Conferenza - Guzzi e Scardovelli

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Conferenza - Guzzi e Scardovelli
MARCO GUZZI
Ve r s o u n a n u o v a u m a n i t à
Tr a s c r i z i o n e a c u r a d i
Francesca De Munari
INTERVENTO DI MARCO GUZZI
[03:35]
Credo che dobbiamo anche valutare la particolarità della forma
dell’incontro.
Cioè ci incontriamo qui a Milano con Mauro e tantissimi amici,
amichevolmente, umilmente, fraternamente e ci incontriamo
semplicemente per impostare però le basi di un progetto molto
ambizioso.
Ci incontriamo anche, direi, in pace: tutte cose che non sono affatto
ovvie, specialmente quando vengono dette.
Molti dei convegni sulla pace, dei capi di stato, delle grandi
organizzazioni, anche delle chiese... sono così poco pacifici!
Esprimono, manifestano e comunicano così poca, vera umiltà,
fraternità, semplicità...
Più lo dicono e meno lo esprimono.
Noi invece cerchiamo di incontrarci in pace come viandanti, cioè
percependoci e accogliendoci per quello che realmente siamo, a mio
parere: siamo veramente viandanti, anche un po’ sbandati.
Siamo pellegrini che vengono ognuno da un proprio deserto.
Dobbiamo dircelo come primo elemento, ma come vedrete, è il primo
di vari elementi...
Viene sempre mistificato, camuffato, nascosto, minimizzato,
sottovalutato, ma la nostra, è una civiltà in stato terminale.
U n g r a n d e p o e t a d e l l o s c o r s o s e c o l o R e n è C h a r, n e l 1 9 6 9
(con la lucidità
die poeti che io amo che, come ho cercato di mostrare nelle mie ricerche, hanno
rappresentato negli ultimi cento anni gli ultimi sprazzi di lucidità visionaria e profetica in
occidente, spesso folli perchè schizzati, senza un un ordine, senza un disciplica interiore,
con delle illumination rimbaudiane all’interno di notti psichiche spesso fitte, ma non per
questo meno lucidi quei lampi!)
ebbene lui diceva:
“Le civiltà grasso superfluo.
1
La
storia fallisce, Dio in assenza di Dio non scavalca più i
nostri muri diffidenti, l’uomo bramisce all’orecchio dell’uomo,
il tempo si svia, la fissione è in corso.
Che altro?
All’uomo devastato la scienza non può fornire altro che un
faro cieco, un arma di angoscia, arnesi senza istruzioni. Al
più demente: il fischietto di manovra.
Questa visione delle cose è molto presente in quello che sia io, che
Mauro, che forse molti di voi sanno e sentono.
E’ la lucidità di una visione radicale, perché non c’è niente di più
anestetizzante di una visone della crisi che non sia radicale.
E’ come una vaccinazione, no ? “Sì sì, va tutto male, stiamo andando
alla rovina... ma senti un po’, quand’è che ti compri la nuova
Vo l k s W a g e n ? ”
“La Chiesa è in crisi, è in crisi... i cardinali sono ricchi!”
Ma che è, una novità?
Il problema non è che i cardinali vivano in case di 700 metri quadrati,
il problema è perché come e quando la Chiesa si è organizzata in
forma feudale, con i signorotti che vivono nei castelli.
Da secoli. Quindi se uno vuole contestare questo deve contestare la
struttura feudale della Chiesa, non è un fatto morale il problema.
Capite?
Quindi non vedere la radicalità della crisi fino in fondo è un
ottimo modo per anestetizzarci e mantenerci nella confusione.
Ma, ripeto, nonostante questa lucidità che va mantenuta, il nostro
spirito in questo incontro è un altro, non è il piagnisteo.
Non è la lamentazione impotente.
Un altro grande poeta francese, Saint-John Perse, quando nel 1960
vinse il premio Nobel, fece un discorso memorabile a Stoccolma
(eravamo nel 60, un’altra fase tremenda, c’era il pericolo della guerra
atomica...caliamoci in quegli anni)
dove disse, tra l’altro:
“I peggiori rivolgimenti della storia non sono che ritmi
stagionali in un più vasto ciclo di concatenazioni e
rinnovamenti.”
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Cioè anche questa crisi terminale, non è che una fase di cicli ampi di
morte e rinascita!
“Le civiltà giunte a maturità non muoiono a causa dei patemi
di un autunno, non fanno che cambiare.
