TdS 179 Ottorino

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TdS 179 Ottorino
CORSO DI FORMAZIONE
P. Ottorino Vanzaghi dc*
ESERCIZI SPIRITUALI: LA SPIRITUALITÀ IGNAZIANA
COME CHIAVE METODOLOGICA.
"Introduzione sul contesto ambientale e personale"
Ritengo sia fondamentale SITUARE un’esperienza così significativa, quali gli ESERCIZI SPIRITUALI, nel contesto ambientale suo proprio e nel contesto personale di
chi li offre o li riceve oggi.
Si può sempre meno prescindere da una seria CONTESTUALIZZAZIONE di ogni
azione pastorale, catechetica o spirituale che sia, poiché tutti oggi viviamo in sitauzioni
generalmente complesse sia culturalmente che socialmente.
Valuto dunque positivamente che anche la F.I.E.S. possa interrogarsi, ancora una volta, sul COME VALORIZZARE al meglio il metodo degli esercizi spirituali, PER AIUTARE di piu’ gli animatori e PER IMPARARE tutti ancora ad “adeguarci” nella nostra
“inadeguatezza”.
Per il mio breve contributo mi servirò dei VERBI che S. Ignazio utilizza nelle sue
“note previe agli esercizi” e di alcune esperienze-risonanze di alcuni esercitandi accompagnati recentemente. Il tutto ci permetterà di comporre uno SCHEMA VISIVO che ci
aiuterà a non perderci in parole, ma a fissare alcune idee fondamentali.
C
A
D
B
*
Padre Ottorino Vanzaghi, dc, Padri Dottrinari, parroco a Salerno, parrocchia S. Maria dei Barbuti:
è cresciuto nel M.E.G., Movimento Eucaristico Giovanile di spiritualità ignaziana, e lì fin da giovanissimo ha potuto fare
l’esperienza degli esercizi spirituali di S. Ignazio; da religioso dottrinario ha approfondito il metodo, sperimentando ogni anno il gusto degli esercizi, come aveva fatto nel discernimento vocazionale il Fondatore dei Dottrinari, p. Cesar de Bus, fino a diventare guida di esercizi ignaziani, in modo particolare per i giovani, di cui si occupa da anni nel ministero dell’accompagnamento spirituale.
A) Il “background” = ciascuno si appresta a vivere l’esperienza degli esercizi spirituali con tutto se stesso, con tutto il suo bagaglio di “retroterra”
culturale affettivo spirituale da cui non si può prescindere.
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Gli esercizi si preparano da casa, si decide tanto tempo prima di farli, si prenota
la data e il luogo con largo anticipo e ci si orienta il cuore con una giusta disposizione d’animo per quest’opera di Dio a cui ci si dispone per collaborare.
Non si viene “neutri” agli esercizi, ma ciascuno arriva con il suo bagaglio di esperienze positive e negative, passate e presenti, con i propri desideri-speranzesogni attesi e frustrati, con tutto se stesso conscio e inconscio.
Gli obiettivi vanno chiariti prima della partenza, non si va all’avventura, ci si affida, ma non si scommette; si rischia, ma non si improvvisa; ci si prepara e ci si
fa aiutare a prepararsi… la fase previa è quasi importante come l’esperienza.
Ignazio, Esercizi Spirituali, 1
Con il termine di esercizi spirituali si intende ogni forma di esame di coscienza, di meditazione, di
contemplazione, di preghiera vocale e mentale, e di altre attività spirituali, come si dirà più avanti. Infatti, come il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi
spirituali i diversi modi di preparare e disporre l'anima a togliere da sé tutte le affezioni disordinate e,
dopo averle eliminate, a cercare e trovare la volontà di Dio nell'organizzazione della propria vita in
ordine alla salvezza dell'anima.
