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SIF – Informa Newsletter n°53-2008 SIF INFORMA News Letter n°53 del 31 Luglio 2008 o Stefano Vella (Istituto Superiore di Sanità) valutato da Science come uno dei migliori ricercatori al mondo sull’AIDS o Silvio Garattini: “Proposte al Governo per la ricerca scientifica” (da Negri News n°152 – Luglio 2008) o Energy Drinks: una lettera della Red Bull ed un commento o Master per Associato di Ricerca Clinica (CRA) e Farmacovigilanza (FV) – Università di Firenze Patrocinio SIF e Farmindustria o Stefania Ceruti invitata a far parte dell’Editorial Board di Biochemical Pharmacology Stefano Vella (Istituto Superiore di Sanità) valutato da Science come uno dei migliori ricercatori al mondo sull’AIDS La rivista Science (25 luglio 2008) pubblica l’editoriale “Where have all the dollars gone?”, in cui é riportata la classifica dei 10 ricercatori mondiali i cui lavori sono stati maggiormente citati, per qualità e significato, negli ultimi 10 anni. Con 6477 citazioni su 114 lavori, e con una media di citazioni per lavoro di 56.4, il Dott. Stefano Vella dell’Istituto Superiore di Sanità viene classificato al terzo posto. Lo precedono il Dott. Andrew McMichael dell’Università di Oxford con 6955 citazioni, e con una media di citazioni per lavoro di 68.1, ed il Dott. Douglas Richman dell’Università di California a San Diego con 9934 citazioni e con una media di citazioni per lavoro di 65.4. Nella classifica dei primi 10, gli europei sono solo 2 (quelli citati), 7 i nord americani ed uno, il dott. Andrew Carr, australiano. L’editoriale elenca anche le prime dieci istituzione con maggiori finanziamenti ricevuti e conclude con quanto segue: “money does correlate with impact, but only to a point: Nothwestern University has the second-highest citation impact and does not even rank in the top for NIH funding. Money speaks volumes, but it often doesn’t have the final word”. Al Dott. Vella le più vive felicitazioni da parte della nostra Società, anche perchè, soprattutto per lui ed il suo gruppo di ricerca, vale l’ultima frase di Science. Silvio Garattini: “Proposte al Governo per la ricerca scientifica” (da Negri News n°152 – Luglio 2008) Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, scrive sul numero 152 (Anno XL - N. 2 - Luglio 2008) del mensile Negri News, quale Direttore Responsabile del periodico dell’Istituto, l’articolo “Proposte al Governo per la ricerca scientifica” (http://www.marionegri.it/mn/it/docs/sezioni/pubblicazioni/negriNews/negriNewsn_152.pdf). La spesa per la ricerca in Italia oggi è imprevedibile, irrispettosa del merito, influenzata dalla politica, dispersa in mille rivoli. E l’Italia ha il bisogno primario di potenziare la ricerca destinando invece i fondi (da aumentare) su base competitiva e con criteri meritocratici. Perciò è necessaria l’AIRS, Agenzia Italiana per la Ricerca Scientifica, snella, autonoma, sganciata dai Ministeri e meglio se lontana da Roma, capace di coordinare tutta la ricerca italiana. Il percorso da seguire. Nelle precedenti tornate elettorali si parlava molto di ricerca scientifica, ma poi indipendente dal colore dei Governi, il risultato era sempre quello: la riduzione dei fondi a vantaggio di altre categorie, l’ultima è andata 1 SIF – Informa Newsletter n°53-2008 a vantaggio degli autotrasportatori. Ci auguriamo che questa nuova compagine governativa voglia considerare la ricerca tra i problemi prioritari. È obbligo ricordare che un Paese come il nostro, che manca quasi completamente di materie prime, ha bisogno di realizzare prodotti ad alto valore aggiunto per i mercati internazionali. Questi possono arrivare solo attraverso il potenziamento della ricerca scientifica. Chiarezza e destinazione dei fondi Ricerca che richiede necessariamente una programmazione a tempi lunghi dove sia ben equilibrato l’impegno per la ricerca di base – apparentemente senza finalità immediate – e la ricerca di trasferimento che deve sfruttare le conoscenze per trasformarle in prodotti di vario tipo. La programmazione deve tener conto della situazione italiana in cui i ricercatori sono la metà di quelli degli altri Paesi europei e – salvo eccezioni – non raggiungono quella massa critica che oggi è necessaria per essere competitivi. In apparenza il contributo pubblico alla ricerca (0,6% del prodotto interno lordo) sembra non essere diverso da quello degli altri Paesi, ma di fatto serve solo per pagare la pletora degli amministratori e dei professori universitari. La spesa per la ricerca è inoltre imprevedibile, manca di continuità, viene dispersa in molti rivoli, privilegia gli amici, è influenzata pesantemente dalla politica; e per tutte queste ragioni è largamente irrispettosa del merito. Una prima proposta è perciò quella di fare chiarezza sulla destinazione dei fondi: occorre distinguere chiaramente ciò che è destinato all’Università e ciò che rappresenta l’investimento per la ricerca. I fondi destinati alla ricerca devono essere spesi su base competitiva e aperti a tutti i centri di ricerca non-profit indipendentemente dalla loro denominazione. Beninteso è necessario che i fondi disponibili aumentino e in modo significativo, perché quando si è nella “miseria” non è possibile operare quei cambiamenti che sono indispensabili per spendere bene i soldi di tutti. Si ha l’impressione che la gente abbia capito molto più dei politici l’importanza della ricerca soprattutto quella che riguarda la salute e che quindi sia disposta anche ad accettare sacrifici in altri campi e a contribuire come di fatto fa rispondendo all’appello delle “charities”. I cambiamenti necessari sono di due ordini: fissare le priorità e le risorse (compito dei politici) e mettere in atto criteri meritocratici per la distribuzione delle risorse (compito della comunità scientifica). Il primo cambiamento deve essere fondamentalmente ancorato al mondo industriale: in alcuni settori l’industria già esiste, ma deve raggiungere dimensioni adatte, in altri settori lo sviluppo della ricerca rappresenta la condizione per creare attività industriali. Le risorse devono essere almeno raddoppiate così come ha fatto quest’anno la Spagna e come ha fatto negli anni passati l’Irlanda. AIRS, un cambiamento forte Il secondo cambiamento è più difficile e non può certo essere lasciato nelle mani dell’Università che non ha dimostrato capacità di selezione neppure al suo interno. Occorre quindi un cambiamento forte, come la realizzazione di una Agenzia Italiana per la Ricerca Scientifica (AIRS) dotata di autonomia, sganciata dai Ministeri, possibilmente lontana da Roma. L’AIRS deve essere una struttura snella, con competenze tecnicoscientifiche, idealmente capace di coordinare tutta la ricerca italiana, pubblica e privata nonprofit, attraverso bandi di concorso con una valutazione fatta da comitati internazionali. Certamente non sarà facile indurre i vari Ministeri a rinunciare al loro piccolo-grande potere di distribuzione, ma l’assemblaggio delle risorse è una condizione indispensabile: può avvenire in modo graduale, ma deve avvenire in tempi non biblici. Il compito dell’AIRS abbraccia altre necessità. In primis il reclutamento dei giovani ricercatori che oggi è difficile perché le migliori “teste” si rivolgono ad altri campi dove la carriera è meno insicura e le possibilità di migliorare sono maggiori. Occorre istituire un percorso che parta da borse di studio non da fame per ottenere il PhD, non il dottorato di ricerca all’italiana, e prosegua con contratti di ricerca Post-Doc e con posizioni a tempo indeterminato per i migliori, scindendo la carriera universitaria da quella della ricerca scientifica. L’AIRS avrà molti compiti fra cui quello di organizzare il supporto dell’accademia alla ricerca industriale, soprattutto