
La candidatura per la Lista del Patrimonio Mondiale ed il successivo riconoscimento del 1996 fanno quindi parte di un
processo che in quegli anni ha posto le basi perché la città riconoscesse il valore della sua identità storica e culturale, e su di
questa ricostruisse le nuove progettualità per il futuro. Anche l’adesione all’Associazione delle Città Unesco, alla quale Ravenna
ha partecipato sin dall’inizio come socio fondatore, è stato un altro passo in quella direzione. Si è trattato di un processo di
reazione alla grave crisi economica dell’inizio degli anni ‘90, che aveva colpito specialmente colpito Ravenna. Ma è grazie al
riconoscimento della cultura e dell’identità culturale che nascono nuove progettualità di crescita e di sviluppo per la città. Quindi
non solo i monumenti Unesco, ma anche il potenziamento delle grandi rassegne di Ravenna Festival, e poi ancora il recupero
del patrimonio perduto e la restituzione alla città e alla fruizione pubblica con la Domus dei Tappeti di Pietra e la Domus del
Triclinio in San Nicolò; il grande progetto del Parco Archeologico di Classe, il restauro della Biblioteca Classense, la nuova
stagione espositiva al Museo d’Arte della città.
COMACCHIO
Salina di Comacchio
Autunno 2005
Escursioniapiedieinbiciclettaconpartenza
da Stazione di pesca“Foce”. La Salina di Comacchioadiacentealnucleoprincipaledelle
VallidiComacchio,conbacinidiformaedaspetto
completamentenaturale,conrivesinuoseedossi
emergenti,utilizzatiperl’accumulodelleacque
marineelaprimaevaporazione,furealizzata
nell’anticafocedelPodiEridano,chefluivaa
nord delle attuali Valli di Comacchio.
Info: IAT Comacchio 0533 310161
SIENA
Visionaria: XIV edizione del Video Festival Internazionale
Novembre 2005
TeatrodeiRozzi,SantaMariadellaScala,Palazzo
delle Papesse.
Premiointernazionalepercortometraggidi
animazione,fiction,comico,videoarte,eventdi
fotografia,videoinstallazioni,cinema,retrospettive,culturavisuale,sperimentazionedigitale.
IlFestivalvuoleoffrireun’ampiapanoramica
Ravenna
60
anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
61
FERRARA
I RISCHI DI TRASFORMAZIONE
DEL PAESAGGIO IDENTITARIO
di Moreno Po
Dirigente Ufficio Piano Territoriale della Provincia Di Ferrara
I
l conferimento del riconoscimento UNESCO al
paesaggio rinascimentale
legato alla vicenda storica
della città di Ferrara, si è concretizzato
nello stesso periodo in cui la Provincia
stava iniziando il lavoro di revisione
del proprio Piano di Coordinamento
Territoriale, principale strumento di
regolazione del territorio provinciale
nelle sue componenti strategiche.
Il Piano previgente era già dotato
di una sezione dedicata alla individuazione dei diversi paesaggi riconoscibili
nell’area ferrarese, frutto della lettura
della vicenda storica del territorio
e delle sue modalità di costruzione
avvenuta principalmente “per riscatto
dalle acque malsane”, come si usava
dire con enfasi parlando delle diverse
bonificazioni succedutesi senza quasi
interruzione dall’anno Mille sino alla
seconda metà degli anni Settanta.
La strumentazione della Provincia
si stava inoltre arricchendo di progetti
di reti territoriali quali quelli dedicati
alle ciclovie ed alle vie di navigazione
interna turistica, basati proprio sulle
peculiarità ancora riconoscibili e sulla
ricchezza del paesaggio ferrarese, dalle terre vecchie sino al delta del Po.
E’ stato quindi ragionevolmente
agevole individuare nel Piano Territoriale il principale contenitore delle
“regole e delle azioni condivise” da
porre in essere per assolvere all’im-
pegno di tutela e valorizzazione preso
con l’UNESCO, ovvero come il punto di
appoggio principale per la formulazione del Programma di Gestione del sito
e per la verifica in progress della sua
capacità di corrispondere alle esigenze
specifiche dell’ambito tutelato.
La scelta di utilizzare uno strumento generale, formalmente costituito e giuridicamente rilevante come
contenitore del Programma di Gestione
consente inoltre, a nostro giudizio, di
estendere i meccanismi di lettura del
paesaggio e di percepire le tensioni di
trasformazione in un ambito più vasto
di quello formato dai territori iscritti e
dalle zone tampone, conferendo maggiore efficacia sia ai provvedimenti di
mitigazione del rischio di trasformazione che alle azioni di valorizzazione delle
qualità paesaggistiche fondamentali
della nostra provincia.
In questa cornice, il lavoro sino ad
ora svolto è stato dedicato ad entrambi
i corni del problema: la individuazione
dei rischi di trasformazione o di com-
Ferrara • Diamantina
promissione degli ambiti di paesaggio
riconosciuti come notevoli; l’avvio
di meccanismi di confronto in sede
locale per mettere in luce le positività
complessive per la vita quotidiana dei
cittadini e per la vita economica delle
aziende che possono derivare da una
consapevole utilizzazione delle “qualità” riconosciute al paesaggio storico
rinascimentale Estense.
Sul primo tema, quello dei rischi,
abbiamo necessariamente dovuto ridefinirne i metodi di riconoscibilità non
ritenendo utilmente applicabili quelli
usati per i singoli beni architettonici e
monumentali.
Se da un lato alcuni rischi possono essere comuni (gli eventi naturali
catastrofici, ad esempio, o quelli della
eccessiva frequentazione turistica) pur
con molti distinguo legati alla effettiva
estensione territoriale dei beni oggetto
di attenzione, dall’altro è necessario
preliminarmente descrivere gli elementi strutturali caratteristici del sito per
poter utilmente configurare eventualità
di accadimento e dimensione del danno potenzialmente sopportabile.
Il metodo di lettura scelto è stato
applicato in via sperimentale al territorio della “Diamantina”, vasto intervento di bonifica a fini agrari realizzato
ad ovest della città di Ferrara nel XV
secolo ad opera della Camera Ducale
Estense, ritenendolo sufficientemente
paradigmatico per due dei principali
rischi di trasformazione: l’inserimento
di nuove grandi infrastrutture territoriali
e la dilatazione delle aree urbanizzate
della città.
La principale attenzione è stata
posta nell’individuare gli elementi fondanti quel paesaggio e nel descriverne
i loro “rapporti compositivi”, ovvero
nell’individuare in forma sintetica e
precisa la “figura di senso” di quel
paesaggio, quella immagine che lo
contraddistingue agli occhi di tutti e
che, se persa, porta alla irriconoscibilità di quel territorio a prescindere dalla
qualità e quantità del suo degrado.
Paradossalmente si potrebbe avere
una perdita irrimediabile della figura di
senso anche in presenza (o addirittura
a causa) di interventi di incremento
delle qualità ambientali e della generica
“fruibilità non invasiva” o, au contraire,
un suo permanere anche dopo eventi
che ne trasformino sostanzialmente
l’uso.
Questo lavoro di lettura ci ha
portato anche ad individuare un livello
strutturale di visibilità ed uno sovrastrutturale, la cui compromissione può
risultare almeno in linea di principio accettabile in quanto non influente sulla
piena integrità della figura di senso.
Il duplice livello di lettura e nella
sostanza la attribuzione di gradi diversi
di trasformabilità sostenibile, dovrebbe
consentire anche una maggiore precisione nell’assegnare ai diversi livelli
di regolazione del territorio operanti
per legge, prestazioni consone al loro
potere di intervento, mantenendo in
capo a quello sovracomunale (il Piano
Territoriale Provinciale) la maggiore
responsabilità di azione sulle parti
strutturali.
