domesticazione della capra
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CAPRINI Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Le capre si trovano spesso in ambienti degradati e per questo sono accusate di essere la causa dei tale degrado. Riconoscere le differenze tra causa ed effetto!! I caprini sono in larga misura complementari ad altri ruminanti per ciò che concerne il consumo di alimento e l’habitat di riferimento. I caprini si trovano: • tutti gli ambienti da quelli super-umidi a gli iper-aridi • tutti i tipi di gestione da intensivo a nomadico Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Capre appartengono alla: • Tribù Caprini • Sottofamiglia Caprinae • Famiglia Bovidae • Sottordine Ruminantia • Ordine Artiodactyla Sono ruminanti a zoccolo fesso di piccola taglia Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Capra comprende nove specie viventi, ossia: Capra aegagrus (egagro) Capra caucasica (capra del Caucaso centrale) Capra cylindricornis (capra del Caucaso orientale) Capra falconeri (markhor) Capra hircus (capra domestica) Capra ibex (stambecco) Capra nubiana (stambecco nubiano) Capra pyrenaica (stambecco spagnolo) Capra sibirica (stambecco siberiano) Capra walie (stambecco del Simien) Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Capra hircus Capra ibex Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze DOMESTICAZIONE DELLA CAPRA Capra aegagrus: è la principale, se non l’unica, progenitrice del ceppo domestico, conosciuta come Egagro o Capra del Bezoar. Ha corna ricurve come scimitarre, la cui superficie anteriore è compressa lateralmente in modo da formare una carena affilata. È diffusa nello stesso areale del muflone selvatico (Ovis orientalis), cioè sulle montagne dell’Asia Minore e in tutto il Medio Oriente, oltre che su alcune isole dell’Egeo e su Creta; in Italia è presente sull’Isola di Montecristo. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze DOMESTICAZIONE DELLA CAPRA Capra falconeri: detta anche markor o capra di Falconer, ha corna ritorte a cavatappi o a spirale aperta, con bordo posteriore carenato e bordo anteriore appiattito. Vive nelle regioni montane estese dal Kashmir orientale all’Hindu Kush e a sud fino al Beluchistan. È possibile trovarla anche nella Russia meridionale. Essa non rappresenta presumibilmente la progenitrice di capre domestiche dotate di corna simili, a causa della mancanza di carena anteriore. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze DOMESTICAZIONE DELLA CAPRA Capra ibex: o stambecco, ha corna a forma di scimitarra simili a quelle della capra del bezoar, da cui si distingue per la successione regolare di creste o protuberanze anulari su tutta la lunghezza delle corna. Lo stambecco è la solo capra selvatica presente sul continente europeo. Esistono molte sottospecie di stambecco che vivono ad altitudine elevate (Capra pirenaica, Capra ibex nubiana, Capra ibex walie, Capra cylindricornis, Capra caucasica). Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze DOMESTICAZIONE DELLA CAPRA Capra hircus: capra domestica con corna, se presenti, dritte o ritorte, sempre carenate anteriormente. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze DOMESTICAZIONE DELLA CAPRA Intorno al VII millennio a.C., la capra, al seguito delle migrazioni umane, compare a est fino al Pacifico e all’Oceano Indiano, a ovest fino all’Atlantico e attraverso l’Africa. Già in questo periodo la si ritrova in Grecia, da cui poi entra in Italia e in Europa. L’allevamento della capra in Italia ha sempre mostrato una forte discontinuità in termini numerici e di apprezzamento da parte di allevatori e consumatori. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Il cariotipo normale della capra è costituito da 60 cromosomi, 58 sono autosomi, tutti acrocentrici due sono i cromosomi sessuali Primo ruminante ad essere addomesticato (seconda specie dopo il cane) Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Study area and geographic distribution of the mtDNA haplogroups in the bezoar. Naderi S et al. PNAS 2008;105:17659-17664 ©2008 by National Academy of Sciences Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Region China India Pakistan Bangladesh Nigeria Sudan Iran (Islamic Republic of) Ethiopia Mongolia Indonesia Kenya Somalia United Republic of Tanzania Niger Burkina Faso Mali Brazil Mexico Yemen Uganda Nepal Turkey 2007 2006 137680000 125456000 55244000 52500000 52488200 42987000 25531000 21709428 18347800 14470200 13966000 12700000 12550000 12155312 11427500 9667000 9450312 8900000 8414000 8275020 7847624 6286358 146590000 125181000 53789000 48900000 51223600 42756000 25833000 18559730 15451700 13789954 12855600 12700000 12550000 11687800 11062400 9206601 10401449 8890384 8041955 8034000 7421624 6517464 Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze 140000000 120000000 100000000 80000000 60000000 40000000 20000000 0 Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Tipi caprini È difficile classificare i caprini in base a tipi specifici Una classificazione è quella basata sulle dimensioni: 1. Grande > 65 cm al garrese 2. Piccolo 51-65 cm 3. Nano < 50 cm Selezione per la sopravvivenza …. produzione di carne. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Tipi caprini Le vere capre acondroplasiche (nane) si trovano nell’Africa dell’Ovest e sono a volte resistenti alla tripanosomiasi Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Razze Tra le razze sviluppate in ambiente tropicale le sole Boer (Sud Africa) e Damascus (Medio Oriente specialmente Cipro) sono state oggetto di un programma concertato di selezione a lungo termine. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Camosciata delle Alpi Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Camosciata delle Alpi • Origine e diffusione • Originaria della Svizzera, si è diffusa in molti Paesi europei (in particolare in Francia e Germania) ed extra europei • E' così denominata per la somiglianza del suo mantello con quello del camoscio. • E' una delle sette razze caprine riconosciute ufficialmente in Svizzera (Appenzel, Camosciata delle Alpi, Saanen, Grigionese strisciata, Toggenburg, Vallesana, Verzaschese). • Frugale nell'alimentazione, robusta e forte, si adatta alle situazioni più diverse. Indole docile e affettuosa. • Ottima produttrice di latte. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Camosciata delle Alpi • Caratteristiche morfologiche e produttive • Taglia: medio-grande. Testa: relativamente piccola, leggera e fine, barba nei maschi. Orecchie: lunghe, oblique in avanti mai pendenti. Tronco: torace ed addome ampi, mammelle di tipo piriforme e capezzoli ben sviluppati. Vello: fulvo con varie tonalità, pelo corto, con riga mulina. Estremità degli arti e unghielli neri, caratteristica maschera facciale. Pelle: sottile, pigmentata in nero; lingua, palato ed aperture naturali scure. Altezza al garrese: Maschi a. cm. 86 - Femmine a. cm. 74 Peso medio: Maschi a. Kg. 100 - Femmine a. Kg. 70 Produzioni medie latte: primipare lt. 324 - pluripare lt. 507 • Fertilità: 95% Peso medio dei capretti alla nascita 3,5 kg, a 60 giorni 12,5 kg. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Saanen Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Saanen • Origine e diffusione • Originaria della Svizzera, si è diffusa in molti Paesi europei ed extra europei. • E' la tipica razza da allevamento intensivo stabulato o con parziale ricorso al pascolo. • Razza con attitudine alla produzione di latte. • E' una delle sette razze caprine riconosciute ufficialmente in Svizzera (Appenzel, Camosciata delle Alpi, Saanen, Grigionese strisciata, Toggenburg, Vallesana, Verzaschese). Razza con Libro Genealogico in Italia. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Saanen • • • • • • • • Caratteristiche morfologiche e produttive Taglia: medio-grande. Testa: piccola, leggera e fine, possibilità di corna sia nei maschi che nelle femmine. Profilo rettilineo con presenza di barba specie nei maschi. Collo lungo con presenza o meno di tettole. Tronco: torace ed addome ampi. Mammella ampia e ben sviluppata; capezzoli mediamente sviluppati, rettilinei, conici e portati verticalmente. Arti lunghi e ben proporzionati. Vello: bianco. Pelle sottile e di solito non pigmentata Altezza media al garrese: - Maschi a. cm. 87 - Femmine a. cm. 74 Peso medio: - Maschi a. Kg. 90 - Femmine a. Kg. 60 Produzioni medie latte (senza poppata): - primipare (150gg) lt. 380 - pluripare (210gg) lt. 602 Fertilità: 90% Peso medio dei capretti alla nascita 4,3 kg, a 60 giorni 14,6 kg. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Kashmir Razza di capre da fibra originaria del Kashmir (regione nord-occidentale dell'India). Produzione del fibra di altissima qualità, cachemire, fibra di straordinaria finezza pari a 11-18 micron - dati internazionali che definiscono il Cashmere - contro i 24 micron della lana più pregiata presente in commercio proveniente da pecore Merinos. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Il primo produttore mondiale di cashmere grezzo è la Cina (dal 60% fino anche al 90%) della produzione mondiale), seguita da altri paesi dell'area come Mongolia, India, Pakistan, Iran, Afganistan; da qualche anno viene allevata anche in Australia, Stati Uniti, Scozia e Francia. Il cashmere è il sottovelo della capra. La giarra, cioè il pelo vero e proprio, deve essere separata dal sottopelo ed è per questo che si preferisce alla tosatura, la pettinatura a mano in primavera. La raccolta della fibra si effettua infatti pettinando le capre La qualità della fibra è comunque molto diversa a seconda dell'animale che lo ha prodotto, e anche della sua età: più è giovane, maggiore è la finezza. Anche il colore è molto variabile: dal panna al grigio, dal nocciola al nero; l'industria predilige i colori chiari per poterli tingere più facilmente. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Anglo-Nubiana È il risultato di un incrocio fra capre da latte inglesi e capre di razza nubiana. Caratteristiche principali sono le orecchie grandi e pendenti ed il muso aquilino. Sono capre piuttosto grandi; le femmine pesano più di 64 kg, mentre i becchi raggiungono i 95 cm d'altezza. Queste capre possono vivere sia in climi assai caldi che in climi piuttosto freddi, il che ne ha favorito la diffusione in tutto il mondo. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Angora o Mohair La caratteristica più importante di queste capre è la bellissima lana, detta mohair: ogni esemplare produce fra i 5 e gli 8 kg di mohair l'anno. Le capre d'Angora vengono tosate due volte l'anno, a differenza di molte razze che richiedono un'unica tosatura. Sono poco prolifiche, e la mortalità dei cuccioli nei primi giorni di vita è altissima; a causa della velocissima ricrescita della lana, inoltre, richiedono un'alimentazione specifica. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Boer Selezionata a partire dagli inizi del Novecento dagli allevatori boeri in Sudafrica. Nasce probabilmente da incroci fra le razze di capra indigene, quelle europee portate dai coloni e forse anche ceppi di origine indiana. Hanno caratteristiche che le rendono più adatte alla produzione di carne che a quella di latte, sono molto resistenti e adattate alla vita in climi semi-desertici come quelli dell'entroterra sudafricano e della Namibia. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Razza con corna con orecchie pendule e mantelli diversi. Il becco Boer può pesare 110-135 kg (~240-300 lbs) e la capra tra 90 e 100 kg (~200-225 lbs). Gli animali possono raggiungere un IMG di 200 g/giorno in feedlot. Le performance standard sono di 150-170 g/giorno. Il tasso di ovulazione va da 1 a 4 ovuli per capra con una media di 1,7. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Una prolificità del 200% è normale. La pubertà è raggiunta precocemente, ai 6 mesi di età per i maschi ed ai 10-12 per le femmine. Le capre Boer hanno una stagione riproduttiva estesa arrivando a produrre 3 parti ogni 2 anni. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Damascus Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Nigerian dwarf Fornisce una sorprendente quantità di latte per la sua taglia. La produzione oscilla da 0,5 kg a 3,5 kg al giorno con una media di 1,2 kg. Sono fertili tutto l’anno e quindi con un’attenta gestione il latte è sempre disponibile nel corso dell’annata. Il latte è ricco di grasso (dal 5% fino al 10% a fine lattazione). Eccellente per burro e sapone. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Somali Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze West African Dwarf Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze La Anglo-Nubiana è probabilmente la più diffusa delle razze dei climi temperati in ambiente tropicale. La Saanen è particolarmente vulnerabile se non ha a disposizione zone ombreggiate. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze ADATTAMENTO La capra è adattata ad un largo spettro di zone ecologiche, dai climi caldi e secchi alle aree umide tropicali. Grande abilità nel selezionare alimento specialmente nei periodi di scarse risorse pabulari. Basse riserve corporee di grasso (raramente sopra 15%) La capra riesce a reintegrare l’acqua persa molto rapidamente Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Ingestione di liquido arriva fino al 45% del peso vivo in una sola bevuta senza fenomeni di emolisi Rumine funziona da contenitore d’acqua e questa viene rilasciata gradatamente nel flusso sanguigno La capra suda e ansima meno della pecora La maggior strategia per ridurre il calore corporeo è di mantenere un’elevata temperatura superficiale che permette al calore di passare dal corpo all’ambiente circostante dato il gradiente negativo Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Altri adattamenti della capra includono la forma corporea: • spigolosa • gambe lunghe nelle regioni aride • gambe corte e taglia ridotta nelle regioni umide Anche le corna possono giocare un ruolo nella termoregolazione: • la sola area superficiale con il maggior flusso sanguigno tramite i seni cavernosi La maggior parte delle capre ha pelle sottile e lana fine e corta e molte razze dei climi aridi sono a mantello chiaro Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Ci sono peraltro alcune capre di zone aride che presentano mantello scuro (adattamento ad ambiente desertico?): Red Sokoto Nord Nigeria e Sud Niger Black Bedouin Negev e Sinai Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Inclusione di caprini nell’allevamento misto di specie: • molto vantaggioso specie nei periodi di siccità prolungata Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Riproduzione Nei maschi l’età della pubertà può essere definita come quella in cui gli spermatozoi appaiono nell’eiaculato. Nelle capre questo avviene dai 100 giorni di età circa Animali di 5 mesi hanno però una capacità fecondante che è circa la metà di quella di un maschio adulto di 5 anni Nelle femmine la pubertà è più collegata al raggiungimento del peso vivo che ad una data età. Avviene quando si è raggiunto il 60-70% del peso adulto Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Ai tropici è comune raggiungere la maturità sessuale a 4-6 mesi di età ma le moderne tecniche di management consigliano di ritardare l’inizio dell’attività riproduttiva fino a che non si è raggiunta una certa percentuale del peso vivo adulto. La durata del ciclo estrale è simile alle pecore: 18-21 giorni La durata della gravidanza è usualmente nel range di 145-148 giorni Estri si manifestano lungo tutto il corso dell’anno Differenze tra razze tropicali e temperate sono legate a fattori genetici piuttosto che al clima od alla lunghezza del giorno Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Sembra esserci una tendenza ad avere manifestazioni estrali più marcate in certi periodi dell’anno. Questo può essere dovuto a fattori climatici ed al loro effetto sulla disponibilità di alimento. I metodi di gestione della riproduzione (breeding methods) prevedono la selezione delle razze indigene e l’uso dell’incrocio Gli sforzi per migliorare le performance riproduttive sono spesso concentrati sulla componente femminile del gregge Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Performance Riproduttive L’età al primo parto può variare dai 7 mesi fino ai 2 anni di età. L’intervallo interparto in molte razze tropicali varia da 180 a 300 giorni, anche se si va da 150 a 500 giorni come limiti. Dimensione nidiata due capretti sono comuni (prolificità aumenta con l’età) Ad esempio la capra West African Dwarf è nota per la sua prolificità. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Il numero di capretti prodotti per anno è un importante parametro di produttività. In generale le performance riproduttive dei caprini in ambiente tropicali sono considerate basse, specialmente nei sistemi tradizionali di allevamento Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Nutrizione Le capre sono “feeder” intermedi tendenti verso la selezione di concentrati Sono essenzialmente brucatori che si alimentano principalmente di foglie, fiori, frutti e rametti di cespugli e altre piante legnose. Le capre hanno un gusto molto pronunciato e selezionano l’alimento da differenti livelli pabulari. Le sottili parti che compongono la bocca gli consentono di essere molto selettive. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Le capre causano pochi danni alle piante con la “brucatura” a meno che la biomassa vegetativa non sia molto ridotta. La possibilità di alimentarsi stando su due sole zampe permette alle capre di ottenere un vantaggio nei confronti delle pecore. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Fisiologia Il rumine delle capre aumenta di volume durante la stagione secca. Questo permette di ingerire maggiori quantità di cibo anche se di minore qualità. La maggiore ingestione di cibo non risente quindi di un minor tempo di ritenzione a livello ruminale. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Preferenze alimentari Le capre hanno un rumine più ridotto di volume in rapporto al peso corporeo rispetto ad altri ruminanti. Sono classificate come “feeders” intermedi tendenti a selezionare diete di alta qualità con la preferenza a brucare quando possibile. I fabbisogni nutritivi delle capre sono quindi meno dipendenti dalla stagione rispetto a bovini e bufali. Presentano infatti un’abilità a mantenere il loro peso entro una certa percentuale della loro media annuale Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Solo i cammelli sono più selettivi delle capre e con i primi condividono le preferenze alimentari. Più del 60% ed a volte fino al 90% del tempo di pascolo è dedicato alle dicotiledoni, principalmente cespugli legnosi e alberi. La selezione alimentare può essere vista come un problema tattico (breve termine) e strategico (lungo termine) e l’appetibilità è una delle caratteristiche che influenzano tale aspetto. Le capre appaiono meno influenzate e meglio adattate rispetto agli altri ruminanti alle difese chimiche prodotte dalle piante per proteggersi dagli erbivori. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Le capre selezionano le parti di pianta con alto valore nutritivo. Il musello sottile e mobile e la lingua prensile delle capre permettono a queste di alimentarsi di foglie verdi ad alto contenuto proteico anche quando questo tipo di risorsa è scarso. In casi estremi le capre hanno l’abilità di salire sugli alberi e cespugli in cerca di cibo. Capre sono attive pascolatrici. L’attività è ridotta in condizioni di estrema umidità probabilmente per evitare punture di insetti. Anche freddo riduce attività pascolo. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Opportunismo nelle abitudini alimentari è il maggior vantaggio in ambienti con fluttuanti e spesso deficienti livelli alimentari. Le capre sono delle opportuniste totali. L’ingestione di sostanza secca per animali al mantenimento è stimabile al 1,4-1,7% del peso vivo. Capre specializzate da latte possono arrivare fino al 6,8% del P.V. od anche 180 g/kg0,75 Energia 5,44 MJ/kg P.V. per capre di 30 kg Ambienti aridi 75% fabbisogno in più per movimento ricerca cibo Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Salute Le più importanti malattie dei caprini sono: 1. Peste dei piccoli ruminanti (PPR) 2. Pleuropolmonite contagiosa caprina (CCPP) 3. Linfoadenite caseosa 4. Encefalite artritica caprina (CAE) Tra le infestazioni da parassiti Haemonchus contortus è il principale agente di gastroenteriti Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Management Ovini e caprini sono spesso allevati insieme in sistemi di “piccoli allevamenti a basso input” o in sistemi pastorali estensivi. Nei piccoli allevamenti le capre sono spesso lasciate pascolare ai margini delle strade o in luoghi dove le risorse alimentari sono limitate. Rifiuti casalinghi sono spesso cibo per i caprini e questo tipo di alimentazione è spesso utilizzato per abituare gli animali a rientrare a casa la sera. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Le strutture per ricoverare i caprini devono essere spaziose e aereggiate ma senza eccessive correnti d’aria. I caprini sembrano avere difficoltà nell’adattarsi a sistemi intensivi chiusi specialmente se questi prevedono molti animali e se l’alimentazione viene portata agli animali nella struttura (cut and carry). Alla nascita e nelle prime fasi di vita la mortalità è elevata. Rilevazione età dentizione simile agli ovini Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Produzioni Carcasse caprine pesano in media 12 kg ma con una grande variazione (7 kg Burkina Faso e Argentina / 18 kg Swaziland e Perù). La porzione totale edule arriva fino al 70-75% del peso totale e le parti che sono commercialmente utilizzabili arrivano all’80%. In molti paesi tropicali il mercato dei caprini è un mercato informale e molti caprini sono commercializzati a livello locale o macellati per autoconsumo. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Produzioni In molti paesi tropicali ci sono restrizioni o tabù all’impiego del latte di capra. Molte persone credono che è meglio utilizzare il latte di capra come prodotto medicamentoso, altri ancora pensano che possa portare malattie o che sia usato nella stregoneria. Alcune caratteristiche del latte caprino: • elevata proporzione di piccoli globuli di grasso • grasso e proteine di elevata digeribilità e altamente tollerati • vitamina A facilmente disponibile Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze La lattazione delle capre autoctone tropicali è corta e generalmente nel range di 80-200 giorni sebbene alcune razze tropicali possano avere lattazioni più lunghe. Mungitura per uso commerciale è poco diffusa. La persistenza della lattazione appare essere principalmente un effetto dovuto alla razza. Produzione giornaliera 0,25 – 2 kg / giorno Capre tropicali cedono difficilmente latte in assenza del capretto. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze La produzione totale di latte è funzione della durata della lattazione e della produzione giornaliera. Africa 24-480 kg !!!! Elevato contenuto di grasso 2,9 – 8,3 % Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Pelle e fibra La pelle è un’importante ma spesso disconosciuto sottoprodotto. La fibra, nel caso delle capre, è limitata alle razze specializzate Angora e Kashmir. La maggior parte del pellame è assorbita dal mercato locale o dalle economie nazionali ma in alcuni paesi contribuisce considerevolmente all’export. Pelle di caprini si distingue facilmente da quella di ovini per lo spessore e la struttura compatta. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Pelle e fibra Mohair Si produce dalle capre Angora ed è un prodotto di elevato valore commerciale che raggiunge prezzi più elevati delle migliori lane di pecora. I criteri per determinare la qualità della fibra sono: • lunghezza fibra • diametro • densità • distribuzione delle fibre sul corpo • colore della fibra Diametro 22,9-74,5 mm Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Pelle e fibra Cashmere È il maggior prodotto della capre in Cina e sta assumendo sempre maggior interesse a livello mondiale. Il mantello esterno delle capre Kashmir ha una lunghezza da 40 a 200 mm e copre una fibra più fine di lunghezza 25-90 mm. La produzione annuale per animale è di 115-170 g. Dip. Biotecnologie Agrarie – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze Limiti I caprini fanno spesso parte di un sistema integrato di allevamento a livello familiare o rurale. In modo particolare in ambienti umidi, sub-umidi e semi-aridi. In molte zone continuano però ad essere ignorate in quanto considerate “non economiche” a causa della loro ridotta taglia o perché ritenute responsabili del degrado ambientale. Morbilità e mortalità sono tra i maggiori limiti alla diffusione dell’allevamento. Pelle e fibra potrebbero diversificazione produttiva. rappresentare un’importante Dip. 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