Il sapore del vino “Si sà, d`estate le cose mutano, così come le

Transcript

Il sapore del vino “Si sà, d`estate le cose mutano, così come le
Il sapore del vino
“Si sà, d’estate le cose mutano, così come le stagioni, come i fiori, anche i sentimenti si aprono a nuove
esperienze e nuove emozioni..”
Così pensava Sara, seduta sul suo dondolo , noncurante del sole pomeridiano che pian piano scendeva per
nascondersi dietro le fronde delle betulle del suo giardino. Non c’era niente da fare per lei in quel
pomeriggio d’agosto; a dir la verità i libri stavano lì, abbandonati sul tavolo sotto l’acero, ma la voglia di
studiare, lei, l’aveva nascosta nell’angolo più remoto del suo pensiero.
Non amava troppo la natura, non apprezzava l’afa e quella sensazione di pelle leggermente sudata; in quel
pomeriggio d’agosto, avrebbe fatto di tutto pur di non studiare, e infatti, stava lì, seduta, sola con i suoi
pensieri e la sua pelle umidiccia, e nessuno avrebbe potuto distoglierla dal suo dolce far niente.
Ma un vociare straniero e un sottofondo di musica latina la riportò subito alla realtà. Non capendo bene la
provenienza dei suoni, cercò di percepire da quanto lontano potessero arrivare.
Si alzò e a piedi nudi camminò sul prato erboso fino a raggiungere il cancelletto dell’orto, che apriva un
mondo a lei poco familiare. Non amando la vita all’aria aperta, aveva sempre lasciato al nonno paterno
l’impegno di prendersi cura di quella vigna , che tra fine agosto e settembre, dava sempre grappoli tanto
sugosi da promettere un vino gioioso e innocente come lei.
Seguendo ad orecchio la musica, si fece strada tra le foglie e i tralci della vigna, prestando attenzione a dove
metteva quei piedi così curati, che nel camminare si stavano riempiendo di polvere e fili d’erba secca.
Raggiunse ben presto la fine della sua proprietà, delimitata da paletti di cemento piantati da suo padre
quando lei era una paffuta bimba mora di 2 anni. Per un attimo le si presentarono davanti agli occhi le
immagini di quei momenti felici: una calda estate e due genitori che lavorano duro per recintare la
proprietà acquistata da poco, ma che non le disdegnano cure ed attenzioni. Quella che si può definire una
famiglia felice…e di li a poco, l’immane tragedia che pone tutti nello sconforto e che rompe equilibri…
Un “hola guapa!” pronunciato ad alta voce la fece sobbalzare, Sara si rigirò su se stessa e poi puntò lo
sguardo al suo interlocutore, un affascinante ragazzo con la pelle mulatta, che ,sopra alla scala, armeggiava
con le reti antigrandine.
“Dicono que va a llover forte manana..pero con esto sole no lo credo proprio..” – “eh…anche mio nonno
dice che d’estate la prima pioggia dopo giorni di sole, è molto violenta..” accennò Sara, stupita di
quell’incontro.
Il moretto scese dalla scala, si avvicinò alla recinzione che delimitava i due territori, tese la mano alla
ragazza e si presentò : “Mucho gusto , sono Javier, y tu?” – “Mi chiamo Sara.”
“Ma no te ho mai visto aqui – continuò Javier –no siamo aqui da molto, ma siempre veo a tu…”
“..Nonno. – completò Sara, e poi continuò – sono qui solo per un paio di mesi, studio a Milano però mi
piace tornare a casa d’estate, e mio nonno è la mia famiglia.”
Javier fece cenno col capo di aver capito, e la invitò, tendendole nuovamente la mano, dalla sua parte.
“Vieni, te facio vedere nuestra proprietà, le qualità di vino..te ne intendi de vino, verdad?” – “accetto
l’invito – rispose Sara- però ti devo confessare che non amo molto la vita di campagna..e bevo anche
poco..”.
“Bien, para comenzar , assaggia esto!-disse porgendole un bicchiere e versandole del vino- Es del ano
passato, ma a mi me encanta! es un chardonnay de chile, la mia terra, mi nonno me lo ha enviado. Alli
abiamo molte coltivazioni de vino.”
