Io massone?

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Io massone?
Io massone?
Il massone per sua "condizione" è tenuto ad obbedire alla legge
morale; è pur vero però che la legge morale cui il massone fa
riferimento è quella stabilita dagli stessi 'fratelli' nelle logge.
Angela Pellicciari, saggista e insegnante.
Storia di Segreti
Cos’è la massoneria? Questa domanda possiede almeno tre diverse risposte a seconda
del nostro vero interesse. Stiamo chiedendo "Cosa si fa in un circolo massonico?",
"Com’è nata la massoneria?" oppure "Qual è lo scopo della massoneria?" ? Le tre
risposte sembrano addirittura incompatibili, ma partiamo con ordine.
Durante le riunioni dei circoli si insegnano e si apprendono tecniche meditative; si
impara a focalizzare la propria attenzione su determinati oggetti o momenti per
aumentare la propria sensibilità al mondo spirituale (così dicono); tra questi il
"ricordarsi di sé", ovvero prendere-coscenza-di e ricordare la posizione del proprio
corpo (gambe, braccia, mani, schiena, testa) durante l’intero corso della giornata. Si
crea quindi il cosiddetto "centro di gravità permanente": un ideale, una convinzione,
un obiettivo qualunque ma radicato abbastanza per fare da argine ad ogni perdita
d’equilibrio. Si veda Frammenti di un insegnamento sconosciuto di Peter D.
Ouspensky per l’intera panoramica. In realtà di spirituale c’è ben poco: è solo un modo
come un altro per indurre il proprio cervello a creare nuove connessioni che a loro
volta creano una finta logica (l’allievo arriva a supporre delle relazioni di causa-effetto
tra le azioni - anche le sue - che però non hanno nulla di reale). É quel che già accade
agli ossessivi come me. É una piccola botola per la pazzia. Potrei dire che il mio
percoso è quello di un anti-massone, perchè quelle connessioni le sto spezzando ad una
ad una, e spero presto che non ne rimanga nessuna. Ad ogni modo, una volta che
l’allievo massone ha creato le connessioni necessarie, a quel punto può essere
facilmente manovrato da chi è cosciente di quelle connessioni (perchè forse le ha
progettate). L’allievo intanto è "felice" perché convinto di essere diventato sensibile al
mondo spirituale. In realtà è solo un tantino impazzito.
La coreografia di tutto questo è eccezionale. La suggestione conta. Ci sono i
mantelli, le maschere bianche e i cappucci alla Eyes Wide Shut di Kubrick. Il soffitto è
un cielo blu scuro trapunto di stelle, il pavimento una scacchiera bianco-nera a
suggerire l’eterna lotta tra il bene e il male. Ci sono i riti, pezzi di storia sacra che
vedono implicati fumi d’incenso, spade, calici; l’officiante racconta la storia e recita i
motti del maestro, mentre il postulante risponde secondo copione.
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La domanda "com’è nata" è piuttosto semplice, anche se ovunque vai continui a
sentire la solita strabordante cazzata della "massoneria che discende dai templari". In
realtà si è trattato di un tentativo - riuscito - da parte di re Giacomo I Stuart (primo re
di Scozia e Inghilterra unite, dal 1603 al 1625) di porre ordine ai vari gruppi iniziatici
presenti in quel periodo nel Regno Unito.