Allo stesso modo dovrebbe
consentire di precisare le azioni di
educazione per una diversa capacità
di progettare e realizzare gli interventi
di trasformazione e manutenzione del
territorio, puntando ad una batteria di
interventi efficaci da destinare ai progettisti piuttosto che ai decisori politici
o a quelli delle imprese, oltre che ovviamente alla diffusione capillare nella
comunità locale dei valori
sullaproduzioneaudiovisivaeuropeaemondiale,
conparticolareattenzioneaicontenutisociali,
umanieartisticieall’usointelligentedeimezzi
di comunicazione.
Info:tel.0577530803-www.visionariamedia.org
Natale dolce a Siena
Primi 15 giorni di dicembre
Piazza del Mercato (Tartarugone)
MercatodiNatalededicatoaidolcidellatradizione
senese...enonsolo!Ideegolosedagustaree
mettere sotto l’albero
Info:tel.0577292128-www.comune.siena.it/
turismo
FIRENZE
V Edizione Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea - pittura, scultura,
grafica, mixed media, installazioni, fotografia e digital art
dal 3 all’11 dicembre 2005
Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozzi
www.florencebiennale.org
Merylin and friends
dal 3 dicembre 2005 al 29 gennaio 2006
Salad’ArmediPalazzoVecchio-PiazzaSignoria
MostraFotograficadiSamShowsullaHollywooda
partire dagli anni 40.
“Le Madonne del Chianti, percorsi d’arte,
storia e devozione”: La Madonna del Casale, splendore del Chianti
fino al 8 dicembre 2005
GalleriadegliUffizi-SanPierScheraggio-Via
della Ninna 5
Questamostraintendefornireunachiavedi
letturaparticolaredelleraccolted’artediciascun
museoattraversol’approfondimentodeltema
delladevozionemariana.Infatti,ilfiloconduttore
dell’evento,chedaFirenzesisvolgenelterritorio
delChianti,èrappresentatodallafiguradellaVergineinbasealleopereconservateneitremusei:
laMaterDivinæGratiæperl’Impruneta,laMater
DolorosaperGreveinChiantielaMaterDulcissima per Tavarnelle Val di Pesa.
www.piccoligrandimusei.it/madonnedelchianti
FERRARA
Jessicastockholder
fino al 11 dicembre
62
anno primo • numero due •unesco • associazione
ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
città italiane patrimonio mondiale
62
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
63
TIVOLI
DUE SITI NELLA LISTA,
MA TUTTA LA CITTÀ
CHIEDE UN RICONOSCIMENTO
di Marco Vincenzi
Sindaco di Tivoli
Schema del progetto per l’area della Diamantina
fondanti la loro identità territoriale e sui
modi “semplici” di loro lettura e comprensione.
Poiché il livello sovrastrutturale
è anche quello più connesso alle
normali trasformazioni di conduzione
agronomica del territorio ed a quelle
del vivere quotidiano, si può facilmente
immaginare come questa lettura aumenti le possibilità di interlocuzione
con gli agricoltori e più in generale
con i residenti, facilitando la attivazione
di tavoli condivisi di valutazione delle
trasformazioni e degli scenari di evoluzione dei singoli territori.
A questo secondo aspetto è stata
dedicata l’altra sezione di lavoro,
anche questa in forma sperimentale
sullo stesso ambito della Diamantina,
mettendo a punto una modalità facile
di confronto dei diversi interessi e
punti di vista “nello stesso tempo e
nello stesso luogo”, con l’intento di
avere la possibilità di raffigurare -in
breve tempo e senza la necessità di
particolari abilità tecniche- i diversi
scenari risultanti dal prevalere di uno
o l’altro degli attori e di rapportarli alla
percentuale di rischio conseguente,
oltre che naturalmente alla sua intensità ed importanza strutturale. Sapere
cosa può “succedere a chi” in con-
seguenza di “chi fa cosa”, dovrebbe
agevolare la mediazione virtuosa degli interessi per raggiungere lo scopo
del mantenimento in buono stato del
bene territorio.
Scopo non secondario dell’esperimento è, ovviamente, anche quello
di allenare l’abitudine locale alla
comprensione dei diversi linguaggi
settoriali ed alla valutazione del
bilancio totale delle singole azioni
individuali.
Nell’immediato non è quantificabile il contributo che questo metodo
potrà portare alla costruzione di una
società locale maggiormente coesa
ed in grado di regolare le proprie spinte
interne, ma siamo convinti che sia una
delle vie più proficue per rendere evidenti “in concreto” i vantaggi che più
soggetti possono ottenere dalla corretta gestione di un bene per definizione
“finito” quale è il territorio. A maggior
ragione se le sue qualità presenti sono
anche frutto di una lunga positiva
sedimentazione di azioni virtuose (o
almeno non degenerative) e, pertanto,
“irriproducibili” se non continuando lo
stesso percorso.
Vi è poi una terza modalità di
azione che sta nel dimostrare in
concreto come quanto detto sopra
possa avere effetti positivi per un territorio. Nel caso della “Diamantina”, la
Provincia in stretta collaborazione con
i tre Comuni che la condividono (tra
cui la città capoluogo) ha realizzato un
primo importante intervento di “mantenimento” della qualità paesaggistica
del sito congiunto ad una altrettanto
importante azione di valorizzazione
dell’uso turistico e ricreativo di
un’area quasi totalmente estranea da
tale logica. Sicuramente, comunque,
non identificata come tale nell’immaginario di residenti e “forestieri”.
L’esperienza della ciclabile sugli
argini del Canale di Burana, dal Panaro
a Bondeno fino alle mura di Ferrara
attraverso la Diamantina, merita uno
spazio autonomo per essere a pieno
raccontata ma indubbiamente sta a testimoniare come un uso consapevole
delle due componenti del paesaggio di
“terra e acqua” della pianura ferrarese
possa innescare benefici importanti
per la salute, il lavoro ed il reddito dei
suoi abitanti.
Oltre che per la consapevolezza
della loro storia comune, bene importante come non mai per tentare di
orientarsi in momenti di travolgente
“dilatazione sociale” come quelli
odierni.
T
ivoli è uno dei pochi luoghi in tut to
il mondo ad avere
due siti inseriti
dall’Unesco nel Patrimonio
mondiale dell’Umanità: la Villa
di Adriano e la Villa d’Este. L’amministrazione sta ora lavorando
a un altro grande obiet tivo: ottenere che la cit tà venga dichiarata nel suo insieme patrimonio
dell’umanità, inserendo sot to la
tutela dell’Unesco anche tut to il
centro storico con l’Acropoli e il
Santuario di Ercole Vincitore e
la Villa Gregoriana.
Per questo è stato firmato
un protocollo di intesa tra il Comune di Tivoli e il Ministero per i
Beni e le At tività Culturali per la
redazione del piano di gestione
dei siti di Villa Adriana e Villa
d’Este e per la predisposizione
della proposta di estensione
del riconoscimento dell’Unesco
all’intera cit tà.
Il protocollo di intesa rafforza così la collaborazione tra
il Ministero e il Comune di Tivo-
li, che ha permesso negli ultimi
anni, in par ticolare at traverso la
convenzione firmata nel 2002,
di ot tenere una serie di importanti finanziamenti, in par ticolare dalla Provincia di Roma,
per il recupero del complesso
della Missione (destinato a sede
del museo della cit tà di Tivoli),
per l’edificio dell’ex mat tatoio
comunale (destinato a sede
dell’archivio storico comunale),
per il complesso della Rocca Pia
e dell’Anfiteatro di Bleso e del
museo Tribolet ti all’interno di
Villa Adriana.
L’accordo contiene l’impegno di Comune e Ministero nella
redazione congiunta dei piani
di gestione dei due siti Unesco
- prescrit ti dalle disposizioni
ministeriali e requisito fondamentale per restare nella Whl (la
lista mondiale dei siti Patrimonio dell’Umanità) dell’Unesco
- e nella predisposizione del
dossier di candidatura nella Whl
della cit tà di Tivoli, considerando in par ticolare l’esi-
PalazzoMassari-Padiglioned’ArteContemporanea.