Solo l’inerzia è pericolosa.”
L’ u o m o p o e t i c o è l ’ u o m o n e l l a s u a e s s e n z a , n e l l a v e r a s u a e s s e n z a
l’uomo è creativo, è poetico. Ognuno è poetico.
Quindi:
“Poeta è colui che spezza per noi l’abitudine. E dica a tutti,
chiaramente, il gusto di vivere questo tempo forte. Perché
l’ora è grande e nuova nella quale conoscerci di nuovo.”
Questo è lo spirito giusto.
Quest’ora è estrema, quello che dice Char è vero.
Basta accendere il telegiornale, e vedi i peggiori dementi della terra
con i fischietti di manovra. In tutti gli ambiti, purtroppo.
[11:52]
Questo è dato, ma non è che il punto di partenza.
Lo spirito che ci deve muovere anche oggi è un altro.
E’ quello dell’insurrezione, della rigenerazione, della
consapevolezza che il punto finale è il punto iniziale.
Potenzialmente, non meccanicamente, non è una necessità
storica: siamo fuori dai determinismi storicistici del IX e del XX
secolo.
Sarà una libera scelta. Dipende da noi se questa fase terminale potrà
manifestarsi e rivelarsi come fase inaugurale di una grande nuova età
d e l l a s t o r i a d e l p i a n e t a Te r r a .
Questo è il livello: una nuova grande età della storia dell’uomo sul
p i a n e t a Te r r a .
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Ci incontriamo amichevolmente, nel senso che questo incontro è nato
dopo tanti incontri che abbiamo avuto con Mauro, con gli amici di
Mauro, Carolina, Marta... ci siamo sentiti, ci siamo visti, sono venuti
a Roma, abbiamo dialogato.
Cioè, è un incontro culturale che nasce da relazioni.
Ci incontriamo per convergere verso l’essenziale.
Ma ci incontriamo anche fisicamente, e questo è qualcosa di
assolutamente nuovo.
Le forme attuali della comunicazione del sapere sono tutt’altre. Sono
fondate sull’estraneità, sull’ostilità più o meno mascherata tra le
persone che partecipano ai vari convegni, congressi... per non
p a r l a r e d e i t a l k - s h o w, c h e a n d r e b b e r o p r o i b i t i a l m e n o a i m i n o r i d i
35-40 anni.
Sono osceni! Questo è osceno!
Dobbiamo cambiare le categorie dell’estetica, della morale. Ballarò,
Di Martedì... sono programmi osceni.
Capisco, uno a tarda notte, in orari riservati magari li può anche
vedere. Ognuno ha i suoi vizi, no? Dobbiamo anche accettare che
siamo deboli... ma non che me li sbatti in prima serata tutte le sere,
3-4 ore, queste cose oscene, piene di menzogne e visioni
microscopiche.
Menzogne e menzogne: menzogne perchè menzogne, e menzogne
perchè illustrano il mondo in un modo menzoniero, te lo fanno vedere
in modo fasullo.
T i danno le categorie fasulle per leggere la crisi economica, la crisi
umana. Anche qui ti anestetizzano, ti vaccinano.
[15:18]
Noi inv e c e d e s i d e r i a m o c o s t r u i re u n s a p e re c h e s i b a s i s u
relazioni c h e c re s c o n o , d i p e r s o n e c h e v o g l i a n o i n s i e m e t o r nare
all’es s enzia le , c he v oglion o i n s i e me c e rc a re i l p ro p r i o c u o re.
Che parolone! Per carità, il cuore!
Che romanticismo!
Ma il cuore vero non è solo quello dei Baci Perugina, eh?
Il cuore vero è il più intimo appello che grida in ognuno di noi.
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Come dice Eliot, nei quartetti, in un verso molto bello:
“Con la forza di questo amore, e la voce di questo appello
che ognuno sente dentro di sè, non cesseremo di esplorare.
E alla fine dell’esplorazione saremo al punto di partenza, e
sapremo il luogo per la prima volta”.
Noi vogliamo tornare in questo luogo, vogliamo tornare insieme in
questo luogo dove forse siamo sempre stati, ma che non abbiamo mai
vissuto consapevolmente.
Vo g l i a m o t o r n a r e i n s i e m e i n q u e s t o l u o g o e i m p a r a r e a
dimorarvi, in questo luogo di integrità e di centratura.