A metà del 1400, le logge di muratori che due secoli prima avevano realizzato le
stupende cattedrali gotiche, avevano subito una metamorfosi fondamentale nel loro
apparato direttivo. Prima di allora erano dirette dal vescovo della diocesi dove sarebbe
sorta la cattedrale, coadiuvato da un 'Capitolo' di Priori Benedettini che si spostava da
un posto all’altro con il resto della squadra. Tenete conto che una cattedrale poteva
richiedere più di 50 anni di lavoro, per cui era molto difficile che la stessa persona
dovesse spostarsi due o più volte. Già dall’VIII secolo la loggia era divisa in tre gradi
(come appunto la massoneria): sopra a tutti stava il 'Capitolo'. Al secondo gradino
c’erano i "fratelli conversi" (maestri d’arte facenti voto di obbedienza) e subito sotto
stavano i "fratelli barbuti" (assistenti dei maestri che portavano la barba come segno
distintivo). In massoneria troviamo i Maestri, i Compagni e gli Apprendisti. Gli altri
gradi, creati solo in seguito con l’avvento del rito Scozzese (dal 4° al 33° grado), sono
detti gradi simbolici e definiscono ad un altro tipo di graduatoria che in un certo senso
rimane separata dalla graduatoria dei 3 gradi fondamentali.
Sempre nell’VIII secolo le confraternite di muratori avevano introdotto le allegorie
del Tempio di Salomone che fanno oggi da sfondo ai rituali massonici. Il direttore di
questo processo era stato Beda il Venerabile (672 - 735), uno storico e monaco
benedettino, nonché uno dei pochi intellettuali dell’epoca che sostenevano la rotondità
della terra. Prima di allora le confraternite erano laiche e portavano avanti la tradizione
dei Collegia Fabrorum romani (si vedano per esempio i maestri Comacini). I frati
benedettini avevano usato l’influenza religiosa per porsi a capo dei muratori e
attraverso le loro opere avevano dato vita a un’infinità di allegorie di stampo iniziatico.
Allora, nel Regno Unito di Giacomo I c’erano ancora queste logge (tornate laiche
da oltre 150 anni), tra cui la più famosa era quella di kilwinning, che aveva accolto e
inglobato i Templari fuggiti dal porto francese di La Rochelle il 13 ottobre 1307.
Certamente anch’essi contribuirono ad incrementare l’apparato rituale delle logge e
della futura massoneria, ma di certo non ne furono i creatori esclusivi.
Nello stesso periodo erano arrivati in Inghilterra i rappresentanti della Rosa+Croce,
costretti a fuggire da Praga dopo la sconfitta dei Boemi nella battaglia della montagna
bianca, l’8 novembre 1620. In Inghilterra erano arrivati con il nome meno sospetto di
"Unioni Cristiane", guidate da Johann Valentine Andreae, nipote del Lutero del
Württemberg” Jakob Andreae.
La Rosa+Croce portò probabilmente la maggior parte dei simboli e dei riti della
nuova massoneria; questa fu il nuovo collegio’ che univa Rosa+Croce, logge di
costruttori e (tramite questi) i Cavalieri Templari. La nascita della massoneria deve
aver avuto un qualche impatto sull’Ordine della Giarrettiera, un ordine cavalleresco
fondato nel 1348 dal sovrano inglese Edoardo III, nato apposta per convogliare i
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Templari (inglesi) sfuggiti alla persecuzione di Filippo il Bello. In ogni caso la
massoneria rimane una branca dell’Occhio che Tutto Vede, così come lo erano prima
di lei gli stessi Templari e la Rosa+Croce.
Ora la risposta più difficile: a cosa serve la massoneria. Prima di tutto precisiamo
una cosa: in loggia non sentirete mai parlare di politica o economia. I veri intenti della
massoneria si svolgono fuori dalla loggia. La loggia serve a scegliere e soprattutto a
forgiare i nuovi uomini da inserire nei poteri forti e nelle posizioni di rilievo negli Stati
e nei mass-media. É un gran bacino di raccolta e selezione. Ma il passaggio dalla
massoneria al ruolo operativo viene discusso e pianificato al di fuori della loggia. La
loggia è silenziosa e nasconde bene i suoi segreti. Paradossalmente ci sono massoni
che lavorano su sé stessi in buona fede, pensando di migliorare la propria vita
interiore, e rimangono nell’oblio magari per tutta la vita. Solo i pochi scelti’
scopriranno il vero scopo della loro iniziazione, e solitamente i massoni di buona fede’
non rientrano tra questi.
