Binaghi,la nuova storia del tennis
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Binaghi,la nuova storia del tennis
54 L’UNIONE SARDA PARLA IL PRESIDENTE «Una stagione indimenticabile grazie alla Schiavone e alla Fed Cup» SPORT giovedì 18 novembre 2010 IL PERSONAGGIO ADESSO TOCCA AI RAGAZZI «Devono prendere esempio dalle donne ma forse siamo sulla buona strada» BILANCIO 2010 osì abbiamo riscritto la storia del « C tennis italiano». Angelo Binaghi si lascia andare al trionfalismo. Saranno i cent’anni compiuti dalla Federtennis che presiede da dieci, saranno i successi delle tenniste italiane sia a livello individuale sia a squadre, ma all’indomani della vittoria in Fed Cup, la Coppa Davis delle donne, al termine della quarta finale giocata in cinque anni, è più incline alle celebrazioni del solito. Anche se, come gli accadeva anche sul campo da tennis, da numero 13 d’Italia e argento di doppio alle Universiadi, non rinuncia alle frasi taglienti come il suo famoso rovescio e alle battute dirompenti come i suoi cambi a rete. Per esempio quando sostiene che il 2010 sia stato l’anno più importante per la storia del tennis italiano». Voglia di revisionismo storico? «No, semplice constatazione». Nel 1976, veramente… «Sì, Panatta vinse Roma e Parigi, arrivò a essere il numero 4 al mondo e a dicembre vinse la Davis insieme a Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Proprio perché ho conosciuto bene quel periodo del tennis italiano, adesso dico che stiamo vivendo un momento ancora più importante». Pardon? «Rispetto a talenti del passato in gran parte non sfruttati appieno, Francesca Schiavone, che ha conquistato Parigi, è stata 6 al mondo, ha vinto una partita al Master (impresa mai riuscita a un italiano), è soprattutto un esempio positivo per tutti i giovani. E non è la sola». C’è anche la Pennetta. «Per la prima volta un tennista italiano ha chiuso l’anno al numero uno della classifica mondiale, anche se di doppio, che comunque è una disciplina olimpica, non scordiamolo». I critici, come per esempio Raffaella Reggi, sostengono che alle spalle delle quattro moschettiere Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani, non ci sia un ricambio generazionale. «La squadra azzurra di Fed cup domina il mondo da quando è diretta da Corrado Barazzutti, che ha preso il posto proprio della Reggi. Penso che ci sia poca informazione più che disonestà intellettuale: quest’anno abbiamo vinto il titolo europeo under 18 femminile e siamo vicecampioni del mondo con la squadra maschile under 14.Auguro alla Reggi una brillante carriera nella sua nuova attività di telecronista che, senza alcun rimpianto, ho contribuito ad avviare». Bisogna sfruttare il momento, evitando gli errori del passato fatti proprio dalla Federtennis all’indomani dei trionfi del 1976. «Stiamo cercando di farlo fin dai primi giorni del nostro mandato, improntato sul cambiamento. Affidando, per esempio, il settore tecnico a persone come Barazzutti e Furlan, lavoratori ed entusiasti. Stiamo vivendo un momento esaltante anche grazie ai risultati degli Internazionali d’Italia: nel 2010 abbiamo inaugurato il nuovo centrale, abbiamo ottenuto il combined event, cioè la contemporaneità dei tornei maschili e femminili per la prossima stagione, che farà del Foro Italico un torneo del Grande slam in miniatura, cioè al meglio dei tre set anziché dei cinque. Non per niente a oggi abbiamo già incassato un milione di euro in più dell’anno scorso nella prevendita dei biglietti. Abbiamo un riscontro notevole anche grazie ai dati audience della nostra televisione monotematica, Supertennis, visibile in Nella foto, da sinistra l’azzurra Francesca Schiavone, il presidente della Fit Angelo Binaghi e l’attore e commentatore di tennis Max Giusti renia nel nostro centro tecnico federale». Si era rivolto anche al guru Ricardo Piatti, capace di far diventare numero 3 al mondo Lijubicic, ma che ha fallito con tutti gli azzurri. «Perché Piatti ha allenato Lijubicic personalmente, gli altri li ha seguiti come consulente». Annata trionfale se in Davis l’Italia fosse tornata in serie A. «Siamo stati a due punti dalla vittoria nel doppio decisivo». Formazione poco competitiva: Starace ok, ma Bolelli in doppio. Giocava meglio lei questa specialità. Nel 1983 è stato vicino alla Nazionale con Ricci Bitti. (risata) «Almeno giocavo il doppio a rete. Ma vorrei dire che quest’anno per la prima volta dopo tante stagioni abbiamo vinto tre a zero in casa di un’avversaria favorita su un campo velocissimo come quello dell’Olanda. E poi certe sconfitte come quella in Svezia possono essere di stimolo». Andreas Seppi ha rinunciato alla nazionale, chiudendo un rapporto entrato in crisi proprio nel match di Davis ospitato nel marzo del 2009 a Cagliari contro la Repubblica Ceca. «Bisogna capire quanto un giocatore tenga davvero alla maglia azzurra e in ogni caso le scelte tecniche