Appartenenteaquellagenerazionediartistiche
negliStatiUnitihainfrantoledistinzionitradizionalitrapittura,sculturaearchitetturapercreare
una dimensione nuova dell’opera d’arte.
Info: tel. 0532 244949
URBINO
Le vie dei presepi
dal 8 dicembre al 6 gennaio 06
Info: www.urbinoculturaturismo.it
Buon Anno
dal 13 dicembre al 8 gennaio 06
Immaginieimmaginariodellacomunicazione
d’auguri
Info: www.urbinoculturaturismo.it
Natale a Urbino
dal 15 dicembre al 6 gennaio 06
Mostre, spettacoli, concerti, mercatini
Info: www.urbinoculturaturismo.it
SIENA
NASCERE A SIENA: il parto e l’assistenza alla nascita dal medioevo all’età
moderna
dal 17 dicembre 2005 al 19 Febbraio 2006
Santa Maria della Scala
L’UniversitàdegliStudidiSiena,sezionediStoria
dellaMedicina,eilSantaMariadellaScala,IstituzionedelComunediSiena,hannoprogrammato
unamostramultidisciplinaresultemadell’assistenzaalpartodalMedioevoall’etàmoderna.
Info: www.comune.siena.it
FIRENZE
Arnolfo, alle origini del Rinascimento
Fiorentino
dal 21 dicembre 2005 al 21 aprile 2006
Museodell’OperadiSantaMariadelFiore-Piazza
Duomo 9
www.arnolfoafirenze.it
COMACCHIO
Una Spina nel piatto
fino al 31 dicembre
Palazzo Bellini
64
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Impulso allo sviluppo sostenibile
La città negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rinascita, grazie
all’opera di rinnovamento avviata nel 1999 dall’amministrazione comunale,
basata su due priorità: migliorare la qualità della vita degli abitanti e aumentare le capacità di attrazione e di accoglienza turistica. Assetto del territorio,
grande viabilità, trasporti, servizi, opere pubbliche sono i capitoli fondamentali dell’azione amministrativa che ha sempre tenuto conto del patrimonio
monumentale cittadino.
stenza nel centro storico di una
serie di complessi archeologici,
architet tonici e paesaggistici di
grande pregio e di elevato valore culturale in par te di proprietà
del Comune di Tivoli (le piazze,
i palazzi storici, l’anfiteatro
di Bleso), in par te dello Stato
( Villa Gregoriana, il Santuario
di Ercole Vincitore, il Tempio
della Tosse).
Secondo l’intesa, il Comune di Tivoli fornirà tra l’altro il
coordinamento, i mezzi tecnici
e le consulenze adeguate per
sviluppare le fasi successive ai
piani in fase di elaborazione per
l’ampliamento
dell’iscrizione
alla Whl.
Lo stesso protocollo è stato
sot toposto all’at tenzione, per la
sua sot toscrizione, anche della
Regione Lazio e della Provincia
di Roma, con le quali saranno
intraprese azioni comuni per ottenere i risultati programmati.
Del resto la collaborazione
con la Regione e la Provincia
per la valorizzazione dei siti
Unisco va avanti già da diverso tempo. Nel 2004 infat ti la
Regione Lazio, prima in tut ta
Italia, su iniziativa del consigliere Carlo Lucherini ha approvato una specifica legge per la
valorizzazione dei siti Unesco,
stanziando un milione di euro
nel primo anno e prevedendo
stanziamenti in tut ti gli anni
successivi. Anche la Provincia
Tivoli
di Roma, nell’ambito di un
programma per il recupero dei
centri storici, ha stanziato un
milione di euro, destinandone
800mila a Tivoli per la presenza nel suo territorio di due siti
Unesco.
In effet ti negli ultimi anni
ogni intervento a Tivoli non
solo del Comune ma anche
della Provincia e della Regione
è finalizzato al grande obiet tivo
dell’estensione del riconoscimento dell’Unesco all’intero
territorio, affinché l’ambiente,
tut ti i quar tieri, la cit tà storica,
i beni monumentali, culturali
ed archeologici, riqualificati
e recuperati diventino ancora
più preziosi, più conosciuti ed
apprezzati. Del resto l’antica
vocazione della cit tà di Tivoli,
che si lega alla qualità del suo
ambiente naturale e alle sue
impor tanti presenze archeologiche e monumentali, è sempre
di più un’oppor tunità di sviluppo
e di occupazione, a integrazione delle tradizionali at tività
produt tive, come il traver tino,
anch’esso conosciuto e apprezzato in tut to il mondo. Oltre alla
indispensabile azione di tutela
mirata a preservare questi
valori, l’impegno dell’amministrazione comunale è rivolto soprat tut to a favorirne la fruizione
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
ed a diffondere, il più possibile,
i benefici che ne derivano e che
potranno ulteriormente aumentare, per l’indot to che queste
impor tanti risorse creano.
Molto è stato fat to e molto
ci resta ancora da fare continuando a lavorare anche per la
rivalutazione delle altre numerose risorse monumentali che -
meno conosciute, ma non meno
impor tanti - carat terizzano la
cit tà di Tivoli e il suo centro
storico: i quar tieri medievali,
il Santuario di Ercole Vincitore (per il quale è in corso un
grande intervento di restauro),
l’Acropoli, il fiume Aniene e le
sue sponde, il Parco di Monte
Catillo.
Tibur Superbum, vivibile e ospitale
Città bella ed operosa. Tivoli risulta vivibile per i suoi abitanti ed accogliente per i suoi ospiti. Di questo sono consapevoli i suoi cittadini, che
fondano il loro orgoglio (sul gonfalone della città è impressa la scritta “Tibur
Superbum”), oltre che su un importante passato, anche e soprattutto sulla
rinascita che ha avuto la città negli ultimi anni, grazie all’opera della nostra
amministrazione, in carica dal 1999. Per la sua bellezze archeologiche e
architettoniche Tivoli è considerata un centro di eccellenza dalla comunità
internazionale ed è visitata ogni anno da circa un milione di turisti provenienti
da tutto il mondo. Tivoli ha due siti, Villa d’Este e Villa Adriana, dichiarati
dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità e ora si sta lavorando alla
proposta di estensione della tutela dell’Unesco all’intera città.
Fondata da più di 3200 anni e segnata dall’opera dell’uomo fin dal Paleolitico, Tivoli è la città, dopo Roma, nella quale si concentra la maggior parte
delle testimonianze artistiche e monumentali del Lazio. Ha 54mila abitanti, e
dista circa 30 chilometri dalla Capitale. E’ collocata sui pendici occidentali
dei Monti Tiburtini, presso la grande cascata dell’Aniene, il corso d’acqua
che all’interno di Roma affluisce nel Tevere. Fin dall’antichità Tivoli è famosa
per essere una città in cui si vive bene e a lungo. Lo stesso poeta Orazio si
augurava di poter trascorrere la vecchiaia nella città tiburtina per il clima particolarmente salubre e per le sue acque termali, apprezzate fin dall’antichità
per i loro benefici effetti. E proprio lo stabilimento termale delle Acque Albule
in questo periodo è interessato da un profondo intervento di riqualificazione
che lo renderà tra i più importanti d’Europa.
La ricchezza delle acque favorì, nelle diverse epoche, l’impianto di grandi
complessi architettonici: Villa Adriana, di epoca romana, la cinquecentesca
Villa d’Este e la Villa Gregoriana costruita nell’Ottocento, appena riaperta
dopo un grande restauro operato dal Fai (Fondo per l’ambiente Italiano).
65
Esposizionediunnucleodipiattiproveniente
dagli scavi della città etrusca di Spina.