Dalla fine dell’800 si sono affiancate alle logge massoniche le logge rosacrociane,
che devono essere distinte con attenzione dalla Rosa+Croce del XVII secolo. La
differenza tra legge massoniche e logge rosacrociane può essere compresa leggendo
questo foglio di appunti, presi da una fonte privilegiata, che riporto integralmente:
• L’"evoluzione della vita" nel pensiero massonico: al principio c’erano solo
elementi chimici isolati. Aumentando il loro numero e le loro interazioni gli
elementi sono diventati molecole. Aumentando il loro numero e le loro
interazioni le molecole sono diventate amminoacidi. Aumentando il loro numero
e le loro interazioni gli amminoacidi sono diventate proteine. Aumentando il
loro numero e le loro interazioni le proteine sono diventate esseri unicellulari
(cellule). Le cellule si sono evolute, si sono differenziate e hanno iniziato a
svolgere funzioni specializzate. Aumentando il loro numero e le loro interazioni
le cellule sono diventate esseri pluricellulari. Gli esseri pluricellulari si sono
evoluti fino all’uomo e sono aumentati in numero. Le loro interazioni stanno
aumentando esponenzialmente. Siamo quindi in procinto di un nuovo salto
evolutivo: la nascita del super-essere. Gli uomini saranno le cellule del
superessere, guidato da una sorta di coscienza collettiva. (Mi vengono in mente
le api e l’alveare).
• Situazione attuale: La velocità e il numero delle relazioni tra esseri umani sono
tali da permettere la nascita del super-essere. É un salto evolutivo che ha
necessitato di milioni di anni. (Direi 1,2 miliardi, se contiamo dalla nascita del
primo essere pluricellulare, un’alga rossa chiamata Bangiomorpha Pubescens).
• Problemi: Si è sviluppato un insano culto dell’individuo che ostacola la
formazione della coscienza collettiva. (Suona un po’ contradditorio, visto che
sono stati gli Illuminati a indirizzare la società). Inoltre gli uomini consumano
più di quanto possono permettersi e stanno esaurendo le risorse del pianeta.
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(Questo è vero solo in parte - I miei amici di Zeitgeist smentirebbero
l’affermazione all’istante).
Della risoluzione dei problemi si occupa il Club di Roma (controllo demografico e
ambientale, un gruppo di potere non meno del Bilderberg). C’è un gruppo simile anche
a Bologna, composto per lo più da massoni, che recentemente ha ricevuto il plauso per
i suoi progetti dall’Università di Cambridge.
• Proposte del Club di Roma (ecco cosa hanno saputo tirar fuori quelle
canaglie di economisti - Cip e Ciop sarebbero stati più creativi): (1) Far
morire 4/5 degli esseri umani tornando così indietro di qualche secolo. In questo
modo sarebbe possibile ottenere, tra qualche secolo, dei comportamenti sociali
diversi, riuscendo al contempo a ridurre i consumi. (2) Innescare una crisi
globale per costringere ad un cambiamento dei costumi sociali. Cito testuali
parole "Per eliminare un tumore devi uccidere anche le cellule che ci stanno
attorno. Noi siamo le future cellule del super-essere. A noi interessa l’essere nel
suo complesso; che ci importa se muore qualche cellula? Non me ne frega un
cazzo." Mi pare di capire che decine di milioni di morti sarebbero più che
accettabili.
Nel dettaglio i progetti del Club di Roma risultano incompleti. Un fisico che fa parte
del club (Irvine Laszlo) ha proposto l’inserimento di artisti nel club, così da
compensare la mancanza d’intuizione creativa dei tecnici (economisti). Al rifiuto dei
confratelli Laszlo ha lasciato Roma per fondare il Club di Budapest, con gli stessi
scopi ma aperto ad alcuni artisti.
