Recenti applicazioni dei sistemi di controllo passivo delle vibrazioni
Transcript
Recenti applicazioni dei sistemi di controllo passivo delle vibrazioni
Alessandro Martelli ACS-PROTPREV – Sezione Prevenzione Rischi Naturali e Mitigazione Effetti, Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile. Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA); Facoltà di Architettura, Università di Ferrara; Anti-Seismic Systems International Society (ASSISi) e GLIS – Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica (GLIS). ENEA, Via Martiri di Monte Sole 4, 40135 Bologna. ANIDIS2009BOLOGNA Recenti applicazioni dei sistemi di controllo passivo delle vibrazioni sismiche – Parte 1: Giappone, Cina, Federazione Russa e Stati Uniti d’America Massimo Forni ACS-PROTPREV. ENEA; ASSISi e GLIS. ENEA, Via Martiri di Monte Sole 4, 40135 Bologna. Keywords: Isolamento sismico; Dissipazione d’energia; Shock transmitter unit; Dispositivi in leghe a memoria di forma. ABSTRACT Attualmente vi sono, nel mondo, già oltre 10·000 strutture protette da sistemi o dispositivi di controllo passivo delle vibrazioni sismiche (sistemi d’isolamento o di dissipazione d’energia, “shock transmitter unit”, dispositivi in leghe a memoria di forma, ecc.), situate in oltre 30 paesi. L’uso di questi sistemi e dispositivi è ovunque in continua crescita e riguarda un numero sempre maggiore di paesi, ma è ovunque influenzato, in modo determinante, dalle caratteristiche della normativa applicata. Un forte impulso alla loro affermazione si deve anche agli effetti di terremoti violenti, con il crollo delle strutture costruite in modo convenzionale e, al contrario, l’ottimo comportamento di importanti opere da essi protette (soprattutto, ma non solo, dall’isolamento sismico), specialmente in Giappone. In questo articolo è riportato lo stato dell’arte delle applicazioni dei sistemi e dei dispositivi antisismici appunto in Giappone, che è di gran lunga leader a livello mondiale per numero di tali applicazioni, e nei tre paesi che attualmente lo seguono: la Repubblica Popolare Cinese, la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America. Particolare attenzione è dedicata alle realizzazioni effettuate nell’ultimo biennio. Le applicazioni in Italia e quelle negli altri paesi sono oggetto di due articoli separati. 1 INTRODUZIONE Attualmente vi sono, nel mondo, già oltre 10·000 strutture, di nuova costruzione od anche esistenti, situate in oltre 30 paesi, che sono protette mediante sistemi e dispositivi di controllo passivo delle vibrazioni sismiche, cioè da sistemi d’isolamento sismico (fig. 1) o di dissipazione d’energia, ovvero da dispositivi in leghe a memoria di forma (Shape Memory Alloy Device o SMAD) o ritegni oleodinamici di vincolo provvisorio (Shock Transmitter Unit o STU). Questi ultimi entrano in funzione, irrigidendo la struttura, solo quando gli elementi da essi connessi sono soggetti a movimenti relativi rapidi, come accade durante un terremoto. Le strutture suddette sono sia ponti o viadotti, sia edifici di tutti i tipi (strategici, pubblici e residenziali, anche privati), sia impianti e componenti industriali (pure a rischio di incidente rilevante, come quelli nucleari ed alcuni chimici), sia opere afferenti al patrimonio culturale (edifici monumentali, musei, coperture di scavi archeologici, teche museali e singoli capolavori). Figura 1. Numero totale degli edifici isolati sismicamente completati in ottobre 2008 nei paesi che maggiormente utilizzano i sistemi ed i dispositivi antisismici. La prima moderna applicazione dei sistemi antisismici fu, negli anni ’60, l’isolamento della scuola Johan Heinrich Pestalozzi a Skopje, costruita a seguito del violento terremoto che aveva distrutto la città nel 1963 (Martelli