TOGLIERE
Esteriormente
Interiormente
tutti i disturbi
affetti disordinati
CERCARE
Esteriormente
Interiormente
luogo e tempo
passeggiare camminare correre
TROVARE
Esteriormente
Interiormente
clima di ascolto
disposizione per la salvezza
Esperienza di un esercitante
Ho deciso di organizzarmi, di risparmiare, di controllare orari e treni per “stare con il Signore” cinque
giorni interi. Ho rinunciato persino al concerto del Primo Maggio! Ho imparato che anche nella preghiera
c’è un metodo! E’ una scoperta molto bella, soprattutto per chi ama averne uno. A questo, ci ha pensato
sant’Ignazio di Loyola: provare per credere! Alla mia terza esperienza, mi rendo conto di quanto sia nuova ogni volta quella Parola scritta sempre uguale. L’’unico messaggio che non cambia è: “Gli esercizi spirituali sono per la vita e non per gli esercizi”. Questo per me è molto importante da ricordare, visto che ho
un’indole sognatrice che tende a disconnettermi dalla realtà.
B)
L’ingresso = l’entrata in una nuova esperienza, che comporta un movimento verso un nuovo ambiente fisico e geografico, comporta la presa di
coscienza di questa scelta di novità e di distacco da ciò che mi è solito.
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La casa “nuova” per me, isolata da molta parte del mondo a cui sono abituato,
custodita da persone che si dedicano a un ministero urgente e fondamentale oggi
e da sempre, molto curata per dare le condizioni favorevoli allo scopo.
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L’ambiente esteriore che, nella “bellezza”, subito parla di Dio e della grandezza
del Creato, rimandando inevitabilmente al suo Creatore; il silenzio che regna sopra ogni cosa è la dimensione base fondamentale per “sentire e gustare”.
Le persone che incontro all’accoglienza nella “casa di esercizi” o alla foresteria
del “monastero” sono spesso già sintomatiche di ciò che troverò all’interno: pace, serenità, distensione, apertura, compassione, cura, attenzione, pazienza…
Ignazio, Esercizi Spirituali, 5
Giova molto che chi fa gli esercizi vi entri con animo aperto e generoso verso il suo Creatore e Signore,
offrendogli tutta la propria volontà e libertà, in modo che la divina maestà possa disporre di lui e di quanto possiede secondo la sua santissima volontà.
ENTRARE
Esteriormente
Interiormente
con tutto se stessi e mettersi in gioco
coraggio e liberalità verso Dio
OFFRIRE
Esteriormente
Interiormente
ciò che sono e ciò che ho
volontà e libertà a Dio
Esperienza di un esercitante
Il desiderio di rafforzare il nostro bisogno di ricevere, mediante l'azione della preghiera, e di accogliere
quanto il Signore ha da dirci nella Parola di Dio, ci ha spinto a muoverci da lontano per rinnovare il nostro incontro con l'Amato. Il silenzio e la preghiera, secondo il metodo ignaziano, ci hanno aiutato a metterci in ascolto, con fiducia e fede, e a lasciare che la Parola ci penetrasse piano piano per sentirci amati.
Abbiamo sperimentato, con l'aiuto della lettura di alcuni brani biblici, che un Dio che “chiama e manda” è
un Dio che “tocca e trasforma”. Di questo ne siamo stati testimoni e desideriamo che la nostra bellissima
esperienza possa essere di esempio per chi, come noi, ha la voglia di incontrare il Signore e non riesce ancora a liberarsi dai condizionamenti della vita.
C) Gli altri = non sono solo a vivere gli esercizi, ma con me ci sono altri
“attori” più o meno attivi nell’esperienza di cui devo comunque tenere conto, siano essi le guide, gli ospitanti o gli altri esercitanti come me.
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Chi “ospita” deve creare al meglio le condizioni esteriori affinchè Dio stesso, e
solo Lui, si comunichi personalmente all’esercitando, come e quando decide
Lui.
Chi “predica” deve orientare la preghiera, evidenziando i testi e i contesti della
Parola di Dio, che resta la materia centrale della preghiera in cui Dio comunica.
Chi “guida” o meglio “accompagna” negli esercizi spirituali deve frapporsi il
meno possibile e favorire in ogni modo il dialogo a tu per tu tra Dio e l’uomo
orante.