Vo g l i a m o t o r n a r e n e l l u o g o i n c u i s t i a m o r i n a s c e n d o , a d e s s o .
Questo luogo è reale, vivente, comunitario. E’ uno per tutti!
È un unico luogo, capite?
E’ il luogo che stiamo tutti in questo momento percependo come
qualche cosa di promettente. E’ lì che vogliamo tornare, e vogliamo
tornarci insieme.
Ancora Renè Char parla di questo luogo, e dice:
“dove (Capito? dove è un luogo) dove lo spirito non sradica più,
ma ripianta e cura”
È finito il tempo dove o spirito doveva distruggere: c’è anche una
funzione distruttiva dello spirito. Ma non basta più!
La distruzione e la trasgressione fine a se stessa sta diventando
la metodologia fondamentale dei conservatori, di chi vuole
mantenere e peggiorare lo stato delle cose, e illude gli uomini che
trasgressioncine da quattro soldi, ben pubblicizzate su tutti i giornali
tutti i giorni, rappresentino chissà quali avanzamenti della civiltà.
Questo appartiene ad una fase superata della storia umana, quando
lo Spirito, per crescere, ha dovuto decostruire molto, criticare molto.
Viva Nietzsche, Viva Freud, viva Foucalut, Viva Derrida... Ma la loro
epoca è chiusa, nel senso che sono state acquisite ormai certe cose!
Oggi è poetico chi fonda!
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Non è poetico l’adolescente che continua a criticare il papà! Che
comunque va sempre criticato.... ma ormai è morto! E stiamo a
criticare. Ma diventa papà tu!
Fammi vedere tu una nuova legge che sappia leggere il mondo, che
sappia trasmettere la vita. Fammela vedere!
“Dove lo Spirito non sradica più, ma ripianta e cura, io
nasco.
Dove ha inizio l’infanzia del popolo, io amo.”
È una nascita comune, è una nascita del popolo, non è un fatto
individualistico. È una nascita in cultura, è una nascita di comunità.
Bene, questo modo di fare cultura è ancora embrionale.
Ancora utlizzando una metafora di Char potremmo dire che “I
mattinieri” così lui chiamava i poeti, “I mattinieri sono pochi”.
Pochi sono i mattinieri, pochi sono i nascenti, pochi sono gli
insorti.
Anche se tutti, questo, lo sentiamo dentro.
Questo mondo sembra procedere in una direzione decisamente
opposta. [...]
Il mondo, la società, la cultura in cui viviamo continuano a portare
l’uomo lontano da sé, verso forme di alienazione: questa società,
questa civiltà, ci distrae, ci distoglie dalle vere domande, ci deprime.
Ci vuole così.
Che ci sia dietro un complotto più o meno consapevole è irrilevante.
Il processo è questo... Il processo è fortissimo nella direzione
della distrazione, dell’alienazione e quindi della depressione
dell’uomo.
Ciò che ci vogliono dire nel profondo è che non c’è niente da fare.
There Is No Alternative: TINA, non ci son alternative, non fatevi
illusioni. Non fate nessuna insurrezione. Non c’è nessuna
insurrezione possibile.
Abbiamo intorno a noi una cortina fumogena quotidiana, sempre più
densa, per occultare la fine catastrofica di questa società, che pure
non possono nascondere quando devono tirar fuori dei dati reali.
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Una cultura di massa delirante, una cultura alta e specialistica,
autoreferenziale e a parimenti folle, per tanti aspetti.
Un dibattito politico alienante e desolante...
Ci occupiamo da anni dell’ICI , dell’IMU, di queste cose, dello 0,2% 0,5%, mentre i dati della settimana scorsa su Milano ci dicono che ci
stiamo semplicemente estinguendo.
Tr a u n p o ’ i l p r o b l e m a d e l l ’ I M U , d e l l ’ I C I , d i c h i s a r à ? D e i c a d a v e r i ?
Sarà problema di tassa funeraria e cimiteriale.
A Milano il 43% degli abitanti oggi è single... il 43%! Il 25% sono
coppie senza figli, e siamo quindi circa al 70%. Le coppie con figli
sono poco più del 20-21%.
Ci occupiamo dei più ridicoli regolamenti dell’Unione Europea mentre
il pianeta esplode, e la psiche umana va in frantumi.