e Forni, 2009a). Attualmente, l’uso dei sistemi e dei dispositivi suddetti è ovunque in continua crescita e riguarda un numero sempre maggiore di paesi, ma è ovunque influenzato, in modo determinante, dalle caratteristiche della normativa applicata. Un forte impulso all’affermazione di tali sistemi e dispositivi si deve tuttora anche agli effetti di terremoti violenti, a seguito dei crolli delle strutture costruite in modo convenzionale e, al contrario, del costante ottimo comportamento di importanti opere protette con i sistemi e dei dispositivi suddetti (soprattutto, ma non solo, d’isolamento): ciò si è riscontrato principalmente (già in numerose occasioni, a partire dal terremoto di Hyogo-ken Nanbu del 1995) in Giappone, ma importanti esperienze riguardano anche altri paesi, come l’Italia (terremoto del Friuli del 1976), gli Stati Uniti d’America (terremoti di Loma Prieta del 1989 e di Northridge del 1994), la Federazione Russa (terremoti di Sakhalin), la Turchia (terremoti di Kokaeli e Duzce del 1999) e, in particolare durante il disastroso terremoto di Wenchuan del 12 maggio 2008, la Repubblica Popolare Cinese. Questo articolo riassume brevemente le più recenti applicazioni dei sistemi e dei dispositivi antisismici nei quattro paesi ove esse sono più numerose (in ordine decrescente, Giappone, Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa e Stati Uniti d’America), sulla base dei dati forniti dai soci delle associazioni ASSISi (Anti-Seismic Systems International Society) e GLIS (GLIS – Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica). Sono sottolineati i progressi fatti, nei quattro succitati paesi, nell’ultimo biennio, cioè rispetto alla situazione descritta nell’articolo di Martelli e Forni (2007), presentato nella passata edizione di Pisa dei convegni ANIDIS “L’Ingegneria Sismica in Italia”, al quale si rinvia per quanto attiene allo sviluppo dei sistemi e dei dispositivi antisismici nei diversi paesi fino al 2007. Inoltre, maggiori dettagli sugli argomenti oggetto di questo articolo ed una bibliografia più completa sono reperibili nei libri di Martelli et al. (2008) e Sannino et al. (2009), nonché nell’articolo di Martelli (2009), mentre per le applicazioni precedenti si rinvia, oltre che all’articolo di Martelli e Forni (2007), ai libri di Dolce et al. (2005 e 2006). Le applicazioni in Italia e quelle negli altri paesi sono oggetto di due articoli separati, presentati da Martelli e Forni (2009b e 2009a) a questo convegno. Figura 2. Il grattacielo di 87,4 m di altezza (con periodo T = 4 s), protetto a Tokyo nel 2000 da 30 isolatori elastomerici a basso smorzamento (Low Damping Rubber Bearing o LDRB) e 99 dissipatori elasto-plastici (ElasticPlastic Damper o EPD). Si tratta della prima applicazione giapponese dell’isolamento sismico a grattacieli. Figura 3. Uno degli isolatori LDRB del grattacielo di fig. 2, dotati di un sistema antisollevamento (anti-uplift) . Figura 4. Schema dell’isolatore di fig. 3. ground) e, dall’altra, pure piccoli e leggeri edifici privati (figg. 2-10). Figura 5. L’Applause Building di Osaka (Giappone), protetto da un sistema di controllo delle vibrazioni di tipo ibrido, che sostiene un’elisuperficie. 