delle piccole-medie imprese, un problema ancora irrisolto che richiede una nuova impostazione. L’altro compito fondamentale è rappresentato dalla necessità di un’interfaccia con l’Unione Europea. Sempre di più dobbiamo essere pronti ad abbandonare la prospettiva di una ricerca nazionale per integrarci nella ricerca Europea che dovrà dilatarsi e andare velocemente oltre la striminzita disponibilità economica limitata solo al 4 per cento delle risorse nazionali destinate alla ricerca. L’AIRS dovrà anche cercare sinergie per aumentare i finanziamenti per la ricerca, interagendo ad esempio con le fondazioni bancarie nazionali. Infine deve essere chiaro che l’AIRS deve abbandonare la tendenza italiana a finanziare la ricerca per discipline o per gruppi di discipline, per rivolgersi ai grandi problemi: l’energia, l’ambiente, la salute e così via, estraendo da queste grandi aree tematiche specifiche da affrontare con mentalità multidisciplinare. Il rinnovamento dell’organizzazione della ricerca e l’aumento delle risorse disponibili non 2 SIF – Informa Newsletter n°53-2008 sono una risposta alle spinte corporative dei ricercatori, sono un indispensabile impegno del nuovo Governo se si vuole mantenere all’Italia il suo ruolo di paese industriale e agli italiani delle future generazioni almeno l’attuale livello di vita. Energy Drinks: una lettera della Red Bull ed un commento Ad oltre 6 mesi dalla pubblicazione di un nostro documento sull’argomento (SIF-Informa n.44/2007 del 18/12/2007) ci è pervenuta dalla Red Bull una raccomandata (con ricevuta di ritorno) che volentieri desideriamo portare a conoscenza di tutti. (http://www.sifweb.org/news/energy_drinks_lettera_redbull_luglio08.pdf ). Commento 1. Il nostro documento riguardava tutti gli Energy Drinks e non solo la Red Bull, che veniva citata solo nella seguente frase “la più venduta (in virtù anche di una fortissima pressione pubblicitaria) è la Red Bull.” Questo dato è peraltro confermato proprio dalla Red Bull considerato che scrive quanto segue “soltanto nell’ultimo anno, in oltre 143 paesi nel mondo sono state consumate 3.5 miliardi di lattine e bottiglie di tale bevanda”. 2. Quanto alle affermazioni contenute nella lettera riguardo alla autorizzazione al commercio della bibita Red Bull in Francia, si osserva che l’autorizzazione alla commercializzazione in Francia della bevanda è stata ottenuta nell’aprile del 2008, mentre il nostro documento è uscito precedentemente (18 dicembre 2007). 3. Sappiamo che “ nessuno ha mai dimostrato scientificamente l’esistenza di un legame tra Red Bull e effetti dannosi”. Tuttavia non possiamo ignorare una serie di lavori scientifici che dimostrano una “correlazione fra bevande contenenti caffeina e consumo di alcool” e che mettono in guardia dai potenziali rischi che si possono correre in seguito all’assunzione di bevande contenenti caffeina. 4. Riteniamo che il compito di una società scientifica, che si occupa della Salute, consista proprio nel mettere in evidenza e portare a conoscenza del pubblico tutte le informazioni che scaturiscono da indagini scientifiche, essendo queste ultime il principale strumento da utilizzare quando si voglia argomentare correttamente di “Salute”. 5. Pertanto, portiamo a conoscenza di chi fosse interessato che al momento esistono in letteratura le seguenti evidenze che la caffeina, contenuta negli energy drinks, può essere un ulteriore stimolo a bere alcool. Kunin D, Gaskin S, Rogan F, Smith BR, Amit Z. Caffeine promotes ethanol drinking in rats. Examination using a limited-access free choice paradigm. Alcohol. 