Sara alzò il bicchiere per fare un brindisi e Javier le copiando il movimento disse :“..a un buen incontro..”.
Tra gli sguardi imbarazzati di entrambi, Sara sorseggiò il vino a gran sorsate e poi porse il bicchiere a Javier.
Il trillo di un cellulare disturbò quel primo incontro; dopo aver visto il nome del chiamante sul display Sara si
congedò velocemente dal ragazzo dicendo: “si, è fatto tardi, scusa ma devo proprio andare..” ; si voltò,
scavalcò la recinzione e scappò tra i filari, verso casa senza dare spiegazioni.
Javier ammutolito restò a guardare quella chioma scura che ondeggiava velocemente , si confondeva e
spariva tra i colori verdi e rossi della piantagione.
Con il fiatone ed un innato senso di felicità mista ad ansia, Sara raggiunse la porta di casa, ancora stordita
da quell’incontro così casuale e cosi piacevole.
Il telefono stava ancora squillando; il suo fidanzato, Marco, che quell’estate aveva deciso di trascorrere le
vacanze al mare con gli amici, piuttosto che stare in collina con lei. Tra i due, ormai da tempo erano
frequenti le liti, causate dai diversi orientamenti che i due innamorati, crescendo, stavano seguendo.
Sara, ancora furibonda per lo scontro telefonico del giorno prima, decise di non rispondere ma di inviare un
messaggio più tardi, dopo aver cenato con i nonni e prima di andare a letto, per dirgli che, con i nonni
procedeva tutto a meraviglia.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’orologio sul comodino di rovere segnava le 2, fuori la notte, e dalla finestra aperta Sara percepì ancora
quella musica che, per la seconda volta in neanche 24 ore, aveva attirato la sua attenzione. Il volume è
soffuso, ma Sara non riesce a riaddormentarsi.
Accese la luce e si affacciò per alla finestra; vedeva bagliori flebili, come di candele, nel giardino della
casa accanto, e capì che la melodia proveniva proprio dal giardino di Javier.
Tese l’orecchio : chitarre, tamburi e voci intonavano un canto malinconico e lento che faceva da sottofondo
al vociare concitato e alle risa dei partecipanti al banchetto. Curiosa, indossò gli occhiali. Ora le immagini le
apparvero nitide: due donne che ballano e ridono, tre uomini che suonano e cantano, tutt’attorno candele
, bicchieri e bottiglie appoggiati sul tavolo.
Un po’ stregata da quell’immagine d’altri tempi , decise di spegnere la luce e restare li a curiosare le usanze
atipiche dei vicini stranieri. Cullata dalle dolci note della musica, cadde in un sonno profondo, si
addormentò sul balcone e a farle da coperta c’erano solo le stelle del cielo.
Nonostante le previsioni avessero preannunciato il brutto tempo, il sole splendeva nel cielo terso senza
ombra di nuvole. Javier potava le viti malate, e a fargli da sottofondo la sua musica latina sprigionata dalla
piccola radio che portava sempre sul carretto da lavoro.
Solo la visione di Sara che dormiva con la testa appoggiata al balcone, lo distolse dal suo potare e cantare;
incuriosito dalla strana maniera di dormire, si avvicinò al balcone, e iniziò a tirarle degli acini di uva acerba
per disturbarle il sonno . Lei d’improvviso si svegliò, si guardò attorno perdendo l’equilibrio; Javier la vide
sparire dallo spazio visivo della finestra. Preoccupato la chiamò; dopo qualche secondo apparve di nuovo
alla sua vista, rialzatasi dalla caduta accidentale.
Timidamente lo salutò con la mano, e lui prontamente le si appellò con piglio ironico:- “Hola morena! Che
modi estrani que avete vostros per dormire” , poi continuò “Scendi que te ofro el cafè!”. Sara si vestì di
tutta fretta, raccolse i capelli in una treccia , fece le scale in un lampo, stampò un bacio sulla guancia alla
nonna ed uscì in giardino. Ad aspettarla , dall’altra parte della rete , l’accaldato Javier con un vassoio in
mano e due caffè neri come i suoi occhi profondi .