2 Figura 6. Complesso di 21 edifici di 6÷14 piani, tutti eretti su un’unica piastra di artificial ground a Sagamihara (area di Tokyo), isolati con 48 isolatori gomma piombo (Lead Rubber Bearing o LRB), 103 isolatori a scorrimento (Sliding Device o SD) e 83 isolatori a sfere (Ball Bearing o BB). L’isolamento sismico ha aumentato il periodo di vibrazione della sovrastruttura (111,600 t) a T = 6,7 s, con uno spostamento di progetto di 800 mm. GIAPPONE In base a quanto sottolineato nel Par. 1, non meraviglia che, in conseguenza del terremoto di Hyogo-ken Nanbu del 1995, dei numerosi successivi violenti terremoti e del costante ottimo comportamento degli edifici isolati sismicamente o protetti da sistemi dissipativi durante tali eventi ed anche grazie alla disponibilità di un’adeguata specifica normativa dal 2000 ed alla liberalizzazione dell’uso dell’isolamento sismico dal 2001 (Martelli e Forni, 2007), il Giappone stia sempre più consolidando la sua leadership a livello mondiale, già da tempo acquisita, con gli attuali oltre 5·000 edifici isolati (in aggiunta ad altri 2·800 protetti con sistemi dissipativi e ad un buon numero di ponti e viadotti isolati). In questo paese, la tendenza è ora di isolare, da una parte, anche grattacieli e gruppi di edifici sorretti da un’unica grande struttura isolata (artificial Figura 7. Vista laterale del grande garage situato sotto la piastra di artificial ground di fig. 6, con gli isolatori protetti dal fuoco. Alla fine del 2008, infatti, i grattacieli isolati erano già più di 120, in larga parte condomini (Higashino e Kani, 2009), mentre fra gli edifici summenzionati protetti da sistemi antisismici ben 3·000 erano le case private isolate (figg. 9 e 10) e ben 2·000 quelle con dissipatori. Recenti applicazioni giapponesi dei sistemi antisismici di notevole interesse, mostrate nelle figg. 11 e 12, riguardano l’installazione di cosiddetti Active Damping Bridge (ADB) fra grattacieli adiacenti, che dissipano energia grazie al diverso comportamento vibratorio di tali grattacieli, o di Green Mass Damper (GMD) alla sommità di edifici di una certa altezza, che fungono da dissipatori a masse accordate (Tuned Mass Damper o TMD). Un isolatore a ricircolo di sfere. Figura 10. Villetta giapponese protetta da isolatori a ricircolo di sfere in acciaio, dissipatori viscosi (Viscous Damper o VD) e dispositivi di ricentraggio. Uno degli ADB. Figura 11. Active Damping Bridge (ADB) fra due grattacieli giapponesi. Figura 8. Interno del grande garage situato sotto la piastra di artificial ground di fig. 6, con gli isolatori protetti dal fuoco. Figura 12. Green Mass Damper (GMD), utilizzato come dissipatore a masse accordate (Tuned Mass Damper o TMD) per un edificio di 45 m di altezza nel complesso residenziale di Keyaki-zaka, recentemente costruito nell’area di Roppongi Hills a Tokyo (il giardino, di 1 m di spessore, ha massa pari a 3·650 t, cioè all’8% della massa totale dell’edificio, ed è sorretto da 46 isolatori elastomerici (Rubber Bearing o RB) e 22 dissipatori viscoelastici (Visco-Elastic Damper o VED). Figura 9. Villetta giapponese protetta da 2 SD e 4 isolatori elastomerici ad alto smorzamento (High Damping Rubber Bearing o HDRB). Figura 13. Retrofit con isolamento in sottofondazione del monumento The Gates of Hell a Tokyo (1999). In Giappone, infine, è iniziato l’uso di sistemi d’isolamento tridirezionali (3D) e sono state avviate importanti applicazioni dell’isolamento sismico sia per la salvaguardia del patrimonio culturale (figg. 13-15) che nel settore industriale. In quest’ultimo settore le applicazioni riguardano, in particolare, la protezione di strutture nucleari (Martelli e Forni, 2007) e quella di stabilimenti per la produzione di semiconduttori (figg. 16 e 17), che sono particolarmente vulnerabili anche a fronte di piccole vibrazioni: di questi stabilimenti 3 sono state completati (Higashino e Kani, 2009). Figura 17. Schema dello stabilimento di fig. 16. Figura 14. Retrofit con isolamento in sottofondazione del National Western Art Museum di Tokyo (progettato dall’arch. Le Corbusier), situato in prossimità del monumento The Gates of Hell di fig. 13. Figura 18. L’edificio cinese isolato più alto (19 piani), situato a Taiyuan City (Cina settentrionale). Figura 15. Esempio di retrofit del patrimonio