2000; 21:271–7. Si tratta di studio progettato per stabilire l’effetto di un pretrattamento con caffeina sul consumo volontario di alcool. In tale lavoro sono stati condotti 3 diversi esperimenti. Nel primo è stato valutato l’effetto della caffeina sull’acquisizione dell’ingestione di alcool in un modello sperimentale denominato “scelta ad accesso limitato”, nel corso del quale acqua e alcool sono stati messi entrambi a disposizione di ratti maschi del ceppo Wistar. A questi animali veniva data ogni giorno, per 1 ora, la possibilità di scegliere tra acqua e concentrazioni crescenti di alcool (2-10 %). Ogni concentrazione di alcool era proposta per 4-6 giorni per un totale di 20 giorni di accesso all’alcool. Trenta minuti prima di ogni sessione di scelta i ratti ricevevano una iniezione intraperitoneale di caffeina (5 o 10 mg/kg) o di soluzione fisiologica. La caffeina ha prodotto un aumento dose-dipendente dell’assunzione di alcool. Nel secondo esperimento sono stati valutati gli effetti della caffeina sul mantenimento dell’assunzione della dose di etanolo raggiunta durante il primo esperimento. Dopo che gli animali si sono abituati alle concentrazioni crescenti di alcool (2-10 %) veniva loro presentato l’alcool al 10 % per altre 18 volte, suddivise in un periodo basale di 6 giorni seguito da uno di 6 giorni di trattamento durante il quale, prima della presentazione dell’alcool, veniva somministrata soluzione fisiologica o caffeina ad una delle seguenti dosi: 2.5, 5 o 10 mg/kg. Il periodo di trattamento era seguito da un periodo di post-trattamento di 6 giorni. I risultati evidenziavano un effetto della caffeina sull’assunzione di alcool a U invertita. Le dosi più basse e quelle più alte di caffeina non hanno prodotto alcun effetto, mentre la dose di 5 mg/kg ha prodotto un incremento della bevuta di alcool che è continuato 3 SIF – Informa Newsletter n°53-2008 per tutto il periodo di post-trattamento. In un terzo esperimento si è osservato come le dosi di caffeina utilizzate nell’esperimento non producono modificazioni dei livelli ematici di alcool e quindi le differenze osservate non possono essere ascritte a differenze nell’alcool nel sangue. O'Brien MC, McCoy TP, Rhodes SD, Wagoner A, Wolfson M. Caffeinated cocktails: Energy Drinks consumption, high-risk drinking, and alcohol-related consequences among college students. Acad Emerg Med. 2008; 15:453-60. Scopo di questo studio condotto dal Dipartimento di Medicina delle Emergenze e delle Scienze Sociali e Pediatriche dell’Università Wake Forest di Winston-Salem, North Carolina, negli Stati Uniti è stato quello di esaminare, in una popolazione di 4271 studenti universitari, la relazione tra Energy Drinks, drinking behaviour ad alto rischio e conseguenze correlate all’alcool. L’indagine, condotta mediante interviste sul web, rivela che il 25 % degli studenti aveva utilizzato il mix ED + alcool nei 30 giorni precedenti l’intervista. I consumatori più frequenti erano maschi e di razza bianca, frequentavano palestre ed avevano una età media inferiore rispetto alla media degli intervistati. Gli autori della ricerca ritengono che tali studenti siano esposti ad un aumento dei rischi correlati all’alcool, inclusa la dipendenza, e auspicavano interventi delle autorità regolatorie per ridurre tali rischi. Oteri A, Salvo F, Caputi AP, Calapai G. Intake of Energy Drinks in association with alcoholic beverages in a cohort of students of the School of Medicine of the University of Messina. Alcohol Clin Exp Res. 2007; 31: 1677-80. Lo studio è stato condotto mediante la somministrazione di un questionario contenente domande sull’uso di Energy Drinks da soli o in associazione con alcool. Il questionario è stato somministrato a 500 studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Messina. Il numero totale di studenti che hanno compilato il questionario è stato di 450. Il 56,9% degli studenti che ha compilato il questionario ha dichiarato di assumere Energy Drinks ed una gran parte di essi lo associa all’alcool. In particolare il 35,8 % di quest’ultimo gruppo aveva associato Energy Drinks ed alcool più di 3 volte nell’ultimo mese. La divisione in due gruppi di utilizzatori, uno