Ignazio, Esercizi Spirituali, 15
Chi propone gli esercizi non deve spingere l'esercitante alla povertà o a farne promessa piuttosto che al
contrario, né deve indurlo a uno stato o a un modo di vita piuttosto che a un altro. Infatti fuori degli esercizi è lecito e meritorio esortare tutti quelli che probabilmente ne hanno le attitudini a scegliere la castità,
il celibato, la vita consacrata e ogni stato di perfezione evangelica; invece durante gli esercizi spirituali,
nei quali si ricerca la volontà di Dio, è più opportuno e molto meglio che sia lo stesso Creatore e Signore
a comunicarsi all'anima devota, attirandola al suo amore e alla sua lode, e predisponendola alla via nella
quale potrà meglio servirlo in futuro. Perciò chi propone gli esercizi non si avvicini né propenda all'una o
all'altra parte, ma resti in equilibrio come il peso sul braccio di una stadera, e lasci operare il Creatore direttamente con la creatura, e la creatura con il suo Creatore e Signore.
NON SPINGERE
Esteriormente
Interiormente
a scelte o a stati di vita
a intraprendere ma a lasciarsi abbracciare
da Dio
PRE-DISPORSI
Esteriormente
Interiormente
alla vita migliore per sè
al miglior servizio e alla gioia futura
LASCIAR OPERARE
Esteriormente
Interiormente
non propendere e non inclinare
in vero dialogo Creatore-creatura
Esperienza di un esercitante
C’è una gioia nuova da qualche tempo nella mia vita. Una gioia che nasce dal silenzio: il silenzio che mi
parla e che mi tocca il cuore, il silenzio della Parola di Dio. Non mi è semplice esprimere ciò che sento
dentro tutte le volte che, fuori dai rumori della vita, provo a fermare tutto per ascoltare la voce di Dio, del
Dio che mi raggiunge nel più profondo e che mi sconvolge, del Dio che vive e palpita di amore nel mio
cuore. Trovo stupendo il poter cogliere l’intensità, il valore e la sicurezza di questa gioia intima, speciale,
che nasce dal mio incontro silenzioso con Dio.
D) L’esercitante = è il vero protagonista dell’esperienza spirituale, è colui che desidera porsi in relazione con il Signore, primo soggetto libero della relazione intima che vado ad intraprendere con un metodo che mi guida.
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L’esercitante che per “la prima volta” fa gli esercizi più si pone con autentico
“desiderio” di incontrare Dio e più ne trarrà frutti per la vita, quali che siano.
L’esercitante che fa un’esperienza di esercizi in una “fase di scelta” importante
per la sua vita non prenda decisioni affrettate, ma si abbandoni al Padre buono.
L’esercitante che fa gli esercizi “tanto per abitudine” o per “dovere annuale” si
guardi bene da non dare per scontata la libera manifestazione di Dio, ma si curi.
Ignazio, Esercizi Spirituali, 20
Se uno è più libero e desidera ricavare il maggior frutto possibile, gli si propongano per intero gli esercizi
spirituali nello stesso ordine in cui si presentano. Ordinariamente, chi fa questi esercizi ricava tanto più
frutto quanto più si allontana da amici, conoscenti e da ogni preoccupazione materiale. Per esempio, può
cambiare la casa in cui dimora e trasferirsi in un'altra casa o in un'altra camera, per abitarvi con il maggior
raccoglimento possibile; così gli sarà facile partecipare ogni giorno alla messa e ai vespri, senza timore di
essere disturbato dai conoscenti. Da questo isolamento derivano, fra molti altri, tre vantaggi principali.
Primo: chi si isola da molti amici e conoscenti, e anche da molte occupazioni non bene ordinate, per servire e lodare Dio nostro Signore, acquista un grande merito davanti alla divina Maestà. Secondo: chi sta
così appartato, non avendo la mente distratta da molte cose, ma mettendo tutto l'impegno in una sola, cioè
nel servire il Creatore e nel giovare alla propria anima, può impegnare più liberamente le sue facoltà naturali per cercare con diligenza quello che tanto desidera. Terzo: quanto più un'anima si trova sola e appartata, tanto più diventa capace di avvicinarsi e di unirsi al suo Creatore e Signore; e quanto più gli si unisce, tanto più si dispone a ricevere grazie e doni dalla somma e divina bontà.