culturale giapponese: il Daigokuden a Nara, iniziato nel 2001. Figura 19. Un edificio cinese protetto da dissipatori VD. 3 Figura 16. Il primo stabilimento giapponese per la fabbricazione di semiconduttori isolato simicamente (altezza = 24,23 m, area calpestabile totale ≈ 27·000 m2). REPUBBLICA POPOLARE CINESE Al Giappone segue ora, per numero di applicazioni dei sistemi e dei dispositivi antisismici, la Repubblica Popolare Cinese, con 650 edifici isolati e decine di edifici protetti da sistemi dissipativi (figg. 18 e 19), oltre a numerosi ponti e viadotti isolati. Anche in questo paese le nuove applicazioni delle tecnologie suddette continuano a succedersi ad un ritmo elevato, in particolare per gli edifici residenziali, molti dei quali sono in muratura (Martelli e Forni, 2007), e proseguono grandi realizzazioni, come quella riguardante i 50 edifici isolati del nuovo centro residenziale di Pechino (Martelli e Forni, 2007). Di rilevo sono ora pure, come in Giappone, l’uso di isolatori 3D negli edifici (figg. 20 e 21) e le prime applicazioni di artificial ground (figg. 22 e 23), oltre all’isolamento sismico di stadi, alla base o (se di grande luce) a livello della copertura (figg. 24 e 25), a quello alla base per la protezione degli impianti industriali (ad esempio con le prime applicazioni cinesi ai serbatoi di gas naturale liquefatto mostrate da Martelli e Forni, 2007) ed alla protezione sismica di edifici storici e di singoli monumenti con dispositivi d’isolamento sismico (fig. 26) o SMAD. Figura 23. Edifici di fig. 22 durante la costruzione. Figura 20. Nuovi edifici a Canton con isolatori elastomerici 3D per la protezione dalle vibrazioni sia sismiche che da traffico. Applicazioni simili si trovano a Pechino. Figura 24. Stadio cinese (23·000 m2) protetto da isolatori RB e dissipatori VD (l’isolamento ha comportato la riduzione della risposta sismica di un fattore 4,2). Figura 21. Uno degli isolatori di fig. 20 e schema degli isolatori (4 = elemento per l’isolamento verticale). Dettaglio del sistema d’isolamento della copertura. Figura 25. Isolamento sismico della copertura del Centro stampa e ristorante dell’Autodromo di F1 di Shanghai. Figura 22. Gruppo di edifici dei quartieri generali della China Earthquake Administration costruiti a Pechino su un’unica piastra isolata di artificial ground. Nella Repubblica Popolare Cinese, a seguito dell’ottimo comportamento degli edifici isolati durante il terremoto di Wenchuan del 12 maggio 2008, molto diversamente da quanto è accaduto per quelli fondati convenzionalmente (figg. 2729), è prevedibile, nel prossimo futuro, un’ancora più estesa utilizzazione dei sistemi e dei dispositivi antisismici (a proposito dei suddetti edifici isolati, si nota che, oltre a due in cemento armato, ve ne era uno, di ben 6 piani, in muratura, che risulta essere il primo edificio così costruito ad aver superato indenne un sisma violento). Figura 29. Assenza anche di danni non strutturali nell’edificio isolato di fig. 28 durante il terremoto di Wenchuan del 2008. Figura 26. Esempio di isolamento sismico di monumenti cinesi. Figura 30. Retrofit con HDRB della scuola di Alexandrovsk -Sakhalinsky (Federazione Russa). Figura 27. Gravi danni riportati da un edificio cinese in cemento armato fondato convenzionalmente durante il terremoto di Wenchuan del 12 maggio 2008 (l’edificio era stato progettato per resistere a sismi nettamente meno violenti, cioè d’intensità IMMS = 7). Figura 31. Nuovo complesso alberghiero a Sochi (Federazione Russa), protetto da 156 LRB (27 piani, oltre a 2 interrati; altezza ≈ 93 m; area calpestabile = 40·000 m2). 