Info: tel. 0533 310161 / 318748
“… ieri il Delta 1950 - 1970”
fino al 8 gennaio 2006
Manifattura dei Marinati
Mostra fotografica di Walter Breveglieri
Info: tel. 0533 310161 - 314003
SIENA
GUARDAMI. Percezione del video
fino al 8 gennaio 2006
Siena, Palazzo delle Papesse
Info: tel. 0577 22071 - www.papesse.org
FERRARA
Corot. Natura, emozione, ricordo
fino al 8 gennaio 2006
Palazzo dei Diamanti
Ammiratodaipiùautorevoliintellettualidelsuo
tempo,puntodiriferimentopergenerazionidi
artisti,aJean-BaptisteCamilleCorotsideveuna
riletturadellarealtànaturaleedellafiguraumana
digrandeintensitàeoriginalità.Questamostra
testimonial’eccezionalestaturadelmaestro
francese,cheseppeinterpretareetrascendere
lecorrentiartistichedominantinell’Ottocento
-dalneoclassicismo,alromanticismo,alrealismo-finoadessereconsideratounprecursore
dell’impressionismo.
Info: www.palazzodiamanti.it
FIRENZE
Donna Donne
fino al 8 gennaio 2006
Palazzo Strozzi - Piazza Strozzi
E’ la prima tappa di una mostra itinerante
dedicataalfemminilenellacontemporaneità.
33artistitrauominiedonneitalianiestranieri
propongono,attraversosculture,pitture,fotografieevideoinstallazioni,unariflessionesulla
femminilitàinformadidialogoedanalizzanoil
ruolo della donna nel mondo di oggi.
Info: www.comune.fi.it
RAVENNA
La Domus del Triclinio e la mostra
Convivium
fino all’8 gennaio
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PORTO VENERE
STAGIONE PROLUNGATA
PER ASSAPORARE
IL MARE D’INVERNO
di Salvatore Calcagnini
Sindaco di Porto Venere
C
onclusa la stagione
estiva, con i suoi grandi
numeri di visitatori,
con lo sfavillio del
mare e l’intensità dei colori tipici della
Palazzata di Porto Venere, iniziano per
i nostri luoghi stagioni più intime e più
segrete, un autunno pieno di dolcezza
ed un inverno sorprendente non solo
per la piacevolezza del clima. Per noi
che qui siamo nati e vissuti, sono
proprio l’autunno e l’inverno, con i loro
ritmi più rilassati, gli eventi naturali più
spettacolari - immaginate ad esempio
alle furiose e spettacolari mareggiate,
con le onde che superano in altezza il
campanile della chiesa di San Pietro - a
rendere più intensa l’esperienza di Porto
Venere e del suo arcipelago.
Per questo, tra i principali obiettivi di valorizzazione del sito riteniamo
fondamentale diffondere le presenze
turistiche in una stagione prolungata,
culminante con le celebrazioni natalizie
durante le quali l’intero borgo diventa
una straordinaria scenografia urbana,
un presepe marinaro con i lampioncini
accesi lungo i carrugi e sulla calata, le
case alte con le finestre illuminate che
si riflettono durante le lunghe notti di
vigilia nelle acque tra Porto Venere e
l’isola Palmaria.
Ma il richiamo della poesia da solo
non basta, poi deve subentrare per chi
amministra la programmazione, l’organizzazione, in una sola espressione
la “politica culturale” il cui strumento
principale è stato individuato nel Piano
di Gestione, a cui l’Amministrazione
Comunale di Porto Venere si sta
dedicando sotto la supervisione della
Direzione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici della Liguria ed in contatto con l’Associazione Città Italiane
Patrimonio UNESCO. L’esperienza del
Piano di Gestione si innesta in una
strategia già da tempo in atto per la
tutela e la valorizzazione dei luoghi, che
ha avuto come momento fondamentale
nell’anno 2001 l’istituzione del Parco
Naturale Regionale di Porto Venere ed
arcipelago, il cui Piano, attualmente in
fase d’adozione, comprende un ricco
Thesaurus Progetti finalizzati all’approfondimento ed alla diffusione delle
conoscenze sul territorio compresa
la riserva marina, all’incoraggiamento
delle attività culturali, ricreative e
sportive ispirate dal genius loci piuttosto che dalle mode del momento,
al potenziamento del Laboratorio di
ricerca sull’isola Palmaria destinato a
“dialogare” con le altre piccole isole del
Mediterraneo. Veramente noi sentiamo
che il mare non rappresenta un confine
fisico o amministrativo, ma al contrario
un’enorme superficie di contatto che ci
unisce all’intero Mare Nostrum. Ed è
per questo che Porto Venere si è fatta
sempre più sensibile ed accogliente
anche nei confronti della nautica,
in particolare quella più rispettosa
della natura: dal 2004 Porto Venere
è il primo Comune italiano delle Vele
d’Epoca, prodotto dell’antica simbiosi
tra il navigante ed il mare. Vi capiterà,
venendoci a trovare anche in autunno
o in inverno, di poter ammirare da vicino, ormeggiate nelle placide baie delle
Grazie, di Fezzano oppure a Porto Venere, splendide imbarcazioni d’epoca,
il cui interesse è stato riconosciuto dal
nuovo Codice dei Beni Culturali. E gli
approdi che le ospitano sono davvero
degna cornice, anche dal punto di vista
della conservazione dell’ambiente marino: in quest’anno 2005 il porticciolo
di Porto Venere ha ricevuto dalla FEEE
la “Bandiera Blu dei porti d’Italia” mentre Legambiente ha dichiarato le nostre
spiagge tra le “dieci più blu” d’Italia.
E allora Porto Venere è un luogo
paradisiaco, senza problemi? Tut-
t’altro: le difficoltà da superare sono
molte, e talora gravi, a partire dallo
squilibrio tra i limitati spazi fisici disponibili e la sempre maggiore richiesta di
aree sia a terra (immobili, parcheggi,
superfici per ogni genere di attività),
sia a mare (posti-barca, ormeggi,
specchi acquei per maricoltura), con
la conseguenza di squilibri economici
e sociali facilmente immaginabili. La
lotta contro l’inquinamento, l’introduzione di fonti energetiche alternative,
la prevenzione dei rischi ambientali a
partire dagli incendi che minacciano il
nostro patrimonio verde, lo smaltimento razionale dei molti rifiuti, comprese
le acque reflue, che il turismo produce
sono impegnative questioni che siamo
chiamati ad affrontare.
Nella piccola, apparentemente
sonnolenta Porto Venere autunnale ed
invernale il lavoro di dovrà dunque proseguirà senza soste. Veniteci a trovare,
sarete i benvenuti.
Chiesa di San Nicolò - Via Rondinelli
NellachiesatrecentescadiSanNicolòlamostra
archeologicaDomusdelTriclinio:unaRavenna
romana vitale e sconosciuta. Lo spazio si
arricchisceinoltredellamostraConvivumche
trattailtemadellussodelbanchetto,ricercatoe
foggiatonell’anticaaristocraziaromana,conuna
rassegnamoltoampiadimosaici,arrediereperti
provenientidaRavennaedaiprestigiosimusei
nazionalidelpaese:Aquileia,Trento,Napoli,
Pompei ed Ercolano.
Info:tel.0544.213371-www.ravennantica.it
FIRENZE
Cibi e sapori nel Mondo Antico
fino al 15 gennaio 2006
Museo Archeologico Nazionale - Via della
Colonna, 4
Ilpercorsodellamostraèsuddivisointresezioni:
l’Egitto, il mondo Greco l’Etruria e Roma e
l’ultimasezione:commerciedistribuzionedei
prodotti.
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dal 11 al 14 gennaio 2006
Fortezza da Basso - Viale Filippo Strozzi
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fino al 20 gennaio 2006
Principali vie e piazze fiorentine
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Porto Venere
Porto Venere • Mareggiata
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
69
CERVETERI
UN TRENINO ECOLOGICO
PER VISITARE LA BANDITACCIA
di Arnaldo Gioacchini
G
ià dal suo insediamento nell’anno 2003, pur
non avendo avuto da
parte dell’UNESCO
l’importantissimo riconoscimento
per la necropoli della Banditaccia di
Sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità, l’Amministrazione Comunale del
sindaco Brazzini mostrò, fra l’altro,
all’architetto (di fama mondiale)
Giora Solar, ispettore dell’Unesco e
tesoriere dell’Icomos, i progetti vincitori del “Concorso Internazionale
per Idee per la realizzazione del Parco Archeologico Caerite”. Concorso
a cui, a suo tempo, mostrarono
interesse anche realtà straniere e che
vide la partecipazione di oltre trenta
gruppi con appunto tre vincitori, nel
relativo ordine, più una citazione di
merito. Progetti vincitori che furono
esposti, grazie alla collaborazione
della Sovrintendenza Archeologica,
fino all’autunno dello stesso anno
all’interno del Museo Nazionale
Cerite ubicato a Piazza S. Maria
Maggiore nel cuore della Qittà antica.