E questa spaventosa messa in scena, con tante sue varianti,
questa sorta di esposizione universale del nulla e dell’uomo
mercificato occupa ormai tutti o quasi tutti gli spazi.
Possiede tutti i mezzi di comunicazione, impone il suo ordine del
giorno in modo assoluto, totalitario.
Ho provato a far mettere sul Corriere della Sera almeno una nota
informativa di questo evento: non credo di esserci riuscito, nemmeno
due righe... perché loro devono pubblicare cento pagine di fesserie,
ma un evento come questo, che forse una qualche particolarità,
curiosità, ce lo potrebbe avere, no.
Perchè loro hanno un naso sottile, e preferiscono dare mezza pagina
all’ultima stupidaggine culturale trasgressiva. Se io venivo qui con
scritto sul sedere “morte al Papa”, allora qui tutti i giornalisti, no?
“Accademico pontificio che dice morte al Papa col sedere scoperto”
Quello subito, paginona, intervista!
Dobbiamo essere consapevoli di questo, perché altrimenti non
capiamo la gravità delle cose.
Dobbiamo comprendere più a fondo che la forma di umanità che sta
tracollando, di cui stiamo parlando, coincide però con una
figurazione antropologica molto bassa.
Cioè, ragazzi, qui il problema non è il Capitalismo, eh, magari!
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Qui il capitalismo è l’ultima parte di una storia molto complessa,
complicata, lunga, che si può addirittura far risalire ai primordi
dell’umanità.
È una figurazione ampia di uomo, che sta manifestando la sua
follia: quest’uomo io amo chiamarlo in tanti modi: ego-centrato,
egoico-bellico, ma quest’uomo ha dominato tutta la Storia che
conosciamo, interamente... In forme se volete sempre più gravi ed
esplicite, ma interamente!
Ed è questa forma di soggettività che va rovesciata, perché
altrimenti ricadiamo, come è stato detto, nelle proiezioni ideologiche
che si illudevano di cambiare il mondo cambiando solo le strutture
esterne.
Qui noi ormai nel XXI secolo sappiamo che se ci potrà e ci dovrà
essere un cambiamento, questo cambiamento sarà un processo
lunghissimo, contemporaneamente interiore ed esterno,
nell’anima e nella Storia, nella psiche e nell’economia,
indissociabilmente! Sarà un altro modo di intendere la cultura e di
fare politica.
E si sentono dei baluginii qui e lì.
Oggi appunto neò Corriere della Sera c’era un articolo di Galli della Loggia
s u l l ’ u l t i m o l i b r o d i Tr o n t i , c h e d i c e v a d e l l e c o s e c h e f o r s e s a r e b b e s t a t o
interessante mettere in completamento con quello che stiamo dicendo noi, perchè
noi da un certo punto di vista abbiamo già fatto 3-4 passi oltre!
Però bene,no? Quando si va bene o male nella stessa direzione è già
un ottimo risultato. Ecco sia chiaro appunto che qui il problema è
molto complesso, non è soltanto il capitalismo in crisi.
Amo citare questa frase di Ronald Laing, una grande psichiatra del
XX secolo.
Lui, nella metà degli anni ’70, diceva:
“Viviamo in un mondo secolare. Per adattarsi a questo mondo
il bambino abdica alla sua estasi.”
“L'enfant abdique son extase” che è un verso di Mallarme.
“C’è una profezia in Amos, secondo cui verrà un tempo in cui
si verificherà una carestia sulla terra. Non fame di pane, non
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sete di acqua, ma fame e sete di udire le parole di Dio.
Questo tempo è giunto, è l’epoca in cui viviamo”
Questo è uno psichiatra ragazzi, eh? E’ un mistico ma essenzialmente
uno psichiatra. E continua:
“La vera sanità mentale richiede che in un modo o in un altro
l’io normale scompaia.”
Questo è il livello! Non l’occidente capitalistico solamente... Ma l’IO
nella sua forma ordinaria di assetto mentale!
È quello il luogo del rovesciamento antropologico.
“Quel falso io che è riuscito ad adattarsi alla nostra realtà
sociale alienata richiede la vera sanità mentale, che
emergano i mediatori archetipici interni del potere divino.”
Dobbiamo entrare in contatto con aree della psiche più profonde
di questo io ordinario.
“E che attraverso questa morte”
È una morte, sottolineamolo tutti, perchè altrimenti torniamo
nell’illusione dell’ ‘800 e del ‘900.