• Massoneria: Si occupa di agire sui comportamenti collettivi e di selezionare la
"cream" dell’umanità (forse per il cervello del super-essere).
• Rosacroce (SRIA, AMORC e affini): Si occupa di preparare l’individuo alla
sua funzione come cellula in uno specifico organo del super-essere. La riunione
nel super-essere è anche detta "il divenire Dio" (ricorda il ritorno all’Adam
Kadmon della Kabala). Ai massoni è proibito entrare nel lettorio rosacrociano
(una sorta di Sancta Sanctorum del Tempio Rosacrociano).
Le due entità sono coordinate dai 7 Sapienti, 7 coscienze sconosciute che sono
sopravvissute alla morte del corpo e che guidano le sorti del mondo dall’"esterno" da
migliaia di anni. Sono gli stessi "7 sapienti" citati nei testi Sumeri, nei Veda e nei testi
di Edfu.
Oltre il 33° grado: i Gradi di Misraim-Memphis.
• 66° Grado di Patriarca Gran Consacratore: può somministrare i sacramenti
secondo i riti del cristianesimo gnostico. Può inoltre consacrare il Tempio
massonico. Per le sedute di loggia il Tempio viene ogni volta consacrato
all’inizio e sconsacrato alla fine. In realtà il Tempio è un’entità esterna che viene
traslata temporaneamente in un luogo fisico.
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• 87-88-89-90 Gradi degli Arkana Arkanorum o "Scala di Napoli".
• 95° Grado assegnato ai 9 membri del supremo consiglio di loggia. Il supremo
consiglio elegge il Gran Gerofante.
• 97° Gran Gerofante.
Ora veniamo a noi. Come ho conosciuto questa realtà? Quando Alys mi ha lasciato,
avrei voluto conquistare il mondo, usare la stessa determinazione che usavo con lei,
ma stavolta per una scalata al potere. Il fine ultimo era sempre lei; volevo che mi
ammirasse, che si accorgesse del mio valore. Volevo crescere finché la mia ombra non
avesse offuscato il suo ultimo dubbio. Stavo per fare il salto: l’abbandono di ogni
ideale giustificato dal mio dolore. Per fortuna la rabbia che avevo in corpo è
lentamente scemata, ed è bastata la parola di un buon amico a farmi rinsavire, per
tempo.
I tuoi motivi non sono buoni!
Avevo conosciuto la massoneria, molto vagamente, leggendo un libro di Christopher
Knight e Robert Lomas, La chiave di Hiram. Il libro espone la trita e ritrita ipotesi di
una massoneria che deriva dai Templari, i cui riti deriverebbero a loro volta dagli
Esseni. Si tratta di un’ipotesi non del tutto errata, come spiegato precedentemente, ma
decisamente imprecisa, perché la conoscenza esoterica è sempre stata in mano a più
enti suddivisi in più centri, magari coordinati da un’autorità superiore ma adattato
ognuno alla civiltà e alla cultura entro cui è sorto. Quindi, Templari sì ma non solo;
Esseni sì ma non solo.