che usa in associazione Energy Drinks ed alcool e un altro che usa sia Energy Drinks da solo che in associazione con alcool ha permesso di osservare, attraverso un esame analitico delle risposte fornite al questionario, un uso più frequente dell’associazione nel secondo gruppo. I dati indicano che l’associazione Energy Drinks ed alcool è molto popolare tra gli studenti. Malinauskas BM, Aeby VG, Overton RF, Carpenter-Aeby T, Barber-Heidal K. A survey of Energy Drinks consumption patterns among college students. Nutr J. 2007; 6: 35. Scopo dello studio è stato quello di determinare la prevalenza e la frequenza d’uso di Energy Drinks tra gli studenti universitari degli Stati Uniti con sei diverse motivazioni: per deficit di sonno, per incrementare l’energia, per aiutarsi nello studio, per poter guidare per periodi più lunghi, per poter bere alcool alle feste, per trattare l’hangover. Sono stati anche studiati gli effetti conseguenti all’uso di Energy Drinks. Gli studenti interpellati sono stati 496, di questi il 51% (253) ha riportato di avere consumato più di una lattina al mese negli ultimi sei mesi (definito come utilizzatore di energy drink). La maggioranza degli utilizzatori aveva consumato Energy Drinks per deficit di sonno (67%), per incrementare l’energia (65%), per bere più alcool alle feste (54%). La maggior parte degli utilizzatori consuma una lattina di Energy Drink per trattare le varie situazioni, ma alle feste l’alcool viene comunemente miscelato utilizzando 3 o più lattine (49%). Il 29 % degli utilizzatori era Weekly jolt e coinvolto in incidenti stradali, il 22% riportava episodi di cefalea e il 19% palpitazioni cardiache. Era evidente un effetto dose-dipendente jolt ed episodi di incidenti stradali. Gli autori della ricerca concludono auspicando ulteriori ricerche atte a determinare se gli studenti riconoscano o meno la quantità di caffeina presente e consumata nei vari prodotti che la contengono e gli effetti collaterali associati al suo uso. Miller KE. Wired: Energy Drinks, jock identity, masculine norms, and risk taking. J Am Coll Health. 2008; 56:481-9. Scopo dello studio è stato quello di investigare, attraverso una indagine condotta su 769 studenti universitari, la correlazione tra il consumo di Energy Drinks e la frequenza di alcune caratteristiche sociodemografiche. Il 39% degli intervistati ha dichiarato di avere consumato Energy Drinks nell’ultimo mese. I maschi risultavano 4 SIF – Informa Newsletter n°53-2008 essere maggiori consumatori (2.49 d/mese) rispetto alle donne (1,22 d/mese). Gli autori dello studio indicano come il consumo di Energy Drinks si correli positivamente con alcune caratteristiche della personalità che possono rappresentare un segnale di rischio elevato per comportamenti che mettono a repentaglio la salute. Dato che gli studenti universitari consumano frequentemente Energy Drinks gli autori suggeriscono una maggiore attenzione al consumo di tali bevande poichè esso potrebbe rappresentare un comportamento predittivo di disturbi della personalità. Nagajothi N, Khraisat A, Velazquez-Cecena JL, Arora R, Raghunathan K, Patel R, Parajuli R. Energy Drinks-related supraventricular tachycardia. Am J Med. 2008; 121: e3-4. La Divisione di Cardiologia del Dipartimento di Medicina Interna del Mount Sinai Hospital di Chicago illustra il caso di una giovane donna che ha manifestato una crisi di tachicardia sopraventricolare in seguito alla ingestione di una bevanda chiamata GNC Speed Shot. A questo proposito è importante segnalare che la ditta produttrice di tale bevanda avverte i consumatori del pericolo che si corre associandola ad altri prodotti contenenti caffeina e suggerisce, nel caso sia la prima volta che la si beve, di consumarne la metà anziché l’intero contenuto della bottiglia. E’ possibile verificare questa informazione al seguente sito: GNC Speed Shot product information. Available at: http://www.gnc.com. Ultimo accesso 10 giugno 2008. Anderson C, Horne JA. A high sugar content, low caffeine drink does not alleviate sleepiness but may worsen it. Hum Psychopharmacol. 