Qui si tratta di morire ad una certa forma di soggettività per
rinascere ad un’altra inaudita forma di umanità soggettività.
È un processo iniziatico: morire ad una forma di soggettività per
nascere in un’altra si chiama, nella storia antropologica, iniziazione.
In tutte le civiltà umane, a vari livelli.
Anche nella civiltà cristiano-occidentale l’adesione alla fede cristiana
si ha con il battesimo, che è un’iniziazione, cioè una morte
battesimale nell’acqua, in cui l’uomo vecchio viene dissolto per
rigenerarsi nello spirito.
“E che attraverso questa morte avvenga una rinascita che
porti ad un nuovo tipo di funzionamento dell’IO, in cui esso
sia il servitore del divino e non più il suo traditore.”
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Ecco, questo ragazzi è il livello.
[30:30]
Ecco, questo ragazzi è il livello dove dobbiamo condurre la
riflessione. Il livello nel quale siamo.
Noi siamo in questo livello, cioè stiamo sperimentando tutti il
tracollo, il collasso, la crisi terminale di un certo modo di essere
Marco Guzzi, Mauro Scardovelli e ognuno di noi, e stiamo vivendo
la passione, talvolta terribile, per una rigenerazione della
nostra identità, che spesso non sappiamo come vivere, non
trovando fuori delle scuole, dei Maestri, che ci aiutino.
Un punto importante, secondo me, per comprendere questo
passaggio, è che la forma di soggettività di cui parla Laing, che sta
morendo nella sua pazzia, è un io profondamente recluso in se
stesso, è un io autarchico, cioè è un io che presume di essere
principio di se stesso, di essere auto mobile. Io sono sta scatoletta
qui e mi auto muovo. Io sono il produttore delle mie parole: quello
che vi sto dicendo lo dico IO! Lo dico IO! Come dicono i bambini, lo
dico IO!
Purtroppo o per fortuna non è affatto così. Il ‘900 più avanzato ci ha
insegnato che in realtà questo io che sembra così autarchico,
solido, che si gestisce da solo, è al più un’illusione.
Non esiste. E’ una pretesa, è una presunzione. Noi non siamo fatti
c o s ì . J e e s t u n a u t r e ” d i c e R i m b a u d . L’ i o è a b i t a t o , è p l u r a l e . s o n o
state dette tante cose, no?
Nietzsche diceva che non c’è l’ “IO”, ci son gli “II”, che litigano tra
loro da morire, fanno la guerra.
Freud, Jung, ci hanno insegnato che quello che noi chiamiamo “io” è
un livello molto superficiale, una crosticina dell’essere, di quello che
io sono. Molto non sappiamo, non conosciamo.
Ecco, il nuovo io, quello che sta nascendo, quello di cui parla
Laing quando dice che “attiva mediatori archetipici”, è un io che
è consapevole in questo, si mette in ascolto di queste profondità.
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Non è più un io che presume di parlare in proprio, ma è un io che sa
che anche il proprio parlare è ascoltare.
Heidegger diceva “Die Sprache spricht”, il linguaggio parla, non sei
tu che parli. Le parole che sto dicendo adesso non sono mie. E’ il
linguaggio che parla. E’ l’Italiano in tutte le sue risonanze, che
vengono da altre lingue: dal latino, dal sanscrito, dal greco, sono
millenni di umanità, pensiero, spirito... sono spiriti che parlano nelle
parole! Io non li controllo, non li conosco!
Me ne rendo conto dicendolo: ecco perché cambia la forma del
sapere e della trasmissione del sapere. Io non posso oggi venire qui
o in un qualunque luogo e leggervi un discorso già bello confezionato
e tutto chiuso, perché sarebbe contraddittorio con quello che sto
dicendo. Perchè l’io che sta nascendo è un io in ascolto. Quindi io ho
degli appunti, ma poi devo essere in ascolto di quello che accade,
devo dare parola a questo evento, che io non potevo prevedere
quando a casa mia, con la mia pennetta verde, disegnavo le parole.
Capite?
L’ i o c h e s t a n a s c e n d o è u n i o p i ù r e l a z i o n a l e . E ’ u n i o p i ù
relazionale, un io che ascolta.
E q u i n d i , p o c h i v e r s i d i u n a l t r o g r a n d e p o e t a Yv e s B o n n e f o y.