Il merito dei due autori sta nell’aver ricostruito con precisione le vicende storiche
che hanno ispirato il mito di Hiram Abif (il fantomatico architetto del Tempio di
Salomone che fu ammazzato da tre allievi che volevano carpirne i segreti). Il fatto,
veramente accaduto, si riferiva ai segreti spirituali che il faraone Apope II (sovrano
Hyksos - straniero -) del Basso Egitto voleva strappare al faraone Seqnenre Tao II,
faraone dell’Alto Egitto, ques’ultimo ucciso da tre sicari. Le mummie di Seqnenre e di
uno dei sicari (Jubelo) sono state ritrovate e presentano chiaramente i segni delle ferite
da essi subite secondo il mito (Museo del Cairo, salme 61.051 e 61.023). La mummia
di Seqnenre mostra la parte centrale della fronte fracassata. Gli effetti di un altro colpo
sono evidenti nella frattura del naso e di orbita e zigomo destri. Una terza percossa era
stata sferrata evidentemente all’altezza dell’orecchio sinistro, rompendo il mastoide e
penetrando in profondità fino alla prima vertebra dorsale. Il corpo presenta i segni di
un’iniziale decomposizione, prova che i sicari erano riusciti a nascondere il corpo per
qualche giorno. Il nuovo faraone, Kamose figlio di Seqenenre, catturò uno di loro:
Jubelo. Questi venne immerso più volte nel latte acido ed esposto alla calura del
deserto, così che un fetore nauseabondo ne suggellasse la natura maligna. L’assassino
fu poi condotto nudo al cospetto degli imbalsamatori, con le braccia bloccate lungo i
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fianchi. Lo stesso Kamose tranciò di netto i genitali del prigioniero. Dopodiché Jubelo
fu avvolto nelle bende a partire dai piedi e chiuso nel sarcofago ancora vivo.
Il libro di Knight e Lomas mi aveva affascinato parecchio, tanto che disegnavo
Squadre e Compassi dappertutto, soprattutto sul banco di scuola. Il prof di matematica,
acculturato su questi temi, riconobbe il simbolo e mi battezzò "XXXXX-Massone".
Cominciai a chiedermi se un’istituzione millenaria come la massoneria potesse
conservare archivi e memorie di un passato remoto, tanto da poter convalidare la mia
idea di una civiltà perduta, forse tecnologica, distrutta da un cataclisma che aveva
costretto l’uomo a ricominciare da capo. Così da quel momento ho cominciato a
sognare di entrare nelle loro biblioteche e spulciare i loro libri, scoprendo finalmente la
vera storia del Mondo.
Fui invitato ad una conferenza in quel di Rovigo, per ascoltare le ultime panzane di
Pinotti e Chiumento. C’erano degli amici e ci andai volentieri. Fu quando uscii per una
sigaretta che vidi i due che si parlavano: uno alto e gracile come un fuscello,
impachettato in un abito nero con cravatta dello stesso colore e camicia bianca, capelli
piastrati da teenager arrapata; l’altro calvo, basso e tarchiato con due baffetti alla Super
Mario. Vestiva un blazer verde, camicia azzurra e cravatta smeraldo.
Portavano entrambi una spilletta brillante all’altezza del petto: squadra e
compasso. Da dove mi trovavo potevo sentirli appena, ma sarebbe bastata la parola
giusta per intrufolarmi nel discorso. Parlavano dei cerchi di Atlantide… Ci volle un
attimo per accostarmi e sciolinare a memoria dati su dati. Bastò a rendermi
interessante e guadagnarmi qualche contatto: mail, telefono, indirizzo. Non porsi
nessuna domanda che potesse rivelare il mio interesse per la massoneria, limitandomi
alle solite chiacchiere sul ruolo presunto di Atlantide come culla di civiltà.
Al momento opportuno mi sono guadagnato un appuntamento a Perugia. Titubante
sono salito sulla BMW di Super Mario e mi sono fatto trascinare in periferia, in un
prato abbandonato da dio dove nessuno avrebbe urlato alla vista di un coltellaccio da
ninja. Per mia fortuna stemmo solo a parlare, ben protetti dall’erba alta. Non lo
convinsi, non del tutto. In quel momento trasparve qualcosa che andava oltre la voglia
di biblioteche e manoscritti perduti. Dalla mia bocca filtrava tutta la mia paura per quel
morbo che mi stava strappando l’anima e che ancora chiamavo Satana. Speravo che la
scienza esoterica potessi darmi una risposta sul chi mi aveva maledetto e sul come
bloccarne gli effetti. Ma secondo lui il desiderio di partecipare alla massoneria non
poteva venire dalla paura, ma soltanto da una scelta libera, responsabile e consapevole.