2006; 21:299-303. In questo studio è stato messo a confronto un ben noto Energy Drink (42 g di zuccheri, 30 mg di caffeina) nella quantità di 250 ml con un’altra bevanda dal gusto simile ma non contenente zucchero né caffeina. Le bevande sono state somministrate a distanza di una settimana in doppio cieco prima della notte a 10 soggetti ai quali è stato ristretto il periodo di sonno a 5 ore. Sono stati valutati la capacità di contrastare la sonnolenza e i tempi di reazione. Dai risultati, valutati 80 minuti dopo l’assunzione, è emerso che l’Energy Drink utilizzato non contrasta la sonnolenza e rallenta i tempi di reazione. Conclusioni Nell’ultimo decennio le vendite degli Energy Drinks sono enormemente cresciute anche in virtù di campagne pubblicitarie che hanno puntato strategicamente e decisamente sul mondo giovanile. Negli USA, e anche in Italia, i nomi scelti per queste bevande sono ispirati a volte ai fumetti (Daredevil), altre al mondo dello spettacolo (“Rockstar”), altre ancora richiamano il mondo del wrestling (“Tiger Shot”). Sono state anche chiamate con nomi che in maniera neanche velata rimandano alle sostanze d’abuso (“Cocaine”). Gli Energy Drinks contengono caffeina e rappresentano un nuovo modo di consumarla, sostituendo alla “vecchia” tazzina una forma di bevanda più appetibile, che fornisce la stessa energia, ma che non produce quella che per molti giovani è una fastidiosa alitosi e che per i meno giovani è il buon gusto del caffè. Questa nuova veste della caffeina ha il pregio (per chi la vende) o il difetto (per chi scrive) di scavalcare tutto che quello che concettualmente si associa alla tossicità della caffeina: in particolare gli effetti sull’apparato cardiovascolare e la potenziale induzione di dipendenza . Alla luce di quanto è stato detto sopra sarebbe opportuno, allo scopo di proteggere i consumatori, che sui contenitori degli Energy Drinks venisse specificato, oltre alla quantità di caffeina, a quante tazzine di caffè ne corrisponde il contenuto, nonché la controindicazione ad assumerle in associazione ad alcol. Sarebbe inoltre utile proibirne l’uso sotto i 12 anni e in particolari categorie (gravidanze a rischio, allattamento). Tutto ciò andrebbe riportato sulle confezioni e non solo nei siti internet ufficiali delle bevande. Master per Associato di Ricerca Clinica (CRA) e Farmacovigilanza (FV) – Università di Firenze Patrocinio SIF e Farmindustria I Proff. Pierangelo Geppetti, Alessandro Mugelli e Marina Di Pirro informano che anche quest’anno il Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica dell’Università di Firenze, con il patrocinio di SIF e Farmindustria, organizza due Master per Associato di Ricerca Clinica (CRA) e Farmacovigilanza (FV). Maggiori informazioni: http://www.sifweb.org/studio/master_cra_farmacovigilanza_fi08.pdf. 5 SIF – Informa Newsletter n°53-2008 Stefania Ceruti invitata a far parte dell’Editorial Board di Biochemical Pharmacology La Dott.ssa Stefania Ceruti (Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università di Milano) comunica che dall’Aprile 2007 é stata invitata a far parte dell’Editorial Board di Biochemical Pharmacology, rivista con Impact Factor di 4.006. BUONE VACANZE DALLA REDAZIONE DI SIF-INFORMA LA SPEDIZIONE RIPRENDERÀ LUNEDI'1° SETTEMBRE Buona Lettura Società Italiana di Farmacologia Segreteria organizzativa Viale Abruzzi 32 20131 Milano Tel 02 29520311 – fax 02 29520179 Sito Web: http://www.sifweb.org E-mail: [email protected]; [email protected] I numeri precedenti sono disponibili, in formato PDF, nella Sezione "SIF-Informa" del nostro Web (http://www.sifweb.org/news/comunicati.php). 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