Museo che ospita reperti provenienti
dalle numerose necropoli ceretane
esposti in ordine cronologico al fine
di coprire tutto l’arco del periodo
storico etrusco. L’Amministrazione
comunale, proprio e soprattutto
in virtù di ciò che ha auspicato ed
auspica l’Unesco, ha sviluppato e
sta sviluppando importanti sinergie
frutto di un equilibrato mix fra pubblico e privato. Sinergie che stanno già
dando risultati non trascurabili e che,
soprattutto, stanno incontrando il
gradimento del pubblico e dei visitatori sia italiani che stranieri. Iniziative
che hanno visto la partecipazione,
anche in archi temporali contenuti,
di varie migliaia di persone; come è
stato nel caso della Mostra “La moda
etrusca l’importanza dell’immagine” realizzata dal G.A.R. (Gruppo
Archeologico Romano) sezione di
Cerveteri con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo del Comune.
Mostra svoltasi dalla fine del febbraio
fino alla metà di aprile 2005 presso le
Case Grifoni iniziativa che, durante il
suo svolgimento, ha ospitato anche
conferenze di alto livello scientifico,
come quella svolta dal Professor
Stephan Steingraber, docente di
Etruscologia ed Antichità Italiche
presso l’Università di Roma Tre.
La stessa università ha, successivamente, condotto i suoi allievi ad
effettuare una campagna di ripulitura
e recupero nella zona della necropoli
che precede l’attuale ingresso della
Banditaccia; come già effettuato
antecedentemente da altri gruppi di
ricercatori sia italiani che internazionali appartenenti ad altre Università.
Case Grifoni che il 17 dicembre 2004
avevano già ospitato, aprendo i loro
Cerveteri • Necropoli
ambienti in anteprima per l’occasione, l’Assemblea Generale delle città
Italiane Siti Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Case Grifoni ove è
prossima l’apertura del Centro Visite
“Raniero Mengarelli” che fungerà da
perno eccentrico archeologico—culturale. Cerveteri può offrire ai turisti
una visita di 47 siti monumentali di
importanza fondamentale per la conoscenza della tipologia e l’evoluzione architettonica e funeraria, il tutto è
esteso nei 450 ettari della necropoli e
nei 150 dell’area della città di Caere.
Attualmente, per una serie di motivi,
le visite sono oggi limitate alla solo
area Monumentale della Banditaccia,
gli altri siti, seppure di pari importanza ed unicità, sono però pressoché
interclusi. In questo senso, il Comune di Cerveteri in cooperazione con
la FAEM (Fondazione Archeologica
per l’Etruria Meridionale), con la Soprintendenza Archeologica e le altre
Associazioni locali, sta operando
affinché le visite possano essere
estese anche alla necropoli del Sorbo, di Monte Abatone ed ad altri siti
storici. La FAEM ha già reso possibile, dietro richiesta, effettuare delle
visite a dei monumenti distribuiti sul
vasto territorio difficili da raggiungere
senza l’ausilio di mezzi e di una guida
esperta attraverso la realizzazione
di alcuni itinerari atti allo scopo. Vi
è in proposito però una importante
novità, in corso di realizzazione a
Cerveteri • Caduta del Vaccina
cura della FAEM e della Galatour
(azienda di agenzia viaggi e trasporti
privata di Cerveteri) quella di un trenino gommato composto da motrice
e da tre vagoni di cui l’ultimo con
pedana specializzata per il trasporto
dei diversamente abili. Il mezzo
utilizzato sarà a bassissimo impatto
ambientale in quanto sarà alimentato
da sola energia elettrica prodotta da
un impianto fotovoltaico già operativo a cura della Galatour producente 5
kWh, impianto che sarà ampliato fino
a produrne il doppio dell’energia al
momento in cui, nella primavera del
2006, entrerà in funzione tale trenino.
Nella prima fase il trenino gommato
provvisto, ovviamente, di una guida
specializzata, effettuerà un itinerario
di km.2,8 nel pianoro della Banditaccia in un’area di circa 150 ettari di
superficie, mentre successivamente
estenderà il suo itinerario fino alla
lunghezza di 10 km. in un’area di 600
ettari. Nella scorsa estate la Necropoli della Banditaccia ha ospitato, in
fascinose atmosfere notturne, vari
spettacoli teatrali come ad esempio l’Inferno di Dante e l’Eneide di
Publio Virgilio Marone che citiamo
a proposito in quanto, nell’ambito di
tutta una interessantissima situazione idrografica (che genera, fra
l’altro, varie cascate di cui due alte
più di trenta metri) vi è compreso
anche il “Caeriti Amnem” descritto
da Virgilio nell’Eneide, in epoca
moderna conosciuto con il nome
di fiume Vaccina. Naturalmente il
riconoscimento dell’Unesco è servito da ulteriore volano per stimolare collaborazioni non trascurabili
attraverso vari sponsor (fra cui la
Fondazione Cassa di Risparmio di
Civitavecchia) al fine di incrementare le offerte turistico-culturali
di Cerveteri anche attraverso il
coinvolgimento dei paesi gemellati
di Livry Gargan (Francia),Furstel
feldbruk (Germania), Almunecar
(Spagna).
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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VENETO
BANCA DATI E PROSPETTIVE
DI VALORIZZAZIONE
DELLE VILLE PALLADIANE
di Maria Teresa Manoni
Dirigente Servizio Beni Culturali della Regione Veneto
N
uove forme di
valorizzazione
per il sito che
include Vicenza
e le ville palladiane potrebbero
avere origine da un progetto
che già la Regione del Veneto
ha posto in cantiere1, mirato
alla creazione di un Catalogo
Multimediale Georeferenziato
dei Beni Culturali.
Grazie ad esso è possibile infatti unificare e rendere
facilmente
disponibili
le
informazioni derivanti dalla
catalogazione dei beni culturali
e dalla loro esatta collocazione
su mappa, consentendo una
visione d’insieme di tutte le
tipologie di beni culturali (architettonici, artistici e storici,
archeologici,
etnoantropologici, paesaggistici ecc.)
nel loro ambito territoriale di
riferimento.
Nella costituzione di questo catalogo risulta fondamentale la collaborazione interistituzionale, la creazioni di reti,
di sistemi e la condivisione
delle tecnologie informatiche
in modo da ottimizzare i risul-
tati e diminuire i costi, anche
sulla base di quanto previsto
non solo dal Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio, ma
pure dal recentissimo Codice
dell’Amministrazione Digitale.
Nel caso dei Piani di gestione UNESCO questa modalità di raccolta e gestione dei
dati consente, inoltre, l’avvio
di successive campagne di
valorizzazione pianificate su
dati reali e su ampia scala.
In relazione a quanto detto,
risulta evidente come appaiono
quanto mai convergenti le politiche dell’UNESCO e l’impegno
regionale a favore delle Ville
Venete, tanto da farci augurare
che la già citata collaborazione
interistituzionale possa portare
ad una ulteriore convergenza
sulle metodologie di raccolta
dei dati e delle informazioni
sulle Ville Palladiane di Vicenza, approfittando appunto
dell’occasione della stesura
piano di gestione.
Il progetto è realizzato dalla Direzione
cultura in collaborazione con l’Unità
Complessa per il Sistema Informativo
Territoriale e la Cartografia che ha fornito la carta tecnica regionale digitalizzata
e le ortofoto.