Yv e s B o n n e f o y è u n p o e t o a n c o r a v i v o , c o n c u i h o a v u t o r a p p o r t i
molto amichevoli.
Dice:
“Se questa notte è altro dalla notte, risorgi lontana voce
benefica
Risveglia l’argilla più grave in cui abbia dormito il seme.
Parla, non ero più che terra bramosa
Ecco al fine parole d’alba e di pioggia, ma parla, ch’io sia la
terra propizia
Parla, se esiste ancora un giorno seppellito”
Se c’è ancora un giorno seppellito in questa notte, se questa notte è
altro dalla notte, solo un’altra parola che ce lo potrà dire, una parola
che scaturisca però dalle nostre profondità.
Altra e al contempo quanto più propria.
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Non un’altra parola nel senso che viene appunto da un luogo esterno,
estraneo, ma altra nel senso che scaturisce dalla mia origine. E
quindi mi invera. È altra ma tutto al contrario di ciò che mi aliena.
E’ un’altra voce che invece mi fa me stesso, più proprio, mi rivela.
Ancora un punto, un punto importante: per questa grande fase che
stiamo vivendo dobbiamo capire un’altra cosa.
Questa nuova soggettività di cui parliamo è in cammino da
molto tempo dentro la storia dell’umanità. Non facciamoci le
solite illusioni moderne che tutto nasca con noi!
Le abbiamo già viste, ricordiamocele, perché hanno portato male.
I rivoluzionari francesi addirittura volevano cambiare e hanno
cambiato il calendario. Ma sì, basta, cambiamo la misurazione del
tempo!
Cambiamo il nome delle stagioni, dei mesi.
Anche il Fascismo... Una nuova era: anno primo, anno secondo...
Meno male che queste ere duran poco: il terzo millennio del Reich è
durato dodici anni, e bastardi sono, pure!
Durano poco.
Quindi è un’illusione tipicamente novecentesca quella di fraintendere
quello che sta accadendo e che accadeva anche allora, cioè un
cambiamento di umanità di tipo antropologico che dura secoli, con il
me egoico, che dice “Sono io, adesso cambio tutto, tutto è nuovo”.
Non è così!
Questa nuova soggettività relazionale è in cammino da secoli
dentro la Storia: dobbiamo riconoscere questa Storia,
reinterpretare questa Storia.
Vo g l i o d i r e q u e s t o , p e r c h é i n c e r t i a m b i e n t i r i c o r r e s p e s s o u n
antimodernismo, un’antimodernità, un’antimodernità ingenua,
estremamente ingenua.
Come se la modernità fosse un errore.
Ma stiamo scherzando? Attenzione, perché qui si rischia veramente di
prendere lucciole per lanterne.
La modernità è ambigua, su questo non c’è dubbio, e credo che ciò
che ho detto fino ad ora non consente di pensare che io abbia un
visione facilmente ottimistica, ma la modernità è tante cose.
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L’ i n d i v i d u a z i o n e s o g g e t t i v a d e l l a m o d e r n i t à , i n L o c k e p e r
esempio, è alla radici delle libertà alle quali credo nessuno di
noi qui vorrebbe rinunciare: abbiamo conquistato la libertà di
religione e di coscienza attraverso anche quel processo di
soggettivizzazione individualistica che poi ha portato a fenomeni
degenerativi, certo, che però non erano evitabili.
La soluzione non è indietro ragazzi, per carità di Dio, studiamo
meglio la storia!
Quando evochiamo possibili soluzioni o migliori condizioni nel
passato, studiamo meglio quel passato!
Studiamo meglio com’era la società comunitaria nella Grecia di
Aristotele... Che cosa intendeva Aristotele per comunità?
Certo, la comunità di uomini liberi: che erano lui e quattro amici.
Quelli erano gli uomini liberi, la comunità dei pensatori, dei filosofi.
Poi c’erano una sotto-categoria umana che erano tutti quelli che
svolgevano lavori manuali; poi una terza categoria ancora più bassa
che erano le donne; e poi c’erano gli schiavi, la stragrande
maggioranza, che dovevano servire a far vivere i filosofi nella loro
comunità filosofica.
Questa era la Grecia id Aristoteòle.
Non facciamoci idealismi astratti: noi non vogliamo perdere
nulla della Storia della modernità, vogliamo proseguirla.