“Zucchero ??” – “no grazie-rispose Sara –lo preferisco amaro”.
“Beh , allora el dulce lo lasci fare a me!” rispose Javier mostrando tutto il suo piglio conquistatore.
Lusingata dalle parole del ragazzo, Sara raccolse l’invito per la visita alla vigna, sfumata il giorno
precedente.
Sotto le fronde degli alberi e tra i filari i due giovani si accorsero di avere molte cose che in comune che
andavano oltre alla passione per la musica e la famiglia. Javier, 25 anni, lasciato il servizio di leva
volontaria del Cile decise di seguire la sua famiglia nel progetto di espandere la coltivazione dei vitigni cileni
all’estero. La sua famiglia,in Italia ormai da diversi anni, inizialmente si era stabilita nella zona
dell’argentario, per poi decidere di trasferirsi in Veneto dove la viticoltura risultava più apprezzata.
Javier trovava Sara molto interessante, sia per il suo aspetto fisico, simile a quello delle chicas del suo
paese, che per il suo modo di pensare, già da persona adulta; il suo passato risultava però oscuro, lei era la
prima a non volerne parlare.
Approfittando della mancanza dei suoi nonni , Sara decise di invitare Javier per un pranzo veloce, a base di
pasta italiana, risate e complicità. Al termine i due si diedero appuntamento al “falò” serale che Javier, i
suoi fratelli e le sue cugine organizzavano quasi ogni sera.
L’incontro con questo particolare ragazzo, stava annebbiando il ricordo di Marco, che era molto lontano,
fisicamente, e anche dal suo cuore.
Seduta ancora su quel dondolo che solo un giorno prima era stato l’inizio di tutto, Sara perse tutto il
pomeriggio a pensare…a quanto intensamente stava vivendo quei momenti; non si era mai sentita così
presa, così viva, neanche appena conosciuto il suo ragazzo, che era sempre stato troppo perfetto, troppo
ligio al dovere, con un posto di lavoro in banca che mai avrebbe lasciato e che avrebbe costretto lei a vivere
in una città che non amava, che non sentiva veramente sua.
Lei da poco si era messa in testa di cambiare sede universitaria,di partire per un Erasmus, per assaporare
culture diverse; la meta che aveva in mente, neanche farlo apposta, era la Spagna.
Nonostante adesso si trovasse nella sua casa natale, in un piccolo paesino delle colline trevigiane, e non in
una località sciccosa e particolare, lei si sentiva al centro del mondo..il suo.
Pensò per ore a cosa indossare per quella serata che aveva tutto il sapore di un nuovo inizio. Prima di
uscire, poco truccata come faceva di solito, chiese consiglio alla nonna sul comportamento da tenere nei
confronti di Javier e della sua famiglia. L’anziana e saggia donna che l’aveva cresciuta, le consigliò di seguire
il suo cuore; la nonna, pur non conoscendo la nuova esperienza che la nipote stava vivendo, già aveva
capito il sentimento che animava tanto la sua, ormai ex, bambina.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Un giardino attorniato di luci, lo scoppiettio del fuoco acceso, cibo tipico cileno, l’allegria di gente con lo
spirito un po’ zingaro, che sa di non appartenere alla terra in cui abita, ma che cerca in quella stessa terra
ospitante un motivo per imporsi nel mercato , pur sempre nella legalità del lavoro e del rispetto delle
regole.
Sara venne ben accolta da tutti; le venne offerto da bere fino a stordirsi d’allegria; si sentiva leggera, dalle
sue parole si percepiva la voglia di lasciarsi andare come non aveva fatto mai , di liberare la mente e
l’anima. La dolce ragazza, dopo anni di dolore e di difficoltà, dimostrò finalmente la spensieratezza dei suoi
23 anni.