1
Vicenza • Villa Almerico Capra detta “la Rotonda”
Una straordinaria testimonianza della cultura veneziana
Vicenza e le numerose ville palladiane che ne caratterizzano il territorio rappresentano una straordinaria testimonianza non solo del genio di questo sommo architetto, ma anche di quello che fu uno dei secoli aurei della cultura
veneziana. Un secolo di profonde trasformazioni, che vide un costante aumento degli investimenti fondiari effettuati
dal patriziato veneto nella Terraferma e che implicò una profonda ed epocale ristrutturazione dello “Stato da Tera”.
Di questo fenomeno la villa costituisce l’elemento più immediatamente avvertibile e macroscopico, ma non certo
l’unico, poiché furono coinvolti nella generale trasformazione anche il paesaggio, l’economia e la società stessa.
La conservazione e la consegna alle future generazioni di questo immenso patrimonio culturale rappresentano
un dovere morale, ma anche un impegno di notevole portata; per questo le attività di programmazione e di gestione
legate non solo alla tutela ed alla conservazione, ma anche alla sua promozione e valorizzazione, richiedono necessariamente una collaborazione tra i competenti organi statali, la Regione del Veneto1, gli Enti locali interessati, i
proprietari privati e le associazioni. In questo quadro di necessaria cooperazione si può ricondurre anche il progetto
Villas – Stately Home and Castles, presentato nell’ambito del programma Europeo Interreg IIIb – Cadses2 e dedicato
all’approfondimento delle tematiche relative al riuso delle dimore storiche.
Per quanto riguarda lo specifico delle Ville Palladiane, la Regione del Veneto esercita i propri compiti istituzionali
di coordinamento in relazione alla predisposizione di un piano di gestione, reso obbligatorio dall’UNESCO, nel quale
devono confluire le azioni di analisi conoscitiva del patrimonio e socio-economica dell’area interessata, la progettazione e l’attuazione delle attività individuate, nonché, alla fine, il monitoraggio dei risultati conseguiti.
Attraverso le attività poste in essere dalla Direzione Cultura – Servizio Beni Culturali (http://www2.regione.veneto.it/cultura/bbcc/
index.htm) e dall’ IRVV, Istituto Regionale per le Ville Venete, si veda in proposito il sito: http://www.irvv.net/Home.jsp?q.
2
http://www.villas-eu.org/h3/h3.dll/avillaslout/d1/fpagina?ID=home&UID.x=1992-1126800292
1
Bagnolo • Villa Pisani
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unesco • associazione
città italiane
patrimonio
mondiale
Siti
73
DA PATRIMONIO A RISORSA, DA RISORSA A OCCASIONE DI SVILUPPO
I SITI ADRIATICI FANNO RETE
di ALFREDO ZAGATTI
Vice Presidente della Provincia di Ferrara
n sistema locale dotato di
risorse straordinarie da un
punto di vista culturale,
storico-architettonico ed
ambientale quale quello
di Ferrara non può che vedere impegnate le proprie
forze istituzionali ed economiche nella valorizzazione, accompagnata dalla tutela e dalla salvaguardia, di tale ricco e articolato patrimonio.
L’entusiasmante connubio tra arte e cultura, rappresentato dalla città di Ferrara e dalle
Residenze Estensi, e ambiente, rappresentato
dal grande Delta del Po, rappresenta una sfida
complessa, da affrontare sia per mettere in valore ed a sistema “terra” e “acqua”, cultura, usi
e tradizioni differenti, sia per addivenire a forme
di gestione efficaci, in grado di governare e nel
contempo incidere sui processi di trasformazione in atto.
Mentre la domanda di arte e di natura è in
continuo aumento, confermata dai positivi dati
del turismo culturale ed ambientale di questi
ultimi anni, allo stesso tempo si assiste alla tendenza a ridurre il ruolo ed il peso della cultura da
un punto di vista del sostegno finanziario, anche
a causa delle importanti difficoltà economiche
che il nostro Paese sta attraversando.
I margini d’azione degli Enti Locali, con le ristrettezze di bilancio ed i continui tagli dei trasfe-
rimenti sono assai ridotti ed inducono a guardare con attenzione ogni opportunità di intervento
generata da programmi di finanziamento di altre
istituzioni, prima tra tutte l’Unione Europea, ma
anche la Banca Europea degli Investimenti (BEI),
così come gli istituti di credito locali.
La Provincia di Ferrara, insieme al Comune
di Ferrara ed a numerose organizzazioni ed
istituzioni del territori, da alcuni anni ha destinato particolare attenzione alle nuove fonti di
finanziamento, in modo da incrementare il più
possibile i progetti e le occasioni di intervento
in questo campo.
Quando si è presentata l’opportunità di partecipare al programma Interreg IIIA con proprie
proposte progettuali, dopo un’ampia fase di
consultazione e confronto con tutti i principali
attori del territorio, operanti nei diversi settori
economici, è emersa la volontà di operare, in
modo prioritario, proprio sul tema della cultura e
più nello specifico sul tema della qualificazione,
valorizzazione e messa in rete dei siti Unesco.
Siti da leggere secondo alcune “chiavi”
nuove: siti da “mettere in rete”, siti da “gestire in
modo attento ed efficace”, siti da “mettere in valore”, perché evolvano sempre più da patrimonio
a risorsa, da risorsa ad occasione di sviluppo,
anche grazie ad una crescita della consapevolezza della comunità locale.
Siti da leggere anche secondo nuove
Fucina di Vulcano
traiettorie di relazioni, scambi e cooperazione:
traiettorie che si stanno fortemente sviluppando
verso Est, verso quella vasta Area Balcanica,
in particolare dei Balcani occidentali, a noi
confinante, interessata in questi ultimi tempi
da straordinari processi di cambiamento ed
“avvicinamento”.
Sono questi i fondamenti del Progetto SUA
- Siti Unesco Adriatici, fortemente voluto dall’Amministrazione Provinciale (nell’articolo che
segue il progetto è descritto da un punto di vista
tecnico), avviato un paio di anni fa, in fase di
avanzata attuazione.
La Provincia di Ferrara non ritiene di aver
concluso il proprio impegno su questa specifica linea, che tra l’altro in questi anni ha visto
l’organizzazione e la realizzazione di numerosi
ed importanti iniziative ed eventi, ma è già
impegnata, proprio in questi mesi, a gettare le
basi per nuove proposte e progetti, in modo da
sviluppare e consolidare quanto di positivo è
stato raggiunto con il progetto Interreg SUA, non
solo in termini realizzativi - sul Castello Estense
e sulla Cattedrale di Ferrara, ad esempio -, ma
soprattutto in termini di relazioni, di scambi e di
crescita culturale.
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anno primo • numero due • ott/dic 2005 www.sitiunesco.it
VERSO UNA REGIONE EUROADRIATICA
Progetto s.u.a.: valorizzazione del patrimonio Unesco ferrarese
nell’ambito del programma comunitario Interreg IIIA-trasfrontaliero
adriatico/1
A cura di Silvia Previati e Monia Barca
Uff. Fondi Strutturali Provincia di Ferrara
A
par tire dal 2003 la Provincia di Ferrara, assieme al Comune di Ferrara
e al Comune di Ravenna - Museo
d’Ar te della Città sono diventati beneficiari del
progetto S.U.A. - Siti Unesco Adriatici, nell’ambito del Programma di Iniziativa Comunitaria
Interreg IIIA - Trasfrontaliero Adriatico. L’Unione
Europea ha infatti stanziato fondi rivolti sia alle
regioni adriatiche italiane che a quelle balcaniche (Paesi PAO: Croazia, Serbia-Montenegro,
S.U.A. Project: Valorisation of the
UNESCO site of Ferrara in the framework
of the EU Adriatic Cross Border Programme Interreg IIIA
(By Silvia Previati and Monia Barca
Dept. for Structural Funds of the Province of Ferrara)
Since 2003, the Province of Ferrara, together with the Municipalities of Ferrara and
Ravenna - Municipal Ar tistic Museum - are
beneficiaries of the S.U.A. Project - UNESCO Sites of the Adriatic Region, which is
par t of the EU Initiative Interreg IIIA for the
Adriatic region. The EU has allocated funds
to Adriatic areas in Italy and in the Balkans
Albania e Bosnia-Erzegovina), nell’ottica di
favorire la cooperazione economica e sociale
con Paesi non europei ma confinanti.