Diciamo una cosa molto chiara:
i progetti sacrosanti della modernità, cioè la maggiore libertà
dell’uomo, la maggiore giustizia, la maggiore uguaglianza, la
maggiore conoscenza della natura e la potenza tecnica, non
sono in sé il diavolo, sono cose ambigue che sono arrivate ad
un punto però in cui il loro sviluppo ambiguo richiede una
revisione radicale.
Cioè, se vogliamo proseguire quelle traiettorie, dobbiamo rovesciare
la soggettività che le possa portare avanti.
È un po’ complesso il concetto, ma è questo.
Un grande teologo protestante ha detto una cosa che vi voglio citare,
perché è utile: sto parlando di Jürgen Moltmann.
Scrive:
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“il progetto della civiltà tecnico scientifica occidentale è una
scelta diventata ormai fatale per l’umanità. Noi non possiamo
più continuare a svilupparlo come abbiamo fatto fino ad ora.
Perchè ciò significherebbe andare incontro a catastrofi
planetarie. Ma non possiamo nemmeno sottrarci a questo
p r o g e t t o , a b b a n d o n a n d o i l m o n d o a l l a s u a r o v i n a . L’ u n i c a
strada percorribile è quella di una ristrutturazione di fondo
dello stesso mondo moderno. E allora reinventiamolo questo
mondo”
Questo stiamo cercando di dire.
[42:28]
Ultimo punto.
Dobbiamo anche dirci un’ultima cosa, dopo averci detto queste cose
belle. (Siamo in una fase treminale, ma una fase potenzialmente
inaugurale; questo io nuovo rinnovato è più relazionale, si scopre
abitato, si scopre in ascolto, si scopre interconnesso; questo non è
nuovo ma ha una storia, una storia che va capita, che è quella della
modernità, dell’intero ciclo cristiano occidentale)
Ci dobbiamo confrontare con l’io inaugurato da cristo. Cioè questo io relazionale
cos’ha a che fare con l’io inaugurato da cristo che è l’io relazionale per
antonomasia? Queste sono domande che non possiamo non farci se vogliamo
ragionare sul serio...cioè antropologicamente, per i prossimi secoli, non per i
prossimi 10 minuti.
Detto questo c’è un ultimo punto che dobbiamo dirci:
questo processo non ci viene naturale.
Non è facile, e non ci viene naturale.
Quindi, anche qui, criticare con serietà, rigore, tutte quelle forme
superficiali che ci parlano di cambiamenti e liberazioni, sia in ambito
psicologico che in ambito spirituale, che la fanno un po’ troppo
semplice.
E quindi, barano.
Quello che stiamo dicendo è un processo invece molto
complicato!
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Dedicare la propria vita a cercare con grande umiltà e
pertinacia a essere un po’ meno egoici e un po’ più relazionali è
un lavoro quotidiano di tutta la vita, e non otterrai chissà quali
risultati.
Ma quelli che otterrai saranno molto soddisfacenti, perché
basta poco, basta un goccio di ghiacciaio sciolto nel mio
cuore per darmi una pace e un senso di ciò che faccio, che
null’altra cosa al mondo può darmi.
Ma questo noi ce lo dobbiamo dire.
Quando parliamo di io ego-centrato, e qui Mauro è maestro,
parliamo di cose dure, di difese dure, resistenze dure,
incrostazioni dure, psichiche, terrori, automatismi rigidi e duri,
che scattano come molle d’acciaio dentro l’anima dell’uomo.
Quindi usciamo anche qui dall’ideologia illuministica, dall’illusione
che l’uomo con un po’ di razionalità e un po’ di moralità diventi un
santo. Basta con ste balle!
Non è vero, e lo ha dimostrato purtroppo la storia e celo dimostra la
vita se la smettiamo di raccontarci balle.
Quindi dobbiamo necessariamente allestire itinerari, luoghi, eventi in
cui gli umani trasmigranti, che siamo tutti noi (noi siamo tutti migranti
antropologici, in migrazione antropologica) possano essere accolti e
possano essere accompagnati e aiutati a condividere un processo
immenso, che può essere bellissimo!
Può essere bellissimo! Questo tempo potrà
diventare veramente uno dei tempi più straordinari
che la storia ricorderà! Se riusciremo a trasformare
le nostre paure e le nostre resistenze nella forza
della dinamica trasformativa che tentano di
fermare, diventeremo tutti dei bolidi creativi e
forse contribuiremo alla nascita di un’umanità
rigenerata.
Auguri!
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