In ogni caso la sua loggia conferiva i gradi egizi di Misraim-Memphis, e prima di
quelli bisognava per forza passare da altre logge, per ottenere i 33 gradi scozzesi (o gli
equivalenti 10 gradi di York). In quel tempo avrei potuto "maturare" e per allora ci
saremmo risentiti.
Super Mario mi passò il numero di cellulare di un avvocato di Bologna, un altro
massone di loggia egizia. Lo sentii soltanto al telefono un paio di volte, e lui mi passò
a sua volta il cellulare di un ex brigadiere, massone di Rito Scozzeze. Fu da questo che
mi recai personalmente per iniziare la mia "tegolatura". Con questa parola si descrive
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il periodo di un anno/un anno e mezzo in cui il pretendente massone è tenuto a
frequentare un fratello anziano per guadagnarsi la sua fiducia e convincerlo a fargli da
padrino per l’ingresso in loggia.
I nostri incontri avvenivano nella sua abitazione, in un salotto ristretto con le pareti
piastrellate di libri. Parlavamo di filosofia e di esoterismo. Il brigadiere apparteneva
alla corrente idealista, come io stesso del resto, convinto che la realtà non sia niente
più che un insieme di relazioni, segnali e interpretazioni: per farla breve è il cervello
che riceve una serie di impulsi elettrici e la traduce in realtà percepita. Questi impulsi
arriverebbero dai 5 sensi che fungerebbero da contatto con la presunta realtà; ma
potremmo far giungere al cervello altri segnali progettati a tavolino, generati da un
computer, e il cervello non saprebbe distinguere questi impulsi da quelli veri. E allora
come si può essere sicuri che gli impulsi supposti veri lo siano effettivamente? Non si
può. É la filosofia di MatriX.
Parlavamo del destino della coscienza umana dopo la morte. Mi spiegò che secondo la massoneria - l’uomo non iniziato muore semplicemente; di lui non resta
nulla. L’uomo iniziato può invece sopravvivere grazie alla meditazione. La
meditazione permette la formazione del corpo astrale, il quale si sovrappone al corpo
di carne e ne diventa la perfetta copia, ottenendo una vita di milioni di anni. La
connessione con l’Egitto è evidente, basti pensare che il faraone defunto, se avesse
'imparato' abbastanza in vita, avrebbe ottenuto nell’aldilà una "vita di un milione di
anni". Oltre al corpo astrale esisterebbero altri due corpi la cui sopravvivenza
supererebbe di migliaia e milioni di volte quella del corpo astrale: sono il corpo
mentale e il quarto corpo.
Alla fine superai l’esame; ebbi il suo avvallo malgrado un’iniziale reticenza: non
avevo fatto il Liceo Classico e per lui era quasi un peccato mortale. Ma la mia
parlantina e le conoscenze sul campo lo convinsero senza riserve della pari efficacia di
un risoluto studio autodidatta. Sapevo cose sulla storia massonica che lui persino
ignorava, perso com’era nel suo interesse per il periodo napoletano. Nel II secolo d.C.
l’Occhio che Tutto Vede aveva infatti trasferito la propria sede da Alessandria d’Egitto
a Napoli. Sotto la direzione di Mamo Rosar Amru (detto Ormus, l’olmo), la fratellanza
aveva stabilito il suo quartiere generale nella Regio Nilensis (l’attuale via Nilo), il
rione sud-occidentale della città. Qui si trova Piazzetta Nilo, un piccolo spiazzo che
prende il nome dalla statua del dio Nilo, voluta dai coloni e collocata tutt’oggi nella
posizione originaria. La scultura raffigura il dio del fiume nelle vesti di un vecchio
barbuto e seminudo, disteso su una pietra. Con la mano destra tiene una cornucopia,
appoggiando i piedi sulla testa di un coccodrillo.