L’obiettivo comunitario è quello di sostenere
iniziative di cooperazione negli ambiti più diversi
(cultura, politiche sociali, sviluppo economico,
rappor ti istituzionali, ambiente, turismo) per la
creazione di una vera e propria regione euroadriatica, nella quale il mare diventa elemento di
unione e non divisione.
La Provincia di Ferrara si è candidata pertanto nel 2003, dopo un lungo percorso “a cabina di regia” regionale, a divenire “lead par tner”
di un progetto per complessivi euro
(PAO Countries: Croatia, Serbia-Montenegro, Albania and Bosnia Herzegovina). The
aim is to foster economic and social cooperation with neighbouring non-European
Countries.
The EU intends to suppor t cooperation
initiatives in different sectors - culture,
social policies, economic development and
contacts with the institutions - in order to
create a real Euro-Adriatic region, where the
sea would be a connection element rather
than an element of division.
In 2003, following a series of initiatives
organised at Regional level, the Province of
Ferrara applied for the leadership of a Project
amounting to euro 1.730,000. Its
Ferrara • Duomo
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1.730.000 che mira in primis a diffondere
l’impor tanza del grande valore del patrimonio
Unesco, testimonianza unica di una storia di
civiltà e di culture oggi necessariamente da
conservare, valorizzare, gestire al meglio ed in
maniera più efficiente. Si tratta sicuramente di
un obiettivo che non può che essere condiviso
anche dai par tner balcanici del progetto, che si
trovano di fronte a medesime problematiche
incentrate non solo sulla manutenzione dei
beni siti Unesco ma anche sulla loro gestione e
valorizzazione, per promuoverne la conoscenza
e la fruibilità.
La costituzione di una vera e propria “rete
adriatica” di siti Unesco che, con caratteristiche similari o radici culturali comuni, possano
essere oggetto di studio e di analisi, nonché
unesco • associazione
città italiane
patrimonio
mondiale
Siti
77
di interventi fisici mediante l’individuazione di
linee guida comuni e di azioni di promozione,
rappresenta il “cuore” del progetto S.U.A.
La necessità dell’elaborazione ed attuazione di Piani di Gestione dei siti è divenuta
impellente ed è una tema attualmente all’attenzione degli amministratori dei Siti iscritti al
Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un obiettivo
del progetto è proprio quello di accompagnare
il lavoro che Comune di Ferrara e Provincia di
Ferrara stanno compiendo per il Sito Unesco
Ferrara e il suo delta del Po e di consentirne
la trasferibilità e lo scambio di metodologie ai
paesi par tner dell’altra sponda dell’Adriatico
che si apprestano a redigere i propri Piani di
Gestione. Si sta in generale affermando l’esigenza del passaggio da una tutela pasDubrovnik
main objective was to promote the great value
of the World Heritage Sites of UNESCO, the
unique remnants of past civilisations and cultures, which need to be protected, valorised
and managed in a more effective way. This
objective is shared with our Project Partners
in the Balkans, since they have to deal with the
same issues concerning the maintenance of
World Heritage Sites and their valorisation and
effective management, in order to promote
and advertise them among the public.
The S.U.A project focuses on the creation of an Adriatic network of World Heritage
Sites, based on common characteristics and
cultural origins. The sites shall be examined
in order to draw up common guidelines and
promotional actions.
The need for Management Plans for World Heritage Sites is becoming increasingly
urgent and has attracted the attention of site
managers and institutions. One of the objectives of the project is therefore to support the
Municipal Administration of Ferrara and the Po
Delta in developing management strategies
that can be transferred to partner countries
on the other side of the Adriatic, who are
just about to draw up management plans.
Generally speaking, the trend moves from the
passive protection of the site to management
strategies aimed at the development of the
cultural heritage also in terms of economic
growth and tourism.
The structural interventions currently
underway in Ferrara focus on the restoration
of the Via Coperta (Covered passageway) of
the Castle of the Estes, on the four rooms of
the Appartamento della Pazienza, which will
become the seat of the Museum of the World
Heritage Sites of the Adriatic Region, and on
the pilot workshop of the Camerini di Alabastro (Alabaster rooms), with the restoration of
the relieves by Antonio Lombardo. The alabaster rooms, which used to be the apartments
of Alfonso I Duke of Este, are a prestigious
group of rooms decorated with works in goldleaf, marble and marquetry. They used to host
one of the most prestigious art collections in
Europe, including works by Tiziano, Bellini,
Dosso Dossi, Garofano and Lombardo. Further interventions are planned for the Castle
of Mesola, where a documentation centre on
World Heritage Sites will be set up, and the
Cathedral of Ferrara, with the restoration of
the apse. Finally, the Museum of Arts of the
City of Ravenna will become the seat of the
CIDM (Documentation Centre on Mosaics).
The project currently involves three World
Heritage Sites of the PAO Countries: Dubrovnik, Parenzo and Kotor, but other Cities will
apply for the inscription as World Heritage
Site, as Sarajevo and Pola.
The S.U.A. Project will end in June 2007,
when all the planned initiatives listed below
will be finalised.
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siva ad una tutela attiva capace di coniugare le
esigenze di salvaguardia con quelle di sviluppo
e di utilizzo del patrimonio culturale in chiave di
risorsa turistica ed economica.
Gli interventi strutturali in corso di realizzazione nel sito di Ferrara si stanno concentrando all’interno del Castello Estense sulla Via
Coper ta con il suo restauro, sulle quattro sale
dell’Appar tamento della Pazienza, che verranno
adibite a futura sede del Museo dei Siti Unesco
Adriatici e sul laboratorio pilota dei Camerini di
Alabastro con annessa ricostruzione dei rilievi
di Antonio Lombardo. I camerini, un tempo
appar tamento di Alfonso I d’Este, erano un
prestigioso insieme di sale ove dorature, marmi, intarsi facevano da cornice ad una delle più
prestigiose collezioni d’ar te europee, ricche
unesco • associazione
città italiane
patrimonio
mondiale
Siti
di firme da Tiziano, a Bellini, a Dosso Dossi,
Garofano e Lombardo). Ulteriori interventi sono
previsti all’interno del Castello della Mesola,
con l’allestimento di un centro di documentazione sui Siti unesco, e nella Cattedrale di
Ferrara con il restauro dell’Abside del Duomo di
Ferrara. Infine a Ravenna verrà allestito il CIDM
(centro di Documentazione sul Mosaico) presso il Museo d’Ar te della Città di Ravenna.
I Siti Unesco dei Paesi Pao coinvolti sono
tre: Dubrovnik, Parenzo e Kotor, ma anche altre
città che si candideranno a città patrimonio
dell’umanità, quali Sarajevo e Pola.
Il progetto S.U.A. si concluderà a giugno
2007 data alla quale tutte le iniziative progettate
qui sotto elencate troveranno realizzazione pratica. (1. continua)
S.U.A. - Siti Unesco Adriatici
Lead partner: Provincia di Ferrara
Partner Paesi RAI: Comune di Ferrara, Museo
della Città D’Arte - Comune di Ravenna;
Partner Paesi PAO: Serbia-Montenegro (Serbia
Unity Congress for Heritage Protection in Kotor and
Cultural Heritage Republican State Organization of
Montenegro in Cetinje), Città di Dubrovnik (Croazia),
Città di Parenzo, Ministero della cultura dell’Albania a
Tirana; Università di Sarajevo, Comune di Sarajevo.