spettano al capitano non giocatore Corrado Barazzutti. Posso spezzare una lancia in favore egli azzurri?». Certo. «Allora sono convinto che il 2011 sarà l’anno di Fognini: può arrivare tra i primi venti al mondo, me lo assicurano tutti i tecnici. Allora sono convinto che il 2011 sarà l’anno di Fognini: può arrivare tra i primi venti al mondo, me lo assicurano tutti i tecnici». Altri traguardi? «Ripeterci in Fed Cup. Possiamo farlo perché le ragazze formano un gruppo eccezionale, non come quello ai tempi di Adriano Panatta che litigò all’indomani della vittoria di Santiago del Cile e poi perse le altre finali». In questo clima trionfale anche lei, dopo aver festeggiato i 50 anni, è tornato in campo. «Con molto piacere. In coppia con mio figlio Roberto, undici anni, ho perso in semifinale ai campionati sardi di quarta categoria a Costa di Sopra». Si è cimentato con gli ex non classificati, i giocatori della domenica? «Sì, non ci avevo mai giocato. E abbiamo perso per colpa mia: al tie break del terzo set contro Antonello Corda e Mirko Demontis ho perso due punti al servizio perché mi faceva male la spalla». Una festa familiare… «Sì, come quando da sedicenne avevo vinto i campionati sardi di terza categoria a Iglesias in coppia con mio padre Roberto e da diciottenne i campionati sardi assoluti di doppio misto con mia mamma Bonaria». Il prossimo anno? «Punto a vincere il titolo sardo di quarta categoria in coppia con mio figlio. Magari tra qualche anno, se troverò il tempo di allenarmi, anche quelli di terza categoria». Quando la rivedremo in campo? «Cercherò di giocare tutti i tornei organizzati nel Cagliaritano in primavera. Ho acquistato una cartina stradale della Sardegna. Punto a vincerli». (e giù un’altra risata). Binaghi, la nuova storia del tennis «L’Italia è cresciuta, finalmente ha imparato a vincere» Sardegna grazie a Videolina. E per l’ottavo anno consecutivo sono in crescita i tesserati». Annata trionfale per le donne, non per i maschi. «Verissimo». Per quali motivi? «Gli uomini dovrebbero prendere come mo- dello le colleghe azzurre. Che si circondano di coach o procuratori che pensano soltanto al loro bene. Tutte le ragazze di vertice sono andate all’estero per crescere, poi sono tornate a casa, chi anche nel centro tecnico della Fit di Tirrenia. Più umiltà e meno grilli per la testa, ecco la ricetta vincente delle ragazze italiane». Simone Bolelli, secondo Nicola Pietrangeli, ha nel braccio le potenzialità per entrare tra i primi venti al mondo. «È vero, Nic dice che la palla colpita da Bolelli fa un rumore diverso rispetto agli altri azzurri. Forse nel passato è stato gestito male, adesso è in risalita da quando si allena a Tir- PAOLO CARTA SLA CARRIERA SUL CAMPOS SFAMIGLIA DI TENNISTIS Ha partecipato due volte alle qualificazioni del torneo del Foro Italico Una dinastia senza fine da via Palabanda ai campi di Monte Urpinu Angelo Binaghi, cagliaritano, 50 anni compiuti il 5 luglio scorso, dal 2001 presidente nazionale della Federtennis, è stato un giocatore di buon livello. Il primato personale arriva nel 1982, quando raggiunse il tredicesimo posto della classifica nazionale operativa. Ha svolto una modesta attività internazionale: il suo record nella classifica mondiale è numero 530 (nel gennaio del 1983). Ha comunque preso parte per due volte alle qualificazioni degli Internazionali d’Italia del Foro Italico. È considerato il tennista sardo più forte di tutti i tempi, in campo maschile. Tra le donne, il record è di Anna Floris, numero 129 al mondo e numero sette d’Italia proprio durante il 2010. Angelo Binaghi ha vinto due medaglie d’argento alle Universiadi (in coppia con Raimondo Ricci Bitti), un titolo italiano assoluto di doppio misto (in coppia con la romana Paola Ippoliti), tre titoli sardi assoluti in singolare e altrettanti in doppio (’79, ’80, ’81). Svolge la professione di ingegnere. I Binaghi, una dinastia di tennisti. Si chiamava Angelo anche il capostipite, che fondò il primo circolo cagliaritano, in via Palabanda, nel 1925, su un terreno dell’imprenditore, Achille Boero. La struttura funzionò sino al ’36, quando la famiglia Boero cedette i terreni di fronte al giardino botanico, dove ora sorge una clinica. I tre figli di Angelo Binaghi senior, Roberto, Luigi e Nanni, fondarono poi nel 1953 il Tc Cagliari, per un anno iscritto alla Federtennis come sezione specialistica dell’Esperia. I primi campi furono realizzati alla Fiera, nel 1964 lo sbarco a Monte Urpinu dopo una lunga trattativa con il Comune. Il Tc Cagliari stava infatti per sorgere a Terrapieno, a fianco della sede del nostro quotidiano, L’Unione Sarda, ma ci fu il veto della Diocesi: chi si affacciava dalle stanze dell’Arcivescovado correva il rischio di vedere le ragazze giocare a tennis in gonnellino. Angelo Binaghi, l’attuale presidente della Federazione nazionale, è figlio di Roberto Binaghi e nipote di Angelo senior.