I Napoletani avevano accolto gli Alessandrini amichevolmente e avevano
battezzato le colonie "le nilesi" in onore del fiume egiziano. L’odierna via
Mezzocannone, uno dei tanti cardini del centro storico, era anticamente chiamata
Vicus Alexandrinus. I coloni fusero i propri misteri con gli arcani della scuola
pitagorica di Napoli, dando vita a un nuovo apparato di simboli che secondo alcuni
avrebbe già incluso la rosa e la croce di spine.
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Prima di poter entrare in loggia avrei dovuto incontrare almeno una volta un altro
massone, e questo avvenne imprevedibilmente nello studio di un commercialista.
Pareva che fossi lì per un colloquio di lavoro e nessuno dei dipendenti sospettava che
ci fosse in ballo tutt’altro. Me li trovai di fronte entrambi e sostenni l’ennesimo terzo
grado. Il secondo massone, il commercialista, era anche un cristiano, come dire un
cannibale vegetariano o un papa guerrafondaio. Era un patito dell’esegesi biblica e un
fan di Dante Alighieri. Entrambi i miei interlocutori conoscevano a memoria la Divina
Commedia e quel giorno ne diedero sfoggio, a cominciare da qualunque passo che io
scegliessi casualmente ed improntassi con un verso appena.
Così venne il giorno della mia iniziazione. Era un palazzo come tanti altri; negli
anni precedenti c’ero passato davanti migliaia di volte senza notare alcunché di
sospetto. Ci sarà stata una decina di campanelli e il nostro si mescolava nel mezzo: la
scritta diceva "C.S.I.", "Centro Sportivo Italiano". Che c’azzecca? …direte voi. Ogni
loggia massonica viene registrata in un registro statale come "associazione culturale";
se voi fate parte di un’associazione culturale più tradizionale, saprete senz’altro che le
singole associazioni vanno incluse in associazioni più grandi che fungono da
contenitori autorizzati. Uno di questi è il Centro Sportivo Italiano, che oltre alle
tradizionali associazioni sportive include oggi migliaia di logge massoniche.
Io sono libero!
Tre suonate di seguito erano il nostro lasciapassare. Salimmo; sarà stato il terzo o il
quarto piano. C’era un pesante portone di legno, anonimo, con grossi anelli di ferro per
la bussata. "Vai avanti" disse il mio accompagnatore. All’improvviso ero solo: il
portone si era richiuso alle mie spalle e mi trovavo in un corridoio più stretto di un
metro, vincolato parte a parte da due figuri in mantello nero, incapucciati con
maschere e guanti bianchi. Vedevo appena i loro giovani occhi al di là di quelle
ombrose fessure.
Accadde tutto velocemente. Mi intimarono il silenzio, mi afferarono le mani con
una presa leggera addolcita dal lino. Mi trascinarono in una stanza dove lasciai le
scarpe, il portafoglio, il cellulare e le chiavi dell’auto. Finirono in un piattino nascosto
chissà dove da uno dei due 'facchini'. Mi sollevarono la braga destra all’altezza del
ginocchio, mi sbottonarono la camicia e mi infilarono al collo un cappio pesante
costruito con tre giri di corda di canapa.
Mi bendarono gli occhi e mi guidarono in un altra stanza, più grande e quadrata.
Lo sapevo perchè mi spostavano da un angolo all’altro e in ogni angolo dovevo
fermarmi per ascoltare la voce di un terzo personaggio che fungeva da narratore.
Alcune volte dovevo rispondere, ma le risposte mi venivano suggerite all’orecchio dai
due servetti.
Ad un certo punto mi buttarono in un ripostiglio (1 metro per 1 metro), mi tolsero
la benda e chiusero la porta. C’era una sedia e una piccola mensola con un teschio
finto di resina, un calice contenente sale e un altro contenente cenere. C’erano poi una
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candela e un tozzo di pane. Prima di chiudere la porta a chiave avevano detto "noi ti
osserviamo". Evidentemente c’era una telecamera.