4 Figura 28. Assenza di danni (nonostante la forte sottostima della pericolosità sismica) in un edificio cinese in cemento armato isolato simicamente durante il terremoto di Wenchuan del 12 maggio 2008. FEDERAZIONE RUSSA I notevoli progressi nell’uso dei sistemi e dei dispositivi antisismici nella Repubblica Popolare Cinese hanno fatto recentemente retrocedere al terzo posto (per numero di strutture protette con tali sistemi e dispositivi) la Federazione Russa, dove risultano esservi attualmente circa 600 edifici isolati: qui, infatti, le nuove applicazioni delle moderne tecnologie antisismiche (che sono principalmente d’isolamento) procedono con una certa lentezza da diversi anni, sebbene ora annoverino interessanti realizzazioni e progetti, sia di adeguamento sismico (retrofit) di edifici monumentali che per grattacieli di nuova costruzione (vedi Martelli e Forni, 2007, e figg. 30-32). Queste realizzazioni e questi progetti utilizzano finalmente sistemi d’isolamento “di tipo occidentale”, nettamente più affidabili degli isolatori in cemento armato a forma di fungo rovesciato utilizzati fino a qualche anno fa nella maggior parte dei paesi dell’ex-URSS (Armenia esclusa). È da notare che, per alcuni dei grattacieli russi isolati in costruzione a Sochi, sono stai adottati isolatori di produzione italiana. Figura 32 Nuovo centro commerciale a Sochi, con cinema, parcheggio sotterraneo e uffici, protetto da 200 LRB (21 piani, oltre al piano terra ed a 2 piani interrati; altezza ≈ 100 m; area calpestabile = 50·000 m2). Figura 34. Il Municipio di S. Francisco, distrutto dal sisma del 1906 (vedi sopra), ricostruito nel 1912, danneggiato dal sisma di Loma Prieta del 1989 ed adeguato nel 2000 con 530 LRB e 62 SD (costo del retrofit di 105 MUS$, con risparmio, grazie all’isolamento sismico, di 11 MUS$). Figura 35. Asian Art Museum, adeguato simicamente dall’arch. Gae Aulenti con HDRB a San Francisco (USA). 5 Figura 33: Centro della protezione civile di San Francisco (USA), progettato per sismi di magnitudo M = 8,3 e vista di un suo RB e del fail-safe system (fine secolo scorso). STATI UNITI D’AMERICA Al quarto posto, per numero delle applicazioni dei sistemi e dei dispositivi antisismici, restano gli Stati Uniti d’America, dove, a causa della normativa molto penalizzante in vigore per gli edifici isolati sismicamente (nonostante l’ottimo comportamento di alcuni di essi durante il sisma di Northridge del 1994), il numero di nuove realizzazione di questo tipo resta limitato (Martelli e Forni, 2007). Infatti, gli edifici isolati continuano a risultare tra 100 e 200, sebbene in gran parte molto importanti e per la metà oggetto di retrofit, e ad essere attuati soprattutto per edifici strategici e pubblici (figg. 33-39). Al contrario, l’uso dei sistemi e dei dispositivi antisismici prosegue in modo soddisfacente per i ponti ed i viadotti (con 600÷650 applicazioni sparse in tutto il paese, vedi figg. 40-43) e, per la dissipazione d’energia, anche per gli edifici. Figura 37. Taglio delle fondazioni del Civic Centre di Berkeley di fig. 36, per l’inserimento degli HDRB. Figura 35. Taglio delle pareti portanti ed inserimento degli HDRB durante il retrofit dell’Asian Art Museum di San Francisco, mostrato nella fig. 34. Figura 38. Corte d’Appello di San Francisco, adeguata sisimicante con isolatori ”a pendolo scorrevole” (Friction Pendulum System o FPS). Figura 39. Kerkhoff Hall (USA), pure isolata sismicamente (A=8·300 m2, 6 piani). Figura 36. Retrofit con HDRB del Civic Centre di Berkeley, California (USA). Figura 40. Carquinez Bridge, California (USA): retrofit con dispositivi STU di produzione italiana. Figura 41. Un STU durante la sua installazione nel Carquinez Bridge di fig. 40. strutture protette con tali tecnologie nelle aree epicentrali. Ciò spiega sia il successo dei sistemi e dei dispositivi antisismici in Giappone e (pure se