Altri soggetti coinvolti nel progetto: Capitolo
della Cattedrale di Ferrara, Provincia di Ravenna,
Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali della
Regione Emilia-Romagna, Università di Bologna,
Ministero italiano per i beni e le attività culturali;
S.U.A. - Adriatic UNESCO Sites
Leader par tner: Province of Ferrara
RAI Par tner Countries: Municipality
of Ferrara, Museum of the Ar tistic City
- Municipality of Ravenna;
PAO Par tner Countries: Serbia-Montenegro (Serbia Unity Congress for
Heritage Protection in Kotor and Cultural
Heritage Republican State Organization
of Montenegro in Cetinje), Municipality
of Dubrovnik (Croatia), Municipality of
Parenzo, Ministr y of Culture of Albania in
Tirana; Municipality of Sarajevo, University of Sarajevo.
Kotor
Porec
79
Provincia di Rovigo
Importo progetto: 1.730.000,00 Euro
Contributo pubblico: 100%
Durata del progetto: 1 giugno 2003- 30 giugno
2007
Attività programmate: 1) Messa in rete dei
“siti adriatici” il sottoprogetto prevede l’ideazione
di un percorso on line delle meraviglie dell’Adriatico,
capace di interessare diverse forme di turismo e
diversi circuiti culturali, che coinvolgano entrambe
le sponde adriatiche. Verrà quindi creato un prodotto
multimediale inserito nel sito web provinciale nel
quale verranno inseriti tutti i materiali condivisi dai
partner. Presso Ferrara verranno inoltre realizzati
una esposizione permanente, mediante restauro
ed allestimento di quattro sale dedicate presso il
Castello Estense, ed un centro di docu-
Other par ticipants: Chapter of the Cathedral of Ferrara, Province of Ravenna,
Institute for Ar tistic, Cultural and Natural
Heritage of the Region Emilia-Romagna,
University of Bologna, Italian Ministr y of
Cultural Heritage and Cultural Policies;
Province of Rovigo
Amount of the Project: 1,730,000.00
Euros
Public contribution: 100%
Duration of the Project: June 1 st 2003June 30 th 2007
Planned activities: 1) Networking the
Adriatic Sites - the sub-project envisages
the creation of an on-line itinerar y through the wonders of both sided of
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mentazione, presso il Castello della Mesola, di tutti i
principali siti adriatici patrimonio dell’umanità dotato
di strumenti multimediali, di raccolta e riproduzione
di immagini, testi, opere edite, guide, ecc..
2) Linee guida per la definizione dei piani di gestione dei Siti UNESCO. Costituzione di un gruppo
di lavoro interdisciplinare, composto da esperti di
diverse discipline provenienti da tutti i paesi partners
RAI e PAO, coordinati dal lead partner, che elaborino
linee guida per l’elaborazione di Piani di Gestione,
scambino metodologie operative e nel contempo
accompagnino le amministrazioni proponenti allo
studio, alla definizione ed all’adozione di autonomi
piani di gestione.
3) Realizzazione di un intervento pilota di
studio volto al recupero, restauro e valorizzazione
di beni monumentali, caratterizzati da elementi di
unesco • associazione
città italiane
patrimonio
mondiale
Siti
81
esemplarità. In particolare l’attività sarà concentrata
sulla realizzazione di un laboratorio per la ricostruzione di decorazioni rinascimentali andate perdute
nel corso della storia negli ambienti della famosa
Via Coperta del Castello Estense, dei Camerini di
alabastro e delle opere del Lombardo, di alto valore
storico artistico, mediante l’utilizzo di tecnologie
innovative e di artigianato qualificato.
Il progetto prevede inoltre la diffusione delle
esperienze di restauro, recupero, catalogazione
realizzate negli interventi e delle linee guida per la
gestione dei siti, presso tutti i partners, tramite la
realizzazione di seminari e workshop di studio sul
restauro e le sue tecniche, su modalità innovative e
sostenibili di gestione del patrimonio culturale, sulla
promozione turistica.
Ravenna • Mausoleo di Teodorico
the Adriatic region, targeted at different
kinds of tourist and cultural circuits. The
project will lead to a multimedia product
to be placed on the web site of the Province, including all the material shared
by the par tners. A permanent exhibition
will be set up in Ferrara following the restoration of four rooms in the Este Castle
and a documentation centre in the Castle
of Mesola concerning the main World Heritage Sites of the Adriatic region, which
will be equipped with multimedia tools
for the collection and showing of images,
texts, published works, guides, etc.
2) Guidelines for Management Plans
for World Heritage Sites. Setting up
Ferrara • Castello
a working group consisting of exper ts
of different branches from all RAI and
PAO par tner countries. The group will be
chaired by the leader par tner and would
exchange working methods and guidelines to draw up Management Plans, while
assisting the proposing administrations
in studying, drawing up and adopting
Management Plans.
3) Pilot study aimed at the recover y,
restoration and valorisation of monumental sites of high cultural level. The
project will focus on a workshop for the
restoration of the Renaissance decorations of the famous Via Coper ta of the
Este Castle, lost over the centuries; of
the alabaster rooms and the works by
Lombardo, which are of great historical
and ar tistic value. The restoration will be
carried out by qualified restorers using
advanced techniques.
The project aims at sharing restoration, recover y and cataloguing experiences and site management guidelines
among the par tners through the organisation of seminars and workshops on
restoration and its techniques, innovative
and sustainable site management methods and tourist promotion.
82
L
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’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale
UNESCO è stata fondata nel 1997 per iniziativa dei
comuni di Alberobello, Andria, Capriate S. Gervasio,
Ferrara, Matera, Ravenna e Vicenza.
Principali finalità statutarie:
• l’attuazione di iniziative per la tutela del patrimonio
culturale e naturale dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e la realizzazione di progetti e proposte comuni
da presentare alle amministrazioni pubbliche italiana e alle
istituzioni internazionali;
• la costruzione di politiche di scambio di esperienze, in
relazione ai problemi presentatisi e alle soluzioni adottate dalle
varie comunità;
• la promozione di iniziative di educazione in collaborazione con le autorità scolastiche;
• la promozione, in collaborazione con le Università e
gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate
alla formazione professionale del personale delle pubbliche
amministrazioni e non, impiegato nella gestione del patrimonio
culturale delle città d’arte;
• la programmazione di una politica turistica e di diffusione
dell’immagine che corrisponda agli interessi della comunità in
cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità;
• la promozione di rapporti di collaborazione e cooperazione con analoghe associazioni che dovessero costituirsi in Italia
e con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani; nonché con
le associazioni internazionali che hanno medesime finalità, in
particolar modo con l’UNESCO.
Il testo integrale dello statuto dell’associazione è
reperibile all’indirizzo www.sitiunesco.it/attach/unesco/
docs/statuto.pdf.
Presidenza e segreteria sono ubicate presso il Comune di
Ferrara - Piazza del Municipio n. 2:
tel. 0532 418333 - fax 0532 418336
Indirizzo web: www.sitiunesco.it
E-mail: [email protected]
Presidente: Gaetano Sateriale (Ferrara)
Vicepresidente: Giuseppina Marmo (Andria) e Claudio
Ricci (Assisi).
Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei comuni di Firenze, Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza.
Attualmente i soci (comuni, province e regioni) sono 32:
Comune di Alberobello, Comune di Amalfi, Comune di Andria,
Comune di Aquileia, Comune di Assisi, Comune di Barumini,
Comune di Capriate San Gervasio, Comune di Caserta, Comune di Cerveteri, Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comune di Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune
di Napoli, Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide,
Comune di Pisa, Comune di Porto Venere, Comune di Ravenna
,Comune di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di
Siena, Comune di Tivoli, Comune di Torino ,Comune di Torre
Annunziata, Comune di Urbino, Comune di Verona, Comune
di Vicenza, Provincia di Ferrara, Provincia di Salerno, Regione
Veneto, Comunità Montana della Valle Camonica, Ente Parco
archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi.
Il 23 febbraio 2000 l’Associazione ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la
Commissione Nazionale Italiana Unesco ne ha riconosciuto le
importanti finalità.
Assisi