ALLONTANARSI
Esteriormente
Interiormente
da amici da conoscenti da occupazioni
lontananza fisica e da ogni disturbo
ISOLARSI
Esteriormente
Interiormente
nel mezzo solo tra gli altri
incoraggiati solo da Dio
METTERE IMPEGNO
Esteriormente
Interiormente
AVVICINARSI
Esteriormente
Interiormente
DIS-PORSI
Esteriormente
Interiormente
nel servire il Signore e nell’aiutare se stessi
nel mantenersi uniti e nell’usare proprie capacità naturali
per sentirsi vicini a Dio
a se stessi e agli altri in modo nuovo
a ricevere grazie e doni
a vedere ciò che non si vede: gratis bello
Buono
Esperienza di un esercitante
Più si avvicinava il giorno della partenza e più cresceva dentro di me il desiderio di incontrarLo. “Che cosa vorrà dirmi il Signore?”, mi domandavo. La risposta l’ho ricevuta nelle parole di un salmo che ho letto
la domenica prima della partenza: “E narrerò quanto per te ho fatto”. L’esperienza degli esercizi spirituali,
la prima per me, è stata proprio questo: un “ri-scoprire il perché del mio credere”, del mio essere cristiana,
del mio impegnarmi nella comunità parrocchiale. Sono rimasta infatti stupefatta quando, per prima cosa,
il Signore mi ha “narrato” del suo Amore personalissimo, particolarissimo e totale per me. Non è che non
sapessi che Dio è Amore, ma non avevo mai riflettuto sul fatto che Lui amasse proprio me, con il mio
modo di fare, con i miei pregi e con i miei difetti, nella gioia e nelle difficoltà. E, anzi, soprattutto nei
momenti più duri e più bui, il suo Amore non si trasforma, non ci abbandona. Ho provato a fare attenzione agli occhi di Gesù crocifisso: il suo non è uno sguardo fiero, né triste, né sconsolato, il suo è uno
sguardo di Amore. Nei giorni di silenzio e di totale vicinanza al Signore ho “ricercato e gustato” questo
Suo sguardo penetrante e interpellante, l’unico capace di sciogliere le resistenze e le durezze del mio cuore, l’unico vero sguardo da ricercare sempre, con forza, per attingere all’unica vera fonte dell’Amore.
Dalle parole del Card. Martini in Conversazioni notturne a Gerusalemme, 2008:
Con gli esercizi spirituali, Ignazio ha creato non soltanto per il suo ordine, ma per tutti gli uomini, un metodo per potersi esercitare nella confidenza con Dio e Gesù Cristo, per imparare a discernere gli spiriti e a
giungere a decisioni di coscienza. Gli esercizi contengono regole per compiere una scelta salutare e valida. Oggi hanno una nuova attualità. Mediante gli esercizi, Ignazio ha mostrato ai cristiani un modo per
poter diventare persone autonome e capaci di giudicare in diretto rapporto con Dio. Perciò ancora oggi
molti giovani fanno gli esercizi spirituali in preparazione a una decisione di vita. Non vogliono decidere
della tappa successiva del loro cammino condizionati dall’esterno o guidati da interessi a breve termine,
bensì giungere dal profondo della loro interiorità, dal dialogo con Dio, a una decisione che pone su un
piatto della bilancia tutta la loro esistenza. Le guide spirituali sono amici in senso evangelico: accompagnano, fanno domande, sostengono, ma non si mettono mai tra il singolo e Gesù, anzi, promuovono questo dialogo. Se la Chiesa vuole servire meglio la gioventù e attrarla più di quanto non accada al momento
in Europa occidentale, dovrà in ogni caso formare molti accompagnatori spirituali e avvalersene. Se possiamo rendere questo servizio, anche tramite il nostro compito e i nostri esercizi, ciò non mancherà di
produrre i suoi effetti.