in misura minore) nella Repubblica Popolare Cinese e nella Federazione Russa, sia, invece, le difficoltà di crescita del numero delle applicazioni dell’isolamento sismico agli edifici negli Stati Uniti d’America, a causa di una normativa molto penalizzante e nonostante l’ottimo comportamento degli edifici isolati durante il terremoto di Northridge del 1994. Le applicazioni dei sistemi e dei dispositivi antisismici in Italia e negli altri paesi, con particolare attenzione alle più recenti, sono riportate negli articoli di Martelli e Forni (2009b e 2009c), pure presentati a questo convegno. BIBLIOGRAFIA Figura 42. Marquam Bridge, Oregon (USA), adeguato simicamente con RB ed EPD prodotti in Italia. Figura 43. Dispositivi del sistema d’isolamento sismico del Marquam Bridge di fig. 42. 6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Sono state citate, specialmente per gli edifici, le più recenti applicazioni delle moderne tecnologie antisismiche e le prospettive per il futuro nei quattro paesi che di tali applicazioni ne vantano il maggior numero, a livello mondiale: in Giappone (che è di gran lunga il paese leader), nella Repubblica Popolare Cinese (che pure vede ora una forte crescita delle realizzazioni), nella Federazione Russa e negli Stati Uniti d’America. Si è sottolineato che, in ogni paese, l’affermazione delle tecnologie in oggetto dipende fortemente da tre fattori: la disponibilità di una normativa specifica adeguata, la frequenza di terremoti violenti od anche solo significativi e l’esperienza maturata durante tali eventi, in particolare (ma non solo) grazie alla presenza di Dolce, M., Martelli, A., e Panza, G. 2005. Proteggersi dal Terremoto: le Moderne Tecnologie e Metodologie e la Nuova Normativa Sismica, 21mo Secolo, 2a edizione, ISBN 88-87731-28-4, Milano. Dolce, M., Martelli, A., e Panza, G. 2006. Moderni Metodi di Protezione dagli Effetti dei Terremoti. Edizione speciale per il Dipartimento della Protezione Civile, A. Martelli, ed., 21mo Secolo, ISBN 88-87731-30-6, Milano. Higashino, M., e Kani, N. 2009. State of the Art of Development and Application of Seismic Isolation and Energy Dissipation Technologies for Buildings in Japan. Relazione invitata, Proceedings of the Seventh International Conference on Earthquake Resistant Structures (ERES 2009), Cipro. Martelli, M. 2009. Progress of the Application of Passive Control Systems for the Seismic Protection of Structures. Relazione invitata, Proceedings of the Seventh International Conference on Earthquake Resistant Structures (ERES 2009), Cipro. Martelli, A., e Forni, M. 2007. Isolamento Sismico e Dissipazione d’Energia: Applicazioni in Italia e all’Estero e Prospettive. Atti su DVD ANIDIS 2007 – XII Convegno Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”, Pisa, Volume dei sommari e delle relazioni ad invito, ISBN 978-88-8492-458-2, p. 359. Martelli, A., Forni, M. 2009a. Recenti Applicazioni dei Sistemi di Controllo Passivo delle Vibrazioni Sismiche – Parte 3: Paesi “minori”. Atti su DVD ANIDIS 2009 – XIII Convegno Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”, Bologna. Martelli, A., Forni, M. 2009b. Recenti Applicazioni dei Sistemi di Controllo Passivo delle Vibrazioni Sismiche – Parte 2: Italia”. Atti su DVD ANIDIS 2009 – XIII Convegno Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”, Bologna. Martelli, A., Sannino, U., Parducci, A., e Braga, F. 2008. Moderni Sistemi e Tecnologie Antisismici. Una Guida per il Progettista, 21mo Secolo, ISBN 978-88-87731-378, Milano. Sannino, U., Sandi, H., Martelli, A., e Vlad, I 2009. Modern Systems for Mitigation of Seismic Action – Proceedings of the Symposium Held at Bucharest, Romania, on October 31, 2008, AGIR Publishing House, ISBN 978973-720-223-9, Bucarest.