Alle pareti troneggiavano due manifesti, accompagnati per tutta la loro estensione
da uno scheletro smilzo a bordo pagina. Erano elenchi di minacce… "non dire questo,
non dire quello, se hai cattive intenzioni lo scopriremo", "se vuoi tradirci lo
scopriremo", "vattene, è meglio per te", e così via…
Non avevo idea di quanto tempo avrei passato lì dentro. Un po’ mi preoccupavo
che passasse troppo tempo, abbastanza da mettere in agitazione chi mi aspettava a casa
e non sapeva nulla del mio "rituale". Mi chiedevo se fosse una prova, se dovessi
risolvere un qualche enigma legato agli oggetti che avevo di fronte. Così provai a
giocare, a bruciare il sale con la candela, spezzare il pane e analizzare il teschio. I miei
osservatori avranno pensato che fossi un deficiente. In verità quegli oggetti
rappresentavano la precarietà della vita, la fedeltà e l’ubbidienza, l’uomo grezzo e lo
spirito iniziato.
Dopo un quarto d’ora si aprì uno spiraglio e uno dei facchini mi passò un foglio e
una penna prima di chiudere di nuovo la porta a chiave. Era un modulo per i dati
anagrafici a cui seguiva una serie di domande sui miei intenti. due mi sono rimaste
impresse: cosa avrei fatto per i confratelli e cosa avrei fatto per la patria. Strano,
pensavo che concetti come 'patria' e 'nazione' fossero estranei alla loro dottrina.
Dopo dieci minuti si ripresero il foglio e dopo altri dieci tornarono per bendarmi di
nuovo e farmi uscire dal buco. Adesso dovevo entrare nel 'Tempio', la zona più sacra
della loggia dove avvenivano le sedute e i loro studi. attraverso le bende vedevo
soltanto un indistinto brillio del soffitto, e tutt’intorno un anfiteatro ligneo con le
sagome sbiadite, in piedi, di tutti i massoni.
Mi è stata puntata al petto una spada, una spada vera da cavaliere. La mia fantasia,
seppur ferrea, non avrebbe saputo immaginare un balzo nel vuoto all’indietro di otto
secoli. Dovetti bere da un calice un liquido dolce dal retrogusto amaro, un liquido
ignoto di cui non sapevo nulla. Doveva simboleggiare un aspetto dell’iniziazione,
qualcosa che sarebbe sembrato piacevole ma avrebbe nascosto un aspetto più duro e
disgustoso. Però non mi ricordo cosa fosse. In quel momento mi stavo agitando perchè
il gran maestro di loggia mi riempiva di domande dal suo pulpito. E una lama puntata
nel cuore non è certo un incentivo al rilassamento.
Passato il giuramento avrei avuto accesso al Sancta Sanctorum del Tempio, ma
avrei dovuto giurare di non raccontare a nessuno qualunque cosa avessi visto oltre la
soglia. "Questa è la tua ultima occasione per andartene" concluse "perché dopo non
potrai più farlo". Stetti a lungo in silenzio, a pensare, mentre il gran maestro incalzava
ripetendo la domanda "Giuri di mantenere il segreto?".
Ero un giornalista, ma soprattutto ero un uomo libero. Se avessi visto qualunque
cosa che avesse violato l’altrui dignità, salute, eguaglianza sociale, come avrei potuto
stare in silenzio? Non potevo cadere nel bacino dell’omertà mafiosa. Lo ripeto, in quel
tempo non sospettavo ancora il legame tra massoneria e gruppi di potere, malgrado
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alcune pulci nell’orecchio che venivano da amici e scrittori di settore. Ma quella
domanda, quella minaccia, suonava chiara un motivetto di conferma.
Voltai loro le spalle e dissi ai facchini di accompagnarmi all’uscita. Sentii il
chiacchiericcio disgustato di tutte le capre che volevano sentirsi lupi, ma non vidi mai
più nessuno di loro, o almeno, non vidi più nessuno tra quelli di cui conoscevo le
facce.
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