L’inebriante vino e la musica che pervadeva casa e giardino aiutarono Sara ad uscire dagli schemi, e preso
Javier sotto il braccio, con stupore di tutti i commensali, gli ordinò ironicamente di portarla a ballare un
lento romantico. Stettero ore in quel magico prato, a ballare fino a sfinirsi; a fare loro compagnia c’erano
solo le cicale e le lucciole, perché ormai s’era fatto tardi e tutti erano andati a dormire.
Un bacio rubato, all’ombra del castagno, fece capire a Sara che per la prima volta nella sua vita qualcuno
era riuscito a conquistarla nel profondo; Javier con quella dolcezza innata e quello spirito spavaldo faceva
tremare le corde del suo cuore. L’innocente bacio si trasformò in una notte d’amore, consumata sopra un
giaciglio di fieno costruito in fretta, la fretta dettata dalla passione dei due giovani innamorati; a sapere di
quella notte c’era solo la luna che dietro le nuvole, li spiava.
Infondo però Javier ricalcava lo stereotipo del “mascalzone” latino ; non aveva infatti confessato a Sara che
quella sarebbe stata la sua ultima notte in Italia. Aveva da poco ricevuto un richiamo da parte dell’esercito
cileno , che aveva deciso di non far passare inosservato un complotto da lui ideato atto a ridurre
anticipatamente il suo periodo di leva. Non potendo esimersi dal tornare, pena l’estradizione a vita dal suo
paese, e la conseguente chiusura del progetto imprenditoriale che da anni stava portando avanti, Javier
decise di non dire niente a Sara, e di andarsene appena la ragazza si fosse addormentata.
Al rumore di un tuono i suoi occhi si aprirono, due occhi scuri, un po’ sognanti e un po’ increduli di vedersi
stesa a letto, un letto che non era il suo. Seta finissima di color ocra l’accarezzava, delle rose rosse posate
sul cuscino le davano il buongiorno. Con l’animo sperduto e un po’ incredulo, Sara si alzò e cercò di capire
se stesse vivendo un sogno o se fosse la realtà.
Capì all’istante, affacciandosi alla finestra di quella stanza sconosciuta. Proprio lì di fronte, si trovava la casa
dei nonni. Si diresse in corridoio, iniziò ad invocare il nome di Javier, ma non ricevette risposta alcuna. Scese
le scale di tutta fretta, si trovò in cucina , ma non trovò nessuna presenza umana. Con le lacrime agli occhi
continuò a chiamare il suo amato, e senza darsi pace vagò da una stanza all’altra in cerca di indizi che la
aiutassero a capire dove tutti fossero finiti.
Uscì in giardino, si recò al capanno dove la loro passione si era manifestata la notte precedente, e li trovò le
risposte.
Poggiata a terra, una rosa rossa ed una lettera. Sara prese subito in mano il foglio, lo aprì, iniziò a leggere
con foga ciò che Javier aveva scritto in uno spagnolo italianizzato. Le parole che leggeva le rimbombavano
nelle tempie, ma continuò a leggere..
Javier spiegava che lei l’aveva letteralmente folgorato, gli aveva tolto il respiro. Mai avrebbe creduto di
potersi invaghire in così poco tempo di una ragazza così misteriosa e velatamente sensuale come lei.
Allo stesso tempo però non poteva far sì che il suo progetto andasse in fumo, per tutti i sacrifici che, con la
sua famiglia , aveva fatto.
La sua famiglia appunto si sarebbe trasferita in toscana, da alcuni zii, per intraprendere in un altro territorio
la coltivazione; e lui sarebbe tornato in Cile, per terminare il contratto con l’esercito che lo legava ancora
per 6 mesi. Gli dispiaceva averla illusa, ma forse,scriveva, per lei sarebbe stato meglio così. Sara avrebbe
potuto avere sempre Javier al suo fianco, avendogli lui lasciato in “eredità” il vitigno confinante con la sua
proprietà.
Il ricordo di quel fugace incontro sarebbe rimasto nei loro pensieri come il sapore del vino; quel gusto
tannico che permane in bocca quando il vino ha una vena acerba , come quella che aveva la loro breve,
innocente ed intensa storia di passione.